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TESTO

1. La veste più bella

Una monaca di clausura, Frammenti di contemplazione. Ed. Paoline 1993, pag.65

La veste più bella
dei secoli
è il tuo ampio perdono.
Di ogni peccato
tu spogli la memoria;
rivesti il figlio
di splendido futuro.
Rispetta tutto l'essere
la veste di luce.
La vecchia casa
si apre
su cieli e terre nuove.

Portate qui il vestito più bello e rivestitelo (Luca 15,22)

perdonoveste biancafuturofigliol prodigopadre misericordiosomisericordia

4.0/5 (1 voto)

inviato da Giuseppe Impastato S.I., inserito il 26/07/2023

TESTO

2. Giuseppe, l'uomo del sì   2

Giuseppe Impastato S.I.

Sempre pronto alle chiamate,
urgenti, notturne, inattese...
Lui, l'uomo, sempre all'oscuro...
Solo ordini e perentori:
prendi, va, àlzati,
fuggi, torna.
.. senza perché.

Povero Giuseppe! I suoi piani
stravolti senza spiegazioni,
i suoi progetti sempre cambiati
e lui - Giuseppe - il fedele,
il giusto - a dire sempre sì,
ad accollarsi i pesi,
ad assumersi responsabilità...

Tutto è stabilito in alto
e lui deve accettare e agire.
Prendere con sé Maria,
senza badare ai fatti,
senza pensare ai dubbi,
senza dar retta alla gente.
A Gesù dare un nome,
la sicurezza di una casa,
protezione, educazione, un mestiere...

Lui, il falegname, conosce il prezzo
del Dio che scende tra noi uomini.
Lui, un anello che da lontano
porta a Cristo, alla salvezza.
Grazie, Giuseppe.

prontezzagiustoGiuseppesan giuseppedisponibilitàserviziol

5.0/5 (1 voto)

inviato da Giuseppe Impastato S.I., inserito il 20/02/2023

PREGHIERA

3. Qualcosa non funziona nell'albero di Natale

Giuseppe Impastato S.I.

Ti abbiamo preparato un albergo,
e Tu vuoi una casa, la nostra casa,
per abitare la terra.
Ti abbiamo preparato un tempio
e Tu vuoi le strade,
le nostre strade,
per incontrare l'uomo.
Ti abbiamo preparato un altare
e Tu preferisci il cuore,
il nostro cuore
per essere intimo a noi.
Avevamo pensato ad un calice d'oro
e Tu cercavi un bicchiere,
quelli della nostra cucina,
per festeggiare l'incontro.
Oro, luci, regali, palchi, palazzi, chiese,
allegria, musica, champagne,
vestiti firmati, pellicce…
per festeggiare il tuo arrivo!
E tu eri a frugare nel cassonetto,
e tu eri riverso per strada…
Abbiamo mancato l'appuntamento con Te,
venuto ad incontrare noi.

natalepovertàaccoglienzacaritàattesaavvento

inviato da Giuseppe Impastato S.I., inserito il 17/09/2022

TESTO

4. Mia mamma chiede il sale ai vicini

Ho sentito mia mamma chiedere ai vicini il sale. Ma noi avevamo sale in casa. Le ho chiesto perché chiedesse del sale ai vicini.

«Perché i nostri vicini non hanno molti soldi e spesso ci chiedono qualcosa. Ogni tanto anch'io chiedo loro qualcosa di piccolo e non costoso, in modo tale che sentano che anche noi abbiamo bisogno di loro. Così si sentiranno più a loro agio e sarà per loro più semplice continuare a chiederci tutto quello di cui hanno bisogno.»

chiederedarebisognonecessitàsolidarietàamare

inviato da Qumran2, inserito il 11/02/2022

PREGHIERA

5. Preghiera per l'Avvento

Beato Charles de Foucauld, Aleteia

Ancora venti giorni! Il Tempo si avvicina...
Ma se questo atteso Giorno sarà Beato, quanto è già dolce il presente!
Eccoti, mio Dio, nascosto nel grembo di Maria,
Tu sei qui in questa piccola casa, adorato da Lei, da Giuseppe e dagli angeli.
Mettimi vicino a loro, mio Signore.
Mio Signore e mio Dio, quando sono nel tuo Santuario,
ai piedi del Tabernacolo, sei vicino a me
come lo sei con San Giuseppe durante l'Avvento?
Quando ti doni a me nella Santa Comunione,
non sei anche tu vicino a me e in me, come lo eri nella Beata Vergine?
Mio Dio, quanto sono felice, quanto sono felice.
Ma Signore, ti prego, convertimi,
Lasciami ai piedi del tabernacolo, fa' che riceva la Santa Comunione
senza indifferenza, senza addormentarmi davanti all'Altare,
che non riceva più con tiepidezza il tuo Corpo Divino!
Convertimi, convertimi, mio Signore, te lo chiedo nel tuo Nome!
Ricordati che hai promesso di concedere tutto ciò che ti viene chiesto
nel Tuo Nome, e di donare lo Spirito Santo a chiunque te lo chieda.
Mio Dio, dammi lo Spirito Santo, il tuo Spirito, e fammi passare questo Avvento
e tutti i giorni della mia vita glorificandoti il più possibile;
Per quanto è possibile per me, per quanto è la tua volontà su di me,
Mettimi vicino ai tuoi santi genitori con tutto l'amore e l'umiltà,
annegato e perso nell'ammirazione, nella contemplazione ai tuoi piedi
durante questo Avvento e per sempre.
E quello che ti chiedo per me,
lo chiedo per tutti gli uomini,
e soprattutto per coloro per i quali devo pregare in modo particolare,
in te, per te e con te.
Amen.

avventopreghieracomunioneeucaristiaattesa

inviato da Milly Parodi, inserito il 11/02/2022

TESTO

6. Alla mia luce - La preghiera del cero pasquale

Luca Rubin, www.lucarubin.it

Il fuoco nuovo di Pasqua
ha dato inizio alla mia missione:
simbolo del Cristo risorto
ho diradato le tenebre della notte
in mezzo alla comunità cristiana
riunita intorno al suo Signore.

Questa sera verrò riposto
in un angolo di sacrestia,
il tempo di Pasqua è compiuto,
ma il suo effetto rimane:
la mia fiamma ti viene affidata
per guidare i tuoi passi
sulle orme di Gesù Cristo
Signore e Salvatore.

Tornerò a illuminare la preghiera
in occasione di un battesimo,
quando Vita germoglia in un nuovo figlio,
e per l'ultimo saluto
di chi ci lascia per essere accolto
nella casa del Padre,
e allora indicherò il cielo
per annunciare ancora e ancora
che la Vita non finisce.

Alleluia, il Signore è risorto,
veramente risorto, alleluia!

"Questa sera" si riferisce alla sera di Pentecoste, quando al termine del Tempo Pasquale il Cero non viene più acceso, se non durante i Battesimi e i Funerali.

cero pasqualepentecosteSpirito Santorisurrezione

inviato da Luca Rubin, inserito il 23/06/2020

TESTO

7. Provvidenza

don Luigi Verdi, Fraternità di Romena, Omelia 21 luglio 2019

Noi abbiamo voluto fare i moderni, abbiamo distrutto tante cose con questa modernità; abbiamo ucciso anche tante parole che ci sembravano deboli, come la tenerezza, come la gentilezza e come la provvidenza.

Una delle parole che mi sta più a cuore dei nostri nonni, è la provvidenza, a cui non crediamo più. Perché pretendiamo senza accogliere.

La provvidenza non viene così, la provvidenza arriva se ti muovi, non se stai fermo ad aspettare che arrivino i miracoli.

La provvidenza degli angeli, e poi viene fuori questo miracolo del figlio inaspettato (in riferimento alla promessa fatta ad Abramo nella lettura). È perché Abramo apre la porta, Abramo accoglie, altrimenti non sarebbe successo nulla.

E allora vorrei fare l'ultima preghiera, proprio sulla provvidenza. Perché ognuno di noi la possa risentire viva dentro di sé:

Provvidenza parola detta con tanta naturalezza. Ma per i nostri nonni la provvidenza era come una luce che splende dall'altra riva, come la luna e le stelle che illuminano il cammino di una notte, era il loro appuntamento con un eco che parlava di futuro, era il lievito del pane quotidiano. Attendevano i nostri nonni la provvidenza, con schiene dritte e volentieri. Accoglievano Dio nella loro casa, perché lo sentivano camminare dentro i giorni, vedevano crescere il grano e contemporaneamente vedevano un angelo volargli accanto.

Quando mi sorreggo alla provvidenza, sento in me una pace calda e finiscono i miei lamenti, sento ogni giorno, con tanta semplicità, che il mio cuore batte più regolare.

Provvidenza, dono del cielo diretto ai mansueti, ai miti e a tutti i custodi della vita.

provvidenza

inviato da Marcello Rosa, inserito il 23/06/2020

RACCONTO

8. Il monaco, l'allievo e l'asinello

Tanto tempo fa un santo monaco aveva con sé un allievo, un ragazzo molto attento e ubbidiente.

Un giorno lo chiama e gli dice: «Vai a prendere l'asino e andiamo in città». Il giovane prende l'asino, aiuta l'anziano monaco a salirvi e si avviano verso la città, il monaco in groppa all'asino e il ragazzo a piedi.

Alla prima svolta incontrano un gruppo di persone. Qualcuno, naturalmente, ha qualcosa da ridire: «Ma guarda quanto è infingardo quel vecchio monaco: lui a cavallo, e quel povero ragazzo così gracile e delicato lasciato a piedi!»

Il vecchio monaco, appena udite queste parole, scende dall'asino, vi fa salire il ragazzo e tutti e tre si rimettono in cammino. Poco più avanti incontrano altre persone: «Oh, guarda cosa si deve vedere. Un giovane sano e robusto a cavallo e un povero vecchio a piedi. Non c'è più rispetto, non c'è più carità».

A queste parole il ragazzo salta giù dall'asino, aiuta l'anziano monaco a salirvi di nuovo, risale anche lui e proseguono verso la città.

Strada facendo, altra gente, altri commenti: «Guarda quella povera bestia! Fra poco morirà stremata, sotto il peso di quei due fannulloni! Ci vorrebbe almeno un po' di pietà». Il santo monaco e il ragazzo, allora, scendono in silenzio e proseguono il cammino a piedi.

Ma qualcuno non è ancora soddisfatto: «Guardate, guardate... S'è vista mai una cosa più sciocca? Quei due hanno l'asino, e vanno a piedi!». A questo punto l'anziano monaco dice al ragazzo: «Torniamo a casa».

Strada facendo gli spiega: «Hai capito la lezione, figliolo? Per quanto ti sforzerai di assecondare gli altri, ci sarà sempre qualcuno che avrà qualcosa da ridire. E allora tu impara a tirar diritto per la tua strada e a non prestare ascolto alle chiacchiere della gente».

criticheaccontentaregiudicaregiudizionon giudicarecriticare

5.0/5 (1 voto)

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 23/06/2020

RACCONTO

9. Papà sotto il letto

Erma Bombek

Quando ero piccola un padre era per me come la luce nel frigorifero. Ogni casa ne aveva uno, ma nessuno sapeva realmente cosa facevano sia l'uno che l'altro, dopo che la porta era stata chiusa.

Mio padre usciva di casa ogni mattina e ogni sera, quando tornava, sembrava felice di rivederci. Lui solo era capace di aprire il vasetto dei sottaceti, quando gli altri non riuscivano. Era l'unico che non aveva paura di andare in cantina da solo. Si tagliava facendosi la barba, ma nessuno gli dava il bacino o si impressionava per questo. Quando pioveva, ovviamente era lui che andava a prendere la macchina e la portava davanti all'ingresso. Se qualcuno era ammalato, lui usciva a comperare le medicine. Metteva le trappole per i topi, potava le rose in modo che ci si potesse affacciare alla porta d'ingresso senza rischiare di pungersi. Quando mi regalarono la mia prima bicicletta, pedalò per chilometri accanto a me, finché non fui in grado di cavarmela da sola. Avevo paura di tutti gli altri padri, ma non del mio. Una volta gli preparai il tè. Era solo acqua zuccherata, ma lui era seduto su una seggiolina e lo sorbiva dicendo che era squisito.

Ogni volta che giocavo con le bambole, la bambola mamma aveva un sacco di cose da fare. Non sapevo invece che cosa far fare alla bambola papà, così gli facevo dire: "Bene, adesso esco e vado a lavorare", poi la buttavo sotto il letto.

Quando avevo nove anni, un mattino mio padre non si alzò per andare a lavorare. Andò all'ospedale e morì il giorno dopo. Allora andai in camera mia e cercai la bambola papà sotto il letto. La trovai, la spolverai e la posai sul mio letto.

Mio padre non fece mai nulla. Non immaginavo che la sua scomparsa mi avrebbe fatto tanto male.

Ancora oggi non so perché.

Una signora confidò: «E' qualche anno che è morto mio padre e ancora sento fortemente il rimorso di non avergli mai detto: Papà, ti voglio bene!»

padremadrefamigliapaternitàpapà

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 23/06/2020

PREGHIERA

10. Preghiera Coronavirus

don Paolo della Peruta & Annamaria Pizzutelli

Signore Gesù,
è un momento difficile per il mondo,
per il nostro bel Paese,
per ciascuno di noi.

Questo virus, così subdolo e per questo così potente,
sembra toglierci il respiro, in tutti i sensi,
e con esso le nostre certezze, gli affetti più cari,
il tempo,...

Questo virus, così subdolo e potente,
ci impone di stare “dentro” casa,
che, fino a ieri, consideravamo un albergo,
come se la nostra vita abitasse solo...“fuori”.

Questo virus, così subdolo e potente,
ci impone di stare distanti dall'altro,
facendoci sperimentare la solitudine,
che, fino a ieri, abbiamo imposto agli altri,
innalzando muri e creando distanze,
per egoismo, interesse, insensibilità,...

Questo virus, così subdolo e potente,
ci impone di ripensare il nostro tempo,
che, fino a ieri, abbiamo riempito affannosamente
con priorità fatte solo di cose e non di volti,
rincorrendo il superfluo e non l'essenziale.

Signore Gesù,
in questo momento di disorientamento e di sofferenza,
concedici di ritrovare noi stessi,
il nostro essere fatti gli uni per gli altri,
la nostra divina vocazione all'incontro con l'alterità;
concedici di riscoprire il senso del tempo,
che altro non è che il senso della vita,
ma soprattutto concedici di ri-trovarti
come il centro, la ragione del nostro esistere,
solo allora respireremo la vita!

coronaviruspandemiaepidemia

inviato da Don Paolo Della Peruta, inserito il 03/04/2020

PREGHIERA

11. Il Signore è la mia guida   1

Giuseppe Quattrociocchi, dal salmo 22

Parafrasi del salmo 22 dedicata a chi ama la montagna

Il Signore è la mia guida,
con lui mi sento sicuro.
Per sentieri di montagna mi conduce,
a ruscelli di acqua limpida mi disseta
e su prati fioriti mi fa riposare.
La direzione giusta mi indica
perché mi vuole bene.

Se anche dovessi affrontare
passaggi pericolosi
o pareti di sesto grado,
con lui mi sento sicuro,
le sue corde e i suoi chiodi
mi danno sicurezza,
e mi preservano dalle vertigini.
Mi indica gli appigli più sicuri,
nei momenti di stanchezza mi sostiene
e nella sfiducia mi incoraggia.

Avanti a me cammina,
lungo tutta la durata del sentiero
e prima di me sperimenta
i passaggi pericolosi,
fino alle cime più inaccessibili.

Riempie il mio cuore di ebbrezza
e i miei occhi di panorami stupendi
fino alla cima più bella, la casa del Signore.

montagnacamminoroutestradarapporto con Diofedefiduciaabbandono in Dio

5.0/5 (1 voto)

inviato da Giuseppe Quattrociocchi, inserito il 03/04/2020

RACCONTO

12. L'uomo leggero come una piuma   3

L'Angelo della Morte bussò un giorno alla casa di un uomo.
«Accomodati pure» disse l'uomo. «Ti aspettavo.»

«Non sono venuto per fare due chiacchiere» disse l'Angelo, «ma per prenderti la vita.»
«E che altro potresti prendermi?»

«Non so. Ma tutti, quando giungo io, vorrebbero che io prendessi qualsiasi cosa, ma non la vita. Sapessi quali offerte mi fanno!»

«Non io. Non ho nulla da darti. Le gioie che mi sono state donate le ho godute. Mi sono divertito, ma senza fare del divertimento lo scopo della mia vita. Gli affanni, li ho affidati al vento. I problemi, i dubbi, le inquietudini li ho affidati alla provvidenza. Ho utilizzato i beni terreni solo per quanto mi erano necessari, rinunciando al superfluo. Il sorriso, l'ho regalato a quanti me lo chiedevano. Il mio cuore a quanti ho amato e mi hanno amato. La mia anima l'ho affidata a Dio. Prenditi dunque la mia vita, perché non ho altro da offrirti.»

L'Angelo della Morte sollevò l'uomo fra le sue braccia e lo trovò leggero come una piuma. All'uomo la stretta dell'Angelo parve tenerissima. E il Signore spalancò le porte del Paradiso perché stava per entrarvi un santo.

mortevitaeternitàsenso della vitaaperturadisponibilitàserenità

5.0/5 (2 voti)

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 03/04/2020

PREGHIERA

13. Emmaus   2

Raffaele Russo, Raffaele Russo, Il mio grido, pag. 17

Noi siamo amici,
Tu estraneo.
Noi mormoriamo,
Tu taci.
Noi ci scoraggiamo,
Tu aspetti.
Noi ce ne andiamo via,
Tu cammini al nostro fianco.
Noi presuntuosi ci smarriamo,
Tu intervieni.
Noi ci inoltriamo nella sera,
Tu resti con noi.
Noi ci sediamo a Mensa,
Tu ti manifesti.
Noi ritroviamo la gioia,
Tu discreto scompari.
Noi ritorniamo sui nostri passi,
Tu invisibile
ci ricongiungi nella tua Casa.

emmauscristorisortorisurrezioneincontrostrada

5.0/5 (1 voto)

inviato da Giuseppe Impastato S.I., inserito il 27/06/2019

TESTO

14. Cimitero   1

Giuseppe Impastato S.I.

Per ritrovare i volti
di chi mi sorrise all'incontro
segnato dal primo grido,
per richiamare sguardi e abbracci
che mi spinsero a credere
in un Amore più grande,
per preparare il finale mio cammino
verso la pace,
son passato tra i filari dei cipressi
mentre le rondini in volo
ricamavano in cielo
la volta della mia futura casa.

cimiteronascitaresurrezionegratitudine

inviato da Giuseppe Impastato S.I., inserito il 27/06/2019

PREGHIERA

15. Preghiera Via Crucis Colosseo 2019

Papa Francesco, Via Crucis al Colosseo, Venerdì Santo, 19 aprile 2019

Signore Gesù, aiutaci a vedere nella Tua Croce tutte le croci del mondo:
la croce delle persone affamate di pane e di amore;
la croce delle persone sole e abbandonate perfino dai propri figli e parenti;
la croce delle persone assetate di giustizia e di pace;
la croce delle persone che non hanno il conforto della fede;
la croce degli anziani che si trascinano sotto il peso degli anni e della solitudine;
la croce dei migranti che trovano le porte chiuse a causa della paura e dei cuori blindati dai calcoli politici;
la croce dei piccoli, feriti nella loro innocenza e nella loro purezza;
la croce dell'umanità che vaga nel buio dell'incertezza e nell'oscurità della cultura del momentaneo;
la croce delle famiglie spezzate dal tradimento, dalle seduzioni del maligno o dall'omicida leggerezza e dall'egoismo;
la croce dei consacrati che cercano instancabilmente di portare la Tua luce nel mondo e si sentono rifiutati, derisi e umiliati;
la croce dei consacrati che, strada facendo, hanno dimenticato il loro primo amore;
la croce dei tuoi figli che, credendo in Te e cercando di vivere secondo la Tua parola, si trovano emarginati e scartati perfino dai loro famigliari e dai loro coetanei;
la croce delle nostre debolezze, delle nostre ipocrisie, dei nostri tradimenti, dei nostri peccati e delle nostre numerose promesse infrante;
la croce della Tua Chiesa che, fedele al Tuo Vangelo, fatica a portare il Tuo amore perfino tra gli stessi battezzati;
la croce della Chiesa, la Tua sposa, che si sente assalita continuamente dall'interno e dall'esterno;
la croce della nostra casa comune che appassisce seriamente sotto i nostri occhi egoistici e accecati dall'avidità e dal potere.
Signore Gesù, ravviva in noi la speranza della risurrezione e della Tua definitiva vittoria contro ogni male e ogni morte. Amen!

crocecrocisperanzavia crucis

inviato da Qumran2, inserito il 13/05/2019

TESTO

16. Attendere è declinazione del verbo amare

Ermes Ronchi, https://www.avvenire.it

Avvento: tempo per desiderare e attendere quel Dio che viene con una metafora spiazzante, come un ladro. Che viene nel tempo delle stelle, in silenzio, senza rumore e clamore, senza apparenza, che non ruba niente e dona tutto. Si accorgono di lui i desideranti, quelli che vegliano in punta di cuore, al lume delle stelle, quelli dagli occhi profondi e trasparenti che sanno vedere quanto dolore e quanto amore, quanto Dio c'è, incamminato nel mondo. Anche Dio, fra le stelle, come un desiderante, accende la sua lucerna e attende che io mi incammini verso casa.

avventoattesavigilanza

inviato da Francesco De Luca, inserito il 29/12/2018

RACCONTO

17. Il contadino e il poeta   2

Un contadino stanco della solita routine quotidiana, tra campi e duro lavoro, decise di vendere la sua tenuta. Dovendo scrivere il cartello per la vendita decise di chiedere aiuto al suo vicino che possedeva delle doti poetiche innate.

Il romantico vicino accettò volentieri e scrisse per lui un cartello che diceva:
"Vendo un pezzettino di cielo, adornato da bellissimi fiori e verdi alberi, con un fiume, dall'acqua cosi pura e dal colore più cristallino che abbiate mai visto."

Fatto ciò, il poeta dovette assentarsi per un po' di tempo, al suo rientro però, decise di andare a conoscere il suo nuovo vicino.

La sua sorpresa fu immensa nel vedere il solito contadino, impegnato nei suoi lavori agricoli.

Il poeta domandò quindi: "Amico non sei andato via dalla tenuta?"
Il contadino rispose sorridendo: "No, mio caro vicino, dopo aver letto il cartello che avevi scritto, ho capito che possedevo il pezzo più bello della terra e che non ne avrei trovato un altro migliore."

Non aspettare che arrivi un poeta per farti un cartello che ti dica quanto è meravigliosa la tua vita, la tua casa, la tua famiglia e tutto ciò che possiedi...

Ringrazia sempre Dio per la salute che hai, la vita che vivi, per la caparbietà che hai nel lottare per andare avanti.

Che il Signore benedica questo pezzettino di cielo che è la tua vita.
Il tuo risveglio al mattino è la parte migliore, perché è lì che Dio ti dice:
"Alzati, ti regalo un'altra opportunità".
Nasciamo per essere felici, non perfetti
I giorni buoni ti danno felicità
I giorni cattivi ti danno esperienza
I tentativi ti mantengono forte
Le prove ti mantengono umano
Le cadute ti mantengono umile
ma solo Dio ti mantiene in piedi.

accontentarsiringraziare Diogratitudinepresentefelicitàgioia

5.0/5 (1 voto)

inviato da Qumran2, inserito il 29/12/2018

PREGHIERA

18. Mensa umano mistero   1

Adriana Zarri

Facci, Signore, il dono della cena.
Tu ti sei seduto a cena.
Oh, sì, ma non era una cena come tutte le altre,
sebbene tutte le altre le fossero ordinate:
era una cena unica,
in cui tu eri commensale e vivanda;
E gli apostoli mangiarono con te e di te.
Ma prima di considerare il mistero eucaristico,
lasciaci considerare questo semplice
e dolce “mistero” umano della mensa,
che tu tante volte
hai voluto condividere con i tuoi amici.

L'Eucaristia è il sacramento della tavola,
così come la tavola
è il sacramento della nostra amicizia.
Perciò, prima di farci il dono dell'Eucaristia,
facci, Signore, il dono della cena:
della semplice mensa degli uomini,
della condivisione dell'amore e dei beni,
della cordialità del pacato discorrere
e del calore del volersi bene.

Dacci di sapere cenare in amicizia,
come facevi a casa tua,
come facevi a Cafarnao nella casa di Pietro,
e a Betania, nella casa di Lazzaro;
come facesti a Gerusalemme, nel Cenacolo.

Donaci amore per invitare amici,
ospitalità per servirli,
cordialità per discorrere con loro,
gioia per mettere la tovaglia bella,
letizia per versare il vino dolce.

E fa' sì che in ogni pranzo e in ogni cena
avvertiamo la tua visibile presenza,
ospite sempre invitato, amico sempre amato,
nostro pane, nostro vino,
nostro banchetto eterno.

cenaultima cenaeucaristiaospitalitàamiciziaconvivialità

5.0/5 (1 voto)

inviato da Marcello Rosa, inserito il 06/07/2018

TESTO

19. Sfiorare Cristo   1

Don Alessandro Pronzato, Pane per la Domenica, Gribaudi 1983

Infinite volte sfioriamo il Cristo e non ce ne accorgiamo. Non lo riconosciamo. Ha il torto di avere un volto “troppo noto”. Il volto del pezzente, del bambino, del collega, della cuoca, del disoccupato, del marito, della sposa, delle donna delle pulizie, del forestiero, del malato, dell'individuo male in arnese, del carcerato. Noi, che conosciamo sin troppo bene quei volti, non sappiamo riconoscerlo. E lui continua ad essere in esilio. A casa Sua.

cristopovertàamorecaritàsolidarietàultimi

inserito il 06/07/2018

PREGHIERA

20. Grazie per le montagne, Signore!   1

Flavia Facchini

Gli scarponi ai piedi, lo zaino sulle spalle. Si parte.
Pochi viveri e tanti sogni. Ogni volta è così.
Il respiro si fa presto più breve.
Fatica e sudore, metafora della vita.
Sotto i piedi erba, sassi, roccia, acqua, neve, ghiaie,
secondo il mutare dei sentieri e delle stagioni.
Negli occhi colori, fiori, insetti, vette, croci,
orizzonti che si perdono lontano,
e il cielo che si fa sempre più vicino.
Tra i sassi migliaia di stelle,
riflesso di quelle che riempiono il cielo.
Occhi di creature invisibili mi accompagnano,
pare vogliano custodirmi anche loro lungo il cammino.
È qui, o Signore,
che riesco a percepire meglio la tua presenza,
la grandezza di questo tuo creato,
così perfetto, così meraviglioso.
E la realtà, a volte così stretta per me,
svanisce improvvisamente
e tutto è libertà, leggerezza, soffio di vento leggero. Preghiera.
Mi riempio della tua forza. E posso riprendere con gioia il mio posto nel mondo.
Grazie, o Signore, per questo corpo che mi hai donato:
per le gambe che mi portano in alto, vicino a te,
per gli occhi che possono godere di tutta questa Bellezza,
e per il cuore, che può farsi casa per tante emozioni.
Rendimi capace, Signore, di condividere sempre con gli altri
tutti questi doni, e nella tua grande bontà,
concedimi, alla fine di questo tempo che hai preparato per me,
di poter godere di un Paradiso così,
fatto di cime e di libertà
e di amici da rincontrare.
Amen

naturacreatostradacamminoroutecreazione

5.0/5 (2 voti)

inviato da Flavia Facchini, inserito il 06/07/2018

PREGHIERA

21. Sono l'atteso

Don Serafino Falvo, AA.VV. - Una preghiera per ogni giorno - Ed. Paoline 1990, pag.404

Dio!
Traguardo della mia corsa,
premio delle mie fatiche,
termine del mio cammino.
Quando finalmente avrò concluso
il pellegrinaggio terreno,
mi vorrò immergere negli oceani
della tua luce infinita,
negli abissi sconfinati
del tuo amore eterno.

Mi riposerò in lui
come il fiume che sfocia nel mare
dove trova la sua pace.

Sarà l'abbraccio del Padre
col figlio che ritorna a casa
dopo anni di lungo cammino
e di pericolose avventure.

Sarà la festa preparata per me
- l'atteso -
una festa che durerà un'eternità,
un'unione che non subirà
più lacerazioni né divisioni,
una musica che suonerà in eterno
il trionfo dell'arrivo,
un premio che non mi verrà più tolto.

morteattesafestavita eternaparadisoeternità

5.0/5 (1 voto)

inviato da Giuseppe Impastato S.I., inserito il 15/01/2018

RACCONTO

22. Un posto a sedere   1

Stefano Molisso

C'era una volta un uomo che acquistò una casa e impegnò tutto il suo tempo e le sue energie per farla diventare una reggia. Si alzava al mattino presto e subito a lavoro per realizzare la sua reggia.
Passarono gli anni, la casa cambiò d'aspetto, ma questo non gli bastava, la voleva ancora più bella, così continuò con modifiche e ritocchi, tanto che la gente del suo paese diceva: «Ma come è cambiata questa casa» e questo rallegrava il proprietario.
Questo signore aveva a cuore solo il suo progetto tanto che i compaesani bussarono alla sua casa per dirgli: «Il parroco vorrebbe vederti domenica in parrocchia». Ma lui non volle smuoversi dalla sua casa: «Ho da fare, devo finire qui, non mi scocciate». Altre persone gli fecero lo stesso annuncio ed ebbero la stessa risposta. Un giorno andò anche il parroco del paese a parlargli ed ebbe la stessa risposta.
L'uomo terminò la sua villa e un giorno anche la morte bussò alla sua porta: «Stavolta devi venire per forza». E comparve alla presenza dell'Altissimo però non trovò posto dove sedersi e si domandò: «Mi scusi, non trovo un posto per sedermi». E il Signore rispose: «Ti ho mandato tante persone per farti venire ad occupare il tuo posto e tu non sei mai venuto. Ora se vuoi sederti devi usare per forza questa». E gli mostrò la prima pietra che usò per erigere la sua villa. Era una pietra piccola e scomoda e non dava possibilità di sedersi bene.
L'uomo si lamentava e chiese se si poteva avere un'altra sedia. Il Signore gli disse: «Questa è la sedia che ti sei portato, hai fatto tutto tu, io non c'entro nulla».

giudiziomortevitasenso della vitaegoismoparadisoaperturachiusuraindifferenza

inviato da Stefano Molisso, inserito il 02/12/2017

RACCONTO

23. Il bambino rapito

C'era una pacifica tribù che viveva in pianura ai piedi delle Ande. Un giorno, una feroce banda di predoni, che aveva il covo nascosto tra le vertiginose vette delle montagne, attaccò il villaggio. In mezzo al bottino che portarono via c'era anche un bambino, figlio di una famiglia della tribù di pianura, e lo portarono con loro in montagna.
La gente di pianura non sapeva come fare a scalare la montagna. Non conoscevano nessuno dei sentieri usati dalla gente di montagna, non sapevano come trovare quella gente o come trovare le loro tracce su quel terreno scosceso. Ciò nonostante mandarono un gruppo di uomini, i loro migliori guerrieri, a scalare la montagna per riportare a casa il bambino.
Gli uomini cominciarono la scalata prima in un modo, poi in un altro. Provarono un sentiero, poi un altro. Dopo diversi giorni di duri sforzi, erano riusciti ad andare solo un centinaio di metri su per la montagna. Sentendosi completamente impotenti, gli uomini di pianura si diedero per vinti e si prepararono a tornare al villaggio giù in basso.
Mentre stavano per fare marcia indietro videro la madre del bambino che veniva verso di loro. Si accorsero che stava scendendo dalla montagna che loro non erano riusciti a scalare. E poi videro che portava il bambino in una sacca dietro le spalle. Uno degli uomini dei gruppo la salutò e disse: «Non siamo riusciti a scalare questa montagna. Come hai fatto tu a riuscirci quando noi, che siamo gli uomini più forti del villaggio, non ce l'abbiamo fatta?».
La donna scrollò le spalle e disse: «Non era il vostro bambino!».

Dio ha detto a ciascuno di noi:
«Tu sei il figlio che amo.Tu sei il mio bambino».
E niente e nessuno lo ha fermato per riportarci a casa.

amore di Diosalvezzaamorericercagenitorifiglipaternitàmaternitàtenaciaforzaimpossibile

inviato da Qumran2, inserito il 02/12/2017

RACCONTO

24. I rocchetti di filo colorato   1

Piero Ferrucci, La forza della gentilezza, Oscar Mondadori 2005

In una storia narrata dal saggio indiano Ramakrishna, una donna va a trovare un'amica che da molto tempo non vedeva. Entrata in casa sua, nota una magnifica collezione di rocchetti di filo colorato. Questa esibizione multicolore la attrae in maniera irresistibile, e quando l'amica va un momento in un'altra stanza, la donna ruba vari rocchetti e li nasconde tenendoli sotto le braccia. L'amica però se ne accorge e, senza accusarla, le dice: «È da tanto tempo che non ci vediamo. Perché non danziamo assieme per festeggiare il nostro incontro?». La donna, imbarazzata, non può rifiutare ma, per non lasciar cadere i rocchetti, è costretta a danzare in modo molto rigido. L'altra la esorta a liberare le braccia e a muoverle danzando, e quella risponde: «Non sono capace, io danzo solo così».

Ramakrishna raccontava questa storia per illustrare la liberazione. Smettere, cioè, di tener stretti con paura i nostri possessi, di aggrapparci ai nostri ruoli e alle nostre idee. E lasciarsi andare. Quando siamo gentili ci occupiamo più degli altri e diventiamo meno schiavi del nostro ego e della sua tirannia; i mostri dell'ansia e della depressione hanno meno appigli dove attaccarsi; i blocchi e gli impacci causati dall'eccessiva attenzione a noi stessi scompaiono.

libertàlibertà interioretimidezzablocchigentilezzaegoismolibertàego

inviato da Qumran, inserito il 25/10/2017

RACCONTO

25. La buca nel marciapiede   3

Bollettino Salesiano, dicembre 2016

Mi alzo una mattina, esco di casa, c'è una buca nel marciapiede, non la vedo, ci casco dentro.
Giorno dopo, esco di casa, mi dimentico che c'è una buca nel marciapiede, e ci ricasco dentro.
Terzo giorno, esco di casa cercando di ricordarmi che c'è una buca nel marciapiede, e invece non me lo ricordo, e ci casco dentro.
Quarto giorno, esco di casa cercando di ricordarmi della buca nel marciapiede, me ne ricordo, e ciononostante non vedo la buca e ci casco dentro.
Quinto giorno, esco di casa, mi ricordo che devo tener presente la buca nel marciapiede e cammino guardando per terra, e la vedo, ma anche se la vedo, ci casco dentro.
Sesto giorno, esco di casa, mi ricordo della buca nel marciapiede, la cerco con lo sguardo, la vedo, cerco di saltarla, ma ci casco dentro.
Settimo giorno, esco di casa, vedo la buca, prendo la rincorsa, salto, sfioro con la punta dei piedi il bordo dall'altra parte, ma non mi basta e ci casco dentro.
Ottavo giorno, esco di casa, vedo la buca, prendo la rincorsa, salto, atterro dall'altra parte! Mi sento così orgoglioso di esserci riuscito, che mi metto a saltellare per la gioia... e mentre saltello, casco di nuovo nella buca.
Nono giorno, esco di casa, vedo la buca, prendo la rincorsa, la salto, e proseguo per la mia strada.
Decimo giorno, soltanto oggi, mi rendo conto che è più comodo e sicuro camminare sul marciapiede di fronte.

