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TESTO

1. Resta viva   1

Virginia Woolf

Qualunque cosa succeda, resta viva.

Non morire prima di essere morta davvero. Non perdere te stessa, non perdere la speranza, non perdere la direzione.

Resta viva, con tutta te stessa, con ogni cellula del tuo corpo, con ogni fibra della tua pelle.

Resta viva, impara, studia, pensa, costruisci, inventa, crea, parla, scrivi, sogna, progetta.

Resta viva, resta viva dentro di te, resta viva anche fuori, riempiti dei colori del mondo, riempiti di pace, riempiti di speranza.

Resta viva di gioia. C'è solo una cosa che non devi sprecare della vita, ed è la vita stessa.

vitaviveregioia

3.5/5 (2 voti)

inviato da Simona Pirlo, inserito il 17/09/2022

TESTO

2. Piena gratitudine

Anna Lisa Baldisserotto

Quando la gratitudine prenderà ogni tua fibra proverai una gioia spirituale immensa. Se starai lavorando ti dovrai fermare e lasciare che il tuo cuore ringrazi. Ti troverai a ringraziare senza usare la ragione.

gratitudinegioia

1.0/5 (1 voto)

inviato da Anna Lisa Baldisserotto, inserito il 23/12/2020

RACCONTO

3. Il contadino e il poeta   2

Un contadino stanco della solita routine quotidiana, tra campi e duro lavoro, decise di vendere la sua tenuta. Dovendo scrivere il cartello per la vendita decise di chiedere aiuto al suo vicino che possedeva delle doti poetiche innate.

Il romantico vicino accettò volentieri e scrisse per lui un cartello che diceva:
"Vendo un pezzettino di cielo, adornato da bellissimi fiori e verdi alberi, con un fiume, dall'acqua cosi pura e dal colore più cristallino che abbiate mai visto."

Fatto ciò, il poeta dovette assentarsi per un po' di tempo, al suo rientro però, decise di andare a conoscere il suo nuovo vicino.

La sua sorpresa fu immensa nel vedere il solito contadino, impegnato nei suoi lavori agricoli.

Il poeta domandò quindi: "Amico non sei andato via dalla tenuta?"
Il contadino rispose sorridendo: "No, mio caro vicino, dopo aver letto il cartello che avevi scritto, ho capito che possedevo il pezzo più bello della terra e che non ne avrei trovato un altro migliore."

Non aspettare che arrivi un poeta per farti un cartello che ti dica quanto è meravigliosa la tua vita, la tua casa, la tua famiglia e tutto ciò che possiedi...

Ringrazia sempre Dio per la salute che hai, la vita che vivi, per la caparbietà che hai nel lottare per andare avanti.

Che il Signore benedica questo pezzettino di cielo che è la tua vita.
Il tuo risveglio al mattino è la parte migliore, perché è lì che Dio ti dice:
"Alzati, ti regalo un'altra opportunità".
Nasciamo per essere felici, non perfetti
I giorni buoni ti danno felicità
I giorni cattivi ti danno esperienza
I tentativi ti mantengono forte
Le prove ti mantengono umano
Le cadute ti mantengono umile
ma solo Dio ti mantiene in piedi.

accontentarsiringraziare Diogratitudinepresentefelicitàgioia

5.0/5 (1 voto)

inviato da Qumran2, inserito il 29/12/2018

TESTO

4. La gioia di essere perdonati

Papa Francesco, Meditazione mattutina 21 dicembre 2017

Se tu hai una faccia da veglia funebre, come possono credere che sei un redento, che i tuoi peccati sono stati perdonati?

gioiatestimonianzaperdono

1.0/5 (1 voto)

inviato da Qumran2, inserito il 15/01/2018

TESTO

5. Per il mattino di Pasqua   1

David Maria Turoldo, O sensi miei…Poesie 1948-1988, Rizzoli, 1996 pagg 364-366

Io vorrei donare una cosa al Signore,
ma non so che cosa.
Andrò in giro per le strade
zufolando, così,
fino a che gli altri dicano: è pazzo!
E mi fermerò soprattutto coi bambini
a giocare in periferia,
e poi lascerò un fiore
ad ogni finestra dei poveri
e saluterò chiunque incontrerò per via
inchinandomi fino a terra.
E poi suonerò con le mie mani
le campane sulla torre
a più riprese
finché non sarò esausto.
E a chiunque venga
anche al ricco dirò:
siedi pure alla mia mensa,
(anche il ricco è un povero uomo).
E dirò a tutti:
avete visto il Signore?
Ma lo dirò in silenzio
e solo con un sorriso.
Io vorrei donare una cosa al Signore,
ma non so che cosa.
Tutto è suo dono
eccetto il nostro peccato.
Ecco, gli darò un'icona
dove lui bambino guarda
agli occhi di sua madre:
così dimenticherà ogni cosa.
Gli raccoglierò dal prato
una goccia di rugiada
è già primavera
ancora primavera
una cosa insperata
non meritata
una cosa che non ha parole;
e poi gli dirò d'indovinare
se sia una lacrima
o una perla di sole
o una goccia di rugiada.
E dirò alla gente:
avete visto il Signore?
Ma lo dirò in silenzio
e solo con un sorriso.

Io vorrei donare una cosa al Signore,
ma non so che cosa.
Non credo più neppure alle mie lacrime,
e queste gioie sono tutte povere:
metterò un garofano rosso sul balcone
canterò una canzone
tutta per lui solo.
Andrò nel bosco questa notte
e abbraccerò gli alberi
e starò in ascolto dell'usignolo,
quell'usignolo che canta sempre solo
da mezzanotte all'alba.
E poi andrò a lavarmi nel fiume
e all'alba passerò sulle porte
di tutti i miei fratelli
e dirò a ogni casa: pace!
e poi cospargerò la terra
d'acqua benedetta in direzione
dei quattro punti dell'universo,
poi non lascerò mai morire
la lampada dell'altare
e ogni domenica mi vestirò di bianco.

pasquarisortoresurrezionepaceannunciogioia

5.0/5 (1 voto)

inviato da Sara Baroni, inserito il 08/05/2017

TESTO

6. Il sole   2

Jean Giono

Il sole non è mai così bello quanto nel giorno che ci si mette in cammino.

camminostradaitinerariogioia

5.0/5 (1 voto)

inviato da Qumran2, inserito il 27/12/2016

TESTO

7. La felicità più profonda

Jean Galot, Il cristiano e la gioia, Città Nuova Editrice, Roma 1988

L'uomo è fatto per entrare in comunione con Dio e solo in questa comunione può trovare la sua felicità più profonda. La scoperta dell'amore deve essere in lui non soltanto il risveglio all'amore per un'altra persona umana, ma all'amore di Dio. In particolare, è solo l'entrata in comunione con Dio che può conferire alla gioia la sua qualità più alta. Naturalmente vi sono diversi gradi di felicità, ma quello più alto si trova nell'avvicinamento dell'uomo a Dio. A tutti gli uomini viene chiesto l'amore totale per il Signore, perché solo con questo possono giungere alla felicità per la quale sono stati creati.Il segreto della gioia umana si trova nel segreto di Dio. Dio ha fatto comprendere all'uomo che l'ha creato per la felicità; gli ha rivelato soprattutto come ha salvato questa felicità e come, mediante l'azione della sua grazia, ha promesso una gioia ben superiore a quella richiesta dalla natura umana per se stessa. Con la sua luce, ha pure distolto l'uomo da tutte le illusioni, da tutte le false apparenze di felicità. Infatti, alla fragilità e alle insufficienze della gioia, come si impongono ad ogni esperienza umana, egli ha risposto con il dono della sua gioia divina. Ha voluto che la propria gioia diventasse quella dell'umanità. Dio ha preso l'iniziativa, nella rivelazione, di mostrare all'uomo il vero cammino della gioia.

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5.0/5 (1 voto)

inviato da Padre Franco Naldi Ofm, inserito il 06/02/2016

TESTO

8. Il nome di Gesù

suor Chiara Carla Cabras, osc, La preghiera del cuore, dalla rivista "Gesù confido in Te"

Il nome di Gesù libera, salva, guarisce, caccia lo spirito del male, conduce ad ampi spazi di libertà, a nuove ragioni di speranza, a terre inesplorate dell'amore, purifica il nostro cuore e lo rende nuovo, lo fa passare dalla "sclerocardia" (durezza del cuore) alla tenerezza e misericordia; rende il cuore docile, malleabile, pronto a fare la volontà di Dio. Il cuore che conosce il nome di Gesù sarà anche tutto tenerezza e amore, dolcezza, forza e misericordiosa compassione.

nome di Gesùmisericordiaamorepreghieracuoresperanzagioiavolontà di Diotenerezzapurificazione

5.0/5 (1 voto)

inviato da Stefano Molisso, inserito il 03/02/2016

PREGHIERA

9. Vogliamo vivere

Giorgio Basadonna, Apritevi cieli dall'alto. Verso il Natale, pag. 82

Signore, vogliamo vivere la nostra speranza, certi della tua presenza in mezzo a noi, anche quando il dolore, l'amarezza, l'incomprensione pesano su di noi e ci sembra di essere soli.

Vogliamo vivere nella riconoscenza, ringraziandoti del tuo amore che ha superato ogni ostacolo e ti ha portato a farti uomo per trasformare noi e renderci simili a te.

Vogliamo vivere nella carità, che viene da te, e diventa aiuto a chi ne ha più bisogno, perché anche oggi i ciechi vedano, gli zoppi camminino, i malati vengano guariti, e tutti possano godere la loro dignità di figli tuoi.

Vogliamo vivere nella giustizia, eliminando ogni oppressione, ogni sfruttamento, ogni inganno, usando dei beni che noi possediamo in modo che tutti possano usufruirne.

Vogliamo vivere nella gioia che tu porti al mondo e offrirla a tutti, perché tutti possano capire e sentire che la tua venuta è una grande gioia per tutta l'umanità.

speranzariconoscenzacaritàgiustiziagioiasolidarietàamorenatale

5.0/5 (1 voto)

inviato da Padre Franco Naldi Ofm, inserito il 24/12/2015

TESTO

10. A coloro che non trovano pace

Tonino Bello

Carissimi,

l'idea di rivolgermi a voi mi è venuta stasera quando, recitando i vespri, ho trovato questa invocazione: «Metti, Signore, una salutare inquietudine in coloro che si sono allontanati da te, per colpa propria o per gli scandali altrui».

Per prima cosa mi son chiesto se, nel numero delle mie conoscenze, ci fosse qualcuno che poteva essere raggiunto da questa preghiera.

E mi sono ricordato dite, Giampiero, che, dopo essere passato per tutta la trafila dei gruppi giovanili della parrocchia, un giorno te ne sei andato e non ti sei fatto più vedere.

L'altra sera ti ho incontrato per caso. Pioveva. Eri fermo sul marciapiede e ti ho dato un passaggio. In macchina mi hai chiesto con sufficienza se durante la quaresima continuavo a predicare le «solite chiacchiere» ai giovani, riuniti in cattedrale. Ci son rimasto male, perché mi hai detto chiaro e tondo che tu ormai a quelle cose non ci credevi più da un pezzo, e che al politecnico stavi trovando risposte più utili di quelle che ti davano i preti.

Mi hai raccontato che a Torino hai conosciuto Gigi, ex seminarista e mio alunno di ginnasio, il quale ti parla spesso di me. Ho notato che avevi una punta d'ironia e sembrava che ti divertissi quando hai aggiunto che ora sta con una ragazza, bestemmia come un turco, e fuma lo spinello.

Quando all'improvviso ti ho chiesto se eri felice, mi hai risposto che ne avremmo parlato un'altra volta, perché dovevi scendere e poi era troppo tardi.

Addio, Giampiero! L'invocazione del breviario stasera la rivolgo al Signore per te. E per Gigi. E la rivolgo anche per te, Maria, che ti sei allontanata senza una plausibile ragione. Facevi parte del coro. Ora a messa non ci vai nemmeno a Pasqua. Tu dici che hai visto troppe cose storte anche in chiesa, e che non ti aspettavi certe pugnalate alle spalle proprio da coloro che credono in Dio. Non so che cosa ti sia successo di preciso. Ma l'altro giorno, quando sei venuta da me per implorare un ricovero urgente al Gemelli a favore del tuo bambino che sta male, e io ti ho esortata ad aver fiducia in Dio, e tu sei scoppiata a piangere dicendomi che in Dio non ci credi più... mi è parso di leggere in quelle lacrime, oltre alla paura di poter perdere il figlio, anche l'amarezza di aver perduto il Padre.

Non temere, Maria. Pregherò io per il tuo bambino, perché guarisca presto. Ma anche per te, perché il Signore ti metta nel cuore una salutare inquietudine.

Vedo che non afferri il senso di una preghiera del genere. Di inquietudini nei hai già tante e non è proprio il caso che mi metta anch'io ad aumentartene la dose. Tu sai bene, però, che in fondo io imploro la tua pace. Ecco, infatti, come il breviario prolunga l'invocazione su coloro che si sono allontanati da Dio: «Fa' che ritornino a te e rimangano sempre nel tuo amore».

E ora, visto che mi sono messo ad assicurare preghiere un po' per tutti, vorrei rivolgermi anche a voi che, pur non essendovi mai allontanati da Dio, non riuscite ugualmente a trovar riposo nella vostra vita.

Per sè parrebbe un controsenso. Perché Dio è la fontana della pace, e chi si lascia da lui possedere non può soffrire i morsi dell'inquietudine. Però sta di fatto che, o per difetto di affido alla sua volontà, o per eccesso di calcolo sulle proprie forze, o per uno squilibrio di rapporti tra debolezza e speranza, o chi sa per quale misterioso disegno, è tutt'altro che rara la coesistenza di Dio con l'insoddisfazione cronica dello spirito.

Mi rivolgo perciò a voi, icone sacre dell'irrequietezza, per dirvi che un piccolo segreto di pace ce l'avrei anch'io da confidarvelo.

A voi, per i quali il fardello più pesante che dovete trascinare siete voi stessi. A voi, che non sapete accettarvi e vi crogiolate nelle fantasie di un vivere diverso. A voi, che fareste pazzie per tornare indietro nel tempo e dare un'altra piega all'esistenza. A voi, che ripercorrete il passato per riesaminare mille volte gli snodi fatali delle scelte che oggi rifiutate. A voi, che avete il corpo qui, ma l'anima ce l'avete altrove. A voi, che avete imparato tutte le astuzie del «bluff» perché sapete che anche gli altri si sono accorti della vostra perenne scontentezza, ma non volete farla pesare su nessuno e la mascherate con un sorriso quando, invece, dentro vi sentite morire. A voi, che trovate sempre da brontolare su tutto, e non ve ne va mai a genio una, e non c'è bicchiere d'acqua limpida che non abbia il suo fondiglio di detriti.

A tutti voi voglio ripetere: non abbiate paura. La sorgente di quella pace, che state inseguendo da una vita, mormora freschissima dietro la siepe delle rimembranze presso cui vi siete seduti.
Non importa che, a berne, non siate voi. Per adesso, almeno.

Ma se solo siete capaci di indicare agli altri la fontana, avrete dato alla vostra vita il contrassegno della riuscita più piena. Perché la vostra inquietudine interiore si trasfigurerà in «prezzo da pagare» per garantire la pace degli altri.

O, se volete, non sarà più sete di «cose altre», ma bisogno di quel «totalmente Altro» che, solo, può estinguere ogni ansia di felicità.

Vi auguro che stasera, prima di andare a dormire, abbiate la forza di ripetere con gioia le parole di Agostino, vostro caposcuola: «O Signore, tu ci hai fatti per te, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te».

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5.0/5 (6 voti)

inviato da Francesco De Luca, inserito il 16/06/2015

PREGHIERA

11. Siate lieti nel Signore

Anna Maria Canopi, Lectio divina sulla Lettera di Filippesi

Riversa nei nostri cuori, Signore,
il dono della tua grazia e della tua pace
affinché, in questo mondo malato
di tristezza e di angoscia,
la nostra vita sia luminosa testimonianza
di fede, di speranza e di amore.
Fa' che, rigenerati dal Battesimo,
cooperiamo fedelmente
all'opera di evangelizzazione,
affrontando con serena fortezza
la lotta contro le forze del male
che ancora insidiano l'uomo
seminando odio e divisione.
Sull'esempio dell'Apostolo Paolo,
rendici fieri di soffrire per il Vangelo,
vivendo sulla terra
con il cuore sempre proteso al Cielo.
Amen.

gioiatestimonianza

5.0/5 (2 voti)

inviato da Cesarina Volontè, inserito il 31/03/2015

TESTO

12. Serenità interiore   1

San Serafino di Sarov, Detti

Acquista e conserva la pace interiore e migliaia intorno a te troveranno la salvezza.

Nulla aiuta di più la pace interiore che il silenzio: il dialogo incessante con se stessi e il silenzio con gli altri.

Non bisogna mai esagerare in nulla, ma fare in modo che il nostro amico, il corpo, rimanga fedele e partecipi alla nostra vita interiore.

Bisogna essere pazienti verso se stessi e sopportare le proprie mancanze come si sopportano quelle degli altri, ma bisogna anche non lasciarsi prendere dalla pigrizia e sforzarsi di sempre migliorare.

