I tuoi ritagli preferiti

PERFEZIONA LA RICERCA

Tutti i ritagli

Indice alfabetico dei temi

Invia il tuo ritaglio

Hai cercato comunita

Hai trovato 77 ritagli

Ricerca completaTitolo, fonte, temi e citazioni
Ricerca avanzata
tipo
parole
tema
fonte/autore

Pagina 3 di 4  

TESTO

41. La storia di una comunità

Jean Vanier

La storia di una comunità è importante. Deve essere raccontata senza stancarsi, deve essere scritta e riscritta. Facciamo così in fretta a dimenticare quel che Dio ha fatto per noi. Dobbiamo ricordarci tutti i momenti che Dio è all’origine di tutto e che lui ha vigilato con amore sulla comunità. È così che noi ritroviamo la speranza e l’ardimento di cui abbiamo bisogno per affrontare nuovi rischi ed accettare difficoltà e sofferenze con coraggio e perseveranza.

storiamemoriacomunitàricordarelodericordogruppo

inviato da Luca Peyron, inserito il 03/05/2009

TESTO

42. La vita comune

Dietrich Bonhoeffer, La vita comune, Queriniana, Brescia 1973, p. 46-47

Infinite volte tutta una comunità cristiana si è spezzata, perché viveva di un ideale...

Dobbiamo essere profondamente delusi degli altri, dei cristiani in generale, se va bene, anche di noi stessi, quant'è vero che Dio vuole condurci a riconoscere la realtà di una vera comunione cristiana... Il Signore non è Signore di emozioni, ma della verità. Solo la comunità che è profondamente delusa per tutte le manifestazioni spiacevoli connesse con la vita comunitaria, incomincia ad essere ciò che deve essere di fronte a Dio, ad afferrare nella fede le promesse che le sono state fatte. Quanto prima arriva, per il singolo e per tutta la comunità, l'ora di questa delusione, tanto meglio per tutti. Una comunità che non fosse in grado di sopportare una tale delusione e non le sopravvivesse, che cioè restasse attaccata al suo ideale, quando questo deve essere frantumato, in quello stesso istante perderebbe tutte le promesse di comunione cristiana stabile e, prima o dopo, si scioglierebbe...

Chi ama il suo ideale di comunità cristiana più della comunità cristiana stessa, distruggerà ogni comunione cristiana, per quanto sincere, serie, devote siano le sue intenzioni personali.

Dio odia le fantasticherie, perché rendono superbi e pretenziosi. Chi nella sua fantasia si crea un'immagine di comunità, pretende da Dio, dal prossimo e da se stesso la sua realizzazione.

Egli entra a far parte della comunità di cristiani con pretese proprie, erige una propria legge e giudica secondo questa i fratelli e Dio stesso.

Egli assume, nella cerchia dei fratelli, un atteggiamento duro, diviene quasi un rimprovero vivente per tutti gli altri.

Agisce come se fosse lui a creare la comunità cristiana, come se il suo ideale dovesse creare l'unione tra gli uomini.

Considera fallimento tutto ciò che non corrisponde più alla sua volontà. Lì dove il suo ideale fallisce, gli pare che debba venire meno la comunità. E così egli rivolge le sue accuse prima contro i suoi fratelli, poi contro Dio, ed infine accusa disperatamente se stesso.

comunitàvita comunedelusionefallimentorapporto con gli altriamiciziaidealirealtàconcretezzachiesaparrocchia

inviato da Qumran2, inserito il 25/01/2009

RACCONTO

43. La pietra e la farfalla   2

Lovecchio Stefano

Un giorno, in un bosco di montagna, una farfalla meravigliosa svolazzando tra un fiore e l'altro, si posò su di un fiore nato vicino ad una pietra. La pietra vedeva passare ogni giorno quella farfalla e quel giorno, visto che le era così vicina, le disse: "Ciao, che meravigliosi colori che hai e come è bello vederti svolazzare, io invece sono qui immobile e posso vedere ben poco del mondo e poi..., ho solo questo colore grigio!".

