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24 novembre 2024
XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B) - CRISTO RE
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TESTO
Marina Guarino, Vertigine, ed. Rupe Mutevole, 2010
Nelle pieghe dei giorni
anche quelli di un rigido inverno
sta una bellezza quotidiana.
Puoi scoprirla se posi gli oggetti da lavoro
se non consumi il tempo in tangenziale
a imprecare su chi non spinge l'acceleratore.
Uno sguardo è un contatto d'anime
un abbraccio che annulla le distanze
ogni volto è un pezzo di storia
una tavola apparecchiata di delizie.
Se lentamente si spegne lo sguardo
l'insidia del nulla agguanta il cuore
e il silenzio si fa arido, se l'occhio
non vede l'invisibile dentro le forme
e le figure a cercare una risposta.
interioritàesterioritàcalmafretta
inviato da Marina Guarino, inserito il 25/08/2016
TESTO
2. Avvento significa saper attendere 1
Dietrich Bonhoeffer, Voglio vivere questi giorni con voi, a cura di M. Weber, Editrice Queriniana, Brescia 2007, p. 37
Festeggiare l'Avvento significa saper attendere: attendere è un'arte che il nostro tempo impaziente ha dimenticato. Esso vuole staccare il frutto maturo non appena germoglia; ma gli occhi ingordi vengono soltanto illusi, perché un frutto apparentemente così prezioso è dentro ancora verde, e mani prive di rispetto gettano via senza gratitudine ciò che li ha delusi. Chi non conosce la beatitudine acerba dell'attendere, cioè il mancare di qualcosa nella speranza, non potrà mai gustare la benedizione intera dell'adempimento.
Chi non conosce la necessità di lottare con le domande più profonde della vita, della sua vita e nell'attesa non tiene aperti gli occhi con desiderio finché la verità non gli si rivela, costui non può figurarsi nulla della magnificenza di questo momento in cui risplenderà la chiarezza; e chi vuole ambire all'amicizia e all'amore di altro, senza attendere che la sua anima si apra all'altra fino ad averne accesso, a costui rimarrà eternamente nascosta la profonda benedizione di una vita che si svolge tra due anime.
Nel mondo dobbiamo attendere le cose più grandi, più profonde, più delicate, e questo non avviene in modo tempestoso, ma secondo la legge divina della germinazione, della crescita e dello sviluppo.
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inviato da Qumran2, inserito il 25/08/2016
RACCONTO
3. I quattro figli e il giudizio frettoloso 1
Un uomo aveva quattro figli. Egli desiderava che i suoi figli imparassero a non giudicare le cose in fretta, per questo, invitò ognuno di loro a fare un viaggio, per osservare un albero, che era piantato in un luogo lontano. Il primo figlio andò là in Inverno, il secondo in Primavera, il terzo in Estate, e il quarto, in Autunno. Quando l'ultimo rientrò, li riunì, e chiese loro di descrivere quello che avevano visto.
Il primo figlio disse che l'albero era brutto, torto e piegato.
Il secondo figlio disse invece che l'albero era ricoperto di gemme verdi e promesse di vita.
Il terzo figlio era in disaccordo; disse che era coperto di fiori, che avevano un profumo tanto dolce, ed erano tanto belli da fargli dire che fossero la cosa più bella che avesse mai visto.
L'ultimo figlio era in disaccordo con tutti gli altri; disse che l'albero era carico di frutta, vita e promesse.
L'uomo allora spiegò ai suoi figli che tutte le risposte erano esatte poiché ognuno aveva visto solo una stagione della vita dell'albero. Egli disse che non si può giudicare un albero, o una persona, per una sola stagione, e che la loro essenza, il piacere, l'allegria e l'amore che vengono da quella vita può essere misurato solo alla fine, quando tutte le stagioni sono complete.
Se rinunci all'inverno perderai la promessa della primavera, la ricchezza dell'estate, la bellezza dell'Autunno. Non lasciare che il dolore di una stagione distrugga la gioia di ciò che verrà dopo. Non giudicare la tua vita in una stagione difficile. Persevera attraverso le difficoltà, e sicuramente tempi migliori verranno quando meno te lo aspetti! Vivi ogni tua stagione con gioia.
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inviato da Qumran2, inserito il 16/10/2011
TESTO
Martin Buber, Storie e leggende chassidiche, Mondadori
Rabbi Mendel soleva lamentarsi: "Fino a che non c'erano ancora le strade maestre, la notte bisognava interrompere il viaggio. E allora nella locanda si dicevano in pace salmi, si apriva un libro e si ragionava tra ebrei. Ora si viaggia sulla strada maestra notte e giorno, e non vi è più pace".
progressofrettainterioritàtemposilenzioesteriorità
inviato da Elena Calvini, inserito il 05/09/2010
TESTO
Aldo Aluffi, Nell'iniziativa di Dio, ed. Pro Sanctitate
Gli rispose Gesù: "Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo". (Mt 8,20)
Un segno abituale della ricchezza è di essere, o di apparire molto occupato. Il ricco, o colui che mira ad esserlo, conta i minuti che gli sfuggono, come altrettanti guadagni che sfumano. Lui, Gesù, non si mostrava, mai preso dall'impazienza o dalla fretta di finire. Segno della sua padronanza su se stesso, segno soprattutto della sua totale dedizione agli altri. Il suo tempo non è più prezioso di quello degli infelici che lo assediano; il suo tempo, in realtà, non è suo, ma di tutti coloro che hanno bisogno di lui.
Impara da Gesù a saperti fermare, a dedicare il tuo tempo a chi ti chiede ascolto o compagnia, a combattere la fretta, la superficialità, la distrazione.
tempovalore del tempofrettacalmaascoltopovertàricchezzadisponibilità
inviato da D'Augelli Mariagrazia, inserito il 08/12/2009