Davanti alle nostre mancanze non arrabbiamoci, non aggiungiamo un male ad un altro male, ma conserviamo la pace interiore, e dedichiamoci con coraggio a convertirci. La virtù non è una pera che si mangia in un solo boccone.

Dobbiamo attenderci gli attacchi del demonio. Come possiamo sperare che ci lascerà tranquilli se ha tentato anche nostro Signore Gesù?

Se Dio abbandonasse l'uomo a se stesso, il diavolo sarebbe pronto a ridurlo in polvere come un chicco di grano sotto la macina.

Guàrdati dallo spirito di scoraggiamento, perché di qui nasce ogni male.

Giudica te stesso, allora cesserai di giudicare gli altri.

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4.0/5 (4 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 21/01/2015

PREGHIERA

13. Seminatori di speranza   1

don Mario Giovanni Petruzzelli

Ogni giorno tristi notizie
scuotono le strade del mondo.
Ogni persona che incontriamo
ha sempre da raccontarci una lacrima sofferta.
Siamo tutti con gli occhi rivolti verso un'alba serena,
che però tarda a spuntare.
A noi, tuoi figli, o Signore,
hai affidato il compito di seminare speranza
dove c'è disperazione,
poiché la tua grazia ha posto in noi
il seme fecondo che genera il mondo redento e salvato.
Aiutaci, Signore, ad essere ogni giorno
non diffusori di lacrimogeni,
ma banditori della Buona Novella che, nonostante tutto,
la storia sfocia in un giardino di salvezza,
perché è tenuta saldamente nella tue mani.

tristezzagioiafiduciasperanza

5.0/5 (1 voto)

inviato da Paola Berrettini, inserito il 29/10/2014

TESTO

14. E' nato il nostro Salvatore: rallegriamoci!

San Leone Magno

Oggi, dilettissimi, è nato il nostro Salvatore: rallegriamoci! Non è bene che vi sia tristezza nel giorno in cui si nasce alla vita, che, avendo distrutto il timore della morte, ci presenta la gioiosa promessa dell'eternità. Nessuno è escluso dal prendere parte a questa gioia, perché il motivo del gaudio è unico e a tutti comune: il nostro Signore, distruttore del peccato e della morte, è venuto per liberare tutti, senza eccezione, non avendo trovato alcuno libero dal peccato.

nataleincarnazioneredenzionegioia

5.0/5 (2 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 23/12/2013

RACCONTO

15. Ma Gesù è morto o vivo?   7

«Ma Gesù è morto o vivo?», chiese la piccola Lucia alla nonna. A dire il vero, era un po' che le frullava in testa questa domanda, il parroco era arrivato alla scuola materna e aveva spiegato a lungo che Gesù era stato crocifisso e sepolto.

La nonna capì molto bene la domanda della sua nipotina, andò ad aprire il vangelo, le lesse alcuni fatti: le donne erano andate al sepolcro il mattino dopo il sabato e avevano trovato il sepolcro vuoto! E proprio lì stava un angelo ad annunciare che Gesù era vivo! È risorto, è glorificato dal Padre che non l'ha lasciato nella tomba! E Lucia era piena di gioia.

Qualche giorno dopo, la nonna si recò con Lucia alla messa domenicale. C'era in mezzo all'altare un prete e tra i banchi poca gente, un po' triste e un po' annoiata. Anche le canzoni che una donna dal primo banco intonava erano basse, lente, cantate da pochi e senza convinzione. Allora Lucia, dopo essersi guardata ben bene in giro, disse alla nonna: «Ma loro lo sanno che Gesù è risorto?»

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4.5/5 (14 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 25/03/2013

RACCONTO

16. Il flauto del pastore   5

C'era una volta un vecchio pastore, che amava la notte e conosceva bene il percorso degli astri. Appoggiato al suo bastone, con lo sguardo rivolto verso le stelle, il pastore stava immobile sul campo.
"Egli verrà!" disse.
"Quando verrà?" chiese il suo nipotino.
"Presto!".
Gli altri pastori risero.
"Presto!", lo schernirono. "Lo dici da tanti anni!".

Il vecchio non si curò del loro scherno. Soltanto il dubbio che vide sorgere negli occhi del nipote lo rattristò. Quando fosse morto, chi altri avrebbe riferito la predizione del profeta? Se lui fosse venuto presto! Il suo cuore era pieno di attesa.

"Porterà una corona d'oro?". La domanda del nipote interruppe i suoi pensieri. "Sì!".
"E una spada d'argento?". "Sì!".
"E un mantello purpureo?". "Sì! Sì!".

Il nipotino era contento. Il ragazzo era seduto su un masso e suonava il suo flauto. Il vecchio stava ad ascoltare. Il ragazzo suonava sempre meglio, la sua musica era sempre più pura. Si esercitava al mattino e alla sera, giorno dopo giorno. Voleva essere pronto per quando fosse venuto il re. Nessuno sapeva suonare come lui.

"Suoneresti anche per un re senza corona, senza spada e senza mantello purpureo?", chiese il vecchio.
"No!", disse il nipote.

Un re senza corona, senza spada e senza mantello purpureo, come avrebbe potuto ricompensarlo per la sua musica? Non certo con oro e argento! Un re con corona, con spada e mantello purpureo l'avrebbe fatto ricco e gli altri sarebbero rimasti a bocca aperta, l'avrebbero invidiato.

Il vecchio pastore era triste. Ahimé, perché aveva promesso al nipote ciò a cui egli stesso non credeva? Come sarebbe venuto? Su nuvole dal cielo? Dall'eternità? Sarebbe stato un bambino? Povero o ricco? Di certo senza corona, senza spada e senza mantello purpureo, e tuttavia sarebbe stato più potente di tutti gli altri re. Come poteva farlo capire al suo nipotino?

Una notte in cielo comparvero i segni che il nonno così a lungo aveva cercato con gli occhi. Le stelle splendevano più chiare del solito. Sopra la città di Betlemme c'era una grande stella. E poi apparvero gli angeli e dissero: "Non abbiate paura! Oggi è nato il vostro Salvatore!".

Il ragazzo corse avanti, verso la luce. Sotto il mantello sentiva il flauto sul suo petto. Corse più in fretta che poteva. Arrivò per primo e guardò fisso il bambino, che stava in una greppia ed era avvolto in fasce. Un uomo e una donna lo contemplavano lieti. Gli altri pastori, che l'avevano raggiunto, si misero in ginocchio davanti al bambino. Il nonno lo adorava. Era dunque questo il re che gli aveva promesso?
No, doveva esserci un errore. Non avrebbe mai suonato qui.

Si voltò deluso, pieno di dispetto. Si allontanò nella notte. Non vide né l'immensità del cielo, né gli angeli che fluttuavano sopra la stalla.

Ma poi sentì piangere il bambino. Non voleva sentirlo. Si tappò le orecchie e corse via. Ma quel pianto lo perseguitava, gli toccava il cuore e infine lo costrinse a tornare verso la greppia.
Eccolo là, per la seconda volta.

Vide che Maria, Giuseppe e anche i pastori erano spaventati e cercavano di consolare il bambino piangente. Ma tutto era inutile. Che cosa poteva avere il bimbo?

Non c'era altro da fare. Tirò fuori il suo flauto da sotto il mantello e si mise a suonare. Il bambino si quietò subito. Si spense anche l'ultimo, piccolo singhiozzo che aveva in gola. Guardò il ragazzo e gli sorrise.

Allora egli si rallegrò, e sentì che quel sorriso lo arricchiva più di tutto l'oro e l'argento del mondo.

natalepastoriGesù bambinoMariaGiuseppedonodonaregioiainterioritàesteriorità

4.2/5 (5 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 18/03/2013

TESTO

17. Io sono la Luce

Io sono la Luce, e voi non mi vedete.
Io sono la Via, e voi non mi seguite.
Io sono la Verità, e voi non mi credete.
Io sono la Vita, e voi non mi cercate.
Io sono il Maestro, e voi non mi ascoltate.
Io sono il vostro Dio, e voi non mi pregate.
Io sono il vostro grande Amico, e voi non mi amate.
Se siete infelici, non rimproveratelo a me.

sequeladiscepolatogioiafelicitàinfelicitàtristezzarapporto con Dio

5.0/5 (2 voti)

inserito il 13/03/2013

TESTO

18. L'ottava opera di misericordia

Julie Lavergne

Ho trovato un'ottava opera di misericordia: rallegrare le persone tristi!

opere di misericordiagioiaallegria

5.0/5 (2 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 14/12/2012

TESTO

19. Gioia   3

Madre Teresa di Calcutta

Fate che chiunque venga a voi se ne vada sentendosi meglio e più felice.

gioiadonareserenità

4.0/5 (1 voto)

inviato da Paolè, inserito il 20/09/2012

PREGHIERA

20. Imparate dal giglio e dall'uccello

Soren Kierkegaard, Preghiere, Brescia 1953 (2), pag. 37

Padre celeste!
Ciò che in compagnia degli uomini,
specialmente nel brusio della folla,
tanto difficilmente si riesce a sapere:
ciò che altrove si è riusciti comunque a sapere
e si dimentica poi così facilmente
per il chiasso della folla,
cioè l'essere uomo
e il significato religioso
che quest'esigenza comporta:
fa' che ci sia dato di saperlo,
e se l'abbiamo dimenticato
che torniamo a impararlo
dal giglio e dall'uccello.
Fa' che lo impariamo,
non in una volta sola e tutto insieme,
ma almeno un poco e un po' alla volta
e che questa volta dall'uccello e dal giglio
impariamo silenzio, obbedienza e gioia!

religiositàricercaricerca di sensosemplicitàobbedienzagioia

inviato da Don Paolo Busato, inserito il 20/09/2012

TESTO

21. La gioia e il dolore   1

Kahlil Gibran, Il profeta

Allora una donna chiese: Parlaci della Gioia e del dolore.

Ed egli rispose: La vostra gioia è il dolore stesso senza maschera. E la fonte stessa dalla quale scaturisce il vostro riso, è stata spesso piena di lacrime. E come potrebbe essere diversamente? Quanto più a fondo scava il dolore nel vostro essere, tanta più gioia potrete contenere. Quando siete felici, guardate in fondo al vostro cuore e scoprirete che è solo quello che vi ha procurato dolore a darvi gioia. Quando siete tristi, guardate ancora dentro di voi e scoprirete di piangere per quella che è stata la vostra gioia. Alcuni dicono: "La gioia è più grande del dolore", altri dicono: "No, è più grande il dolore". Ma io vi dico che sono inseparabili. In verità siete bilance che oscillano tra il dolore e la gioia. Soltanto quando siete vuoti, state fermi in equilibrio.

gioiadoloresofferenzafelicitàequilibrio

4.7/5 (3 voti)

inviato da Roberto Verrani, inserito il 20/09/2012

TESTO

22. Senza Dio la gioia è dolore   2

Beato Luigi Monza, Don Luigi ci parla

Senza Dio la gioia è dolore.
Con Dio il dolore è gioia.
Non temete mai di soffrire quando c'è il Signore.
Temete piuttosto la gioia quando non c'è lui.
Preferite piuttosto il dolore alla gioia
perché il dolore porta infallibilmente i suoi frutti.
Quando avete un dolore più forte di voi,
avete il diritto di aspettarvi da Dio,
qualche cosa di grande, di bello.
I premi che vengono dopo il dolore sono il vero bene.
Aspettate dopo un dolore forte
grazie speciali e personali.

doloregioiasofferenzasperanza

4.0/5 (3 voti)

inviato da Simona Fontanesi, inserito il 11/08/2012

TESTO

23. Perché non siamo felici come i santi   3

Fulton J. Sheen

La ragione per cui non siamo felici come i santi è perché non vogliamo essere santi.

santitàconversionedecisioneimpegnofelicitàsenso della vitagioiainteriorità

5.0/5 (1 voto)

inviato da Qumran2, inserito il 11/08/2012

TESTO

24. La rinuncia più difficile   1

Paul Claudel

E' più facile rinunciare alla propria gioia che al proprio orgoglio.

gioiafelicitàorgoglio

5.0/5 (1 voto)

inviato da Qumran2, inserito il 26/06/2012

TESTO

25. Il Decalogo della gioia   4

mons. Girolamo Grillo

Cristo ti chiede di essere un uomo o una donna capace di portare gioia:

1 - ti chiede gli occhi per guardare la realtà del mondo senza chiuderti in te stesso;
2 - ti chiede la mente per escogitare facezie e battute umoristiche onde riuscire a far sorridere chi piange;
3 - ti chiede orecchie per ascoltare e far tuoi i problemi degli altri, dimenticando le proprie amarezze;
4 - ti chiede le spalle per aiutare i tuoi fratelli a portare la croce, senza infastidirti più di tanto di quella che già tu porti;
5 - ti chiede le braccia per sollevare i pesi che gli altri non riescono a rimuovere, temendo di restare schiacciati sotto di essi;
6 - ti chiede i piedi per andare da chi soffre e portare un sorriso;
7 - ti chiede il cuore per amare chi non ha mai ricevuto una carezza e chi si dibatte tra gli affanni;
8 - ti chiede la bocca per pronunciare parole di incoraggiamento e di consolazione al fine di ridare fiducia nella vita;
9 - ti chiede l'intelligenza e la volontà per diventare sale della terra laddove tutto sembra insipido;
10 - ti chiede di non restare indifferente di fronte al fratello che non riesce a venir fuori dalle tenebre in cui si dibatte e di essere per lui come la luce del sole e come l'aria che respiri.

Porterai gioia e calore, ma ricorda di nasconderti sempre come una viola in un grande prato, della quale tutti sentono il profumo, ma che nessuno riesce a trovare.

gioiaumiltàserviziosolidarietàtestimonianza

4.0/5 (4 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 28/05/2012

TESTO

26. Gioia e presenza di Dio   1

Teilhard de Chardin

La gioia è il segno infallibile della presenza di Dio.

gioiapresenza di Dio

3.0/5 (1 voto)

inviato da Cinzia Novello, inserito il 08/05/2012

TESTO

27. La gioia di un genitore   2

Amici della Zizzi

Che gioia grande per un genitore l'essere in perfetta sintonia con il proprio figlio.
Che gioia grande quando un figlio difende l'operato di un genitore e si immedesima talmente in lui da portare avanti gli stessi principi e valori.
Questo non significa un'identità, un appiattimento, un essere accondiscendente su tutto, è qualcosa che va al di là di ogni significato della parola amore. Vuol dire che un genitore ha saputo trasmettere al proprio figlio l'essenza della vita.

Che gran dolore quando questo non accade. Quando vediamo i nostri figli ribellarsi a noi, quando vediamo che vanno contro quelli che per noi sono principi basilari da sempre. Quando vediamo un figlio che ruba, che risponde male ad un rimprovero, che non studia.
Gran dolore non significa "non amore", anzi, forse è in quei momenti che un genitore ama maggiormente il proprio figlio. E' lui il "malato" per cui pregare, è lui che va sostenuto e cercato di capire, è lui che va amato più di ogni altra cosa con i suoi errori, debolezze, mancanze, affinché senta nel suo cuore quanto sia grande la forza dell'amore, che va al di là di forme ed atteggiamenti sbagliati.

Ecco, noi spesso ci comportiamo come questi figli nei confronti di Dio. Ci ribelliamo, andiamo contro i Suoi principi, ma il Signore continua ad amarci, continua ad avere la speranza che possiamo rinsavire, che possiamo tornare sulla retta via. Al Signore non interessa quanto abbiamo sbagliato o quanto sbaglieremo, a Lui interessa che prima o poi si capisca di aver sbagliato, si alzi gli occhi al cielo e si dica "perdonami" con il cuore e con l'anima prima che con le parole.

