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TESTO

1. La veste più bella

Una monaca di clausura, Frammenti di contemplazione, Edizioni Paoline 1993, pag. 65

La veste più bella
dei secoli
è il tuo ampio perdono.
Di ogni peccato
tu spogli la memoria;
rivesti il figlio
di splendido futuro.
Rispetta tutto l'essere
la veste di luce.
La vecchia casa
si apre
su cieli e terre nuove.

Portate qui il vestito più bello e rivestitelo (Luca 15,22)

perdonoveste biancafuturofigliol prodigopadre misericordiosomisericordia

4.0/5 (1 voto)

inviato da Giuseppe Impastato S.I., inserito il 26/07/2023

TESTO

2. Ricordatevi di Dio

Isacco di Ninive, La filocalia

Ricordatevi di Dio, perché in ogni istante egli si ricordi di voi. Se si ricorda di voi, vi darà la salvezza. Non dimenticatelo lasciandovi sedurre da distrazioni vane. Volete forse che vi dimentichi nei momenti delle vostre distrazioni?

Rimanetegli vicini e obbedienti nei giorni della prosperità. Potrete contare sulla sua parola nei giorni difficili, poiché la preghiera vi renderà sicuri della sua presenza costante. Rimanete incessantemente dinanzi al suo volto, pensatelo, ricordatelo nel vostro cuore. Altrimenti, se lo incontrate appena di tanto in tanto, rischiate di perdere la vostra intimità con lui.

La familiarità tra gli uomini avviene mediante la presenza fisica. La familiarità con Dio consiste nella meditazione e nell'abbandono in lui durante la preghiera.

Chi vuol vedere il Signore, purifichi il suo cuore col ricordo continuo di Dio. Arriverà a contemplarlo ogni istante e dentro di sé sarà tutto luce.

contemplazionevicinanza di Diopresenza di Diorapporto con Diopreghiera

inviato da Qumran2, inserito il 30/06/2017

TESTO

3. La preghiera contemplativa

Carlo Carretto, Deserto in città

Quando partii per il deserto avevo lasciato tutto com'è l'invito di Gesù: situazione, famiglia, denaro, casa. Tutto avevo lasciato meno... le mie idee che avevo su Dio e tenevo ben strette riassunte in qualche grosso libro di teologia che avevo trascinato con me laggiù.

E là sulla sabbia continuavo a leggerle, a rileggerle, come se Dio fosse contenuto in un'idea e avendo belle idee su di Lui potessi comunicare con Lui.

Il mio maestro di noviziato continuava a dirmi: "Fratel Carlo, lascia stare quei libri. Mettiti povero e nudo davanti all'Eucarestia. Svuotati, disintellettualizzati, cerca di amare...contempla...". Ma io non capivo un bel nulla di ciò che volesse dirmi. Restavo ben ancorato alle mie idee.

Per farmi capire, per aiutarmi nello svuotamento mi mandava a lavorare. Mamma mia! Lavorare nell'oasi con un caldo infernale non è facile! Mi sentivo distrutto. Quando tornavo in fraternità non ne potevo più.

Mi buttavo sulla stuoia nella cappella davanti al Sacramento con la schiena spezzata e la testa che mi faceva male. Le idee si volatilizzavano come uccelli fuggiti dalla gabbia aperta. Non sapevo più come cominciare a pregare. Arido, vuoto, sfinito: dalla bocca usciva solo qualche lamento.

L'unica cosa positiva che provavo e che cominciavo a capire era la solidarietà con i poveri, i veri poveri. Mi sentivo con chi era alla catena di montaggio o schiacciato dal peso del giogo quotidiano. Pensavo alla preghiera di mia madre con cinque figli tra i piedi e ai contadini obbligati a lavorare dodici ore al giorno d'estate.

Se per pregare era necessario un po' di riposo, quei poveri non avrebbero mai potuto pregare. La preghiera, quindi, quella preghiera che avevo con abbondanza praticato fino ad allora, era la preghiera dei ricchi, della gente comoda e ben pasciuta, che è padrona del suo tempo, che può disporre del suo orario.