La farfalla un po' vanitosa rispose: "Si, ho dei bellissimi colori, tutti mi ammirano e vado dove voglio. Tu invece sei sempre lì. Ma non ti annoi?". La pietra ci pensò un poco e rispose: "No, non mi annoio perché comunque posso vedere le cose belle del mondo che riesco a vedere di qui e ho tanti amici alberi attorno a me, però mi sento un po' male se penso che non posso andare dove vorrei, come te".

A quel sentire, un faggio maestoso che aveva ascoltato tutto intervenne e disse: "Cara mia vecchia amica pietra, se tu non fossi qui, io come altri alberi e altra vegetazione attorno a te non potremmo vivere perché le nostre radici sono affondate nel terreno e si abbracciano con forza a te per sostenerci. Tu che sembri una piccola pietra sei invece maestosa e imponente ed è proprio perché sei lì da secoli immobile che hai permesso a noi alberi attorno a te di crescere stabili. E' vero quindi che non hai i colori della farfalla ma la tua bellezza sta nell'essere roccia.

Tu invece cara piccola farfalla, è vero che sei splendida con i tuoi colori ed è bello vederti volare quei pochi giorni della tua vita, ma non potresti esistere se non ci fosse questa vegetazione che abbraccia le proprie radici a rocce maestose come questa che sembra una piccola pietra, ma non lo è".

Da quel giorno, la farfalla andò a trovare ogni giorno la pietra per raccontarle del creato che lei vedeva, e quando la farfalla fu sul punto di morire la pietra le disse: "Cara amica mia ti ricorderò per sempre perché, anche se pochi giorni, hai rinunciato a svolazzare un po' del tuo tempo per raccontarmi le cose belle del mondo che io da qui non posso vedere".

umiltàgruppocomunitàreciprocitàdifferenzediversità

1.0/5 (1 voto)

inviato da Stefano Lovecchio, inserito il 03/12/2008

TESTO

44. Dire messa

Thomas Merton

Se avete paura dell'Amore... non dite mai messa. La messa farà riversare sulle vostre anime un torrente di sofferenza interiore che ha un'unica funzione: di spaccarvi in due, affinché tutta la gente del mondo possa entrare nel vostro cuore.

Se avete paura della gente, non dite mai messa. Perché quando cominciate a dir messa, lo Spirito di Dio si sveglia come un gigante dentro di voi e infrange le serrature del vostro santuario privato e chiama tutta la gente del mondo affinché entri nel vostro cuore.

Se dite messa condannate la vostra anima al tormento di un Amore che è così vasto e così insaziabile che non riuscirete mai a sopportarlo da soli. Quell'amore è l'Amore del cuore di Gesù che arde dentro il vostro miserabile cuore e fa cadere su di voi l'immenso peso della sua pietà per tutti i peccati del mondo.

messacaritàamoresacerdoziopretesacerdotecomunitàservizioeucaristia

inviato da Luca Peyron, inserito il 07/09/2008

TESTO

45. Vita comunitaria

Jean Vanier, Ogni uomo è una storia sacra

La vita comune può diventare una vera scuola in cui si cresce nell'amore; è la rivelazione della diversità, anche di quella che ci da fastidio e ci fa male; è la rivelazione delle ferite e delle tenebre che ci sono dentro di noi, della trave che c'è nei nostri occhi, della nostra capacità di giudicare e di rifiutare gli altri, delle difficoltà che abbiamo ad ascoltarli e ad accettarli. Queste difficoltà possono condurre a tenersi alla larga dalla comunità, a prendere le distanze da quelli che danno fastidio, a chiudersi in se stessi rifiutando la comunicazione ad accusare e a condannare gli altri; ma possono anche condurre a lavorare su se stessi per combattere i propri egoismi e il proprio bisogno di essere al centro di tutto, per imparare a meglio accogliere, comprendere e servire gli altri. Così la vita in comune diventa una scuola di amore e una fonte di guarigione. L'unione di una vera comunità viene dall'interno, dalla vita comune e dalla fiducia reciproca; non è imposta dall'esterno, dalla paura. Deriva dal fatto che ciascuno è rispettato e trova il suo posto: non c'è più rivalità. Unita da una forza spirituale, questa comunità è un punto di riferimento ed è aperta agli altri; non è elitista o gelosa del proprio potere. Desidera semplicemente svolgere la propria missione insieme ad altre comunità, per essere un fattore di pace in un mondo diviso.

