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TESTO

1. Cimitero   1

Giuseppe Impastato S.I.

Per ritrovare i volti
di chi mi sorrise all'incontro
segnato dal primo grido,
per richiamare sguardi e abbracci
che mi spinsero a credere
in un Amore più grande,
per preparare il finale mio cammino
verso la pace,
son passato tra i filari dei cipressi
mentre le rondini in volo
ricamavano in cielo
la volta della mia futura casa.

cimiteronascitaresurrezionegratitudine

inviato da Giuseppe Impastato S.I., inserito il 27/06/2019

RACCONTO

2. Il re assetato

Un re, che andava a caccia, arrivò assetato ai piedi di una rupe da cui filtrava, a gocce, un po' d'acqua. Scese da cavallo e staccò dalla sella una coppa d'oro gemmata. Voleva bere. Sul braccio che teneva la coppa stava appollaiato un bel falco: il preferito del re.

Adagio adagio la coppa si riempì; ma quando il re l'avvicinò avidamente alle labbra, il falco scattò, come per lanciarsi in volo, e procurò al braccio che lo sosteneva una tale scossa che l'acqua si rovesciò...

Il re dopo aver accarezzato il falco prediletto, ritornò a raccogliere l'acqua a goccia a goccia; ma quando avvicinò di nuovo la coppa alle labbra, il falco dette uno strido, batté le ali, e il re sobbalzando, rovesciò nuovamente il liquido che aveva raccolto con tanta pazienza. Fece un atto più di dispetto che di rammarico. Pure si contenne, e iniziò la raccolta dell'acqua per la terza volta. Ma quando, per la terza volta, avvicinò la coppa alle labbra, il gioco del falco si ripeté. L'acqua si versò.

Allora il re proruppe in un gesto d'ira furioso. Afferrò il falco e lo scaraventò contro la roccia. Il volatile cadde morto con le ali aperte, come fosse ancora in volo. Intanto la gocciolina, che filtrava lenta dalla rupe, aveva smesso di scorrere. E il re, ora con la rabbia ora con il dispiacere nel cuore, aveva più sete che mai.

Mandò i servi a vedere se sopra la roccia si trovava la polla che dava acqua alla sorgente. La trovarono, ma si fermarono inorriditi: era uno stagno in cui galleggiavano i cadaveri putrefatti di parecchi animali. Certamente quell'acqua, bevuta, avrebbe avvelenato il re. Disse uno dei servi al ritorno: «Sire, se tu avessi bevuto quell'acqua saresti morto».

Il re guardò il falco che gli giaceva ai piedi e chinò la testa. Umilmente chiese perdono al fedele amico che si era sacrificato per lui e inutilmente rimpianse il suo impulsivo gesto d'ira.

comandamentidivietisacrificio

inviato da Qumran2, inserito il 31/05/2018

RACCONTO

3. Il passerotto preoccupato   1

«C'era una volta un passerotto beige e marrone che viveva la sua esistenza come una successione di ansie e di punti interrogativi. Era ancora nell'uovo e si tormentava: «Riuscirò mai a rompere questo guscio così duro? Non cascherò dal nido? I miei genitori provvederanno a nutrirmi?». Questi timori passarono, ma altri lo assalirono mentre tremante sul ramo doveva spiccare il primo volo: «Le mie ali mi reggeranno? Mi spiaccicherò al suolo? Chi mi riporterà quassù?».
Naturalmente imparò a volare, ma cominciò a pigolare: «Troverò una compagna? Potrò costruire un nido?». Anche questo accadde, ma il passerotto si angosciava: «Le uova saranno protette? Potrebbe cadere un fulmine sull'albero e incenerire tutta la mia famiglia... E se verrà il falco e divorerà i miei piccoli? Riuscirò a nutrirli?».
Quando i piccoli si dimostrarono belli, sani e vispi e cominciarono a svolazzare qua e là, il passerotto si lagnava: «Troveranno cibo a sufficienza? Sfuggiranno al gatto e agli altri predatori?».
Poi, un giorno, sotto l'albero si fermò il Maestro. Additò il passerotto ai discepoli e disse: «Guardate gli uccelli del cielo: essi non seminano, non mietono e non mettono il raccolto nei granai... eppure il Padre vostro che è nei cieli li nutre!».
Il passerotto beige e marrone improvvisamente si accorse che aveva avuto tutto... E non se n'era accorto.

preoccupazionepaurafiduciaabbandonoprovvidenza

inviato da Qumran2, inserito il 15/07/2017

RACCONTO

4. La lucciola di Natale

Ad adorare il bambino Gesù nella capanna di Betlemme insieme con gli altri animali accorsero anche gli insetti. Per non spaventare il piccolo restarono in gruppo sulla soglia. Ma Gesù, con un gesto delle rosee manine, li chiamò ed essi si precipitarono, portando i loro doni. L'ape offrì il suo dolce miele, la farfalla la bellezza dei suoi colori, la formica un chicco di riso, il baco un filo di finissima seta. La vespa, non sapendo che cosa offrire, promise che non avrebbe più punto nessuno, la mosca si offrì di vegliare, senza ronzare, il sonno di Gesù.