Tutti noi sbagliamo, ma nessuno di noi potrà mai fare errori tanto grandi da non poter essere perdonato da Dio, così come faremmo noi per nostro figlio.

genitorifigliadozionepadreperdonoerrorigioiarapporto con Diofigliol prodigopadre misericordioso

5.0/5 (2 voti)

inviato da Riccardo Ripoli, inserito il 08/04/2012

PREGHIERA

28. Sara beato se   5

Don Angelo Saporiti

Sarai beato se accoglierai la luce e il buio che convivono dentro te,
se busserai alla porta di chi sta soffrendo,
se conterai lentamente sino a dieci prima di sbottare,
se deporrai l'arma della vendetta,
se eviterai le discussioni inutili,
se farai felice almeno una persona al giorno,
se porterai buon umore attorno a te,
se inizierai per primo a dare il buon esempio,
se lavorerai con passione e precisione,
se ti metterai qualche volta nei panni degli altri,
se offrirai sempre una possibilità a chi ha sbagliato,
se penserai prima di parlare,
se non ricambierai il male con il male,
se rispetterai chi è diverso da te e dalle tue idee,
se scoprirai nelle persone il lato migliore,
se vivrai ogni giornata come se fosse la tua unica occasione per dare il meglio di te.
Se vivrai così, sarai beato,
non avrai vissuto inutilmente
e sarai ricordato con amore.

beatitudinifelicitàgioiavitasenso della vitasperanza

3.7/5 (3 voti)

inviato da Don Angelo Saporiti, inserito il 07/04/2012

PREGHIERA

29. Signore, donaci il vino della gioia   3

Don Angelo Saporiti, Preghiera alle Nozze di Cana

Qualche volta
le nostre vite sono come stelle senza luce,
come arcobaleno senza colore,
come musica senza suono.
Qualche volta alle nostre vite manca la gioia.
Eppure, tu, Signore ci affidi la responsabilità
di diffondere la gioia che viene dall'averti conosciuto,
la gioia che viene dal saperci amati da te.
Tu deponi questo tesoro dentro di noi,
lo metti nelle nostre mani,
affinché noi lo moltiplichiamo
e lo condividiamo.
Ogni nuovo giorno che nasce,
è un dono che tu ci fai
per accrescere in noi la gioia.
Tu desideri solo
che prendiamo coscienza
della gioia che è in noi.
Allora aiutaci a conquistarla
anche quando la nostra vita
sembra naufragare
tra le onde della rassegnazione.
Cambia la nostra tristezza in vita,
cambia la nostra ombra in luce,
cambia la nostra acqua in vino nuovo
e trasformala in fontana di gioia,
per noi e per tutti i fratelli.
Amen.

gioiacondivisionenozze di cana

4.8/5 (4 voti)

inviato da Don Angelo Saporiti, inserito il 13/12/2011

PREGHIERA

30. Donaci intelligenza   1

Tonino Lasconi, Paoline.it

Vieni, Signore Gesù,
donaci l'intelligenza per vagliare ogni cosa
e la forza per scegliere ciò che è buono.
Donaci la voce per gridare di prepararti la strada,
e coraggio per essere i primi a prepararla.

Donaci la capacità di essere sempre lieti
anche quando la tua parola,
che innalza i piccoli e abbassa i forti,
ci pone contro la logica umana.

Donaci di consolare chi sta peggio di noi,
di confortare chi soffre più di noi,
di rallegrare chi ha meno gioia di noi,
di farci vicini a chi ha bisogno di noi.
Amen!

attesagiovanni battistaletiziaottimismogioia

5.0/5 (2 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 11/12/2011

RACCONTO

31. L'angelo del dopo-Natale   4

Don Angelo Saporiti, Commento sul Natale

Ancora un poco e sarà già tempo di disfare il nostro presepe e di buttare via l'albero di Natale che abbiamo messo su all'inizio dell'avvento.
Solo qualche patacca qua le là o qualche luccichio d'argento ci ricorderanno i giorni di festa trascorsi.
Ogni angioletto, ogni luce dorata so che li ritroverò intatti al prossimo Natale.
C'è una cosa che però rimarrà con me e non metterò nello scatolone...
Quando l'anno scorso misi via il presepe e i cinque angioletti, tenni l'ultimo tra le mie mani...
"Tu resti", gli dissi, "ho bisogno di un po' della gioia di Natale per tutto questo nuovo anno".
"Hai avuto fortuna!" mi rispose.
"Come?" gli chiesi.
"Ehm, io sono l'unico angelo che può parlare...".
"È vero! Ma guarda un po'! Un angelo che parla? Non l'ho mai visto. Non può esistere!".
"Certo che può esistere. Succede soltanto quando qualcuno, dopo che il Natale è passato, vuole tenere con sé un angioletto, non per errore, ma perché desidera rivivere un po' della gioia di Natale, come succede adesso con te. Solo in questi casi noi angeli possiamo parlare. Ma capita abbastanza raramente... A proposito, mi chiamo Enrico".
Da allora Enrico è sulla libreria nella mia stanza.
Nelle sue mani regge stranamente un cestino della spazzatura. Abitualmente sta in silenzio, fermo al suo posto. Ma quando mi arrabbio per qualcosa, mi porge il suo cestino e mi dice: "Getta qua!".
Io getto dentro la mia rabbia. E la rabbia non c'è più. Qualche volta è un piccolo nervosismo, o un stress, altre volte è una preoccupazione, a volte un bisogno, altre volte un dolore o una ferita che io da solo non posso chiudere, né riparare...
Un giorno notai con più attenzione, che il cestino di Enrico era sempre vuoto.
Gli chiesi: "Scusa ma dove porti tutto quello che ci getto dentro?".
"Nel presepe", mi risponde.
"E c'è così tanto posto nel piccolo presepe?".
Enrico, sorrise.
"Stai attento: nel presepe c'è un bambino, che è ancora più piccolo dello stesso presepe. E il suo cuore è ancora più piccolo. Le tue difficoltà, non le metto proprio nel presepe, ma nel cuore del bambino. Capisci adesso?".
Stetti un po' a pensare.
"Questo che mi dici è veramente complicato da comprendere. Ma, nonostante ciò, sento che mi fa felice. Strano, vero?".
Enrico, aggrottò la fronte e poi aggiunse: "Non è per niente strano, ma è la gioia del Natale. Capisci?".
Avrei voluto chiedere ad Enrico molte cose. Ma lui mise il suo dito sulla sua bocca: "Pssst", mi fece in tono garbato. "Non parlare. Semplicemente, gioisci!".

natalestanchezzaforzasperanzagioia

4.0/5 (5 voti)

inviato da Don Angelo Saporiti, inserito il 09/12/2011

TESTO

32. Il vino della gioia   2

Fratel Carlo Carretto, Meditazioni quotidiane di Carlo Carretto

Se tu bevi quel vino che Dio stesso ti offre, sei nella gioia. Non è detto che tale gioia sia sempre facile, libera dal dolore e dalle lacrime, ma è gioia. Ti può capitare di bere quel vino della volontà di Dio nelle contraddizioni e nelle amarezze della vita, ma senti la gioia. Dio è gioia anche se sei crocifisso. Dio è gioia sempre. Dio è gioia perché sa trasformare l'acqua della nostra povertà nel vino della Risurrezione. E la gioia è la nostra riconoscente risposta. Sì, il discepolo di Gesù deve vivere nella gioia, deve diffondere la gioia, deve "ubriacarsi" di gioia. E questo sarà sempre il suo vero apostolato.

gioiacroceapostolato

5.0/5 (1 voto)

inviato da Angela Magnoni, inserito il 10/07/2011

RACCONTO

33. Il segreto della bilancia   4

Un uomo gravemente ammalato fu accolto in una comunità e messo in una grande stanza insieme a molti altri ammalati. Ma poco dopo essere deposto sul suo giaciglio, chiamò a gran voce il superiore. "In che luogo mi avete portato?", protestò. "Le persone che ho dintorno ridono e scherzano come bambini! Non sono certe ammalate come me!".

"A dire la verità lo sono molto più di lei!", rispose il superiore, "ma hanno scoperto un segreto, che oggi pochissimi conoscono o che, pur conoscendolo, non ci credono più."
"Quale segreto?" domandò l'uomo.

"Questo!", rispose un anziano dal letto confinante. Estrasse dal comodino una piccola bilancia, prese un sassolino e lo depose su un piatto; subito l'altro si alzò. "Che stai facendo?", chiese l'uomo.

"Ti sto mostrando il segreto! Questa bilancia rappresenta il legame che esiste fra uomo e uomo. Il sassolino è il tuo dolore che ora ti abbatte. Ma mentre abbatte te, solleva l'altro piatto della bilancia permettendo ad un altro di gioire. Gioia e dolore si tengono sempre per mano. Ma bisogna che il dolore sia offerto, non tenuto per sé; allora fa diventare come bambini e fa fiorire il sorriso anche in punto di morte".

"Nessuna scienza giustifica quello che tu dici!", fu la riflessione dell'uomo. "Appunto per questo c'è in giro tanto dolore vissuto con amarezza. Qui non è questione di scienza ma di fede. Perché non entri anche tu nella bilancia dell'amore?".

L'uomo accettò la strana proposta. E fu così che, quando guarito, rivisse istanti di gioia, non poté non pensare alla sofferenza degli altri. E si sentì legato agli uomini di tutto il mondo da un sottile filo d'oro.

Per molti rimarrà solo una bella fiaba. Ma se un domani dovessi incontrare un ammalato che sa sorridere, un infelice capace di gioire, un handicappato che ha fiducia nella vita, ricordatelo: probabilmente hai incontrato qualcuno che conosce il segreto della bilancia...

doloregioiaaccettazionecondivisioneofferta

inviato da Gloria Salvi, inserito il 08/07/2011

RACCONTO

34. Il problema degli altri   3

Paolo Coelho

C'era una volta un saggio molto conosciuto, che viveva su una montagna dell'Himalaya. Stanco della convivenza con gli uomini, aveva scelto una vita semplice, e passava la maggior parte del tempo meditando.

La sua fama, però, era così grande che la gente era pronta pronta ad affrontare strade anguste, ad arrampicarsi su colline ripide, a oltrepassare fiumi copiosi solo per conoscere quel sant'uomo, che tutti credevano fosse capace di risolvere qualsiasi angoscia del cuore umano.

Il saggio, essendo un uomo molto compassionevole, elargiva un consiglio qui, un altro lì, ma cercava di liberarsi subito dei visitatori indesiderati. Essi, comunque, si presentavano a gruppi sempre più numerosi, e un giorno una folla bussò alla sua porta, dicendo che sul giornale locale erano state pubblicate delle storie bellissime su di lui, e tutti erano sicuri che lui sapesse come superare le difficoltà della vita.

Il saggio non fece commenti e chiese loro di sedersi e aspettare. Trascorsero tre giorni, e arrivò altra gente. Quando non ci fu più posto per nessun altro, egli si rivolse alla popolazione che si trovava davanti alla sua porta.

"Oggi vi darò la risposta che tutti desiderate. Ma voi dovete promettere che, non appena i vostri problemi saranno risolti, direte ai nuovi pellegrini che mi sono trasferito altrove, così che io possa continuare a vivere nella solitudine cui tanto anelo. Gli uomini e le donne fecero un giuramento solenne: se il saggio avesse compiuto quanto promesso, essi non avrebbero permesso a nessun altro pellegrino di salire sulla montagna. Raccontatemi i vostri problemi", disse il saggio.

Qualcuno cominciò a parlare, ma fu subito interrotto da altre persone - poiché tutti sapevano che quella era l'ultima udienza pubblica che il sant'uomo avrebbe concesso, temevano che non avrebbe avuto il tempo di ascoltarli. Qualche minuto dopo, si era creata una grande confusione, con tante voci che urlavano nello stesso tempo, gente che piangeva, uomini e donne che si strappavano i capelli per la disperazione, perché era impossibile farsi sentire.

Il saggio lasciò che la situazione si prolungasse per un po', finché urlò: "Silenzio!". La folla si azzittì immediatamente. "Scrivete i vostri problemi e posate i fogli di carta davanti a me".

Quando tutti ebbero terminato, il saggio mescolò tutti i fogli in una cesta, chiedendo poi: "Fate passare tra voi questa cesta, e che ciascuno prenda il foglio che si trova sopra e legga ciò che vi è scritto. Potrete scegliere se cominciare ad avere il problema che vi troverete scritto oppure potrete richiedere indietro il vostro problema a chi gli è capitato nel sorteggio".

Ciascuno dei presenti prese uno dei fogli, lesse e rimase terrificato. Ne conclusero che ciò che avevano scritto, per peggiore che fosse, non era tanto serio come il problema che affliggeva il vicino. Due ore dopo, si scambiarono i fogli e ciascuno si rimise in tasca il proprio problema personale, sollevato nel sapere che il proprio problema non era poi tanto grave quanto immaginava.

Tutti furono grati per la lezione, scesero giù dalla montagna con la certezza di essere più felici degli altri e, rispettando il giuramento fatto, non permisero più a nessuno di turbare la pace del sant'uomo.

accettazionedoloregioiafaticacondivisioneproblemicrocesofferenza

5.0/5 (4 voti)

inviato da Lisa, inserito il 08/07/2011

PREGHIERA

35. Vorrei nel mio volto

Piccola Fraternità di S. Zenetto

Vorrei nel mio volto...
uno sguardo limpido e dolce
che trasmetta serenità e pace,
gioia di incontrare i fratelli
con sentimenti di tenerezza,
...il volto di Dio;
un bel sorriso umano
che esprima gioia di vivere,
enorme allegria,
amore verso tutti,
...il volto di Gesù;
la mitezza del suo essere
espressa con gesti generosi,
cantare e ballare insieme a lui
perché mi sento amato.
Il tuo volto, Gesù,
vorrei fosse il mio.

serenitàgioiatenerezzaamorevitagenerositàvolto

inviato da Maria Paola Nicolai, inserito il 24/05/2011

TESTO

36. Irrompe la Pasqua!   2

Tonino Bello

Coraggio! Irrompe la Pasqua!
È il giorno dei macigni
che rotolano via dall'imboccatura dei sepolcri.
È il tripudio di una notizia
che si temeva non potesse giungere più
e che corre di bocca in bocca
ricreando rapporti nuovi tra vecchi amici.
È la gioia delle apparizioni del Risorto
che scatena abbracci nel cenacolo.
È la festa degli ex-delusi della vita,
nel cui cuore all'improvviso dilaga la speranza.
Che sia anche la festa in cui
il traboccamento della comunione
venga a lambire le sponde
della nostra isola solitaria.

pasquaresurrezionegioiasperanza

4.0/5 (4 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 22/04/2011

TESTO

37. Trenta consigli per rendere la vita più bella   3

1. Cammina da 10 a 30 minuti tutti i giorni. Mentre cammini, sorridi.
2. Siediti e stai in silenzio per almeno 10 minuti.
3. Ascolta ogni giorno della buona musica, è un alimento autentico per lo spirito.
4. Quando ti alzi al mattino pronuncia quanto segue: "Il mio proposito odierno è...".
5. Gioca più dell'anno passato.
6. Leggi più libri dell'anno passato.
7. Osserva il cielo almeno una volta al giorno e renditi conto della maestosità del mondo che ti circonda.
8. Sogna di più quando stai sveglio.
9. Vivi con entusiasmo ed energia.
10. Non farti sfuggire l'opportunità d'abbracciare chi apprezzi.
11. Cerca di far ridere almeno tre persone al giorno.
12. Elimina il disordine dalla tua casa, dal tuo scrittoio e lascia che nuove energie entrino nella tua vita.
13. Fai una colazione da Re, pranza come un Principe e cena da Mendicante.
14. Sorridi e ridi di più.
15. La vita è troppo corta per perdere tempo ad odiare qualcuno.
16. Non prenderti troppo sul serio; non lo fa più nessuno.
17. Non devi necessariamente uscire vincitore da ogni discussione; accetta quando non sei d'accordo ed impara dagli altri.
18. Mettiti in pace con il tuo passato, così non ti rovinerai il presente.
19. Non paragonare la tua vita con quella di un altro; ha fatto un cammino diverso.
20. Nessuno è responsabile della tua felicità se non te stesso.
21. Ricorda che non hai il controllo di tutto ciò che succede, però "Sì" di ciò cha fai con esso.
22. Ogni giorno, impara qualcosa di nuovo.
23. Non importa quanto la situazione sia buona o cattiva; cambierà
24. Il tuo lavoro non si occupa di te quando sarai ammalato. I tuoi amici lo faranno; mantieniti in contatto con loro.
25. Lascia perdere tutto ciò che non sia utile, buono o divertente.
26. L'invidia è una perdita di tempo; hai già tutto quello che desideri.
27. Tieniti in contatto con i tuoi familiari; scrivi loro dicendo ."vi sto pensando"!!!
28. Il meglio deve ancora arrivare.
27. Quello che la maggioranza pensa di te, non è un'incombenza.
29. Sfrutta un viaggio. E' un'opportunità da cui devi trarre il maggior beneficio.
30. La vita è bella; godila finché puoi.

vitagioia di vivereapprezzare le piccole cose

5.0/5 (3 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 08/03/2011

RACCONTO

38. Cosa ti rende felice?   5

Nel corso di un seminario per coppie, chiesero a una delle mogli: "Tuo marito ti rende felice? Ti fa davvero felice?". In quel momento, il marito sollevò la testa, mostrando totale sicurezza. Sapeva che la moglie avrebbe detto sì, perché non si era mai lamentata di qualcosa durante il matrimonio. Tuttavia, la moglie rispose con un sonoro "No!".

"No, mio marito non mi rende felice!". A questo punto il marito stava cercando la porta di uscita più vicina. "Mio marito non mi ha reso felice e non mi rende felice! Sono felice!". E continuò:

"Il fatto che io sia felice o no, non dipende da lui, ma da me. Io sono la sola dalla quale dipende la mia felicità. Io decido di essere felice.In ogni situazione, ogni momento della mia vita, perché se la mia felicità dipendesse da qualche cosa, persona o circostanza sulla faccia della terra, sarei in guai seri.

Tutto ciò che esiste in questa vita è in continua evoluzione: l'essere umano, la ricchezza, il mio corpo, il tempo, la mia testa, i piaceri, gli amici, la mia salute fisica e mentale. E così potrei citare un elenco senza fine... Decido di essere felice! Se la mia casa è vuota o piena: sono felice! Se usciamo insieme o esco da sola: sono felice! Se il mio lavoro è ben pagato o no: sono felice! Sono sposata, ma ero felice quando ero single. Sono contenta per me stessa.

Le altre cose, persone, momenti o situazioni io le chiamo "esperienze che possono o non possono darmi momenti di gioia e di tristezza".

