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TESTO

1. Conversione

San Cipriano di Cartagine, Lettera a Donato

Un tempo io giacevo nelle tenebre di una notte buia; mi trovavo come sballottato sul mare del mondo che mi gettava in tutte le direzioni; incerto delle vie che mi si paravano innanzi, vagavo in balia di me stesso e non ero consapevole della mia vita.

Lontano dalla verità e dalla luce, ritenevo che fosse davvero difficile e duro, per i miei sentimenti di quel periodo, ciò che la misericordia di Dio mi prometteva per portarmi alla salvezza.

Reputavo fosse difficile poter nuovamente rinascere e deporre le abitudini precedenti, anche se il battesimo nell'acqua della salvezza mi rinnovava a nuova vita. Stimavo ugualmente difficile che un uomo potesse cambiare la mente e l'animo senza mutare nel suo fisico.

Continuavo a dirmi: «Come sarà possibile una conversione così grande da liberarmi tutto ad un tratto da ciò che fin dalla nascita si solidificò come quando si colloca del materiale e lo si ammucchia in depositi? Come sarà possibile liberarmi di quelle abitudini che ho indebitamente contratte?».

Spesso mi trovavo con questi pensieri. Ero legato dai moltissimi errori della mia vita passata e non credevo di potermene liberare. I vizi aderivano alla mia vita e io continuavo ad assecondarli. Non pensavo più di poter raggiungere i beni migliori; per questo favorivo ciò che mi nuoceva come se fosse qualcosa che ormai mi appartenesse e fosse cresciuto con me.

Ma sopraggiunse l'aiuto dell'acqua che rigenera. La corruzione della vita precedente venne cancellata e dall'alto si diffuse una luce nel mio cuore purificato e mondo. Ricevetti dal cielo lo Spirito e attraverso una seconda nascita diventai un uomo nuovo.

Dopo questo evento, ciò che era segnato dal dubbio improvvisamente divenne, in modo che non saprei descrivere, una certezza; quello che era impenetrabile e pieno di tenebra mi apparve accessibile e luminoso.

Potevo raggiungere quello che prima mi sembrava assurdo e fare quello che finora ritenevo impossibile. Avevo così la possibilità di capire come fosse terreno l'uomo di prima, nato dalla carne e schiavo dei vizi.

battesimoconversionecambiamentorinascitaerrorivizi

inviato da Qumran, inserito il 26/09/2017

TESTO

2. Beata te che hai creduto   5

Carlo Carretto

...Non è facile credere!
Non è cosi, Maria?
Non è cosi anche per te?
Non c'è fatica più grande sulla terra della fatica di credere, sperare, amare: tu lo sai.
Aveva ragione tua cugina Elisabetta a dirti: «Beata te che hai creduto!»
Si, Maria, beata te che hai creduto.
Beata te che mi aiuti a credere, beata te che hai avuto la forza di accettare tutto il mistero della Natività e di avere avuto il coraggio di prestare il tuo corpo ad un simile avvenimento che non ha limiti nella sua grandiosità e nella sua inverosimile piccolezza.
Nell'incarnazione gli estremi si sono toccati e l'infinitamente lontano si è fatto l'infinitamente vicino, e l'infinitamente potente si è fatto l'infinitamente povero.
Maria, capisci cosa hai fatto?
Sei riuscita a star ferma sotto il peso di un mistero senza confini.
Sei riuscita a non tremare davanti alla luce dell'Eterno che cercava il tuo ventre come casa per riscaldarsi.
Sei riuscita a non morire di paura davanti al ghigno di Satana che ti diceva che era cosa impossibile che la trascendenza di Dio potesse incarnarsi nella sporcizia dell'umanità.
Che coraggio, Maria!
Solo la tua umiltà poteva aiutarti a sopportare simile urto di luce e di tenebra.

crederefedenataleincarnazioneMaria

5.0/5 (2 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 09/12/2011

TESTO

3. Natale, altra luce   1

Giuseppe Impastato S.I.