La strada della vita è disseminata di buche: abitudini, vizi piccoli e grandi, mancanze fastidiose eppure sempre uguali. In famiglia si litiga sempre per le stesse cose, si confessano sempre gli stessi peccati, si commettono sempre gli stessi errori. Convertirsi significa prendere l'altro marciapiede.

conversionecambiamentopeccatoerrorisbagliare

4.0/5 (1 voto)

inviato da Qumran2, inserito il 09/05/2017

PREGHIERA

26. Entra ancora, Gesù   2

Entra ancora, Gesù, nel nostro cuore
come nel santuario del Padre tuo e Padre nostro.
Posa ancora il tuo sguardo
nei suoi angoli più segreti, dove nascondiamo
le nostre più gravi preoccupazioni
e gli affanni più sofferti,
quelli che tante volte ci tolgono serenità e pace;
quelli che tante volte ci fanno vacillare nella fede
e rivolgere il nostro sguardo lontano da te.
Fa' luce e discerni, purifica, libera
da ciò che non vorremmo lasciare, ma pure ci opprime!
Sia casa di lode, di canto e di supplica
questo povero cuore.
Sia pieno di luce, aperto all'ascolto,
ricco solo di te, a lode del Padre.
Visita ancora, Gesù, le nostre comunità:
recidi all'insorgere qualsiasi radice di invidia,
di rivalità, di contesa.
La tua presenza porti mitezza, umiltà, compassione,
doni soprattutto la silenziosa capacità di sacrificarci
gli uni per gli altri.
Riscrivi nel cuore di ognuno e sul volto di tutti
le "dieci parole" che declinano l'unico Amore.

chiesacomunitàcambiamentopreghierainterioritàrapporto con Diocomandamenti

inviato da Qumran2, inserito il 08/05/2017

TESTO

27. Per il mattino di Pasqua   1

David Maria Turoldo, O sensi miei…Poesie 1948-1988, Rizzoli, 1996 pagg 364-366

Io vorrei donare una cosa al Signore,
ma non so che cosa.
Andrò in giro per le strade
zufolando, così,
fino a che gli altri dicano: è pazzo!
E mi fermerò soprattutto coi bambini
a giocare in periferia,
e poi lascerò un fiore
ad ogni finestra dei poveri
e saluterò chiunque incontrerò per via
inchinandomi fino a terra.
E poi suonerò con le mie mani
le campane sulla torre
a più riprese
finché non sarò esausto.
E a chiunque venga
anche al ricco dirò:
siedi pure alla mia mensa,
(anche il ricco è un povero uomo).
E dirò a tutti:
avete visto il Signore?
Ma lo dirò in silenzio
e solo con un sorriso.
Io vorrei donare una cosa al Signore,
ma non so che cosa.
Tutto è suo dono
eccetto il nostro peccato.
Ecco, gli darò un'icona
dove lui bambino guarda
agli occhi di sua madre:
così dimenticherà ogni cosa.
Gli raccoglierò dal prato
una goccia di rugiada
è già primavera
ancora primavera
una cosa insperata
non meritata
una cosa che non ha parole;
e poi gli dirò d'indovinare
se sia una lacrima
o una perla di sole
o una goccia di rugiada.
E dirò alla gente:
avete visto il Signore?
Ma lo dirò in silenzio
e solo con un sorriso.

Io vorrei donare una cosa al Signore,
ma non so che cosa.
Non credo più neppure alle mie lacrime,
e queste gioie sono tutte povere:
metterò un garofano rosso sul balcone
canterò una canzone
tutta per lui solo.
Andrò nel bosco questa notte
e abbraccerò gli alberi
e starò in ascolto dell'usignolo,
quell'usignolo che canta sempre solo
da mezzanotte all'alba.
E poi andrò a lavarmi nel fiume
e all'alba passerò sulle porte
di tutti i miei fratelli
e dirò a ogni casa: pace!
e poi cospargerò la terra
d'acqua benedetta in direzione
dei quattro punti dell'universo,
poi non lascerò mai morire
la lampada dell'altare
e ogni domenica mi vestirò di bianco.

pasquarisortoresurrezionepaceannunciogioia

5.0/5 (1 voto)

inviato da Sara Baroni, inserito il 08/05/2017

TESTO

28. Francesco, va' e ripara la mia casa!

Avevo il cuore in subbuglio, non sapevo cosa fare della mia vita, qual era il progetto di Dio per me. Quelle settimane passeggiavo tanto e la mia meta preferita era la chiesetta diroccata di San Damiano, poco fuori delle mura di Assisi.

Chissà da quando non si celebrava la Messa in quella chiesetta, quando ci andavo vedevo qualche contadino che, dopo il lavoro, entrava e pregava, qualche bambino portava talvolta qualche fiori di campo.

I temporali avevano rovinato le mura e il tetto, che ormai era crollato del tutto, il pavimento non c'era più, c'erano pietre tutto intorno. Quel giorno c'era tanto silenzio, tanta pace e tranquillità. Era una bellissima giornata di sole che ormai volgeva al tramonto.
Sono entrato, come al solito nella chiesetta, mi sono avvicinato al grande Crocifisso e ho iniziato a pregare. Ho pensato al mio animo tanto turbato, alla ricchezza che possedevo, ma anche a quella chiesetta diroccata e alle persone povere che incontravo ogni giorno per le vie di Assisi.

Immerso nei miei pensieri ho alzato gli occhi verso il Cristo in croce e ho sentito una voce molto chiara nel mio cuore: "Va' Francesco, ripara la mia casa, che come vedi, va in rovina!".

Sono rimasto ammutolito e senza parole, ma sentivo già la risposta nascere dentro di me: "Sì, Signore... dimmi cosa devo fare".

Alla fine della mia vita ho capito che Gesù voleva che io riparassi la sua casa, ma anche che mi donassi ai poveri e a tutti gli uomini e costruissi così una Chiesa più vera e più bella, come la voleva lui!

san francescovocazionechiesaimpegnodisponibilità

inviato da Qumran2, inserito il 19/04/2017

PREGHIERA

29. Preghiera dei malati, con Gesù e Maria

Vittorio Varca

Signore, sono il paralitico:
mi hanno calato dal tetto!
Guardami e parla!
Dì anche a me:
àlzati, torna a casa da solo!

Gesù, siamo ciechi!
Non sappiamo dove andare.
Donaci la luce degli occhi
dentro l'anima!
Vieni a dirci: lo voglio,
riacquista la vista.

Gesù, siamo lebbrosi:
non sentiamo più dolore,
e ci consumiamo a poco a poco!
Dì anche a noi:
io ti guarisco!

Gesù, siamo senza speranza!
Stendi la tua mano
dalla tua santa Croce;
ridònaci il palpito dell'anima
col tuo Pane ecucaristico.

Gesù, siamo soli!
Nel nostro dolore
e nel nostro pianto.
Ridònaci la tua Presenza,
per unirci al tuo sacrificio
redentore,
per sentirci una cosa sola con te.

Santissima Vergine,
Madre della Vita,
vogliamo stare con te,
vogliamo guarire,

malatimalattiasofferenza

inviato da Don Vittorio Varca, inserito il 20/03/2017

TESTO

30. Due sole ore io vorrei   1

Claudio Paglieri, Il Secolo XIX, 6/3/2017

Quante volte diciamo «ci vorrebbe una giornata di 48 ore», perché non riusciamo a fare quello che amiamo veramente. In realtà, il mantra «non ho tempo» è la scusa di chi non ha il coraggio di tagliare le cose superflue. Io invece l'ho fatto, e con grande soddisfazione. Per esempio, mi sono reso conto che leggevo circa trenta libri all'anno, E calcolando una media di 300 pagine a un minuto l'una, sprecavo la bellezza di 9.000 minuti, ossia 150 ore. Una volta alla settimana uscivo a mangiare la pizza con moglie e figlio, ma ordinandola a casa risparmio un'ora e mezza buona tra spostamenti e attesa: altri 78 ore annue. Il venerdì sera giocavo a calcetto con gli amici, li ho salutati e ho recuperato 3 ore per 52 settimane: 156. Idem con il film in lingua originale del martedì. Poi c'era il cane da portare fuori, l'ho scambiato per due pesci rossi; mio figlio si arrangia da solo con i compiti e mia mamma la sento per telefono; non cucino più, ho preso il microonde e riempito il freezer. Alla fine, gratta oggi gratta domani, ho vinto un montepremi di 730 ore. Adesso sono felice: anche io, come tutti, ho le mie due ore giornaliere da passare su Facebook.

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5.0/5 (1 voto)

inserito il 09/03/2017

TESTO

31. Dio sempre aspetta   1

Papa Francesco, Omelia 24 settembre 2013, Casa Santa Marta

Dio sempre aspetta. Dio è accanto a noi, Dio cammina con noi, è umile: ci aspetta sempre. Gesù sempre ci aspetta. Questa è l'umiltà di Dio. Nella storia del Popolo di Dio ci sono momenti belli che danno gioia e anche momenti brutti di dolore, di martirio, di peccato, e sia nei momenti brutti, sia nel momenti belli una cosa sempre è la stessa: il Signore è là, mai abbandona il Suo popolo!

vicinanzapazienzaamore di Diomisericordiaattesastradacammino

inviato da Qumran2, inserito il 20/02/2017

32. Lode al Dio dei vivi

Sei il Dio dei vivi.
Sei il Dio di chi ama tenacemente e fedelmente, pronto anche a morire per amore.
Sei il Dio di chi resiste a ogni desiderio di vendetta ed è capace di perdonare.
Sei il Dio di chi incoraggia chi è senza coraggio perché schiacciato dai fallimenti.
Sei il Dio di chi media la pace e riesce a intrecciare le mani di chi se le puntava contro.
Sei il Dio di chi benedice e con le parole non giudica.
Sei il Dio di chi apre la porta di casa e prepara la tavola a chiunque ha fame e freddo.
Sei il Dio di chi parla di te non con fredde parole ma con i caldi gesti quotidiani dell'amore.
Sei il Dio di chi vive anche se per la nostra società la sua vita non ha molto valore perché povero e straniero.
Sei il Dio di chi ha il corpo inefficiente e inutile ma dentro di se ha ancora il tuo respiro di vita,
Sei il Dio di mio papà, dei miei famigliari e amici che hanno lasciato questo mondo dove vivo io, ma che ora vivono in te.
So che sei il Dio dei vivi e questo dona al mio cuore a volte triste un soffio di vita e di speranza.

vitaviverecaritàsolidarietàmisericordiapovertàpoveri

inserito il 28/12/2016

TESTO

33. Io vorrei donare

David Maria Turoldo, O sensi miei…, Rizzoli, 1993

Io vorrei donare una cosa al Signore
ma non so che cosa.
Non credo più neppure alle lacrime,
e queste gioie sono tutte povere:
metterò un garofano rosso sul balcone
canterò una canzone
tutta per lui solo.
Andrò nel bosco questa notte
e abbraccerò gli alberi
e starò in ascolto dell'usignolo,
quell'usignolo che canta sempre solo
da mezzanotte all'alba.
E poi andrò a lavarmi nel fiume
e all'alba passerò sulle porte
di tutti i miei fratelli
e dirò a ogni casa: "Pace!"
e poi cospargerò la terra
d'acqua benedetta in direzione
dei quattro punti dell'universo,
poi non lascerò mai morire
la lampada dell'altare
e ogni domenica mi vestirò di bianco.

donolodecreatoringraziamentoadorazionerapporto con Dio

inviato da Cesarina Volonte', inserito il 27/12/2016

PREGHIERA

34. Oggi a me dici, come a Zaccheo: "Voglio fermarmi ad incontrarti"   4

don Valentino Porcile

Signore Gesù, posso sentirmi a posto o sentirmi sbagliato, sapermi apprezzato dagli altri o giudicato male. Posso sentirmi in pace con Dio o sapere di dover cambiare. In qualunque modo io sono, oggi a me dici, come a Zaccheo: "Voglio fermarmi ad incontrarti".

Nulla potrà fermare questo incontro. Non c'è motivo per non accoglierti nella casa della mia vita, delle mie scelte e anche dei miei sbagli.

Signore Gesù, solo l'incontro profondo con te è capace di smuovere l'anima, di far fiorire i deserti del nostro cuore. Vieni Signore Gesù, anch'io oggi voglio vederti meglio per incontrarti.

zaccheoconversionemisericordia di Dio

inserito il 30/10/2016

PREGHIERA

35. Preghiera del XXVI Congresso Eucaristico Nazionale (2016)   3

O Dio, Padre buono,
con viscere di misericordia
sempre ti chini su di noi
piccoli e poveri,
viandanti sulle strade del mondo,
e ci doni, in Cristo tuo Figlio
nato dalla Vergine Maria,
la Parola che è lampada
ai nostri passi
e il Pane che ci fortifica
lungo il cammino della vita.

Ti preghiamo:
fa' che, nutriti al convito eucaristico,
trasformati e sospinti dall'Amore,
andiamo incontro a tutti
con cuore libero e sguardo fiducioso
perché coloro che Ti cercano
possano trovare una porta aperta,
una casa ospitale,
una parola di speranza.

Fa' che possiamo gustare
la gioia di vivere gli uni accanto agli altri
nel vincolo della carità
e nella dolcezza della pace.

Desiderosi di essere da Te accolti
al banchetto del tuo Regno di eterno splendore,
donaci la gioia di avanzare nel cammino della fede,
uniti in Cristo, nostro amato Salvatore.
Amen.

eucaristiamisericordia

inviato da Qumran2, inserito il 16/09/2016

PREGHIERA

36. Preghiera dopo il terremoto

Domenico Sigalini, Dialoghi.net

O Dio,
stanotte abbiamo avuto paura,
stanotte abbiamo visto la nostra estrema fragilità
stanotte sono state strappate vite ai nostri affetti
stanotte siamo rimasti impietriti dall'impotenza
stanotte la nostra casa non era più il rifugio per la nostra intimità
stanotte abbiamo gridato di paura
stanotte siamo stati risparmiati.

Ricordati di noi Signore
Non guardare la nostra superbia
Accogli tra le tue braccia i nostri fratelli rimasti sotto le macerie
I nostri giovani cui sono stati distrutti i sogni
I bambini che non siamo stati capaci di difendere

Dacci un segno che il tuo amore non ci abbandona
Facci nascere nel cuore solidarietà
Non ci abbandonare a noi stessi
Ascolta le suppliche che nostra madre Maria ti rivolge per noi
Sii sempre tu la nostra forza
Avvolgici nella tua risurrezione.

Mons. Domenico Sigalini, Assistente nazionale Azione Cattolica, 9 aprile 2009

terremotopaurasolidarietàcoraggiosperanza

5.0/5 (1 voto)

inviato da Qumran2, inserito il 26/08/2016

TESTO

37. Il Padre misericordioso   1

Giuseppe Impastato S.I.

I piedi conoscono le zolle,
con le sue spine e i suoi sassi,
intorno alla casa... Girano,
quei piedi, desiderosi, a correre
pronti, all'unisono col cuore, ansiosi
mentre gli occhi guardano scrutando
i sentieri, in cerca di volti del figlio.
Gli occhi bruciati, che le lacrime
tengono acuti, verso l'orizzonte.

E le braccia divennero ali, quando,
curvato e lento apparve un relitto.
Il cuore dolente ricostruì le rovine
abbracciando, danzando, banchettando,
con vesti, anelli, sandali, grida di gioia,
ritrovando i figli perduti
e risuscitando figli considerati morti.

padre misericordiosofigliol prodigoperdonomisericordiaaccoglienza

inviato da Giuseppe Impastato S.I., inserito il 25/08/2016

TESTO

38. Beati i ragazzi   2

Valerio Bocci, Insegnare Religione, Elledici, n. 5 Maggio-giugno 2013

Beati i ragazzi che non pensano solo ai soldi
ma si spendono gratuitamente in nome di Dio:
Lui li accoglie a braccia aperte nella sua famiglia.

Beati i ragazzi che si accorgono di chi soffre
e donano sorrisi e mani calorose:
quando piangeranno Dio sarà con loro.

Beati i ragazzi teneri di cuore
che non fanno i bulli e i prepotenti:
sono "forti" agli occhi di Dio.

Beati i ragazzi che sono "troppo giusti"
e non scendono a facili compromessi:
grazie a loro Dio risanerà le ingiustizie del mondo.

Beati i ragazzi dal cuore grande
che sanno perdonare non una ma cento volte:
in loro si riflette la bontà di Dio.

Beati i ragazzi che sono limpidi
e trasparenti come l'acqua:
riflettono sempre il volto di Dio.

Beati i ragazzi che fanno spuntare fiori di pace
in casa, a scuola, sui campi da gioco:
tutti li riconosceranno come veri figli di Dio.

Beati i ragazzi che sanno essere fedeli
nelle piccole cose di ogni giorno:
ad essi Dio regala la sua infinita amicizia.

beatitudiniragazzifortezza

inviato da Qumran2, inserito il 25/08/2016

PREGHIERA

39. Dio di misericordia - Preghiera per i migranti

Papa Francesco, Discorso a Lesvos (Grecia), 16 aprile 2016

Dio di misericordia,
Ti preghiamo per tutti gli uomini, le donne e i bambini,
che sono morti dopo aver lasciato le loro terre
in cerca di una vita migliore.
Benché molte delle loro tombe non abbiano nome,
da Te ognuno è conosciuto, amato e prediletto.
Che mai siano da noi dimenticati, ma che possiamo onorare
il loro sacrificio con le opere più che con le parole.
Ti affidiamo tutti coloro che hanno compiuto questo viaggio,
sopportando paura, incertezza e umiliazione,
al fine di raggiungere un luogo di sicurezza e di speranza.
Come Tu non hai abbandonato il tuo Figlio
quando fu condotto in un luogo sicuro da Maria e Giuseppe,
così ora sii vicino a questi tuoi figli e figlie
attraverso la nostra tenerezza e protezione.

Fa' che, prendendoci cura di loro, possiamo promuovere un mondo
dove nessuno sia costretto a lasciare la propria casa
e dove tutti possano vivere in libertà, dignità e pace.
Dio di misericordia e Padre di tutti,
destaci dal sonno dell'indifferenza,
apri i nostri occhi alle loro sofferenze
e liberaci dall'insensibilità,

frutto del benessere mondano e del ripiegamento su sé stessi.
Ispira tutti noi, nazioni, comunità e singoli individui,
a riconoscere che quanti raggiungono le nostre coste
sono nostri fratelli e sorelle.
Aiutaci a condividere con loro le benedizioni
che abbiamo ricevuto dalle tue mani
e riconoscere che insieme, come un'unica famiglia umana,
siamo tutti migranti, viaggiatori di speranza verso di Te,
che sei la nostra vera casa,
là dove ogni lacrima sarà tersa,

dove saremo nella pace, al sicuro nel tuo abbraccio.

migrantimisericordiaindifferenza

3.7/5 (3 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 18/04/2016

PREGHIERA

40. La morte corporale   1

Carlo Maria Martini, Credo la vita eterna

Riconosco, Signore, che la durata della mia condizione mortale è gravata dalla maligna separazione che nell'incredulità si produce tra il nostro tempo e il tuo. E so che questa separazione si riflette nell'angoscia in cui trascorre il tempo che ciascuno di noi cerca di avere soltanto per se stesso. La malinconia del tempo inesorabilmente passato è figlia dell'incredulità e madre della disperazione.

La morte si presenta allora e solo allora come una dimostrazione dell'inutilità del tempo dell'amore. I colpi in cui il dolore percuote l'uscio di casa diventano i sogni di un destino implacabile che assegna alla morte l'ultima parola. La nostalgia del tempo perduto si trasforma in una malattia che rende cronica la perdita di ogni senso di tempo.

Ma se io, Signore, tendo l'orecchio e imparo a discernere i segni dei tempi, distintamente odo i segnali della tua rassicurante presenza alla mia porta. E quando ti apro e ti accolgo come ospite gradito nella mia casa, il tempo che passiamo insieme mi rinfranca.

Alla tua mensa divido con te il pane della tenerezza e della forza, il vino della letizia e del sacrificio, la parola della sapienza e della promessa, la preghiera del ringraziamento e dell'abbandono nelle mani del Padre. E ritorno alla fatica del vivere con indistruttibile pace. Il tempo che è passato con te sia che mangiamo sia che beviamo è sottratto alla morte.

Adesso, anche se è lei a bussare, io so che sarai tu ad entrare; il tempo della morte è finito. Abbiamo tutto il tempo che vogliamo per esplorare danzando le iridescenti tracce della Sapienza dei mondi. E infiniti sguardi d'intesa per assaporarne la Bellezza. Amen.

preghierarapporto con Diomortevita eternaabbandonosperanzadisperazionesenso della vitaricerca di senso

3.0/5 (2 voti)

inviato da Simone Pestelli, inserito il 07/02/2016

TESTO

41. I diritti dei genitori di adolescenti

Tom Mcmahon, Teen tips, Pocked books Child care, 2008, p. 17

Noi abbiamo il diritto ad essere trattati con rispetto.
Noi abbiamo il diritto di sapere dove sono i nostri ragazzi e chi sono i loro amici.
Noi abbiamo il diritto di dire no senza sentirci colpevoli.
Noi abbiamo il diritto di decidere un coprifuoco e rinforzarlo con restrizioni e perdite di diritti.
Noi abbiamo il diritto di vietare l'uso di alcolici, droghe e sigarette.
Noi abbiamo il diritto ad essere normativi quando le spiegazioni logiche e la ragione non sortiscono effetto.
Noi abbiamo il diritto di sbagliare e cambiare opinione.
Noi abbiamo il diritto di fare domande e aspettarci risposte su argomenti importanti che influenzano direttamente la vita dei nostri figli.
Noi abbiamo il diritto di conoscere e consultare gli adulti che influenzano la vita dei nostri figli.
Noi abbiamo il diritto di sapere cosa succede nella nostra casa e di conoscere gli ospiti presenti.
Noi abbiamo il diritto di assegnare ai nostri figli compiti da svolgere in casa.
Noi abbiamo il diritto di avere norme famigliari e rinforzarle quando lo riteniamo opportuno.

adolescenzaadolescentigenitorifigli

5.0/5 (1 voto)

inviato da Qumran, inserito il 05/05/2015

PREGHIERA

42. Ecco io sono con voi   1

Charles de Foucauld

Sempre con noi mediante la santa Eucaristia,
sempre con noi mediante la tua grazia,
sempre con noi mediante la tua provvidenza
che ci protegge senza interruzione,
sempre con noi mediante il tuo amore...
O mio Dio, quale felicità! Quale felicità!
Dio con noi. Dio in noi.
Dio nel quale ci muoviamo e siamo...
O mio Dio, che cosa ci manca ancora?
Quanto siamo felici!
«Emmanuele, Dio-con-noi»,
ecco per così dire la prima parola del Vangelo...
«Io sono con voi fino alla fine del mondo»,
ecco l'ultima.
Quanto siamo felici! Quanto sei buono...
La santa Eucaristia è Gesù, è tutto Gesù!
Nella santa Eucaristia tu sei tutto intero,
completamente vivo, o mio beneamato Gesù,
così pienamente come lo eri
nella casa della Santa Famiglia di Nazareth,
nella casa di Maddalena a Betania,
come lo eri in mezzo ai tuoi apostoli...
Allo stesso modo tu sei qui,
o mio Beneamato e mio tutto...
E facci questa grazia, o mio Dio,
non a me soltanto ma a tutti i tuoi figli,
in te, per mezzo di te e per te:
«Dacci il nostro pane quotidiano»,
dallo a tutti gli uomini,
questo vero pane che è l'Ostia santa,
fa' che tutti gli uomini l'amino,
lo venerino, l'adorino,
e che il loro culto universale
ti glorifichi e consoli il tuo Cuore.
Amen

eucaristiapresenza realeadorazione eucaristicaadorazione

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inviato da Qumran, inserito il 18/09/2014

RACCONTO

43. I due fratelli che si amavano   5

Due fratelli, uno scapolo e l'altro sposato, possedevano una fattoria dal suolo fertile, che produceva grano in abbondanza. A ciascuno dei due fratelli spettava la metà del raccolto. All'inizio tutto andò bene.

Poi, di tanto in tanto, l'uomo sposato cominciò a svegliarsi di soprassalto durante la notte e a pensare: "Non è giusto così. Mio fratello non è sposato e riceve metà di tutto il raccolto. Io ho moglie e cinque figli, non avrò quindi da preoccuparmi per la vecchiaia. Ma chi avrà cura del mio povero fratello quando sarà vecchio? Lui deve mettere da parte di più per il futuro di quanto non faccia ora. E' logico che ha più bisogno di me".

E con questo pensiero, si alzava dal letto, entrava furtivamente in casa del fratello e gli versava un sacco di grano nel granaio. Anche lo scapolo cominciò ad avere questi attacchi durante la notte.

Ogni tanto si svegliava e diceva tra sé: "Non è affatto giusto così. Mio fratello ha moglie e cinque figli e riceve metà di quanto la terrà produce. Io non ho nessuno oltre a me stesso da mantenere. E' giusto allora che il mio povero fratello che ha evidentemente molto più bisogno di me riceva la stessa parte?". Quindi si alzava dal letto e andava a portare un sacco di grano nel granaio del fratello.

Un notte si alzarono alla stessa ora e si incontrarono ciascuno con in spalla un sacco di grano!

Molti anni più tardi dopo la loro morte, si venne a sapere la loro storia. Così, quando i loro concittadini decisero di costruire un tempio, essi scelsero il punto in cui i due fratelli si erano incontrati, poiché secondo loro non vi era un luogo più sacro di quello in tutta la città.

sacrificiofratellialtruismogenerositàempatia

4.7/5 (6 voti)

inserito il 11/07/2014

RACCONTO

44. Parlami di Dio   5

C'era una volta un uomo che voleva conoscere più cose possibili su Dio.
Un mattino, dunque, partì per chiedere a tutti gli uomini e a tutte le cose di parlargli di Dio.
Disse al soldato: "Parlami di Dio!" E il soldato lasciò cadere le armi.
Disse al povero: "Parlami di Dio!' E il povero gli offrì il suo mantello.
Disse al ciliegio: "Parlami di Dio!". E il ciliegio fiorì.
Disse alla casa: "Parlami di Dio!". E la casa aprì la sua porta.
Disse all'albero: "Parlami di Dio!". E l'albero allargò i suoi rami per proteggerlo dai raggi di sole.
Disse al bambino: "Parlami di Dio!". E il bambino si mise a sorridere.
Disse alla neve: "Parlami di Dio!". E la neve continuò a fioccare lieve, lieve.
Disse al pesce: "Parlami di Dio!". E il pesce guizzò via come una freccia.
Disse all'ippopotamo: "Parlami di Dio!". E l'ippopotamo si mise a ciondolare.
Disse al cielo: "Parlami di Dio!". E il cielo indicò la terra e il creato.

Arrivata la sera, l'uomo se ne tornò a casa, tutto contento: non aveva mai imparato tante cose su Dio come in quel giorno! Allora, per non dimenticare nulla, ripassò a memoria tutti gli incontri, e gli venne spontaneo ringraziare.

Grazie soldato: da te ho imparato che Dio è Pace.
Grazie, povero: da te ho imparato che Dio è generosità.
Grazie, ciliegio: da te ho imparato che Dio è bellezza.
Grazie casa: da te ho imparato che Dio accoglie tutti.
Grazie, albero: da te ho imparato che Dio è benigno.
Grazie, bambino: da te ho imparato che Dio è un sorriso.
Grazie, neve: da te ho imparato che Dio è silenzio.
Grazie, pesce: da te ho imparato che Dio è sempre giovane.
Grazie, ippopotamo: da te ho imparato che Dio è umorista.
Grazie, cielo: da te ho imparato che Dio è il grande Creatore di tutto!

Diocreatocreazione

5.0/5 (6 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 21/06/2014

PREGHIERA

45. Ti prendo in parola   1

Giuseppe Impastato S.I.

L'ho capito bene:
Tu non ce la fai a stare senza di me,
desideri ardentemente
abitare nel mio cuore:
esso è la casa dei tuoi sogni!

Ti spalanco la mia porta.
Entra. Non è degna di te, lo so.
Ma tu non fare lo schizzinoso.
Sei abituato a grotte, mangiatoie e simili.
Bene. Ci siamo. Vieni.

E fammi guardare il mondo,
rendimi capace di vedere le tue meraviglie.
Manifestami i tuoi orizzonti,
affàscinami con i tuoi progetti,
scoprimi i desideri del tuo cuore,
mettimi a parte delle tue ambizioni,
fa' combaciare i miei interessi con i tuoi.

Hai detto: "Io in voi e voi in me".
Ti prendo in parola, Gesù.
Mi hai fatto venire un grande desiderio:
sarò io stavolta ad entrare a casa tua.

rapporto con Dioperdonomisericordiaaccoglienzaapertura

5.0/5 (4 voti)

inviato da Giuseppe Impastato S.I., inserito il 14/05/2014

RACCONTO

46. Martin, il calzolaio che aspettava Gesù   11

Comunità missionaria Villaregia

Martin, avvicinandosi il Natale desiderava preparare qualcosa per Gesù. Gli preparò un paio di scarpe, una torta, e mise da parte dei risparmi che potevano servire a Gesù per i suoi poveri.

Quando era tutto pronto si mise ad aspettarlo. Improvvisamente qualcuno fuori gridò: "Al ladro, al ladro...". Una donna afferrava un bambino che le aveva rubato una mela. Martin, si addolorò e pensò: "Adesso, se arriva la polizia o lo prende, come passerà il Natale?". Prese i risparmi che aveva messo da parte per Gesù e li diede alla donna, pregandola di lasciar andare il bambino.

Nuovamente incominciò ad aspettare Gesù e per la finestra si accorse di un paio di piedi che camminavano scalzi sulla neve. "Chi sarà?", si domandò. E uscì a cercare il proprietario di quei piedi. Era un giovane: "Vieni, entra in casa mia, riscaldati un poco", gli disse. Afferrò le scarpe che aveva fatto per Gesù e gliele diede. Si disse felice: "Per Gesù mi rimane ancora la torta". Già il sole tramontava e vide un anziano che camminava curvo sulla strada. "Povero vecchietto, forse non avrà mangiato niente tutto il giorno". Lo invitò ad entrare nella sua casa, non gli restava che la torta, pazienza, pensò tra sè, offrendo la torta al povero, accoglierò Gesù un'altra volta. Dopo che anche l'anziano se ne andò, il povero Martin, si sentiva felice e nello stesso tempo triste, aveva preparato tutto per Gesù, ma lui non era arrivato: pazienza!

Durante la notte fece un sogno: nel sogno gli si presentò Gesù e gli disse:
"Martin, mi stavi aspettando?".
"Sì, ti ho atteso tutto il giorno..."
"Ma io sono venuto a visitarti per ben tre volte. Grazie dei tuoi regali!"

E Martin vide che Gesù aveva nelle sue mani i risparmi e la torta, ai suoi piedi le scarpe. Si svegliò felice: Gesù era venuto a visitarlo.

attesaNatalepoveriincarnazionegenerosità

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inviato da Don Paolo Benvenuto, inserito il 23/12/2013

TESTO

47. Essere fedeli al proprio servizio   2

Un sacerdote pone alcune domande a una famosa benefattrice, poco prima della sua morte. "Non pensa che ciò che lei ha fatto è una goccia d'acqua in mezzo ad un'immensità di bisogni?". Risposta: "La sola cosa importante è la fedeltà personale".

Bella lezione! E' ben vero che non possiamo prendere su di noi tutti i problemi del mondo. Ma ciò che Dio richiede da ciascuno di noi è la fedeltà, è una marcia coerente con la nostra fede; è rispondere al bisogno che è posto davanti a noi.

Non dobbiamo forse riconoscere che troviamo spesso dei pretesti per non fare ciò che è posto davanti a noi? Ci stimiamo sovraccarichi di doveri che riteniamo imperativi, sollecitati da tante urgenze che potrebbero attendere, preoccupati da tanti pensieri talvolta ingiustificati.

Molto spesso, simili al sacerdote o al levita della parabola del buon Samaritano (Lc 10,25-37) vediamo il nostro prossimo nelle difficoltà, ma "passiamo oltre" poiché questa è la soluzione più facile.

Bisogna forse ricordare che il buon Samaritano - bella immagine del Signore Gesù Cristo - ha visto il ferito, si è fermato, si è avvicinato, si è chinato su di lui, l'ha curato e lo ha portato in un luogo sicuro?

Tra i nostri vicini, forse il vicino di casa, o nella nostra Chiesa, esistono certamente delle anime ferite dalla vita moderna, che giacciono (moralmente) sul ciglio della strada, incapaci di rialzarsi. Che cosa facciamo per loro?

buon samaritanofedeltàimportanza del singoloimportanza delle piccole coseindifferenzasolidarietà

4.0/5 (2 voti)

inviato da Maria Maistrini, inserito il 23/09/2012

PREGHIERA

48. Decalogo dei ministranti   2

Seminario di Milano MoChi

1. La Chiesa è la casa di Dio: entrato genufletti e fai il segno della Croce.
2. Cammina piano e compostamente.
3. Arriva in tempo per salutare il Signore e pregare un po' personalmente.
4. Accordati per il servizio prima dell'inizio della celebrazione.
5. Precedi il celebrante con ordine e serietà.
6. Fatta la genuflessione al tabernacolo va' al tuo posto in silenzio.
7. Ascolta con attenzione la Parola di Dio.
8. Stà composto sull'altare.
9. Presta attenzione al celebrante.
10. Sei vicino a Gesù: comportati come lui.

ministrantechiericochierichettocerimoniere

3.0/5 (1 voto)

inviato da Simone Airaghi, inserito il 20/09/2012

PREGHIERA

49. La dignità perduta   2

Antonio Merico, Vangelo e Vita, Elledici, Leumann 2004

Molto spesso, Signore Gesù, ti vorremmo
intransigente con gli altri
e con noi comprensivo e misericordioso.
Il giudizio duro e la condanna inappellabile
trovano spazio nel nostro cuore.
Non riusciamo a guardare gli altri
con i tuoi occhi e il tuo cuore.
Ricordaci il tuo amore per noi, Signore,
per donarlo agli altri.
Fa' entrare la salvezza
nella casa del nostro cuore,
come è entrata in quello di Zaccheo.
La conversione non è il pentimento dei peccati,
è un cambiamento di vita,
un volgersi al bene, come Zaccheo.
Tu che leggi nel profondo
posa il tuo sguardo su di noi
e donaci la salvezza.
Ridonaci, Signore, la dignità perduta.

conversionecambiamentointransigenzamisericordiagiudizionon giudicarecondannare Zaccheo

4.8/5 (4 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 20/09/2012

TESTO

50. A Messa perché è bello!   5

Nardo Masetti

Per secoli e secoli abbiamo insistito sul fatto che "perdere la Messa alla domenica è peccato mortale". Naturalmente lo scopo era quello di far sì che i fedeli vi partecipassero in massa. Risultato statistico di presenze visibili: circa il 15%. Se avessimo insistito maggiormente sopra un diverso aspetto, avremmo potuto ottenere una percentuale almeno del 16%? Secondo me sì.

La gente ha sempre pagato le tasse mal volentieri e purtroppo molti, quando lo possono fare impunemente, non le pagano. Il presentare la Messa esclusivamente come una tassa settimanale da pagare al buon Dio, non credo che funzioni: le statistiche dicono che ci sono molti evasori.

Oggi in particolare c'è il culto del bello. La televisione e i mass media in genere ci portano in casa persone giovani, belle, ben vestite, prodotti di bellezza... Solo noi cristiani praticanti dobbiamo trangugiare cose indigeste, pur di arrivare un giorno in paradiso? Ma il nostro non è il Dio della bellezza (guardare il microcosmo e il macrocosmo)? Perché allora non mettiamo spesso in risalto l'aspetto estetico della fede cristiana, ed in particolare la bellezza della Celebrazione Eucaristica?

Noi andiamo a Messa, perché è bello trovarci in udienza ufficiale e personale allo stesso tempo davanti al nostro Dio. E' bello sentirci perdonati da lui; è bello ascoltare la sua voce, che ci incoraggia, che ci indica la strada giusta fra le tante equivoche che ci sono proposte. E' bello trovarci assieme a tutta la Chiesa terrena e celeste, come anticipo di quell'unione beatificante ed eterna che ci attende. E' bello prendere con noi nel cammino difficile della settimana, quel meraviglioso Dio che ci ama al punto da lasciarsi mangiare da noi...

Se provassimo ad insistere per secoli e secoli... forse la percentuale dei fedeli alla Messa domenicale potrebbe anche raggiungere il... %.

messaeucaristiadomenicarapporto con Dio

3.3/5 (4 voti)

inviato da Nardo Masetti, inserito il 20/09/2012

TESTO

51. Pensa agli altri   1

Mahmoud Darwish, Kazahri al-Lawzi aw Ab'ad (come il fiore di mandorlo o più lontano)

Mentre prepari la tua colazione, pensa agli altri,
non dimenticare il cibo delle colombe.
Mentre fai le tue guerre, pensa agli altri,
non dimenticare coloro che chiedono la pace.
Mentre paghi la bolletta dell'acqua, pensa agli altri,
coloro che mungono le nuvole.
Mentre stai per tornare a casa, casa tua, pensa agli altri,
non dimenticare i popoli delle tende.
Mentre dormi contando i pianeti, pensa agli altri,
coloro che non trovano un posto dove dormire.
Mentre liberi te stesso con le metafore, pensa agli altri,
coloro che hanno perso il diritto di esprimersi.
Mentre pensi agli altri, quelli lontani, pensa a te stesso,
e dì: magari fossi una candela in mezzo al buio.

caritàamorealtruismosolidarietàingiustiziagiustiziaaltripacepovertàricchezza

4.0/5 (2 voti)

inviato da Letizia Mariotti, inserito il 12/08/2012

PREGHIERA

52. Credo nella famiglia   2

Enrico Masseroni

Credo nella famiglia, o Signore:
quella che è uscita dal tuo disegno creativo,
fondata sulla roccia dell'amore eterno e fecondo;
tu l'hai scelta come tua dimora tra noi,
tu l'hai voluta come culla della vita.

Credo nella famiglia, o Signore:
anche quando nella nostra casa
entra l'ombra della croce,
quando l'amore perde il fascino originario,
quando tutto diventa arduo e pesante.

Credo nella famiglia, o Signore:
come segno luminoso di speranza
in mezzo alle crisi del nostro tempo;
come sorgente di amore e di vita,
come contrappeso alle molte aggressioni
di egoismo e di morte.

