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PREGHIERA
Lucio Renna, Cuore in festa - Edizioni Paoline 1981
Un pensiero mi abbaglia:
io sono un tuo sogno, Signore!
Da sempre mi hai conosciuto:
mi hai amato,
mi hai voluto,
mi hai creato.
Io sono perché tu sei l'amore.
La mia vocazione:
essere dall'amore, nell'amore, per l'amore.
Perché mi hai voluto?
La mia preghiera si fa oscura:
perché proprio me?
Un tuo progetto si è fissato su di me
ma io non lo conosco,
non riesco a indovinare
a quali lidi vuoi guidarmi,
quali incarichi vuoi affidarmi.
Mi sento qualcuno,
mi sento tuo pensiero,
mi sento tuo figlio.
Aiutami, Signore,
a fare ordine dentro di me.
Aiutami a intonare la voce
con le tue attese.
Aiutami ad essere come tu mi vuoi.
Aiutami a trasformare in vita
il tuo sogno su di me.
sogno di Diovocazioneprogetto di Dio
inviato da Giuseppe Impastato S.I., inserito il 08/10/2024
TESTO
Giuseppe di Nazaret...
un sogno piccolo piccolo:
prendere moglie, avere dei bimbi,
vivere e lavorare per essi
sotto lo sguardo di Jahvè
nel duro lavoro quotidiano
nella sua bottega di Nazaret....
Ma Jahvè Dio, anche Lui,
ha dei sogni da realizzare...
Giuseppe avrà Maria,
non una donna, ma la Donna,
e, come figlio, Gesù. il Figlio,
il Messia, l'Atteso, il Salvatore,
e come patria il mondo
e come orizzonte la storia,
e come famiglia l'umanità....
Sogni che si intersecano...
Sembra che Dio
tolga spazio, annulli, distrugga...
e invece dona, riempie, amplifica, moltiplica,
divinizza...
GiuseppeJahvèsogniMariaGesùprogetto di Dio
inserito il 08/10/2024
PREGHIERA
Papa Francesco, Lettera Enciclica Fratelli tutti, 3 ottobre 2020
Signore e Padre dell'umanità,
che hai creato tutti gli esseri umani con la stessa dignità,
infondi nei nostri cuori uno spirito fraterno.
Ispiraci il sogno di un nuovo incontro, di dialogo, di giustizia e di pace.
Stimolaci a creare società più sane e un mondo più degno,
senza fame, senza povertà, senza violenza, senza guerre.
Il nostro cuore si apra
a tutti i popoli e le nazioni della terra,
per riconoscere il bene e la bellezza
che hai seminato in ciascuno di essi,
per stringere legami di unità, di progetti comuni,
di speranze condivise. Amen.
pacegiustizia socialefraternità
inviato da Qumran2, inserito il 23/12/2020
TESTO
4. Natale non è Babbo Natale? 1
Non è un telegramma di auguri (Buon Natale e Buone Feste).
Non è una dichiarazione che siamo perdonati (vabbè, scurdàmuci o passato e arrivederci a tutti in paradiso).
Natale non è una promessa elettorale che ci sarà un condono tombale per tutti (tranquilli, non preoccupatevi più) e che tutti i guai che abbiamo combinati sono con un solo tocco magicamente scomparsi (pim pum pam, tutto a posto).
Natale non è una vaporosa o fantasmagorica apparizione in un sogno dove tutto il mondo (abracadabra) è divenuto meraviglioso.
Natale non è una visita di cortesia o di obbligo (toccata e fuga e chi s'è visto s'è visto).
Natale è una presenza,
una presenza povera per distruggere il fascino della ricchezza,
una presenza inerme per distruggere il mito della potenza,
una presenza mite per svilire la tentazione della prepotenza.
una presenza costante, definitiva, di un Dio che amerà senza pretese, senza ripensamenti e senza rimpianti.
Natale è una incarnazione, cioè: il Figlio di Dio è venuto tra noi,
e ormai è uno di noi, uno come tutti gli altri,
che abita come noi in questo sporco fastidioso mondo,
che viene per noi,
per essere cammino di luce e indicarci una via,
per essere energia e forza per cambiare il mondo,
per essere vittoria su ciò che è morte e donare amore.
Nessuno può dirgli: ma tu chi sei? che ci fai qui?
Che ci vieni a raccontare? che ne sai dei nostri guai?
che cosa rappresenti per noi? chi ti ha chiesto di venire?