comunitàgruppo

inviato da Qumran2, inserito il 19/08/2007

TESTO

46. Sogno una comunità...

Rivista Consacrazione e servizio

Sogno una comunità formata da fratelli e sorelle, ma il cui termine «fratello» o «sorella» non venga appiccicato addosso dall'abitudine, ma guadagnato, sudato da tutti, giorno per giorno. Sogno una comunità in cui il «reale» sia la legge fondamentale da cui dipendono tutte le altre leggi. Il reale: ossia queste persone concrete, con questa mentalità, con questa cultura, con questa formazione, con queste doti, con questa età, in questa situazione particolare, in questo ambiente, con questa missione da compiere, in questo tempo.

Sogno una comunità in cui venga riconosciuto il primato della persona. E tutti siano convinti che il «bene comune» non può che coincidere sempre con il bene delle singole persone. Una comunità costruita in rapporto alle persone. Una comunità in cui le strutture e le opere siano in funzione dell'equilibrio, dello sviluppo, della crescita delle persone.

Sogno una comunità nella quale l'uguaglianza fondamentale di tutti i membri venga riconosciuta e accentuata con tutti i mezzi. Sogno una comunità in cui manchino i privilegiati; semmai i privilegiati siano i piccoli, i deboli, gli ultimi, una comunità nella quale domini la «mentalità della catena», secondo cui la forza e la consistenza della catena nel suo insieme viene data dall'anello più debole.

Sogno una comunità in cui non ci sia tempo da perdere per le sciocchezze e i pettegolezzi, per le insinuazioni, i sospetti, le maldicenze, le chiacchiere: dove ci si ama non c'è mai tempo da perdere, perché nulla ci può assorbire come l'amore. Una comunità in cui nessuno si prenda troppo sul serio, ma ognuno si senta preso sul serio dagli altri.

Sogno una comunità in cui venga scoraggiato bruscamente ogni tentativo, da qualunque parte si manifesti, di parlare male di una persona assente. Una comunità in cui tutti si trovino «al sicuro». Ossia ognuno si trovi al sicuro in fatto di libertà, dignità, rispetto e, soprattutto, responsabilità personale.

Sogno una comunità in cui ciascuno abbia il coraggio di esprimere liberamente il proprio pensiero. In cui le opinioni espresse dai singoli vengano prese in considerazione per il peso effettivo degli argomenti portati, e non per le altre valutazioni opportunistiche, autoritarie o emozionali. Una comunità in cui ogni membro venga considerato da tutti gli altri «uno di cui ci si può fidare». E ciascuno si impegni ad esserlo per davvero.

Sogno una comunità nella quale tutti si lascino mettere in discussione e il linguaggio sia schietto, e non si abbia paura della verità; anche perché lo stile abituale è uno stile di verità che penetra, scomoda, ma non umilia nessuno. Una verità che guarisce sia pure dolorosamente, ma non ferisce, perché... felicità è poter dire la verità senza far piangere nessuno.

Sogno una comunità in cui tutti quelli che si «atteggiano» a maestri vengano condannati a vivere le parole; tutti quelli che si atteggiano a «giudici» vengano condannati a sentirsi complici. Una comunità in cui l'unico sospetto valido sia il sospetto che qualche fratello o sorella non ricevano la quota d'amore che spetta loro.