Credo nella famiglia, o Signore:
come la mia strada verso la piena realizzazione umana
come la mia chiamata alla santità,
come la mia missione per trasformare il mondo
a immagine del tuo Regno. Amen.

famigliamatrimoniosposi

2.5/5 (2 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 11/08/2012

PREGHIERA

53. Reti vuote   4

Don Angelo Saporiti

La vita a volte è come una pesca:
ci sono giorni in cui le reti sono piene di pesci,
piene di gioia, di vitalità, di fortuna...
e giorni in cui le reti sono vuote,
in cui è grande il senso dell'inutilità e del fallimento...
Proprio in quei momenti in cui le mie reti sono vuote,
quando in casa si diventa come estranei,
quando un figlio ti delude,
quando la tua migliore amica ti tradisce,
quando il tuo datore di lavoro ti dice che sei diventato di troppo,
quando la tua salute ti abbandona,
quando l'ingiustizia e la prepotenza sembrano essere più forti dell'amore,
proprio in quei momenti,
tu, Signore,
non smetti di avere fiducia in me
e mi dici che potrò ancora tirare fuori qualcosa di buono
da queste mie reti vuote e sfilacciate...
Tu, Signore,
mi inviti a riprendere il largo
verso l'orizzonte più ampio sconfinato,
sfidando il rischio e la paura di perdere ancora,
provando a fidarmi del mio cuore,
improvvisando i miei gesti e le mie azioni,
lasciandomi attraversare dal quel brivido
antico e sempre nuovo
che si chiama amore.
Amen.

delusionesperanzafiduciacoraggio

4.5/5 (6 voti)

inviato da Don Angelo Saporiti, inserito il 05/08/2012

PREGHIERA

54. Preghiera di fine campo scuola   2

Gesù, spesso mi ricordo di parlare con te solo quando mi serve qualcosa,
invece oggi è l'ultimo giorno del camposcuola e se ripenso a questi giorni.. è giusto dirti Grazie!!
Grazie per avermi fatto vivere questa esperienza!
È stato proprio un mix:
C'è stata soddisfazione,
quando non mi sono lasciato affondare dalla frase "non ho voglia di fare questo".
Ci sono stati successi,
quando ho trovato il coraggio di mettermi in gioco e superare la timidezza.
Ci sono state anche le arrabbiature,
perché perdendo la pazienza mi chiudevo in me invece di confrontarmi con i miei amici.
Ci sono stati tanti sentimenti e sensazioni che non mi aspettavo
e tutto ciò ha reso questa esperienza unica!
Grazie per tutti gli amici, che conoscevo già e nuovi,
con cui ho vissuto questa settimana;
ma altri sono rimasti a casa, aiutami a portare un po' di camposcuola anche a loro.
Spero di non dimenticare ogni momento, bello o brutto, perché tutti sono stati utili
e spero di ricordarmi i "suggerimenti per vivere meglio" che ci hanno dato gli animatori; ma nella mia testolina non c'entra tutto, quindi...
questo camposcuola lo affido a te!
Ridammelo un poco alla volta, nella vita di tutti i giorni, quando ne avrò più bisogno! Grazie!

campo scuolacampeggioringraziamento

inviato da Andrea Pegoraro, inserito il 24/06/2012

PREGHIERA

55. Ritorno a casa

Giorgio Redini

Quando uscii da te o Padre, volevo vivere nel Paradiso,
e mi sono trovato in un mondo egoistico e violento.
Quando uscii da te o Padre, volevo essere simile a tuo Figlio,
e mi sono trovato nella miseria del peccato.
Quando uscii da te o Padre, volevo essere sempre illuminato dallo Spirito,
e mi sono trovato confuso tra le tante voci che mi chiamano per nome.
Quando uscii da te, o Padre, tu mi hai dato un nome,
e quel nome l'ho dimenticato.
Quando uscii da te, o Padre, tu mi hai indicato un una croce e mi dicesti:
ricordati figlio mio, quella è la sola scala per ritornare a me.
Padre buono, so che se sono nel mondo, peccatore, confuso dalle false verità,
che vuole dimenticarti a tutti i costi,
Padre buono, so che tu aspetti alla "finestra" il mio ritorno a casa, il mio ritorno a te,
ma io duro di cuore brancolo nel buio.
O mio Dio, tu non ti stanchi mai di aspettarmi, e mentre mi aspetti,
tutti i giorni scendi di nuovo su quella croce nel sacrificio Eucaristico per me,
per redimermi e prendendomi per mano, grazie alla tua croce, mi porterai in Paradiso.
Amen.

crocefederapporto con Dioconversione

5.0/5 (1 voto)

inviato da Giorgio Redini, inserito il 24/06/2012

PREGHIERA

56. La nostra casa   4

Mons. Claudio Civetti, Rinascita cristiana

La nostra casa, Signore, sia salda,
perché fondata su di te, che sei la roccia;
luminosa, perché illuminata da te,
che sei la luce;
serena perché guardata da te,
che sei la gioia;
silente, perché governata da te,
che sei la pace;
ospitale, perché abitata da te,
che sei l'amore.
Nessuno, Signore, venga alla nostra casa
senza esservi accolto;
nessuno, vi pianga
senza essersi consolato;
nessuno vi ritorni
senza ritrovarti nella preghiera,
nell'amore e nella pace.

famigliacasaaccoglienza

5.0/5 (2 voti)

inviato da Maria Colombo, inserito il 21/05/2012

ESPERIENZA

57. Non dire che sei uno sfigato   5

Alex Zanardi, Luigiaccattoli.it

Una volta ero a Budrio, dove c'è il laboratorio che mi fa le protesi. Alla fine vado in un bar, si parla come al solito di auto, di Ferrari, tutti giù a offrirmi caffè. E vedo un uomo, alla finestra, con una bambina in braccio, che piange. Allora mi avvicino e mi accorgo che la bambina è senza gambe.

L'uomo mi vede e fa: No guardi, non creda, sto piangendo di gioia, sa. Perché Alice è nata senza gambe e oggi, a tre anni, le hanno potuto mettere le prime protesi e quando sono arrivato mi han detto: beh, dove sono le scarpe? E io son corso a comprarle, non l'avevo mai fatto, e adesso piango perché Alice ha le prime scarpe.

Allora sono andato nel bagno del bar e mi sono detto: Sandro, tu hai avuto trentatré anni alla grande, Montecarlo, Indianapolis, la Formula Uno. Hai una moglie, un figlio, degli amici, i soldi, la casa e la barca. Se adesso dici che sei sfigato ti sputo addosso.

Alex Zanardi, bolognese, campione di automobilismo che ha gareggiato e vinto anche dopo l'amputazione delle gambe a seguito di un incidente avuto nel 2001.

sofferenzaaccettazionefortunasfortunaottimismodeterminazione

5.0/5 (5 voti)

inviato da Michela Ceccato, inserito il 09/04/2012

TESTO

58. Dov'eri tu quei tre giorni?   1

Giuseppe Impastato S.I.

C'eri pure tu tra la folla
a gridare "Osanna" al maestro Gesù
quando entrava su un asinello
tra palme e olivi nella città santa?
Perché allora l'hai lasciato solo
quando in piazza tanti scalmanati
han gridato: "Crocifiggilo"?

Eri tu presente nella sinagoga
quando un uomo paralitico
fu trasportato a braccia da Gesù
che l'ha rinviato a casa risanato?
Perché allora non sei corso anche tu
in piazza quando tanti scalmanati
han gridato a Pilato: "Donaci Barabba"?

Non eri tu fra i discepoli
nel cui cuore Gesù ha letto il tradimento
e a cui il Signore ha lavato i piedi
mentre gli giuravi eterna fedeltà?
Perché allora non sei salito pure tu
sul Gòlgota, aiutandolo a portare il legno
caricandoti il peccato del mondo?

venerdì santotradimentopeccatocrocifissionediscepolatodomenica delle palmesettimana santa

5.0/5 (5 voti)

inviato da Giuseppe Impastato S.I., inserito il 08/04/2012

PREGHIERA

59. Popolo di perdonati   2

Don Angelo Saporiti

Signore Gesù,
spesso mi sono chiesto che razza di Chiesa è la tua?
Davanti a tanta gente che viene in chiesa solo per farsi vedere,
o per abitudine, o per sentirsi a posto con la coscienza,
malignando e spettegolando sugli altri
qualche volta ho pensato anche io come tanti:
basta, me ne vado, non vengo più,
meglio credere solo in Dio, ma non nella Chiesa.
E non mi accorgevo che ragionando in questo modo,
stavo anche io giudicando, stavo lanciando pietre contro altri tuoi figli,
stavo uccidendo i miei fratelli e le mie sorelle.
Ma tu, Signore, nella tua bontà
hai fermato la mia mano.
Ogni volta che giudicavo, ogni volta che pensavo di andarmene,
tu, Signore, mi hai sempre messo davanti i miei sbagli,
le mie falsità, le mie imperfezioni, i miei tradimenti,
la mia fede fragile, il mio peccato quotidiano...
Ti prego, Signore,
fa' che ogni volta che vorrei lanciare una pietra contro la Chiesa
o contro qualcuno della mia comunità,
fammi capire che la tua Chiesa
è un popolo di perdonati, non di giusti o di perfetti.
Fammi capire che la Chiesa
non è un tribunale,
ma una casa abitata da gente perdonata.
Fammi capire, Signore,
che tu non vuoi una Chiesa di ghiaccio,
ma una Chiesa con un cuore caldo
capace di accogliere senza ferire,
di amare senza pretendere,
di perdonare senza rinfacciare,
di dire la verità senza far piangere.
Questa è la Chiesa che tu vuoi
e che anche io
ogni giorno mi impegnerò a costruire
con il tuo aiuto e la tua grazia.
Amen.

chiesaperdonogiudiziocomunitàpopolo di Dio

5.0/5 (3 voti)

inviato da Don Angelo Saporiti, inserito il 07/04/2012

PREGHIERA

60. Grazie Gesù perché non ti ho mai visto   1

Don Angelo Saporiti

Grazie Signore Gesù,
perché non ti ho mai visto.
Grazie, perché se ti avessi visto,
sarebbe stato facile, troppo facile credere in te.
Se ti avessi incontrato come i tuoi discepoli,
sarei stato come "obbligato" a seguirti, a venirti dietro.
Il tuo fascino, la tua forza mi avrebbero colpito al cuore.
Io invece non ti ho mai visto.
Eppure sono qui. Adesso.
Davanti a te.
E mi vergogno a pensare
che ti conosco ancora troppo poco.
La mia pigrizia mi impedisce di fare di più.
Se qualcuno mi chiede di te
non so neanche cosa rispondere...
Il tuo vangelo a casa, non lo leggo quasi mai.
Non ho tempo.
La mia fede si limita allo stretto indispensabile.
Eppure adesso sono qui.
Davanti a te.
E ti dico grazie perché ci sei.
Grazie, perché anche se non ti ho mai visto,
tu mi hai cambiato la vita,
per sempre.
Fa', Signore Gesù,
che non mi stanchi mai di conoscerti sempre di più,
per poterti amare sempre di più
nella vita e negli altri.
Amen.

crederefedesequela

4.7/5 (3 voti)

inviato da Don Angelo Saporiti, inserito il 07/04/2012

PREGHIERA

61. Preghiera del panettiere   1

frate Angelo De Padova ofm

Padre del cielo,
come panettiere
mi sento onorato che nella vita del tuo Figlio Gesù,
nato a Betlemme (casa del pane),
il frutto del mio lavoro è stato da lui
nominato, mangiato, spezzato, rappresentato, moltiplicato.
Con la farina, l'acqua, il sale e il lievito
lavorati durante la notte,
grazie a te faccio ogni mattina un miracolo:
il pane, motivo di speranza e di gioia
per quanti ne sentono la fragranza del profumo.
Il pane è compagnia, semplicità, sazietà, provvidenza, condivisione, sostegno.
Tuo Figlio un giorno disse:
"Non di solo pane vive l'uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio",
ti chiedo di aiutarmi, a trovare il tempo
perché io mi nutra di questa tua Parola
e soprattutto del Pane del cielo che viene consacrato ogni domenica sull'altare
e che ci dona la forza necessaria per affrontare le difficoltà della vita.
Padre nostro... dacci il nostro pane quotidiano...
aiutaci a saperlo condividere con chi non ne ha. Amen.

panesemplicitàsazietàcondivisionesostegno

3.0/5 (2 voti)

inviato da Angelo De Padova, inserito il 25/01/2012

TESTO

62. Se non c'è l'uomo che risorgerà

Giuseppe Impastato S.I.

Una pecorella si è smarrita
e ha fame ed ha paura dei lupi...
Il pastore è rimasto con le altre,
al sicuro, nell'ovile.

Uno straccione affamato e stanco
(sembra un ragazzo di buona famiglia,
ma puzza di maiali) giunge ad una villa....
Vien coperto di insulti e lo cacciano via.

Un cieco (sembra che lo sia da sempre)
chiede la carità lungo la strada...
I passanti danno l'obolo,
mentre si asciuga la piscina di Siloe.

Un mesto corteo accompagna un giovane
per affidarlo al sepolcro... Alla madre
(una povera vedova, rimasta senza figli)
non sanno offrire che lacrime effimere.

Furiosamente un uomo vaga tra le tombe
solo. Solo e isolato e chiuso in sé,
divenuto pericolo per tutti...
Un branco di porci pascola tranquillo.

Una bambina dodicenne si sta spegnendo...
al padre che brancola disperato per le strade
nessuno sa indicare qualcuno a cui andare...
Le lamentatrici già urlano nella sua casa.

Gesù risortoGesù Diorisurrezioneresurrezionesperanzavitarinascita

5.0/5 (4 voti)

inviato da Giuseppe Impastato S.I., inserito il 23/01/2012

RACCONTO

63. Il Tesoro   3

Don Oreste Benzi, Pane Quotidiano

Gli era stata promessa per la sua festa di laurea un'auto nuova, fiammante, all'uscita dell'università, con il diploma di laurea sotto il braccio.
Quale non fu la sua amara sorpresa quando, il giorno fatidico, il padre lo abbracciò sorridente, non però con le chiavi della macchina, bensì con un libro in mano, appena ritirato nella vicina libreria. Una Bibbia.
Il giovane neo dottore scagliò rabbiosamente il libro fuori dalla finestra dell'aula e da quel giorno non rivolse più la parola al padre.
Rimise piede in casa quando anni dopo gli fu comunicata la notizia della morte dell'anziano genitore. La notte del funerale, mentre rovistava tra le carte della scrivania paterna, trovò la Bibbia che gli era stata regalata il giorno della laurea.
In preda a un vago rimorso, soffiò via la polvere che si era depositata sulla copertina del libro e cominciò a sfogliarlo. Scoprì tra le pagine un assegno datato il giorno della laurea e con l'importo esatto dell'auto promessa.

La Bibbia: in libro sigillato, inutile e polveroso per tanti. Eppure tra le sue pagine è nascosto il tesoro che tanto sospiriamo...

bibbiaParola di DioSacra Scrittura

4.0/5 (6 voti)

inviato da Alessandra Ziggiotto, inserito il 21/01/2012

PREGHIERA

64. Com'è difficile, Signore!   1

Don Angelo Saporiti

Come è difficile, a volte, Signore,
ricevere un po' di considerazione in casa propria...
Com'è difficile, a volte, Signore,
essere ascoltati dai propri figli,
essere presi sul serio dagli amici,
parlare di Dio a chi è al nostro fianco,
perdonare chi siede accanto a noi in chiesa...
A volte,
sembra che riceviamo più apprezzamenti,
riconoscimenti e complimenti da chi ci è estraneo,
da chi viene a farci una visita,
anziché da quelli che ogni giorno stanno con noi.
Com'è difficile, Signore,
portare qualche novità nelle nostre parrocchie,
e raschiare via la ruggine dai nostri gruppi
quando sono fermi sulle proprie convinzioni.
Com'è difficile mantenere viva in noi
e nella nostra comunità
la sorgente d'acqua fresca del tuo vangelo.
Spesso corriamo il rischio di essere
scambiati per rompiscatole,
per polemici, per fanatici...
Anche tu, Signore, hai vissuto il rifiuto,
l'offesa e la permalosità dei tuoi vicini.
Anche tu, Signore, sei rimasto inascoltato,
solo e cacciato via.
Tu, per loro, eri troppo banale e disarmato,
non eri spettacolare e nemmeno ricco...
Tu eri troppo semplice, troppo normale,
troppo schietto, troppo fiducioso in Dio e nell'uomo...
Ma così, Signore Gesù,
tu ci hai insegnato che il tuo messaggio
ci raggiunge solo se passa attraverso la nostra fragilità,
attraverso le nostre parole frammentarie,
attraverso i nostri gesti incoerenti...
Grazie, Signore,
perché a noi, così come siamo,
affidi il tuo tesoro,
la tua Parola d'amore,
la tua promessa di restare con noi,
per sempre.
Amen.

tesorofragilitàannunciovicinilontani

4.0/5 (1 voto)

inviato da Don Angelo Saporiti, inserito il 21/01/2012

PREGHIERA

65. Preghiera per la famiglia   1

Don Angelo Saporiti, Commento alla Festa della Famiglia

Ti preghiamo, Signore,
per la nostra famiglia
e per tutte le famiglie della terra.

Fa' che tra di noi ci sia sempre il dialogo e il rispetto,
e che sappiamo accettarci così come siamo,
senza mai rinfacciarci il bene che ci siamo dati.

Fa' che abbiamo cura dei nostri momenti di unità,
del nostro ritrovarci insieme a tavola
e non attorno alla televisione
o da soli al computer.

Fa' che a nessuno di noi sfuggano i bisogni dell'altro
e fa' che sappiamo aiutare chi tra di noi è stanco
o è preoccupato.

Facci anche litigare, ma facci fare la pace.
Facci avere opinioni diverse, ma facci ricercare il bene che non ci divide.
Fa' che ognuno sia se stesso
e che non impedisca all'altro di esprimersi
per quello che è nella sua natura.

Fa', o Signore, che viviamo insieme
momenti di allegria, di gioia e di festa.
E fa' che nei momenti di prova e di tristezza
non perdiamo mai la fiducia in te.

E quando per qualche nostro familiare
arriverà il momento di lasciare questa terra,
fa', Signore, che siano le tue mani a sorreggere i suoi passi
nel viaggio che porta alla tua casa di luce,
dove un giorno ci ritroveremo uniti in te
e come una grande famiglia
sarà festa per sempre.
Amen.

famiglia

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inviato da Don Angelo Saporiti, inserito il 13/12/2011

TESTO

66. Beata te che hai creduto   5

Carlo Carretto

...Non è facile credere!
Non è cosi, Maria?
Non è cosi anche per te?
Non c'è fatica più grande sulla terra della fatica di credere, sperare, amare: tu lo sai.
Aveva ragione tua cugina Elisabetta a dirti: «Beata te che hai creduto!»
Si, Maria, beata te che hai creduto.
Beata te che mi aiuti a credere, beata te che hai avuto la forza di accettare tutto il mistero della Natività e di avere avuto il coraggio di prestare il tuo corpo ad un simile avvenimento che non ha limiti nella sua grandiosità e nella sua inverosimile piccolezza.
Nell'incarnazione gli estremi si sono toccati e l'infinitamente lontano si è fatto l'infinitamente vicino, e l'infinitamente potente si è fatto l'infinitamente povero.
Maria, capisci cosa hai fatto?
Sei riuscita a star ferma sotto il peso di un mistero senza confini.
Sei riuscita a non tremare davanti alla luce dell'Eterno che cercava il tuo ventre come casa per riscaldarsi.
Sei riuscita a non morire di paura davanti al ghigno di Satana che ti diceva che era cosa impossibile che la trascendenza di Dio potesse incarnarsi nella sporcizia dell'umanità.
Che coraggio, Maria!
Solo la tua umiltà poteva aiutarti a sopportare simile urto di luce e di tenebra.

crederefedenataleincarnazioneMaria

5.0/5 (2 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 09/12/2011

TESTO

67. Egli viene   1

don Primo Mazzolari, Il compagno Cristo

Egli viene dove volete, dove vi piace,
avendo preso dimora con voi:
in casa vostra, in fabbrica, in piazza.
Ovunque andiate, egli vi segue:
anzi, ci ha preceduto.
Egli occupa ogni cosa nostra,
e ogni nostra abitazione,
da quando si è fatto uomo per stare con noi

Gesù

inviato da Fr. Francesco Bergomi, inserito il 09/12/2011

PREGHIERA

68. Misericordia di Dio   1

Sono venuto da te, Padre,
non ero solo sul ponte della morte,
tuo Figlio Gesù mi è venuto incontro.
Mi ha donato il suo Spirito.
Mi aspettavo la resa dei conti,
ero pronto a rispondere a mille quesiti,
a dare mille giustificazioni.
Il giudizio è durato un istante.
Mi hai chiesto: "Nella tua vita hai amato?"
Ho risposto con verità: "No, Signore!".
Ma lo Spirito mi ha suggerito una frase:
l'ho ripetuta a te, quasi completando la mia:
"Ma mi sono lasciato amare da te!".
Mi hai sorriso,
poi hai detto a Gesù
di condurmi nella tua casa.

vita eternagiudiziomisericordiaamore di Dio

5.0/5 (1 voto)

inviato da Stefano Foschi, inserito il 08/07/2011

TESTO

69. Sono stato invitato per Venerdì, sul Golgota   1

Giuseppe Impastato S.I.

C'ero anch'io. Una giornata indimenticabile.
Mi sono sgolato e ho perso la voce gridando:
"Viva Gesù! Osanna! E' il figlio di Davide!".
Ho raccolto un ramoscello di ulivo
e l'ho portato in casa
come ricordo della festa
e l'ho messo bene in vista.
Io voglio bene a Gesù.
Io sono un suo discepolo!
Ho ricevuto un invito.
Gesù mi vuole accanto a lui, Venerdì.
Mi ha scritto: "Non mancare.
Ci tengo. Fammi compagnia.
Sarà una festa imprevedibile!".
Se vai Venerdì, se ti rechi sul Golgota,
guarda che tornerai col vestito macchiato.
Di sangue.
Un vestito macchiato di sangue
- meglio se c'è una ferita sulla tua carne -
sarà domenica il luminoso biglietto d'ingresso
per la festa di Pasqua.
Sarai veramente un suo discepolo!

pasquapalmevenerdì santodiscepolatosequelaseguire Gesùrisurrezioneresurrezione

4.6/5 (5 voti)

inviato da Giuseppe Impastato S.I., inserito il 19/04/2011

TESTO

70. Il linguaggio del cagnolino   1

Don Mauro Manzoni

Rincasavo frettolosamente nel tardo pomeriggio, desideroso solo di una buona doccia e il solito riposino sul divano. Ero stressato e un po' nervoso per dei problemi sorti al lavoro. Giornata di metà autunno, con una pioggerellina che entrava nelle ossa. Lungo la strada del ritorno, ho incontrato i soliti poveri, ai quali ho dato i soliti spiccioli, ricambiato dai soliti cenni di ringraziamento, ma con la solita insoddisfazione che mi rimaneva dentro dopo quel piccolo gesto di carità. Era facile, troppo facile, mettere le mani in tasca e sentirsi a posto in coscienza. Stavo attraversando la strada che porta a casa mia, quando mi sono accorto che dietro di me camminava un cagnolino tutto bagnato, col pelo arruffato. Mi fermavo e lui si fermava. Camminavo e lui camminava. Davanti al portone di casa ho tentato di accarezzarlo, ma lui si allontanava per poi ritornare vicino. L'acqua che scendeva la vinse sulla curiosità ed entrai in casa. Affacciandomi alla finestra vidi il cagnolino seduto con la testa che guardava in su verso la mia finestra. Allora decisi che aveva fame, scesi e offrii un po' di pane e un po' di latte in una scodella. Ma non dette neanche uno sguardo al cibo, fissava i miei occhi, facendo due passi indietro e ritornando vicino a me. Per tre o quattro volte si allontanava da me e poi ritornava. Non conoscendo affatto il linguaggio canino, intuii però che dovevo seguirlo. E così feci. Mi condusse ai margini di un prato, vicino ad un cespuglio robusto. Si sdraiò davanti ad una cagnolina che stava allattando quattro cuccioli. La bellezza di quella scena mi riempì il cuore di tenerezza e gli occhi di lacrime. Prima, non ha voluto né acqua né cibo, voleva solo che fossi presente. Non conosco il linguaggio degli animali, chissà quante volte non ho capito quello delle persone!

solidarietàamiciziapresenzacomunioneaccoglienzaempatiaaperturacomunicazione

5.0/5 (3 voti)

inviato da Don Mauro Manzoni, inserito il 17/03/2011

PREGHIERA

71. Preghiera a Maria, Madre della Moltitudine

Madre Elisabetta - Carmelo di Legnano

Maria, vergine di Nazareth
e crocevia di una moltitudine di volti.
Tu sei la Madre dell'unico Signore
che in te si è fatto carne
per venire ad abitare in mezzo a noi.
La Parola che in te ha seminato
il Vangelo della nostra speranza
educhi i nostri cuori
a tessere legami di fraternità
e progetti di pace.
Tu, anello della generazione
della catena umana,
sei all'origine della storia della salvezza
e nello svuotamento di ogni tuo progetto
rendi possibile il riscatto dell'uomo.
Tutta l'umanità,
desiderio insaziato sulle strade del mondo,
cammina verso di te
casa dell'Umanità di Gesù.
Noi oggi così ti preghiamo:
aiutaci a riconoscere con trasparente sguardo
dentro la storia anonima dei giorni
che tutti siamo nati da uno stesso amore
e tutti destinati ad una fraternità universale.
Amen.

mariasalvezzaumanitàquotidianofraternità

5.0/5 (1 voto)

inviato da Cesarina Volontè, inserito il 01/03/2011

RACCONTO

72. L'appuntamento   5

Era una mattinata movimentata, quando un anziano gentiluomo di un'ottantina di anni arrivò per farsi rimuovere dei punti da una ferita al pollice. Disse che aveva molta fretta perché aveva un appuntamento alle 9,00.

Rilevai la pressione e lo feci sedere, sapendo che sarebbe passata oltre un'ora prima che qualcuno potesse vederlo. Lo vedevo guardare continuamente il suo orologio e decisi, dal momento che non avevo impegni con altri pazienti, che mi sarei occupato io della ferita. Ad un primo esame, la ferita sembrava guarita: andai a prendere gli strumenti necessari per rimuovere la sutura e rimedicargli la ferita.

Mentre mi prendevo cura di lui, gli chiesi se per caso avesse un altro appuntamento medico dato che aveva tanta fretta. L'anziano signore mi rispose che doveva andare alla casa di cura per far colazione con sua moglie. Mi informai della sua salute e lui mi raccontò che era affetta da tempo dall'Alzheimer. Gli chiesi se per caso la moglie si preoccupasse nel caso facesse un po' tardi. Lui mi rispose che lei non lo riconosceva già da 5 anni.

Ne fui sorpreso, e gli chiesi: "E va ancora ogni mattina a trovarla anche se non sa chi è lei?".

L'uomo sorrise dicendo: "Lei non sa chi sono, ma io so ancora perfettamente chi è lei".

Dovetti trattenere le lacrime... Avevo la pelle d'oca e pensai: "Questo è il genere di amore che vorrei nella mia vita".

Il vero amore non è né fisico né romantico. Il vero amore è l'accettazione di tutto ciò che è, è stato, sarà e non sarà.

amorefedeltàcoppiamatrimoniomalattiaaccettazionevecchiaiaammalati

5.0/5 (7 voti)

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 21/02/2011

RACCONTO

73. Fractio panis   1

Paolo Farinella, Carmelo oggi, Lettera da Erika

A Berna, un'anziana signora ultra-ottantenne, essendo rimasta sola e non avendo voglia di cucinare solo per se stessa, si reca tutti i giorni a pranzare alla Migros, una catena di ristoranti self-service. Quel giorno decide di mangiare un bel minestrone di verdura. Prende un vassoio, riempie il piatto di minestrone, va alla cassa a pagare e prende posto ad un tavolo vuoto. Si siede, ma al momento di mangiare si accorge di non aver preso un cucchiaio per mangiare il minestrone.

Si alza, va alla cassa dove ci sono le posate, prende un cucchiaio e ritorna al suo tavolo, ma... lì seduto c'è un ragazzo africano che sta mangiando il suo minestrone! Sul momento la signora s'indigna e vorrebbe andare dal ragazzo a dirgli di tutto, ma poi pensa che, certamente, quell'emigrato l'ha fatto per fame e, passata la rabbia, decide di sedersi davanti al ragazzo e, senza dirgli nulla, incomincia a mangiare anche lei il minestrone. Il ragazzo africano la guarda stupito, ma lei gli sorride, lui le sorride e continuano a mangiare il minestrone: un cucchiaio lei, un cucchiaio lui... Finito il minestrone il ragazzo si alza, va al banco dei primi piatti, prende un piatto di fettuccine alla bolognese, prende due forchette e torna al tavolo.

Dà una forchetta alla vecchia signora, si siede davanti a lei e incominciano a mangiare le fettuccine, sorridendo: una forchettata lei, una forchettata lui... Terminate le fettuccine il ragazzo africano si alza, fa un sorriso alla signora e se ne va. La signora, contenta per aver fatto un'opera buona, si gira sorridendo, per salutarlo e... ad un tavolo vicino, dietro di lei, vede un vassoio con sopra un piatto di minestrone... Il suo piatto!

Forse alla fine la signora avrà riflettuto: chi veramente ha fatto un dono... e... a chi? Era uscita per comprare regali, ma tornava a casa con l'impressione di avere ricevuto lei qualcosa di speciale!

condivisionecarità

5.0/5 (1 voto)

inviato da Laura Baravelli, inserito il 24/01/2011

PREGHIERA

74. Sulla tua parola

Anna di Mauro

Sulla tua parola getterò le reti, mio Signore,
quando la vita mi chiederà il conto dei miei errori
e non avrò altro porto dove andare
se non in quel piccolo orto del Getsemani
provando a rimanere sveglio accanto a te che preghi
e ti abbandoni fiducioso al progetto di tuo Padre.

Sulla tua parola getterò le reti, mio Signore,
quando, dopo la fatica del giorno, non ci sarà il premio del riposo
e la consolazione della festa ma la notte resterà notte
e la luna sarà da un'altra parte ad illuminare il mondo.
E non avrò altra voce a farmi compagnia
se non la preghiera di un Uomo sulla croce.

Sulla tua parola getterò le reti, mio Signore,
quando anche l'ultimo dei miei amici si rifiuterà
di rimanermi accanto e le parole dell'amicizia e dell'amore,
dell'accoglienza e del perdono non avranno più alcun valore.
E allora salirò sul sicomoro di Zaccheo e aspetterò che, passando,
tu mi dica che stai venendo a casa mia.

Sulla tua parola getterò le reti, mio Signore,
quando i miei figli alzeranno il dito per giudicare
il poco che ho dato, il troppo poco che ho insegnato.
Allora ricorderò i giorni che, per mano, li ho portati nella tua casa,
le canzoni della messa stonate per la strada,
le mani intrecciate per il Padre nostro.

E dirò come Pietro che sono stanco
che avrei voglia mille volte di rinnegarti dietro un angolo
ma non posso...
Perché ti ho incontrato, sono finito nella tua rete
e ora, piccola, inutile maglia di rete,
non posso far altro che darti ragione...
rimanere in mare
e gettare le reti sulla tua parola.
Amen.

Preghiera scritta per il gruppo di famiglie dei ragazzi dell'iniziazione cristiana, nell'anno catechistico dedicato a Pietro, il pescatore di Galilea.

fedefiduciaabbandono

inviato da Anna D.M., inserito il 20/10/2010

RACCONTO

75. Il gatto e i topi

In un certo luogo di questo mondo abitava un gatto era il terrore di tutti i topi dei paraggi. Non li lasciava vivere in pace neppure un istante. Li inseguiva di giorno e di di notte e così i poveri animaletti non potevano godere un momento di pace.

Il gatto era molto astuto e i topi, sapendo di non poterlo ingannare, decisero di tenere consiglio. Si salutarono cordialmente, perché il pericolo rende la gente più amabile, e poi diedero inizio all'assemblea.

Dopo lunghe ore di discussione senza concludere nulla, un sorcio si alzò e chiese silenzio. Tutti zittirono, perché erano desiderosi di ascoltare le parole di colui che si era alzato in piedi: chissà, forse aveva la soluzione del problema.

"La cosa migliore sarebbe appendere un sonaglio al collo del gatto; così, tutte le volte che si avvicina, paremmo accorgercene in tempo e scappare!"

I topi si entusiasmarono dell'idea e fecero salti di gioia e corsero ad abbracciare quel sorcio che aveva suggerito la soluzione, come se fosse un eroe. Ma, allorché si furono calmati, il sorcio chiese di nuovo silenzio e disse solennemente: "E chi appenderà il sonaglio al collo del gatto?"

All'udire queste parole, i topi si guardarono l'un l'altro imbarazzati e cominciarono a presentare scuse e a tirarsi fuori, uno alla volta. In breve marciarono tutti verso casa senza avere concluso nulla.

Perché è molto facile proporre soluzioni; il difficile è assumersi la responsabilità e metterle in pratica, farsi avanti per eseguire un'azione concreta che trasformi in realtà le soluzioni proposte.

impegnoproposteresponsabilitàdisimpegnoconcretezza

inviato da Don Giuseppe Ghirelli, inserito il 02/10/2010

PREGHIERA

76. Nascondimi, Signore

Luigi Rottini

Coprimi con le tue piaghe, Signore.
Nascondi la mia nudità con la veste della tua santa umanità
perché non traspaia la mia umiliante povertà.
Il manto della tua misericordia celi,
agli occhi dei miei fratelli, o Signore,
le ferite che mi sono procurato
durante la mia assenza dalla tua casa.
Cibami dei tuoi baci e delle tue carezze,
perché non muoia di tristezza e di veleni di cui mi sono nutrito, stupidamente,
nel campo in cui pascolavo i porci.
Allarga la soglia della tua casa perché possa,
con i bagagli dei miei stracci raccolti durante il cammino del mio ritorno,
oltrepassare ed entrare nell'intimità del tuo amore e del tuo cuore.

Cfr Lc 15,1-3.11-32

perdonoconversioneritornopovertàfiglio prodigopadre misericordioso

inviato da Luigi Rottini, inserito il 03/09/2010

PREGHIERA

77. Preghiera della strada

Aprimi, o Signore, il sentiero della vita
e guidami sulle strade dei tuoi desideri;
insegnami i paesi della tua dimora
e fa risplendere ai miei occhi la meta delle mie fatiche.
Dammi di capire la bellezza delle cose
e le parole che tu esprimi a mio insegnamento
dalle profondità di essa.
Donami di comprendere la bontà delle cose
e di saperne usare rettamente
per la tua gloria e per la mia felicità.
La mia preghiera, il mio canto, il mio lavoro,
tutta la mia vita, siano espressioni
di riconoscenza verso di te.
Concedimi di capire gli uomini
che incontro sul mio cammino
e il dolore che nascondono,
quelli che dividono con me la fatica della strada,
l'amore dell'avventura,
la soddisfazione della scoperta.
Dammi il dono della vera amicizia e della vera allegria;
fammi cordiale, attento, puro, magnanimo, misericordioso.
Fammi sentire la voce della strada:
quella che mi invita sulle vie del mondo
a conoscere sempre più i segni del tuo amore,
quella che batte il cammino dei cuori,
che conosce il sentiero delle altezze
dove tu abiti nello splendore della verità.
Lontano da te e dalle tue vie,
fammi sentire l'inutilità del tutto,
il silenzio e la sordità delle cose
e il desiderio della casa.
A questa casa dammi di poter giungere
dove tu, per tutti i Santi, sei bellezza vera,
luce increata, amore pieno, riposo perfetto.
Amen.

camminoannuncio

5.0/5 (1 voto)

inviato da Pina Oro, inserito il 30/06/2010

RACCONTO

78. Il tesoro nascosto   3

Martin Buber, Il cammino dell'uomo, Qiqajon

Ai giovani che venivano da lui per la prima volta, Rabbi Bunam era solito raccontare la storia di Rabbi Eisik, figlio di Rabbi Jekel di Cracovia. Dopo anni e anni di dura miseria, che però non avevano scosso la sua fiducia in Dio, questi ricevette in sogno l'ordine di andare a Praga per cercare un tesoro sotto il ponte che conduce al palazzo reale. Quando il sogno si ripetè per la terza volta, Eisik si mise in cammino e raggiunse a piedi Praga. Ma il ponte era sorvegliato giorno e notte dalle sentinelle ed egli non ebbe il coraggio di scavare nel luogo indicato. Tuttavia tornava al ponte tutte le mattine, girandovi attorno fino a sera. Alla fine il capitano delle guardie, che aveva notato il suo andirivieni, gli si avvicinò e gli chiese amichevolmente se avesse perso qualcosa o se aspettasse qualcuno. Eisik gli raccontò il sogno che lo aveva spinto fin li dal suo lontano paese. Il capitano scoppiò a ridere: "E tu, poveraccio, per dar retta a un sogno sei venuto fin qui a piedi? Ah, ah, ah! Stai fresco a fidarti dei sogni! Allora anch'io avrei dovuto mettermi in cammino per obbedire a un sogno e andare fino a Cracovia, in casa di un ebreo, un certo Eisik, figlio di Jekel, per cercare un tesoro sotto la stufa! Eisik, figlio di Jekel, ma scherzi? Mi vedo proprio a entrare e mettere a soqquadro tutte le case in una città in cui metà degli ebrei si chiamano Eisik e l'altra metà Jekel!". E rise nuovamente. Eisik lo salutò, tornò a casa sua e dissotterrò il tesoro con il quale costruì la sinagoga intitolata "Scuola di Reb Eisik, figlio di Reb Jekel". "Ricordati bene di questa storia - aggiungeva allora Rabbi Bunam - e cogli il messaggio che ti rivolge: c'è qualcosa che tu non puoi trovare in alcuna parte del mondo, eppure esiste un luogo in cui la puoi trovare".

tesororicchezzaricercascopertainterioritàricerca di senso

5.0/5 (1 voto)

inviato da Luca, inserito il 26/06/2010

RACCONTO

79. Cicatrici   1

In un caldo giorno d'estate nel sud della Florida, un bambino decise di andare a nuotare nella laguna dietro casa sua. Uscì dalla porta posteriore correndo e si gettò in acqua nuotando felice. Sua madre lo guardava dalla casa attraverso la finestra e vide con orrore quello che stava succedendo. Corse subito verso suo figlio gridando più forte che poteva. Sentendola il bambino si allarmò e nuotò verso sua madre ma era ormai troppo tardi.