Quando muore qualcuno che amo, io sono una persona felice in un inevitabile momento di tristezza. Imparo dalle esperienze passeggere e vivo quelle che sono eterne come l'amare, perdonare, aiutare, capire, accettare, confortare...

Ci sono persone che dicono: oggi non posso essere felice perché sto male, perché non ho soldi, perché fa molto caldo, perché qualcuno mi ha insultato, perché qualcuno ha smesso di amarmi, perché non riesce a valorizzarmi, perché mio marito non è quello che mi aspettavo, perché i miei figli non mi rendono felice, perché i miei amici non mi rendono felice, perché il mio lavoro è mediocre e così via.

Io amo la vita ma non perché la mia vita è più facile di quella degli altri. E' che ho deciso di essere felice e io come persona sono responsabilità per la mia felicità. Quando prendo questo obbligo, lascio liberi mio marito e chiunque altro dal pesare sulle loro spalle. La vita di tutti è molto più leggera. Ed in questo modo ho un matrimonio felice da molti anni".

Non permettere mai a nessuno una così grande responsabilità come quella di determinare la tua felicità! Essere felici, anche se fa caldo, anche se sei malato, anche non hai soldi, anche se qualcuno ti ha fatto male, anche se qualcuno non ti ama o non ti da il giusto valore.

Basta chiedere a Dio di darci la serenità di accettare le cose che non possiamo cambiare, il coraggio di cambiare quelle che possono essere cambiate e la saggezza per riconoscere la differenza tra loro. Non riflettere solo... cambia e sii felice!

cambiamentofelicitàaccettazioneserenitàgioiamatrimoniosposiconvivere

5.0/5 (4 voti)

inviato da Anna Barbi, inserito il 08/03/2011

TESTO

39. La speranza

Ernesto Olivero, Sulle orme di Dio

Ho intravisto la speranza
tra le lacrime, i dolori,
le angosce di un carcere,
nella fame di un bimbo,
nel dolore di una madre,
in un volto pieno di rughe.
L'ho intravista,
ho accettato questa scommessa,
ho insistito
e tutti i pianti, i dolori, le angosce
si sono tramutate in danza.

speranzatrasformazioneconversionegioiarisurrezionevita

4.5/5 (2 voti)

inviato da Maria Carmela Moretti, inserito il 17/06/2009

TESTO

40. Lasciagli il tuo sorriso   1

Proverbio cinese

Quando incontri un uomo troppo stanco per offrirti il suo sorriso, lasciagli il tuo. Nessuno ha tanto bisogno di un sorriso quanto colui che non lo sa più donare.

donarefelicitàcondivisionesorrisogioiaapertura verso gli altri

inviato da Forner Fortunato, inserito il 17/06/2009

RACCONTO

41. Storia di una goccia d'acqua

Allora disse il gran Padre, il Padre di tutte le cose: "Vai, vai e non ritornare da me prima di aver mostrato agli esseri la mia presenza!" E ne fu spaventata. Non era che una piccola goccia d'acqua. Come avrebbe potuto dimostrare la potenza di Dio? Voleva tornare indietro ma non poteva. Era stata mandata.

Quando cadde dal cielo altissimo l'avvolse l'aria e quasi la consumò. Poi fu impastata dalla terra. Si vergognava perché prima era stata un piccolo specchio del cielo, ora invece, era piena di polvere attaccaticcia. E sentì una radice vicina. E la radice l'afferrò. Divenne parte di una pianta. Fu una fibra, un velo verde, un goccio di frutto. Si sentì bere più volte. Spesso soffiata via nel vapore, si rapprese col freddo e ricadde giù. Una lunga storia. Imparò a sentirsi terra e vegetale. Visse molte volte pulsazioni nel sangue dei viventi. E fu fiume, lago, filo di perle quando cadeva nella rugiada del mattino. Le sembrò di perdersi, di sparire. Soffrì molto. Ora cercata con rabbia, ora pestata e dimenticata.

Poi un giorno, il sole la prese con più forza del solito, e la portò con sé in alto. Le disse: "Sono finite le tue stagioni, gocciolina, sali di nuovo. Ti aspetta il Gran Padre!". La goccia salì e le sembrò di essere felice. Ma quando vide protendersi in alto, verso di lei, rami, lingue vive, ebbe nostalgia.

Il Padre delle cose le sorrise: "Hai fatto bene, piccola mia - le disse - ora cosa vuoi?". "Ritornare giù, papà, ritornare giù! Qui vicino a te, sono un cristallo di gioia, ma laggiù, nel mondo pieno di sete, io sono molto di più: sono la tua presenza".

gioiapresenza di Diosegno di Dioamore

3.0/5 (2 voti)

inviato da Assunta Maglione, inserito il 11/06/2009

ESPERIENZA

42. Gioia

Beato don Luigi Monza

E' sempre in gioia il cuore che vive in Dio.

gioiaserenità

5.0/5 (1 voto)

inviato da Marina Parisi, inserito il 05/06/2009

TESTO

43. Il dolore e la gioia

Kahlil Gibran

Il tuo dolore è lo spezzarsi del guscio che racchiude la tua capacità di comprendere. E se potessi mantenere il cuore sospeso in costante stupore ai quotidiani miracoli della vita, il dolore non ti sembrerebbe meno meraviglioso della gioia; e accetteresti le stagioni del tuo cuore, come hai sempre accettato le stagioni che passano sui tuoi campi.

gioiadolore

inviato da Fiorella Corticelli, inserito il 05/06/2009

TESTO

44. La pace

Madre Teresa di Calcutta

Possa oggi esserci la pace.
Possa tu avere fiducia nelle tue possibilità,
che tu sia esattamente dove avresti voluto essere.
Possa tu non dimenticare le infinite
possibilità che nascono dalla fede.
Possa tu usare questi doni che hai ricevuto
e trasmettere l'amore che ti è stato donato.
Sii contento di sapere di essere figlio di Dio.
Sia questa presenza fissata nelle tue ossa e
permetti alla tua anima di essere libera di cantare,
ballare, glorificare e amare.
Sia così per ognuno di voi.

pacefiduciaDiogioia

inviato da Lilly Giuliani, inserito il 02/06/2009

TESTO

45. Il discernimento della gioia

Benedetto XVI, Il Dio di Gesù Cristo

Una delle regole fondamentali per il discernimento degli spiriti potrebbe essere dunque la seguente: dove manca la gioia, dove l'umorismo muore, qui non c'è nemmeno lo Spirito Santo, lo Spirito di Gesù Cristo.

E viceversa: la gioia è un segno della grazia. Chi è profondamente sereno, chi ha sofferto senza per questo perdere la gioia, costui non è lontano dal Dio del vangelo, dallo Spirito di Dio, che è lo Spirito della gioia eterna.

gioiaSpirito Santodiscernimentotristezzasofferenzagraziaumorismo

5.0/5 (1 voto)

inviato da Luca Peyron, inserito il 29/05/2009

TESTO

46. La porta della felicità   2

Paulo Coelho

Quando una porta della felicità si chiude, se ne apre un'altra; ma tante volte guardiamo così a lungo quella chiusa, che non vediamo quella che è stata aperta per noi.

felicitàgioiadoloreaccettazionefiduciaabbandono

4.0/5 (1 voto)

inserito il 07/09/2008

RACCONTO

47. Della vera e perfetta letizia

San Francesco d'Assisi, Fioretti

Un giorno il beato Francesco, presso Santa Maria [degli Angeli], chiamò frate Leone e gli disse: "Frate Leone, scrivi". Questi rispose: "Eccomi, sono pronto". "Scrivi disse - quale è la vera letizia".

"Viene un messo e dice che tutti i maestri di Parigi sono entrati nell'Ordine, scrivi: non è vera letizia. Cosi pure che sono entrati nell'Ordine tutti i prelati d'Oltr'Alpe, arcivescovi e vescovi, non solo, ma perfino il Re di Francia e il Re d'lnghilterra; scrivi: non è vera letizia. E se ti giunge ancora notizia che i miei frati sono andati tra gli infedeli e li hanno convertiti tutti alla fede, oppure che io ho ricevuto da Dio tanta grazia da sanar gli infermi e da fare molti miracoli; ebbene io ti dico: in tutte queste cose non è la vera letizia".

"Ma quale è la vera letizia?".

"Ecco, io torno da Perugia e, a notte profonda, giungo qui, ed è un inverno fangoso e così rigido che, alI'estremità della tonaca, si formano dei ghiacciuoli d'acqua congelata, che mi percuotono continuamente le gambe fino a far uscire il sangue da siffatte ferite. E io tutto nel fango, nel freddo e nel ghiaccio, giungo alla porta e, dopo aver a lungo picchiato e chiamato, viene un frate e chiede: "Chi è?". Io rispondo: "Frate Francesco". E quegli dice: "Vattene, non è ora decente questa, di andare in giro, non entrerai". E poiché io insisto ancora, I'altro risponde: "Vattene, tu sei un semplice ed un idiota, qui non ci puoi venire ormai; noi siamo tanti e tali che non abbiamo bisogno di te". E io sempre resto davanti alla porta e dico: "Per amor di Dio, accoglietemi per questa notte". E quegli risponde: "Non lo farò. Vattene al luogo dei Crociferi e chiedi là". Ebbene, se io avrò avuto pazienza e non mi sarò conturbato, io ti dico che qui è la vera letizia e qui è la vera virtù e la salvezza dell'anima".

letiziagioiainterioritàserenitàforza interiore

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inviato da Pier Luca Bancale, inserito il 07/09/2008

PREGHIERA

48. O fuoco giocondo dello Spirito

Michel Hubaut, Rivista "Il Cenacolo"

O fuoco giocondo dello Spirito, fonte dell'unità che riflette la diversità, tu metti d'accordo anche le cose contrarie: l'eterno e il temporale, l'immaginario e il reale, il particolare e l'universale, la forza e l'umiltà, il movimento e la stabilità, l'efficacia dell'agire e il gesto gratuito, il giorno e la notte, il riposo e l'azione... Unifica la mia vita al di sopra di ogni contraddizione!

Spirito, fonte di unità, insegnami a raccogliere anche la più piccola perla di felicità. Insegnami ad assaporare le piccole gioie: la notte brumosa che si trasforma in giorno, l'aroma del caffè, la strada che si sveglia, il riso dei ragazzi che vanno a scuola...

Spirito, fonte di unità, fonte delle gioie dell'infanzia ritrovata, riscalda il mio cuore disincantato, stendi i tuoi colori sul grigio dell'uniformità, libera in me il canto della vita che dice grazie per ogni briciola di felicità.

Spirito SantoPentecostequotidianogioiafelicità

inviato da Ester Da Ponte, inserito il 21/03/2008

TESTO

49. Il Calvario tre giorni dopo   1

Tonino Bello

I Vangeli ci raccontano numerose apparizioni del Risorto avvenute nel giorno di Pasqua. Se è lecito esprimere delle preferenze, quella che mi commuove di più è l'apparizione a Maria di Magdala, piangente accanto al sepolcro vuoto.

Le si avvicina Gesù e le dice: "Perché piangi?". Donna, le tue lacrime non hanno più motivo di scorrerti dagli occhi. A meno che tu non pianga per gioia o per amore. Vedi: la collina del Calvario, che l'altro ieri sera era solo un teschio coperto di fango, oggi si è improvvisamente allagata di un mare d'erba. I sassi si sono coperti di velluto. Le chiazze di sangue sono tutte fiorite di anemoni e asfodeli. Il cielo, che venerdì era uno straccio pauroso, oggi è limpido come un sogno di libertà. Siamo appena al terzo giorno, ma sono bastate queste poche ore perché il mondo facesse un balzo di millenni. No, non misurare sui calendari dell'uomo la distanza che separa quest'alba luminosa dal tramonto livido dell'ultimo venerdì. Non è trascorso del tempo: è passata un'eternità. Donna, tu non lo sai: ma oggi è cominciata la nuova creazione.

Cari amici, nel giorno solennissimo di Pasqua anch'io debbo rivolgere a ciascuno di voi la stessa domanda di Gesù: "Perché piangi?". Le tue lacrime non hanno più motivo di scorrerti dagli occhi. A meno che non siano l'ultimo rigagnolo di un pianto antico. O l'ultimo fiotto di una vecchia riserva di dolore da cui ancora la tua anima non è riuscita a liberarsi. Lo so che hai buon gioco a dirmi che sto vaneggiando. Lo so che hai mille ragioni per tacciarmi di follia. Lo so che non ti mancano gli argomenti per puntellare la tua disperazione. Lo so.

Forse rischio di restare in silenzio anch'io, se tu mi parli a lungo dei dolori dell'umanità: della fame, delle torture, della droga, della violenza. Forse non avrò nulla da replicarti se attaccherai il discorso sulla guerra nucleare, sulla corsa alle armi o, per non andare troppo lontano, sul mega poligono di tiro che piazzeranno sulle nostre terre, attentando alla nostra sicurezza, sovvertendo la nostra economia e infischiandosene di tutte le nostre marce della pace.

Forse rimarrò suggestionato anch'io dal fascino sottile del pessimismo, se tu mi racconterai della prostituzione pubblica sulla statale, del dilagare dei furti nelle nostre case, della recrudescienza di barbarie tra i minori della nostra città.

Forse mi arrenderò anch'io alle lusinghe dello scetticismo, se mi attarderò ad ascoltarti sulle manovre dei potenti, sul pianto dei poveri, sulla miseria degli sfrattati, sulle umiliazioni di tanta gente senza lavoro.

Forse vedrai vacillare anche la mia speranza se continuerai a parlarmi di Teresa che, a trentacinque anni, sta morendo di cancro. O di Corrado che, a dieci, è stato inutilmente operato al cervello. O di Lucia che, dopo Pasqua, farà la Prima Comunione in casa perché in chiesa, con gli altri compagni, non potrà andarci più. O di Nicola e Annalisa che, dopo tre anni di matrimonio e dopo aver messo al mondo una creatura, se ne sono andati ognuno per la sua strada, perché non hanno più nulla da dirsi.

Queste cose le so: ma io voglio giocarmi, fino all'ultima, tutte le carte dell'incredibile e dire ugualmente che il nostro pianto non ha più ragione di esistere.

La Resurrezione di Gesù ne ha disseccate le sorgenti. E tutte le lacrime che si trovano in circolazione sono come gli ultimi scoli delle tubature dopo che hanno chiuso l'acquedotto.

Riconciliamoci con la gioia. La Pasqua sconfigga il nostro peccato, frantumi le nostre paure e ci faccia vedere le tristezze, le malattie, i soprusi e perfino la morte, dal versante giusto: quello del "terzo giorno". Da quel versante, il luogo del cranio ci apparirà come il Tabor. Le croci sembreranno antenne, piazzate per farci udire la musica del Cielo. Le sofferenze del mondo non saranno per noi i rantoli dell'agonia, ma i travagli del parto.

E le stigmate lasciate dai chiodi nelle nostre mani crocifisse, saranno le feritoie attraverso le quali scorgeremo fin d'ora le luci di un mondo nuovo!
Buona Pasqua!

pasquarisortoresurrezionevitagioiadoloresofferenzamortecrocesenso della vita

5.0/5 (2 voti)

inviato da Marcello Rosa, inserito il 04/03/2008

TESTO

50. Gioisci

Se vuoi vivere la gioia di avere, liberati dalla mania di possedere e conservare.
Godi della farfalla che volteggia, godi del fiume che corre incessantemente, godi del fiore che si apre al cielo; godi avendo tutto senza possederlo né conservarlo.
Solo così godrai della vita, sapendo di averla senza possederla, lasciandola correre senza trattenerla!

vitanaturagioiapossedereaverelibertà

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inviato da Teresa Neri, inserito il 18/08/2007

PREGHIERA

51. Preghiera del clown

Dal film "Il più comico spettacolo del mondo"

Noi ti ringraziamo nostro buon Protettore per averci dato anche oggi la forza di fare il più bello spettacolo del mondo.Tu che proteggi uomini, animali e baracconi, tu che rendi i leoni docili come gli uomini e gli uomini coraggiosi come i leoni, tu che ogni sera presti agli acrobati le ali degli angeli, fa' che sulla nostra mensa non venga mai a mancare pane ed applausi. Noi ti chiediamo protezione, ma se non ne fossimo degni, se qualche disgrazia dovesse accaderci, fa' che avvenga dopo lo spettacolo e, in ogni caso, ricordati di salvare prima le bestie e i bambini. Tu che permetti ai nani e ai giganti di essere ugualmente felici, tu che sei la vera, l'unica rete dei nostri pericolosi esercizi, fa' che in nessun momento della nostra vita venga a mancarci una tenda, una pista e un riflettore. Guardaci dalle unghie delle nostre donne, ché da quelle delle tigri ci guardiamo noi, dacci ancora la forza di far ridere gli uomini, di sopportare serenamante le loro assordanti risate e lascia pure che essi ci credano felici. Più ho voglia di piangere e più gli uomini si divertono, ma non importa, io li perdono, un po' perché essi non sanno, un po' per amor Tuo, e un po' perché hanno pagato il biglietto. Se le mie buffonate servono ad alleviare le loro pene, rendi pure questa mia faccia ancora più ridicola, ma aiutami a portarla in giro con disinvoltura. C'è tanta gente che si diverte a far piangere l'umanità, noi dobbiamo soffrire per divertirla; manda, se puoi, qualcuno su questo mondo capace di far ridere me come io faccio ridere gli altri.

felicitàamoreserviziointerioritàgioiaclownpagliaccio

inviato da Annamaria Bassini, inserito il 07/04/2007

PREGHIERA

52. Il ballo dell'obbedienza   1

Madeleine Delbrel

"Noi abbiamo suonato il flauto e voi non avete danzato"

E' il 14 luglio.
Tutti si apprestano a danzare.
Dappertutto il mondo, dopo anni dopo mesi, danza.
Ondate di guerra, ondate di ballo.