Solo un insetto piccolissimo non osò avvicinarsi al bambino, non avendo nulla da offrire.

Se ne stette timido sulla porta; eppure avrebbe tanto voluto dirgli il suo amore. Ma, mentre con il cuore grosso e la testa bassa stava per lasciare la capanna, udì una vocina: «E tu, piccolo insetto, perché non ti avvicini?». Era Gesù stesso che glielo domandava. Allora, commosso l'insetto volò fino alla culla e si posò sulla manina del bambino.

Era così emozionato per l'attenzione ricevuta, che gli occhi gli si colmarono di lacrime. Scivolando giù, una lacrima cadde proprio sul piccolo palmo di Gesù. «Grazie», sorrise il bambinello. «Questo è un regalo bellissimo». In quel momento un raggio di luna, che curiosava dalla finestra, illuminò la lacrima. «Ecco è diventata una goccia di luce!», disse Gesù sorridendo. «Da oggi porterai sempre con te questo raggio luminoso. E ti chiamerai lucciola perché porterai con te la luce ovunque andrai».

nataleluce

inviato da Don Antonello Pelisseri, inserito il 28/12/2016

TESTO

5. Il buon senso delle oche   6

Pasquale Ionata, Armonia cercasi. Come vivere in equilibrio tra istinto e spirito, p. 82-83

Il prossimo autunno, quando vedrete le oche selvatiche puntare verso sud per l'inverno in formazione di volo a V, potrete riflettere su ciò che la scienza ha scoperto riguardo al motivo per cui volano in quel modo.

Quando ciascuno uccello sbatte le ali, crea una spinta dal basso verso l'alto per l'uccello subito dietro. Volando in formazione a V, l'intero stormo aumenta l'autonomia di volo di almeno il 71% rispetto a un uccello che volasse da solo. Coloro che condividono una direzione comune e un senso di comunità arrivano dove vogliono andare più rapidamente e facilmente, perché viaggiano sulla spinta l'uno dell'altro. Quando un'oca si stacca dalla formazione, avverte improvvisamente la resistenza aerodinamica nel cercare di volare da sola, e rapidamente si rimette in formazione per sfruttare la potenza di sollevamento dell'oca davanti.

Se avremo altrettanto buon senso di un'oca, rimarremo in formazione con coloro che procedono nella nostra stessa direzione. Quando la prima oca si stanca, si sposta lateralmente e un'altra oca prende il suo posto alla guida. E' sensato fare a turno nei lavori esigenti, che si tratti di persone o di oche in volo verso sud. Le oche gridano da dietro per incoraggiare quelle davanti a mantenere la velocità. Quali messaggi mandiamo quando gridiamo da dietro?

Infine (e questo è importante), quando un'oca si ammala o viene ferita da un colpo di fucile ed esce dalla formazione, altre due oche ne escono insieme a lei e la seguono giù per prestare aiuto e protezione. Rimangono con l'oca caduta finché non è in grado di volare oppure finché muore; e soltanto allora si lanciano per conto loro, oppure con un'altra formazione, per raggiungere di nuovo il loro gruppo.

Se avremo il buon senso di un'oca, ci sosterremo a vicenda in questo modo.

comunitàaiutofraternitàunionegruppochiesa

5.0/5 (2 voti)

inviato da Ilaria Sabbetta, inserito il 24/06/2012

RACCONTO

6. L'amore di una mamma   4

Un angelo scappò dal paradiso per trascorrere la giornata vagando sulla terra. Al tramonto decise di portarsi via dei ricordi di quella visita. In un giardino c'erano delle rose: colse le più belle e compose un mazzo da portare in paradiso. Un po' più in là un bambino sorrideva alla madre. Poiché il sorriso era molto più bello del mazzo di rose, prese anche quello. Stava per ripartire quando vide la mamma che guardava con amore il suo piccolo nella culla. L'amore fluiva come un fiume in piena e l'angelo disse a se stesso: "L'amore di quella mamma è la cosa più bella che c'è sulla terra, perciò prenderò anche quello".