La mamma afferrò il bambino per le braccia, proprio quando il caimano gli afferrava le gambe. La donna tirava determinata, con tutta la forza del suo cuore. Il coccodrillo era più forte, ma la mamma era molto più determinata e il suo amore non l'abbandonava. Un uomo sentì le grida, si precipitò sul posto con una pistola e uccise il coccodrillo. Il bimbo si salvò e, anche se le sue gambe erano ferite gravemente, poté di nuovo camminare.

Quando uscì dal trauma, un giornalista domandò al bambino se voleva mostrargli le cicatrici sulle sue gambe. Il bimbo sollevò la coperta e gliele fece vedere.

Poi, con grande orgoglio si rimboccò le maniche e disse: "Ma quelle che deve vedere sono queste". Erano i segni delle unghie di sua madre che l'avevano stretto con forza. "Le ho perché la mamma non mi ha lasciato e mi ha salvato la vita".

Anche noi abbiamo cicatrici di un passato doloroso. Alcune sono causate dai nostri peccati, ma alcune sono le impronte di Dio quando ci ha sostenuto con forza per non farci cadere fra gli artigli del male. Ricorda che se qualche volta la tua anima ha sofferto.... è perché Dio ti ha afferrato troppo forte affinché non cadessi!

sofferenzaamore di Diosalvezzaabbandono in Dio

4.3/5 (3 voti)

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 15/04/2010

PREGHIERA

80. La preghiera dei navigatori di Facebook   4

Patrizio Righero, Pastorale Giovanile Diocesi Pinerolo

In questo angolo del mondo digitale, Signore,
ci sono centinaia di nomi,
appiccicati alle pareti di una casa
che esiste solo sullo schermo e nella mia fantasia.

Li chiamo "amici",
ma molti di loro li conosco poco,
altri solo di vista,
altri ancora sono poco più che volti
(a volte nemmeno quelli!).

Qualcuno non l'ho incontrato,
qualcun altro vive dall'altra parte del mondo;
con qualcuno condivido molto,
con altri poco o nulla.
Alcuni li ho scelti.
Altri hanno scelto me.

E ora sono qui,
sulla mia home
come sorelle e fratelli,
posti sulla mia rotta virtuale.

Te li affido, Signore,
uno per uno.
Ti affido le loro speranze,
le loro paure,
i loro progetti di felicità.

Rendimi, per loro,
immagine - sia pur sbiadita!-
del tuo amore paziente e misericordioso.
Rendimi amico vero,
pronto ad ascoltare,
a condividere, a esserci.

Rendimi apostolo,
capace di annunciare,
anche sul Web
il tuo Vangelo di salvezza.

Ti ringrazio, Signore,
per questo spazio immenso,
per questa vita a colori,
per questi incontri che forse non sono così casuali.

Tuttavia, Signore,
di chiedo di non lasciarmi affogare
in questo mare di finta compagnia:
risveglia in me il desiderio
di uscire là fuori,
di ascoltare voci reali,
di abbracciare persone autentiche
e stringere amicizie vere.
Amen.

facebookinternetsocial network

5.0/5 (1 voto)

inviato da Qumran2, inserito il 04/03/2010

PREGHIERA

81. Preghiera dei genitori che accompagnano i propri figli nel cammino di iniziazione cristiana   5

O Dio, che ci inviti a condurre a te i nostri figli,
perché vuoi incontrarti con loro,
aiutaci in questa grande e sublime missione.

Rendici capaci di percorrere accanto a loro,
con entusiasmo, il cammino verso di te,
per farti amare dai nostri figli e amarti in loro.

Vigila sul nostro cammino di genitori,
perché la nostra strada sia luce alla loro strada,
la nostra mano sia guida alla loro inesperienza,
la nostra vita sia testimonianza per la loro vita.

Supera i nostri limiti e le nostre debolezze,
ama i nostri figli come noi non siamo capaci
e chiamali ogni giorno facendo conoscere a loro la tua volontà.

Benedici le nostre preoccupazioni, le ansie del nostro cuore,
vivi sempre accanto a noi, genitori e figli insieme, nella nostra casa.
Ti preghiamo per Gesù Cristo, che è tuo Figlio e nostro Signore.
Amen.

genitorifiglicatechismoiniziazione cristianafamiglia

5.0/5 (1 voto)

inviato da Marcello Barbieri, inserito il 08/12/2009

TESTO

82. Dio fa di me suo figlio   1

Carlo Carretto, Commento alla preghiera di C. de Foucauld "Padre Mio", ed. Città Nuova

Dio fa di me suo figlio
Altro è fare una stella
altro è fare un figlio.
Altro è fare un fiore
altro è fare un figlio.
Altro è fare una libellula
altro è fare un figlio.
Dio mi ha fatto prima come un frammento di stella e mi ha dato la vita,
poi mi ha disegnato come un fiore e mi ha dato la forma,
poi ancora mi ha infuso la coscienza e mi ha fatto amore.
Io credo all'evoluzione nella creatività di Dio e mi piace pensare che Dio prese materiale dalle rocce per fare il mio corpo e disegni dei fiori per mettere assieme le mie cellule nervose.
Ma quando pensò alla mia coscienza cercò il modello dentro di sé, nella sua vita trinitaria,
e mi fece a sua immagine e somiglianza: comunicazione, libertà, vita eterna.
Tutto ciò significa fare un figlio, perché il figlio è vita della stessa vita del Padre,
è libertà della stessa libertà del Padre,
è comunicazione della stessa comunicazione del Padre.
Ci sono molti disegni nel cosmo visibile e nel cielo invisibile, ma tutti sono espressione di un unico disegno da parte di Dio: fare di me un figlio.
Un figlio che abbia la stessa vita sua e sia eterno, la stessa libertà e sia felice,
la stessa comunicabilità e sia come lui Amore.
Naturalmente il piano non è finito e il lavoro non è compiuto perché non è un lavoro facile.
La storia dell'uomo sulla terra non è che la storia lunga e drammatica e impegnativa della sua trasformazione, che è un'autentica gestazione a figlio di Dio fino al giorno della vera nascita, quando pronuncerà con perfetta coscienza "Padre mio"... e...
entrare nella sua casa a titolo di figlio, non di un quadro che decora la parete;
a titolo di figlio, non di un vaso di fiori;
a titolo di figlio, non di un animale ignaro o assente perché incapace della conoscenza del Padre.
Dio si serve del cosmo e della storia per fare l'ambiente divino della mia nascita a suo figlio.

padrefigliocreazioneuomorapporto con Dio

5.0/5 (1 voto)

inviato da Anna Piccirillo, inserito il 11/10/2009

TESTO

83. La comunione eucaristica

San Giovanni Maria Vianney, Omelia per la VI domenica dopo Pentecoste

Quale gioia per un cristiano che ha la fede, che, alzandosi dalla santa Mensa, se ne va con tutto il cielo nel suo cuore!... Ah, felice la casa nella quale abitano tali cristiani!... quale rispetto bisogna avere per essi, durante la giornata. Avere, in casa, un secondo tabernacolo dove il buon Dio ha dimorato veramente in corpo e anima!

- Forse, mi direte ancora: se questa felicità è così grande, perché dunque la Chiesa ci dà il comandamento di comunicarci una volta ogni anno?

- Questo comandamento non è fatto per i buoni cristiani, esiste soltanto per i cristiani pusillanimi e indifferenti verso la salvezza della loro povera anima. Agli inizi della Chiesa, la più grande punizione che si poteva imporre ai cristiani era di privarli di tale felicità; ogni volta che avevano la gioia di assistere alla santa Messa, avevano la gioia di comunicare. Mio Dio! possibile che dei cristiani rimangano tre, quattro, cinque e sei mesi, senza dare questo nutrimento celeste alle loro povere anime? La lasciano morire di inedia!... Mio Dio!, che guaio e quale accecamento!... avendo tanti rimedi per guarirla e un cibo così adatto a conservarla in salute!

La Chiesa, vedendo quanto già i cristiani perdevano di vista la salvezza delle loro povere anime, sperando che il timore del peccato facesse loro aprire gli occhi, dette loro un comandamento che li obbligava a comunicarsi tre volte all'anno, a Natale, a Pasqua e a Pentecoste. Ma in seguito, vedendo che i cristiani diventavano sempre più insensibili alla loro disgrazia, la Chiesa ha finito per non obbligarli più ad avvicinarsi al loro Dio, tranne una volta all'anno. O mio Dio!, che disgrazia e quale accecamento che un cristiano sia obbligato a mezzo di leggi a cercare la sua felicità!

comunione eucaristicaeucaristiaanno sacerdotalecomunione

inviato da Parrocchia S. Giovanni M. Vianney - Roma, inserito il 26/06/2009

TESTO

84. Bontà

Ogni giorno lungo i sentieri della vita c'è sempre qualcuno che ne elemosina un tantino, perché la bontà è la sola cosa che riempie, dà pace, non mette in imbarazzo nessuno e non si esaurisce in chiacchiere.
Per essere buoni basta togliere la scorza dell'animo, acquietare i litigi e la rabbia, sotterrare l'orgoglio, aprire la porta e dire: "Entra in questa casa, è tua".
Bontà è mettere l'altro al primo posto, è ricordarsi che non vale la pena essere cattivi, per quel poco che si vive.
E' un po' di perdono la bontà, è andare verso gli ultimi; non usare violenza, farsi un po' piccoli, magari un po' ingenui, un po' poeti.
Bontà è essere puri di cuore, ignorando la partita doppia.
Bontà è far scoprire il cuore agli uomini, è far ritornare il sorriso sul viso di un bimbo.

amorebontàsemplicitàaccoglienzaumiltà

inviato da Forner Fortunato, inserito il 17/06/2009

TESTO

85. L'amore non è già fatto, si fa   4

Michel Quoist

Non è un vestito già confezionato,
ma stoffa da tagliare, preparare e cucire.
Non è un appartamento chiavi in mano,
ma una casa da concepire, costruire, conservare e, spesso, riparare.
Non è una vetta conquistata,
ma scalate appassionanti e cadute dolorose.
Non è un solido ancoraggio nel porto della felicità,
ma è un levar l'ancora, è un viaggio in pieno mare.
Non è un sì trionfale che si segna fra i sorrisi e gli applausi,
ma è una moltitudine di "sì" che punteggiano la vita,
tra una moltitudine di "no" che si cancellano strada facendo.
Non è l'apparizione improvvisa di una nuova vita,
perfetta fin dalla nascita,
ma sgorgare di sorgente e lungo tragitto di fiume
dai molteplici meandri, qualche volte in secca,
altre volte traboccante,
ma sempre in cammino verso il mare infinito.

amoresposimatrimoniocoppiafamiglia

4.8/5 (5 voti)

inviato da Stefano Foschi, inserito il 12/06/2009

TESTO

86. L'educazione dei figli

Sette dialoghi con Ambrogio, Vescovo di Milano, IV secolo d.C.

L'educazione dei figli è impresa per adulti disposti a una dedizione che dimentica se stessa: ne sono capaci marito e moglie che si amano abbastanza da non mendicare altrove l'affetto necessario.

Il bene dei vostri figli sarà quello che sceglieranno: non sognate per loro i vostri desideri.

Basterà che sappiano amare il bene e guardarsi dal male e che abbiano in orrore la menzogna.

Non pretendete dunque di disegnare il loro futuro: siate fieri piuttosto che vadano incontro al domani con slancio, anche quando sembrerà che si dimentichino di voi.

Non incoraggiate ingenue fantasie di grandezza, ma se Dio li chiama a qualcosa di bello e di grande non siate voi la zavorra che impedisce loro di volare.

Non arrogatevi il diritto di prendere decisioni al loro posto, ma aiutateli a capire che decidere bisogna e non si spaventino se ciò che amano richiede fatica e fa qualche volta soffrire: è più insopportabile una vita vissuta per niente.

Più dei vostri consigli li aiuterà la stima che hanno di voi e che voi avete di loro; più di mille raccomandazioni soffocanti, saranno aiutati dai gesti che videro in casa: gli affetti semplici, certi ed espressi con pudore, la stima vicendevole, il senso della misura, il dominio della passione, il gusto per le cose belle e l'arte, la forza anche di sorridere.

E tutti i discorsi sulla carità non mi insegneranno di più del gesto di mia madre che fa posto in casa per un vagabondo affamato e non trovo gesto migliore per dire la fierezza di essere uomo di quando mio padre si fece avanti a prendere le difese di un uomo ingiustamente accusato.

I vostri figli abitino la vostra casa con quel sano trovarsi bene che ti mette a tuo agio e ti incoraggia anche ad uscire di casa, perché ti mette dentro la fiducia in Dio e il gusto di vivere bene.

genitorifiglieducareeducazione

inviato da Daniela Filippino, inserito il 11/06/2009

PREGHIERA

87. Preghiera della pasticcera

Nadia, artigiana pasticciera

Signore, mentre sto impastando,
so di essere l'ultimo anello della catena,
prima che il cibo venga mangiato.

Guardo sotto le dita e penso:
al sole che ha maturato i frutti,
agli animali che hanno fatto la loro parte,
vedo tutti gli elementi della natura in accordo,
come tante note di una melodia.

Penso alle storie di tutti gli esseri umani,
venuti a contatto con ogni singolo ingrediente
ed immagino quando il dolce che sto preparando,
giungerà in una casa come lieto dono.

Allora con sacralità continuo ad impastare,
lasciando sgorgare da tutta me stessa,
farina d'amore, nel tuo nome.

lavorocomunità

inviato da Nadia Siravegna, inserito il 11/06/2009

PREGHIERA

88. Seminare speranza

Rivista Il Cenacolo

Signore, donami degli occhi
per vederti nudo e affamato,
delle orecchie per ascoltarti
mentre supplichi e implori.
Donami delle mani per curarti
quando sei malato e prigioniero.
Donami un cuore aperto per accoglierti
quando sei straniero e senza tetto
nella casa della fraternità, alla mensa della condivisione.
Donami l'intelligenza per costruire dei ponti,
un cuore per frantumare le frontiere,
l'audacia per denunciare ogni chiusura
e ogni muro di divisione.
Donami forza per il cammino, sostegno nelle tribolazioni,
l'audacia nella profezia.
Donami il coraggio di accorciare le distanze,
globalizzare le solidarietà,
riaccendere i sogni,
seminare dei fiori e dei sorrisi,
per un avvenire di speranza.

speranzaaccoglienzamisericordiacaritàamoresolidarietà

4.0/5 (1 voto)

inviato da Ester Da Ponte, inserito il 05/06/2009

PREGHIERA

89. Casa comune

Rivista Il Cenacolo

Padre, sulle nostre terre d'Europa,
tessute di ombre e di luce, di notte e di brume,
di mattine soleggiate e di sere cariche di frutti;
sulle nostre terre d'Europa imbevute
di sangue e di compassione, di fanatismo
e di ricongiungimenti fraterni, volgi, Signore, il tuo sguardo.

Conosciamo bene il nostro passato di ingiustizia,
così come gli ideali di libertà e le luci di futuro
offerte senza calcolo al mondo moderno,
ma tu, Signore, dove ci chiami oggi?

Tu hai dato a qualcuno, cinquant'anni or sono, uno spirito di Pace:
e così, la riconciliazione ha vinto ogni spirito di rivincita,
la fiducia ha ricucito le lacerazioni. Colline d'orgoglio
si sono abbassate, pianure fertili si sono aperte
ed è venuta la pace. Cha sia la tua Pace!

Noi ti benediciamo o Padre, per i passi compiuti
gli uni verso gli altri; abbiamo saputo vincere la voce del sospetto,
scoprire ciò che sta al di là delle frontiere e delle maschere,
abbiamo trovato fratelli e sorelle in umanità.

Ti benediciamo per i semi di umanità germinati in mezzo a noi:
per le tante ricchezze spirituali di cui ci hai colmato.
Ti benediciamo per tutte queste lingue, culture e religioni
che cantano la generosità dei tuoi doni.
Che lo Spirito di Pentecoste ci insegni l'universalità!

Che il Cristo, compagno di Martino e di Benedetto,
di Caterina e di Cirillo sulle strade d'Europa,
accompagni oggi il nostro cammino.
Sia Lui stesso l'ospite della nostra casa comune
l'ispiratore della nosrta solidarietà.

preghieraeuropaunità

inviato da Ester Da Ponte, inserito il 05/06/2009

TESTO

90. Se vuoi la pace

Giovanni Elba

Se vuoi la pace dichiara la guerra
al tuo egoismo che vuole tutto per sè
e non ti fa vedere il bisogno di tuo fratello.
Combatti ogni tuo desiderio di dominio
che vuole farti comandare nel gioco,
a casa, a scuola, dappertutto.
Se vuoi la pace fai in modo che
tutti intorno a te abbiano il necessario,
abbiano la possibilità di parlare,
siano liberi!
Come vuoi essere libero tu
di parlare, giocare, lavorare, pregare,
amare e vivere.

amiciziapace

inviato da Lilly Giuliani, inserito il 02/06/2009

TESTO

91. Chiostri interiori

Chiara Lubich

Non c'è cuore di un uomo, credo, e tanto meno di donna, che almeno una volta, specie durante la giovinezza, non abbia sentito l'attrattiva del chiostro.

Non è l'attrattiva per una forma claustrale di vita, ma per cosa che pare sia concentrato proprio lì, fra quattro mura, e si fa sentire, sonoro, anche da lontano.

Eppure anche la mia casa può avere il profumo del chiostro; anche le pareti del mio abitato possono divenire regno di pace, fortezze di Dio in mezzo al mondo.

Non è tanto il chiasso esterno della radio aperta a tutto spiano, dell'inquilino accanto, e lo strepito delle macchine, o l'urlo degli strilloni, che tolgono l'incanto alla mia casa; è piuttosto ogni rumore dentro di me che fa del mio abitato una piazza senza protezione di mura, perché senza protezione di amore. Il Signore è dentro di me. Egli vorrebbe muovere i miei atti, permeare della sua luce il mio pensiero, accendere la mia volontà, darmi la legge insomma del mio stare e del mio andare.

Ma c'è il mio io, a volte, che non lo lascia vivere. Se quello cessa di disturbare, Iddio stesso prenderà possesso di tutto il mio essere e saprà dare anche a queste mura l'importanza di un'abbazia e a questa stanza la sacralità di una chiesa, al mio seder a mensa la dolcezza di un rito, alle mie vesti il profumo di un abito benedetto, al suono della porta o del telefono la nota gioiosa di un incontro con i fratelli, che rompe, eppur continua il colloquio con Dio.

Allora sul silenzio di me parlerà un Altro e sullo spegnersi mio si accenderà una luce. Ed essa brillerà molto lontano, oltrepassando e quasi consacrando queste mura che proteggono un membro di Cristo, un tempio dello Spirito Santo. E altra gente verrà alla casa mia per cercare con me il Signore e, nella nostra comune ricerca amorosa, s'accrescerà la fiamma, s'alzerà il tono della melodia divina. E il cuor mio pur stando in mezzo al mondo, non chiederà più altro. Cristo sarà il mio chiostro, il Cristo del mio cuore, Cristo in mezzo ai cuori

preghierarumoresilenzioamorevita interioreinterioritàrapporto con Dio

5.0/5 (1 voto)

inviato da Luca, inserito il 29/05/2009

PREGHIERA

92. Confido in te   3

Henri J. M. Nouwen, A mani aperte

O Dio,
non so dove mi conduci.
Non so neppure come sarà il mio domani,
la prossima settimana o l'anno prossimo.
Ma cerco di tenere le mani aperte,
confido che tu metterai la tua mano nella mia
e mi condurrai a casa.
Grazie o Dio per il tuo amore. Grazie.

fiduciapreghierafuturodomani

3.7/5 (3 voti)

inviato da Stella Pietropaolo, inserito il 29/05/2009

TESTO

93. Aiutare te   1

Etty Hillesum

Mio Dio, sono tempi tanto angosciosi. Stanotte per la prima volta ero sveglia al buio con gli occhi che mi bruciavano, davanti a me passavano immagini su immagini di dolore umano. Ti prometto una cosa, Dio, soltanto una piccola cosa: cercherò di non appesantire l'oggi con i pesi delle mie preoccupazioni per il domani – ma anche questo richiede una certa esperienza. Ogni giorno ha già la sua parte. Cercherò di aiutarti affinché tu non venga distrutto dentro di me, ma a priori non posso promettere nulla. Una cosa, però, diventa sempre più evidente per me, e cioè che tu non puoi aiutare noi, ma che siamo noi a dover aiutare te, e in questo modo aiutiamo noi stessi. L'unica cosa che possiamo salvare di questi tempi, e anche l'unica che veramente conti, è un piccolo pezzo di te in noi stessi, mio Dio. Forse possiamo anche contribuire a disseppellirti dai cuori devastati di altri uomini. Sì, mio Dio, sembra che tu non possa far molto per modificare le circostanze attuali ma anch'esse fanno parte di questa vita. Io non chiamo in causa la tua responsabilità, più tardi sarai tu a dichiarare responsabili noi. E quasi a ogni battito del mio cuore, cresce la mia certezza: (...) tocca a noi aiutare te, difendere fino all'ultimo la tua casa in noi. Esistono persone che all'ultimo momento si preoccupano di mettere in salvo aspirapolveri, forchette e cucchiai d'argento – invece di salvare te, mio Dio.

salvezza

5.0/5 (1 voto)

inviato da Giovanni Vacca, inserito il 29/05/2009

TESTO

94. Quale amore?

Filosseno di Mabburg, vescovo siriaco del VI secolo, Omelia XIII, in Homélies, a cura di E. Lemoine, Paris 1956, 495

Non far partecipe del tuo corpo il tuo desiderio; non lasciare che il tuo piacere naturale lo dissolva e che la gioia e il diletto che sono in te scompaiano, ma trasportali dal corpo all'anima, come da una casa all'altra. Come si tirano fuori gli oggetti di gran valore da una casa che si sa sul punto di crollare, e li si porta in un'altra, nuova e solida, nella quale si ha fiducia perché non cadrà né verrà saccheggiata, così prendi tutte le passioni, che stanno presso il corpo e che sono note tutte essere un'occasione di bene, e falle entrare e collocale nella dimora della tua anima, in quella casa che non cadrà, non si dissolverà e non andrà in corruzione; togli il calore dal corpo e trasponilo nell'anima, prendi la sua forza e uniscila alla forza dell'anima, cambia tutto quanto gli appartiene in bene dell'anima.... È con ragione che il desiderio dell'anima è stato messo accanto al desiderio del corpo affinché, mescolati insieme, producano un'unica azione di desiderio puro e santo".

amoreagapepassionicorpospiritoascesi

inviato da Luca, inserito il 22/05/2009

TESTO

95. Dieci cose che Dio ti chiederà   2

Dio non ti chiederà che modello di auto usavi,
ti chiederà a quanta gente hai dato un passaggio.

Dio non ti chiederà i metri quadrati della tua casa,
ti chiederà quanta gente hai ospitato.

Dio non ti chiederà la marca dei vestiti nel tuo armadio,
ti chiederà quanta gente hai aiutato a vestirsi.

Dio non ti chiederà quanto era alto il tuo stipendio,
ti chiederà se hai venduto la tua coscienza per ottenerlo.

Dio non ti chiederà qual era il tuo titolo di studio,
ti chiederà se hai fatto il tuo lavoro al meglio delle tue capacità.

Dio non ti chiederà quanti amici avevi,
ti chiederà quanta gente ti considerava suo amico.

Dio non ti chiederà in che quartiere vivevi,
ti chiederà come trattavi i tuoi vicini.

Dio non ti chiederà il colore della tua pelle,
ti chiederà la purezza della tua anima.

Dio non ti chiederà perché hai tardato tanto a cercare la salvezza,
ti porterà con amore alla tua casa in Cielo, e non alle porte dell'inferno.

Dio non accusa:
ti chiede solo di predicare con l'esempio.

giudizioesempiomisericordiavita eternasenso della vitavitaimpegnoresponsabilità

3.0/5 (2 voti)

inviato da Don Antonio Sambataro, inserito il 19/05/2009

PREGHIERA

96. Ma tu stai alla mia porta

Carlo Maria Martini

Ma se io, Signore,
tendo l'orecchio ed imparo a discernere
i segni dei tempi,
distintamente odo i segnali
della tua rassicurante presenza alla mia porta.
E quando ti apro e ti accolgo
come ospite gradito della mia casa
il tempo che passiamo insieme mi rinfranca.

Alla tua mensa divido con te
il pane della tenerezza e della forza,
il vino della letizia e del sacrificio,
la parola di sapienza e della promessa,
la preghiera del ringraziamento
e dell'abbandono nelle mani del Padre.

E ritorno alla fatica del vivere
con indistruttibile pace.
Il tempo che è passato con te
sia che mangiamo sia che beviamo
è sottratto alla morte.
Adesso,
anche se è lei a bussare,
io so che sarai tu ad entrare;
il tempo della morte è finito.
Abbiamo tutto il tempo che vogliamo
per esplorare danzando
le iridescenti tracce della Sapienza dei mondi.
E infiniti sguardi d'intesa
per assaporarne la Bellezza.

mortevitarisurrezioneabbandono

inviato da Cesarina, inserito il 29/03/2009

TESTO

97. Beati voi, sposi!   2

Beati voi, sposi, che nel Signore vi amate con un cuore nuovo e puro,
poiché Dio vi ama per primi e voi lo vedrete.
Beati voi, sposi, che con trepidazione accogliete la missione misteriosa e responsabile di trasmettere e custodire la vita umana, poiché Dio vi fa collaboratori della sua onnipotenza a servizio dell'amore.
Beati voi, sposi e genitori, che con gioia e gratuità date il meglio di voi stessi ai figli e ai giovani, poiché Dio educa i suoi figli per mezzo di voi.
Beati voi, sposi che scegliete l'essenzialità poiché Dio e le persone sono la vostra inesauribile e salda ricchezza.
Beati voi, sposi, che sapete confortare chi è nel dolore, perché sarete consolati.
Beati voi, sposi nel dolore, beati voi, coniugi soli, poiché il Signore Gesù, il risorto che porta nel suo corpo glorioso i segni dei chiodi, fascia le vostre ferite e prepara i giorni del ricongiungimento.
Beati voi, sposi e famiglie, che ospitate Dio nei cuori e nella vostra casa; beati voi, sposi e famiglie, che amate la Chiesa come una sposa e una madre, poiché il Signore "si fermerà a cena con voi" e sarà la vostra pace.
Beati voi, sposi e famiglie, che sperimentate la debolezza e il peccato, poiché il Signore Gesù, morto per togliere i peccati, non vi condanna, ma sostiene i vostri passi e apre la vostra coscienza e i vostri occhi alla
speranza di una vita nuova.
Beati voi, sposi e famiglie che non avete paura di donare la vostra vita e di servire generosamente, poiché il Signore "vi invita a tavola e passa a servirvi".

sposiservizioamorefamigliacoppiamatrimoniogenitori

5.0/5 (2 voti)

inviato da Fr. Fabrizio Migliasso, inserito il 07/09/2008

PREGHIERA

98. Missionari ogni giorno

Giuditta De Feo

Signore Gesù,
missionario del Padre,
hai inviato gli apostoli
inondati dal tuo Spirito
ad annunciare il tuo Vangelo
fino agli estremi confini della terra.

Oggi ti fidi di noi
ci invii ad annunciare
la tua parola.

Ti preghiamo
per quelle anime generose
che lasciano la propria famiglia,
la propria casa
e si spingono
in terre sconosciute
per essere come te,
donare il pane...
donare te pane vivo
disceso dal cielo,
donare la propria vita
come hai fatto tu.

Signore, ti preghiamo
anche per il nostro "ricco occidente"
spesso cristiano solo di nome,
ma sempre più povero di te,
incapace di riconoscere il tuo amore,
perché amori passeggeri
attraggono sempre più...!

Aiuta, Signore
ciascuno di noi
a saper lasciare la terra
della "convenienza"
della comodità
per esserti testimone
in un ambiente
indifferente ai valori
da te proclamati.

Sostienici con il tuo spirito
per essere missionari
ogni giorno
lì dove ci chiami a vivere!

missionemissionarietàevangelizzazione

5.0/5 (1 voto)

inviato da Giuditta De Feo, inserito il 07/09/2008

TESTO

99. Dio cerca casa

- Ho appeso un cartello all'uscio del mio cuore - affittasi.
Un giorno Dio ha bussato in cerca di un abitazione per suo Figlio.
- Do in affitto a un prezzo basso - dico io.
- Non voglio prendere in affitto, intendo comprare - dice Dio.
- Questa storia l'ho già sentita; da quel che si dice in giro ci stai provando con tutti. Non so ancora se venderò, ma puoi entrare a dare un'occhiata.
- Si, certo - dice Dio.
- Potrei cederti una o due stanze...
- Mi piacciono - dice Dio. - Prenderò le due stanze. Un giorno forse ti deciderai a darmene altre. Posso aspettare.
- Vorrei darti di più, ma è un po' difficile. Ho bisogno di un certo spazio per me.
- Capisco - dice Dio - comunque aspetterò. Mi piace questa casa.
- Beh, forse posso cederti un'altra stanza, in fin dei conti non è che ne abbia poi tanto bisogno per me.
- Grazie - dice Dio - non ti butterei certo in mezzo alla strada. La tua casa sarebbe la mia casa e ci abiterebbe mio Figlio. E tu avresti più spazio di quanto non ne abbia mai avuto prima.
- Non ci capisco niente.
- Lo so - dice Dio - ma non te lo posso spiegare. Dovrai capirlo da te. E questo capiterà solo se gli darai tutta la casa.
- È un po' rischioso - dico io.
- Si - dice Dio - ma provaci con me.
- Non so proprio... Ci penserò e poi ti dirò qualcosa.
- Posso aspettare - dice Dio - Mi piace questa casa.

E tu, sei disposto ad accogliere Dio nella tua casa?

rapporto con Dioconversionecoerenza

inviato da Bianco Alessandro, inserito il 13/04/2008

PREGHIERA

100. Preghiera degli sposi   3

Elisa P.

Hai chiamato i nostri cuori per nome.
Hai messo i nostri passi sulla stessa strada.
Hai disegnato il nostro cammino fino a te,
ed oggi la tua presenza avvolge in un tenero abbraccio
il nostro amore.
Hai messo un "sì" sulle nostre labbra per annunciare
l'infinita meraviglia del tuo agire.
Adesso da un angolo del cielo
veglia sulla nostra unione,
rafforza quei passi e guidaci su quella strada.
Dacci forza quando l'amore quotidiano perderà il suo entusiasmo.
Parla ai nostri cuori quando il silenzio si farà sentire.
Dacci parole per chi vive nel silenzio.
Dacci gioia per chi vive nel dolore.
Dacci speranza per chi non la conosce.
La nostra casa sia aperta come lo è la tua oggi.
I nostri figli siano il tuo sogno più bello
e noi capaci di realizzarlo come tu vuoi.
Accompagna chi ci ha portato fin qui,
dona loro la certezza che il nostro amore
è parte del loro,
che la nostra gioia è frutto dei loro sacrifici.
Regala al nostro stare insieme,
tutti i giorni che hai stabilito per noi
e quando chiamerai a te uno di noi,
l'uno possa dire all'altro un altro "sì".

sposimatrimoniocoppiaamorefamiglia

5.0/5 (2 voti)

inviato da Marina Malaguti, inserito il 13/04/2008

TESTO

101. Amore, ti amerò per sempre

Gianni Fanzolato

Poesia per due amici che hanno deciso di sposarsi in Dio

Anche il mio cuore pare librarsi festoso nell'aria
mentre ti accolgo, amore, illuminando la mia casa.
Ora anche il tempo si è fermato e in ogni dove brilla la luce
rinasce gioia e speranza che leggo nei tuoi occhi trasparenti.
Entra, come un raggio di sole che riscalda, quel tuo amore semplice
tessuto e ricamato come un diadema da quelle abili mani del Vasaio.
Incastonato come pietra preziosa nel nostro anello sponsale,
adorna prezioso le nostre mani il SI' che abbiamo offerto a Dio dall'altare.
Muoiono per sempre freddo e solitudine, trovando pace al tuo focolare;
e anche quando si fa sera, so che sei là ad aspettarmi, perché mi ami.
Raccontami, dove hai attinto quel riflesso e la dolcezza per volermi bene?
Oso pensare che fra le ali del vento hai varcato le porte dell'infinito
per cercarmi, sconvolgere la mia vita e stregare per sempre il mio cuore.
E così si è compiuto il miracolo di chi sa amare donandosi amore.
Restami accanto, camminiamo insieme, mano nella mano verso l'orizzonte;
sostieni il mio passo, dammi la vita, regalami un sorriso, perché l'amore è dono.
Esultiamo nei cuori che battono all'unisono e sfoceremo verso il mare aperto,
Madre e Padre, a immagine del Dio fecondo, daremo frutti come l'albero di vita.
Poveri o ricchi, che importa, se amandoci come siamo, tocchiamo il cielo con un dito,
restando immobili per contemplar felici gli occhi che sanno di mistero.
Eterno amore abbiamo giurato sull'altare, e così sia, per sempre
innamorati.

amorecoppiamatrimoniofamiglia

inviato da P. Gianni Fanzolato, inserito il 14/08/2007

PREGHIERA

102. Santa Maria Vergine, della sera

Tonino Bello, Maria donna dei nostri giorni, ed S. Paolo, cap 31

Santa Maria, vergine della sera,
Madre dell'ora in cui si fa ritorno a casa,
e si assapora la gioia di sentirsi accolti da qualcuno,
e si vive la letizia indicibile di sedersi a cena con gli altri,
facci il regalo della comunione.

Te lo chiediamo per la nostra Chiesa,
che non sembra estranea neanch'essa
alle lusinghe della frammentazione,
del parrocchialismo
e della chiusura nei perimetri segnati dall'ombra del campanile.

Te lo chiediamo per la nostra città,
che spesso lo spirito di parte riduce cosi tanto a terra contesa,
che a volte sembra diventata terra di nessuno.

Te lo chiediamo per le nostre famiglie,
perché il dialogo, l'amore crocifisso,
e la fruizione serena degli affetti domestici
le rendano luogo privilegiato di crescita cristiana e civile.

Te lo chiediamo per tutti noi,
perché, lontani dalle scomuniche dell'egoismo e dell'isolamento,
possiamo stare sempre dalla parte della vita,
la dove essa nasce, cresce e muore.

Te lo chiediamo per il mondo intero,
perché la solidarietà tra i popoli
non sia vissuta più come uno dei tanti impegni morali,
ma venga riscoperta come l'unico imperativo etico
su cui fondare l'umana convivenza.

E i poveri possano assidersi, con pari dignità,
alla mensa di tutti.
E la pace diventi traguardo dei nostri impegni quotidiani.

Maria

inviato da Qumran2, inserito il 24/05/2007

RACCONTO

103. Sei enormemente magnifica!   3

Così scrive una tredicenne nel suo diario personale.

Il mio papà dice che sono enormemente magnifica.
Io mi chiedo se lo sono davvero.

Per essere enormemente magnifica...
Sara dice che bisogna avere bellissimi, lunghi capelli ricci come i suoi.
Io non li ho.

Per essere enormemente magnifica...
Gianni dice che bisogna avere denti bianchi e perfettamente dritti come i suoi.
Io non li ho.

Per essere enormemente magnifica...
Jessica dice che non devi avere quelle piccole macchie marroni sulla faccia che si chiamano lentiggini.
Io le ho.

Per essere enormemente magnifica...
Marco dice che bisogna essere la più intelligente della classe.
Io non lo sono.

