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TESTO

1. Giuseppe, l'uomo del sì   2

Giuseppe Impastato S.I.

Sempre pronto alle chiamate,
urgenti, notturne, inattese...
Lui, l'uomo, sempre all'oscuro...
Solo ordini e perentori:
prendi, va, àlzati,
fuggi, torna.
.. senza perché.

Povero Giuseppe! I suoi piani
stravolti senza spiegazioni,
i suoi progetti sempre cambiati
e lui - Giuseppe - il fedele,
il giusto - a dire sempre sì,
ad accollarsi i pesi,
ad assumersi responsabilità...

Tutto è stabilito in alto
e lui deve accettare e agire.
Prendere con sé Maria,
senza badare ai fatti,
senza pensare ai dubbi,
senza dar retta alla gente.
A Gesù dare un nome,
la sicurezza di una casa,
protezione, educazione, un mestiere...

Lui, il falegname, conosce il prezzo
del Dio che scende tra noi uomini.
Lui, un anello che da lontano
porta a Cristo, alla salvezza.
Grazie, Giuseppe.

prontezzagiustoGiuseppesan giuseppedisponibilitàserviziol

5.0/5 (1 voto)

inviato da Giuseppe Impastato S.I., inserito il 20/02/2023

TESTO

2. Natale: cosa attendi?

Giuseppe Impastato S.I.

Tu forse non attendi più un Messia e un Salvatore.

Dillo pure: mi bastano le assicurazioni, la carta di credito, il libretto di assegni, le multi-proprietà, gli investimenti che rendono, le giuste conoscenze, le amicizie influenti...

Mi sta bene il Natale come fiaba, ricordi, festa per i bambini, regali, vacanze, ritrovarci con parenti.

Fratello, sorella, forse pure andrai in chiesa per Natale, ma se a Gesù che non ha e non dà nessuna sicurezza, e se non hai spalancato la tua vita al futuro di Dio, non celebrerai il vero Natale.

Se a Natale sai dire solo: "Auguri", "Buon Natale", "Buone feste", "Buona fine e buon principio", il Natale non è stupore, né dono divino, né cuore e occhi nuovi, né presenza inquietante, né luce dall'alto, né invito a novità di vita e gioia piena.

nataleattesaauguriavvento

inviato da Giuseppe Impastato S.I., inserito il 17/09/2022

ESPERIENZA

3. Esperienza del Discepolo

Giuseppe Impastato S.I.

Scorgere un uomo circondato da una folla
e tanti sguardi imploranti rivolti a lui,
inquadrare il Rabbì, percepire l'ineffabile,
avvertirne il fascino...
E poi avvicinarglisi,
coglierne il cenno che ti accoglie,
ascoltarlo, sempre più presi,
sino a sentirsi trafitti
e fremere di gioia,
scorgendosi poveri, inappagati...
E poi avvertire un fraterno abbraccio,
il tuo cuore sussultare,
e ritenere non più impellenti i tuoi impegni...
E quando Gesù lascia la folla
seguirlo, accettandone passo e ritmi,
senza perdere una parola del suo dire,
e capire che spalanca le tue porte chiuse
per donarti aria fresca e nuova...
E Lui continua ad agire, scava in te,
riportando alla luce quello che sei;
la Parola si fa specchio per te,
e rimani ammaliato dinanzi al riemergere
- ad ogni tocco, talora deciso, di bulino -
dell'immagine di te, antica e nuova...

E poi stare con lui, bearsi,
non riuscire a staccarsi,
non desiderare altro,
lucidamente ammaliati
da chi dolcemente ti prende,
ti porta dove il suo cuore pulsa d'amore.
E poi percepire altre voci, ora amiche,
e comprendere ora - sorpresi -
che solo il divino ci si addice,
che ci fa essere aperti al mondo,
totalmente vivi, pieni, nuovi....

ascoltotrasformazionediscepolatosequeladiscepoli

inviato da Giuseppe Impastato S.I., inserito il 17/09/2022

RACCONTO

4. Papà sotto il letto

Erma Bombek

Quando ero piccola un padre era per me come la luce nel frigorifero. Ogni casa ne aveva uno, ma nessuno sapeva realmente cosa facevano sia l'uno che l'altro, dopo che la porta era stata chiusa.