Sogno venti, cinquanta, mille comunità che dimostrino che.. ho sognato la realtà!

comunitàunitàgruppochiesa

inviato da Naldi Franco, inserito il 18/08/2007

TESTO

47. Molto resta sempre possibile

Filippo Franceschi, La Chiesa italiana comunità di speranza

Per amare che possano essere le constatazioni su questo nostro tempo, io non mi ritrovo tra i profeti di sventura sempre pronti ad evocare pagine dell'Apocalisse, né fra gli ottimisti ad ogni costo per i quali tutto procede sempre secondo progetti prefigurati. Considero anzi la loro posizione una forma di evasione: per gli uni non ci sarebbe niente da fare; l'unica consolazione che resta loro è la presunzione di aver detto prima che la strada intrapresa era senza sbocchi e avrebbe portato ala perdizione: per gli altri tutto procede, se non bene, almeno in modo soddisfacente e alla fine tutto si aggiusterà in provvidenziale equilibrio. La verità è diversa: la storia come la vita è fatica, impegno, responsabilità: nulla si ottiene o è concesso se non a prezzo di severo sacrificio. L'atteggiamento giusto è perciò quello di un realismo disincantato e critico, che non consente né alla resa né alla facile euforia. Nulla è mai raggiunto in modo definitivo, ma molto resta sempre possibile.

speranzaresponsabilitàimpegnofaticacamminoottimismopessimismo

5.0/5 (2 voti)

inviato da Cristiano Ballan, inserito il 25/02/2007

TESTO

48. Nessun uomo è un'isola

John Donne

Nessun uomo è un'isola, intero per se stesso;
Ogni uomo è un pezzo del continente,
parte della terra intera; e se una sola zolla vien portata via
dall'onda del mare, qualcosa all'Europa viene a mancare,
come se un promontorio fosse stato al suo posto,
o la casa di un uomo, di un amico o la tua stessa casa.
Ogni morte di uomo mi diminuisce perché
io son parte vivente del genere umano.
E così non mandare
mai a chiedere per chi suona la campana:
essa suona per te.

solidarietàumanitàsolitudinecomunionecomunitàmondo

inviato da Don Luca Vialetto, inserito il 07/01/2005

TESTO

49. Amatevi gli uni gli altri

San Girolamo, Comm. In Gal. II, 3, 6.

San Girolamo narra che ad Efeso i cristiani portavano spesso il vecchio San Giovanni Evangelista, che non poteva andare da solo, alle riunioni dei discepoli, e che diceva loro costantemente "Figlioli, amatevi gli uni gli altri". Di fronte a tanta insistenza, gli domandarono perché diceva sempre lo stesso, e San Giovanni rispose: "Perché il Maestro lo faceva. È il comandamento del Signore, e se si compie, esso solo basta".

caritàamorecomunitàtestimonianza

inviato da PLB, inserito il 06/11/2004

PREGHIERA

50. Preghiera per la parrocchia

Mons. Giuseppe Verucchi

Signore, ti ringraziamo per i doni che ci hai fatto per mezzo della vita e della missione della parrocchia.
Nella comunità abbiamo ricevuto, tante volte l'Eucaristia, la Parola, il dono dello Spirito e il perdono dei peccati!
Qui siamo stati educati nella vita di fede, abbiamo maturato la capacità di amare, siamo stati aiutati a vivere la nostra vocazione.
Dona, o Signore, alla nostra parrocchia la grazia di rinnovarsi per svolgere, anche oggi, la sua missione nella fedeltà a te e all'uomo.
O Maria, guidaci ad essere assidui all'ascolto della Parola, perseveranti nella preghiera, uniti nell'assemblea eucaristica, ferventi nella comunione e nella carità verso il prossimo, gioiosi testimoni di Cristo nel mondo e coraggiosi annunciatori dei valori del Vangelo.
Benedici, o Madre, tutte le parrocchie del mondo, perché continuino ad essere fuochi d'amore, fari di luce, comunità di vita, sorgenti di comunione e di speranza.
Amen.

parrocchiacomunitàchiesa

inviato da Davide Benazzi, inserito il 10/08/2004

TESTO

51. Il prete

Mario Pomilio, Il quinto evangelio

Un prete è sempre un sospetto: ciascuno pretende di trovarlo conforme ad un ruolo e di domandargli se è quel che deve e se crede in ciò che dice; ciascuno lo vuole coerente con l'idea che se ne è fatta e in continuo contatto con l'assoluto e il sublime; ciascuno si stupisce per il coraggio di una scelta che per la sua irreversibilità si è cambiata in un destino.
Ma egli è semplicemente una persona che accetta di confondersi in una comunità e di spendersi per essa.

pretesacerdotecomunitàchiesavocazione

inviato da Wanda, inserito il 09/08/2004

TESTO

52. Mi piacerebbe essere un prete...

Mi piacerebbe essere un prete...