Per essere enormemente magnifica...
Stefano dice che bisogna saper dire le battute più buffe della scuola.
Io non lo so fare.

Per essere enormemente magnifica...
Laura dice che bisogna vivere nel quartiere più carino della città e nella casa più graziosa.
Io non lo faccio.

Per essere enormemente magnifica...
Mattia dice che bisogna indossare solo i vestiti più carini e le scarpe più alla moda.
Io non li indosso.

Per essere enormemente magnifica...
Samantha dice che bisogna provenire da una famiglia perfetta.
Non è il mio caso.

Ma ogni sera, quand'è ora di dormire, papà mi abbraccia forte e dice:
«Tu sei enormemente magnifica e io ti voglio bene!».
Papà deve sapere qualcosa che i miei amici non sanno…

Anche Dio, in ogni istante, ti abbraccia forte e dice:
"Tu sei enormemente magnifica, magnifico e io ti voglio bene!"
Dio deve sapere qualcosa di te che gli altri non sanno.

stimaamorefiduciaamore di Dioaccettazioneinterioritàesteriorità

5.0/5 (2 voti)

inviato da Liliana Belloro, inserito il 07/04/2007

PREGHIERA

104. Preghiera degli sposi   1

Adolfo Rebecchini

Signore Dio, tu che per amore ci hai creati uomo e donna e ci hai fatti a tua immagine e somiglianza, aiutaci a vivere in pienezza i sentimenti che ci uniscono.
Tu che sei sorgente di ogni amore umano, facci avvertire, sempre, la tua dolce e discreta presenza in mezzo a noi. Rendici segni evidenti del tuo "essere" con ogni uomo.
Tu che sei Padre, Figlio e Spirito Santo, fonte di comunione vera e di amore infinito, dacci la forza di superare, sempre, ogni prova.
Aiutaci a costruire, giorno dopo giorno, la nostra casa sulla tua roccia. Fa' che diventi luogo di amicizia,
di condivisione e di ascolto della tua Parola e delle parole dei fratelli.
Grazie, Signore, perché ci hai dato l'amore capace di cambiare la sostanza delle cose.

famigliasposicoppiamatrimonio

5.0/5 (1 voto)

inviato da Adolfo Rebecchini, inserito il 14/01/2007

RACCONTO

105. Blackout

Kociss Fava

Uno sfrigolio in punti sparsi. Poi la casa fu buia, la televisione zitta.
La voce di Giacomo squillò:
- Mamma, cos'è successo?
- Giacomino, deve essere un blackout.
- Un... cosa?
- Si, insomma, la corrente elettrica è saltata. Non funziona più la luce e neppure gli elettrodomestici vanno. Non avere paura.
Quando la mamma lo metteva a letto e poi salutandolo spegneva la luce, gli usciva la paura del buio e faticava a dormire. Ma ora non sentiva paura.
Udì rumori ovattati di mani che lo cercavano e si sentì sollevare. Stando attenti a non urtare il tavolo e le sedie, si affacciarono alla finestra.
Giacomo vide le stelle brillare nella notte silenziosa, come mai aveva veduto.
- Vedi quanto sono belle? - chiese la mamma - Un tempo gli uomini le guardavano spesso. Con esse si orientavano, navigando i mari. Le interpellavano per conoscere il proprio destino. Levando gli occhi al cielo molti vi cercavano Dio.
- E adesso?
- Ora la gente preferisce fare affidamento sulla TV, oppure cercare risposte nei giornali. Non più scrutate le stelle hanno perso lucentezza.
In quel momento un brusio attraversò il condominio e quelli vicini. Tornò la luce, si riaccesero i televisori.
Giacomo vide decine di persone affacciate ai balconi dei palazzi di fronte, tutte con il naso all'insù.
Ma la corrente era tornata e le stelle avevano smesso di brillare.

ricerca di Diointeriorità

1.0/5 (1 voto)

inviato da Kociss Fava, inserito il 06/11/2006

PREGHIERA

106. Preghiera della sera   1

Dietrich Bonhoeffer

Signore, mio Dio, ti ringrazio
di questo giorno che si chiude;
ti ringrazio di aver dato riposo al corpo e all'anima.
La tua mano è stata su di me,
mi ha protetto e mi ha difeso.
Perdona tutti i momenti di poca fede
e le ingiustizie di questo giorno.
Aiutami a perdonare tutti coloro
che sono stati ingiusti con me.
Ti affido i miei cari, ti affido questa casa,
ti affido il mio corpo e la mia anima.
Dio, sia santificato il tuo santo nome.

buonanotte

inviato da Qumran2, inserito il 29/10/2006

TESTO

107. Otto cose che Dio non vi chiederà in quel giorno

1. Dio non chiederà che genere di automobile hai guidato.
Chiederà quante persone hai guidato e che non avevano guida.

2. Dio non chiederà di quanti metri quadri era la vostra casa.
Chiederà quante persone avete accolto favorevolmente nella vostra casa.

3. Dio non chiederà notizie sui vestiti che avete avuto nel vostro armadio
Chiederà quante persone avete contribuito a vestire.

4. Dio non chiederà quanto alto era il vostro stipendio.
Chiederà se siete scesi a compromessi per ottenerlo.

5. Dio non chiederà quale era il vostro titolo di studio.
Chiederà se avete fatto il vostro lavoro al meglio delle vostre capacità.

6. Dio non chiederà quanti amici avete avuto.
Chiederà per quante persone siete stato un amico.

7.Dio non chiederà con quale vicinato avete vissuto.
Lui chiederà quale cura avete avuto per i vostri vicini.

8. Dio non chiederà quale era il colore della vostra pelle
Chiederà notizie sui vostri sentimenti e del vostro carattere.

Dio vi porterà amorevolmente alla vostra casa in Paradiso e non alle porte dell'inferno.

giudizioesempiomisericordiavita eternasenso della vitavitaimpegnoresponsabilità

inviato da Giusy Crescenti, inserito il 27/10/2006

PREGHIERA

108. Il sì della mia risposta   1

Angelo Comastri, Arcivescovo di Loreto

Vergine Immacolata,
prendi il sì della mia risposta
alla chiamata dei Signore
e custodiscilo dentro il tuo sì,
meravigliosamente fedele.
Donami la gioia e la speranza
che trasmettesti ad Elisabetta
entrando nella sua povera casa.
Fa' che la passione di salvare
mi renda missionario infaticabile,
povero di mezzi e di cose,
puro e trasparente nei sentimenti,
totalmente libero
per donarmi veramente agli altri.
Rendimi umile e obbediente fino alla Croce
per essere una cosa sola con Gesù,
Dio disceso dal cielo per salvarmi.
O Maria, affido a te tutte le persone
che ho incontrato e che incontrerò
nel viaggio della fede:
illuminaci il cammino,
riscaldaci il cuore,
portaci alla casa e alla festa dell'Amore
che non avrà mai fine.
Amen.

MariaMadonnamissionarietàvocazioneimmacolata

inviato da Qumran2, inserito il 25/10/2006

TESTO

109. Il presepe siamo noi

Marco Pappalardo

Il nostro corpo presepe vivente,
nei luoghi dove siamo chiamati a vivere e lavorare.
Le nostre gambe come quelle degli animali
che hanno visitato la grotta "quella notte".
Il nostro ventre come quello di Maria
che ha accolto e fatto crescere Gesù.
Le nostre braccia come quelle di Giuseppe
che l'hanno cullato, sollevato, abbracciato e lavorato per lui.
La nostra voce come quella degli angeli
per lodare il Verbo che si è fatto carne.
I nostri occhi come quelli stupiti di tutti coloro
che la Notte Santa l'hanno visto nella mangiatoia.
Le nostre orecchie come quelle dei pastori
che hanno ascoltato attoniti il canto divino proveniente dal cielo.
La nostra intelligenza come quella dei Magi
che hanno seguito la stella fino alla Sua casa
Il nostro cuore come la mangiatoia
che ha accolto l'Eterno
che si è fatto piccolo e povero come uno di noi.

Natalepresepepresepiofede

inviato da Luca Mazzocco, inserito il 27/06/2006

PREGHIERA

110. Vieni, Signore Gesù   1

Carlo Maria Martini

Signore Gesù,
amico e fratello,
accompagna i giorni dell'uomo
perché ogni epoca del mondo,
ogni stagione della vita
intraveda qualche segno del tuo regno
che invochiamo in umile preghiera,
e giustizia e pace s'abbraccino
a consolare coloro
che sospirano il tuo giorno.
Ogni età della vita degli uomini
può celebrare la vita
perché tu sei la Vita.
Tu sai che l'attesa logora,
che la tristezza abbatte,
che la solitudine fa paura:
Tu sai che abbiamo bisogno di te
per tenere accesa la nostra piccola luce
e propagare il fuoco
che tu sei venuto a portare sulla terra.
Riempi di grazie
il tempo che ci doni di vivere per te!
Signore Gesù,
giudice ultimo del cielo e della terra, vieni!
La nostra vita sia come una casa
preparata per l'ospite atteso,
le nostre opere
siano come i doni da condividere
perché la festa sia lieta,
le nostre lacrime
siano come l'invito a fare presto.
Noi esultiamo
nel giorno della tua nascita,
noi sospiriamo il tuo ritorno:
vieni, Signore Gesù!

Nataleattesa

5.0/5 (2 voti)

inviato da Cesarina Volontè, inserito il 08/06/2006

PREGHIERA

111. Non ho lasciato la speranza   1

Rabindranath Tagore

O Grande Re, non ho lasciato
la speranza della tua grazia:
ho con me tanta viltà,
tante vergogne, eppure
non ho lasciato la speranza.

Nessuno sa come la tua provvidenza
segretamente tesse una rete magica
nascosta agli occhi di tutti.

Al tempo da te fissato,
improvvisamente, chi sa dove,
arriva l'impossibile, manifestandosi
nella sua stessa luce,
sempre aspettato,
sempre in vesti di possibile!
Tu sei il testimone interiore.

In questo timido paese;
all'insaputa di tutti,
di cuore in cuore,
di casa in casa,
la tua virtù misteriosa
vigila e lavora
notte e giorno.

O Gran Re, non ho lasciato la speranza!

speranzafiduciaprovvidenzafede

4.5/5 (2 voti)

inviato da Stefania Raspo, inserito il 26/02/2006

RACCONTO

112. Il pittore e la fidanzata   1

Qualche secolo fa, in un piccolo paesino, abitava un giovane pittore che passava il suo tempo a dipingere paesaggi. Un giorno conobbe una bellissima ragazza, i due si innamorarono e decisero di fidanzarsi. Il giovane pittore voleva cercare il modo migliore per dimostrare tutto il suo amore alla sua bella fidanzata, così decise che l'avrebbe raffigurata ogni giorno in un dipinto diverso, cercando ogni volta di immaginarsi il bel viso dell'amata. Iniziò così a dipingere il suo volto su ogni tela, si sforzava di rendere al meglio la sua bellezza, voleva che ogni dipinto fosse sempre più bello del precedente. Iniziò a dipingere così tanto che presto cominciò a non uscire più di casa, a non dormire più la notte per poter finire il quadro e per iniziarne subito un altro. Con il passare del tempo però il volto della ragazza sui suoi nuovi dipinti appariva sempre più sfumato, indefinito. Si accorse così di essersi dimenticato di come fosse il viso della bella fanciulla. Allora cadde in disperazione e cercò con tutte le sue forze di ricordarsi l'immagine della sua fidanzata. Giorno dopo giorno, il giovane pittore non fece altro che aspettare che il ricordo gli tornasse vivo nella mente. E così invecchiò, solo, chino sulle sue tele.

concretezzaimpegnodarsi da fare

3.0/5 (3 voti)

inviato da Valeria Negrini, inserito il 21/02/2006

ESPERIENZA

113. Anche da un letto di morte si può essere testimoni

Fiorenzo

Sono nato in una famiglia molto praticante, ma a volte avendo un tesoro in casa non ce ne rendiamo conto!

Ho passato tutti i miei anni (34) in una routine classica con qualche impegno in parrocchia, ma via via sempre meno impegnato fino all'indifferenza più completa; mi sono perso nel burrone dell'errore; credevo di farcela da solo... sbagliavo... avevo messo da parte Dio! Cominciavo a far della bestemmia la mia quotidianità... poi un giorno un signore di una certa età, malato da anni e uomo di profonda preghiera si aggrava e arriva a mettersi a letto da dove non si rialzerà più! Sono venuto a sapere del suo aggravarsi alle 23 di un giovedì come un altro... da quel suo letto di morte ha saputo trasmettermi ciò che nessuno mai prima era riuscito con le parole, la sua fede, la sua preghiera, il suo ringraziare mi hanno convertito! Da quel giorno la vita in Cristo è rinata, ora non passa giorno che non desideri pregare e ringraziare Dio di essere un suo figlio!

Quell'uomo, il 2 aprile scorso, mentre io ero a mangiare una pizza con amici è morto, il suo fisico è morto, ma la sua anima è sempre qui accanto a me e a noi; quell'uomo si chiama Giovanni Paolo II.

Giovanni Paolo IIconversione

inviato da Fiorenzo Rosa, inserito il 05/02/2006

ESPERIENZA

114. Al supermercato

Stavamo trascorrendo una piacevole giornata a casa dei miei genitori e sapendo che avrebbero dovuto fare la spesa, ci offriamo, io e mio marito, di andare al supermercato. Sono ormai le 19.00 quando arriviamo alla cassa e ci accorgiamo che ci sono alcune difficoltà per la famiglia che ci precede.

Non funzionano i collegamenti per il pagamento con il Bancomat e non hanno contanti sufficienti per coprire l'intera spesa. A questo si aggiunge il fatto che non possono reperirli a casa o allo sportello di una banca perché sono in bicicletta e non farebbero in tempo a tornare prima della chiusura. Interviene allora il direttore, ormai spazientito (stava già aspettando il ritorno di altre persone nella stessa situazione) che decide drasticamente di non consegnare la spesa senza possibilità di rimediare.

Bastano pochi secondi, guardo mio marito e comprendo che abbiamo lo stesso desiderio e la stessa idea. Proponiamo di pagare la loro spesa o di farsi accompagnare da noi alla banca più vicina. Mancano solo venti minuti alla chiusura ma sicuramente c'è il tempo necessario per andare e tornare. Accettano loro ed anche il direttore che rimane sorpreso e un po' stupito della nostra immediata disponibilità.

In auto mio marito raccoglie, da parte della signora che sta accompagnando, affermazioni di sincera gratitudine; la signora, quasi commossa, esprime la fiducia e la speranza, dopo questo gesto nei loro confronti, che "si può ancora fare e ricevere del bene in questo mondo".

Nel frattempo io attendo al supermercato, il loro ritorno e noto che il direttore ha cambiato completamente atteggiamento nei riguardi dei clienti esprimendo maggior gentilezza e comprensione. Addirittura quando mancano ormai pochi minuti alla chiusura, si avvicina ad una cassa dove un signore si trova nelle medesima situazione precedente e tranquillamente gli propone di portare a casa la spesa tornando il giorno seguente a pagare.

fraternitàsolidarietàesempio

inviato da Don Ambrogio Villa, inserito il 05/02/2006

TESTO

115. Madre Teresa, sorriso di Dio

Gianni Fanzolato

Mistero affascinante di Dio è l'uomo che cammina sulla terra:
Amore, grazia, stupore, gioia sussultano, odio e peccato fremono
Dentro, in una eterna lotta tra il sorriso e una smorfia fatale.
Raggio di Dio, arcobaleno fra cielo e terra, riflesso dell'amore vero,
Esile e curva, bianco sari rugoso, come un fiore spremuto, Madre
Teresa è icona radiosa e sorriso splendido dell'Autore stesso della gioa.
Epifania del volto misericordioso di un Dio che si è chinato a lavare i piedi,
Ricama con quelle mani esili e i suoi piedi nudi, gesti che restano nel tempo:
Estingue la sete degli intoccabili, la fame degli ultimi, la solitudine dei poveri.
Sfiora con la sua carezza delicata e stringe al cuore quei bimbi abbandonati,
Apre la sua anima inondata di luce a chi si sente ingoiato dalle tenebre,
Semina con ampi gesti carità e adorazione, vita con gli esclusi e intimità con Dio.
Ogni uomo che incontra, ogni bimbo che abbraccia, diventano preziosi ai suoi occhi:
Riflettono per lei la bellezza del creatore, la dignità di chi da sempre è stato sognato
Regale dono prezioso del padre, che sprizza gioia e semina parole di Vita.
Imita e ricalca le orme che il Maestro ha lasciato nei deserti di questo mondo arido,
Solleva in alto le ostie del dolore, i calici ricolmi di disperati, i cristi da noi sacrificati;
Offre sull'altare del mondo l'umanità sofferta e redenta dal sangue dell'Agnello.
Dona un sorriso, asciuga una lacrima, apre la sua casa al disperato, dà speranza;
Intorno a lei si respira aria di cielo e anche nei posti più nauseanti, esala il profumo
Di chi immersa nella Bellezza, catturata dalla Grazia, semina germogli di luce soave.
In tutti hai lasciato una nostalgia di amare, un anelito di preghiera, una grande pace,
Ostia consacrata di Cristo, riflesso dell'Amore, sorriso radioso della gioia di Dio.

madre Teresasantitàtestimonianzacaritàamoresolidarietà

1.5/5 (2 voti)

inviato da P. Gianni Fanzolato, inserito il 05/01/2006

PREGHIERA

116. Signore, io ti chiedo sempre perdono   1

Signore, io ti chiedo sempre perdono, ad ogni mancanza mi ricordo che tu soffri per questo mio peccato che potevo evitare.
Dico parolacce e la sera prima di addormentarmi ti chiedo di perdonarmi.
...Ma un mio amico mi offende e non riesco a dimenticare tale offesa...
Non aiuto in casa e sono menefreghista nei confronti dei miei genitori che fanno sacrifici per me. Scusa Signore per la mia indifferenza.
...Però un mio amico non mi aiutato in un compito ed ho deciso che d'ora in poi con me ha chiuso...
Signore, perdonami perché ti penso poco e dedico poco tempo alla preghiera e al dialogo con te.
...Però un mio ex compagno di classe non si fa più sentire e ho deciso di dimenticarlo perché non merita le mie attenzioni....
C'è qualcosa che non quadra Signore: ti chiedo di perdonarmi azioni che io stesso non sono capace di perdonare ad altri.... Ma è difficile...
Signore, dammi la forza di riuscire a perdonare perché il mio piccolo mondo possa essere un mondo di pace.

perdonopacemisericordiamisericordia di Dio

inviato da Lisa Gleria, inserito il 02/10/2005

TESTO

117. E' Natale o è già Pasqua?

Gesù nasce a Betlemme.
Colui che si donerà a noi ogni giorno sotto
forma di pane, nasce proprio nella "Casa del Pane".

Gesù viene rifiutato dalla città e nasce fuori dalle mura.
Come sarà rifiutato dalla città e morirà fuori dalle mura di Gerusalemme.

Gesù nasce in una grotta.
Come sarà posto, dopo la croce, in una grotta.

Gesù viene posto in una mangiatoia,
luogo in cui si pone il cibo.
Come si farà per noi cibo per la nostra vita eterna.

Gesù viene avvolto in fasce.
Come verrà avvolto in fasce una volta deposto dalla Croce.
Ma è Natale o è già Pasqua?

natalepasquaincarnazionepresepe

inserito il 02/10/2005

PREGHIERA

118. Le ali degli angeli

Anna Rita Mazzocco, Cantico di Tommaso

"Cos'è quest'uomo
perché tu, mio Dio,
l'abbia fatto poco meno degli angeli?" (Salmo 8).
Le sue ali sono di zucchero filato
i cieli a cui l'hai destinato
sono di latte e miele
mentre la tenerezza
con cui l'hai plasmato
l'ha reso per sempre
vulnerabile al tuo amore.
Mi accascio e mi rialzo,
piango e subito abbozzo un sorriso,
provo rancore mentre anelo la pace
sono deluso e intanto spero
mi rifugio impaurito
e sospiro l'avventura...

Per quali cieli
m'hai destinato mio Dio?
E cos'è quest'interminabile sfida,
che accompagna il mio respiro
e perché un'impalpabile ragnatela
basta ad imbrigliarmi le ali
per non farmi tornare a casa?
Cos'è quest'uomo mio Dio
perché tu l'abbia voluto
malato per sempre d'amore?

Io lo so, Signore:
so chi ha intessuto le ali degli angeli.
Conosco il telaio e l'ordito
usato per ricamarci il loro volo.
Riconosco l'impronta di quella mano
nel mistero che sono
perché nulla mi sazia
in questo misero orizzonte,
nulla m'acquieta
in questo spazio di tempo
che mi separa da te.

uomosenso della vitaricerca di sensorapporto con Diointeriorità

inviato da A. R. Mazzocco, inserito il 01/10/2005

RACCONTO

119. Giuseppe e il pastore

Quella notte d'inverno, fredda e rigida, Giuseppe cercava disperatamente qualcosa che potesse riscaldare sua moglie e il figlio appena nato. Era andato di casa in casa, aveva bussato a tutte le porte, ma nessuno gli aveva dato un po' di carbone o una fascina di legna. Camminò fino ad essere esausto. Quando oramai credeva inutile ogni ricerca scorse in un campo un bagliore di fuoco. Corse verso di esso. Un gregge di pecore si riscaldava intorno alla fiamma mentre un vecchio pastore lo sorvegliava.

Quando il pastore, che era un vecchio scorbutico, vide avvicinarsi il forestiero afferrò il lungo bastone ferrato e glielo scagliò contro.

Giuseppe non fece una mossa per scansarlo, ma prima che lo raggiungesse il bastone deviò la traiettoria e cadde a terra innocuo. Giuseppe si avvicinò al pastore e disse gentilmente: «Ho bisogno di aiuto: per favore posso prendere alcuni carboni ardenti? Mia moglie ha appena messo al mondo un bambino e devo accendere un fuoco per riscaldarli». Il pastore avrebbe preferito rifiutare, ma vedendo che Giuseppe non aveva niente per trasportare le braci volle prendersi gioco di lui: "Prendine quanti ne vuoi," disse. Giuseppe, senza scomporsi, raccolse le braci a mani nude e le mise nel suo mantello come se fossero nocciole o mele. Il pastore disse meravigliato: «Che notte è mai questa?». Pieno di curiosità seguì Giuseppe e giunse così alla stalla dove c'erano Maria e il bambino adagiato sulla fredda paglia. Il suo cuore si intenerì. Per la prima volta provò il grande desiderio di offrire qualche cosa. Tirò fuori dallo zaino una morbida pelle di pecora e la offrì a Giuseppe perché vi avvolgesse il bambino. In quel momento i suoi occhi si aprirono e vide gli angeli e la gloria di Dio che circondava la mangiatoia dove il bambino sorrideva contento. Il pastore si inginocchiò tutto felice perché aveva capito che in quella notte il suo cuore si era aperto all'amore.

NataleamorecuoreGiuseppe

inviato da Anna Lianza, inserito il 13/07/2005

RACCONTO

120. La preghiera dell'alfabeto   3

Anthony de Mello

Un contadino povero, nel rincasare la sera tardi dal mercato, si accorse di non avere con sé il suo libro di preghiere. Al suo carro si era staccata una ruota in mezzo al bosco ed egli era angustiato al pensiero che la giornata finisse senza aver recitato le preghiere.

Allora pregò in questo modo: «Ho commesso una grave sciocchezza, Signore. Sono partito di casa questa mattina senza il mio libro di preghiere e ho così poca memoria che senza di esso non riesco a formulare neppure un'orazione. Ma ecco che cosa farò: reciterò molto lentamente tutto l'alfabeto cinque volte e tu, che conosci ogni preghiera, potrai mettere insieme le lettere in modo da formare le preghiere che non riesco a ricordare».

Disse allora il Signore ai suoi angeli: «Di tutte le preghiere che oggi ho sentito, questa è senz'altro la più bella, perché è nata da un cuore semplice e sincero».

preghiera

4.5/5 (2 voti)

inviato da Martina Bresolin, inserito il 01/07/2005

RACCONTO

121. Coprendo il sole con una mano

Paulo Coelho

Un discepolo cercò il rabbino Nahman di Braslaw. "Non continuerò i miei studi dei Testi Sacri", disse. "Abito in una piccola casa con i miei fratelli e i genitori, e non trovo mai le condizioni ideali per concentrarmi su ciò che è importante".

Nahman indicò il sole e chiese al suo discepolo di mettersi la mano davanti al viso, in modo da occultarlo. Il discepolo lo fece. "La tua mano è piccola, eppure riesce a coprire completamente la forza, la luce e la maestosità dell'immenso sole. Nella stessa maniera, i piccoli problemi riescono a darti la scusa necessaria per non proseguire nella tua ricerca spirituale. Così come la mano può avere il potere di nascondere il sole, la mediocrità ha il potere di nascondere la luce interiore. Non incolpare gli altri per la tua incompetenza".

problemispiritualitàinterioritàrinunciaricerca di Diopigriziamediocrità

inviato da Giovanni Vacca, inserito il 01/07/2005

TESTO

122. Vivere da innamorati...

Tonino Bello

Innamorarsi di Gesù Cristo, come fa chi ama perdutamente una persona e imposta tutto il suo impegno umano e professionale su di lei, attorno a lei raccorda le scelte della sua vita, rettifica i progetti, coltiva gli interessi, adatta i gusti, corregge i difetti, modifica il suo carattere, sempre in funzione della sintonia con lei. Cosa non fa ad esempio un uomo per la sua donna, perché ha impostato la sua vita su di lei?

Osservando la vita di tanti nostri amici, dei nostri compagni di studi, ci accorgiamo come l'amore totalizzante investe non soltanto l'aspetto della loro affettività, ma trascina nel suo vortice i giorni, le notti, il riposo, il lavoro, la gioia, il dolore, le delusioni, le speranze. E' un investimento totale.

Quando parlo di innamoramento di Gesù Cristo voglio dire questo: un investimento totale della nostra vita. Per noi il Signore non è una fascia, una frangia, un merletto, sia pure notevole, che si aggiunge al panneggio della nostra esistenza.

L'amore per Cristo, se non ha il marchio della totalità, è ambiguo. Il Part-time, il servizio a ore, magari col compenso maggiorato per lo straordinario, con Cristo non è ammissibile; un servizio a ore saprebbe di mercificazione...

Innamorarsi di Gesù Cristo vuol dire: conoscenza profonda di lui, dimestichezza con lui, frequenza diuturna nella sua casa, assimilazione del suo pensiero, accoglimento senza sconti delle esigenze più radicali del Vangelo. Vuol dire ricentrare davvero la vita intorno al Signore Gesù, perché la nostra esistenza, come diceva Dietrich Bonhoeffer, diventi "una esistenza teologica".

amoresequelaGesù Cristoradicalità

inviato da Giovanni Vacca, inserito il 21/06/2005

TESTO

123. Non credo

Dorothee Solle

Non credo
al diritto dei più forti,
al linguaggio delle armi,
alla potenza dei potenti.

Voglio credere
ai diritti dell'uomo,
alla mano aperta,
alla potenza dei non-violenti.

Non credo alla razza o alla ricchezza,
ai privilegi, all'ordine della forza e dell'ingiustizia:
è un disordine.
Non credo di potermi disinteressare
a ciò che accade lontano da qui.

Voglio credere che il mondo intero
è la mia casa e il campo nel quale semino,
e che tutti mietono ciò che tutti hanno seminato.

Non credo
di poter combattere altrove l'oppressione,
se tollero l'ingiustizia qui.

Voglio credere che il diritto è uno,
tanto qui che altrove,
che non sono libero finché un solo uomo è schiavo.

Non credo che la guerra e la fame siano inevitabili
e la pace irraggiungibile.

Voglio credere all'azione semplice,
all'amore a mani nude,
alla pace sulla terra.

Non credo che ogni sofferenza sia vana.
Non credo che il sogno degli uomini resterà un sogno
e che la morte sarà la fine.

Oso credere invece, sempre e nonostante tutto,
all'uomo nuovo.
Oso credere al tuo sogno, o Dio,
un cielo nuovo, una terra nuova dove abiterà la giustizia.

giustiziasperanzaimpegnoresponsabilità

inviato da Giovanni Vacca, inserito il 21/06/2005

TESTO

124. Il denaro

Non tutto quello che desideriamo
Può comprarci il denaro.
Per esempio si può comprare:
il letto, ma non il sono;
il cibo, ma non l'appetito;
il libro, ma non l'intelligenza;
la cultura, ma non la sapienza;
una casa, ma non la famiglia;
la medicina, ma non la salute;
lo svago, ma non la felicità;
la tranquillità, ma non la pace;
la sicurezza materiale, ma non la spirituale;
il crocifisso, ma non la fede;
un posto nel cimitero, ma non nel cielo;
compagnia, piacere, risate, ma non veri amici.


Altra versione

I soldi possono comperare una casa, ma non un focolare.
I soldi possono comperare un letto, ma non sonno.
I soldi possono comperare un orologio, ma non il tempo.
I soldi possono comperare una posizione, ma non il rispetto.
I soldi possono pagare le medicine, ma non la salute.
I soldi possono comperare del sangue, ma non la vita.
I soldi possono comperare il sesso, ma non l'amore.

ricchezzasoldifelicitàdenaro

inviato da Don Benito Giorgetta, inserito il 21/06/2005

PREGHIERA

125. Preghiera degli sposi

Eremo San Biagio

Signore, tu ci hai creato a tua immagine e somiglianza, misterioso miscuglio di terra animata dal tuo soffio divino. Vieni ad abitare la respirazione, il nostro amore. Che ogni nostra inspirazione sia accoglienza e ogni nostra espirazione sia dono.

Signore, tu sorgente zampillante d'ogni vero amore umano, accordaci di diventare l'uno per l'altra, un segno della tua invisibile presenza, un appello ad amare senza ritorno, un sacramento, una strada che conduce verso il tuo Regno di vita eterna.

Signore, donaci abbastanza fede per costruire la casa del nostro amore sulla roccia di Cristo, nostro fondamento. Preservaci dagli inganni che la minacciano di rovina. Insegnaci a costruire una casa che chiude le sue imposte ai cattivi venti dell'abitudine e apre le sue porte a tutti quelli che hanno bisogno di riscaldare il cuore alla viva fiamma della nostra gioia.

Signore, insegnaci a tessere il manto del nostro amore coi punti della fedeltà, della facilità al perdono e della pazienza, della verità, della gioia e della sofferenza. Aiutaci a non lasciar perdere alcun piccolo punto: sorgente d'una irrimediabile smagliatura.

Signore, quando verranno le ore della tempesta, donaci la forza di gettare verso di te l'ancora della preghiera, affinché possiamo attendere insieme e per sempre la riva della tua eternità.

Signore, che la gratuità e la fecondità del nostro amore continuino la tua alleanza con la terra e celebrino le nozze di Cristo col popolo di Dio. Amen.

sposicoppiamatrimonio

inviato da Eremo San Biagio, inserito il 19/06/2005

TESTO

126. C'era una volta l'Amore...

Poesia brasiliana

C'era una volta l'Amore... L'Amore abitava in una casa pavimentata di stelle e adornata di sole. Un giorno l'Amore pensò a una casa più bella. Che strana idea quella dell'Amore! E fece la terra, e sulla terra, ecco fece la carne e nella carne ispirò la vita e, nella vita, impresse l'immagine della sua somiglianza.

E la chiamò uomo! E dentro l'uomo, nel suo cuore, l'Amore costruì la sua casa: piccola ma palpitante, inquieta, insoddisfatta come l'Amore. E l'Amore andò ad abitare nel cuore dell'uomoe ci entrò tutto là dentro, perché il cuore dell'uomo è fatto di infinito.

Ma un giorno... l'uomo ebbe invidia dell'Amore. Voleva impossessarsi della casa dell'Amore, la voleva soltanto e tutta per sé, voleva per sé la felicità dell'Amore come se l'Amore potesse vivere da solo. E l'Amore fu scacciato dal cuore dell'uomo. L'uomo allora cominciò a riempire il suo cuore, lo riempì di tutte le ricchezze della terra, ma era ancora vuoto. L'uomo, triste, si procurò il cibo col sudore della fronte, ma era sempre affamato e restava con il cuore terribilmente vuoto. Un giorno l'uomo... decise di condividere il cuore con tutte le creature della terra. L'Amore venne a saperlo... Si rivestì di carne e venne anche lui a ricevere il cuore dell'uomo. Ma l'uomo riconobbe l'Amore e lo inchiodò sulla croce. E continuò a sudare per procurarsi il cibo. L'Amore allora ebbe un'idea: si rivestì di cibo, si travestì di pane e attese silenzioso. Quando l'uomo affamato lo mangiò, l'Amore ritornò nella sua casa... nel cuore dell'uomo. E il cuore dell'uomo fu riempito di vita, perché la vita è Amore.

incarnazioneamore di Dio

inviato da Anna Lollo, inserito il 19/06/2005

TESTO

127. Se siamo uniti, Gesù è fra noi

Chiara Lubich, L'attrattiva del tempo moderno, Scritti Spirituali/1

Se siamo uniti, Gesù è fra noi. E questo vale. Vale più d'ogni altro tesoro che può possedere il nostro cuore: più della madre, del padre, dei fratelli, dei figli.
Vale più della casa, del lavoro, della proprietà; più delle opere d'arte d'una grande città come Roma, più degli affari nostri, più della natura che ci circonda con i fiori e i prati, il mare e le stelle: più della nostra anima!
È lui che, ispirando i suoi santi con le sue eterne verità, fece epoca in ogni epoca.
Anche questa è l'ora sua: non tanto d'un santo, ma di lui; di lui fra noi, di lui vivente in noi, edificanti - in unita d'amore - il Corpo mistico suo.
Ma occorre dilatare il Cristo; accrescerlo in altre membra; farsi come lui portatori di Fuoco. Far uno di tutti e in tutti l'Uno! E allora viviamo la vita che egli ci dà attimo per attimo nella carità.
E comandamento base l'amore fraterno. Per cui tutto vale cio che è espressione di sincera fraterna carità. Nulla vale di ciò che facciamo se in esso non vi è il sentimento d'amore per i fratelli: che Iddio è Padre e ha nel cuore sempre e solo i figli.

amore fraternounitàcomunione

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inviato da Anna Lollo, inserito il 23/04/2005

RACCONTO

128. Il fiore più bello

In un paesino di montagna c'è un'usanza molto bella. Ogni primavera si svolge una gara tra tutti gli abitanti. Ciascuno cerca di trovare il primo fiore della primavera. Chi trova il primo fiore sarà il vincitore e avrà fortuna per tutto l'anno. A questa gara partecipano tutti, giovani e vecchi. Quest'anno, quando la neve iniziava a sciogliersi e larghi squarci di terra umida rimanevano liberi, tutti gli abitanti di quel paesino partirono alla ricerca del primo fiore. Per ore e ore iniziarono a cercare alle pendici del monte, ma non trovarono alcun fiore.

Stavano già ritornando verso casa quando il grido di un bambino attirò l'attenzione di tutti. "È qui! L'ho trovato". Tutti accorsero per vedere. Quel bambino aveva trovato il primo fiore, sbocciato in mezzo alle rocce, qualche metro sotto il ciglio di un terribile dirupo. Il bambino indicava col braccio teso giù in basso, ma non poteva raggiungerlo perché aveva paura di precipitare nel terribile burrone. Il bambino però desiderava quel fiore anche perché voleva vincere la gara.

Cinque uomini forti portarono una corda. Intendevano legare il bambino e calarlo fino al fiore. Il bambino però aveva paura. Aveva paura che la corda si rompesse e di cadere nel burrone. "No, no - diceva piangendo - ho paura!". Gli fecero vedere una corda più forte e quindici uomini che l'avrebbero tenuto. Tutti lo incoraggiavano. Ad un tratto il bambino cessò di piangere. Tutti fecero silenzio per sentire che cosa avrebbe fatto il bambino. "Va bene - disse il bambino - andrò giù se mio padre terrà la corda!".

Dio Padreaffidamento in Dioabbandono in Dio

inviato da Don Gianni Castignoli, inserito il 23/04/2005

TESTO

129. L'amicizia   1

Gianni Fanzolato

L'amicizia è fresca e buona
come un sorso d'acqua
dopo una lunga corsa:
è l'unica che desideri veramente.

L'amicizia è un ponte fra due rive:
se non sai nuotare e hai paura dell'acqua,
senza di lei non puoi passare oltre.

L'amicizia è un fiore rosso
nel davanzale di casa tua:
chi lo vede e gode per i suoi colori,
capisce che dentro c'è un cuore che batte.

L'amicizia è un venticello di tramontana
quando fa caldo e l'afa ti toglie il respiro,
lei è balsamo e rigenera la vita
con la sua frescura.

L'amicizia è una luce che scorgi
in una notte nera e disperata:
quando ti appare ritorna il sorriso.

L'amicizia è una mano sullla spalla,
quando cammini solo e il peso ti sovvrasta:
il suo calore scalda le vene e mette ali ai piedi.