Mio padre usciva di casa ogni mattina e ogni sera, quando tornava, sembrava felice di rivederci. Lui solo era capace di aprire il vasetto dei sottaceti, quando gli altri non riuscivano. Era l'unico che non aveva paura di andare in cantina da solo. Si tagliava facendosi la barba, ma nessuno gli dava il bacino o si impressionava per questo. Quando pioveva, ovviamente era lui che andava a prendere la macchina e la portava davanti all'ingresso. Se qualcuno era ammalato, lui usciva a comperare le medicine. Metteva le trappole per i topi, potava le rose in modo che ci si potesse affacciare alla porta d'ingresso senza rischiare di pungersi. Quando mi regalarono la mia prima bicicletta, pedalò per chilometri accanto a me, finché non fui in grado di cavarmela da sola. Avevo paura di tutti gli altri padri, ma non del mio. Una volta gli preparai il tè. Era solo acqua zuccherata, ma lui era seduto su una seggiolina e lo sorbiva dicendo che era squisito.

Ogni volta che giocavo con le bambole, la bambola mamma aveva un sacco di cose da fare. Non sapevo invece che cosa far fare alla bambola papà, così gli facevo dire: "Bene, adesso esco e vado a lavorare", poi la buttavo sotto il letto.

Quando avevo nove anni, un mattino mio padre non si alzò per andare a lavorare. Andò all'ospedale e morì il giorno dopo. Allora andai in camera mia e cercai la bambola papà sotto il letto. La trovai, la spolverai e la posai sul mio letto.

Mio padre non fece mai nulla. Non immaginavo che la sua scomparsa mi avrebbe fatto tanto male.

Ancora oggi non so perché.

Una signora confidò: «E' qualche anno che è morto mio padre e ancora sento fortemente il rimorso di non avergli mai detto: Papà, ti voglio bene!»

padremadrefamigliapaternitàpapà

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 23/06/2020

TESTO

5. Ho visto un Uomo   3

Giulia Madonna, Fonte

Ho visto un Uomo
vestito di bianco
e stanco
sotto la pioggia battente
e il vento freddo
salire lento
verso l'altare
carico di dolore
di sofferenza
ma anche di speranza.

Ho visto un Uomo
anziano
zoppicante
fare le tante scale
con sulle sue spalle
tutto il dolore del mondo.

Ho visto un Uomo
concentrato
nel suo silenzio
fremente
nella sua preghiera
chiedere il perdono
di tutti i peccati
degli uomini
e la loro Salvezza.

Ho visto un Uomo,
uomo fra gli uomini,
innalzarsi
su tutti
e pregare
per tutti.

Ho visto un Uomo
dire
"nessuno si salva da solo"
perché
non siamo soli
se crediamo
in Dio
e nella sua Salvezza.

Ho visto un Uomo
che,
con tutti gli altri uomini del mondo,
si salverà
perché ha creduto
e crederà
per sempre.

papa francescofedepreghierasofferenzapandemiacoronovirus

5.0/5 (1 voto)

inviato da Qumran2, inserito il 03/04/2020

TESTO

6. Andate...   1

Giuseppe Impastato S.I.

Andate, N. e N.,
sia l'Amore a guidarvi.
Amandovi, sarete preziosi per questo nostro mondo
assetato di Assoluto e di senso,
e mostrerete che in voi oggi si è accesa una luce.
Andate e amatevi in pienezza, per la vita,
e seminerete simpatia e speranza.
Noi, qui presenti, parte di una Chiesa più grande,
ci stringiamo a voi e vi siamo grati
per il vostro gioioso “Sì” all'amore di Cristo Gesù,
e questo incoraggerà anche noi a dire
a Dio, alla vita, all'amore.
Andate e conservate intatti
I sentimenti che oggi vi animano.
Gesù vi accompagnerà con la sua forza
e con il suo coraggio di amare.