Il luccicar dell'oro
è tenebra
da quella beata
e luminosa notte
in cui Dio
nudo
si è presentato a noi
manifestando il volto di Dio.
E nei palazzi
tremano i potenti
perché un piccolo
bimbo
figlio di un carpentiere
ha scelto
gli esclusi
per essere
il Dio con noi…

Nataleincarnazionepovertàdebolezzaforza

5.0/5 (3 voti)

inviato da Giuseppe Impastato S.I., inserito il 08/11/2011

TESTO

4. Vivere in comunità   1

Jean Vanier

C'è in ognuno di noi una parte che è già luminosa, convertita. E poi c'è quella parte che è ancora tenebra. Una comunità non è fatta solo di convertiti. E' fatta di tutti quegli elementi che in noi hanno bisogno di essere trasformati, purificati, potati. E' fatta anche di non convertiti.

Nelle comunità cristiane Dio sembra compiacersi di chiamare insieme delle persone umanamente molto diverse. Non erano forse profondamente diversi tra loro i discepoli di Gesù? Non avrebbero mai camminato insieme se il Maestro non li avesse chiamati!

Non bisogna cercare la comunità ideale. Si tratta di amare quelli che Dio ci ha messo accanto oggi. Avremmo voluto forse delle persone diverse, più allegre o magari più intelligenti. Ma sono loro che Dio ci ha dato, che ha scelto per noi. E' con loro che dobbiamo creare l'unità e vivere l'alleanza.

comunitàalleanza

5.0/5 (1 voto)

inviato da Imma Giordano, inserito il 02/06/2009

TESTO

5. Madre dolorosa

Victor Hugo, Les contemplations, settembre 1855

Era là, in piedi, la madre dolorosa.
La tenebra cupa, cieca, sorda, terribile,
grondava da ogni parte intorno al Golgota.

O Cristo! La luce si fece buia quando tu le fosti tolto,
e il tuo ultimo respiro portò via ogni chiarore.
La Madre era là, in piedi, vicino al patibolo!
E io mi dissi: Ecco il dolore!, e mi accostai.

"Che cosa tieni, le dissi, fra le tue dita divine?".
Allora, ai piedi del Figlio, sanguinante per il colpo di lancia,
essa levò la mano destra e l'aprì in silenzio,
e vidi nella sua mano la stella del mattino.

venerdì santodolorecrocifissioneMariaMadonnasperanza

inviato da Anna Barbi, inserito il 29/09/2005

TESTO

6. Tra luce e tenebra

Gianfranco Ravasi, Mattutino di Avvenire del 23 ottobre 2003

"La fede è un intreccio di luce e di tenebra: possiede abbastanza splendore per ammettere, abbastanza oscurità per rifiutare, abbastanza ragioni per obiettare, abbastanza luce per sopportare il buio che c'è in essa, abbastanza speranze per contrastare la disperazione, abbastanza amore per tollerare la sua solitudine e le sue mortificazioni. Se non avete che luce, vi limitate all'evidenza; se non avete che oscurità, siete immersi nell'ignoto. Solo la fede fa avanzare".

In un articolo che sto leggendo m'imbatto in questa riflessione del teologo e autore spirituale francese Louis Evely. Alcuni sono convinti che la fede sia solo luce, certezza, evidenza e ignorano che Abramo sale verso la vetta del Moria armato, sì di fede, ma anche di paura e col cuore segnato dall'oscurità. Così sarà per Giobbe, il credente che lotta con Dio. Se fosse solo evidenza, allora la fede sarebbe solo una variante della matematica o della geometria. Se fosse solo tenebra, allora sarebbe l'anticamera della disperazione.

Credere è, invece, "avanzare" come dice Evely, è rischiare. E' per questo suo "intreccio di luce e di tenebra" che la fede non ammette il fanatismo, che è una sua orribile scimmiottatura, ma non cade neppure nel dubbio sistematico, riducendosi a mera e sconsolata domanda. Quando, perciò, il cielo s'oscura, non temiamo di aver perso necessariamente la fede; quando la luce è sempre e solo evidente, interroghiamoci sul Dio che stiamo seguendo, per non cadere nell'illusione.

Vorrei concludere ancora con Evely che così definisce la sua fede: "Grazie a quello che di Te conosco, credo in Te per ciò che non conosco ancora, e, in virtù di quello che ho già capito, ho fiducia in Te per ciò che non capisco ancora".

crederefededubbiorapporto con Dio

5.0/5 (1 voto)

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 20/12/2003