L'amicizia è un libro bianco sulla tua tavola:
ci puoi scrivere, inventare storie e perfino sfogarti,
è sempre aperto e pronto per accoglierti.

L'amicizia è un'oasi verde nel deserto,
è una tenda per il pellegrino errante,
è una porta spalancata, un lampo di speranza.

L'amicizia va a braccetto con l'amore:
quando li separi e non l'intendi,
l'una diventa possesso e l'altro tornaconto.

L'amicizia vera nasce dal cuore di Dio,
quando ti illudi di viverla senza Lui,
al primo ostacolo si spezza
come un cristallo infranto ed è rovina.

L'amicizia è dono,
è gratuita come l'aria che respiri,
e come l'acqua che sorseggi.
L'amicizia è gioia,
colora la tua vita di faville.
L'amicizia è pace,
porta calma fra i marosi.
L'amicizia è Dio che ti vuole bene
e niente più.

amicizia

inviato da P. Gianni Fanzolato, inserito il 11/02/2005

TESTO

130. Nessun uomo è un'isola

John Donne

Nessun uomo è un'isola, intero per se stesso;
Ogni uomo è un pezzo del continente,
parte della terra intera; e se una sola zolla vien portata via
dall'onda del mare, qualcosa all'Europa viene a mancare,
come se un promontorio fosse stato al suo posto,
o la casa di un uomo, di un amico o la tua stessa casa.
Ogni morte di uomo mi diminuisce perché
io son parte vivente del genere umano.
E così non mandare
mai a chiedere per chi suona la campana:
essa suona per te.

solidarietàumanitàsolitudinecomunionecomunitàmondo

inviato da Don Luca Vialetto, inserito il 07/01/2005

TESTO

131. Dio è Padre

Gianni Fanzolato

Anche se lo chiami Dio,
o se preferisci Allah,
chiamalo pure col nome
che più t'aggrada,
ma quello che li riassume tutti
e che non puoi dimenticare mai
è Padre
che significa amore, vita, misericordia...

E quando ti prende la tentazione
di accaparrarlo per te,
ricordati che è nostro,
vuol dire di tutti,
nessuno, nessuno escluso.

Sta nei cieli,
ma preferisce il cuore dell'uomo.
Lo trovi facilmente nel volto di quel bimbo,
in quella donna che soffre,
nell'uomo della strada,
nei fatti e avvenimenti della storia.
Ama vivere con noi,
e quando lui è qui,
la terra si trasforma in cielo.

Il suo nome viene santificato
quando tu vivi con dignità
la tua figliolanza con lui
e sei il riflesso luminoso del suo amore.
Solo se tu fai spazio nel tuo cuore
perché il Padre entri con la sua grazia,
allora il suo regno è una travolgente realtà.
Permettere che Dio faccia irruzione
nella tua storia,
è desiderare che si compia il suo disegno,
che si realizzi il suo piano d'amore,
che si faccia la sua volontà.

Il pane che devi chiedergli sempre
è quello che tu hai impedito
fosse presente nella mensa del povero.
Pensare all'Altro e agli altri
ti aumenterà la fame di quel pane
che appaga la la sete e la fame più struggente,
quella dello spirito.

Se è Padre è misericordia,
ci ama per quello che siamo,
è il suo amore che ci perdona e trasforma.

Ma il miracolo del perdono
avviene solo in chi ha imparato da lui
a perdonare di cuore il fratello che sbaglia.

Già che ci ama
ci salva dalla tentazione
di allontanarci da lui,
ci fa sentire la nostalgia
della casa paterna,
e il nostro cuore sarà libero dal male
e ricco solo di bene.

Padre nostro

inviato da P. Gianni Fanzolato, inserito il 07/01/2005

TESTO

132. Un santo

Pilar Urbano, Josemaria Escrivà, romano, Leonardo, Milano 1996, p. 152

Un santo è un avaro che va riempiendosi di Dio a furia di vuotarsi di sé. Un santo è un povero che fa la sua fortuna svaligiando i forzieri di Dio. Un santo è un debole che si asserraglia in Dio e in Lui costruisce la sua fortezza. Un santo è un imbecille del mondo, stulta mundi, che si istruisce e si laurea con la sapienza di Dio. Un santo è un ribelle che lega se stesso con le catene della libertà di Dio. Un santo è un miserabile che lava la sua sporcizia nella misericordia di Dio. Un santo è un paria della terra che costruisce in Dio la sua casa, la sua città e la sua patria. Un santo è un codardo che diventa audace e coraggioso facendosi scudo della potenza di Dio. Un santo è un pusillanime che cresce e ingigantisce con la magnificenza di Dio. Un santo è un ambizioso di tale statura da soddisfarsi soltanto possedendo razioni sempre più grandi di Dio... Un santo è un uomo che prende tutto da Dio: un ladro che ruba a Dio anche l'amore con cui può amarlo.

santità

inviato da Luigi, inserito il 08/12/2004

TESTO

133. Tu appartieni al Signore   1

Rendine grazie al Signore! Offri a Gesù la tua mente e la tua intelligenza; chiedigli che le riempia con i suoi pensieri. Chiedigli perdono per non averla saputa usare come Lui desiderava.

Offri i tuoi occhi al Signore, chiedi perdono per i peccati commessi con gli occhi e supplicalo perché ti aiuti a guardare con i suoi occhi.

Le hai ricevute per ascoltare. Pensa alle volte che non le hai usate bene, perché quello che hai ascoltato ti può avere allontanato da Dio; chiedigli perdono e offrigliele, perché ti conceda la grazia di poterlo ascoltare in ogni momento della tua vita.

Renditi conto del fatto che puoi parlare e che questo è un dono di Dio. Chiedi perdono a Gesù per tutte le volte che hai usato la bocca per dire parole cattive, per condannare, per giudicare e chiedigli di riempire la tua bocca di parole di lode, di ringraziamento e di bontà.

Non dorme mai. Straordinario regalo di Dio. E' il motore che dà impulso alla tua vita. E' possibile che ci siano racchiusi desideri negativi. Chiedi a Gesù di avere misericordia di te e che ti aiuti. Affidagli il tuo cuore perché lui ne faccia uno strumento di lode per la sua gloria.

Dio te le ha date perché, anche attraverso di esse, tu possa manifestare la sua gloria in tutto ciò che fai. Non sempre hai saputo usarle... però, ora... hai capito e allora stendi le tue mani davanti a te, benedicile e chiedi al Signore che possano essere strumento di benedizione. Ed usale per fare il bene.

Tu sei la sua casa! E' la più bella dimora di Dio. Gli uomini si costruiscono case e le abitano, ma lui desidera vivere in te. Anche per questo ti ha fatto a sua immagine e somiglianza, tu sei il suo capolavoro!

Invitalo, allora, a prendere pieno possesso della sua dimora in te, perché ne faccia il suo Tempio Santo secondo il suo piano d'amore. Affidati veramente al Signore; ripeti più volte il nome di Gesù, sarà Lui a trionfare sulla tua mente e sul tuo cuore. Gesù vincerà le tue inclinazioni negative perché è il tuo Salvatore.

affidamentorapporto con Diotestimonianzaimpegnoresponsabilità

inviato da Daniela Rizzello, inserito il 29/07/2004

PREGHIERA

134. Preghiera a Maria per l'invio degli apostoli della Preghiera Universale per la vita

Angelo Comastri, Arcivescovo Delegato Pontificio Di Loreto, scritta per l'Associazione "Difendere la vita con Maria"

O Maria, nel tuo Cuore perennemente vive
la memoria del giorno del grande sì.
Continuamente ritorni nella piccola casa di Nazaret
e ti stupisci davanti all'angelo Gabriele
che ti porta la bella e inaudita notizia
che Dio vuole essere uomo con noi.

O Maria, oggi noi entriamo nel tuo Cuore
per assaporare la meraviglia che tu provasti
in quel giorno lontano e vicino:
il giorno del tuo sì vogliamo che sia
il giorno del nostro sì: con te, o Maria!

Oggi diciamo sì alla vita per sempre,
oggi ci impegniamo a pregare per la vita,
oggi nel tuo Cuore Immacolato e Materno
consegniamo l'impegno di essere apostoli della vita
nel nome di Dio che in te si è fatto bambino.

O Maria, la porta delle nostre case
sarà aperta ogni giorno per l'angelo della vita
e le nostre famiglie saranno cenacoli viventi
di preghiera per la vita: Regina della vita
prega con noi, prega per noi, prega per la vita. Amen.

mariavitamadrefamigliaaborto

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inviato da Flora D'Andrea, inserito il 29/07/2004

RACCONTO

135. Minestra per tutti   1

Uno straniero, che camminava verso un villaggio si fermò sulla soglia di una povera capanna.
Chiese alla donna, che stava seduta fuori della capanna qualcosa da mangiare.
- "Mi dispiace al momento non ho niente".
- "Non si preoccupi. Ho nella bisaccia un sasso per minestra: se mi darete il permesso di metterlo in una pentola di acqua bollente, preparerò la zuppa più deliziosa del mondo. Mi occorre una pentola molto grande per favore".

La donna era incuriosita, gli diede una pentola e andò a confidare il segreto del sasso per minestra a una vicina di casa. Quando l'acqua cominciò a bollire, c'erano tutti i vicini, accorsi a vedere lo straniero e il suo sasso. Egli depose il sasso nell'acqua, poi ne assaggiò un cucchiaio ed esclamò con aria beata:
- "Ah, che delizia! Mancano solo delle patate".
- "Io ho delle patate in cucina".

Pochi minuti dopo era di ritorno con una grande quantità di patate tagliate a fette, che furono gettate nel pentolone. Allora lo straniero assaggiò di nuovo il brodo.
- "Eccellente... Se solo avessimo un po' di carne e un po' di verdura, diventerebbe uno squisito stufato". Un'altra massaia corse a casa a prendere della carne; un'altra portò carote e cipolle. Dopo aver messo anche quelle nella zuppa, lo straniero assaggiò il miscuglio e chiese ancora:
- "Manca solo un po' di sale!"
- "Eccolo!"
- "Scodelle e piatti per tutti".

La gente corse a casa a prendere scodelle e piatti. Qualcuno portò anche frutta e manioca. Tutti sedettero mentre lo straniero distribuiva grosse porzioni della sua incredibile minestra. Tutti provavano una strana felicità, ridevano, chiacchieravano e gustavano il loro pasto in comune.
Dopo essere rimasto un po' con loro, lo straniero, in mezzo all'allegria generale scivolò fuori silenziosamente. Lasciò però il sasso miracoloso affinché potessero usarlo tutte le volte che volevano per preparare la minestra più buona del mondo.

condivisionedonaregenerosità

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inviato da Anna Lollo, inserito il 29/07/2004

TESTO

136. La speranza è incrollabile   1

Giovanni Paolo II

Anche se sono vissuto fra molte tenebre, sotto duri regimi totalitari, ho visto abbastanza per essere convinto in maniera incrollabile che nessuna difficoltà, nessuna paura è così grande da poter soffocare completamente la speranza che zampilla eterna nel cuore dei giovani. Non lasciate che quella speranza muoia! Scommettete la vostra vita su di essa! Noi non siamo la somma delle nostre debolezze e dei nostri fallimenti; al contrario, siamo la somma dell'amore del Padre per noi e della nostra reale capacità di divenire l'immagine del Figlio suo. Là, tra gli uomini, è la casa di Cristo, che chiede a voi di asciugare, in suo nome, ogni lacrima e di ricordare a chi si sente solo che nessuno è mai solo se ripone in Lui la propria speranza.

speranzagiovanivitafuturoottimismoimpegnoresponsabilità

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inviato da Luca Peyron, inserito il 28/07/2004

PREGHIERA

137. Spera nel Signore

Padre Francesco Cordeschi

Nel deserto della mia vita, Signore,
hai voluto piantare la tua tenda.
Grazie!

Ogni giorno mi ripeto: Com'è possibile?
e continuamente nella mia carne risuona la voce:
non è opera tua!
Grazie!

Grazie perché dilati la mia terra,
perché fai germogliare il chicco della tua Parola,
perché fai scaturire l'acqua viva dalla roccia della mia vita,
perché rendi fertili i miei giorni.

L'anima mia ti magnifica Signore,
perché hai guardato la povertà della mia casa
abitandola con la tenda del tuo amore.

Aiutami sempre a caricarmi della tua tenda,
a spostarmi ogni giorno ascoltando solo la tua voce,
a fare spazio ai fratelli che cercano riparo,
a non attaccarmi ai recinti dell'uomo;
ma a cercare sempre lo spazio che tu prepari per me.

Se mi fermo aiutami, se sbaglio correggimi,
se sono stanco aspettami, se mi aggiusto rompimi.

Plasma la mia creta, io mi affido a Te,
fa' di me quello che ti pare.

Quando mi sento solo, in balia del vento e della tempesta
Con la mia tenda a brandelli, ripetimi:
Spera nel Signore, sii forte!

rapporto con Diopreghiera

inviato da Bianco Alessandro, inserito il 28/07/2004

PREGHIERA

138. T'ho trovato

Chiara Lubich, Scritti spirituali, vol. 1

T'ho trovato in tanti luoghi, Signore!
T'ho sentito palpitare nel silenzio altissimo d'una chiesetta alpina,
nella penombra del tabernacolo
di una cattedrale vuota,
nel respiro unanime d'una folla
che ti ama e riempie
le arcate della tua chiesa di canti e d'amore.
T'ho trovato nella gioia,
ti ho parlato al di là del firmamento stellato,
mentre a sera, in silenzio,
tornando dal lavoro a casa.
Ti cerco e spesso ti trovo.
Ma dove sempre ti trovo è nel dolore.
Un dolore un qualsiasi dolore
è come il suono della campanella
che chiama la sposa di Dio alla preghiera.
Quando l'ombra della croce appare,
l'anima si raccoglie
nel tabernacolo del suo intimo
e scordando il tintinnio della campana
ti «vede» e ti parla.
Sei Tu che mi vieni a visitare.
Sono io che ti rispondo:
«Eccomi Signore, te voglio, te ho voluto».
E in quest'incontro l'anima non sente il dolore,
ma è come inebriata del tuo amore:
soffusa di te, impregnata di te: io in te, tu in me,
affinché siamo uno.
E poi riapro gli occhi alla vita,
alla vita meno vera,
divinamente agguerrita,
per condurre la tua guerra.

ricerca di Diotrovare Diorapporto con Diodoloresofferenzacroce

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inviato da Anna Lollo, inserito il 28/07/2004

TESTO

139. Dio si è fatto bambino   1

Mons. Klaus Hemmerle

Quando un bambino si perde va a finire dove non è di casa. Sì, a Natale Dio si è perduto - non solo come un bambino, ma da bambino - là dove non era "di casa". Non è rimasto nella chiusa beatitudine del suo cielo o dentro lo spazio della nostra devozione, ma si è perduto per i piccoli e i poveri, per coloro che sono malati e in lutto, per i peccatori, per coloro che noi riteniamo lontani da Dio, di cui pensiamo che non abbiano niente a che fare con lui.

Dio si è perduto là dove si è perduto il figliol prodigo, lontano dalla casa paterna, per poi tornare dal Padre, in lui e con lui.

Dio si è perduto come un bambino, solo non si è trattato di un errore, ma dell'azione più divina che Dio potesse fare. Dio è il Dio di tutti o non è Dio. Dio è il Dio dei piccoli e dei lontani o non è Dio. Troviamo Dio là dove si è "perduto" o non lo troviamo affatto.

"Fatti trovare dove tu, Dio, ti sei perduto come un bambino. Sì, lascia che diveniamo noi stessi bambino, nel quale tu ti perdi per gli altri, per tutti!".

DioGesù bambinonataleincarnazionemisericordia di Dio

5.0/5 (1 voto)

inviato da Anna Lollo, inserito il 28/07/2004

RACCONTO

140. Arriva Dio!   3

Un giorno un uomo "single" venne a sapere che Dio stava per venire a trovarlo. «Da me?», si preoccupò. «Nella mia casa?». Si mise a correre affannato attraverso tutte le camere, salì e scese per le scale, si arrampicò fin sul tetto, si precipitò in cantina. Vide la sua casa con altri occhi, adesso che doveva venire Dio.

«Impossibile! Povero me!», si lamentava. «Non posso ricevere visite in questa indecenza. E' tutto sporco! Tutto pieno di porcherie. Non c'è un solo posto adatto per riposare. Non c'è neppure aria per respirare». Spalancò porte e finestre.

«Fratelli! Amici!», invocò. «Qualcuno mi aiuti a mettere in ordine! Ma in fretta!». E cominciò a spazzare con energia la sua casa. Attraverso la spessa nube di polvere che si sollevava, vide uno che era venuto a dargli aiuto. In due era più facile. Buttarono fuori il ciarpame inutile, lo ammucchiarono e lo bruciarono. Si misero in ginocchioni e strofinarono vigorosamente le scale e i pavimenti. Ci vollero molti secchi d'acqua, per pulire tutti i vetri. Stanarono anche la sporcizia che si annidava negli angoli più nascosti.

«Non finiremo mai!», sbuffava l'uomo. «Finiremo!», diceva l'altro, con calma. Continuarono a lavorare, fianco a fianco, per tutto il giorno. E, finalmente, la casa pareva messa a nuovo, lustra e profumata di pulito.

Quando scese il buio, andarono in cucina e apparecchiarono la tavola. «Adesso», disse l'uomo, «può venire il mio Visitatore! Adesso può venire Dio. Dove starà aspettando?». «Io sono già qui!», disse l'altro, e si sedette al tavolo. «Siediti e mangia con me!».

Dio non ci lascia mai soli nel compito di «far pulizia» nella nostra casa-anima. E' con noi, dalla nostra parte. Ci incoraggia con la sua parola, ci affianca e agisce con la sua grazia. Il sacramento della Riconciliazione è opera contemporaneamente di Dio e del cristiano, che si incontrano per star bene insieme e «mangiare alla stessa tavola».

confessionericonciliazionepeccatorapporto con Diomisericordia di Dioattesaperdonoperdono di dio

5.0/5 (1 voto)

inviato da Cecilia Leone, inserito il 28/07/2004

RACCONTO

141. Ho fatto colazione con Dio   3

Traduzione dallo spagnolo di un racconto di Te-La Gitana

Un bambino voleva conoscere Dio. Sapeva che era un lungo viaggio arrivare dove abita Dio, ed è per questo che un giorno mise dentro al suo cestino dei dolci, marmellata e bibite e cominciò la sua ricerca.

Dopo aver camminato per trecento metri circa, vide una donna anziana seduta su una panchina nel parco. Era sola e stava osservando alcune colombe. Il bambino gli si sedette vicino ed aprì il suo cestino. Stava per bere la sua bibita quando gli sembrò che la vecchietta avesse fame, ed allora le offrì uno dei suoi dolci.

La vecchietta riconoscente accettò e sorrise al bambino. Il suo sorriso era molto bello, tanto bello che il bambino gli offrì un altro dolce per vedere di nuovo questo suo sorriso.

Il bambino era incantato! Si fermò molto tempo mangiando e sorridendo, senza che nessuno dei due dicesse una sola parola. Al tramonto il bambino, stanco, si alzò per andarsene, però prima si volse indietro, corse verso la vecchietta e la abbracciò. Ella, dopo averlo abbracciato, gli dette il più bel sorriso della sua vita.

Quando il bambino arrivò a casa sua ed aprì la porta, la sua mamma fu sorpresa nel vedere la sua faccia piena di felicità, e gli chiese: "Figlio, cosa hai fatto che sei tanto felice?". Il bambino rispose: "Oggi ho fatto colazione con Dio!".

E prima che sua mamma gli dicesse qualche cosa aggiunse: "E sai cosa, ha il sorriso più bello che ho mai visto!".

Anche la vecchietta arrivò a casa raggiante di felicità. Suo figlio restò sorpreso per l'espressione di pace stampata sul suo volto e le domandò: "Mamma, cosa hai fatto oggi che ti ha reso tanto felice?". La vecchietta rispose: "Oggi ho fatto colazione con Dio, nel parco!". E prima che suo figlio rispondesse, aggiunse: "E sai? E' più giovane di quel che pensavo!".

rapporto con Diovedere Dioricerca di Dio

inviato da Cecilia Leone, inserito il 16/12/2003

PREGHIERA

142. Preghiera dell'anziano

O Dio, nostro Padre che ti definisci
amante della vita
donami la grazia di una perenne
giovinezza dello Spirito,
per restare sempre sereno
anche nei momenti più difficili.

Ti chiedo il dono dell'amicizia:
le persone care che mi hai donato
e mi hai fatto incontrare,
sappiano rimanermi vicine.
Ti chiedo che il cammino
della mia anima verso l'immortalità
non sia barcollante come quello del mio corpo.

Aiutami a saper comprendere,
più che giudicare
a saper apprezzare,
più che condannare,
ad essere per gli altri un modello,
più che un consigliere.

Aiutami a non prendermi troppo sul serio:
a sorridere dei miei successi,
come dei miei sbagli.
ti prego di conservarmi il gusto delle cose:
di farmi sopportare il chiasso naturale
dei bambini,
l'evolversi di un mondo che gradualmente
non sarà più mio.

Ti prego di farmi capire che, anche per me,
la vita ricomincia sempre nuova
e diversa ogni giorno.
Tu che hai allietato la mia giovinezza,
rendi forte e dignitosa questa mia età,
perché anch'io possa lasciare ai miei figli
e ai figli dei miei figli,
un messaggio di fiducia e di pace.

Ti chiedo infine, con umiltà e speranza,
di conservarmi quel posto,
che il Tuo Figlio Gesù è venuto a preparare
per me nella tua casa,
in modo che possa godere la giovinezza
eterna.
Amen

anzianitàvecchiaia

5.0/5 (1 voto)

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 16/12/2003

PREGHIERA

143. Preghiera di affidamento a Maria della chiesa in Europa   1

Giovanni Paolo II, dall'esortazione Apostolica Ecclesia in Europa

Maria, Madre della speranza,
cammina con noi!
Insegnaci a proclamare il Dio vivente;
aiutaci a testimoniare Gesù, l'unico Salvatore;
rendici servizievoli verso il prossimo,
accoglienti verso i bisognosi,
operatori di giustizia,
costruttori appassionati
di un mondo più giusto;
intercedi per noi che operiamo nella storia
certi che il disegno del Padre si compirà.
Aurora di un mondo nuovo,
mostrati Madre della speranza e veglia su di noi!
Veglia sulla Chiesa in Europa:
sia essa trasparente al Vangelo;
sia autentico luogo di comunione;
viva la sua missione
di annunciare, celebrare e servire
il Vangelo della speranza
per la pace e la gioia di tutti.
Regina della pace
Proteggi l'umanità del terzo millennio!
Veglia su tutti i cristiani:
proseguano fiduciosi sulla via dell'unità,
quale fermento
per la concordia del Continente.
Veglia sui giovani,
speranza del futuro,
rispondano generosamente
alla chiamata di Gesù.
Veglia sui responsabili delle nazioni:
si impegnino a costruire una casa comune,
nella quale siano rispettati
la dignità e i diritti di ciascuno.
Maria, donaci Gesù!
Fa' che lo seguiamo e lo amiamo!
Lui è la speranza della Chiesa,
dell'Europa e dell'umanità.
Lui vive con noi, in mezzo a noi,
nella sua Chiesa.
Con Te diciamo
«Vieni, Signore Gesù» (Ap 22, 20):
Che la speranza della gloria
infusa da Lui nei nostri cuori
porti frutti di giustizia e di pace!

chiesaEuropaMariasperanza

3.0/5 (2 voti)

inviato da Anna Barbi, inserito il 12/08/2003

ESPERIENZA

144. Amore in azione   1

Madre Teresa di Calcutta

Alcune settimane fa due giovani sono venuti alla nostra casa dandomi molto denaro per nutrire la gente. A Calcutta prepariamo pasti per 9.000 persone al giorno. Volevano che il denaro fosse speso per nutrire questa gente.
Chiesi loro:
«Dove avete trovato così tanto denaro?»
Ed essi risposero:

«Ci siamo sposati due giorni fa. Prima del matrimonio abbiamo deciso che non avremmo avuto abiti da matrimonio, e neppure feste. Diamo a voi il nostro denaro.»

Per un indù di alto ceto sociale questo è uno scandalo. Molti furono sbalorditi nel vedere che una famiglia così elevata non avesse abiti e festeggiamenti per il matrimonio. Poi chiesi loro:
«Perché avete fatto questo?»
Ed ecco la strana risposta che mi diedero:

«Ci amiamo a tal punto che volevamo donare qualcosa ad un altro per cominciare la nostra vita insieme con un sacrificio.»

Mi ha colpito moltissimo vedere come queste persone fossero affamate di Dio. Un modo per concretizzare l'amore l'uno per l'altra era di fare questo grandissimo sacrificio. Sono sicura che voi non capite che cosa significhi questo. Ma nel nostro paese, in India, sappiamo che cosa significhi non avere abiti e feste per il matrimonio. Tuttavia questi due giovani hanno avuto il coraggio di comportarsi così. Questo è davvero amore in azione.

famigliacoppiasposimatrimonioamorecaritàsolidarietàcondivisione

5.0/5 (1 voto)

inviato da Anna Lianza, inserito il 30/04/2003

RACCONTO

145. L'incidente   3

Bruno Ferrero, A volte basta un raggio di sole

Una giovane donna tornava a casa dal lavoro in automobile. Guidava con molta attenzione perché l'auto che stava usando era nuova fiammante, ritirata il giorno prima dal concessionario e comprata con i risparmi soprattutto del marito che aveva fatto parecchie rinunce per poter acquistare quel modello.

Ad un incrocio particolarmente affollato, la donna ebbe un attimo di indecisione e con il parafango andò ad urtare il paraurti di un'altra macchina.

La giovane donna scoppiò in lacrime. Come avrebbe potuto spiegare il danno al marito? Il conducente dell'altra auto fu comprensivo, ma spiegò che dovevano scambiarsi il numero della patente e i dati del libretto.

La donna cercò i documenti in una grande busta di plastica marrone. Cadde fuori un pezzo di carta.

In una decisa calligrafia maschile vi erano queste parole: "In caso di incidente..., ricorda, tesoro, io amo te, non la macchina!"

Lo dovremmo ricordare tutti, sempre. Le persone contano, non le cose. Quanto facciamo per le cose, le macchine, le case, l'organizzazione, l'efficienza materiale! Se dedicassimo lo stesso tempo e la stessa attenzione alle persone, il mondo sarebbe diverso. Dovremmo ritrovare il tempo per ascoltare, guardarsi negli occhi, piangere insieme, incaraggiarsi, ridere, passeggiare...

Ed è solo questo che porteremo con noi davanti a Dio. Noi e la nostra capacità d'amare. Non le cose, neanche i vestiti, neanche questo corpo...

Un papà e il suo bambino camminavano sotto i portici di una via cittadina su cui si affacciavano negozi e grandi magazzini. Il papà portava una borsa di plastica piena di pacchetti e sbuffò, rivolto al bambino. "Ti ho preso la tuta rossa, ti ho preso il robot trasformabile ti ho preso la bustina dei calciatori... Che cosa devo ancora prenderti?".
"Prendimi la mano" rispose il bambino.

interioritàamoreesterioritàbeni materialicoppiamatrimoniosposigenitorifiglifamigliaavariziadistaccolibertà interiore

inviato da Patrizia Traverso, inserito il 01/04/2003

TESTO

146. Se questo è un uomo   2

Primo Levi, Se questo è un uomo

Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per un pezzo di pane
che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi alzandovi;
ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.



olocaustorazzismocampi di concentramentoantisemitismocrudeltàgiornata della memoriashoah

5.0/5 (1 voto)

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 31/03/2003

TESTO

147. E Giuseppe raccontò

Franco Signoracci, La notte più bella

Ricordo bene quella notte, quando l'angelo entrò nel mio sogno.

Era l'ora più buia, quando il giorno trascorso è già dimenticato e l'alba nuova è ancora lontana. Io dormivo profondamente e nei miei sogni c'erano tante storie: immagini strane si mischiavano e si inseguivano tra di loro, come spesso accade. Poi, ad un tratto, anche nei miei sogni ci fu silenzio e buio, e apparve un puntino luminoso che diventava sempre più grande, come la lampada di una barca quando si avvicina di notte alla riva.

Capii subito che quello non era un sogno come gli altri: quella luce era un angelo! E l'angelo parlò.

E mi raccontò di Maria, del bambino, delle difficoltà che avremmo incontrato: "Non temere", mi disse, "starò sempre con voi!".

Mi svegliai di colpo: non ero spaventato, ma quella apparizione mi aveva turbato. Sentivo caldo nel chiuso della mia stanza; dovevo uscire a prendere aria, a pensare un poco a quelle parole. Infilai i sandali e andai a sedermi su di un sasso, poco lontano dalla casa, in una posizione elevata.

Sotto di me c'era tutto il paese addormentato. Sopra di me il cielo stellato e la luna, che tramontava all'orizzonte.

Pensavo di essere solo, poi mi accorsi che non lontano da me c'era un gregge di pecore, custodito da due pastori: i due uomini vegliavano accanto alle braci di un fuoco quasi spento. Poi, tra le case del paese, si aprirono alcune porte e vidi uomini uscire in silenzio: erano i pescatori, che partivano a notte fonda per andare al lago di Tiberiade. Vidi anche un altro uomo uscire dal villaggio, conduceva due asini che avevano anfore legate ai fianchi: andava a prendere l'acqua. Infine, mentre il cielo a oriente si faceva più chiaro, vidi uscire i primi contadini. "Ecco", pensai tra me, "per tutta questa gente, per tutti noi verrà il bambino!" E sentii una grande pace nel cuore.

NatalesognoGiuseppeincarnazione

inviato da Anna Barbi, inserito il 29/01/2003

PREGHIERA

148. Aiuto!

Giovanni Ciravegna, Gli studenti pregano, Elle Di Ci, 1979

Signore,
sto camminando per la strada,
in mezzo alla gente,
in mezzo alla confusione
di tutti i giorni.
La gente corre verso cose
in cui neppure crede;
io sto correndo verso di te,
verso la vita,
sento di aver bisogno di te, ora.
Ti sembrerà strano,
ma mi sento solo
in mezzo a tanta gente;
ho bisogno di silenzio,
di te, della tua comprensione,
e della sicurezza che solo tu sai dare.
Ho bisogno di fermarmi,
per riflettere.
Entro nella tua casa,
tu mi stavi aspettando
e io aspetto te.
Grazie per avermi saputo attendere
senza mai chiedere
il perché del mio ritardo.

preghierarapporto con Diobisogno di Dio

inviato da Claudio Guazzarotto, inserito il 29/01/2003

PREGHIERA

149. Allegria

Rivista Il Cenacolo n. 6-2002

Sii benedetto, Signore, per la gioia che mi doni
gioia più grande di tutte le gioie:
la gioia della salvezza che hai offerto,
la gioia della risurrezione che promette futuro,
la gioia del Vangelo che è messaggio di vita,
la gioia della tua parola, Signore,
più ricca di tutti i tesori,
più splendente di tutti gli onori.

Grande è la mia allegria, o Signore,
perché tu mi ami.
Fa' crescere in me, Signore,
la gioia di offrire e la gioia di perdonare,
la gioia di servire e la gioia di condividere,
la gioia di credere e la gioia di sperare.

Grande è la mia allegria, o Signore,
perché tu mi ami.
Il tuo sole entri nella mia casa
e la tua gioia illumini il mio volto.
Perdona le mie arie accigliate,
i miei sorrisi stereotipati,
le mie debolezze e i miei scoraggiamenti.
Perdona se dimentico l'immensa felicità di vivere.

Grande è la mia allegria, o Signore,
perché tu mi ami.
Aiutami a scoprire la faccia luminosa
di ogni persona che incontro,
e che un raggio di sole brilli
su tutti coloro che sono nella miseria.
Donami un cuore inondato di sole perché
sappia offrire ad ogni istante un viso gioioso.
Grande è la mia allegria, o Signore,
perché tu mi ami.

gioiaallegriafelicitàrapporto con Dioamore di Diotestimonianzaessere cristiani

inviato da Anna Barbi, inserito il 17/12/2002

RACCONTO

150. Le cose non sempre sono quelle che sembrano

Due angeli viaggiatori si fermarono per passare la notte nella casa di una ricca famiglia. Era una famiglia di persone molto avare che si rifiutarono di far dormire i due angeli nella camera degli ospiti. Infatti concessero agli angeli solo un piccolo spazio fuori, nel duro e freddo pavimento del pergolato davanti alla casa. Mentre si preparavano come potevano un letto per terra il più vecchio degli angeli vide un buco nel muro e lo riparò. Quando l'angelo giovane gli chiese perché, lui rispose soltanto: "Le cose non sono sempre quello che sembrano".

La notte dopo la coppia di angeli cercò riparo nella casa di una molto povera ma, molto ospitale famiglia, dove furono accolti da un contadino e sua moglie. Dopo aver diviso con gli angeli il seppur poco cibo che avevano, i contadini cedettero agli angeli i propri letti, dove finalmente i viaggiatori si poterono riposare comodamente.

Quando il sole sorse, la mattina dopo, gli angeli trovarono l'uomo e sua moglie in lacrime. La loro unica mucca, la sola loro fonte di sostentamento, giaceva morta nel campo. Il giovane angelo ne fu infuriato a chiese al più vecchio come avesse potuto lasciare accadere una cosa del genere. "Al primo uomo, che pure aveva tutto, hai fatto un favore", lo accusò. "Questa famiglia seppure aveva pochissimo era pronta a dividere tutto, e tu hai lasciato morire la mucca!".

"Le cose non sono sempre quello che sembrano" replicò l'angelo. "Quando eravamo nel cortile della villa ho notato che c'era dell'oro nascosto nel muro e che si poteva scoprire grazie a quel piccolo buco. Siccome quell'uomo era così avaro e ossessionato dal denaro io ho riparato quel buco, così non avrebbe trovato anche quella ricchezza. Poi la notte scorsa quando dormimmo nel letto del contadino l'angelo della morte venne per sua moglie. Io invece di lei gli ho dato la mucca. Le cose non sono sempre quello che sembrano".

futuroprogetto di DiomisteroProvvidenza

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 14/12/2002

TESTO

151. Prendi il largo

Dom Helder Camara, Mille ragioni per vivere

Quando il tuo battello ancorato da molto tempo nel porto ti lascerà l'impressione ingannatrice di essere una casa, quando il tuo battello comincerà a mettere radici nell'immobilità del molo, prendi il largo.
E' necessario salvare a qualunque prezzo l'anima viaggiatrice del tuo battello e la tua anima di pellegrino.

viaggiopartireroutestrada

5.0/5 (1 voto)

inviato da Giuliana Maria Farina, inserito il 11/12/2002

ESPERIENZA

152. La lampada   1

Madre Teresa di Calcutta

A Melbourne andai visitare un povero vecchio la cui esistenza era ignorata da tutti. La sua stanza era disordinata e sudicia. Tentai di pulirla, ma egli si oppose: «La lasci stare, sta bene così.»

Senza che io insistessi, alla fine me la lasciò pulire. Nella stanza c'era una magnifica lampada, coperta di polvere: «Perché non l'accendi?». gli chiesi.

«A che scopo, se nessuno viene a trovarmi?», mi rispose, «Io non ne ho bisogno.»

Allora gli dissi: «L'accenderesti se le suore venissero a trovarti?»

E lui: «Sì. Pur di sentire una voce umana in questa casa, l'accenderei.»

Alcuni giorni dopo ricevetti da lui questo brevissimo messaggio: «Di' alla mia amica che la lampada che accese nella mia vita continua a brillare.»

amorecaritàsolidarietàanzianitàvecchiaiasolitudine

inviato da Anna Barbi, inserito il 04/12/2002

TESTO

153. Un uomo inchiodato su una croce   1

Fulton Sheen, da D. Zanella, Giorno dopo giorno/4, Elledici

Uscii dalla mia casa,
e cercando intorno,
trovai un uomo
crocifisso.

"Lascia che ti stacchi
dalla croce", gli dissi.
E cercai di togliere
i chiodi
dai suoi piedi.

Ma egli rispose:
"Lasciami dove sono,
poiché non scenderò
dalla croce
fino a quando
tutti gli uomini
non si uniranno insieme
a distaccarmi".

Dissi allora:
"Come posso io
sopportare il tuo lamento?
Che cosa posso fare per te?".
Ed egli mi rispose:
"Va' per tutto il mondo
e di' a quelli che incontrerai
che c'è un Uomo inchiodato
su una croce".

croceannunciotestimonianzamissionedoloresolidarietà

inviato da Anna Barbi, inserito il 04/12/2002

RACCONTO

154. Tukaram e la canna da zucchero

Tukaram era un grande devoto e di natura assai nobile. Nonostante sua moglie fosse una bisbetica, riuscì con la sua calma e la sua pazienza ad andarci d'accordo. Quando c'è l'abitudine di rintuzzare parola per parola, di render pane per focaccia, dente per dente e occhio per occhio, allora si va in discordia e nascono le difficoltà. Tukaram invece era davvero la personificazione della tolleranza.