Andate insieme nella gioia, nella pace, incontro alla vita.

matrimoniocoppiasposifamiglia

3.0/5 (1 voto)

inviato da Giuseppe Impastato, inserito il 12/01/2020

TESTO

7. La pace è finita, andate a Messa   1

Tonino Bello, Affliggere i consolati

Il frutto dell'eucaristia dovrebbe essere la condivisione dei beni. I nostri comportamenti invece sono l'inversione di questa logica. Le nostre messe dovrebbero smascherare i nuovi volti dell'idolatria. Le nostre messe dovrebbero metterci in crisi ogni volta. Per cui per evitare le crisi bisognerebbe ridurle il più possibile. Non fosse altro che per questo. Dovrebbero smascherare le nostre ipocrisie e le ipocrisie del mondo. Dovrebbero far posto all'audacia evangelica. Non dovrebbero servire agli oppressori.

Bonhoeffer diceva che non può cantare il canto gregoriano colui che sa che un fratello ebreo viene ammazzato. Non si può cantare il canto gregoriano quando si sa che il mondo va così.

Tante volte anche noi, presi da una fede flaccida, svenevole, abbiamo fatto dell'eucaristia un momento di compiacimenti estenuanti, che hanno snervato proprio la forza d'urto dell'eucaristia e ci hanno impedito di udire il grido dei Lazzari che stanno fuori la porta del nostro banchetto.

Se dall'eucaristia non parte una forza prorompente che cambia il mondo, che dà la voglia dell'inedito, allora sono eucaristie che non dicono niente.

Se dall'eucaristia non si scatena una forza prorompente che cambia il mondo, capace di dare a noi credenti l'audacia dello Spirito Santo, la voglia di scoprire l'inedito che c'è ancora nella nostra realtà umana, è inutile celebrare l'eucaristia. Questo è l'inedito nostro: la piazza. Lì ci dovrebbe sbattere il Signore, con una audacia nuova, con un coraggio nuovo. Ci dovrebbe portare là dove la gente soffre oggi. La Messa ci dovrebbe scaraventare fuori.

Anziché dire la messa è finita, andate in pace, dovremmo poter dire la pace è finita, andate a messa. Ché se vai a Messa finisce la tua pace.

eucaristiamessasolidarietàcambiamento

inviato da Eleonora Polo, inserito il 27/06/2019

8. Natale: un nuovo inizio è sempre possibile   1

don Giovanni Benvenuto

Perché il Natale affascina tutti? Forse per la presenza di un bambino.
E forse perché quel Bambino ci dice che Dio ci è vicino, il che è già tanto.
A me il Natale piace perché mi fa pensare che è sempre possibile un nuovo inizio. Ne abbiamo così bisogno tutti quanti, di sapere che è possibile ricominciare.

Quando ci sembra che i nostri giorni siano tutti uguali. Quando ci manca quel qualcosa di speciale che ci fa alzare al mattino e ci fa battere il cuore, e ci dà lo stimolo per spegnere la sveglia e alzarci in piedi senza perdere inutilmente altro tempo.
O magari quando i giorni sono tutti diversi gli uni dagli altri, e allora ci pare che non ci sia nulla che li accomuni, perché la nostra vita non ha una direzione precisa. Perché senza una meta, anche il viaggio nei posti più diversi ci sembra senza significato.
In quei giorni il Natale ci ricorda che ogni giorno è un dono da accogliere e vivere.

Quando gli amici ci sembrano lontani e ci sentiamo piccoli, invisibili, e ci sentiamo come se non fossimo stati invitati a quella festa in cui tutti sembrano divertirsi ed essere al proprio posto.
Quando abbiamo sbagliato a dire quella cosa che ci pare abbia rovinato quel rapporto. Quando ci sentiamo soli, anche in mezzo ad una folla.
In quei giorni il Natale ci ricorda che ci basta il sorriso di un bambino per ritrovare il nostro posto nel mondo, e ricominciare.

Forse Gesù è nato per questo. Per dirmi che ogni giorno può essere un nuovo inizio, se Lui è con me.
Che ogni giorno può essere l'inizio di qualcosa di nuovo, dentro di me, se c'è Lui a lottare accanto a me.
Rinasci Gesù, dentro di me. Fa' rinascere anche me.
A Natale e ogni singolo giorno.



nataleattesainizioricominciaresperanzarinascita

5.0/5 (2 voti)

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 29/12/2018

TESTO

9. Natale non è Babbo Natale?   1

Giuseppe Impastato S.I.