Non capivo più niente, o meglio, incominciavo a capire le cose vere. Piangevo!

E fu proprio in quello stato di autentica povertà che io dovevo fare la scoperta più importante della mia vita di preghiera. Volete conoscerla?
La preghiera passa per il cuore, non per la testa.

Sentii come se una vena si aprisse nel cuore e per la prima volta sperimentai una dimensione nuova dell'unione con Dio. Che avventura straordinaria mi stava capitando. Non dimenticherò mai quell'istante. Ero come un'oliva schiacciata dal torchio. Al di là della "sofferenza", che dolcezza indicibile mi inondava tutta la realtà in cui vivevo.

La pace era totale. Il dolore accettato per amore era come una porta che mi aveva fatto transitare al di là delle cose. Ho intuito la stabilità di Dio.

Ho sempre pensato, dopo di allora, che quella era la preghiera contemplativa.

preghieracontemplazionepoveripovertàrapporto con Diolavoro

inviato da Qumran2, inserito il 30/06/2017

TESTO

4. Dio entrerà nell'anima nostra

Beato Tommaso Maria Fusco, Dagli scritti di don Tommaso M. Fusco

Dio entrerà nell'anima nostra, se la trova sola ed isolata; sola, senz'altro pensiero che quello di adorarlo; sola, senz'altro affetto che quello di amarlo; sola, senz'altra volontà che quella che possa a lui piacere.

adorazionepreghieracontemplazionevolontà di Diorapporto con Dioamore di Dio

inviato da Antonietta Pignata, inserito il 08/05/2017

PREGHIERA

5. T'amo per te stesso   3

S. Agostino, Le confessioni

T'amo per te stesso, t'amo per i tuoi doni,
t'amo per amor tuo
e t'amo in modo che,
se giammai un giorno Agostino fosse Dio
e Dio fosse Agostino,
io vorrei tornare a essere quello che sono, Agostino,
per fare di te quello che sei,
perché tu solo sei degno di essere chi sei.
Signore, tu lo vedi,
la mia lingua vaneggia,
non so esprimermi,
ma non vaneggia il cuore.
Tu vedi quello che io provo
e quello che non so dirti.
Io ti amo, mio Dio,
e il mio cuore è angusto a tanto amore,
e le mie forze cedono a tanto amore,
e il mio essere è troppo piccolo per tanto amore.
Io esco dalla mia piccolezza
e tutto in te mi immergo,
mi trasformo e mi perdo.
Fonte dell'essere mio,
fonte di ogni mio bene:
mio amore e mio Dio.

Diorapporto con Dioamore di Dioabbandonolodecontemplazione

5.0/5 (1 voto)

inviato da Don Maurizio Mariani, inserito il 25/08/2016

TESTO

6. Contemplare se stessi

S. Agostino

E gli uomini se ne vanno a contemplare le vette delle montagne, i flutti vasti del mare, le ampie correnti dei fiumi, l'immensità dell'oceano, il corso degli astri, e non pensano a se stessi.

contemplazionecreatocreazioneinterioritàesteriorità

5.0/5 (3 voti)

inviato da Mariarosa Bosani, inserito il 22/03/2016

TESTO

7. Contemplazione

Roberto Seregni, L'incontro di Gesù con Marta e Maria, Note di Pastorale Giovanile

Facci un posticino, Maria.
Un posticino con te, ai piedi di Gesù.

E tu, Marta, non agitarti
e non preoccuparti.

Unisciti a noi, siediti qui, per ascoltare
la Parola del Maestro.

Non preoccuparti se la tavola
è ancora vuota,
la riempiremo dopo, insieme.

Ora è il momento di stare qui,
seduti ad ascoltare la Parola del maestro.