Aveva una piccola fattoria di mezzo acro, che coltivava per mantenere la sua famiglia. Dietro l'insistenza dei vicini, una volta piantò della canna da zucchero in quel piccolo appezzamento di terreno. Quando il raccolto fu maturo, molti passanti, approfittando della mite natura di Tukaram, coglievano un paio di canne per succhiarne il contenuto.

Alla fine, Tukaram raccolse ciò che era rimasto, ne fece delle fascine e, mentre le stava portando a casa col carro, gli si fecero attorno i ragazzi del villaggio, che gli chiesero un pezzo di canna per ciascuno. E Tukaram, la cui generosità era ben nota a tutti, permise loro di servirsene.

Giunto a casa, sul carro era rimasta solo una canna. A quella vista, sua moglie si infuriò e gli fece una solenne lavata di capo, accusandolo di non essere adatto alla vita di famiglia.

In preda all'ira, la donna brandì l'unica canna rimasta e si mise a picchiare con essa Tukaram.

La canna si spezzò in tre parti, due delle quali caddero a terra, mentre le rimase in mano la terza. Tukaram, con gran calma, osservò: "Per tutto il tragitto mi sono chiesto come fare per distribuire in famiglia l'ultima canna rimasta! Sono felice che tu mi abbia risolto il problema: tu puoi mangiare il pezzo che ti è rimasto in mano; gli altri due caduti per terra dalli ai due ragazzi".

pazienzaimperturbabilità

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 04/12/2002

PREGHIERA

155. Preghiera di un soldato morto in guerra

Ascolta, mio Dio.
mi hanno detto che non esistevi
e io, come uno stupido,
ho creduto che avessero ragione.
L'altra sera dal fondo di una voragine,
scavata da un obice, ho visto il tuo cielo.
Di colpo mi sono accorto che mi avevano imbrogliato.
Avessi preso un po' di tempo per guardare le cose,
mi sarei accorto benissimo che quelle persone
si rifiutavano di chiamare gatto un gatto.
Mi chiedo, mio Dio,
se ti andrebbe di stringermi la mano...
Eppure sento che non ti sarà difficile comprendermi.
E' curioso che sia dovuto venire
in questo luogo d'inferno,
per aver il tempo di vedere il tuo volto.
Ti amo terribilmente: ecco quello che voglio che tu sappia.
Tra poco ci sarà un orribile attacco.
Chissa! Può darsi che proprio questa sera
io bussi alla tua porta.
Noi due, fino a quest'istante, non siamo stati amici,
e mi chiedo se mi aspetterai sulla soglia della tua casa.
Lo vedi? Adesso piango. Sì, proprio io, piango come un bambino.
Se ti avessi conosciuto prima...
E' l'ora! Bisogna che vada.
E' strano; da quando ti ho incontrato
non ho più paura di morire.

La paternità di questo testo non è chiara: alcuni testi su internet l'attribuiscono a Aleksandr Zacepa, soldato dell'Armata Rossa; altri dicono che è stato trovato sul cadavere di un soldato americano al momento dello sbarco in Africa del Nord, durante l'ultimo conflitto mondiale. Al di là dell'incertezza sull'autore del testo, resta valido il suo messaggio.

morteguerrafedevita eternaricerca di Dio

inviato da Claudio Guazzarotto, inserito il 03/12/2002

PREGHIERA

156. Non sei lontano, signore

Averardo Dini

Non sei lontano, Signore,
ma qui, accanto a me, dentro di me.
Sei qui per illuminarmi, per perdonarmi,
per dare un orientamento al mio cammino,
per non abbandonarmi nella solitudine quotidiana.

Non ha senso vivere, devo sapere perché.
Non ha senso amare, devo sapere chi.
Non ha senso camminare, devo sapere per dove.
Non ha senso fare, devo sapere cosa.

Sia allora la tua parola, Signore, la luce del mio mattino,
la strada della mia fatica,
il motivo del mio impegno, l'arco della mia speranza,
la prospettiva del mio amore,
il riposo della mia stanchezza, il porto del mio rifugio,
la casa della mia salvezza.

Non sei lontano, Signore, tu sei qui con me!

rapporto con Dioprogetto di Diosenso della vitaparola di Dio

inviato da Barbara, inserito il 03/12/2002

PREGHIERA

157. Il dono del Signore   1

Donata Doni

Ti è passato accanto il Signore
e non hai aperta la porta
della tua casa.
Le luci di tutti gli smeraldi,
i nitidi occhi delle stelle piú pure,
l'alito della vita che spira
tra selve d'uomini e di foglie
sono povere cose nel nulla
di fronte al dono che il Signore
voleva recarti, quando,
forte di un silenzio d'amore,
ha sostato davanti alla soglia
della tua casa.

attesaavventorapporto con Diodoni di Dio

5.0/5 (1 voto)

inviato da Barbara, inserito il 02/12/2002

ESPERIENZA

158. La nostra preghiera

Romeo, C'ero anch'io Lourdes 2001

Così, in quei momenti di preghiera, cosa che difficilmente riusciamo a fare a casa frastornati da mille impegni, da mille luci e da mille suoni, riusciamo a dialogare con noi stessi e a sentire Dio vicino a noi come mai in altre occasioni. Riusciamo a capire quanto importante sia la vita e quanto sia bella quella che Dio ci ha donato indipendentemente dai problemi che possiamo avere e ci rendiamo conto, dopo aver visto handicappati sorridere. E qui capisci che, forse, i veri handicappati siamo noi che non sappiamo valutare le nostre piccole-grandi fortune: poter camminare e mangiare da soli. Se il riavvicinamento di un'anima a Dio può essere considerato un miracolo, allora posso affermare di essere stato testimone di tanti miracoli.

Poi arriva il momento di partire, pochi giorni volati. Si salutano tutti e ci si accorge di quanti giorni di tutta Europa hanno fatto la nostra stessa scelta e ci si accorge che non siamo gli unici giovani cristiani come alcuni vogliono farci credere.

Il treno parte, ma Lourdes non è finito, questa esperienza non finisce così, ce la porteremo sempre dentro, ormai vediamo con altri occhi, vivremo con gli altri in altro modo, abbiamo quasi la consapevolezza di conoscere cose che altri non conoscono.

Lourdesmalattiadoloresofferenzacrocevita

inviato da Federico Bernardi, inserito il 02/12/2002

TESTO

159. L'altro   1

Michel Quoist

L'altro
è un fratello
per mezzo del quale
Dio ci parla.
Per mezzo del quale
Dio ci aiuta
e ci consola,
Dio ci ama
e ci salva.
L'altro - ogni altro -
è un fratello da amare.
Egli è in cammino
con noi
verso la casa del Padre.
L'altro è Gesù.

fratellanza

inviato da Eleonora Polo, inserito il 29/11/2002

PREGHIERA

160. Quale sarà il mio posto

Card. Anastasio Ballestrero

Quale sarà il mio posto nella casa di Dio? Lo so, non mi farai fare brutta figura, non mi farai sentire creatura che non serve a niente, perché tu sei fatto così: quando serve una pietra per la tua costruzione, prendi il primo ciottolo che incontri, lo guardi con infinita tenerezza e lo rendi quella pietra di cui hai bisogno: ora splendente come un diamante, ora opaca e ferma come una roccia, ma sempre adatta al tuo scopo.

Cosa farai di questo ciottolo che sono io, di questo piccolo sasso che tu hai creato e che lavori ogni giorno con la potenza della tua pazienza, con la forza invincibile del tuo amore trasfigurante?

Tu fai cose inaspettate, gloriose. Getti là le cianfrusaglie e ti metti a cesellare la mia vita. Se mi metti sotto un pavimento che nessuno vede ma che sostiene lo splendore dello zaffiro o in cima a una cupola che tutti guardano e ne restano abbagliati, ha poca importanza. Importante è trovarmi là dove tu mi metti, senza ritardi.

E io, per quanto pietra, sento di avere una voce: voglio gridarti, o Dio, la mia felicità di trovarmi nelle tue mani malleabile, per renderti servizio, per essere tempio della tua gloria.

progetto di Dioabbandono in Dioobbedienzaaccettazionevolontà di Dioumiltàvocazionechiamata

5.0/5 (1 voto)

inviato da Eleonora Polo, inserito il 28/11/2002

TESTO

161. La vera carità

S. Teresa di Lisieux

La vera carità consiste nel sopportare tutti i difetti del prossimo, nel non meravigliarci delle sue debolezze e nell'edificarsi dei minimi atti di virtù.

Ma soprattutto... la vera carità non deve starsene chiusa nel fondo del nostro cuore, perché "nessuno accende la lucerna per metterla sotto il moggio, ma per collocarla sul candelabro, affinché serva ad illuminare tutti coloro che sono nella casa". Questa lucerna mi sembra rappresentare la carità, la quale deve illuminare e rallegrare non solamente coloro che mi sono più cari, ma tutti coloro che si trovano nella casa.

Quando il Signore, nell'antica legge, comandava al suo popolo d'amare il prossimo suo come se stesso, non era sceso ancora su questa terra; e ben sapendo a che punto ciascuno ami se stesso, non poteva chiedere di più.

Ma quando egli lascia ai suoi apostoli un comandamento nuovo, il "Comandamento tutto suo", non esige più solamente che amiamo il prossimo nostro come noi stessi, ma come egli stesso lo ama, e come l'amerà fino alla consumazione dei secoli.

caritàamore

inviato da Luca Peyron, inserito il 27/11/2002

TESTO

162. Amore e casa   1

Madre Teresa di Calcutta

Bisogna amarsi in casa, spartire l'amore in casa per imparare a donare agli altri. E poi imparare a dare deve costare, deve farci male perché valga! L'amore che non ci fa soffrire non è vero. La rinuncia a qualcosa che vogliamo avere... questo è amore!

amorequotidianità

inviato da Luca Peyron, inserito il 27/11/2002

TESTO

163. Una buona medicina

Aelredo di Rievaulx

Non c'è medicina più forte o più efficace o più eccellente per le nostre ferite in tutte le cose terrene che avere chi soffra con noi in ogni sventura e goda nei successi.

L'amicizia rende dunque la prosperità più splendida e l'avversità più leggera dividendola un po' ciascuno.

In ogni azione, in ogni ricerca nella certezza, nel dubbio, in ogni evenienza, in ogni disavventura, in segreto e in pubblico, in ogni decisione, in casa e fuori, dovunque l'amicizia è gradita, l'amico è necessario e il suo favore utile.

amicizia

inviato da Maria Grazia Manzaroli, inserito il 26/11/2002

TESTO

164. Per una cattiva riuscita del proprio figlio   1

L'utopia che ha il potere di salvarti, Convento della Porziuncola

1. Fin dalla nascita date al bambino tutto quello che vuole: così crescerà convinto che il mondo ha l'obbligo di mantenerlo.

2. Se impara una parolaccia ridetene. Crederà di essere divertente.

3. Non accompagnatelo in Chiesa la domenica; non dategli un'educazione religiosa. Aspettate che abbia 18 anni e decida da sé.

4. Mettete in ordine tutto quello che lui lascia fuori posto. Fate voi quello che dovrebbe fare lui, in modo che si abitui a scaricare sugli altri tutte le proprie responsabilità.

5. Litigate sovente in sua presenza. Così non si stupirà se ad un certo punto vedrà disgregarsi la famiglia.

6. Dategli tutto il denaro che chiede e se lo spenda pure come vuole. Non lasciate mai che se lo guadagni! Perché mai dovrebbe faticare per guadagnare, come avete fatto voi da giovani? I tempi sono cambiati.

7. Soddisfate ogni suo desiderio per il mangiare, il bere, le comodità. Negargli qualcosa potrebbe scatenare in lui pericolosi complessi.

8. Prendete le sue parti verso i vicini di casa e gli insegnanti. Sono tutti prevenuti verso vostro figlio. Gli fanno continue ingiustizie. Lui è così intelligente e buono e loro non lo capiscono.

9. Quando si mette in un guaio serio, scusatevi con voi stessi dicendo: "Non sono mai riuscito a farlo rigare dritto".

10. Dopo di ciò, preparatevi ad una vita di amarezze: l'avete voluta e non vi mancherà.

educazionefigligenitorifamigliadecalogo

inviato da Federico Bernardi, inserito il 25/11/2002

TESTO

165. Ti auguro un'oasi di pace   1

Tonino Bello

La strada vi venga sempre dinanzi
e il vento vi soffi alle spalle
e la rugiada bagni sempre l'erba
cui cui poggiate i passi.
E il sorriso brilli sempre
sul vostro volto.
E il pianto che spunta
sui vostri occhi
sia solo pianto di felicità.
E qualora dovesse trattarsi
di lacrime di amarezza e di dolore,
ci sia sempre qualcuno
pronto ad asciugarvele.
Il sole entri a brillare
prepotentemente nella vostra casa,
a portare tanta luce,
tanta speranza e tanto calore.

serenitàsperanza

inviato da Anna Lianza, inserito il 25/11/2002

TESTO

166. Guarda ogni cosa come se fosse la prima volta   1

Paulo Coelho, I racconti del maktub

Monaci Zen, quando desiderano meditare, siedono davanti ad una roccia e dicono:
«Ora aspetterò che questa roccia cresca un po'.»

Dice il maestro:
«Ogni cosa intorno a noi è in continuo cambiamento. Ogni giorno, il sole splende su un nuovo mondo. Ciò che chiamiamo routine è piena di nuovi propositi e opportunità. Ma noi non percepiamo che ogni giorno è differente dagli altri. Oggi, da qualche parte, un tesoro ti aspetta. Può essere un breve sorriso, può essere una grande vittoria - non importa. Niente è noioso, perché tutto cambia costantemente. Il tedio non fa parte del mondo. Il poeta T. S. Eliot, scrisse: "Cammina tante strade, ritorna alla tua casa, e vedi ogni cosa come se fosse la prima voltà".»

novitàsemplicitàquotidianitàstupore

3.0/5 (1 voto)

inviato da Anna Lianza, inserito il 25/11/2002

RACCONTO

167. L'albero carico di frutti   1

Paulo Coelho, I racconti del maktub

Un maestro stava viaggiando con i suoi discepoli, quando notò che stavano discutendo tra loro su chi fosse il migliore. "Ho praticato la meditazione per quindici anni", disse uno. "Sono stato caritatevole fin da quando ho lasciato la casa dei miei genitori", disse un altro. A mezzogiorno, si fermarono sotto un melo per riposarsi. I rami dell'albero raggiungevano il terreno. "Quando un albero è carico di frutti, i suoi rami si piegano fino a toccare il terreno. Il vero saggio è colui che è umile. Gli stupidi credono sempre di essere migliori degli altri".

umiltà

5.0/5 (1 voto)

inviato da Anna Lianza, inserito il 24/11/2002

RACCONTO

168. Il discepolo e i desideri negativi

Paulo Coelho, I racconti del maktub

Il discepolo disse al suo maestro: "Ho trascorso la maggior parte del giorno pensando cose che non avrei dovuto pensare, desiderando cose che non avrei dovuto desiderare e a preparare piani che non dovrebbero essere fatti". Il maestro invitò il discepolo a fare una passeggiata con lui nella foresta dietro la sua casa. Lungo il cammino, indicò una pianta, e chiese al discepolo se ne conoscesse il nome. "Belladonna", disse il discepolo. "Può uccidere chiunque mangi le sue foglie". "Ma non può uccidere nessuno che semplicemente la osservi", disse il maestro. "Allo stesso modo, desideri negativi non possono causare del male se non permetti a te stesso di esserne sedotto".

peccatotentazionedebolezza

inviato da Anna Lianza, inserito il 24/11/2002

RACCONTO

169. L'unica strada

L'Angelo della Morte bussò un giorno alla casa di un uomo.
"Accomodati pure" disse l'uomo."Ti aspettavo".
"Non sono venuto per fare due chiacchiere", disse l'Angelo, "ma per prenderti la vita".
"E che altro potresti prendermi?"
"Non so. Ma tutti, quando giungo io, vorrebbero che io prendessi qualsiasi cosa, ma non la vita. Sapessi quali offerte mi fanno!".
"Non io. Non ho nulla da darti. Le gioie che mi sono state donate le ho godute. Mi sono divertito, ma senza fare del divertimento lo scopo della mia vita. Gli affanni, li ho affidati al vento. I problemi, i dubbi, le inquietudini li ho affidati alla provvidenza. Ho utilizzato i beni terreni solo per quanto mi erano necessari, rinunciando al superfluo. Il sorriso, l'ho regalato a quanti me lo chiedevano. Il mio cuore a quanti ho amato e mi hanno amato. La mia anima l'ho affidata a Dio. Prenditi dunque la mia vita, perché non ho altro da offrirti".
L'Angelo della Morte sollevò l'uomo fra le sue braccia e lo trovò leggero come una piuma. All'uomo la stretta dell'Angelo parve tenerissima. E il Signore spalancò le porte del Paradiso perché stava per entrarvi un santo...

Non esistono altre vie. L'unica strada per una vita piena, riuscita e felice è la strada della santità.

morteserenitàumanitàsantità

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 23/11/2002

TESTO

170. C'è sempre qualcosa da dire sui preti

Se il prete una volta parla dieci minuti più a lungo: è un parolaio.
Se durante una predica parla forte: allora urla.
Se non predica forte: non si capisce niente.
Se possiede un'auto personale: è capitalista, è mondano.
Se non ha un'auto personale: non è capace di adattarsi ai tempi.
Se visita i suoi fedeli fuori parrocchia: allora gironzola dappertutto.
Se frequenta le famiglie: non è mai in casa.
Se rimane in casa: non visita le famiglie.
Se parla di offerte e chiede qualcosa: non pensa ad altro che a far soldi.
Se non organizza feste, gite, incontri: nella parrocchia non c'è vita.
Se in confessionale si concede tempo: è interminabile.
Se fa in fretta: non è capace di ascoltare.
Se comincia la Messa puntualmente: il suo orologio è avanti.
Se ha un piccolo ritardo: fa perdere tempo a un sacco di gente.
Se abbellisce la Chiesa: getta via i soldi inutilmente.
Se non lo fa: lascia andare tutto alla malora.
Se parla da solo con una donna: c'è sotto qualcosa.
Se parla da solo con un uomo: eh!
Se prega in Chiesa: non è un uomo d'azione.
Se si vede poco in Chiesa: non è un uomo di Dio.
Se si interessa agli altri: è un impiccione.
Se non si interessa: è un egoista.
Se parla di giustizia sociale: fa della politica.
Se cerca di essere prudente: è di destra.
Se ha un po' di coraggio: è di sinistra.
Se è giovane: non ha esperienza.
Se è vecchio: non si adatta ai tempi.
Se muore: non c'è nessuno che lo sostituisce!

preteparrocosacerdotepresbitero

inviato da Anna Barbi, inserito il 22/11/2002

RACCONTO

171. I regali nello sgabuzzino   3

Bruno Ferrero, Novena di Natale

Il postino suonò due volte. Mancavano cinque giorni a Natale. Aveva fra le braccia un grosso pacco avvolto in carta preziosamente disegnata e legato con nastri dorati.
«Avanti», disse una voce dall'interno.

Il postino entrò. Era una casa malandata: si trovò in una stanza piena d'ombre e di polvere. Seduto in una poltrona c'era un vecchio.

«Guardi che stupendo paccone di Natale!» disse allegramente il postino.

«Grazie. Lo metta pure per terra», disse il vecchio con la voce più triste che mai.

Il postino rimase imbambolato con il grosso pacco in mano. Intuiva benissimo che il pacco era pieno di cose buone e quel vecchio non aveva certo l'aria di spassarsela bene. Allora, perché era così triste?

«Ma, signore, non dovrebbe fare un po' di festa a questo magnifico regalo?».

«Non posso... Non posso proprio», disse il vecchio con le lacrime agli occhi. E raccontò al postino la storia della figlia che si era sposata nella città vicina ed era diventata ricca. Tutti gli anni gli mandava un pacco, per Natale, con un bigliettino: «Da tua figlia Luisa e marito». Mai un augurio personale, una visita, un invito: «Vieni a passare il Natale con noi».
«Venga a vedere», aggiunse il vecchio e si alzò stancamente.

Il postino lo seguì fino ad uno sgabuzzino. Il vecchio aprì la porta.
«Ma...» fece il postino.

Lo sgabuzzino traboccava di regali natalizi. Erano tutti quelli dei Natali precedenti. Intatti, con la loro preziosa carta e i nastri luccicanti.
«Ma non li ha neanche aperti!» esclamò il postino allibito.

«No», disse mestamente il vecchio. «Non c'è amore dentro».

nataleregalicaritàamorefigligenitorifamiglia

inviato da Tiziana Trotta, inserito il 22/11/2002

PREGHIERA

172. Fammi dormire in pace

Dietrich Bonhoeffer

Signore, mio Dio, io ti ringrazio
che hai portato a termine questo giorno;
io ti ringrazio che hai dato riposo
al corpo e all'anima.
La tua mano era su di me
e mi hai protetto e difeso.
Perdona tutti i momenti di poca fede
e tutte le ingiustizie di questo giorno
e aiutami a perdonare a tutti coloro
che sono stati ingiusti con me.
Fammi dormire in pace sotto la tua protezione
e preservami dalle insidie delle tenebre.
Ti affido i miei cari,
ti affido questa casa,
ti affido il mio corpo e la mia anima.
Dio, sia lodato il tuo santo nome. Amen.

ringraziamentobuonanotte

inviato da Immacolata Chetta, inserito il 22/11/2002

TESTO

173. Padrone del tempo

Michel Quoist

L'uomo che non è più padrone di se stesso "si lascia andare", passa davanti alla porta senza mai osare di entrare in casa sua.

Se hai paura di fermarti, è perché hai paura di incontrarti, e se hai paura di incontrarti è perché non sei più in intimità con te stesso, non ti conosci più, temi i tuoi rimproveri e le tue esigenze.

Non hai tempo per sostare? Sii leale, vi sono sempre dei momenti di vuoto nelle tue attività. Non affrettarti a colmarli cercando il chiasso, un giornale, una conversazione, una presenza... Quando puoi concederti un momento di silenzio, non mettere subito un disco. Fermati...

Se ti fermi, è per prendere coscienza di te, riunire tutte le tue forze, riordinarle e dirigerle, al fine di impegnarti tutto intero nella tua vita.

Accettare di fermarsi, è accettare di guardare se stesso, e accettare di guardarsi, è già impegnarsi, perché è far penetrare lo spirito nell'interno della propria casa.

Non ti riconoscerai né ti comprenderai appieno se non nella luce di Dio. Quando dai un appuntamento a te stesso, tu dai contemporaneamente un appuntamento al Signore.

Nel corso delle tue giornate, cogli tutte le occasioni che la vita ti offre per riafferrarti e comunicare con Dio. Non "ammazzare il tempo" per breve che sia, è un dono della Provvidenza; il Signore vi è presente.

silenzioascoltomeditazioneonestà con se stessicoerenza

inviato da Eleonora Polo, inserito il 18/11/2002

PREGHIERA

174. Le due lacrime

Enrico Ozzella

Quando sono uscito dal grembo di mia madre
ho pianto,
ma poi ho imparato a sorridere.
Quando avrò percorso tutta la strada che mi hai assegnato
e uscirò dal grembo della madre terra,
verserò ancora una lacrima,
ma sarà l'ultima
perché comparirò davanti alla tua porte
e sorriderò.
Ogni giorno penso a questo momento
e vesto il mio cuore
con gli abiti della povertà e della pace,
della miseria e della giustizia.
Ogni giorno mi tengo sotto controllo
per conservarmi puro il cuore
e mite con i mie fratelli,
così da garantirmi il ritorno a casa
senza abusare troppo della tua bontà.
So che sei un Dio giusto,
ma anche misericordioso.
Disponiti perciò
a chiudere un occhio sopra di me,
perché il discorso della montagna,
proprio tutti i giorni non sono riuscito a viverlo.
Chiudi un occhio Signore, sopra di me,
altrimenti rattristi il paradiso
giacché gli angeli e i santi
perderebbero un loro compagno per l'eternità.
Quando busserò a quella porta
vienimi incontro, Signore,
e abbracciami
conducendomi ove hai preparato il mio posto
accanto a tutti i Santi del tuo Regno.
Amen.

mortevitaparadisovita eterna

inviato da Enrico Ozzella, inserito il 28/08/2002

RACCONTO

175. Gli auguri   1

Bruno Ferrero, Il segreto dei pesci rossi

Il piccolo Carlo era un bambino timido e tranquillo. Un giorno arrivò a casa e disse a sua madre che avrebbe voluto preparare una cartolina di San Valentino per tutti i suoi compagni di classe.
La madre istintivamente esclamò: «Ma no! Non è il caso!».

Ogni giorno osservava i bambini quando tornavano a casa a piedi da scuola. Il suo Carlo arrancava sempre per ultimo. Gli altri ridevano e formavano un'allegra e rumoro­sa combriccola. Ma Carlo non faceva mai parte del gruppo. La madre decise di aiuta­re il figlio e acquistò cartoncini e pennarel­li. Per tre settimane, sera dopo sera, Carlo illustrò meticolosamente trentacinque car­toline di San Valentino.

Giunse il giorno di San Valentino e Carlo era fuori di sé per l'emozione. Le accatastò con cura, le mise nello zainetto e corse fuo­ri. La madre decise di cucinargli il suo dol­ce preferito e farglielo trovare con una taz­za di cioccolata calda per quando sarebbe tornato a casa da scuola. Sapeva che sareb­be rimasto deluso e forse in questo modo gli avrebbe alleviato il dolore. Avrebbe dato una cartolina a tutti, ma lui non ne avrebbe ricevuta nemmeno una.

Quel pomeriggio preparò la torta e la cioccolata. Quando udì il solito vociare dei bambini, guardò fuori della finestra. Stavano arrivando, ridendo e chiacchierando come al solito. E come sempre l'ultimo era Carlo. Da solo.

Entrò in casa quasi di corsa e buttò lo zai­netto su una sedia. Non aveva niente in ma­no e la madre si aspettava che scoppiasse in lacrime. «La mamma ti ha preparato la torta e la cioccolata», disse, con un nodo in gola. Ma lui quasi non sentì le sue parole. Passò oltre, il volto acceso, dicendo forte: «Nean­che uno. Neanche uno!».
La madre lo guardò incerta.

E il bambino aggiunse: «Non ne ho dimenticato neanche uno, neanche uno».

«Questa è la volontà del Padre che mi ha mandato: che io non perda nessuno di quel­li che mi ha dato» (Giovanni 6,39).
Neanche uno.

altruismodonaredono di sé

inviato da Luca Mazzocco, inserito il 15/06/2002

RACCONTO

176. Tutto dipende da quel mattino di Pasqua

Si racconta di uno scienziato tedesco che, cercando un posto tranquillo dove sistemarsi, aveva finito per scegliere un'abitazione che stava nelle immediate vicinanze di un monastero di clausura.

Non aveva la fede, ma quell'ambiente presentava il vantaggio di essere ideale quanto a quiete per le sue ricerche.

"Qui almeno troverò il silenzio di cui ho bisogno per i miei studi e i miei esperimenti", pensava.
Le sue previsioni si rivelarono esatte solo parzialmente.

Di fatto, gran parte della giornata la sua casa era come avvolta dal silenzio, rotto soltanto dal suono di una campanella. Ma poi venivano le ore di ricreazione delle monache. Allora non c'era verso di difendersi da quell'allegria scoppiettante; l'esplosione delle risate trapassava muri e finestre.
Per lo studioso diventò quasi un'ossessione. Ragionava:

"Queste donne sono povere, conducono una vita di penitenza, non conoscono il piacere. Come fanno ad essere così contente? Non ci sarà sotto, per caso, qualcosa di losco?".

Decise di togliersi il pensiero parlandone direttamente con l'abbadessa. Questa gli fornì una spiegazione semplicissima:

"Siamo le spose di Cristo". "Ma il vostro sposo non è morto duemila anni fa?", obiettò quello.

"Mi scusi, signor professore, ma lei non deve essere stato informato che tre giorni dopo è risorto da morte. E noi siamo testimoni appunto, di ciò che è accaduto tre giorni dopo".

Tutto dipende da quel mattino di Pasqua.

fedepasquarisurrezionesperanzaottimismogioiafelicità

3.3/5 (3 voti)

inviato da Mariangela Molari, inserito il 02/06/2002

PREGHIERA

177. Signore, aspettami!

Signore, aspettami!
Non andare così in fretta...
Io non posso seguirti.
Tu vai troppo forte per me.
Aspettami, lasciati raggiungere.
Signore, però non devi fermarti,
né rallentare il tuo passo.
Signore, voglio percorrere
la strada verso la tua casa.
Signore, non preoccuparti
di venire verso di me.
Io mi affretto verso di te.
Potremo parlarci lungo la strada,
fare una sosta.
Signore, non sono degno
di accoglierti sotto il mio tetto!
Però tu hai già aperto la porta
e varcato la soglia: Signore,
non ho nulla di pronto,
non ho preparato niente per riceverti!
Ma già l'Amore senza limiti
è entrato nella mia stanza e mi dice:
«Mettiti a tavola, voglio cenare con te».

preghierarapporto con Dio

5.0/5 (1 voto)

inviato da Luca Mazzocco, inserito il 02/06/2002

RACCONTO

178. Il cuore di Dio   2

Bruno Ferrero, Solo il vento lo sa

Una catechista aveva raccontato ai suoi ragazzi del catechismo la parabola del figliol prodigo, ma si era accorta che dopo un po' molti si erano distratti. Allora aveva chiesto che gliene scrivessero il riassunto.

Uno di loro scrisse così: «Un uomo aveva due figli, quello più giovane però non ci stava volentieri a casa, e un giorno se ne andò via lontano, portando con sé tutti i soldi. Ma ad un certo punto questi soldi finirono e allora il ragazzo decise di tornare a casa perché non aveva neanche da mangiare. Quando stava per arrivare, suo padre lo vide e tutto contento prese un bel bastone e gli corse incontro. Per strada incontrò l'altro figlio, quello buono, che gli chiese dove stava andando così di corsa e con quell'arnese: "E' tornato quel disgraziato di tuo fratello; dopo quel che ha fatto si merita un bel po' di botte!". "Vuoi che ti aiuti anch'io, papà?". "Certo", rispose il padre.

E così, in due, lo riempirono di bastonate. Alla fine il padre chiamò un servo e gli disse di uccidere il vitello più grasso e di fare una grande festa, perché s'era finalmente tolto la voglia di suonargliele a quel figlio che gliel'aveva combinata proprio grossa!».

Capire la logica del cuore di Dio è difficile per tutti.

perdonomisericordia di Dioamore di Dio

inviato da Immacolata Chetta, inserito il 29/05/2002

TESTO

179. I Figli   1

Kahlil Gibran, Il Profeta

E una donna che reggeva un bambino al seno disse: Parlaci dei figli.
Ed egli disse:
I vostri figli non sono i vostri figli.
Sono i figli e le figlie dell'ardore che la vita ha per se stessa.
Essi vengono attraverso di voi, ma non da voi,
e benché vivano con noi non vi appartengono.
Potete dar loro il vostro amore ma non i vostri pensieri,
Poiché essi hanno i loro propri pensieri.
Potete dar ricetto ai loro corpi ma non alle loro anime,
Poiché le loro anime dimorano nella casa del domani, che neppure in sogno vi è concesso di visitare.
Potete sforzarvi di essere simili a loro, ma non cercate di rendere loro simili a voi.
Poiché la vita non va indietro né indugia con l'ieri.
Voi siete gli archi da cui i vostri figli come frecce vive sono scoccate.
L'Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell'infinito, e vi piega e vi flette con la sua forza perché le sue frecce vadano veloci e lontane.
Fate che sia gioioso e lieto questo esser piegati dalla mano dell'Arciere:
Poiché come ama la freccia che scaglia, così Egli ama anche l'arco che è saldo.

famigliacoppiafigligenitorimatrimonio

inviato da Luca Mazzocco, inserito il 29/05/2002

RACCONTO

180. La vera religione

Carlo Maria Martini

Due giovani decisero la data del loro matrimonio. Si erano messi d'accordo con il parroco per tenere un piccolo ricevimento nel cortile della parrocchia, fuori della chiesa. Ma si mise a piovere, e non potendo tenere il ricevimento fuori, i due chiesero al prete se era possibile festeggiare in chiesa.

Ora, il parroco non era affatto contento che si festeggiasse all'interno della chiesa, ma i due dissero: "Mangeremo un po' di torta, canteremo una canzoncina, berremo un po' di vino e poi andremo a casa".

Il parroco si convinse. Ma essendo gli invitati dei bravi italiani amanti della vita, bevvero un po' di vino, cantarono una canzoncina, poi bevvero un altro po' di vino, cantarono qualche altra canzone, e poi ancora vino e altre canzoni, e così dopo una mezz'ora in chiesa si stava festeggiando alla grande. Tutti si divertivano da morire, godendosi la festa. Ma il parroco, tesissimo, passeggiava avanti e indietro nella sacrestia, turbato dal rumore che gli invitati stavano facendo.
Entrò il cappellano che gli disse: "Vedo che è molto teso".

"Certo che sono teso! Senti che rumore stanno facendo, proprio nella casa del Signore! Per tutti i Santi!".
"Ma Padre, non avevano davvero alcun posto dove andare!".

"Lo so bene! Ma è assolutamente necessario fare tutto questo baccano?".

"Bè, in fondo, Padre, non dobbiamo dimenticare che Gesù stesso ha partecipato una volta ad un banchetto di nozze".

Il parroco risponde: "So benissimo che Gesù Cristo ha partecipato ad un banchetto di nozze, non devi mica venirmelo a dire tu! Ma lì non avevano il Santo Sacramento!".

Ci sono occasioni in cui il Santo Sacramento diventa più importante di Gesù Cristo. Quando l'adorazione diventa più importante dell'amore, allora la Chiesa diventa più importante della vita. Quando Dio diventa più importante del vicino, e così via. Questo è il grande pericolo. Gesù ci voleva richiamare proprio a questo: prima le cose più importanti! "L'uomo è più importante del Sabato!".

religiositàdogmatismo

1.0/5 (1 voto)

inviato da Emilio Centomo, inserito il 27/05/2002

TESTO

181. Se mi ami non piangere   3

Giacomo Perico, Resta con noi Signore, San Paolo Edizioni, 2011

Se mi ami non piangere! Se tu conoscessi il mistero immenso del cielo dove ora vivo, se tu potessi vedere e sentire quello che io vedo e sento in questi orizzonti senza fine, e in questa luce che tutto investe e penetra, tu non piangeresti se mi ami.

Qui si è ormai assorbiti dall'incanto di Dio, dalle sue espressioni di infinità bontà e dai riflessi della sua sconfinata bellezza. Le cose di un tempo sono così piccole e fuggevoli al confronto.

Mi è rimasto l'affetto per te: una tenerezza che non ho mai conosciuto.

Sono felice di averti incontrato nel tempo, anche se tutto era allora così fugace e limitato. Ora l'amore che mi stringe profondamente a te, è gioia pura e senza tramonto.

Mentre io vivo nella serena ed esaltante attesa del tuo arrivo tra noi, tu pensami così!

Nelle tue battaglie, nei tuoi momenti di sconforto e di solitudine, pensa a questa meravigliosa casa, dove non esiste la morte, dove ci disseteremo insieme, nel trasporto più intenso alla fonte inesauribile dell'amore e della felicità.