Non è un telegramma di auguri (Buon Natale e Buone Feste).
Non è una dichiarazione che siamo perdonati (vabbè, scurdàmuci o passato e arrivederci a tutti in paradiso).
Natale non è una promessa elettorale che ci sarà un condono tombale per tutti (tranquilli, non preoccupatevi più) e che tutti i guai che abbiamo combinati sono con un solo tocco magicamente scomparsi (pim pum pam, tutto a posto).
Natale non è una vaporosa o fantasmagorica apparizione in un sogno dove tutto il mondo (abracadabra) è divenuto meraviglioso.
Natale non è una visita di cortesia o di obbligo (toccata e fuga e chi s'è visto s'è visto).

Natale è una presenza,
una presenza povera per distruggere il fascino della ricchezza,
una presenza inerme per distruggere il mito della potenza,
una presenza mite per svilire la tentazione della prepotenza.
una presenza costante, definitiva, di un Dio che amerà senza pretese, senza ripensamenti e senza rimpianti.

Natale è una incarnazione, cioè: il Figlio di Dio è venuto tra noi,
e ormai è uno di noi, uno come tutti gli altri,
che abita come noi in questo sporco fastidioso mondo,
che viene per noi,
per essere cammino di luce e indicarci una via,
per essere energia e forza per cambiare il mondo,
per essere vittoria su ciò che è morte e donare amore.

Nessuno può dirgli: ma tu chi sei? che ci fai qui?
Che ci vieni a raccontare? che ne sai dei nostri guai?
che cosa rappresenti per noi? chi ti ha chiesto di venire?

Avevamo un progetto e un sogno: essere come Dio.
Ma non siamo riusciti a realizzarli.
Ora con Lui progetto e sogno sono realizzabili.

Ma Dio ora realizza il suo progetto e il suo sogno: diventare Uomo!
Ma se ha scelto la nostra vita, vuol dire che è bella!
Coraggio! La vera rivoluzione è iniziata; scegliamo Gesù!

NataleDio con noipresenzaincarnazione

inviato da Giuseppe Impastato S.I., inserito il 29/12/2018

PREGHIERA

10. Vieni a colmare la nostra attesa

Luigi Pozzoli, E' bello per noi restare qui. Una comunità prega i Vangeli festivi

Signore Gesù,
tra non molti giorni
celebreremo il Natale.
Sapremo trovare le parole più toccanti
per dire a tutti la nostra gioia
nell'accogliere la tua presenza
che abbiamo atteso e invocato
con il senso della nostra mendicante povertà?
Abbiamo bisogno di parole molto semplici,
di parole umili
che però vengano dal cuore.
Abbiamo bisogno, come Giovanni,
di non vantare alcun merito,
ma di sentirci, semplicemente,
voce della tua Parola,
piccolo riflesso della tua grande luce,
lampada che arde e risplende,
sia pure in misura molto modesta,
per le persone che abbiamo accanto,
per i nostri familiari,
per i nostri amici
e per tanti fratelli e sorelle
che sono in cerca di una luce
per il loro cammino e il loro futuro.
La tua gioia sia il sapore della nostra fede,
la tua Parola sia l'orizzonte del nostro esistere,
la tua luce sia il conforto della nostra speranza.
Signore Gesù,
vieni a colmare la nostra attesa
con la certezza
che tu sei sempre accanto a noi,
anche quando i nostri occhi velati
non sanno scorgere le tracce
della tua meravigliosa, divina presenza.
Amen.

nataleattesapresenza

inviato da Cesarina Volontè, inserito il 29/12/2018

RACCONTO

11. Finalmente sarò felice   3

Questa è la storia di un uomo che quando era ragazzo e andava a scuola continuava a dire: «Ah! quando lascerò la scuola e comincerò a lavorare, allora sarò felice».
Lasciò la scuola, cominciò a lavorare e diceva: «Ah! quando mi sposerò, sarà la felicità!».
Si sposò, e in capo a pochi mesi constatò che la sua vita mancava di varietà, e allora disse: «Ah, come sarà bello quando avremo dei bambini!».
Vennero i bambini, ed era un'esperienza affascinante, ma piangevano tanto, anche alle due di notte, e il giovane sospirava: «Crescano in fretta!».
E i figli crebbero, non piangevano più alle due di notte, ma facevano una stupidaggine dopo l'altra e cominciarono i veri problemi. E allora l'uomo sognò il momento in cui sarebbe stato di nuovo solo con sua moglie: «Staremo così tranquilli!».
Adesso è vecchio, e ricorda con nostalgia il passato: «Era così bello!».

