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24 novembre 2024
XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B) - CRISTO RE
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RACCONTO
Una storia cinese narra di un vecchio contadino che possedeva un vecchio cavallo per coltivare i suoi campi.
Un giorno il cavallo scappò su per le colline e ai vicini che consolavano il vecchio contadino per la sua sfortuna, questi rispondeva: "Sfortuna, fortuna, chi lo sa?".
Dopo una settimana il cavallo tornò portando con sé dalle colline una mandria di cavalli selvatici, e questa volta i vicini si congratulavano con il contadino per la sua fortuna. Ma la sua risposta fu: "Fortuna? Sfortuna? Chi lo sa?".
Poi accadde che suo figlio, mentre cercava di domare uno dei cavalli selvatici, cadde, rompendosi malamente una gamba. Tutti pensarono che si trattasse veramente di una grande sfortuna. Non il contadino, la cui unica reazione fu: "Sfortuna? Fortuna? Chi lo sa?"
Qualche settimana più tardi, l'esercito entrò nel villaggio, imponendo a tutti i giovani abili la coscrizione obbligatoria: quando videro il figlio del contadino con la sua gamba rotta lo lasciarono stare. Questa fu una fortuna? Una sfortuna? Chi lo sa?
fortunasfortunadoloresofferenzabenemaleaccettazionefiduciapazienzaattesasapienzaapparenze
inviato da Liliana Belloro, inserito il 27/12/2016
TESTO
2. Quanto siamo troppo allegri 2
Quando siamo troppo allegri,
in realtà siamo infelici.
Quando parliamo troppo,
in realtà siamo a disagio.
Quando urliamo,
in realtà abbiamo paura.
In realtà,
la realtà non è quasi mai come appare.
Nei silenzi, negli equilibri, nelle "continenze"
si trovano la vera realtà e la vera forza.
interioritàesterioritàallegriafelicitàpauraapparenzeequilibroforza interiorepacatezza
inviato da Qumran2, inserito il 10/09/2012
TESTO
3. Sii più gentile del necessario 4
Sii più gentile del necessario, perché qualunque persona incontri sta combattendo la sua battaglia.
In rete la citazione è spesso attribuita a Platone, ma probabilmente è un incrocio tra una frase di J.M. Barrie e un'altra di Ian McLaren.
gentilezzacaritàbontàpregiudiziogiudizioapparenzeinterioritàesteriorità
inserito il 23/07/2012
RACCONTO
Una coppia di sposi novelli andò ad abitare in una bella zona molto tranquilla della città. Una mattina, mentre bevevano il caffè insieme, il giovane marito si accorse, guardando attraverso la finestra aperta, che una vicina stendeva il bucato sullo stendibiancheria dal terrazzo e disse: "Ma guarda com'è sporca la biancheria di quella vicina! Non è capace di lavare? O forse, ha la lavatrice vecchia che non funziona bene? Oppure dovrebbe cambiare detersivo!... Ma qualcuno dovrebbe dirle di lavare meglio! O dovrebbe insegnarli come si lavano i panni!". La giovane moglie guardò e rimase zitta.
La stessa scena e lo stesso commento si ripeterono varie volte, mentre la vicina stendeva il suo bucato al sole e al vento perché si asciugasse.
Dopo qualche tempo, una mattina l'uomo si meravigliò nel vedere che la vicina stendeva la sua biancheria pulitissima e disse alla giovane moglie: "Guarda, la nostra vicina ha imparato a fare il bucato! Chi le avrà detto come si fa?".
La giovane moglie gli rispose: "Caro, nessuno le ha detto e le ha fatto vedere, semplicemente questa mattina, io mi sono alzata presto come sempre per prepararti la colazione e ho preso i tuoi occhiali e ho pulito le lenti!".
...Ed è proprio così anche nella vita... Tutto dipende dalla pulizia delle "lenti dei tuoi occhiali" attraverso cui si osservano i fatti. Prima di criticare, sarebbe meglio guardare bene se il nostro cuore e la nostra coscienza sono "pulite" per vedere meglio. Allora vedremo più nitidamente la pulizia del cuore del vicino...
non giudicaregiudicareapparenzevedere oltre le apparenzepregiudizi
inviato da Qumran2, inserito il 08/05/2012
RACCONTO
5. Non sappiamo mai ciò che è bene o male 2
Un giorno Akbar e Birbal andarono a caccia nella selva. Sparando col suo fucile, Akbar si ferì il pollice e gridò di dolore. Birbal gli fasciò il dito e lo consolò con le sue riflessioni filosofiche:
«Maestà, non sappiamo mai ciò che è bene o è male per noi.»
L'imperatore si infuriò e scaraventò il ministro nel fondo di un pozzo abbandonato. Poi continuò a camminare solo per il bosco.