Volò verso il cielo, ma prima di passare i cancelli perlacei, decise di esaminare i ricordi per vedere come si erano conservati durante il viaggio. I fiori erano appassiti, il sorriso del bambino era svanito, ma l'amore della mamma era ancora là in tutto il suo calore e la sua bellezza. Scartò i fior appassiti e il sorriso svanito, chiamò intorno a se tutti gli ospiti del cielo disse: "Ecco l'unica cosa che ho trovato sulla terra e che ha mantenuto la sua bellezza nel viaggio per il paradiso: L'amore di una mamma".

mammaamore materno

5.0/5 (3 voti)

inviato da Don Giuseppe Ghirelli, inserito il 12/05/2012

TESTO

7. Fa' attenzione!   1

Maria Caffagnini

Qualcuno
con aria sorridente di
...liberatore
cercherà di persuaderti
che le ali che porti
ti fanno peso:
...sai come ti senti
"leggero"
senza di esse!?
..io non le ho e sai
come corro forte!...
...e farà di tutto
per tagliartele!!
Sai perché?
Perché senza le ali
non potrai più
...alzarti in volo
per sfuggire ai suoi denti!!!

libertàschiavitùinterioritàaspirazioniinterioritàspiritualitàtentazionisatana

2.0/5 (1 voto)

inserito il 21/01/2012

RACCONTO

8. La stella verde   2

Don Angelo Saporiti, Commento sul Natale

In cielo c'erano migliaia di stelle di tutti i colori: bianche, argentate, dorate, rosse, blu e verdi.
Un giorno andarono da Dio e dissero: "Desideriamo andare sulla terra e poter vivere tra la gente".
"Così sia", rispose Dio. "Io vi lascio così piccole come siete, così che discretamente possiate scendere sulla terra".
E così, in quella notte, ci fu una meravigliosa pioggia di stelle. Qualcuna si fermò sul campanile, qualcun'altra volò con le lucciole sopra i campi, qualcun'altra ancora si mescolò tra i giocattoli dei bimbi, così che la terra era meravigliosamente scintillante.
Con il passare del tempo però le stelle decisero di lasciare la gente sulla terra e di fare ritorno in cielo.
"Perché siete tornate indietro?" chiese loro Dio.
"Signore, non potevamo stare sulla terra, dove c'è così tanta miseria, ingiustizia e violenza".
"Sì", disse Dio, "il vostro posto è qui in cielo. La terra è il luogo delle illusioni, il cielo è invece il luogo dell'eternità e della vita senza fine".
Quando tutte le stelle furono tornate indietro, Dio le contò e si accorse che ne mancava una. "Manca una di voi. Ha forse preso la strada sbagliata?"
Un angelo, che era nelle vicinanze, disse: "No, Signore, una stella ha deciso di rimanere tra la gente. Ha scoperto che il suo posto era là, dove c'è l'imperfezione, il limite, la miseria e il dolore".
"E chi è quindi questa stella?", volle sapere Dio.
"E' la stella verde, l'unica con questo colore, la stella della speranza".
Così quando ogni sera le stelle guardavano di sotto vedevano la terra meravigliosamente illuminata, perché in ogni dolore umano c'era una stella verde.

Prendi ora questa stella, la stella verde nel tuo cuore.
La stella della speranza non lasciarla andare via. Non lasciare che si spenga!
Stai sicuro: lei brillerà sul tuo cammino e con il tuo cuore illuminato contagerà altre persone.

speranza

3.8/5 (4 voti)

inviato da Don Angelo Saporiti, inserito il 09/12/2011

TESTO

9. Danza lenta   1

David Weatherford

Hai mai guardato i bambini in un girotondo?
O ascoltato il rumore della pioggia quando cade a terra?
O seguito mai lo svolazzare irregolare di una farfalla?
O osservato il sole allo svanire della notte?
Faresti meglio a rallentare. Non danzare così veloce.
Il tempo è breve. La musica non durerà.
Percorri ogni giorno in volo?
Quando dici "Come stai?", ascolti la risposta?
Quando la giornata è finita, ti stendi sul tuo letto,
con centinaia di questioni successive che ti passano per la testa?
Faresti meglio a rallentare. Non danzare così veloce
Il tempo è breve. La musica non durerà.
Hai mai detto a tuo figlio, "lo faremo domani",
senza notare nella fretta, il suo dispiacere?
Hai mai perso il contatto con una buona amicizia,
che poi è finita perché tu non avevi mai avuto tempo
di chiamare e dire "Ciao"?
Faresti meglio a rallentare. Non danzare così veloce.
Il tempo è breve. La musica non durerà.
Quando corri così veloce,
per giungere da qualche parte,
ti perdi la metà del piacere di andarci.
Quando ti preoccupi e corri tutto il giorno,
è come un regalo mai aperto... gettato via.
La vita non è una corsa. Prendila piano,
ascolta la musica, prima che la canzone sia finita.