Un tizio domandò al mio amico Jaime Cohen: «Secondo te, qual è la cosa più divertente degli esseri umani?»

Cohen rispose: «Il fatto che siano sempre contraddittori: hanno fretta di crescere e poi sospirano per l'infanzia perduta. Sacrificano la salute per ottenere il denaro, e poi spendono i soldi per avere la salute. Pensano in modo talmente impaziente al futuro che trascurano il presente e così non si godono né il presente né il futuro. Vivono come se non dovessero morire mai, e muoiono come se non avessero mai vissuto.»

​(P. Coelho, Sono come il fiume che scorre, Ed. Bompiani, 2006, p. 194)

gratitudinevitatempovalore del tempopassatopresentefuturoaspettative

4.5/5 (2 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 31/05/2018

TESTO

12. Dieci ladri della tua energia   2

Dalai Lama

1. Lascia andare le persone che solo condividono lamentele, problemi, storie disastrose, paura e giudizio sugli altri. Se qualcuno cerca un cestino per buttare la sua immondizia, fa sì che non sia la tua mente.

2. Paga i tuoi debiti in tempo. Nel contempo fai pagare a chi ti deve o scegli di lasciarlo andare, se ormai non lo può fare.

3. Mantieni le tue promesse. Se non l'hai fatto, domandati perché fai fatica. Hai sempre il diritto di cambiare opinione, scusarti, compensare, rinegoziare e offrire un'alternativa ad una promessa non mantenuta; ma non farlo diventare un'abitudine. Il modo più semplice di evitare di non fare una cosa che prometti di fare e dire NO subito.

4. Elimina nel possibile e delega i compiti che preferisci non fare e dedica il tuo tempo a fare quelli che ti piacciono.

5. Permettiti di riposare quando ti serve e dati il permesso di agire se hai un'occasione buona.

6. Butta, raccogli e organizza, niente ti prende più energia di uno spazio disordinato e pieno di cose del passato che ormai non ti servono più.

7. Dà priorità alla tua salute, senza il macchinario del tuo corpo lavorando al massimo, non puoi fare molto. Fai delle pause.

8. Affronta le situazioni tossiche che stai tollerando, da riscattare un amico o un famigliare, fino a tollerare azioni negative di un compagno o un gruppo; prendi l'azione necessaria.

9. Accetta. Non per rassegnazione, ma niente ti fa perdere più energia di litigare con una situazione che non puoi cambiare.

10. Perdona, lascia andare una situazione che è causa di dolore, puoi sempre scegliere di lasciare il dolore del ricordo.

serenitàcrescita personaleaccettazioneperdonosalutelibertà

3.0/5 (2 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 19/02/2018

TESTO

13. Vi auguro di essere eretici   3

don Luigi Ciotti, Congresso nazionale di Slow Food 2014

Vi auguro di essere eretici.
Eresia viene dal greco e vuol dire scelta.
Eretico è la persona che sceglie e, in questo senso è colui che più della verità ama la ricerca della verità.
E allora io ve lo auguro di cuore questo coraggio dell'eresia.
Vi auguro l'eresia dei fatti prima che delle parole, l'eresia che sta nell'etica prima che nei discorsi.
Vi auguro l'eresia della coerenza, del coraggio, della gratuità, della responsabilità e dell'impegno.
Oggi è eretico chi mette la propria libertà al servizio degli altri.
Chi impegna la propria libertà per chi ancora libero non è.
Eretico è chi non si accontenta dei saperi di seconda mano, chi studia, chi approfondisce, chi si mette in gioco in quello che fa.
Eretico è chi si ribella al sonno delle coscienze, chi non si rassegna alle ingiustizie.
Chi non pensa che la povertà sia una fatalità.
Eretico è chi non cede alla tentazione del cinismo e dell'indifferenza.
Chi crede che solo nel noi, l'io possa trovare una realizzazione.
Eretico è chi ha il coraggio di avere più coraggio.

testimonianzacoraggioimpegnoresponsabilitàingiustiziacoerenzagiustizia

inviato da Qumran2, inserito il 21/08/2017

TESTO

14. Essere generosi è mollare la presa

Piero Ferrucci, La forza della gentilezza, Oscar Mondadori 2005

Essere generosi vuol dire vincere l'antica ansia di perdere ciò che possediamo. Vuol dire ridisegnare i nostri confini. Per la persona generosa i confini sono permeabili. Ciò che è tuo - la tua sofferenza, i tuoi problemi - è anche mio: questa è la compassione. Ciò che è mio - i miei possessi, le mie abilità e conoscenze, le mie risorse, il mio tempo, la mia energia - è anche tuo. Questa è la generosità.