Avevamo un progetto e un sogno: essere come Dio.
Ma non siamo riusciti a realizzarli.
Ora con Lui progetto e sogno sono realizzabili.
Ma Dio ora realizza il suo progetto e il suo sogno: diventare Uomo!
Ma se ha scelto la nostra vita, vuol dire che è bella!
Coraggio! La vera rivoluzione è iniziata; scegliamo Gesù!
NataleDio con noipresenzaincarnazione
inviato da Giuseppe Impastato S.I., inserito il 29/12/2018
RACCONTO
Questa è la storia di un uomo che quando era ragazzo e andava a scuola continuava a dire: «Ah! quando lascerò la scuola e comincerò a lavorare, allora sarò felice».
Lasciò la scuola, cominciò a lavorare e diceva: «Ah! quando mi sposerò, sarà la felicità!».
Si sposò, e in capo a pochi mesi constatò che la sua vita mancava di varietà, e allora disse: «Ah, come sarà bello quando avremo dei bambini!».
Vennero i bambini, ed era un'esperienza affascinante, ma piangevano tanto, anche alle due di notte, e il giovane sospirava: «Crescano in fretta!».
E i figli crebbero, non piangevano più alle due di notte, ma facevano una stupidaggine dopo l'altra e cominciarono i veri problemi. E allora l'uomo sognò il momento in cui sarebbe stato di nuovo solo con sua moglie: «Staremo così tranquilli!».
Adesso è vecchio, e ricorda con nostalgia il passato: «Era così bello!».
Un tizio domandò al mio amico Jaime Cohen: «Secondo te, qual è la cosa più divertente degli esseri umani?»
Cohen rispose: «Il fatto che siano sempre contraddittori: hanno fretta di crescere e poi sospirano per l'infanzia perduta. Sacrificano la salute per ottenere il denaro, e poi spendono i soldi per avere la salute. Pensano in modo talmente impaziente al futuro che trascurano il presente e così non si godono né il presente né il futuro. Vivono come se non dovessero morire mai, e muoiono come se non avessero mai vissuto.»
(P. Coelho, Sono come il fiume che scorre, Ed. Bompiani, 2006, p. 194)
gratitudinevitatempovalore del tempopassatopresentefuturoaspettative
inviato da Qumran2, inserito il 31/05/2018
RACCONTO
Ero seduto alla mia scrivania quando squillò il telefono.
‘Signor Ministro, tra dieci giorni verrà in visita l'imperatore.
Bisognerà ospitarlo nella nostra città.
Lei è stato incaricato di predisporre l'evento'.
Ho subito pensato al più bel palazzo.
In una mia visita vi avevo notata una magnifica sala.
Mi sono subito attivato.
Ho ordinato di preparare nella sala i più bei tappeti.
Bellissimi i tanti lampadari; ho fatto sostituire con nuove le vecchie lampade.
Tavolini, sedie, quadri, specchi, tendaggi... Tutto doveva essere splendido.
In fondo alla sala ho fatto preparare un sontuoso baldacchino di broccato,
sotto il quale - sopra tanti gradini - un trono,
un trono scintillante, degno dell'imperatore.
Il seggio è di legno pregiato, con un cuscino di morbida lana di un rosso scintillante.
Era un sogno, il mio. E ho pensato a Dio che ha preparato in terra il suo arrivo.
Un'altra cosa!
Né palazzo, né sala, né trono,
né specchiere, né orologi e quadri antichi di grande valore.
E nemmeno porpore e broccati...
In breve: nulla di tutto ciò che io avrei preparato.
Lui ha scelto solo un cuore,
un'anima purissima, uno spirito accogliente:
Maria.
La tutta pura, l'Immacolata.
L'unica creatura degna di accogliere
l'Emmanuele, il Dio con noi.
immacolatamariamadonnaattesapreparazione
inviato da Giuseppe Impastato S.I., inserito il 08/12/2015
PREGHIERA
7. Signore, riconciliami con me stesso 7
Signore, riconciliami con me stesso.
Come potrei incontrare e amare gli altri
se non mi incontro e non mi amo più?
Signore, tu che mi ami cosi come sono
e non come mi sogno,
aiutami ad accettare la mia condizione di uomo,
limitato ma chiamato a superarsi.