vitalentezzainterioritàconsapevolezzavivere l'attimotempovalore del temposaggezza

inviato da Stefano Foschi, inserito il 08/11/2011

PREGHIERA

10. Preghiera per un Angelo   2

don Gianni Mattia

O Signore, a volte ho tanta rabbia nel cuore, per quel disegno di morte che ha portato via mio figlio! Così chiudo le mani innanzi al tuo sguardo, in segno di protesta! Ma poi una lacrima mi riga il viso e cerco nella preghiera un dialogo con te! Perché è la tua Parola che voglio ascoltare... il tuo sguardo che voglio trovare... il tuo abbraccio che voglio sentire! Tu che sei amore e tenerezza! Tu che sei speranza di ogni madre e di ogni padre! Tu che conosci e comprendi la ferita di un cuore che perde un pezzo di sé! Tu che sei, nel profondo dell'anima, il mio conforto più grande! Tu che non mi hai lasciato solo... Mi hai tenuto per mano e mi sei stato accanto, anche quando il dolore mi ha fatto voltare le spalle alla vita... a te!

Hai preso fra le tue dita, il mio delicato fiore, quando un vento terribile ne ha spezzato lo stelo! Lascia Signore che i suoi petali si schiudano fra le tue mani, al tepore dei tuoi raggi di sole! Affido a te la bellezza di un bocciolo che non ho visto crescere! E confido in te quando la tristezza più profonda si riflette in una lacrima, e il cuore non trattiene i singhiozzi! Dammi la forza di porgere sempre a te il mio dolore, perché in ogni istante possa sentire la tua carezza! Fa' che, nella tua presenza al mio fianco, io possa sempre percepire la bellezza di un mistero che parla del mio angelo. Le sue ali sono diventate forti e ha spiccato il volo sì che dopo una corsa fra le stelle si è tuffato fra le tue braccia! E' ora in te come battito del mio cuore, vive con me attraverso la tua voce! Ascolta quel battito Signore, per infondere nella mia anima conforto di saperti accanto! Fa', Signore, che la tua voce desti sempre la mia attenzione, perché io non possa mai dimenticare che il mio germoglio ora cresce sicuro e forte fra le tue mani, teneramente abbandonato al soffio gentile del tuo infinito amore. Amen.

doloreluttomadregenitorifiglimortesofferenzaconsolazionevita eterna

5.0/5 (1 voto)

inviato da Frate Angelo, inserito il 20/02/2011

RACCONTO

11. Il funerale della volpe

Gianni Rodari

Una volta le galline trovarono la volpe in mezzo al sentiero. Aveva gli occhi chiusi, la coda non si muoveva. - È morta, è morta - gridarono le galline. - Facciamole il funerale.

Difatti suonarono le campane a morto, si vestirono di nero e il gallo andò a scavare la fossa in fondo al prato. Fu un bellissimo funerale e i pulcini portavano i fiori. Quando arrivarono vicino alla buca la volpe saltò fuori dalla cassa e mangiò tutte le galline.

La notizia volò di pollaio in pollaio. Ne parlò perfino la radio, ma la volpe non se ne preoccupò. Lasciò passare un po' di tempo, cambiò paese, si sdraiò in mezzo al sentiero e chiuse gli occhi. Vennero le galline di quel paese e subito gridarono anche loro: - È morta, è morta! Facciamole il funerale.

Suonarono le campane, si vestirono di nero e il gallo andò a scavare la fossa in mezzo al granoturco. Fu un bellissimo funerale e i pulcini cantavano che si sentivano in Francia. Quando furono vicini alla buca, la volpe saltò fuori dalla cassa e mangiò tutto il corteo.

La notizia volò di pollaio in pollaio e fece versare molte lacrime. Ne parlò anche la televisione, ma la volpe non si prese paura per nulla. Essa sapeva che le galline hanno poca memoria e campò tutta la vita facendo la morta. E chi farà come quelle galline vuol dire che non ha capito la storia.

informazionenotiziaesperienzaimpararestoltezza

inviato da Paola Berrettini, inserito il 11/02/2011

TESTO

12. Quando ti senti solo

Trilussa

Quand'ero ragazzino, mamma mia
me diceva: «Ricordati fijolo,
quando te senti veramente solo
tu prova a recità 'n' Ave Maria
l'anima tua da sola spicca er volo
e se solleva, come pe' maggia.»
Ormai so' vecchio, er tempo m'è volato;
da un pezzo s'è ad dormita la vecchietta,
ma quer consijo nun l'ho mai scordato.
Come me sento veramente solo
io prego la Madonna benedetta
e l'anima da sola pija er volo!