Ora è il momento della parte migliore,
quella che non ci sarà mai tolta.

servizioascoltoParolaGesùVangelospiritualitàservizioattivismocontemplazione

5.0/5 (1 voto)

inviato da Qumran2, inserito il 06/02/2016

PREGHIERA

8. All'alba ti cercherò

Carlo Maria Martini, All'alba ti cercherò, 131

Signore, provoca anche noi!
Passa in mezzo a noi, dovunque siamo,
sia che ci troviamo tra la folla,
sia che ci troviamo nel luogo della preghiera,
sia che ci troviamo nelle realtà della vita quotidiana!
Fa' che non ci sia differenza tra l'una e l'altra,
che non abbiamo a rinnegare nella vita quotidiana
colui che sul monte vogliamo conoscere.
Fa' che ci sia unità tra i diversi momenti della nostra esistenza!
Signore, attraverso la contemplazione di te che risvegliandoti dal sonno e risorto dalla morte mi dai fiducia,
sciogli, ti prego, i miei timori, le mie paure, le mie indecisioni,
i miei blocchi nelle scelte importanti, nelle amicizie, nel perdono, nei rapporti con gli altri,
negli atti di coraggio per manifestare la mia fede.
Sciogli i miei blocchi, Signore!

vitaquotidianocontemplazione

4.2/5 (5 voti)

inviato da Cesarina Volontè, inserito il 27/08/2014

TESTO

9. Nutriti da Dio

Catherine de Hueck Doherty

Se siete stati nutriti da Dio nella preghiera, dovreste essere in grado di dare l'olio della tenerezza e il vino della compassione a tutti quelli che incontrate.

caritàpreghieraazionecontemplazionemissione

5.0/5 (2 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 10/03/2014

PREGHIERA

10. Signore mi hai afferrato

Michel Quoist

Signore, mi hai afferrato, e non ho potuto resisterti.
Sono corso a lungo, ma tu m'inseguivi.
Prendevo vie traverse, ma tu le conoscevi.
Mi hai raggiunto.
Mi sono dibattuto.
Hai vinto!
Eccomi, o Signore, ho detto sì, all'estremo del soffio e della lotta, quasi mio malgrado;
ed ero là, tremante come un vinto alla mercé del vincitore,
quando su di me ha posato il Tuo sguardo di Amore.

Ormai è fatto, Signore, non potrò più scordarti.
In un attimo mi hai conquistato,
in un attimo mi hai afferrato.
I mie dubbi furono spazzati,
i miei timori svanirono;
perché ti ho riconosciuto senza vederti,
Ti ho sentito senza toccarti,
Ti ho compreso senza udirti.
Segnato dal fuoco del tuo Amore,
ormai è fatto, Signore, non potrò più scordarti.
Ora, ti so presente, al mio fianco, ed in pace lavoro sotto il tuo sguardo di Amore.
Non conosco più lo sforzo di pregare:
mi basta alzare gli occhi dell'anima verso di te per incontrare il tuo sguardo.
E ci comprendiamo. Tutto è chiaro. Tutto è pace.
In certi momenti, grazie o Signore, tu m'invadi irresistibile, come il mare lentamente inonda la spiaggia;
oppure improvvisamente tu mi afferri, come l'innamorato stringe tra le braccia il suo amore.
E non posso più nulla, bisogna che mi fermi.
Sedotto, trattengo il respiro; svanisce il mondo, sospendi il tempo.
Vorrei che questi minuti durassero ore...
Quando ti ritrai, lasciandomi di fuoco e sconvolto da gioia profonda,
non ho un'idea di più, ma so che tu mi possiedi maggiormente.
Alcune mie fibre sono più profondamente toccate,
la ferita s'è allargata, e sono un po' più prigioniero del tuo Amore.

Signore, tu crei ancora il vuoto attorno a me, ma in un modo diverso questa volta.
Per il fatto che sei troppo grande ed eclissi ogni cosa.
Quello che amavo mi sembra inezia, e sotto il fuoco del tuo Amore si sciolgono i miei desideri umani come cera al sole.
Che m'importano le cose!
Che m'importa il mio benessere!
Che m'importa la mia vita!
Non desidero più altro che te,
non voglio più altro che te.