C'è proprio molto rumore.
La gente seria è a letto.
I religiosi dicono il mattutino di sant'Enrico, re.
Ed io, penso
all'altro re.
Al re David che danzava davanti all'Arca.

Perché se ci sono molti santi che non amano danzare,
ce ne sono molti altri che hanno avuto bisogno di danzare,
tanto erano felici di vivere:
Santa Teresa con le sue nacchere,
San Giovanni della Croce con un Bambino Gesù tra le braccia,
e san Francesco, davanti al papa.
Se noi fossimo contenti di te, Signore,
non potremmo resistere
a questo bisogno di danzare che irrompe nel mondo,
e indovineremmo facilmente
quale danza ti piace farci danzare
facendo i passi che la tua Provvidenza ha segnato.
Perché io penso che tu forse ne abbia abbastanza
della gente che, sempre, parla di servirti col piglio da
condottiero,
di conoscerti con aria da professore,
di raggiungerti con regole sportive,
di amarti come si ama in un matrimonio invecchiato.

Un giorno in cui avevi un po' voglia d'altro
hai inventato san Francesco,
e ne hai fatto il tuo giullare.
Lascia che noi inventiamo qualcosa
per essere gente allegra che danza la propria vita con te.

Per essere un buon danzatore, con te come con tutti,
non occorre sapere dove la danza conduce.
Basta seguire,
essere gioioso,
essere leggero,
e soprattutto non essere rigido.
Non occorre chiederti spiegazioni
sui passi che ti piace di segnare.
Bisogna essere come un prolungamento,
vivo ed agile, di te.
E ricevere da te la trasmissione del ritmo che l'orchestra
scandisce.
Non bisogna volere avanzare a tutti i costi,
ma accettare di tornare indietro, di andare di fianco.
Bisogna saper fermarsi e saper scivolare invece di
camminare.
Ma non sarebbero che passi da stupidi
se la musica non ne facesse un'armonia.

Ma noi dimentichiamo la musica del tuo Spirito,
e facciamo della nostra vita un esercizio di ginnastica:
dimentichiamo che fra le tue braccia la vita è danza,
che la tua Santa Volontà
è di una inconcepibile fantasia,
e che non c'è monotonia e noia
se non per le anime vecchie,
tappezzeria
nel ballo di gioia che è il tuo amore.

Signore, vieni ad invitarci.
Siamo pronti a danzarti questa corsa che dobbiamo fare,
questi conti, il pranzo da preparare, questa veglia in
cui avremo sonno.
Siamo pronti a danzarti la danza del lavoro,
quella del caldo, e quella del freddo, più tardi.
Se certe melodie sono spesso in minore, non ti diremo
che sono tristi;
Se altre ci fanno un poco ansimare, non ti diremo
che sono logoranti.
E se qualcuno per strada ci urta, gli sorrideremo:
anche questo è danza.

Signore, insegnaci il posto che tiene, nel romanzo eterno
avviato fra te e noi,
il ballo della nostra obbedienza.

Rivelaci la grande orchestra dei tuoi disegni:
in essa, quel che tu permetti
dà suoni strani
nella serenità di quel che tu vuoi.
Insegnaci a indossare ogni giorno
la nostra condizione umana
come un vestito da ballo, che ci farà amare di te
tutti i particolari. Come indispensabili gioielli.

Facci vivere la nostra vita,
non come un giuoco di scacchi dove tutto è calcolato,
non come una partita dove tutto è difficile,
non come un teorema che ci rompa il capo,
ma come una festa senza fine dove il tuo incontro si
rinnovella,
come un ballo,
come una danza,
fra le braccia della tua grazia,
nella musica che riempie l'universo d'amore.

Signore, vieni ad invitarci.

obbedienzafedefiduciaabbandonogioiaprovvidenza

5.0/5 (3 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 02/11/2006

TESTO

53. Immenso

Isacco di Stella, monaco del XII secolo

Che il Figlio di Dio
già formato in te
cresca in te
fino a diventare Immenso.
Ed egli sarà per te
un sorriso,
un'esultanza,
una pienezza di gioia
che nessuno potrà toglierti.

GesùCristogioiarapporto con Dio

inviato da Qumran2, inserito il 29/10/2006

PREGHIERA

54. Quando mi sarò unito a te   1

S. Agostino, Le confessioni, X, 28

Quando mi sarò unito a te
con tutto il mio essere,
non sentirò più dolore o pena;
la mia sarà vera vita,
tutta piena di te.
Tu sollevi in alto colui che riempi di te;
io non sono ancora pieno di te,
sono un peso a me stesso.
Gioie di cui dovrei piangere contrastano in me
con pene di cui dovrei gioire,
e non so da che parte stia la vittoria.
Abbi pietà di me, Signore!
Non ti nascondo le mie ferite.
Tu sei il medico, io sono malato;
tu sei misericordioso, io infelice.

rapporto con Diomisericordia di Dioconversionegioiafelicità

5.0/5 (1 voto)

inviato da Qumran2, inserito il 25/10/2006

TESTO

55. Dio è la nostra gioia   1

S. Agostino

In un corpo bello, nell'oro, nell'argento e in ogni altra cosa simile c'è un'attrattiva. La stessa vita che viviamo quaggiù ha un suo fascino, dovuto ad una certa bellezza sua propria nonché ai legami con tutte le piccole cose belle. Pure l'amicizia fra gli uomini è cosa dolce, con quel suo piacevole vincolo che lega molti animi facendone un essere solo.

Si commette peccato quando, anelando smoderatamente a queste cose o ad altre simili che sono beni di un valore minimo, si trascurano quelli di valore maggiore, anzi massimo: te, Signore nostro Dio, la tua Verità e la tua Legge.

Anche quei poveri beni danno soddisfazioni, ma non quanto il mio Dio che li ha creati tutti: in lui trova soddisfazione il giusto; egli è la gioia dei retti di cuore.

gioia in Diorapporto con Diopeccatopriorità

5.0/5 (1 voto)

inviato da Leo, inserito il 13/07/2006

TESTO

56. Lettera di chi non ha tutto

Caro Gesù,

quest'anno ho voluto anch'io scriverti per Natale. Questa lettera non la leggerà mai nessuno, ma non importa: l'importante è che arrivi a te.

Non ho particolari cose da chiederti.. anzi nessuna, se non una. Voglio pregarti per tutte le persone che incontro ogni giorno, che incrocio per le strade, che mi passano accanto nei supermercati, che vedo alla televisione, che assistono ai concerti e ascoltano la musica come me. Voglio pregarti perché siano felici.

Eh sì... perché qualche volta ho l'impressione che non sia così. Mi sembrano tanto tristi... E non capisco cosa gli manchi! Secondo la logica di questo mondo io non ho niente e loro tutto...
Pensa... io vorrei parlare, ma non posso.
Urlare... men che meno!
Vorrei correre... ma come faccio?
Saltare non esiste...
Un po' camminare.. ma che fatica!
Mangiare... mai da solo!
Bere... quando me lo danno.
Andare ai servizi... non ne parliamo!
Cantare: un sogno!
Per la musica che fanno gli altri... impazzisco!
Scrivere... non se ne parla;
prima vorrei imparare i colori, ma non ci riesco!
Adoro il calcio, ma non ci gioco...

Una cosa bella, però, ce l'ho anch'io; è una cosa spettacolare, il più grande dono che potessi ricevere: il sorriso.
Quello non lo risparmio mai a nessuno: né ai genitori, né a mia nonna o a mia sorella, né agli educatori né ai volontari, né ai bambini né agli sconosciuti...
È la mia arma vincente e la uso fino in fondo.

Allora, Gesù, ti prego: dona un po' di questo mio sorriso agli altri; è un sorriso semplice, di chi non parla, non canta, non corre, non gioca... ma che viene dal cuore; dal cuore di chi, nel suo silenzio, ti incontra ogni giorno e ti parla nel segreto. Il sorriso di chi, come te, quando giacevi nella mangiatoia in fasce, avevi bisogno di tutto: di essere nutrito, cambiato, lavato, compreso per le espressioni del tuo viso perché senza parole... Ma io ho 26 anni. Nella mia povertà mi sento vicino a te, e per me questo è tutto. Per questo niente di ciò che mi manca potrà mai togliermi il sorriso.

Questa lettera non la leggerà mai nessuno, perché non potrò mai scriverla. Ma ce l'ho nel cuore e vorrei urlarla al mondo intero.

sorrisointerioritàesterioritàgioiafelicitàrapporto con Dio

inviato da Laura De Capitani, inserito il 13/07/2006

TESTO

57. Pace

George B. Shaw

Si possiede un gran tesoro quando si è capaci di gioire, e sentirsi in pace.

pacepace interioreserenitàinterioritàgioia

3.0/5 (1 voto)

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 05/12/2004

TESTO

58. Il frutto della fede è l'amore

Madre Teresa di Calcutta

La peggiore malattia dell'Occidente oggi
non è la tubercolosi o la lebbra,
ma è il non sentirsi desiderati né amati,
il sentirsi abbandonati.
L'unica cura è l'amore.
Una volta che comprendi quanto Dio sia innamorato di te,
puoi vivere solo irradiando quell'amore.
L'amore non ha senso se non viene condiviso.
Ciò che conta non è quanto fai, ma quanto amore metti
in ciò che fai e condividi con gli altri.
Amare significa anche accettare la sofferenza con gioia.
Dio ama chi dona con gioia.

fedeamoregioiasolidarietàcaritàcondivisione

inviato da Giuseppe Puccio, inserito il 22/09/2004

TESTO

59. Chi altro ti può capire?

Madre Provvidenza

Chi altro ti può capire se non quel Cuore adorabile che tutto si è dato e ogni giorno continua a donarsi per noi Suoi fratelli: è il Figlio dell'eterno Padre, Gesù Salvatore. Basta guardarlo per farti rapire il cuore.

Lui ha sete, sete profonda di te: ti attende per parlarti e per ascoltarti, ma sei sempre impegnato nel tuo lavoro. Sembra quasi che gli uffici materiali che svolgi siano la cosa più importante per tenerti in vita, ma non è vero. Colui che mantiene ogni vita è il padrone di tutte le vite, che vuol darti quelle gioie che ancora ti mancano, vuol farti capire che senza di lui non puoi far nulla, ma con lui puoi realizzare tutto, anche quello che ti è difficile.

Apri la porta di una chiesa, entra e nella solitudine aprigli il tuo cuore, e, se nel confessionale vi fosse un prete, fatti lavare la coscienza. Tornerà, allora, sul tuo volto il sorriso dei giorni passati, e il desiderio di essere del Cuor di Gesù amico per sempre. Porterai allora più volentieri la tua croce e ti accorgerai che sarà meno pesante perché lui ha accettato di essere il tuo Cireneo, e, senza accorgerti, camminerai più spedito sul sentiero della salvezza.

rapporto con Diomisericordiapreghieracrocefaticagioia

inviato da Anna Lollo, inserito il 27/07/2004

TESTO

60. La gioia

Madeleine Delbrel

Noi crediamo alla gioia,
il che non si riduce
a dare prova di ottimismo.
Ci sembra che la gioia cristiana,
quella che il Signore chiama "la mia gioia",
quella che egli vuole che sia "piena",
consista nel credere concretamente
- per fede - che noi sempre e dovunque
abbiamo tutto ciò che è necessario
per essere felici.

gioiafelicitàserenitàpace interiorefedefiducia

inviato da Massimo Di Lullo, inserito il 22/12/2003

RACCONTO

61. L'umorista davanti a Dio   3

Pino Pellegrino, Racconti per il volo dell'anima

Una volta un uomo, un tipo sempre allegro e sorridente, fece un sogno: gli sembrò d'esser morto e di trovarsi davanti al tribunale di Dio. Era quasi disperato perché aveva grosse marachelle sulla coscienza.

Sentiva che il Giudice quando sceglieva uno tra i beati gli diceva: «Avevo fame e mi hai dato da mangiare; avevo freddo e mi hai coperto... vieni a godere nel mio regno!»

L'uomo tremava tutto, perché non si ricordava d'aver fatto nessuna opera buona.

Ma quando venne il suo turno vide che il Signore lo guardava sorridendo.
«Che cosa mai avrò fatto di bene?» si domandava tra sé.

Il Giudice esclamò: «Ero triste e tu con il tuo umorismo mi hai consolato; ero malinconico e tu con il tuo sorriso mi hai rasserenato: entra nella gioia del mio paradiso!»

umorismogiudizio universaleparadisovita eternagioiasorriso

4.7/5 (3 voti)

inviato da Cecilia Leone, inserito il 18/10/2003

TESTO

62. Sorridere

Gianna Beretta Molla, Lettera al fidanzato, settembre 1995

Sorridere a Dio da cui ci viene ogni dono.
Sorridere ai genitori, fratelli e sorelle, perché dobbiamo essere fiaccola di gioia, anche quando ci impongono doveri che vanno contro la nostra superbia.
Sorridere in associazione bandendo ogni critica e mormorazione.
Sorridere a tutti quelli che il Signore ci manda durante la giornata.
La felicità è avere Gesù nel cuore. È vivere momento per momento, e ringraziare il Signore di tutto ciò che egli, nella sua bontà, ci manda.

sorrisogioiafelicitàumiltàsacrificiorapporto con Diogratitudine

inviato da Giosuè Lombardo, inserito il 27/08/2003

RACCONTO

63. La finestra   2

Due uomini, entrambi molto malati, occupavano la stessa stanza d'ospedale.

A uno dei due uomini era permesso mettersi seduto sul letto per un'ora ogni pomeriggio per aiutare il drenaggio dei fluidi dal suo corpo.

Il suo letto era vicino all'unica finestra della stanza. L'altro uomo doveva restare sempre sdraiato. Infine i due uomini fecero conoscenza e cominciarono a parlare per ore. Parlarono delle loro mogli e delle loro famiglie, delle loro case, del loro lavoro, del loro servizio militare e dei viaggi che avevano fatto.

Ogni pomeriggio l'uomo che stava nel letto vicino alla finestra poteva sedersi e passava il tempo raccontando al suo compagno di stanza tutte le cose che poteva vedere fuori dalla finestra. L'uomo nell'altro letto cominciò a vivere per quelle singole ore nelle quali il suo mondo era reso più bello e più vivo da tutte le cose e i colori del mondo esterno. La finestra dava su un parco con un delizioso laghetto. Le anatre e i cigni giocavano nell'acqua mentre i bambini facevano navigare le loro barche giocattolo. Giovani innamorati camminavano abbracciati tra fiori di ogni colore e c'era una bella vista della città in lontananza. Mentre l'uomo vicino alla finestra descriveva tutto ciò nei minimi dettagli, l'uomo dall'altra parte della stanza chiudeva gli occhi e immaginava la scena. In un caldo pomeriggio l'uomo della finestra descrisse una parata che stava passando. Sebbene l'altro uomo non potesse vedere la banda, poteva sentirla. Con gli occhi della sua mente così come l'uomo dalla finestra gliela descriveva. Passarono i giorni e le settimane.

Un mattino l'infermiera del turno di giorno portò loro l'acqua per il bagno e trovò il corpo senza vita dell'uomo vicino alla finestra, morto pacificamente nel sonno. L'infermiera diventò molto triste e chiamò gli inservienti per portare via il corpo.

Non appena gli sembrò appropriato, l'altro uomo chiese se poteva spostarsi nel letto vicino alla finestra. L'infermiera fu felice di fare il cambio, e dopo essersi assicurata che stesse bene, lo lasciò solo.

Lentamente, dolorosamente, l'uomo si sollevò su un gomito per vedere per la prima volta il mondo esterno. Si sforzò e si voltò lentamente per guardare fuori dalla finestra vicina al letto. Essa si affacciava su un muro bianco. L'uomo chiese all'infermiera che cosa poteva avere spinto il suo amico morto a descrivere delle cose così meravigliose al di fuori da quella finestra. L'infermiera rispose che l'uomo era cieco e non poteva nemmeno vedere il muro. ''Forse, voleva farle coraggio.'' disse.

Vi è una straordinaria felicità nel rendere felici gli altri, anche a dispetto della nostra situazione. Un dolore diviso è dimezzato, ma la felicità divisa è raddoppiata.
Se vuoi sentirti ricco conta le cose che possiedi che il denaro non può comprare.
L'oggi è un dono, è per questo motivo che si chiama presente.

dono di séfelicitàgioiadonaresacrificio

inviato da Anna Barbi, inserito il 27/08/2003

PREGHIERA

64. Grazie del giorno   2

Tonino Lasconi

Signore,
Tu ci affidi il giorno,
ogni giorno.