solitudinepreghieraMariaMadonna

inviato da Luca, inserito il 18/08/2007

TESTO

13. L'ala   2

Piccoli gesti, tante parole
quanti tormenti, mille emozioni
questo è l'uomo, la sua anima
non lasciamo che venga imbruttita dal dolore,
dall'odio, dal rancore
alimentiamo il nostro cuore
con l'amore,
con sorrisi da dare agli altri,
con carezze e sguardi silenziosi,
con parole quasi mute ma vere
facciamo della vita un poema
da regalare
a chi incontra i nostri occhi;
facciamo della gioia un'arma
da scagliare contro chi non riesce a volare
e vorrebbe tutti con i piedi ben piantati in terra;
facciamo del nostro cuore l'ala
che ci sa trascinare in volo
e nel nostro volo
la speranza che altri possano salire in alto.

speranzaimpegnosorrisoottimismo

5.0/5 (1 voto)

inviato da Alessandra, inserito il 05/02/2006

PREGHIERA

14. Le ali degli angeli

Anna Rita Mazzocco, Cantico di Tommaso

"Cos'è quest'uomo
perché tu, mio Dio,
l'abbia fatto poco meno degli angeli?" (Salmo 8).
Le sue ali sono di zucchero filato
i cieli a cui l'hai destinato
sono di latte e miele
mentre la tenerezza
con cui l'hai plasmato
l'ha reso per sempre
vulnerabile al tuo amore.
Mi accascio e mi rialzo,
piango e subito abbozzo un sorriso,
provo rancore mentre anelo la pace
sono deluso e intanto spero
mi rifugio impaurito
e sospiro l'avventura...

Per quali cieli
m'hai destinato mio Dio?
E cos'è quest'interminabile sfida,
che accompagna il mio respiro
e perché un'impalpabile ragnatela
basta ad imbrigliarmi le ali
per non farmi tornare a casa?
Cos'è quest'uomo mio Dio
perché tu l'abbia voluto
malato per sempre d'amore?

Io lo so, Signore:
so chi ha intessuto le ali degli angeli.
Conosco il telaio e l'ordito
usato per ricamarci il loro volo.
Riconosco l'impronta di quella mano
nel mistero che sono
perché nulla mi sazia
in questo misero orizzonte,
nulla m'acquieta
in questo spazio di tempo
che mi separa da te.

uomosenso della vitaricerca di sensorapporto con Diointeriorità

inviato da A. R. Mazzocco, inserito il 01/10/2005

RACCONTO

15. Una persona disgustosa

Su un aereo di British Airway, durante un volo tra Johannesburg e Londra, una signora bianca di circa cinquant'anni si siede al fianco di un negro.
Chiama la hostess per lamentarsi:
"Qual è il problema, signora?", domanda la hostess.

"Ma come, non vede?", risponde la signora. "Mi hanno dato un posto al fianco di un negro. Non posso rimanere al fiando di una persona immonda. Datemi un altro posto".

"Per favore, stia calma", dice la hostess. "Quasi tutti i posti sono occupati. Vado a vedere se ci sono dei posti in prima classe o in classe affari".

La hostess torna dopo qualche minuto. "Signora, come sospettavo, non ci sono posti liberi in classe turistica. Ho parlato con il comandante e mi ha confermato che non ce ne sono neppure in classe affari. Per fortuna abbiamo un posto in prima classe".

Prima che la signora potesse rispondere, la hostess continuò: "È ben difficile che la nostra compagnia aerea dia un posto in prima classe a qualcuno che ha il biglietto per la classe turistica, però, viste le circostanze, il comandante ha considerato che sarebbe scandaloso che qualcuno fosse obbligato a stare seduto al fianco di una persona così disgustosa".

Nel dire ciò, la hostess fissò l'uomo di colore e disse: "Mi faccia il favore di prendere le sue cose, il posto in prima classe è già pronto".

Tutti i passeggeri all'intorno, che erano stati spettatori della scena, si alzarono in piedi e applaudirono per la decisione della compagnia aerea.

discriminazionerazzismoapartheid

4.0/5 (1 voto)

inviato da Don Paolo Benvenuto, inserito il 22/12/2003

RACCONTO

16. L'umorista davanti a Dio   3

Pino Pellegrino, Racconti per il volo dell'anima

Una volta un uomo, un tipo sempre allegro e sorridente, fece un sogno: gli sembrò d'esser morto e di trovarsi davanti al tribunale di Dio. Era quasi disperato perché aveva grosse marachelle sulla coscienza.

Sentiva che il Giudice quando sceglieva uno tra i beati gli diceva: «Avevo fame e mi hai dato da mangiare; avevo freddo e mi hai coperto... vieni a godere nel mio regno!»

L'uomo tremava tutto, perché non si ricordava d'aver fatto nessuna opera buona.

Ma quando venne il suo turno vide che il Signore lo guardava sorridendo.
«Che cosa mai avrò fatto di bene?» si domandava tra sé.