... Un prete così: un prete che ama il Signore, e che insieme a Lui ama la gente che gli sta attorno, le persone che, prima di ogni altra cosa, hanno bisogno di essere amate.

...Un prete che, abbia la caratteristica del pastore, di chi cerca chi si smarrisce; uno che si sforza di conoscere e di ascoltare.

...Un prete che è capace di farsi vicino alle gioie e alle sofferenze degli altri, vicini e lontani, credenti e non credenti; un prete che dice la Verità, che è sempre pronto a confessare per distribuire il perdono.

...Un prete che ha viva la consapevolezza che Dio ha fatto di lui un grande miracolo: lo ha ritenuto degno di fiducia chiamandolo nel ministero, nonostante egli sia un povero peccatore.

... Un prete "affettivamente libero", uno che non cerca a tutti i costi di essere amato; ma uno che, pur amando intensamente le altre persone, è capace di tirarsi in disparte quando gli viene richiesto.

... Un prete che sappia indicare una "direzione spirituale", senza però voler fare da padrone sulla fede degli altri. Vorrei che la gente credesse in Gesù Cristo e non tanto nel prete che lo annuncia.

... Un prete che sappia "radunare" in autentica comunità cristiana. Uno di quelli che sanno giocare con i ragazzi, così come parlare e stare con gli adulti.

...Un prete che costruisce la comunità a partire dall'Eucarestia; che è capace di viverla bene; che non la vive come un'abitudine.

...Un prete che prega. Che ama Maria, il Papa, la Chiesa, figlio di una tradizione e con i piedi ben piantati nel presente

... Un prete che sappia vivere la povertà. Uno che non è attaccato al denaro; uno che sa donare ciò che è suo.

...Un prete con la predilezione versi gli ultimi, quelli che contano di meno agli occhi del mondo.

...Un prete capace di far uso "dell'intelligenza della fede", che sa operare "discernimento", che sa "leggere" le situazioni, che non usa solo il cuore e la volontà, ma anche la luce dell'intelligenza.

... Si, mi piacerebbe essere un prete così!

Signore, aiutami...

vocazionecomunitàparrocopretesacerdotesacerdozio

inviato da Marco Ferrari, inserito il 27/07/2004

TESTO

53. Servire una comunità

Ignazio di Antiochia, a Policarpo

Abbi l'ansia dell'unità;
niente è più importante di questo.
Porta pazienza con tutti
perché anche il Signore porta pazienza con te.
Prega incessantemente:
chiedi uno spirito di comprensione
maggiore di quello che hai.
Sii instancabile nella preghiera.
Crea il dialogo con il singolo come fa Dio.
Porta su di te i problemi di tutti, come un atleta:
dove c'è più sofferenza ci sarà più guadagno.
Se ami tanto chi è buono, non c'è da dirti grazie:
ma sono i più malati che devi curare con dolcezza.
Sei di carne e spirito per trattare con dolcezza i problemi
che percepisci:
i problemi che non percepisci cerca di capirli pregando.
Non impressionarti di chi sembrava fedele e poi tradisce:
sta saldo sotto i colpi come fa l'incudine.
È proprio di un atleta resistere sotto i colpi.
È soprattutto in vista di Dio che bisogna
che sopportiamo tutti, affinché anche Lui sopporti noi.
Diventa più zelante di quello che sei.
Nulla si faccia senza la tua approvazione.
Ma tu non far nulla senza quella di Dio.

comunitàservizioaccoglienzaparrocosacerdozio

inviato da Don Roberto Rossi, inserito il 12/08/2003

TESTO

54. L'appartenenza

Giorgio Gaber, Alla ricerca dell'io

L'appartenenza
non è lo sforzo di un civile stare insieme
non è il conforto di un normale voler bene
l'appartenenza
è avere gli altri dentro di sé.