Lo deponi nelle nostre mani
affinché noi lo rendiamo
bello,
utile,
ricco.

Signore,
ogni giorno è un dono
che Tu ci fai
per la nostra gioia.

Tu infatti
non hai bisogno di niente
perché non potresti
essere più grande,
perché non potresti
essere più felice.

Il tuo unico desiderio
è che noi siamo felici
come sentiamo
di voler essere,
di dover essere.

Signore,
aiutaci a conquistare
la nostra gioia,
perché ogni momento
possiamo lodarti,
perché ogni giorno
possiamo ringraziarti.

buongiornonuovo giornodoni di Dioringraziamentogioia

3.0/5 (2 voti)

inviato da Maria Teresa Zanfini, inserito il 12/07/2003

TESTO

65. La felicità perduta

S. Antonio di Padova

Richiama alla memoria i più bei giorni della tua vita, i giorni della tua innocenza, quando Dio illuminava con la grazia la tua anima, e ti parlava nella preghiera, e ti guidava e custodiva in tutto quello che ti accingevi a fare. Vivevi allora felice con lui nella sua città; ma tu hai voluto uscirne, e allora gli assassini ti hanno aggredito, ti hanno coperto di ferite, ti hanno spogliato di ogni bene. Piangi e sospira la felicità perduta, ora che giaci quasi senza vita nella tua miseria, incapace di rialzarti.

felicitàgioiapeccatorimpiantoserenitàpace interiorerapporto con Dio

inviato da Ilaria Zocatella, inserito il 31/03/2003

RACCONTO

66. Il segreto della felicità   3

Bruno Ferrero, A volte basta un raggio di sole

Un giovane domandò al più saggio di tutti gli uomini il segreto della felicità. Il saggio suggerì al giovane di fare un giro per il palazzo e di tornare dopo due ore.

"Solo ti chiedo un favore" concluse il saggio, consegnandogli un cucchiaino su cui versò due gocce d'olio. "Mentre cammini, porta questo cucchiaino senza versare l'olio".

Dopo due ore il giovane tornò e il saggio gli chiese: "Hai visto gli arazzi della mia sala da pranzo? Hai visto i magnifici giardini? Hai notato le belle pergamene?".

Il giovane, vergognandosi, confessò di non avere visto niente. La sua unica preoccupazione era stata quella di non versare le gocce d'olio.

"Torna indietro e guarda le meraviglie del mio mondo" disse il saggio.

Il giovane prese il cucchiaino e di nuovo si mise a passeggiare, ma questa volta osservò tutte le opere d'arte. Notò i giardini, le montagne, i fiori. Tornò dal saggio e riferi particolareggiatamente tutto quello che aveva visto.

"Ma dove sono le due gocce d'olio che ti ho affidato?" domandò il saggio.

Guardando il cucchiaino, il ragazzo si accorse di averle versate.

"Ebbene, questo è l'unico consiglio che ho da darti" concluse il saggio. "Il segreto della felicità consiste nel guardare tutte le meraviglie del mondo senza mai dimenticare le due gocce d'olio nel cucchiaino".

"Infine, fratelli, prendete in considerazione tutto quel che è vero, buono, giusto, puro, degno di essere amato e onorato; quel che viene dalla virtù ed è degno di lode" (San Paolo ai Filippesi 4,8). Senza mai dimenticare l'essenziale!

felicitàgioiapossessointerioritàesteriorità

2.0/5 (1 voto)

inviato da Patrizia Traverso, inserito il 27/02/2003

RACCONTO

67. Un ricco povero

Josè Real Navarro e Maria Carla Mantovani, C'era una volta... al catechismo

C'era una volta un uomo ricchissimo. Possedeva tanti negozi, tante fabbriche e tante banche, cosicché ogni settimana riceveva nel suo palazzo molti autocarri carichi di denaro. Non sapeva più dove metterlo o in che cosa spenderlo. Si comperava tutto quello che gli piaceva: aerei, navi, treni, edifici, monumenti, ecc. Era sempre alla ricerca di cose da comperare.

Arrivò un giorno in cui aveva proprio tutto. Non c'era cosa che non possedesse. Tutto era suo. Tuttavia c'era una cosa che non riusciva ad avere. E per quanto ne comprasse, una non la trovava mai. Era la gioia. Non trovò mai il negozio in cui la vendessero.

Si impegnò a cercarla a qualunque costo, perché era l'ultima cosa che gli mancava. Percorse mezzo mondo alla sua ricerca, ma senza risultato. Un giorno capitò in un piccolo villaggio e venne a sapere che un vecchio saggio poteva aiutarlo. Viveva in cima a una montagna, in un' umile e povera capanna. Si diresse verso di lui e quando lo trovò gli disse:

- Mi hanno detto che lei potrebbe aiutarmi a trovare la gioia.
Il vecchio lo guardò sorridendo e rispose:
- Lei l'ha già incontrata, amico. Io ho molta gioia.
- Lei? - esclamò stupito il ricco. - Ma se possiede soltanto una povera capanna e poco più!
- Certo, e proprio per questo ho la gioia, poiché do a chi ne ha bisogno tutto quello che ho di più - affermò il vecchio.
- E così si ottiene la gioia? - chiese il ricco.
- Così l'ho trovata io - confermò il Vecchio.

Il ricco se ne andò pensieroso. Poco tempo dopo risolse di dare tutto quello che non gli era necessario a quelli che ne avevano bisogno. Con grande sorpresa scoprì che facendo così sentiva gioia. Si era reso conto che c'è più gioia nel dare e nel rendere felici gli altri che nel ricevere e possedere tante cose senza condividerle.

condivisionericchezzapovertàinterioritàesterioritàgioiafelicità

inviato da Patrizia Traverso, inserito il 09/02/2003

PREGHIERA

68. Allegria

Rivista Il Cenacolo n. 6-2002

Sii benedetto, Signore, per la gioia che mi doni
gioia più grande di tutte le gioie:
la gioia della salvezza che hai offerto,
la gioia della risurrezione che promette futuro,
la gioia del Vangelo che è messaggio di vita,
la gioia della tua parola, Signore,
più ricca di tutti i tesori,
più splendente di tutti gli onori.

Grande è la mia allegria, o Signore,
perché tu mi ami.
Fa' crescere in me, Signore,
la gioia di offrire e la gioia di perdonare,
la gioia di servire e la gioia di condividere,
la gioia di credere e la gioia di sperare.

Grande è la mia allegria, o Signore,
perché tu mi ami.
Il tuo sole entri nella mia casa
e la tua gioia illumini il mio volto.
Perdona le mie arie accigliate,
i miei sorrisi stereotipati,
le mie debolezze e i miei scoraggiamenti.
Perdona se dimentico l'immensa felicità di vivere.

Grande è la mia allegria, o Signore,
perché tu mi ami.
Aiutami a scoprire la faccia luminosa
di ogni persona che incontro,
e che un raggio di sole brilli
su tutti coloro che sono nella miseria.
Donami un cuore inondato di sole perché
sappia offrire ad ogni istante un viso gioioso.
Grande è la mia allegria, o Signore,
perché tu mi ami.

gioiaallegriafelicitàrapporto con Dioamore di Diotestimonianzaessere cristiani

inviato da Anna Barbi, inserito il 17/12/2002

TESTO

69. L'origine del benessere

Alan Cohen

Noi pensiamo di essere tristi
perché non riceviamo amore.
Non è così.
Noi siam tristi perché non diamo amore.
Siamo nati per amare.
Il nostro benessere non dipende
dall'amore degli altri nei nostri confronti,
ma dall'amore che noi doniamo.

benessereamoredonogratuitàdonaregioia

inviato da Mariella Romanazzi, inserito il 12/12/2002

TESTO

70. Dolore e gioia   1

Kahlil Gibran

Più profondamente scava il dolore nel vostro essere, e più è la gioia che potete contenere.

doloregioiasofferenzainteriorità

4.0/5 (2 voti)

inviato da Ilaria Zocatella, inserito il 11/12/2002

TESTO

71. Miracoli della vita

Kahlil Gibran

Se solo conservaste in cuore lo stupore per i quotidiani miracoli della vita, il dolore non vi parrebbe meno meraviglioso della gioia.

vitadoloresofferenzastuporegioia

inviato da Ilaria Zocatella, inserito il 11/12/2002

PREGHIERA

72. Nella gioia dell'adorazione

Pierre Griolet

Cristo,
Signore del dono senza contraccambio,
illumina le nostre giornate.
Nel vuoto di questo mondo che passa
apri il nostro cuore al tuo amore.
Sì, insegnaci ad ascoltare
nella gioia dell'adorazione.
Ci vuoi felici,
concedici di renderti grazie!
Cristo, tu sei il capo e la vite,
noi le membra e i tralci.
Il tuo Spirito ci irrighi,
perché portiamo frutto.
Sii benedetto
per tante vocazioni al servizio,
che giungono, per grazia e amore,
fino ai limiti dell'impossibile.
Ricevi la lode del popolo santo,
a gran prezzo strappato alle lacrime.
Ricevi la lode dei risorti,
che vanno verso la tua dimora.
Cristo, solo nella lode
possiamo riconoscere
questo mondo che passa
e il regno di gloria
che viene per chiamarci
alla gioia senza nome.

gioialodeadorazione

inviato da Anna Lianza, inserito il 11/12/2002

ESPERIENZA

73. Il mio inno d'amore per un fratello "speciale"

Rivista Dimensioni Nuove, Elledici

Sono una quattordicenne di Brescia e vi scrivo per raccontarvi la mia bellissima esperienza che fin da piccola mi ha aiutata a crescere con sentimenti forti e profondi.

Ho un fratellino e una sorella e due genitori che ci amano e ci hanno cresciuto con valori che ci hanno formato e che cerchiamo di trasmettere a quelli che ci stanno vicino. Mio fratello ha vent'anni. È rimasto celebroleso a causa di un parto difficile nel quale è mancata l'assistenza del ginecologo. Per l'asfissia di mio fratello rischiò di morire anche mia madre. Nonostante la nostra fede in Dio, non abbiamo mai perdonato quel medico che ci ha lasciato una piccola creatura sofferente che, a detta dei medici, non sarebbe vissuta più di quattro anni.

Davide (è questo il suo nome) è cresciuto circondato dal nostro amore e adesso come adesso non conosco al mondo un ragazzo più indispensabile di lui! Sarà sempre il ragazzo più importante della mia vita che, oltre ai miei genitori, mi ha trasmesso quei sentimenti che caratterizzano il mio stile di vita. In questi quattordici anni io e Davide siamo sempre stati in simbiosi perfetta: un equilibrio che col tempo si è radicato fino a diventare qualcosa di indistruttibile.

Mi ha sempre insegnato ad amare e a donare la mia vita agli altri. Lui l'ha data a tutti noi, ha dato il suo amore, la sua serenità e anche il suo corpicino debole che, nonostante la malattia l'abbia deformato e irrigidito, è di una dolcezza unica. Fra lui e me il dialogo è continuo. È il dialogo più bello, più ricco, più gratificante che esista; non ci sono parole ma soltanto amore! Quando ero piccola giocavo con lui, ridevo con lui, ma non capivo ancora chi fosse e che cosa mi donasse. Oltretutto non ha mai parlato e non si è mai mosso. Io ero piccola e per la sua immobilità era la mia bambola preferita. Ora invece sono cresciuta: amo con lui, rido ancora con lui, piango insieme a lui, soffro quando soffre lui e finalmente so chi è e che cosa continuamente ci dona. È terribile vederlo soffrire, seguire il suo respiro affannoso che scuote violentemente il suo piccolo e fragile torace. Ma il suo cuore, che oltre a farlo vivere l'ha fatto amare, è forte e anche quando cesserà di battere, il suo ritmo irregolare e debole continuerà in un'eco perfetto nella mia vita. L'amore che Davide mi regala è qualcosa di irresistibile...

È splendido osservare quanta vitalità abbia il suo bellissimo viso e quanta dolcezza vi sia nel suo sguardo a volte debole, ma comunque sempre vicino a noi. I suoi occhi scuri e profondi sono ovunque, anche quando lui non c'è e il suo sguardo andrà oltre la morte. Davide è il mio angelo, il nostro angelo, una piccola creatura mandata da Dio per portarci tanto conforto. Ma è in queste poche parole di un amico che sta l'essenza di Davide: «Ogni giorno il suo sorriso sconfigge la morte. Un prezioso diamante custodito gelosamente nelle vostre mani. Un candido fiore del paradiso disceso per donare amore!».

E questo è ciò che Davide è per noi. Questa è la mia vita.
Tanto felice e serena, qualche volta alternata a momenti difficili e tristi.
Qualcosa di veramente vero: io amo la vita, amo Dio, amo l'amore!
La strada che devo percorrere è ancora molto lunga, ma vorrei augurare a tutti i ragazzi che sono alla ricerca di qualcosa di importante, di guardarsi continuamente intorno e di capire che l'amore è possibile trovarlo!
È molto vicino e basta cercarlo nelle cose più semplici: l'amore c'è e la vita stessa è amore. Dio è amore, amore unico e inconfondibile, amore vero e continuo.
È compito nostro renderci portatori instancabili. Basta guardare gli occhi tristi di una persona che soffre, un bambino che canta, un piccolo fiore che appare, il tramonto nel silenzio di una montagna...
Tutto è amore, bisogna soltanto vederlo.
Buona fortuna a tutti!

amoresofferenzacrocedolorefelicitàgioiacomprensionesolidarietàaffettosenso della vita

inviato da Sergio, inserito il 11/12/2002

TESTO

74. Perfetta letizia

San Francesco d'Assisi

Venendo una volta santo Francesco da Perugia a Santa Maria degli Angeli con frate Leone a tempo di verno, e il freddo grandissimo fortemente il cruciava, chiamò frate Leone il quale andava un poco innanzi, e disse così: "Frate Leone, avvegnadio ch'e frati minori in ogni terra dieno grande esempio di santità e buona edificazione, nondimeno scrivi, e nota diligentemente, che non è ivi perfetta letizia".

E andando più oltre, santo Francesco il chiamò la seconda volta: "O frate Leone, benché 'l frate minore illumini i ciechi, distenda gli attratti, cacci i demoni, renda l'udire a' sordi, l'andare a' zoppi, il parlare a' mutoli e (maggior cosa è) risusciti il morto di quattro dì, scrivi che non è in ciò perfetta letizia".

E andando un poco, santo Francesco grida forte: "O frate Leone, se 'l frate minore sapesse tutte le lingue e tutte le scienzie e tutte le scritture, sì ch'e sapesse profetare e rivelare non solamente le cose future, ma eziandio i segreti delle coscienzie e degli animi, scrivi che non è in ciò perfetta letizia".

Andando un poco più oltre, santo Francesco ancora chiamò forte: "O frate Leone, pecorella di Dio, benché 'l frate minore parli con lingua d'angeli e sappi i corsi delle stelle e le virtù dell'erbe e fossongli rivelati tutti i tesori della terra e cognoscesse le nature degli uccelli e de' pesci e di tutti gli animali e degli uomini e degli arbori e delle pietre e delle radici e dell'acque, scrivi che non ci è perfetta letizia".

E andando anche un pezzo, santo Francesco chiama forte: "O frate Leone, benché 'l frate minore sapesse sì bene predicare, che convertisse tutti gl'infedeli alla fede di Cristo, scrivi che non è ivi perfetta letizia".
E durando questo modo di parlare bene due

...E durando questo modo di parlare ben di due miglia, Frate Lione con grande ammirazione il domandò: «Padre, io ti prego dalla parte di Dio, che tu mi dica dov'è perfetta letizia».