Lo so, gli altri lo dicono: "È pazzo!".
Ma, o Signore, lo sono loro.

vocazionecontemplazionerapporto con Diodesiderio di Diopreghiera

5.0/5 (3 voti)

inviato da Anna Barbi, inserito il 21/09/2012

TESTO

11. Guardare la vita con gli occhi di Dio   2

Michel Quoist

Se sapessimo guardare la vita con gli occhi di Dio, vedremmo che nulla è profano nel mondo, ma che, al contrario, tutto ha parte nella costruzione del suo Regno. Così, avere fede non è solamente alzare gli occhi per contemplare Dio, ma è guardare la terra con gli occhi di Cristo.

Se avessimo permesso allo Spirito di penetrare il nostro essere, se avessimo a sufficienza, purificato il nostro sguardo, il mondo non sarebbe più per noi un ostacolo, ma un invito costante a lavorare per il Padre, perché in Gesù venga il suo Regno sulla terra come nel cielo.

Aumenta la nostra fede per guardare e "vedere" la vita. Apri i nostri occhi Signore! Amen.

contemplazionefederegno di Dio

5.0/5 (1 voto)

inviato da Qumran2, inserito il 11/08/2012

TESTO

12. Contemplazione   1

Thomas Merton

L'inizio più abituale della contemplazione è quello che avviene attraverso un deserto di desolazione. A mano a mano che avanzi, impari a riposare in questa arida quiete, e sempre più cresce in te la sicurezza di una presenza confortante e possente.

contemplazionepreghiera

5.0/5 (1 voto)

inviato da Qumran2, inserito il 21/05/2012

TESTO

13. Sull'arte della preghiera

Barsanufio

Guarda coloro che nuotano in mare: il nuotatore provetto si getta in acqua senza aver paura, sapendo che le onde non possono travolgere un buon nuotatore. Al contrario, chi comincia da poco a nuotare, appena si sente andare a fondo e ha paura di annegare, si ritira senza indugio sulla riva. Poi, riprendendo un po' di coraggio, torna a tuffarsi nell'acqua.

preghieracontemplazionerapporto con Diospiritualità

5.0/5 (2 voti)

inviato da Cristiano Ballan, inserito il 13/12/2009

ESPERIENZA

14. Un fioretto di S. Giuseppe da Copertino

Padre Bonaventura

Quando S. Giuseppe da Copertino era ancora un giovane frate usciva ogni giorno dal convento, insieme ad un confratello, per la questua. Andare a piedi verso il paese era un tragitto lungo che poteva risultare noioso dopo averlo percorso tante volte, cosìcché quel giorno il confratello suggerì a Giuseppe di recitare, ognuno per proprio conto e silenziosamente, tante Ave Maria finché fossero arrivati.

Giunti in paese il fraticello disse: "Io sono arrivato a cento Ave Maria, così tante ne ho dette durante il tragitto e tu? Quante ne hai recitate tu?". Il confratello chiedeva, ma Giuseppe non rispondeva. Dietro le numerose insistenze dovette cedere e, abbassando la testa umilmente disse. "Non ho ancora finito la prima!".

Il fatto è che Giuseppe, ogni volta che vedeva o parlava con la "cara mamma sua" come chiamava la Madonna entrava in estasi!

preghieramariaave mariamadonnacontemplazione

5.0/5 (1 voto)

inviato da Laura Simonetti, inserito il 11/10/2009

TESTO

15. L'autentica preghiera   1

Adrienne von Speyr, Esperienza di preghiera

Se preghiamo in autentico abbandono e nella verità, allora la nostra preghiera sarà già compiuta nell'istante in cui la rivolgiamo, diversamente forse da come ce lo aspettavamo, ma tuttavia realmente. E noi ci stupiamo dell'infinita possibilità di compimento che Dio ha, della verità, della ricchezza. Mentre ci stupiamo, comprendiamo più profondamente, e sperimentiamo diversamente, siamo trascinati fuori dal nostro spazio nello spazio che Dio dona, siamo sollevati dalla nostra attesa all'attesa dell'eterna parola che parla.

preghieraveritàcontemplazioneabbandonostuporerapporto con Diofedefiducia

5.0/5 (1 voto)

inviato da Luca Peyron, inserito il 07/09/2008

TESTO

16. ContemplaTTivi   1

Tonino Bello, Cirenei della gioia

Secondo me questo gesto significa due cose: se non ci alziamo da tavola, se non ci alziamo da quella tavola, ogni nostro servizio è superfluo, inutile, non serve a niente. Qui arriviamo al punto nodale di tutte le nostre riflessioni, di tutta la revisione della nostra vita spirituale. Diciamo la verità: è probabile che noi si faccia un gran servizio alla gente, molta diaconia, ma spesso è una diaconia che non parte da quella tavola.

