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TESTO

1. Cristo è risorto

San Luigi Orione, Lettere, 51

Cristo è risorto!
Oh! risorga Cristo anche in noi:
viva in noi con la sua grazia,
e noi viviamo in lui e di lui,
ché fuori di lui
non c'è vita né consolazione che valga.

Cristo è risorto!
Ma è ancora in mezzo a noi, è sempre con noi,
per asciugare ogni lagrima,
e trasformare tutti i dolori in amore.

Cristo viene portando sul suo cuore la Chiesa,
e, nella sua mano, le lacrime e il sangue dei poveri:
la causa degli afflitti, degli oppressi, delle vedove,
degli orfani, degli umili, dei reietti.

E dietro a Cristo si aprono nuovi cieli:
è come l'aurora del trionfo di Dio.
Sono genti nuove, nuove conquiste,
è tutto un trionfo non più visto di grande,
di universale carità,
poiché l'ultimo a vincere è lui, Cristo,
e Cristo vince nella carità e nella misericordia.
L'avvenire appartiene a lui, a Cristo.

pasquarisortoresurrezione

inviato da Qumran2, inserito il 15/04/2017

TESTO

2. Non l'avremmo mai pensato questo tuo nome   1

Giuseppe Impastato S.I.

Quando abbiamo udito il tuo nome,
il nome con cui ti avremmo chiamato,
il nostro cuore ha sussultato.
Salvatore!
Salvatore? E' questo il tuo nome?
Non è il Santo, il Trascendente,
l'Eterno, l'Onnipotente il tuo nome?
Non sei il Giudice, il Sublime,
l'Ineffabile, il Forte, il Dio degli Eserciti?
Dio,
hai voluto che a te ci rivolgessimo
col nome di Salvatore
e lo hai preferito a Sapienza,
Scienza, Bellezza, Grandezza o a qualcuno
dei mille nomi che ti appartengono...
Salvatore!
Una grande aurora sorge nel buio
delle nostre tristi notti,
una speranza invade il nostro mondo.
Abbiamo esultato e pianto
quando abbiamo ricevuto e trasmesso
che tu, Dio grande e immenso,
sei non lassù, ma qui con noi,
il nostro Salvatore.
Allora, quando sudati, sfiniti, oppressi, schiantati, distrutti
ci guarderemo in viso, sorrideremo dicendo:
E' qui il nostro Salvatore!
Il nostro destino, il nostro futuro cambia
se Dio è il nostro Salvatore!

Natalesalvezzanomi di DioDio

5.0/5 (4 voti)

inviato da Giuseppe Impastato S.I., inserito il 08/11/2011

TESTO

3. Un pensiero di pace

Anna Marinelli

Io la Pace la penso così,
come una terra immensa,
senza frontiere,
senza confini:
una terra feconda
che produca frumento
per tutte le bocche,
una terra allietata
da chiari corsi d'acqua.

Io la pace la penso così,
come un abito azzurro;
azzurro come il manto della nostra Madre Maria,
azzurro come le speranze
di tutti i popoli oppressi,
azzurro come un cielo senza confini spaziali,
azzurro come lo sguardo della Natura
quando era immersa nel giardino dell'Eden,

Io la pace la penso così,
come un padre che ama, che guida, che corregge,
che raduna dalle varie lontananze
il suo gregge,
chiama per nome ogni figlio e ogni figlia,
perché la Chiesa è come una famiglia.

Io la Pace la penso così e voi?

pace

5.0/5 (1 voto)

inviato da Anna Marinelli, inserito il 08/12/2009

TESTO

4. La gabbia

Ivo Guadagnini

Quante volte ci siamo sentiti oppressi, rinchiusi, senza speranze, in una gabbia, costretti a vivere in luoghi che non ci appartengono, ma che fanno parte di noi; ed allora cerchiamo di fuggire dalla gabbia, con tutte le nostre forze ci avventiamo contro quelle sbarre, cercando di tagliarle, convinti che al di fuori di essa ci attendono i nostri sogni perduti, le nostre speranze svanite.

Ma la gabbia noi stessi l'abbiamo creata, con le nostre paure, insoddisfazioni, invidie e delusioni, senza sapere che al di fuori di essa ne esiste un'altra un po' più grande, senza sapere che l'autentica libertà è dentro di noi e la potremmo assaporare solo quando troveremo la chiave della gabbia, quel piccolo strumento fatto d'amore e di attimi di gioia, di risate e di pianti, di delusione, di umiltà e di ringraziamento verso quel qualcuno che ci ha creati liberi, dandoci la chiave e la gabbia, in cui noi stessi, da soli, ci siamo rinchiusi.

libertàlibertà interiorecoraggiofiduciaaperturachiusurapaura

inviato da Ivo Guadagnini, inserito il 05/12/2009

TESTO

5. E' Natale   4

Madre Teresa di Calcutta

E' Natale ogni volta che sorridi a un fratello e gli tieni la mano.
E' Natale ogni volta che rimani in silenzio per ascoltare l'altro.
E' Natale ogni volta che non accetti quei principi che relegano gli oppressi ai margini della società.
E' Natale ogni volta che speri con quelli che disperano.
E' Natale ogni volta che riconosci con umiltà i tuoi limiti e le tue debolezze.
E' Natale ogni volta che permetti al Signore di rinascere in te e poi lo doni agli altri.

Natalecondivisioneamore

5.0/5 (2 voti)

inserito il 08/06/2006

TESTO

6. Andiamo fino a Betlemme (versione breve)

Tonino Bello

Andiamo fino a Betlem, come i pastori. L'importante è muoversi. Per Gesù Cristo vale la pena lasciare tutto: ve lo assicuro. E se, invece di un Dio glorioso, ci imbattiamo nella fragilità di un bambino, con tutte le connotazioni della miseria, non ci venga il dubbio di aver sbagliato percorso.

Perché, da quella notte, le fasce della debolezza e la mangiatoia della povertà sono divenuti i simboli nuovi dell'onnipotenza di Dio. Anzi, da quel Natale, il volto spaurito degli oppressi, le membra dei sofferenti, la solitudine degli infelici, l'amarezza di tutti gli ultimi della terra, sono divenuti il luogo dove egli continua a vivere in clandestinità. A noi il compito di cercarlo. E saremo beati se sapremo riconoscere il tempo della sua visita.

Mettiamoci in cammino, senza paura. Il Natale di quest'anno ci farà trovare Gesù e, con lui, il bandolo della nostra esistenza redenta, la festa di vivere, il gusto dell'essenziale, il sapore delle cose semplici, la fontana della pace, la gioia del dialogo, il piacere della collaborazione, la voglia dell'impegno storico, lo stupore della vera libertà, la tenerezza della preghiera.

Allora, finalmente, non solo il cielo dei nostri presepi, ma anche quello della nostra anima sarà libero di smog, privo di segni di morte, e illuminato di stelle.

E dal nostro cuore, non più pietrificato dalle delusioni, strariperà la speranza.

Clicca qui per la versione completa.

nataleincarnazionericerca di Diosperanza

inviato da Giovanni Vacca, inserito il 19/06/2005

TESTO

7. Dalla parte degli ultimi

don Lorenzo Milani

Se voi però avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall'altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri.

multiculturalitàpovertàingiustizia

inviato da Gianmarco Marzocchini, inserito il 09/05/2002