Con la vittoria sui livelli antichi dell'inconscio e una ridefinizione dei confini, la generosità provoca in noi una trasformazione profonda. Inutile negarlo: spesso anche la persona più rilassata e gioviale nell'intimo è aggrappata ai suoi averi con tutte le sue forze. Questi muscoli emotivi sono sempre tesi. Ciò che abbiamo, o che crediamo di avere, ce lo teniamo stretto: una persona, una posizione sociale, un oggetto, la nostra sicurezza. E in questo trattenere c'è paura. Siamo come quei bambini, descritti da una parabola buddhista, che su una spiaggia hanno costruito i loro castelli di sabbia. Ognuno ha il suo castello. Ognuno ha il suo territorio. Tutti si sentono importanti: «È mio!», «È mio!». Magari si azzuffano, fanno la guerra. Poi cala la sera, i bambini ritornano alle loro case. Dimenticano i castelli di sabbia e vanno a dormire. Intanto l'alta marea cancella tutto. I nostri monumenti più preziosi sono castelli di sabbia. Vogliamo prenderci veramente così sul serio? La generosità molla la presa, è molto più rilassata.

generositàattaccamentolibertàavariziaschiavitù

inviato da Qumran2, inserito il 21/08/2017

RACCONTO

15. La corda della dignità   4

Don Luca Murdaca, https://ilbuongiorno.wordpress.com

C'era un bambino che tutti i giorni chiedeva un pezzo di pane al nonno, poi lo metteva in tasca e si inoltrava nella foresta per poi riapparire dopo una decina di minuti. Dopo un paio di settimane il nonno incuriosito segue il nipotino e lo vede fermarsi in un pozzo abbandonato, tirato fuori il pezzo di pane lo getta nel pozzo, rassicurando: «Torno domani non piangere». Il nonno si avvicina e vede in fondo al pozzo un bambino di un'altra tribù che piangendo continuava a dire nel suo dialetto: «Aiuto, ti prego, salvami». Allora il nonno si rivolge al nipotino dicendo: «Che bravo nipotino che ho, che si prende cura di un bambino affamato, ma se conoscessi il suo dialetto, sapresti che lui ogni giorno ti diceva: "Grazie fratellino per il pane, ma la prossima volta, ti prego, porta una corda per tirarmi su!"».

Alcune volte il pane che doniamo ai poveri non è sufficiente, alcune volte i poveri hanno bisogno di una corda, per tirarsi fuori da quel pozzo di povertà che li rende così tristi.
Ti prego Signore, illumina coloro che hanno la possibilità di fabbricare quelle corde per poter sollevare tanti fratelli caduti nel pozzo poco dignitoso della povertà.

povertàresponsabilitàamiciziaaiutosolidarietà

inviato da Don Luca Murdaca, inserito il 08/05/2017

TESTO

16. Io non prego perché Dio intervenga   1

David Maria Turoldo, Intervista a Roberto Vinco, Il Gazzettino, 1° novembre 1991

Io non prego perché Dio intervenga. Chiedo la forza di capire, di accettare, di sperare. Io prego perché Dio mi dia la forza di sopportare il dolore e di far fronte anche alla morte con la stessa forza di Cristo.

Io non prego perché cambi Dio, io prego per caricarmi di Dio e possibilmente cambiare io stesso, cioè noi, tutti insieme, le cose. Infatti se, diversamente, Dio dovesse intervenire, perché dovrebbe intervenire solo per me, guarire solo me, e non guarire il bambino handicappato, il fratello che magari è in uno stato di sofferenza e di disperazione peggiore del mio?