Insegnami a vivere con le mie ombre e le mie luci,
con le mie dolcezze e le mie collere,
i miei sorrisi e le mie lacrime,
il mio, passato e il mio presente.
Fa' che mi accolga come tu m'accogli,
che mi ami come tu mi ami.
Liberami dalla perfezione che mi voglio dare,
aprimi alla santità che vuoi accordarmi.
Risparmiami i rimorsi di chi
rientra in se stesso per non uscirne più,
spaventato e disperato di fronte al peccato.
Accordami il pentimento
che incontra il silenzio del tuo sguardo
pieno di tenerezza e di pietà.
E se devo piangere,
non sia su me stesso
ma sull'amore offeso.
La tua tenerezza
mi faccia esistere ai miei stessi occhi!
Spalanca la porta della mia prigione
che io stesso chiudo a chiave!
Dammi il coraggio di uscire da me stesso.
Dimmi che tutto è possibile per chi crede.
Dimmi che posso ancora guarire,
nella luce del tuo sguardo e della tua parola.
accettazione di séperdonomisericordiaaccettazioneamore di Dio
inviato da Qumran, inserito il 05/05/2015
RACCONTO
8. Martin, il calzolaio che aspettava Gesù 11
Comunità missionaria Villaregia
Martin, avvicinandosi il Natale desiderava preparare qualcosa per Gesù. Gli preparò un paio di scarpe, una torta, e mise da parte dei risparmi che potevano servire a Gesù per i suoi poveri.
Quando era tutto pronto si mise ad aspettarlo. Improvvisamente qualcuno fuori gridò: "Al ladro, al ladro...". Una donna afferrava un bambino che le aveva rubato una mela. Martin, si addolorò e pensò: "Adesso, se arriva la polizia o lo prende, come passerà il Natale?". Prese i risparmi che aveva messo da parte per Gesù e li diede alla donna, pregandola di lasciar andare il bambino.
Nuovamente incominciò ad aspettare Gesù e per la finestra si accorse di un paio di piedi che camminavano scalzi sulla neve. "Chi sarà?", si domandò. E uscì a cercare il proprietario di quei piedi. Era un giovane: "Vieni, entra in casa mia, riscaldati un poco", gli disse. Afferrò le scarpe che aveva fatto per Gesù e gliele diede. Si disse felice: "Per Gesù mi rimane ancora la torta". Già il sole tramontava e vide un anziano che camminava curvo sulla strada. "Povero vecchietto, forse non avrà mangiato niente tutto il giorno". Lo invitò ad entrare nella sua casa, non gli restava che la torta, pazienza, pensò tra sè, offrendo la torta al povero, accoglierò Gesù un'altra volta. Dopo che anche l'anziano se ne andò, il povero Martin, si sentiva felice e nello stesso tempo triste, aveva preparato tutto per Gesù, ma lui non era arrivato: pazienza!
Durante la notte fece un sogno: nel sogno gli si presentò Gesù e gli disse:
"Martin, mi stavi aspettando?".
"Sì, ti ho atteso tutto il giorno..."
"Ma io sono venuto a visitarti per ben tre volte. Grazie dei tuoi regali!"
E Martin vide che Gesù aveva nelle sue mani i risparmi e la torta, ai suoi piedi le scarpe. Si svegliò felice: Gesù era venuto a visitarlo.
attesaNatalepoveriincarnazionegenerosità
inviato da Don Paolo Benvenuto, inserito il 23/12/2013
TESTO
Rivista Concilium 2/2013, pag 157
Il nostro primo compito nell'avvicinarci a un'altra persona, a un'altra cultura, a un'altra religione è di toglierci i calzari perché il luogo a cui ci stiamo avvicinando è sacro. Sennò potremmo ritrovarci a camminare in un altro sogno. Cosa ancor più grave, potremmo dimenticare che Dio era lì prima del nostro arrivo.
missionepresenza di Dioevangelizzazioneculturarispettoaperturaconoscenza
inviato da Fr. Marcellino Pane, inserito il 20/09/2013
TESTO
10. Di sogni e di meraviglia 2
Tante volte si sogna con gli occhi aperti, con la carta e la penna in mano, scrivendo, organizzando i pensieri, immaginando i passi per arrivare a concretizzare quello che non è solo un sogno, ma è una chiamata a fare del bene, ad andare incontro alla pecora smarrita, alle persone bisognose, alle popolazioni che si trovano nella fame, nella guerra, nella sventura.