Il Giudice esclamò: «Ero triste e tu con il tuo umorismo mi hai consolato; ero malinconico e tu con il tuo sorriso mi hai rasserenato: entra nella gioia del mio paradiso!»

umorismogiudizio universaleparadisovita eternagioiasorriso

4.7/5 (3 voti)

inviato da Cecilia Leone, inserito il 18/10/2003

TESTO

17. Pace è un grido di silenzio

Pace è un grido silenzioso,
un sentiero invisibile
tra i rovi dell'odio.

Pace è la carezza impalpabile
della speranza
negli occhi dei bambini
che guardano sempre a un domani.

Pace è il sogno
che vuole essere realizzato,
l'abbraccio dell'anima
all'anima,
è un volo verso terre
sconosciute
governate solo dall'amore.

Non si può spiegare,
la pace.
Dobbiamo inventarla,
nuova e incrollabile,
in questo arcobaleno di albe
senza fine.

La pace
è un marchio del cuore.
Tempo da paradiso sulla terra;
amore,
sentimento bello tra persone, città e stati.
Quando la pace
come ora, è solo un desiderio
l'odio macchia di nero i cuori.
Io credo in un futuro
in cui una stella si illuminerà
e quando su di noi si sarà fermata
la pace ritrovata
porterà un mondo di vita.

paceguerra

inviato da Simona Bonalumi, inserito il 16/03/2003

TESTO

18. Impara a sognare   1

Maria Chiara Carulli, Ed. Insieme

Impara a sognare, cioè a vivere pienamente:
i sogni non devono realizzarsi tutti,
ma devono e possono spingerti oltre,
portarti avanti,
darti e conservarti il coraggio di sognare.
Così non correrai il pericolo
di fermarti stanco sul ciglio della strada,
ma crederai di più nelle tue ali
anche quando per paura
non hai il coraggio di spiccare il volo.
Oggi prova a volare!
Cosa sogni?
Questo ti dice chi sei
molto meglio di ciò che fai.
Dimmi cosa sogni e ti dirò chi sei!
Siano grandi, coraggiosi, colorati i tuoi sogni,
non ridimensionarli mai,
non venderli e non svenderli mai!
Niente è mai scontato in te
e i tuoi sogni lo dimostrano!
Abbi il coraggio di sognare, allora,
e se vuoi conoscerti davvero
guarda sempre ai sogni che hai
e per i quali sei sempre pronto
ad investire in speranza,
non una volta soltanto,
ma tutti i giorni!

sogniaspettativesperanzafiduciafuturopresenteprogetto

inviato da Antonella Dorati, inserito il 29/08/2002

RACCONTO

19. I corvi

Svolazzando fra le case in cerca di cibo, un corvo trovò un bel pezzo di carne nel bidone della spazzatura di un ristorante. Lo afferrò con il becco e poi si alzò in volo con l'intenzione di cercare un angolo tranquillo per fare il suo pasto.

Con un frenetico gracchiare decine di corvi, intenzionati a portargli via la preda, gli piombarono addosso colpendolo con i becchi e le zampe.

Ne nacque un furibondo parapiglia volante. Ma il corvo non vi partecipò. Aprì il becco e abbandonò il pezzo di carne alla voracità dei suoi compagni.

Poi si alzò in volo e disse: "Ora finalmente il cielo è tutto mio".

conflittipacepace interiore

5.0/5 (1 voto)

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 28/08/2002

RACCONTO

20. La porta   1

Bruno Ferrero, C'è qualcuno lassù

C'è un quadro famoso che rappresenta Gesù in un giardino buio. Con la mano sinistra alza una lam­pada che illumina la scena, con la destra bussa ad una porta pesante e robusta.

Quando il quadro fu presentato per la prima vol­ta ad una mostra, un visitatore fece notare al pittore un particolare curioso.

«Nel suo quadro c'è un errore. La porta è senza maniglia».

«Non è un errore» rispose il pittore. «Quella è la porta del cuore umano. Si apre solo dall'interno».

L'aeroporto di una città dell 'Estremo Oriente ven­ne investito da un furioso temporale. I passeggeri attraversarono di corsa la pista per salire su un DC3 pronto al decollo per un volo interno.

Un missionario, bagnato fradicio, riuscì a trova­re un posto comodo accanto a un finestrino. Una gra­ziosa hostess aiutava gli altri passeggeri a sistemarsi.

Il decollo era prossimo e un uomo dell'equipag­gio chiuse il pesante portello dell'aereo.

Improvvisamente si vide un uomo che correva ver­so l'aereo, riparandosi come poteva, con un imper­meabile. Il ritardatario bussò energicamente alla porta dell'aereo, chiedendo di entrare. L'hostess gli spie­gò a segni che era troppo tardi. L'uomo raddoppiò i colpi contro lo sportello dell'aereo. L'hostess cer­cò di convincerlo a desistere. «Non si può... E' tar­di... Dobbiamo partire», cercava di farsi capire a se­gni dall'oblò.