Frattanto un gruppo di selvaggi gli venne incontro in piena selva, lo attorniò, lo fece prigioniero e lo trascinò davanti al suo capo. La tribù stava preparandosi ad offrire un sacrificio umano e Akbar fu accolto come la vittima che Dio aveva loro inviato. Lo stregone della tribù lo esaminò attentamente e notando che aveva un pollice rotto, lo respinse perché la vittima prescelta non doveva avere nessun difetto.
Allora Akbar si rese conto che Birbal aveva avuto ragione, provò rimorso per il suo gesto inconsulto, tornò correndo al pozzo nel quale lo aveva gettato, lo trasse fuori e gli chiese perdono per il male che, tanto ingiustamente, gli aveva causato.
Birbal rispose:
«Maestà, non deve chiedermi perdono, perché non mi ha fatto alcun male. Al contrario, mi ha fatto un grande favore: mi ha salvato la vita. Infatti, se non mi avesse scaraventato in questo pozzo, io avrei continuato a camminare al suo fianco e questi selvaggi avrebbero preso me per il loro sacrificio. Come vede, Maestà, non sappiamo mai se una cosa sia bene o male per noi.»
benemaleaccettazionefiduciapazienzaattesasapienzaapparenze
inserito il 09/08/2009
RACCONTO
Matthew Henry è un noto specialista di studi biblici. Una volta, mentre tornava dall'università dove insegna, fu aggredito. Quella sera, egli scrisse questa preghiera:
Voglio ringraziare
in primo luogo, perché non sono mai stato aggredito prima.
In secondo luogo,
perché mi hanno portato via il portafoglio e mi hanno lasciato la vita.
In terzo luogo,
perché, anche se mi hanno portato via tutto, non era molto.
Infine, voglio ringraziare
perché io sono colui che è stato derubato, e non colui che ha derubato.
ringraziamentogratitudinedoni di Diolodevedere oltre le apparenzefortunasfortunaottimismofiducia
inviato da Anna Lianza, inserito il 31/03/2003
RACCONTO
Bruno Ferrero, 40 storie nel deserto
Per il suo compleanno, una principessa ricevette dal fidanzato un pesante pacchetto dall'insolita forma tondeggiante. Impaziente per la curiosità, lo apri e trovò... una palla di cannone. Delusa e furiosa, scagliò a terra il nero proiettile di bronzo. Cadendo, l'involucro esteriore della palla si aprì apparve una palla più piccola d'argento. La principessa la raccolse subito.
Rigirandola fra le mani, fece una leggera pressione sulla sua superficie. La sfera d'argento si aprì a sua volta e apparve un astuccio d'oro. Questa volta la principessa aprì l'astuccio con estrema facilità. All'interno, su una morbida coltre di velluto nero, spiccava un magnifico anello, tempestato di splendidi brillanti che facevano corona a due semplici parole: ti amo.
Molta gente pensa: la Bibbia non mi attira. Contiene troppe pagine austere e incomprensibili. Ma chi fa lo sforzo di rompere il primo "involucro", con attenzione e preghiera, scopre ogni volta nuove e sorprendenti bellezze. E soprattutto verrà presto colpito dalla chiarezza del messaggio divino inciso nella Bibbia: Dio ti ama.
inviato da Emilio Centomo, inserito il 11/06/2002
RACCONTO
8. La principessa e il rospo 1
Un giorno una bella principessa decise di andare a passeggiare per la foresta e qui incontrò un rospo. Il rospo la salutò molto delicatamente. La principessa si spaventò al sentire un rospo parlare la lingua degli uomini. Ma questi la rassicurò: "Altezza Reale, in realtà io non sono un rospo. Sono un principe, ma una strega mi ha trasformato in un rospo". La principessa, che aveva un cuore generoso, gli chiese: "Posso far qualcosa per spezzare questo sortilegio?". Il rospo rispose: "Sì. La strega mi ha detto che se riuscissi a trovare una principessa che mi ami tanto da restare con me per tre giorni e tre notti, il sortilegio verrebbe spezzato e io tornerei ad essere un principe". La principessa in quel rospo poteva già vedere il principe.
Portò con sé il rospo a palazzo. Tutti esclamavano: "Cosa è quella creatura ripugnante che ha portato con sé?". E lei rispondeva: "No, non è una creatura ripugnante, è un principe!". E teneva il rospo con sé giorno e notte, a tavola e seduto sul guanciale mentre dormiva. Dopo tre giorni e tre notti si svegliò e vide quel principe giovane e bello, che baciò la sua mano con gratitudine per aver rotto l'incantesimo e averlo trasformato nel principe che era.
apparenzenon giudicareinterioritàesterioritàgiudizio
inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 22/04/2002