L'appartenenza
non è un insieme casuale di persone
non è il consenso a un'apparente aggregazione
l'appartenenza
è avere gli altri dentro di sé.

Uomini
uomini del mio passato
che avete la misura del dovere
e il senso collettivo dell'amore
io non pretendo di sembrarvi amico
mi piace immaginare la forza di un culto così antico
e questa strada non sarebbe disperata
se in ogni uomo ci fosse un po' della mia vita
ma piano piano il mio destino
è andare sempre più verso me stesso
e non trovar nessuno.

L'appartenenza
non è lo sforzo di un civile stare insieme
non è il conforto di un normale voler bene
l'appartenenza
è avere gli altri dentro di sé.

L'appartenenza
è assai di più della salvezza personale
è la speranza di ogni uomo che sta male e non gli basta esser civile
è quel vigore che si sente se fai parte di qualcosa
che in sé travolge ogni egoismo personale con un'aria più vitale
che è davvero contagiosa.

Uomini
uomini del mio presente
non mi consola l'abitudine
a questa mia forzata solitudine
io non pretendo il mondo intero
vorrei soltanto un luogo, un posto più sincero
dove un bel giorno magari molto presto
io finalmente possa dire: questo è il mio posto
dove rinasca non so come e quando
il senso di uno sforzo collettivo
per ritrovare il mondo.

L'appartenenza
non è un insieme casuale di persone
non è il consenso a un'apparente aggregazione
l'appartenenza
è avere gli altri dentro di sé.

L'appartenenza
è un'esigenza che si avverte a poco a poco
si fa più forte alla presenza di un nemico, di un obiettivo o di uno scopo
è quella forza che prepara al grande salto decisivo
che ferma i fiumi, sposta i monti con lo slancio di quei magici momenti
in cui ti senti ancora vivo.

Sarei certo di cambiare la mia vita
se potessi cominciare
a dire noi.

appartenenzacomunitàcomunionerapporto con gli altricomunità

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 28/06/2003

TESTO

55. Io e gli altri   1

Anthony de Mello, Un minuto di saggezza

A un discepolo che si lamentava continuamente degli altri, il maestro disse: «Se è la pace che vuoi, cerca di cambiare te stesso, non gli altri. È più facile proteggersi i piedi con delle pantofole che ricoprire di tappeti tutta la terra!»

pace interiorerapporto con gli altriaccettazioneconviverecomunitàcambiare se stessi

5.0/5 (1 voto)

inviato da Ale, inserito il 16/03/2003

PREGHIERA

56. Spirito Santo, dono del Cristo morente

Tonino Bello

Spirito Santo, dono del Cristo morente, fa' che la Chiesa dimostri di averti ereditato davvero. Trattienila ai piedi di tutte le croci. Quelle dei singoli e quelle dei popoli. Ispirale parole e silenzi, perché sappia dare significato al dolore degli uomini. Così che ogni povero comprenda che non è vano il suo pianto, e ripeta con il salmo: "le mie lacrime, Signore, nell'otre tuo raccogli".

Rendila protagonista infaticabile di deposizione dal patibolo, perché i corpi schiodati dei sofferenti trovino pace sulle sue ginocchia di madre. In quei momenti poni sulle sue labbra canzoni di speranza.

E donale di non arrossire mai della Croce, ma di guardare ad essa come all'antenna della sua nave, le cui vele tu gonfi di brezza e spingi con fiducia lontano.

Spirito Santochiesacrocedoloresofferenzacomunitàsolidarietà

inviato da Immacolata Chetta, inserito il 16/12/2002

TESTO

57. La comunità del perdono

Jean Vanier, La comunità luogo del perdono, luogo della gioia

La comunità è il luogo del perdono.