Non piangere più, se veramente mi ami!

sul web questo testo viene attribuito a Sant'Agostino ma dovrebbe essere di padre Giacomo Perico, sacerdote gesuita, ispirato dalla morte di suo padre .

morteparadisovita eternadefunti

5.0/5 (2 voti)

inviato da Mariangela Molari, inserito il 25/05/2002

TESTO

182. Se la nota dicesse...   2

Michel Quoist, Parlami d'amore

Se la nota dicesse: non è una nota che fa la musica
...non ci sarebbero le sinfonie.
Se la parola dicesse: non è una parola che può fare una pagina
...non ci sarebbero i libri.
Se la pietra dicesse: non è una pietra che può alzare un muro
...non ci sarebbero case.
Se la goccia d'acqua dicesse: non è una goccia d'acqua che può fare un fiume
...non ci sarebbe l'oceano.
Se il chicco di grano dicesse: non è un chicco di grano che può seminare un campo
...non ci sarebbe la messe.
Se l'uomo dicesse: non è un gesto d'amore che può salvare l'umanità
...non ci sarebbero mai né giustizia né pace, né dignità né felicità sulla terra degli uomini.
Come la sinfonia ha bisogno di ogni nota
Come il libro ha bisogno di ogni parola
Come la casa ha bisogno di ogni pietra
Come l'oceano ha bisogno di ogni goccia d'acqua
Come la messe ha bisogno di ogni chicco
l'umanità intera ha bisogno di te,
qui dove sei,
unico,
e perciò insostituibile.

versione breve
L'umanità ha bisogno di te
Come la sinfonia ha bisogno di ogni nota
Come il libro ha bisogno di ogni parola
Come la casa ha bisogno di ogni pietra
Come l'oceano ha bisogno di ogni goccia d'acqua
Come la messe ha bisogno di ogni chicco
l'umanità intera ha bisogno di te, qui dove sei, unico, e perciò insostituibile.

responsabilitàmissionevocazioneimportanza del singolo

5.0/5 (1 voto)

inviato da Andrea Aversa, inserito il 24/05/2002

PREGHIERA

183. Guidami

John Henry Newman

Guidami, luce gentile, in mezzo alle tenebre
guidami tu.
Buia è la notte e la mia casa è lontana:
guidami tu.
Dirigi tu il mio cammino; di vedere lontano
non te lo chiedo - un solo passo sicuro mi basta.
In passato non pensavo così, né ti pregavo:
guidami tu.
Amavo scegliere da solo la via; ma ora
guidami tu.
Amavo la luce del giorno e senza timore
cedevo all'orgoglio - non ricordare, ti prego, il passato.
A lungo tu mi sei stato vicino;
posso dunque ripetere:
guidami tu.
Fra acquitrini e paludi, fra crepacci e torrenti
finché la notte è trascorsa.
All'alba, quei volti di angeli torneranno a sorridere,
da me amati un tempo e poi purtroppo perduti.

vocazionemissioneprogetto di Diosequela

5.0/5 (1 voto)

inviato da Suor Cristina Giustozzi, inserito il 24/05/2002

PREGHIERA

184. Dammi la mano   1

John Henry Newman

Guidami, luce amabile,
tra l'oscurità che mi avvolge.
Guidami innanzi, oscura è la notte,
lontano sono da casa.
Dove mi condurrai?
Non te lo chiedo, o Signore!
So che la tua potenza
m'ha conservato al sicuro
da tanto tempo,
e so che ora mi condurrai ancora,
sia pure attraverso rocce e precipizi,
sia pure attraverso montagne e deserti
sino a quando sarà finita la notte.
Non è sempre stato così:
non ho sempre pregato
perché tu mi guidassi!
Ho amato scegliere da me il sentiero,
ma ora tu guidami!

abbandonoprogetto di Diofedefiducia

inviato da Maria Grazia Guidetti, inserito il 24/05/2002

RACCONTO

185. Ascoltare   1

Anthony De Mello

Quando un uomo, il cui matrimonio era in crisi, cercò il suo consiglio, il maestro disse: «Devi imparare ad ascoltare tua moglie.»
L'uomo prese a cuore questo consiglio e tornò dopo un mese per dire che aveva imparato ad ascoltare ogni parola che la moglie dicesse.
Il maestro gli disse sorridendo: «Ora torna a casa e ascolta ogni parola che non dice.»

ascoltomatrimoniocoppiafamiglia

4.0/5 (3 voti)

inviato da Emilio Centomo, inserito il 22/05/2002

RACCONTO

186. I due boscaioli   1

Bruno Ferrero, Il segreto dei pesci rossi

Due boscaioli lavoravano nella stessa foresta ad abbattere alberi. I tronchi erano imponenti, solidi e tenaci. I due boscaioli usavano le loro asce con identica bravura, ma con una diversa tecnica: il primo colpiva il suo albero con incredibile costanza, un colpo dietro l'altro, senza fermarsi se non per riprendere fiato rari secondi.

Il secondo boscaiolo faceva una discreta sosta ogni ora di lavoro.

Al tramonto, il primo boscaiolo era a metà del suo albero. Aveva sudato sangue e lacrime e non avrebbe resistito cinque minuti di più.

Il secondo era incredibilmente al termine del suo tronco. Avevano cominciato insieme e i due alberi erano uguali!

Il primo boscaiolo non credeva ai suoi occhi. "Non ci capisco niente! Come hai fatto ad andare così veloce se ti fermavi tutte le ore?".

L'altro sorrise: "Hai visto che mi fermavo ogni ora. Ma quello che non hai visto è che approfittavo della sosta per affilare la mia ascia".

Il tuo spirito è come l'ascia. Non lasciarlo arrugginire. Ogni giorno affilalo un po':
1. Fermati dieci minuti e ascolta un po' di musica.
2. Cammina ogni volta che puoi.
3. Abbraccia ogni giorno le persone che ami e dì loro: "Ti voglio bene".
4. Festeggia compleanni, anniversari, onomastici e tutto quello che ti viene in mente.
5. Sii gentile con tutti. Anche con quelli di casa tua.
6. Sorridi.
7. Prega.
8. Aiuta qualcuno che ha bisogno di te.
9. Coccolati.
10. Guarda il cielo e punta in alto.

interioritàuso del tempo

inviato da Luca Mazzocco, inserito il 21/05/2002

PREGHIERA

187. Tu sei i miei giorni   1

don Luigi Serenthà

Signore Gesù,
Tu sei i miei giorni,
non ho altri che te
nella mia vita.

Quando troverò
un qualcosa
che mi aiuta,
te ne sarò immensamente grato;
però Signore,
quand'anche io fossi solo,
quand'anche non ci fosse nulla
che mi dà una mano,
non ci fosse neanche
un fratello di fede
che mi sostiene,
Tu, o Signore, mi basti,
con Te ricomincio da capo.

Tu mi basti, Signore:
il mio cuore,
il mio corpo, la mia vita,
nel suo normale modo di vestire,
di alimentarsi, di desiderare
è tutta orientata a Te.

Io vivo nella semplicità
e nella povertà di cuore;
non ho una famiglia mia,
perché Tu sei la mia casa,
la mia dimora, il mio vestito,
il mio cibo,
Tu sei il mio desiderio.

fiduciaabbandonoprovvidenzarapporto con Dio

inviato da Mariangela Molari, inserito il 11/05/2002

TESTO

188. Nel cuore e nel corpo

Tonino Bello, Maria donna dei nostri giorni

La frase si trova in un testo del Concilio, ed è splendida per dottrina e concisione. Dice che, all'annuncio dell'angelo, Maria vergine "accolse nel cuore e nel corpo il Verbo di Dio".
Nel cuore e nel corpo.

Fece largo, cioè, nei suoi pensieri ai pensieri di Dio, ma non si sentì per questo ridotta al silenzio.

Offrì volentieri il terreno vergine del suo spirito alla germinazione del Verbo; ma non si considerò espropriata di nulla. Gli cedette con gioia il suolo più inviolabile della sua vita interiore; ma senza dover ridurre gli spazi della sua libertà. Diede stabile alloggio al Signore nelle stanze più segrete della sua anima, ma non ne sentì la presenza come violazione di domicilio.

Santa Maria, donna accogliente aiutaci ad accogliere la Parola nell'intimo del cuore. A capire, cioè, come hai saputo fare tu, le irruzioni di Dio nella nostra vita. Egli non bussa alla porta per intimarci lo sfratto, ma per riempire di luce la nostra solitudine.

Non entra in casa per metterci le manette, ma per restituirci il gusto della vera libertà.

Lo sappiamo: è la paura del nuovo a renderci spesso inospitali nei confronti del Signore che viene. I cambiamenti ci danno fastidio. E siccome lui scombina sempre i nostri pensieri, mette in discussione i nostri programmi e manda in crisi le nostre certezze ogni volta che sentiamo i suoi passi, evitiamo di incontrarlo, nascondendoci dietro la siepe, come Adamo tra gli alberi dell'Eden. Facci comprendere che Dio, se gusta i progetti, non ci rovina le festa; se disturba i nostri sonni, non ci toglie la pace.

E una volta che l'avremo accolto nel cuore, anche il nostro corpo brillerà della sua luce.

Mariafiduciaabbandonoprogetto di Dio

inviato da Mariangela Molari, inserito il 10/05/2002

TESTO

189. Succede....   2

Alessandro Pronzato

La vita è così... Sono cose che capitano. Succede...
Sì.

Succede che io stia bene e quell'altro languisce in un sanatorio. Succede che io rischi l'indigestione e l'indiano muore di fame.

Succede che io tenga il mio bravo conto in banca e il vicino di casa vada a impegnare una coperta al Monte di Pietà.

Succede che io mi preoccupi per scegliere la villeggiatura e la famiglia di fronte si disperi per il pagamento dell'affitto (due camere in otto).

Succede che io vada in ufficio con l'utilitaria - è più maneggevole della coupé - e lo scaricatore si presenti alle 6 di mattino sulla banchina del porto a vedere se qualcuno ha bisogno delle sue braccia.
Succede che i miei figli ricevano per Natale dei doni favolosi e quella bambina sarda scriva: "Caro Gesù Bambino, vorrei una mela...".
Succede.

Succede che io sia un buon cristiano e quegli altri no.

Succede che io faccia l'elemosina e quegli altri la ricevano.

Succede che io abbia (o mi illuda di avere) Cristo senza la Croce, e quegli altri la croce senza il Cristo.
Succede.

Il gioco della vita è bizzarro. "A chi tocca tocca" (purché tocchi sempre agli altri).

Ma ho già i miei fastidi, io! Perché occuparmi di quelli degli altri?

Che c'entro io?

C'entri, eccome! Dal momento che c'entra anche Dio.

Ecco, ora mi sembra sia possibile rispondere a una semplicissima domanda del catechismo: "Dov'è Dio?".
"Dio è all'altro capo della croce".
La mia croce. Proprio questa. E anche quella dell'altro.

Dovunque ci sia una croce, non c'è che da afferrarla con le mie mani. Da un lato qualsiasi. Dall'altro c'è sempre Lui.
D'ora in poi so dove trovarlo.

crocesofferenzasolidarietàingiustiziapovertà

5.0/5 (1 voto)

inviato da Stefania Raspo, inserito il 09/05/2002

TESTO

190. Lettera della mamma   1

Grazie, figliola carissima, per avermi dato l'opportunità di fare ancora formine di sabbia, di andare in barca, di spingere in mare barchette giocattolo, di salire sulla giostra, e di accarezzare le caprette allo zoo. Grazie per avermi dato la scusa per fare in casa la marmellata e per cuocere torte di compleanno; grazie per aver riportato il divertimento nella mia esistenza...

Grazie per aver creduto che le mie torte di compleanno fossero magiche, i miei disegni sorprendenti e le mie storie le più belle del mondo.

A volte, quando sono particolarmente giù, mi rincuori - proprio come facevo io a te.

E questo mi incoraggia e mi rallegra. Grazie per tenermi d'occhio, amore.

E' sempre una sorpresa scoprire di avere una figlia giovane come te. Grazie, cara, per non pensare che io sia vecchia. O, almeno, non così vecchia... La cosa più bella che mi hai dato è l'amicizia.

Grazie per i denti di leone appassiti, per i ciottoli bagnati, per le caramella già succhiate, per i baci appiccicosi. Grazie per amarmi...

Grazie per raccontarmi quando il tuo ragazzo ha dei problemi, anche se non c'è niente che io possa fare per aiutarlo. Grazie per telefonarmi avvertendo che sta sta iniziando un documentario alla tele e per chiedermi ricette in cucina. Grazie per i tuoi bigliettini di buon compleanno, che arrivano sempre puntuali. Grazie per darmi consigli. Grazie per lasciarmi entrare nella tua vita.

...Grazie per avermi mostrato, quando pensavo che i miei giorni di mamma fossero finiti, che la stagione migliore per noi sta iniziando adesso...

maternitàfamigliamamma

inviato da Stefania Raspo, inserito il 09/05/2002

RACCONTO

191. Un uomo libero   1

Rabindranath Tagore

Ero giovane e mi sentivo forte. Quella mattina di primavera uscii di casa e gridai: "Io sono a disposizione di chi mi vuole. Chi mi prende?".

Mi lanciai sulla strada selciata. Sul suo cocchio, con la spada in mano e seguito da mille guerrieri, passava il Re. "Ti prendo io al mio servizio", disse fermando il corteo. "E in compenso ti metterò a parte della mia potenza". Ma io della sua potenza non sapevo che farmene. E lo lasciai andare.
"Io sono a disposizione di tutti. Chi mi vuole?".

Nel pomeriggio assolato, un vecchio pensieroso mi fermò, e disse: "Ti assumo io, per i miei affari. E ti compenserò a suon di rupie sonanti". E cominciò a snocciolarmi le sue monete d'oro. Ma io dei suoi quattrini non sapevo che farmene. E mi voltai dall'altra parte.

La sera arrivai nei pressi di un casolare. Si affacciò una graziosa fanciulla e mi disse: "Ti prendo io e ti compenserò col mio sorriso". Io rimasi perplesso. Quanto dura un sorriso? Frattanto quello si spense e la fanciulla dileguò nell'ombra. Passai la notte disteso sull'erba, e la mattina ero madido di rugiada.
"Io sono a disposizione... Chi mi vuole?".

Il sole scintillava già sulla sabbia, quando scorsi un bambino che, seduto sulla spiaggia, giocava con tre conchiglie. Al vedermi alzò la testa e sorrise, come se mi riconoscesse. "Ti prendo io", disse, "e in cambio non ti darò niente". Accettai il contratto e cominciai a giocare con lui. Alla gente che passava e chiedeva di me, rispondevo: "Non posso, sono impegnato".
E da quel giorno mi sentii un uomo libero.

libertàgratuitàricchezzapovertà

inviato da Emilio Centomo, inserito il 08/05/2002

RACCONTO

192. Dio ama te   2

Un uomo aveva sempre il cielo dell'anima coperto di nere nubi. Era incapace di credere alla bontà. Soprattutto non credeva alla bontà e all'amore di Dio. Un giorno mentre errava sulle colline che attorniavano il suo villaggio, sempre tormentato dai suoi scuri dubbi, incontrò un pastore. Il pastore era un brav'uomo dagli occhi limpidi. Si accorse che lo sconosciuto aveva l'aria particolarmente disperata e gli chiese:
"Che cosa ti turba tanto, amico?".
"Mi sento immensamente solo".
"Anch'io sono solo, eppure non sono triste".
"Forse perché Dio ti fa compagnia..."
"Hai indovinato".

"Io invece non ho la compagnia di Dio. Non riesco a credere al suo amore. Com'è possibile che ami gli uomini uno per uno? Com'è possibile che ami me?".

"Vedi laggiù quel villaggio?", gli chiese il pastore, "Vedi le finestre di ogni casa?".
"Vedo tutto questo".

"Allora non devi disperare. Il sole è uno solo, ma ogni finestra della città, anche la più piccola e la più nascosta, ogni giorno viene baciata dal sole, nell'arco della giornata. Forse tu disperi perché tieni chiusa la tua finestra".

rapporto con Dioincontrare Diosperanza

5.0/5 (1 voto)

inviato da Emilio Centomo, inserito il 08/05/2002

RACCONTO

193. Lo specchio e la finestra   1

Un giovane ebreo andò da un Rabbino, suo maestro di vita, a esporgli una sua perplessità: "Quando vado nella casa dei ricchi non mi sento a mio agio, ho l'impressione di non essere accolto e non riesco a comunicare. Quando, invece, entro nella casa dei poveri, non ho alcun problema, mi comporto e parlo così come faccio con gli amici di vecchia data. Che differenza c'è tra ricchi e poveri?".

Il rabbino lo invitò ad andare alla finestra e a descrivere ciò che vedeva. "Ci sono una donna e un bambino, su di un carro, che si dirigono contenti verso la zona del mercato".

Al che il rabbino soggiunse: "Ora va' davanti allo specchio e dimmi cosa vedi".
Il giovane rispose che scorgeva solo la sua immagine.

Il saggio maestro di vita così concluse: "Figlio mio, la finestra e lo specchio sono fatti entrambi di una lastra di vetro. Ma, mentre la finestra ti permette di vedere la vita che c'è attorno, lo specchio ti permette di vedere solo te stesso. Basta un foglio d'argento per non farti contemplare la realtà e renderti triste nel mostrarti solo la tua immagine".

ricchezzapovertàinteriorità

5.0/5 (1 voto)

inviato da Emilio Centomo, inserito il 08/05/2002

RACCONTO

194. La pettegola e la gallina

A una donna che si accusava di frequenti maldicenze, San Filippo Neri domandò: "Vi capita proprio spesso di sparlare così del prossimo?".
Molto spesso, Padre", rispose la donna.

"Figliola, il vostro errore è grande. E' necessario che ne facciate penitenza. Ecco cosa farete: uccidete una gallina e portatemela subito, spennandola lungo la strada da casa vostra fin qui".

La donna ubbidì, e si presentò al santo con la gallina spiumata.

"Ora", le disse Filippo, "ritornate per le strade attraversate e raccogliete ad una ad una le penne della gallina...".

"Ma è impossibile, Padre", ribattè la donna; "col vento che tira oggi non si troveranno più".

"Lo so anch'io", concluse il santo, "ma ho voluto farvi comprendere che se non potete raccogliere le penne di una gallina sparpagliate dal vento, come potrete riparare a tutte le maldicenze gettate in mezzo alla gente, a danno del vostro prossimo?".

non giudicaremaldicenzepettegolezzigiudizio

5.0/5 (1 voto)

inviato da Emilio Centomo, inserito il 08/05/2002

RACCONTO

195. La sedia vuota   1

Bruno Ferrero, L'importante è la rosa

Un uomo anziano si era ammalato gravemente. Il suo parroco andò a visitarlo a casa. Appena entrato nella stanza del malato, il parroco notò una sedia vuota, sistemata in una strana posizione accanto al letto su cui riposava l'anziano e gli domandò a cosa gli serviva.

L'uomo gli rispose, sorridendo debolmente:

«Immagino che ci sia Gesù seduto su quella sedia, e prima che lei arrivasse gli stavo parlando... Per anni avevo trovato estremamente difficile la preghiera, finché un amico mi spiegò che la preghiera consiste nel parlare con Gesù. Così ora immagino Gesù seduto su una sedia di fronte a me e gli parlo e ascolto cosa dice in risposta. Da allora non ho più avuto difficoltà nel pregare.»

Qualche giorno dopo, la figlia dell'anziano signore si presentò in canonica per informare il parroco che suo padre era morto. Disse:

«L'ho lasciato solo per un paio d'ore. Quando sono tornata nella stanza l'ho trovato morto con la testa appoggiata sulla sedia vuota che voleva sempre accanto al suo letto.»

"Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio". (Mt 5,8)

preghierarapporto con Dio

inviato da Luca Mazzocco, inserito il 08/05/2002

RACCONTO

196. Perché avete paura?   2

Bruno Ferrero, C'è qualcuno lassù?

Era una famigliola felice e viveva in una casetta di periferia. Ma una notte scoppiò nella cucina della casa un terribile incendio.

Mentre le fiamme divampavano. genitori e figli corsero fuori. In quel momento si accorsero, con infinito orrore, che mancava il più piccolo, un bambino di cinque anni. Al momento di uscire, impaurito dal ruggito delle fiamme e dal fumo acre, era tornato indietro ed era salito al piano superiore.

Che fare? Il papà e la mamma si guardarono disperati, le due sorelline cominciarono a gridare. Avventurarsi in quella fornace era ormai impossibile... E i vigili del fuoco tardavano.

Ma ecco che lassù, in alto, s'aprì la finestra della soffitta e il bambino si affacciò, urlando disperatamente: "Papà! Papà!".
Il padre accorse e gridò: "Salta giù!".

Sotto di sè il bambino vedeva solo fuoco e fumo nero, ma senti la voce e rispose: "Papà, non ti vedo...".
"Ti vedo io, e basta. Salta giù!", urlò, l'uomo.

Il bambino saltò e si ritrovò sano e salvo nelle robuste braccia del papà, che lo aveva afferrato al volo.

Non vedi Dio. Ma Lui vede te. Buttati!

abbandonofedefiducia

5.0/5 (1 voto)

inviato da Stefania Raspo, inserito il 07/05/2002

PREGHIERA

197. Preghiera del Pellegrino della montagna   1

Canonico Gratìen Volluz

Signore Gesù
che dalla casa del Padre
sei venuto a piantare la tua tenda
in mezzo a noi;
tu che sei nato nell'incertezza
di un viaggio
ed hai percorso tutte le strade,
quella dell'esilio.
quella dei pellegrinaggi,
quella della predicazione:
strappami all'egoismo e
dalla comodità,
fa di me un pellegrino.
Signore Gesù,
che hai preso così spesso
il sentiero della montagna
per trovare il silenzio,
e ritrovare il Padre;
per insegnare ai tuoi apostoli
e proclamare le beatitudini;
per offrire il tuo sacrifìcio,
inviare i tuoi apostoli
e far ritorno al Padre:
attirami verso l'alto,
fa di me un pellegrino
della montagna.
Come San Bernardo,
devo ascoltare la tua parola,
devo lasciarmi scuotere
dal tuo amore.
A me, continuamente tentato
di vivere tranquillo.
domandi di rischiare la vita,
come Abramo, con un atto di fede;
a me, continuamente tentato
di sistemarmi definitivamente,
chiedi di camminare nella speranza,
verso di te,
cima più alta,
nella gloria del Padre.
Signore,
mi creasti per amore, per amare:
fa' ch'io cammini,
ch'io salga, dalle vette, verso di te,
con tutta la mia vita,
con tutti i miei fratelli,
con tutto il creato
nell'audacia e nell'adorazione.
Cosi sia.

scoutpartireroutestradacamminomontagna

inviato da Emilio Centomo, inserito il 05/05/2002

TESTO

198. La gioia dell'acqua

Un fiume lento; un rivo silenzioso, poco profondo. il gorgoglio di una sorgente attraverso mazzetti di violette. Il sussurro di un ruscello in un bosco. Il ruggito di una cascata. Lo zampillo di una canna da giardino. Il luccichio delle fontane. Lo splendore dell'acqua che scivola sulla pietra. Pozzanghere tappezzate di foglie cremisi. Onde solide come vetro verde, che lanciano la loro spuma a cavalcare l'enorme massa marina. Il rumoreggiare dell'acqua dietro uno scafo da corsa. Piccoli arcobaleni nelle ragnatele mattutine. Rugiada sui piedi nudi. Musi di rana in uno stagno. Laghi che catturano cieli estivi. Pioggia che batte sulle finestre della tua casa sicura.

creazionenatura

inviato da Michela De Santis, inserito il 04/05/2002

PREGHIERA

199. Un cuore mendicante   1

Rabindranath Tagore

Mi hai fatto povero
tra il sorriso delle stelle,
mi hai dato un cuore
mendicante per le strade...

Passai ramingo di porta in porta
e, quando la mia borsa si riempiva,
tu mandavi a derubarmi.

Al termine della lunga mia giornata
vengo a lagnarmi alla soglia
della tua ricca casa:
ecco la mia sporta vuota!

Ti vidi allora scendere
a prendermi per mano
e mi ritrovai seduto
accanto a te sul trono.

abbandonofedefiducia

5.0/5 (1 voto)

inviato da Maria Grazia Guidetti, inserito il 03/05/2002

PREGHIERA

200. Preghiera della famiglia unita

Signore, Padre Santo,
Dio onnipotente ed eterno,
noi ti benediciamo e ti ringraziamo
per questa nostra famiglia che vuol vivere unita nell'amore.
Ti offriamo le gioie e i dolori della nostra vita
E ti presentiamo le nostre speranze per l'avvenire.
O Dio, fonte di ogni bene,
dona alla nostra mensa il cibo quotidiano,
conservaci nella salute e nella pace,
guida i nostri passi sulla via del bene.
Fa' che dopo aver vissuto felici in questa casa,
ci ritroviamo ancora tutti uniti
nella felicità del Paradiso.
Amen.

famigliacoppiamatrimonio

inviato da Rossella Di Cosmo, inserito il 03/05/2002

PREGHIERA

201. La porta del Natale

Klaus Hemmerle

Vorrei che ognuno di noi avesse quattro chiavi.

Una chiave per la porta che dà sul retro:
il Signore viene,
dove e come non lo sappiamo.
Viene in coloro
che non ardiscono accostarsi alla grande porta maestra.

Una chiave per la porta che dà verso l'interno:
il Signore ci è più intimo del più profondo dell'anima nostra.
Da lì egli entra nella casa della nostra vita.

Una chiave per la porta di comunicazione
che è stata murata, ricoperta con l'intonaco,
quella che dà su ciò che ci sta accanto:
in coloro che ci sono più prossimi,
che sono anche coloro che più ci sono estranei,
il Signore bussa alla nostra porta.

Una chiave per la porta principale, il portale:
su quella soglia Gesù, con Maria e Giuseppe
furono respinti.
Non esitiamo a lasciarlo decisamente
entrare nella nostra vita, nel nostro mondo!
Sapremo essere, oggi, la sua Betlemme?

natalerapporto con Dio

5.0/5 (1 voto)

inviato da Luca Mazzocco, inserito il 03/05/2002

PREGHIERA

202. Preghiera della strada

Signore, devo uscire di casa, avvertire che i muri mi stanno stretti,
il tetto mi ruba il cielo, la finestra mi rende spettatore,
la porta mi nega l'avventura e l'orario mi fa perdere l'incontro.
Signore, fammi capire che è consentito vivere soltanto all'aperto;
si è cristiani soltanto all'aria libera. Il Vangelo cammina per le strade;
non devo pretendere di muovermi unicamente se il tempo è bello.
Il Vangelo, come la vita, si vive nelle intemperie, in condizioni sfavorevoli;
devo lasciarmi avvolgere dalla nebbia, dal buio della notte,
lavare dalla pioggia, asciugare dal vento, pungere dal freddo,
sentirmi al sicuro nella precarietà, possedere la certezza del provvisorio.
Bisogna che smetta di incaricare i vestiti o il termosifone di scaldarmi,
è bello essere obbligato ad accendere il fuoco dentro,
a riscaldarmi dall'interno, a coprirmi delle certezze del cuore,
indovinare il sole oltre lo spessore dei nuvoloni neri,
scoprire il cammino consultando la speranza,
sentire il tempo attraverso il corpo liberato dagli ingombri,
inventare il canto al ritmo dei passi,
sentirmi garantito da ciò che mi sono lasciato alle spalle
e arricchito da tutto quello che non ho più.
Provare la gioia di non possedere niente e quindi di avere tutto.
Si, perché il Tutto può essere contenuto, trovare posto unicamente nel nulla.
Signore, fammi chiudere gli occhi per essere raggiunto dalla luce,
insegnami ad attendere la luce ad occhi chiusi.
Signore, fammi uscire di casa senza voler sapere prima che tempo fa:
sulla strada, nell'oscurità, nel gelo, nella paura, nel vuoto, nell'assenza,
è tempo della tua presenza.

scoutpartireroutestradacammino

inviato da Luca Soliani, inserito il 30/04/2002

TESTO

203. Ballate come se nessuno vi guardasse   2

Alfred Souza

Per tanto tempo ho avuto la sensazione che la vita sarebbe presto cominciata, la vera vita! Ma c'erano sempre ostacoli da superare, strada facendo qualcosa di irrisolto, un affare che richiedeva ancora tempo, dei debiti che non erano stati ancora regolati, in seguito la vita sarebbe cominciata. Finalmente ho capito che questi ostacoli erano la mia vita. Questo modo di percepire le cose mi ha aiutato a capire che non c'è un mezzo per essere felici, ma che la felicità è un mezzo. Di conseguenza, gustate ogni istante della vostra vita, e gustatelo ancora di più perché lo potete dividere con una persona cara, una persona molto cara per passare insieme dei momenti preziosi della vita, e ricordatevi che il tempo non aspetta nessuno. E allora smettete di pensare di finire la scuola, di tornare a scuola, di perdere 5 chili, di prendere 5 chili, di avere dei figli, di vederli andare via di casa. Smettete di aspettare di cominciare a lavorare, di andare in pensione, di sposarvi, di divorziare. Smettete di aspettare il venerdì sera, la domenica mattina, di avere una nuova macchina o una casa nuova. Smettete di aspettare la primavera, l'estate, l'autunno o l'inverno. Smettete di aspettare di lasciare questa vita, di rinascere nuovamente, e decidete che non c'è momento migliore per essere felici che il momento presente. La felicità e le gioie della vita non sono delle mete, ma un viaggio. Lavorate come se non aveste bisogno di soldi. Amate come se non doveste mai soffrire. Ballate come se nessuno vi guardasse.

vitaottimismosperanzafuturopresente

inviato da Gaetano, inserito il 29/04/2002

TESTO

204. Prima di tutto l'uomo

Nazim Hikmet, Ultima lettera al figlio

Non vivere su questa terra come un estraneo o come un turista nella natura.

Vivi in questo mondo come nella casa di tuo padre: credi al grano, alla terra, al mare, ma prima di tutto credi all'uomo.

Ama le nuvole, le macchine, i libri, ma prima di tutto ama l'uomo.

Senti la tristezza del ramo che secca, dell'astro che si spegne, dell'animale ferito che rantola, ma prima di tutto senti la tristezza e il dolore dell'uomo.

Ti diano gioia tutti i beni della terra: l'ombra e la luce ti diano gioia, le quattro stagioni ti diano gioia, ma soprattutto, a piene mani ti dia gioia l'uomo!

umanità

inviato da Sara D'Erasmo, inserito il 25/04/2002

TESTO

205. Valore di un sorriso   1

Frederik W. Faber

Un sorriso non costa nulla e rende molto.
Arricchisce chi lo riceve,
senza impoverire chi lo dona.
Non dura che un istante
ma il suo ricordo è talora eterno.

Nessuno è così ricco da poterne fare a meno.
Nessuno è così povero da non poterlo dare.
Crea felicità in casa; è sostegno negli affari;
è segno sensibile dell'amicizia profonda.

Un sorriso dà riposo alla stanchezza;
nello scoraggiamento rinnova il coraggio;
nella tristezza è consolazione;
d'ogni pena è naturale rimedio.
Ma è bene che non si può comprare,
né prestare, né rubare,
poiché esso ha valore solo nell'istante in cui si dona.

E se poi incontrerete talora chi non vi dona l'atteso sorriso,
siate generosi e date il vostro;
perché nessuno ha tanto bisogno di sorriso
come chi non sa darlo ad altri.

amiciziasorrisogioiaamoredonarefelicitàsofferenzaconsolaredonare gioia

3.5/5 (2 voti)

inviato da Nadia, inserito il 17/04/2002

PREGHIERA

206. Confidare

Antonia Pozzi, Parole

Ho tanta fede in te. Mi sembra
che saprei aspettare la tua voce
in silenzio, per secoli
di oscurità.

Tu sai tutti i segreti,
come il sole:
potresti far fiorire
i gerani e la zàgara selvaggia
sul fondo delle cave
di pietra, delle prigioni
leggendarie.

Ho tanta fede in te. Son quieta
come l'arabo avvolto nel barracano bianco,
che ascolta Dio maturargli
l'orzo intorno alla casa.

fiduciafedepace interioretranquillità

5.0/5 (1 voto)

inviato da Giovanna, inserito il 17/04/2002

RACCONTO

207. Un uomo, il suo fiume, il suo ponte   1

Paulo Coelho

Un uomo, dopo molti anni di lavoro e di meditazioni sul miglior modo per attraversare il fiume davanti alla sua casa, costruì una passerella. Si racconta però che gli abitanti del villaggio raramente osavano passarvi sopra, a causa della sua precarietà.

Un bel giorno, da quelle parti comparve un ingegnere che, con l'aiuto della gente del posto, costruì un ponte, la qual cosa mandò su tutte le furie il costruttore della passerella. Questi, infatti, da quel momento incominciò a dire a quanti avevano la pazienza di ascoltarlo che l'ingegnere aveva mancato di rispetto nei confronti del suo lavoro.

"Ma la passerella è ancora lì - rispondevano gli abitanti del villaggio - ed è un monumento ai suoi anni di fatica e di meditazione".
"Nessuno però la usa" ribatteva l'uomo, stizzito.

"Lei signore, è un cittadino rispettabile e noi siamo fieri di lei. Tuttavia, se la gente trova il ponte più bello e utile della sua passerella, che cosa ci possiamo fare?".
"Il ponte attraversa il mio fiume!".

"Ma signore, con tutto il rispetto che abbiamo per il suo lavoro, vorremmo dirle che il fiume non le appartiene. Può essere attraversato a piedi, in barca, a nuoto o in qualsiasi altro modo: se le persone preferiscono attraversarlo utilizzando il ponte, perché non rispettare la loro scelta? Infine, come possiamo aver fiducia di una persona che, invece di cercare di migliorare la sua passerella, passa tutto il tempo a criticare il ponte?".

fiduciarispettotolleranzalibertà interiore

inviato da Matteo Preto, inserito il 16/04/2002

PREGHIERA

208. Preghiera degli sposi   1

Ci hai chiamati, Signore,
a fondare insieme questa famiglia;
dacci la forza d'animarla del tuo amore
il quale possa sostenere
tutti quanti vivranno in essa.

Che la nostra casa sia accogliente
a quanti vorranno riscaldarsi.

Insegnaci a progredire nell'aiuto reciproco
sotto il tuo sguardo,
a fare la tua volontà
tutti i giorni della nostra vita,
a manifestarti i nostri progetti,
a offrirti le nostre gioie e le nostre sofferenze,
a portare a te i figli che ci vorrai dare.

Ti ringraziamo del nostro amore,
tu che sei l'amore,
Signore.

amorecoppiafamigliasposimatrimonio

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 10/04/2002

RACCONTO

209. La porta piccola è sempre aperta   2

Intorno alla stazione principale di una grande città si dava appuntamento una folla di relitti umani: barboni, ladruncoli, marocchini e giovani drogati.

Si vedeva bene che erano infelici e disperati. Più che di soldi, avevano tutti bisogno di un po' di consolazione e coraggio per vivere.

Un giovane, sporco e trasandato, si aggirava in mezzo agli altri come se avesse una personale zattera di salvezza. Nei momenti di solitudine e di angoscia più nera, il giovane estraeva dalla sua tasca un bigliettino unto e stropicciato e lo leggeva. Poi lo ripiegava e lo rimetteva in tasca.

Qualche volta lo baciava, se lo appoggiava al cuore o alla fronte. La lettura del bigliettino faceva effetto subito. Il giovane sembrava riconfortato, raddrizzava le spalle, riprendeva coraggio.

In quel biglietto c’erano soltanto sei piccole parole: "La porta piccola è sempre aperta". Glielo aveva dato suo padre. Significava che in qualunque momento sarebbe potuto tornare a casa. E una notte lo fece. Trovò la porta piccola del giardino di casa aperta. Salì le scale in silenzio e si infilò nel suo letto. Il mattino dopo accanto al letto c'era suo padre. In silenzio si abbracciarono.

C'è sempre una piccola porta aperta per l'uomo. Può essere la porta del confessionale, quella della chiesa o del pentimento. E là c’è sempre un Padre che attende. Un Padre che ha già perdonato e che aspetta di ricominciare.

perdonopentimentoconversioneconfessionericonciliazionemisericordia di Dio

4.5/5 (2 voti)

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 09/04/2002

RACCONTO

210. La contadina e le candele   1

Anni fa una contadina, essendo il marito ammalato gravemente, fece voto di accendere ogni giorno, per un intero anno, un cero dinanzi all'effige della Santa Vergine.

Tutte le mattine, di buon'ora, correva fino alla piazza principale del paese dove si ergeva la chiesa parrocchiale e, recitato un Pater, Ave e Gloria, offriva la sua candela alla Madonna. Poi se ne tornava velocemente a casa per assistere il marito infermo. Dopo nove giorni, l'uomo si alzò dal letto guarito.

Il decimo giorno, la donna, avendo da lavare tutta la biancheria accumulatasi durante la malattia del marito, disse tra sé: "Oggi ho troppo lavoro da sbrigare. Vorrà dire che andrò in chiesa domani e accenderò due ceri".

L'indomani pioveva grosso un dito, perciò la donna si disse: "Oggi c'è troppa pioggia. Se uscissi, m'inzupperei tutta. Vorrà dire che andrò domani e accenderò tre ceri".

Di giorno in giorno, trovava sempre una scusa buona per non andarci. Però la brava donna si faceva premura di tenere il conto delle candele che avrebbe dovuto accendere.

E così un bel dì si accorse che erano già cinquanta. "Cinquanta candele?!? Ma se io, adesso, vado in chiesa ad accendere cinquanta candele mi prenderanno certamente per matta!".
Perciò decise di lasciar stare.

intercessionepreghiera di domandaingratitudinegratitudinereligiositàpreghierapigrizia

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 09/04/2002

TESTO

211. Perché sono nato, dice Dio   2

Lambert Nolen

Sono nato nudo, dice Dio,
perché tu sappia spogliarti di te stesso.
Sono nato povero,
perché tu possa considerarmi l'unica ricchezza.
Sono nato in una stalla,
perché tu impari a santificare ogni ambiente.
Sono nato debole, dice Dio,
perché tu non abbia mai paura di me.
Sono nato per amore,
perché tu non dubiti mai del mio amore.
Sono nato di notte,
perché tu creda che io posso illuminare qualsiasi realtà.
Sono nato persona, dice Dio,
perché tu non abbia mai a vergognarti di essere te stesso.
Sono nato uomo,
perché tu possa essere "Dio".
Sono nato perseguitato,
perché tu sappia accettare le difficoltà.
Sono nato nella semplicità,
perché tu smetta di essere complicato.
Sono nato nella tua vita, dice Dio,
per portare tutti alla casa del Padre.

amoreincarnazionenatale

5.0/5 (1 voto)

inviato da Barbara, inserito il 08/04/2002