Solo se partiamo dall'eucaristia, da quella tavola, allora ciò che faremo avrà davvero il marchio di origine controllata, come dire, avrà la firma d'autore del Signore. Attenzione: non bastano le opere di carità, se manca la carità delle opere. Se manca l'amore da cui partono le opere, se manca la sorgente, se manca il punto di partenza che è l'eucaristia, ogni impegno pastorale risulta solo una girandola di cose.

Dobbiamo essere dei contempl-attivi, con due t, cioè della gente che parte dalla contemplazione e poi lascia sfociare il suo dinamismo, il suo impegno nell'azione. La contemplattività, con due t, la dobbiamo recuperare all'interno del nostro armamentario spirituale. Allora comprendete bene: si alzò da tavola vuol dire la necessità della preghiera, la necessità dell'abbandono in Dio, la necessità di una fiducia straordinaria, di coltivare l'amicizia del Signore, di poter dare del tu a Gesù Cristo, di poter essere suoi intimi.

Non ditemi che sono un vescovo meridionale che parlo con una carica emotiva di particolari vibrazioni: le sentite pure voi queste cose; tutti avvertite che, a volte, siamo staccati da Cristo, diamo l'impressione di essere soltanto dei rappresentanti della sua merce, che piazzano le sue cose senza molta convinzione, solo per motivi di sopravvivenza. A volte ci manca questo annodamento profondo.

Qualche volta a Dio noi ci aggrappiamo, ma non ci abbandoniamo. Aggrapparsi è una cosa, abbandonarsi un'altra. Quand'ero istruttore di nuoto - ero molto bravo, e quando ero in seminario tantissimi hanno imparato da me a nuotare - quante volte dovevo incoraggiare gli incerti: «Dai, sono qui io; non ti preoccupare...». Se qualcuno stava annaspando o scendendo giù, io gli passavo accanto e quello si avvinghiava fin quasi a strozzarmi. Questo è solo un abbraccio di paura, non un abbraccio d'amore.

Qualche volta con Dio facciamo anche noi così: ci aggrappiamo perché ci sentiamo mancare il terreno sotto i piedi, ma non ci abbandoniamo. Abbandonarsi vuol dire lasciarsi cullare da lui, lasciarsi portare da lui semplicemente dicendo: «Dio, come ti voglio bene!».

Allora: se non ci alziamo da quella tavola, magari metteranno anche il nostro nome sul giornale, perché siamo bravi ad organizzare, chissà quali marce o quali iniziative per le prostitute, per i tossici, per i malati di AIDS... diranno che siamo bravi, che sappiamo organizzare; trascineremo anche le folle per un giorno o due; però dopo, quando si accorgeranno che non c'è sostanza, che non c'è l'acqua viva, la gente se ne va.

Ma alzarsi da tavola come ha fatto Gesù significa anche un'altra cosa. Significa che da quella tavola ci dobbiamo alzare: significa che non si può star lì a fare la siesta; che non è giusto consumare il tempo in certi narcisismi spirituali che qualche volta ci attanagliano anche nelle nostre assemblee.

Infatti è bello stare attorno al Signore con i nostri canti che non finiscono mai o a fare le nostre prediche. Ma c'è anche da fare i conti con la sponda della vita. Spesso, come lamenta il papa nella Chiristi fideles laici, c'è una dissociazione tra la fede e la vita.

La fede la consumiamo nel perimetro delle nostre chiese e lì dentro siamo anche bravi; ma poi non ci alziamo da tavola, rimaniamo seduti lì, ci piace il linguaggio delle pantofole, delle vestaglie, del caminetto; non affrontiamo il pericolo della strada. Bisogna uscire nella strada in modo o nell'altro: c'è uscito anche Giuda, «ed era notte» (Gv. 13,30).