I sogni sono belli, perché si trasformano tante volte in realtà. C'è qualche cosa in più.
Diceva Helder Camara che il sogno che si sogna da solo non è altro che sogno, ma quello che sogniamo insieme è il sogno che si fa realtà. Proprio perché nell'essere condiviso con gli altri crea unione e collaborazione, porta frutto di vita e di fraternità.
sognifare del benefraternitàcondivisioneportare frutto
inviato da Simona Pirlo, inserito il 28/10/2012
PREGHIERA
11. La preghiera di un animatore 1
Hai un momento Dio? Preghiere nate e cresciute sul Web, Patrizio Righero, Effatà editrice, 2011
Aiutami a stare sveglio, Signore, altrimenti la mia preghiera si perderà
in chissà quale sogno strampalato.
Aiutami a stare sveglio, perché ho tante cose da raccontarti e poche energie per farlo.
Voglio raccontarti tutti i ragazzi che hanno riempito le mie ore.
Uno per uno.
Nome per nome.
Volto per volto.
Ma voglio raccontarti anche gli animatori.
Uno per uno.
Nome per nome.
Volto per volto.
E poi della "saletta" che sembra un campo di battaglia, tutta barattoli, cartelloni, pennarelli e bottiglie di aranciata che si svuotano sempre troppo in fretta.
Non posso neanche dimenticare di parlarti di quel papà:
mi ha chiesto di dare un'occhiata speciale al suo bambino che sulla sedia a rotelle non vuole stare di un solo centimetro dietro agli altri.
E del don? Ti ricordi del don, che urla, salta, sposta sedie, corre come un matto e un attimo dopo prende in mano la Bibbia e ci parla di te con una tenerezza che ci fa venire la pelle d'oca?
Ricordati di tutti, Signore.
E domani ributtami nella mischia, come oggi, più di oggi.
La fatica è già passata.
La gioia di questi giorni, invece, resterà per sempre.
educatoreeducatorianimatoregruppo educatori
inviato da Roberta Crosato, inserito il 22/08/2012
PREGHIERA
Jean Galot, Amarti senza vederti
Tacere davanti a te, offrirti il mio silenzio
in omaggio d'amore.
Tacere davanti a te per poter dire l'inesprimibile
al di là delle parole.
Tacere per liberare il fondo del mio spirito,
l'essenza della mia anima
Tacere per lasciar battere il cuore più forte
nella tua intimità,
e per prendere il tempo di guardarti meglio,
più libero e più sereno.
Tacere per sognare di te, della tua presenza,
della tua grande bontà,
e per scoprirti nella tua realtà
più bello del mio sogno.
Tacere per lasciare che lo Spirito d'amore gridi in me
"Abba" al Padre,
e dirti "Signore" con la sua voce divina
dagli accenti ineffabili.
Tacere, lasciarti rivolgermi la tua parola
in tutta libertà,
sforzarmi di ascoltare il tuo linguaggio segreto
e di meditarlo.
Tacere e cercarti non più con le parole
ma con tutto il mio essere,
e trovarti veramente quale tu sei, Gesù,
nella tua divinità.
inviato da Mariolina De Benedetto, inserito il 09/04/2012
RACCONTO
Agenda Missionaria
Un giovane si presentò a un sacerdote e gli disse: "Cerco Dio".
Il reverendo gli propinò un sermone. Concluso il sermone, il giovane se ne andò triste in cerca del vescovo. "Cerco Dio".
Monsignore gli lesse una sua lettera pastorale. Terminata la lettura, il giovane, sempre più triste, si recò dal papa. "Cerco Dio".
Sua santità cominciò a riassumergli la sua ultima enciclica, ma il giovane scoppiò in singhiozzi.
"Perché piangi?", gli chiese il papa del tutto sconcertato. "Cerco Dio e mi offrono parole."
Quella notte il sacerdote, il vescovo e il papa fecero un medesimo sogno. Sognarono che morivano di sete e che qualcuno cercava di dar loro sollievo con un lungo discorso sull'acqua.
ricerca di Diopredicazioneconcretezzatestimonianza
inviato da Giuseppe Impastato S.I., inserito il 08/04/2012
PREGHIERA
Signore eccomi davanti a te! Sono nel tuo Natale...
Davanti alla tua capanna di luce lontana che illumina i miei passi insicuri.
Davanti ai tuoi pastori che mi ricordano la bellezza semplice della vita.