Niente da fare: l'uomo insisteva e chiedeva di en­trare. Alla fine, l'hostess cedette e aprì lo sportello. Tese la mano e aiutò il passeggero ritardatario a issarsi nell'interno.

E rimase a bocca aperta. Quell'uomo era il pilo­ta dell'aereo.

Attento! Non lasciare a terra il pilota della tua vita.

libertàvocazioneprogetto Diorapporto con Dio

5.0/5 (1 voto)

inviato da Luca Mazzocco, inserito il 13/06/2002

PREGHIERA

21. A Dio Padre

Soren Kierkegaard, Preghiere

Padre celeste!
A te si volge il nostro pensiero;
sei tu ch'esso cerca di nuovo in quest'ora,
non col passo incerto del pellegrino smarrito,
ma col volo sicuro dell'uccello
che conosce bene il proprio nido.
Non permettere, o Dio,
che la nostra fiducia in te si dilegui come un'idea fugace,
come l'espediente di un momento
o le assicurazioni fallaci di questo cuore carnale.
Fa' che in noi la nostalgia del tuo regno
e le nostre speranze del tuo splendore
non siano dolori infecondi,
né simili a nubi senza pioggia.
Ma come rugiada che disseta,
esaudite, bagnino le nostre labbra,
e come la tua manna celeste,
ci sazino per sempre!

ricerca di Dio

inviato da Mariangela Molari, inserito il 22/05/2002

PREGHIERA

22. Pregare è dire a Dio

Michel Quoist

Sorgente, aspetto da te l'acqua viva,
tra le mie rive di tutti i giorni,
senza te, io sarei acqua stagnante, che imputridisce e muore.

Sole, aspetto da te la luce, di giorno per la mia strada,
senza te, non sarei che una barca dimenticata,
che dal porto non lascia mai il molo.

Brezza, aspetto da te il soffio, per prendere il volo,
senza te, non sarei che un uccello sporco, che si trascina nel fango.

...e da te, l'artista, attendo che tu faccia sprizzare dal mio legno
e dalle mie corde una vita misteriosa,
poiché senza te, non sarei che uno strumento inutile,
addormentato, immobile e muto, nello scrigno dei miei giorni.

...Ma io vengo davanti a te, eccomi o artista ineffabile,
e come violino ranicchiato, nelle tue braccia amorose,
raccolto e libero, sotto le tue dita che mi cercano,
io mi offro per sposarti in una stretta d'amore,
e il nostro fanciullo sarà musica, perché canti il mondo.

preghierarapporto con Dio

inviato da Mariangela Molari, inserito il 20/05/2002

PREGHIERA

23. Il tamtam dei cuori

Preghiera africana

Io lancio la mia gioia verso il cielo
come un volo d'uccelli!
L'ala della notte s'è allontanata
e io gioisco nella luce.
Ecco un nuovo giorno, un giorno ancora, Signore!
Il tuo sole ha bevuto la rugiada dei campi
e quella dei nostri cuori.
In noi, intorno a noi,
tutto è riconoscenza.
grazie, mio Dio,
per le gioie che mi dai
e prima di tutto
per quella di esistere.
Grazie
per il mio corpo
ogni giorno
più forte...
Mio Dio
mi rallegra il creato:
ovunque è la tua presenza...
Fa' battere in noi
a lode tua
il tamtam
dei nostri cuori.

lodestuporenuovo giorno

inviato da Mariangela Molari, inserito il 11/05/2002

RACCONTO

24. Il segreto della felicità

Ad Elena piaceva moltissimo passeggiare nel bosco. Era una ragazzina dolce e un po' svagata e il bosco dietro il paese era diventato il suo rifugio preferito.

Un giorno, mentre camminava, vide una farfalla impigliata in un rovo.

Con molta cura, facendo attenzione a non rovinarle le splendide ali, la liberò.

La farfalla volò via per un tratto, poi improvvisamente tornò indietro e si trasformò in una splendida fata. Elena rimase a bocca aperta, perché fino a quel momento le fate le aveva viste solo nei libri per bambini.

«Per ringraziarti della tua gentilezza d'animo», disse la fata, «esaudirò il tuo più gran desiderio». Proprio come dicono le fate nei libri...

La ragazzina rifletté un istante e poi rispose: «Voglio essere felice». Allora la fata si piegò su di lei, le mormorò qualcosa all'orecchio e scomparve.

Elena divenne donna e nessuno in tutto il paese era più felice di lei. Quando le chiedevano il segreto della sua gioia, si limitava a sorridere e diceva: «Ho seguito il consiglio di una buona fata».