Dobbiamo alzarci da tavola. Il Signore Gesù vuole strapparci dal nostro sacro rifugio, da quell'intimismo, ovattato dove le percussioni dei mondo giungono attutite dai nostri muri, dove non penetra l'ordine del giorno che il mondo ci impone.

Ecco, carissimi confratelli, questo è il primo verbo che dovremmo meditare moltissimo..

amorecaritàattivitàcontemplazioneservizioeucaristia

5.0/5 (1 voto)

inviato da Don Luigi Pisoni, inserito il 17/11/2006

PREGHIERA

17. Preghiera alla Madre silenziosa

John Henry Newman

Maria silenziosa,
che tutto immaginasti
senza parlare,
oltre ogni visione umana,
aiutami ad entrare
nel mistero di Cristo
lentamente e profondamente,
come un pellegrino arso di sete
entra in una caverna buia
alla cui fine oda un lieve correr d'acqua.
Fa' che prima di tutto m'inginocchi
ad adorare,
fa' che poi tasti la roccia
fiducioso,
e m'inoltri sereno nel mistero.
Fa' infine ch'io mi disseti
all'acqua della Parola
in silenzio
come te.
Forse allora, Maria,
il segreto del Figlio Crocifisso
mi si rivelerà
nella sua immensità senza confini
e cadranno immagini e parole
per fare spazio solo all'infinito.

silenziomisteropreghieracontemplazione

5.0/5 (1 voto)

inviato da Qumran2, inserito il 29/10/2006

PREGHIERA

18. Il dono dello stupore   1

Michel Quoist

Fa', o Signore, che non perda mai il senso del sorprendente.
Concedimi il dono dello stupore!
Donami occhi rispettosi del tuo creato,
occhi attenti, occhi riconoscenti.
Signore, insegnami a fermarmi:
l'anima vive di pause;
insegnami a tacere:
solo nel silenzio si può capire
ciò che è stato concepito in silenzio.

Ovunque hai scritto lettere:
fa' che sappia leggere
la tua firma dolce nell'erba dell'aiuola pettinata,
la tua firma forte nell'acqua del mare agitata.

Hai lasciato le tue impronte digitali:
fa' che sappia vederle
nei puntini delle coccinelle
nel brillìo delle stelle.
Tutto è tempio,
tutto è altare!

Rendimi, Signore, disponibile alle sorprese:
comprenderò la liturgia pura del sole,
la liturgia mite del fiore;
sentirò che c'è un filo conduttore in tutte le cose...
...e salirà il voltaggio dell'anima.
Amen.

stuporesilenziocontemplazionecreatocreazionenatura

5.0/5 (2 voti)

inviato da Anna, inserito il 04/12/2002

RACCONTO

19. Il segreto

Anthony de Mello, Dove non osano i polli

Un discepolo andò dal suo maestro e disse, astioso: "Tu mi nascondi il segreto ultimo della contemplazione!".
"Nient'affatto", rispose il maestro.
"E invece sì!", ribadì l'allievo, e si allontanò risentito.
Capitò che i due si ritrovarono camminando all'alba ai piedi della montagna e udirono un uccello cantare al primo giorno.
Il maestro chiese: "Hai sentito l'uccello cantare?".
L'allievo rispose: "Si. L'ho sentito".
Il maestro rispose: "Adesso sai che non ti ho nascosto nulla".

contemplazionestupore

5.0/5 (1 voto)

inviato da Marco Centurione, inserito il 04/12/2002

TESTO

20. Dio si rivela...   2

Fratel Carlo Carretto, Ogni giorno un pensiero

Fin quando senti un contrasto tra il tuo lavoro e la tua preghiera vuol dire che non sei ancora arrivato alla contemplazione. Perché Dio non è detto che si rivela mentre sei in ginocchio, Dio può rivelarsi mentre guidi la macchina, Dio può rivelarsi mentre stai riposando o stai giocando.

rivelazioneDiopreghierarapporto con Diocontemplazioneincarnazione

5.0/5 (1 voto)

inviato da Chicco Ambrosino, inserito il 22/11/2002

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