Davanti ai raggi della tua stella che filtrano negli occhi della mia anima e rincuorano il cammino.
Davanti ai tuoi angeli che, fratelli e sorelle, mi parlano di te.
Davanti a Maria, tua madre, che, come me, vive il sogno silenzioso del Dio vicino.
Davanti a Giuseppe, tuo padre nella fedeltà, che, come me, cerca risposte nel vangelo che non abbandona.
Davanti alle tue creature che, come me, vivono la fragilità dell'umanità.
Davanti alla tua storia che, fuori dal tempo, vive la storia del mio tempo.
Davanti alla tua luna splendente che, come me, vive la nostalgia della tua tenerezza.
Si Signore, sono davanti a te! Infreddolito, incredulo, ma meravigliato che mi cerchi ancora...
inviato da Luciano Ruocco, inserito il 09/12/2011
TESTO
Suor Veronica Monica Novizia, Voce di Padre Pio, n. 3, marzo 2006
L'anima di noi giovani è come un'anfora fragile, basta un colpo di una piccola pietra perché l'anfora si frantumi come un sogno interrotto. Ma è solo il passare del tempo e delle tempeste che dà consistenza all'anima. Dio fa sempre irruzione tra le macerie dei nostri castelli in rovina e ci fa assaporare la sua presenza, ci fa gustare e intravedere che per la nostra vita c'è un altro destino che coincide con il suo progetto e la sua chiamata di infinito amore e tenerezza.
vitacamminogiovanigiovinezzacrescitaprogetto di Dio
inserito il 15/01/2011
TESTO
16. La pace è il desiderio di ogni uomo
Ernesto Olivero, Il sogno di Dio, Città Nuova, 2006
La pace è il desiderio di ogni uomo. Pace è avere la serenità dentro,
è sapere che la propria famiglia può avere il necessario per ogni giorno.
Pace è vivere in armonia con Dio creatore e con gli uomini affratellati tra di loro.
Pace è non avere paura, è desiderare di vivere con pienezza, è non temere la morte.
Ma la pace non abita in questo nostro tempo,
come non ha mai abitato in mezzo a noi,
perché troppi uomini badano principalmente ai propri interessi.
Eppure l'uomo è per la pace, l'umanità va verso la pace,
la storia diventerà pace per tutti.
inviato da Laura Baravelli, inserito il 08/01/2011
TESTO
Dio sogna che tutti possano possedere e vivere senza che qualcuno sia nella privazione o altri sprechino. Dio sogna in grande e chiede di soccorrere, incontrare, aiutare e pregare per quelli che ti hanno fatto del male, ignorato o neppure preso in considerazione. Il sogno di Dio arriva a chiedere di perdonare quando si ha la certezza di essere nella ragione, di dare la propria vita anche per i nemici, perché, li stà il massimo dell'amore che uno può realizzare. Il sogno personale e intimo di Dio è stato nascondersi per nove mesi nel ventre di sua Madre e cercarsi un padre per far capire al mondo quanto sia brutta la solitudine, quanto sia triste rimanere orfani.
E' talmente grande il sogno di Dio, da non poter fare a meno di ognuno di noi: diversi, unici, irripetibili, e insostituibili. Il sogno di Dio è il bene dell'uomo, ovunque egli sia, viva, lavori, si batta e soffra sotto le bandiere più diverse. Dio sogna l'uomo libero, perché lui lo ha creato così. E' quello di un Padre, il sogno di Dio, che vuole incontrare ogni suo figlio ma, soprattutto gli smarriti, gli emarginati, gli abbandonati, gli ultimi.
Che ogni uomo possa vivere da uomo per sempre, questo è il sogno di Dio e tu solo puoi aiutarlo a realizzare questo sogno.