E Santo Francesco sì gli rispose: «Quando noi saremo a Santa Maria degli Angeli, cosi bagnati per la piova e agghiacciati per lo freddo, e infangati di loto e afflitti di fame, e picchieremo alla porta; e il portinaio verrà adirato e dirà: "Chi siete voi?", e noi diremo: "Noi siamo due de' vostri Frati". E colui dirà: "Voi non dite vero: anzi siete due ribaldi che andate ingannando il mondo e rubando le limosine de' poveri; andate via"; e non ci aprirà, e faracci star di fuori alla neve e all'acqua, col freddo e con la fame insino alla notte; allora se noi tanta ingiura e tanta crudeltate sosterremo pazientemente senza turbarsene e senza mormorare di lui; e penseremo umilmente e caritativamente che quello portinaio veramente ci cognosca, e che Iddio il fa parlare contra a noi: o Frate Lione, iscrivi, che qui è perfetta letizia. E se noi perseveriamo picchiando, e egli uscirà fuori turbato, e come gaglioffi importuni ci caccerà con villanie e con gotate, dicendo: "Partitevi quinci, ladroncelli vilissimi, andate allo spedale, che qui non mangerete né albergherete". Se noi questo sosterremo con pazienza e con allegrezza e con amore: o Frate Lione, iscrivi, che qui è perfetta letizia. E se noi, pur costretti dalla fame e dal freddo, più picchieremo e chiameremo e pregheremo per l'amore di Dio con grande pianto, che ci apra e mettaci dentro; e quello più scandalizzato dirà: "Costoro son gaglioffi importuni, io gli pagherò bene come sono degni"; e uscirà fuori con un bastone nocchieruto e piglieracci per lo cappuccio e getteracci in terra e involgeracci nella neve, e batteracci nodo a nodo con quello bastone: se noi tutto questo sosterremo pazientemente e con allegrezza, pensando le pene di Cristo benedetto, le quali dobbiamo sostenere per suo amore: o Frate Lione, iscrivi, che qui è perfetta letizia. E però odi la conclusione: sopra tutte le grazie e doni dello Spirito Santo, le quali Cristo concede agli amici suoi, si è di vincere se medesimo e volentieri per amore di Cristo sostenere pene, ingiurie e disagi. Imperocché in tutti gli altri doni di Dio noi non ci possiamo gloriare, perché non sono nostri, ma di Dio; onde dice l'Apostolo: "Che hai tu, che tu non abbi da Dio?"... Ma nella croce della tribolazione ben ci possiamo gloriare, perocché questo è nostro; e perciò dice l'Apostolo: "Io non mi voglio gloriare, se non nella croce del Nostro Signor Gesù Cristo"».

letiziacrocesofferenzaumiltàgioialibertà

5.0/5 (1 voto)

inviato da Emilio Centomo, inserito il 11/12/2002

TESTO

75. Per vivere felici

Manoscritto del 1692 trovato a Baltimora nella antica chiesa di San Paolo

Procedi con calma tra il frastuono e la fretta, e ricorda quale pace possa esservi nel silenzio. Per quanto puoi, senza cedimenti, mantieniti in buoni rapporti con tutti. Esponi la tua opinione con tranquilla chiarezza, e ascolta gli altri: pur se noiosi e incolti, hanno anch'essi una loro storia. Evita le persone volgari e prepotenti: costituiscono un tormento per lo spirito. Se insisti nel confrontarti con gli altri, rischi di diventare borioso e amaro, perché esisteranno individui migliori e peggiori di te. Godi dei tuoi successi e anche dei tuoi progetti. Mantieni interesse per la tua professione, per quanto umile: essa costituisce un vero patrimonio nella mutevole fortuna del tempo.

Usa prudenza negli affari, perché il mondo è pieno di inganno. Ma questo non ti renda cieco a quanto vi è di virtù: molti sono quelli che perseguono alti ideali e dovunque la vita è piena di eroismo.

Sii te stesso. Soprattutto non fingere negli affetti. Non ostentare cinismo verso l'amore, perché pur di fronte a qualsiasi delusione e aridità, esso resta perenne come il sempreverde. Accetta docile la saggezza dell'età, lasciando con serenità le cose della giovinezza. Coltiva la forza d'animo, per difenderti nelle calamità improvvise. Ma non tormentarti con delle fantasie: molte paure nascono da stanchezza e solitudine. Al di là di una sana disciplina, sii tollerante con te stesso. Tu sei figlio dell'universo non meno degli alberi e delle stelle ed hai pieno diritto di esistere. E convinto o non convinto che tu ne sia non vi è dubbio che l'universo si stia evolvendo a dovere.

Perciò sta in pace con Dio. E quali che siano i tuoi affanni e aspirazioni, nella chiassosa confusione dell'esistenza, mantieniti in pace con il tuo spirito. Nonostante i suoi inganni, travagli e sogni infranti, questo è pur sempre un mondo meraviglioso. Sii prudente. Sforzati di essere felice.

gioiaserenitàpace interiorefelicitàumanità

inviato da Federico Bernardi, inserito il 03/12/2002

RACCONTO

76. Il bambino e il santo

Gopal Mukerji

Un giorno, un santo si fermò da noi. Mia madre lo scorse nel cortile, mentre faceva divertire i bambini. "Oh", - mi disse - "è proprio un santo; puoi andargli incontro, bambino mio".

Il santo posò la mano sulla mia spalla e mi chiese: "Bimbo mio, che cosa vuoi fare?".
"Non lo so. Che cosa vuoi che faccia?".
"No, dimmi tu cosa vuoi fare".
"A me piace giocare".
"Allora vuoi giocare con il Signore?".

lo non seppi cosa rispondere. Egli continuò: "Vedi, se tu potessi giocare con il Signore, sarebbe la cosa più grande del mondo. Tutti lo prendono talmente sul serio che lo rendono mortalmente noioso... Gioca con Dio, bambino mio: è il più meraviglioso compagno di gioco".

rapporto con Diogioiagioco

inviato da Barbara, inserito il 02/12/2002

TESTO

77. Essere in grazia di Dio

San Gregorio Magno

Segno infallibile di essere in grazia di Dio è la gioia del cuore.

gioiagrazia di Dio

4.0/5 (3 voti)

inviato da Ilaria Zocatella, inserito il 28/11/2002

RACCONTO

78. Il monaco giocoliere   1

Paulo Coelho, I racconti del maktub

La Madonna, con il Bambino Gesù fra le braccia, aveva deciso di scendere in Terra per visitare un monastero.

Orgogliosi, tutti i monaci si misero in una lunga fila, presentandosi ciascuno davanti alla Vergine per renderle omaggio.

Uno declamò alcune poesie, un altro le mostrò le miniature che aveva preparato per la Bibbia e un terzo recitò i nomi di tutti i santi. E così via, un monaco dopo l'altro, tutti resero omaggio alla Madonna e al Bambino.

All'ultimo posto della fila ne rimase uno, il monaco più umile del convento, che non aveva mai studiato i sacri testi dell'epoca. I suoi genitori erano persone semplici, che lavoravano in un vecchio circo dei dintorni, e gli avevano insegnato soltanto a far volteggiare le palline in aria.

Quando giunse il suo turno, gli altri monaci volevano concludere l'omaggio perché il povero acrobata non aveva nulla di importante da dire e avrebbe potuto sminuire l'immagine del convento. Ma anche lui, nel profondo del proprio cuore, sentiva un bisogno immenso di offrire qualcosa a Gesù e alla Vergine.

Pieno di vergogna, sentendosi oggetto degli sguardi di riprovazione dei confratelli, tirò fuori dalla tasca alcune arance e cominciò a farle volteggiare: perché era l'unica cosa che egli sapesse fare.

Fu solo in quell'istante che Gesù Bambino sorride e cominciò a battere le mani in braccio alla Madonna.

E fu verso quel monaco che la Vergine tese le braccia, lasciandogli tenere per un po' il bambinello.

umiltàsemplicitàdonare gioia

3.0/5 (1 voto)

inviato da Immacolata Chetta, inserito il 24/11/2002

ESPERIENZA

79. Un giorno per volta

Un uomo anziano, ricoverato in un ospedale con le due braccia ingessate e una gamba in tensione, era pur sempre allegro e scherzoso.
«Quanto tempo pensate di dover rimanere ancora così immobilizzato?» gli fu chiesto.
«Soltanto un giorno per volta», rispose con semplicità.

ottimismofelicitàgioiaserenitàaccettazione

inviato da Andrea Zamboni, inserito il 23/11/2002

TESTO

80. Passione e risurrezione   2

Madre Teresa di Calcutta, Le mie Preghiere

Ricordate che la Passione di Cristo termina sempre nella gioia della Risurrezione, così, quando sentite nel vostro cuore la sofferenza di Cristo, ricordate che deve venire la Resurrezione, deve sorgere la gioia della Pasqua. Non lasciatevi mai invadere in tal maniera dal dolore da dimenticare la gioia di Cristo risorto.

doloregioiarisurrezioneCristopassionepasquagioiafelicitàsofferenza

5.0/5 (2 voti)

inviato da Anna, inserito il 21/11/2002

TESTO

81. Felicità

Frere Roger Schutz

Chi ti spianerà la via per raggiungere alle sorgenti zampillanti? Solo là e non altrove si sviluppano le forze vive del rischio. Quando ti interroghi dicendo: "Come potrò realizzarmi?", sai di aspirare ad un'esistenza di completezza e non ad una vita inquadrata e senza rischi. Non attardarti in situazioni senza via d'uscita perché vi bruceresti energie vitali. Niente compiacenze con te stesso. Va oltre, senza esitare. E scoprirai che il tuo cuore s'allarga: solo alla presenza di Dio l'uomo si realizza.

coerenzadecisioneconversionefelicitàrealizzazionegioia

inviato da Elena Mencarelli, inserito il 18/11/2002

TESTO

82. Il decalogo della gioia

Mario Foradini, rivista Il Cenacolo 10/2001

1. «Nessuno è felice come Dio e nessuno fa felice come Dio» (S. Agostino).
2. Dio è la fonte della felicità infinita.
3. La gioia è un dono e una conquista.
4. La gioia vera è frutto di un amore vero.
5. La gioia cresce donandola.
6. La gioia è il nutrimento del cuore.
7. Solo chi è sincero può essere felice.
8. Tanto più si prega, tanto più si è nella gioia.
9. Per avere la gioia bisogna volerla donare.
10. Solo un cuore puro può gioire sempre di più.

gioiafelicitàDioserenità

inviato da Anna, inserito il 27/09/2002

TESTO

83. Nessuno è felice come Dio   2

S. Agostino

Nessuno è felice come Dio e nessuno fa felice come Dio.

Diofelicitàgioiaserenità

inviato da Anna, inserito il 27/09/2002

TESTO

84. Giudica il tuo giardino dai fiori

Giudica il tuo giardino dai fiori
e non dalle foglie che cadono,
giudica i tuoi giorni dalle ore felici
e non fermarti ai momenti tristi.

Giudica le notti dalle stelle,
non dalle ombre.

Giudica la tua vita dai sorrisi
non dalle lacrime.

E con gioia per tutta la vita
giudica la tua età dagli amici,
non dagli anni.

ottimismopessimismofelicitàgioiaserenità

inviato da Barbara, inserito il 25/09/2002

PREGHIERA

85. Per ottenere la gioia

S. Chiara, dalla Lettera terza ad Agnese di Praga

Gioisco in te,
o Signore, sempre.
Non permettere, o Cristo,
che nessun'ombra di mestizia
avvolga il mio cuore.
Colloco i miei occhi
davanti allo specchio dell'eternità.
Colloco la mia anima
nello splendore della gloria.
Colloco il mio cuore
in te, o Signore,
che sei figura della divina sostanza,
e mi trasformo interamente,
per mezzo della contemplazione,
nella immagine della tua divinità.
Desidero provare
ciò che è riservato ai soli tuoi amici,
e gustare la segreta dolcezza
che tu stesso, o Signore,
hai riservato fin dall'inizio
per coloro che ti amano.
Senza concedere neppure uno sguardo
alle seduzioni,
che in questo mondo fallace ed irrequieto
tendono lacci ai ciechi
che vi attaccano il loro cuore,
con tutta me stessa amo te, o Signore,
che per amor mio tutto ti sei donato.
Amen.

gioiapreghieraunione con Dio

inviato da Sara D'Erasmo, inserito il 09/09/2002

TESTO

86. Euforia serale

Felice d'avere tutta una vita alle spalle.
Felice di sorprendermi in vita ogni mattina.
Felice di poter respirare, essere saggio e sereno.
Felice finora di non esser troppo ammalato.
Felice di aver tempo di pregare Dio.
Felice di non esser attaccato a grandi cose.
Felice di vedere tanta gente che mi vuol bene e mi cura.
Felice di aver vissuto un'epoca straordinaria.
Felice di vedere una Chiesa trasformata.
Felice di sapere che ci sarà un seguito.
Felice di arrivare alla fine e dire:...si avvicina.
Felice di rientrare al porto dopo una lunga traversata.
Felice di non aver che una preoccupazione, morire bene.
Felice di non essere solo a condividere.

gratitudinefelicitàgioia

inviato da Rovaris Pinuccio, inserito il 21/08/2002

TESTO

87. Donare felicità   2

André Gide

Non appena comprendiamo che il segreto della felicità non sta nel possedere, ma nel donare, diventiamo capaci di donare felicità e di rendere così felici noi stessi.

donare gioiagioiafelicità

3.0/5 (1 voto)

inviato da Nadia, inserito il 03/07/2002

PREGHIERA

88. Brillare veramente

Fëdor Dostoevskij

Signore, facci ricordare
che il tuo primo miracolo,
alle nozze di Cana,
lo facesti per aiutare
alcuni uomini a fare festa.
Facci ricordare
che chi ama gli uomini,
ama anche la loro gioia,
perché senza gioia
non si può vivere...
Fammi comprendere, Signore,
che il Paradiso è nascosto
dentro di noi.
Ecco, ora è qui,
nascosto dentro di me.
Se voglio, domani stesso,
comincerà a brillare veramente
per me
e durerà tutta la vita.

paradisogioiafelicitàdonaregioia

5.0/5 (1 voto)

inviato da Mariangela Molari, inserito il 10/06/2002

TESTO

89. Abbiamo il potere   2

Madre Teresa di Calcutta

Abbiamo il potere di essere in Paradiso con Dio già adesso, di essere felici con lui anche in questo momento, se amiamo come lui ama, se aiutiamo come lui aiuta, se doniamo come lui dona, se serviamo come lui serve.

caritàparadisofelicitàamoredonaregioia

inviato da Nadia, inserito il 04/06/2002

TESTO

90. Felicità

Arthur Schopenhauer

Per saper quanta felicità una persona può ricevere nella vita, basta sapere quanta è capace di darne.

donare gioiagioiafelicità

3.0/5 (1 voto)

inviato da Nadia, inserito il 04/06/2002

TESTO

91. La felicità   1

Epitteto

Esiste solo una via alla felicità, e consiste nel cessare di preoccuparsi per cose che non è in nostro potere cambiare.

accettazionegioiafelicità

inviato da Nadia, inserito il 04/06/2002

TESTO

92. Il segreto della felicità

Georges Bernanos

Riuscire a trovare la gioia nella gioia altrui: questo è il segreto della felicità!

gioiafelicitàdonare gioia

inviato da Nadia, inserito il 04/06/2002

TESTO

93. Tuo primo dovere

Ludwig Feuerbach

Tuo primo dovere è di far felice te stesso.
Se sei felice, fai felici anche gli altri.
Il felice vuol solo vedersi altri felici attorno.

felicitàgioiatestimonianzadonare gioia

inviato da Nadia, inserito il 02/06/2002

RACCONTO

94. Tutto dipende da quel mattino di Pasqua

Si racconta di uno scienziato tedesco che, cercando un posto tranquillo dove sistemarsi, aveva finito per scegliere un'abitazione che stava nelle immediate vicinanze di un monastero di clausura.

Non aveva la fede, ma quell'ambiente presentava il vantaggio di essere ideale quanto a quiete per le sue ricerche.

"Qui almeno troverò il silenzio di cui ho bisogno per i miei studi e i miei esperimenti", pensava.
Le sue previsioni si rivelarono esatte solo parzialmente.

Di fatto, gran parte della giornata la sua casa era come avvolta dal silenzio, rotto soltanto dal suono di una campanella. Ma poi venivano le ore di ricreazione delle monache. Allora non c'era verso di difendersi da quell'allegria scoppiettante; l'esplosione delle risate trapassava muri e finestre.
Per lo studioso diventò quasi un'ossessione. Ragionava:

"Queste donne sono povere, conducono una vita di penitenza, non conoscono il piacere. Come fanno ad essere così contente? Non ci sarà sotto, per caso, qualcosa di losco?".

Decise di togliersi il pensiero parlandone direttamente con l'abbadessa. Questa gli fornì una spiegazione semplicissima:

"Siamo le spose di Cristo". "Ma il vostro sposo non è morto duemila anni fa?", obiettò quello.

"Mi scusi, signor professore, ma lei non deve essere stato informato che tre giorni dopo è risorto da morte. E noi siamo testimoni appunto, di ciò che è accaduto tre giorni dopo".

Tutto dipende da quel mattino di Pasqua.

fedepasquarisurrezionesperanzaottimismogioiafelicità

3.3/5 (3 voti)

inviato da Mariangela Molari, inserito il 02/06/2002

TESTO

95. Trova il tempo   2

Madre Teresa di Calcutta

Trova il tempo di pensare
trova il tempo di pregare
trova il tempo di ridere.
E' la fonte del potere
è il più grande potere sulla terra
è la musica dell'anima.

Trova il tempo per giocare
trova il tempo per amare ed essere amato
trova il tempo di dare.
E' il segreto dell'eterna giovinezza
è il privilegio dato da Dio;
il giorno è troppo corto
per essere egoisti.

Trova il tempo di leggere
trova il tempo di essere amico
trova il tempo di lavorare.
E' la fonte della saggezza
è la strada della felicità
è il prezzo del successo.