Nonostante tutta la fiducia che possiamo avere gli uni negli altri, ci sono sempre parole che feriscono, atteggiamenti in cui ci si mette davanti agli altri, situazioni in cui le suscettibilità si urtano.

È per questo che vivere insieme implica una certa croce, uno sforzo costante e un'accettazione che è un mutuo perdono d'ogni giorno.

San Paolo dice: «Voi dunque, eletti di Dio, santi e amati, rivestitevi di sentimenti di tenera compassione, di benevolenza, di umiltà, di dolcezza, di pazienza; sopportatevi a vicenda e perdonatevi gli uni gli altri, se uno ha contro l'altro qualche motivo di lamentela; il Signore vi ha perdonato, fate lo stesso a vostra volta. E sopra ogni cosa sia la carità, che è il vincolo della perfezione. Con questo, la pace di Cristo regni nei vostri cuori: è questa la chiamata che vi ha riuniti in un medesimo corpo. Infine, vivete in azioni di grazie!»

perdonocomunitàvita comunitariaaccettazione

inviato da Eleonora Polo, inserito il 14/12/2002

TESTO

58. La novità viene dall'altro   1

Luigi Giussani

La novità viene sempre dall'incontro con l'altro.

Un seme isolato non cresce, ma sollecitato da altro, allora si sprigiona. L'altro è essenziale perché la mia esistenza si sviluppi, verso orizzonti di universalità e totalità cui l'uomo è destinato.

diversitàuniversalitàcomunità

inviato da Mariella Romanazzi, inserito il 11/12/2002

TESTO

59. La chiesa che sogniamo

Sogniamo una Chiesa che cammina.
Da Gerusalemme verso la periferia.
Sogniamo una Chiesa che si ferma,
davanti all'uomo ferito.
Non chiede da dove vieni, a che religione appartieni, cosa pensi.
Si ferma semplicemente.
Sogniamo una Chiesa che non si lascia sedurre dalla paura.
Sta con i piccoli senza pretendere che siano perfetti.
Sogniamo una Chiesa che non si vergogna dell'uomo.
Lo abbraccia anche se è contaminato.
Sogniamo una Chiesa che non usa violenza.
Nelle parole, dure come le pietre.
Negli sguardi che sfuggono i volti.
Nei piedi che marciano con i più forti.
Sogniamo una Chiesa meno prudente.
Come lo fu il suo Maestro.
Sogniamo una Chiesa che non giudica.
Non condanna.
Non opprime.
Sogniamo una Chiesa che impari dai piccoli.
Senza paura di piangere.
E di ridere.
Di morire.
E di risorgere.
Sogniamo una Chiesa meno sicura.
Più fragile.
Come lo fu il suo Maestro.
Più umana come lui.
Sogniamo una Chiesa di Chiese.
Dove nessuno sia primo.
Dove nessuno sia ultimo.
Semplicemente discepola del suo Maestro.
Sogniamo una Chiesa che grida,
quando l'uomo grida.
Che danza quando l'uomo danza.
Che partorisce quando la donna partorisce.
Che muore quando la donna muore.
Sogniamo una Chiesa che non si difende.
Ma che difende i piccoli.
Sogniamo una Chiesa che perdona.
Che canti i salmi nella notte.
Che tenga le porte aperte delle proprie cattedrali.
Sogniamo una Chiesa che sogna. Il sogno del suo Maestro.
Che chiama nella notte come un bambino.
Perché vuole che quel sogno continui. Amen.

chiesacomunitàannunciotestimonianza

4.0/5 (1 voto)

inviato da Don Lorenzo Corradini, inserito il 10/12/2002

TESTO

60. Un sasso sostiene l'altro   1

San Gregorio Magno

Nelle costruzioni un sasso sostiene l'altro: se così non fosse, la casa crollerebbe. Così dobbiamo sopportarci a vicenda, nelle famiglie e nelle società.

sopportazionesostegnopazienzacomunità

inviato da Ilaria Zocatella, inserito il 27/11/2002

Pagina 3 di 4