sognosognareultimipovertàcondivisionedisponibilitàapertura verso gli altriegoismoaltruismo
inviato da Forner Fortunato, inserito il 11/08/2010
RACCONTO
Martin Buber, Il cammino dell'uomo, Qiqajon
Ai giovani che venivano da lui per la prima volta, Rabbi Bunam era solito raccontare la storia di Rabbi Eisik, figlio di Rabbi Jekel di Cracovia. Dopo anni e anni di dura miseria, che però non avevano scosso la sua fiducia in Dio, questi ricevette in sogno l'ordine di andare a Praga per cercare un tesoro sotto il ponte che conduce al palazzo reale. Quando il sogno si ripetè per la terza volta, Eisik si mise in cammino e raggiunse a piedi Praga. Ma il ponte era sorvegliato giorno e notte dalle sentinelle ed egli non ebbe il coraggio di scavare nel luogo indicato. Tuttavia tornava al ponte tutte le mattine, girandovi attorno fino a sera. Alla fine il capitano delle guardie, che aveva notato il suo andirivieni, gli si avvicinò e gli chiese amichevolmente se avesse perso qualcosa o se aspettasse qualcuno. Eisik gli raccontò il sogno che lo aveva spinto fin li dal suo lontano paese. Il capitano scoppiò a ridere: "E tu, poveraccio, per dar retta a un sogno sei venuto fin qui a piedi? Ah, ah, ah! Stai fresco a fidarti dei sogni! Allora anch'io avrei dovuto mettermi in cammino per obbedire a un sogno e andare fino a Cracovia, in casa di un ebreo, un certo Eisik, figlio di Jekel, per cercare un tesoro sotto la stufa! Eisik, figlio di Jekel, ma scherzi? Mi vedo proprio a entrare e mettere a soqquadro tutte le case in una città in cui metà degli ebrei si chiamano Eisik e l'altra metà Jekel!". E rise nuovamente. Eisik lo salutò, tornò a casa sua e dissotterrò il tesoro con il quale costruì la sinagoga intitolata "Scuola di Reb Eisik, figlio di Reb Jekel". "Ricordati bene di questa storia - aggiungeva allora Rabbi Bunam - e cogli il messaggio che ti rivolge: c'è qualcosa che tu non puoi trovare in alcuna parte del mondo, eppure esiste un luogo in cui la puoi trovare".
tesororicchezzaricercascopertainterioritàricerca di senso
inviato da Luca, inserito il 26/06/2010
RACCONTO
Bruno Ferrero, Cerchi nell'Acqua, ElleDiCi
Un uomo sempre scontento di sé e degli altri continuava a brontolare con Dio perché diceva: "Ma chi l'ha detto che ognuno deve portare la sua croce? Possibile che non esista un mezzo per evitarla? Sono veramente stufo dei miei pesi quotidiani!" Il Buon Dio gli rispose con un sogno. Vide che la vita degli uomini sulla Terra era una sterminata processione. Ognuno camminava con la sua croce sulle spalle. Lentamente, ma inesorabilmente, un passo dopo l'altro. Anche lui era nell'interminabile corteo e avanzava a fatica con la sua croce personale. Dopo un po' si accorse che la sua croce era troppo lunga: per questo faceva fatica ad avanzare. "Sarebbe sufficiente accorciarla un po' e tribolerei molto meno", si disse, e con un taglio deciso accorciò la sua croce d'un bel pezzo. Quando ripartì si accorse che ora poteva camminare molto più speditamente e senza tanta fatica giunse a quella che sembrava la meta della processione. Era un burrone: una larga ferita nel terreno, oltre la quale però cominciava la "terra della felicità eterna". Era una visione incantevole quella che si vedeva dall'altra parte del burrone. Ma non c'erano ponti, né passerelle per attraversare. Eppure gli uomini passavano con facilità. Ognuno si toglieva la croce dalle spalle, l'appoggiava sui bordi del burrone e poi ci passava sopra. Le croci sembravano fatte su misura: congiungevano esattamente i due margini del precipizio. Passavano tutti, ma non lui: aveva accorciato la sua croce e ora era troppo corta e non arrivava dall'altra parte del baratro. Si mise a piangere e a disperarsi: "Ah, se l'avessi saputo...".
La croce è l'unica via di salvezza per gli uomini, l'unico ponte che conduce alla vita eterna.
inviato da Qumran2, inserito il 26/06/2010
TESTO
E' Natale.
Dio si fa bambino.
Il Signore realizza il suo sogno.
Egli viene
per te, per me, per tutti.
E' fragile, è debole, è piccolo.
Segno di contraddizione.
Egli viene, comunque.
Come incontrarlo?
Come riconoscerlo?
Come accoglierlo?
Lui è la grande speranza.
Lui è il fondamento
di ogni vera speranza,
regalo di Natale di Dio all'umanità.
Entra, Signore, nella mia storia
così nulla potrà mai
essere come prima.
inviato da Adolfo Rebecchini, inserito il 24/11/2009