Trova il tempo
di fare la carità.
E' la chiave del paradiso.

felicitàgioiaparadisodonaretempovalore del tempo

4.0/5 (2 voti)

inviato da Mariangela Molari, inserito il 26/05/2002

TESTO

96. Non saremo vissuti invano   2

Martin Luther King

Se avremo aiutato una sola persona a sperare, non saremo vissuti invano.

speranzadonare gioia

5.0/5 (1 voto)

inviato da Andrea Aversa, inserito il 24/05/2002

TESTO

97. Scopri l'amore

Mahatma Gandhi

Prendi un sorriso,
regalalo a chi non l'ha mai avuto.
Prendi un raggio di sole,
fallo volare là dove regna la notte.
Scopri una sorgente,
fa' bagnare chi vive nel fango.
Prendi una lacrima,
posala sul volto di chi non ha mai pianto.
Prendi il coraggio
mettilo nell'animo di chi non sa lottare.
Scopri la vita
raccontala a chi non sa capirla.
Prendi la speranza
e vivi nella luce.
Prendi la bontà,
e donala a chi non sa donare.
Scopri l'amore
e fallo conoscere al mondo.

gioiafelicitàamoredonaredonare gioia

3.0/5 (1 voto)

inviato da Luca Mazzocco, inserito il 23/05/2002

TESTO

98. Spendi l'amore   1

Spendi l'amore a piene mani!
L'amore è l'unico tesoro
che si moltiplica per divisione,
è l'unico dono che aumenta
quanto più ne sottrai,
è l'unica impresa nella quale
più si spende più si guadagna:
regalalo, buttalo via,
spargilo ai quattro venti,
vuotati le tasche,
scuoti il cesto,
capovolgi il bicchiere
e domani ne avrai più di prima.

gratuitàgenerositàfelicitàgioiaamoredonaredonare gioia

4.5/5 (2 voti)

inviato da Emanuela Salvucci, inserito il 22/05/2002

TESTO

99. Il sentiero che porta a Dio

Non lasciare
che passi un solo giorno
senza che si sia levato
un raggio di felicità
su un cuore triste.

Chi, nel cammino della vita,
ha acceso anche soltanto una fiaccola
nell'ora buia di qualcuno,
non è vissuto invano.

In ogni avvenimento
passa un sentiero che porta a Dio.

felicitàgioiasperanzaamiciziadonaredonare gioiasenso della vita

inviato da Emanuela Salvucci, inserito il 21/05/2002

TESTO

100. Amare ed essere amati

Albert Camus

Non essere amati è una semplice sfortuna; la vera disgrazia è non amare.

amoredonaregioiafelicità

inviato da Gianmarco Marzocchini, inserito il 10/05/2002

TESTO

101. Mi ami tu?

Roger Schutz

"Mi ami tu?": è l'ultima domanda di Gesù a Pietro, Pietro era triste al pensiero di aver rinnegato tre volte Gesù, prima della sua crocifissione. Ed ecco il Risorto sta dinanzi a lui. Gesù non lo condanna per il suo rinnegamento. Non prende l'atteggiamento del forte. Non tira sulla corda della cattiva coscienza già attaccata al collo di Pietro.

Nel Cristo vi sono viscere d'umanità: Lui pure durante la sua vita terrena ha percorso cammini d'oscurità.

A Pietro, Cristo dice solo queste tre parole: "Mi ami tu?" e Pietro risponde: "Signore, tu sai che ti amo". Una seconda volta Gesù riprende: "MI ami tu?". E Pietro di nuovo: "Ma lo sai che ti amo". Una terza volta Gesù insiste: "Mi ami più di tutti costoro?" E Pietro scosso: "Signore, tu conosci ogni cosa, tu sai che ti amo":

Da quel giorno ad ogni essere umano sulla terra, il Cristo instancabilmente domanda: "Mi ami tu?".

Vi sono giorno in cui ci turiamo le orecchie: la domanda ci è insopportabile. Essa è intollerabile per colui che non ha mai sperimentato l'amore umano, per chi esperimenta solo l'abbandono, o la ferita ricevuta nell'innocenza della sua infanzia.

Essa è intollerabile per noi tutti quando ci rivela quella parte di solitudine che nessuna intimità umana può colmare, quella parte di solitudine nella quale Dio ci aspetta. E quando la rivolta si esaspera, la domanda ci appare come una condanna poiché per amare non basta un atto della volontà.

Lo sappiamo abbastanza? Il Cristo non obbliga mai ad amarlo. Ma Lui, il Vivente, rimane al fianco di ciascuno, come un povero, come un oscuro. E' presente anche negli eventi più squallidi, nella fragilità dell'esistenza. Il suo amore è presenza non d'un solo istante ma di sempre. Quell'amore d'eternità apre un aldilà al nostro vivere. Senza quell'altrove, senza quell'aldilà, l'uomo non ha più speranza... e svanisce il gusto di procedere. Di fronte a quell'amore d'eternità, lo sentiamo, la nostra risposta concreta non può essere fuggitiva, per un periodo soltanto, con la possibilità di ritornare sulle nostre decisioni in seguito. La nostra risposta non può neppure essere uno sforzo della volontà; taluni vi si infrangerebbero. Essa è innanzitutto un abbandonarsi.

Rimanere dinanzi a Lui, con o senza parole, significa sapere dove riposare il nostro cuore, significa rispondergli da poveri. In questo consiste la molla segreta dell'esistenza, il rischio del Vangelo.

"Anche se talvolta io non so più se ti amo o no, o Cristo, tu sai tutto, tu sai che ti amo".

Grandi felicità sono offerte a colui che corre il rischio di un tale amore, senza calcolarne troppo le conseguenze. Quando ricerchiamo in primo luogo la felicità per noi stessi, essa a breve o lunga scadenza ci abbandona. Quanto più ardentemente la inseguiamo, tanto più lontano se ne fugge da noi.

Cercatore appassionato del suo amore d'eternità, chiunque tu sia saprai dove riposare il tuo cuore? Attraverso le tue stesse ferite, egli apre la porta della pienezza: la lode del suo amore. Abbandonati, donati. In questo consiste la guarigione delle ferite, e non solo delle tue: già, in Lui, ci guariamo reciprocamente.

felicitàgioiapeccatoconversioneamore di Dio

inviato da Mariangela Molari, inserito il 10/05/2002

TESTO

102. La gioia è la prima testimonianza del vangelo

Oscar Battaglia, La Madre del mio Signore

E' molto bello che nel vangelo di Giovanni la prima presentazione di Maria avvenga a una festa di nozze, in un momento di gioia intensa e partecipata. Se il messaggio di Gesù è un "vangelo", cioè un lieto annuncio, non poteva esserci momento più significativo per proclamarlo. Non meraviglia che la prima a capirlo e a viverlo così sia proprio sua madre. Era abituata a gustare e a condividere la gioia umana più profonda e autentica (con Elisabetta, con il Magnificat, con i pastori, con Simeone e Anna) perché viveva vicino alla sorgente di quella gioia, Gesù.

Chi pensa e vive la propria fede cristiana come un peso schiacciante e un impegno severo che non lascia spazio a manifestazioni di gioia e a distrazioni festose, non ha capito il vangelo. La fede è prima di tutto pace, gioia e festa con Dio Padre e con i fratelli. Il volto del cristiano deve essere il riflesso del Dio della gioia. Maria insegna a tutti a condividere e a comunicare la gioia di vivere. E' la prima e la più semplice testimonianza del vangelo che il Signore ci chiede.

gioiaMariafelicitàtestimonianzanozze di cana

inviato da Mariangela Molari, inserito il 10/05/2002

TESTO

103. Lo splendore della felicità

Albert Camus

Quando si è visto
una volta sola
lo splendore della felicità
sul viso di una persona
che si ama,
si sa che per un uomo
non ci può essere
altra vocazione
che suscitare questa luce
sui visi che lo circondano.

felicitàgioiadonaredonare gioia

inviato da Stefania Raspo, inserito il 09/05/2002

RACCONTO

104. Il segreto della felicità

Ad Elena piaceva moltissimo passeggiare nel bosco. Era una ragazzina dolce e un po' svagata e il bosco dietro il paese era diventato il suo rifugio preferito.

Un giorno, mentre camminava, vide una farfalla impigliata in un rovo.

Con molta cura, facendo attenzione a non rovinarle le splendide ali, la liberò.

La farfalla volò via per un tratto, poi improvvisamente tornò indietro e si trasformò in una splendida fata. Elena rimase a bocca aperta, perché fino a quel momento le fate le aveva viste solo nei libri per bambini.

«Per ringraziarti della tua gentilezza d'animo», disse la fata, «esaudirò il tuo più gran desiderio». Proprio come dicono le fate nei libri...

La ragazzina rifletté un istante e poi rispose: «Voglio essere felice». Allora la fata si piegò su di lei, le mormorò qualcosa all'orecchio e scomparve.

Elena divenne donna e nessuno in tutto il paese era più felice di lei. Quando le chiedevano il segreto della sua gioia, si limitava a sorridere e diceva: «Ho seguito il consiglio di una buona fata».

Gli anni passarono, Elena divenne vecchia, ma era sempre la più dolce e felice vecchina del paese. I vicini e anche i suoi nipotini temevano che il favoloso segreto della felicità potesse morire con lei.
«Rivelaci che cosa ti ha detto la fatina», la scongiuravano.

Finalmente, una volta, la deliziosa vecchina, sorridendo, disse: «Mi ha rivelato che, anche se appaiono sicuri, tutti hanno bisogno di me!».

felicitàgioiadonare

3.0/5 (1 voto)

inviato da Emilio Centomo, inserito il 08/05/2002

TESTO

105. Servire è gioia

Rabindranath Tagore

Dormivo e sognavo
che la vita era gioia.
Mi svegliai e vidi
che la vita era servizio.
Volli servire e vidi
che servire era gioia.

serviziovitagioiafelicità

inviato da Emilio Centomo, inserito il 08/05/2002

PREGHIERA

106. Il Signore della danza

Sidney Carter

Danzate, ovunque voi siate, dice Dio,
perché io sono il Signore della danza:
io guiderò la danza di tutti voi.
Dovunque voi siate,
io guiderò la danza di tutti voi.

Io danzavo
il primo mattino dell'universo,
io danzavo circondato dalla luna,
dalle stelle e dal sole,
disceso dal cielo danzavo sulla terra
e sono venuto al mondo a Betlemme.

Io danzavo per lo scriba e il fariseo,
ma essi non hanno voluto seguirmi;
io danzavo per i peccatori,
per Giacomo e per Giovanni,
ed essi mi hanno seguito
e sono entrati nella danza.

Io danzavo il giorno di sabato,
io ho guarito il paralitico,
la gente diceva che era vergogna.
Mi hanno sferzato
mi hanno lasciato nudo
e mi hanno appeso ben in alto
su una croce per morirvi.

Io danzavo il Venerdì,
quando il cielo divenne tenebre.
Oh, è difficile danzare
con il demonio sulle spalle!
Essi hanno sepolto il mio corpo
e hanno creduto che fosse tutto finito,
ma io sono la danza
e guido sempre il ballo.

Essi hanno voluto sopprimermi
ma io sono balzato ancora più in alto
perché io sono la Vita
che non può morire:
e io vivrò in voi e voi vivrete in me
perché io sono, dice Dio,
il Signore della danza.

pasquarisurrezionegioiatestimonianza

inviato da Stefania Raspo, inserito il 06/05/2002

PREGHIERA

107. Una faccia piena di sole

Fa' che niente possa inquinare la mia pace, Signore ma che io riesca a parlare di salute, gioia e prosperità ad ogni persona che incontrerò.

Aiutami, soprattutto, a sapere guardare il volto assolato di quelli con cui vivo.

Mi è difficile a volte sorvolare sui loro difetti e fermarmi un po' sulle loro qualità migliori.

Fammi offrire in ogni momento un volto felice e un sorriso amico ad ogni uomo, tuo figlio e fratello.

Apri i miei occhi all'invisibile perché niente arrivi a spegnere l'entusiasmo di quelli che credono in Te e che credono nell'uomo, che sperano in Te e che credono nell'uomo.

amiciziasperanzagioiasorrisotestimonianza

inviato da Tiziana Veglianti, inserito il 02/05/2002

TESTO

108. Il sorriso

Descalzo

Il sorriso è una grande fedeltà interiore a se stessi... E' un'arte che bisogna praticare con ostinazione e costanza. Non facendo le smorfie di fronte allo specchio, perché il risultato di simili tentativi non è il sorriso, ma la maschera.

Bisogna impararla vivendo, lasciando che l'allegria interiore illumini tutto ciò che ci accade quotidianamente e imponendo ad ognuna delle nostre parole l'obbligo di non uscire dalla bocca senza prima essersi impregnata di un sorriso.

sorrisogioiafelicità

inviato da Luca Soliani, inserito il 30/04/2002

TESTO

109. Sii l'espressione della bontà di Dio   2

Madre Teresa di Calcutta

Non permettere mai
che qualcuno venga a te e vada via
senza essere migliore e più contento.
Sii l'espressione della bontà di Dio.
Bontà sul tuo volto
e nei tuoi occhi,
bontà nel tuo sorriso
e nel tuo saluto.
Ai bambini, ai poveri
e a tutti coloro che soffrono
nella carne e nello spirito
offri sempre un sorriso gioioso.
Da' loro non solo le tue cure
ma anche il tuo cuore.

gioiasorrisoamore

5.0/5 (1 voto)

inviato da Sara D'Erasmo, inserito il 25/04/2002

PREGHIERA

110. Preghiera per il buon umore   2

Tommaso Moro

Signore, donami una buona digestione
e anche qualcosa da digerire.
Donami la salute del corpo
e il buon umore necessario per mantenerla.
Donami, Signore, un'anima semplice
che sappia far tesoro
di tutto ciò che è buono
e non si spaventi alla vista del male
ma piuttosto trovi sempre il modo
di rimetter le cose a posto.
Dammi un'anima che non conosca la noia,
i brontolamenti, i sospiri, i lamenti,
e non permettere
che mi crucci eccessivamente
per quella cosa troppo ingombrante
che si chiama "io".
Dammi, Signore, il senso del buon umore.
Concedimi la grazia
di comprendere uno scherzo
per scoprire nella vita un po' di gioia
e farne parte anche agli altri.
Amen.

buon umoreserenitàdonaregioia

inviato da Sara D'Erasmo, inserito il 25/04/2002

TESTO

111. Valore di un sorriso   1

Frederik W. Faber

Un sorriso non costa nulla e rende molto.
Arricchisce chi lo riceve,
senza impoverire chi lo dona.
Non dura che un istante
ma il suo ricordo è talora eterno.

Nessuno è così ricco da poterne fare a meno.
Nessuno è così povero da non poterlo dare.
Crea felicità in casa; è sostegno negli affari;
è segno sensibile dell'amicizia profonda.

Un sorriso dà riposo alla stanchezza;
nello scoraggiamento rinnova il coraggio;
nella tristezza è consolazione;
d'ogni pena è naturale rimedio.
Ma è bene che non si può comprare,
né prestare, né rubare,
poiché esso ha valore solo nell'istante in cui si dona.

E se poi incontrerete talora chi non vi dona l'atteso sorriso,
siate generosi e date il vostro;
perché nessuno ha tanto bisogno di sorriso
come chi non sa darlo ad altri.

amiciziasorrisogioiaamoredonarefelicitàsofferenzaconsolaredonare gioia

3.5/5 (2 voti)

inviato da Nadia, inserito il 17/04/2002

TESTO

112. La gioia

Alessandro Manzoni, I Promessi Sposi

Dio non turba mai la gioia ai suoi figli se non per prepararli ad una più certa e più grande.

gioiafuturoprogetto di Diovocazionemissione

inviato da Don Francesco Diodati, inserito il 09/04/2002

TESTO

113. Beatitudini per il nostro tempo   1

Beati quelli che sanno ridere di se stessi:
non finiranno mai di divertirsi.

Beati quelli che sanno distinguere un ciottolo da una montagna:
eviteranno tanti fastidi.

Beati quelli che sanno ascoltare e tacere:
impareranno molte cose nuove.

Beati quelli che sono attenti alle richieste degli altri:
saranno dispensatori di gioia.

Beati sarete voi se saprete guardare con attenzione le piccole cose e serenamente quelle importanti:
andrete lontano nella vita.

Beati voi se saprete apprezzare un sorriso e dimenticare uno sgarbo:
il vostro cammino sarà sempre pieno di sole.

Beati voi se saprete interpretare con benevolenza gli atteggiamenti degli altri anche contro le apparenze:
sarete giudicati ingenui ma questo è il prezzo dell'amore.

Beati quelli che pensano prima di agire e pregano prima di pensare:
eviteranno tante stupidaggini.

Beati soprattutto voi che sapete riconoscere il Signore in tutti coloro che incontrate:
avete trovato la vera luce e la vera pace.

beatibeatitudinigioiasapienzastrada

inviato da Barbara, inserito il 08/04/2002

ESPERIENZA

114. La gioia di Dio

Costretto a fuggire da Alessandria per l'ordine dell'Imperatore, il santo vescovo Atanasio s'era rifugiato presso i monaci del deserto e si lamentava d'essere inutile: "Ecco, i miei preti e i cristiani della comunità sono travagliati dalla persecuzione, umiliati dalla superbia degli ariani, maltrattati in ogni modo: e io sono qui nel deserto e non posso fare niente".

Il santo monaco Teodosio lo consolava e diceva: "Non lamentarti fratello. Guarda piuttosto i fiori del deserto: sono bellissimi e fioriscono per niente. Nessuno li vede, in pochi giorni seccano e muoiono. A che servono dunque? Eppure alcuni dicono che servono a dare gioia a Dio. Puoi dunque stare contento anche tu, perché forse nel tuo esilio anche tu puoi dare gioia a Dio".

impotenzadare gioia a Diosentirsi inutilicristiani perseguitati

5.0/5 (1 voto)

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 08/04/2002