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RACCONTO

La porta piccola è sempre aperta   2

Intorno alla stazione principale di una grande città si dava appuntamento una folla di relitti umani: barboni, ladruncoli, marocchini e giovani drogati.

Si vedeva bene che erano infelici e disperati. Più che di soldi, avevano tutti bisogno di un po' di consolazione e coraggio per vivere.

Un giovane, sporco e trasandato, si aggirava in mezzo agli altri come se avesse una personale zattera di salvezza. Nei momenti di solitudine e di angoscia più nera, il giovane estraeva dalla sua tasca un bigliettino unto e stropicciato e lo leggeva. Poi lo ripiegava e lo rimetteva in tasca.

Qualche volta lo baciava, se lo appoggiava al cuore o alla fronte. La lettura del bigliettino faceva effetto subito. Il giovane sembrava riconfortato, raddrizzava le spalle, riprendeva coraggio.

In quel biglietto c’erano soltanto sei piccole parole: "La porta piccola è sempre aperta". Glielo aveva dato suo padre. Significava che in qualunque momento sarebbe potuto tornare a casa. E una notte lo fece. Trovò la porta piccola del giardino di casa aperta. Salì le scale in silenzio e si infilò nel suo letto. Il mattino dopo accanto al letto c'era suo padre. In silenzio si abbracciarono.

C'è sempre una piccola porta aperta per l'uomo. Può essere la porta del confessionale, quella della chiesa o del pentimento. E là c’è sempre un Padre che attende. Un Padre che ha già perdonato e che aspetta di ricominciare.

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inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 09/04/2002