Gli anni passarono, Elena divenne vecchia, ma era sempre la più dolce e felice vecchina del paese. I vicini e anche i suoi nipotini temevano che il favoloso segreto della felicità potesse morire con lei.
«Rivelaci che cosa ti ha detto la fatina», la scongiuravano.

Finalmente, una volta, la deliziosa vecchina, sorridendo, disse: «Mi ha rivelato che, anche se appaiono sicuri, tutti hanno bisogno di me!».

felicitàgioiadonare

3.0/5 (1 voto)

inviato da Emilio Centomo, inserito il 08/05/2002

RACCONTO

25. Perché avete paura?   2

Bruno Ferrero, C'è qualcuno lassù?

Era una famigliola felice e viveva in una casetta di periferia. Ma una notte scoppiò nella cucina della casa un terribile incendio.

Mentre le fiamme divampavano. genitori e figli corsero fuori. In quel momento si accorsero, con infinito orrore, che mancava il più piccolo, un bambino di cinque anni. Al momento di uscire, impaurito dal ruggito delle fiamme e dal fumo acre, era tornato indietro ed era salito al piano superiore.

Che fare? Il papà e la mamma si guardarono disperati, le due sorelline cominciarono a gridare. Avventurarsi in quella fornace era ormai impossibile... E i vigili del fuoco tardavano.

Ma ecco che lassù, in alto, s'aprì la finestra della soffitta e il bambino si affacciò, urlando disperatamente: "Papà! Papà!".
Il padre accorse e gridò: "Salta giù!".

Sotto di sè il bambino vedeva solo fuoco e fumo nero, ma senti la voce e rispose: "Papà, non ti vedo...".
"Ti vedo io, e basta. Salta giù!", urlò, l'uomo.

Il bambino saltò e si ritrovò sano e salvo nelle robuste braccia del papà, che lo aveva afferrato al volo.

Non vedi Dio. Ma Lui vede te. Buttati!

abbandonofedefiducia

5.0/5 (1 voto)

inviato da Stefania Raspo, inserito il 07/05/2002

TESTO

26. Angeli con un'ala soltanto   1

Tonino Bello

Voglio ringraziarti, Signore, per il dono della vita.

Ho letto da qualche parte che gli uomini sono angeli con un'ala soltanto: possono volare solo rimanendo abbracciati.

A volte nei momenti di confidenza oso pensare, Signore, che anche Tu abbia un'ala soltanto, l'altra la tieni nascosta... forse per farmi capire che Tu non vuoi volare senza me.

Per questo mi hai dato la vita, perché io fossi tuo compagno di volo.

Insegnami allora a librarmi con Te perché vivere non è trascinare la vita, non è strapparla, non è rosicchiarla: vivere è abbandonarsi come un gabbiano all'ebbrezza del vento; vivere è assaporare l'avventura della libertà, vivere è stendere l'ala, l'unica ala con la fiducia di chi sa di avere nel volo un partner grande come Te.

Ma non basta saper volare con Te, Signore: Tu mi hai dato il compito di abbracciare anche il fratello, e aiutarlo a volare. Ti chiedo perdono, perciò, per tutte le ali che non ho aiutato a distendersi: non farmi più passare indifferente davanti al fratello che è rimasto con l'ala, l'unica ala, inesorabilmente impigliata nella rete della miseria e della solitudine e si è ormai persuaso di non essere più degno di volare con Te: soprattutto per questo fratello sfortunato dammi, o Signore, un'ala di riserva.

viveresolidarietàamore

inviato da Suor Irina Mandro, inserito il 03/05/2002

PREGHIERA

27. I Giovani: il futuro!

Signore, siamo noi, i giovani,
ai quali tu affidi la missione di infondere speranze buone,
speranze vere, speranze nuove.
Ma sappiamo che la nostra lotta sarà efficace
solo se lotteremo non per la nostra, ma per la tua verità,
non per la nostra, ma per la tua giustizia.
Insegnaci a lavorare duramente e comportarci lealmente,
a combattere senza pensiero delle ferite,
a prodigarci senza aspettare ricompensa.
Aiutaci a lottare per il bene difficile contro il male facile.
Impediscici di prendere abitudini che rovinano la vita.
Allora, Signore, potremo levarci in volo al di sopra delle città,
alto sul mondo, al di sopra del tempo,
e dare vestito di giovinezza a tutto.
Comprenderemo che nulla è "profano",
nulla, né le cose, né le persone,
ma che tutto ha una dimensione sacra.
Grazie, Signore, per la vita, per la giovinezza;
falla crescere nel nostro corpo e nel nostro cuore;
donala a piene mani; donala a tutti, anche a chi la sciupa;
è sempre un segno della tua risurrezione.

giovinezzafuturoimpegnosperanza

inviato da Matteo Preto, inserito il 16/04/2002