Perché Dio dovrebbe fare queste preferenze? Perché dire: Dio mi ha voluto bene, il cancro non ha colpito me ma il mio vicino! E allora: era un Dio che non voleva bene al mio vicino? E se Dio intervenisse per tutti e sempre, non sarebbe un por fine al libero gioco delle forze e dell'ordine della creazione?

Per questo per me Dio non è mai colpevole. Egli non può e non deve intervenire. Diversamente, se potendo non intervenisse, sarebbe un Dio che si diverte davanti a troppe sofferenze incredibili e inammissibili.

Ecco perché, come dicevo prima, il dramma della malattia, della sofferenza e della morte è anche il dramma di Dio.

accettazionedoloremalattiasofferenzamorte

inviato da Qumran2, inserito il 20/02/2017

RACCONTO

17. Le due candele   3

Don Luca Murdaca, ilbuongiorno.wordpress.com

In una piccola chiesetta di montagna, vi era ai piedi di una splendida croce un cesto pieno di candele, pronte per essere accese e così illuminare il volto di Gesù.
Quella mattina, una delle candele iniziò a dire alla sua vicina: «Non vedo l'ora che qualcuno mi prenda e mi accenda per illuminare il volto del mio Signore». L'altra invece preoccupata rispose: «No, io non voglio morire così presto... voglio vivere ancora...». Entra in chiesa una bambina con la sua nonna e prende proprio la candela che non vedeva l'ora di essere accesa, l'altra invece non appena vedeva avvicinarsi qualcuno, scivolava in fondo al cesto per non farsi prendere. A fine giornata la prima candela si era ormai consumata, ma per molte ore aveva fatto luce al volto di Gesù.
Il sacrestano ritirò il cesto con le candele avanzate in sacrestia, ma distrattamente le lasciò sul termosifone. Il mattino le ritrovò tutte sciolte e ormai inutilizzabili.

Vi sono persone che hanno speso la loro vita per illuminare le tenebre del mondo, altre invece che non hanno mai fatto luce e si sono sciolte nelle proprie paure e insicurezze.
Tu che candela vuoi essere?

vocazionesceltaresponsabilitàimpegnosacrificiotestimonianzaluce

4.5/5 (2 voti)

inviato da Luca Murdaca, inserito il 28/12/2016

TESTO

18. E' facile dire Natale

Giuseppe Impastato S.I.

Come dire "Natale" alle giovani braccia alzate
per fermare i carri armati? Che orrore: no! No!
non si sono arrestati quei carri... e fu stritolato
lo sterminato grido di popolo oppresso,
e tanto sangue innocente bagnò la grande piazza
sotto gli occhi muti e increduli del mondo!

Come dire ‘Natale' ad Auschwitz, Dachau, Nagasaki,
alle Fosse Ardeatine e di Katyn, a Piazza Fontana,
al mare di Lampedusa e ai cieli di Ustica? Che orrore,
mio Dio: non tacciono i fucili dei plotoni di esecuzione,
sono accesi i forni crematori, bruciano le Torri Gemelle...
e stadi e carceri sono affollati di nemici del potere!

Come dire ‘Natale' a Tobagi, Bachelet, Dalla Chiesa,
Anna Frank, Martin Luther King, Falcone, Pino Puglisi?
Che orrore, mio Dio! Non si sono inceppate le P38,
si ode il crepitio dei kalashnikov, si propagano le nubi
di Cernobyl, scoppiano le mine antiuomo, crollano
gli ospedali di Siria, il ponte di Mostar... Sangue, sangue.

Come dire ‘Natale' all'immenso coro di dolore,
che si innalza da ghetti, campi di sterminio, al pianto
di neonati buttati tra i rifiuti, di uccisi nelle strade,
agli occhi lucidi di vecchi soli buttati lontano dalla vita...
Cosa dire agli inebetiti dalle droghe e dall'alcool,
dagli istupiditi dal gioco, ad abusati e violentate?

Mescolate col sangue scorrono sangue e bestemmie.
Caino è sempre tra noi, su Abele si dirigono le belve umane,
a Betlem si levano urla di madri, Susanna è condannata a morte.
Su melma e su fango, tra lacrime grida e spari
si spande un biancore puro di luce: sei tu, Gesù. Per tutti
è Natale di attenzione, vicinanza, pace, gioia, speranza.

nataledolorepaceguerra

inviato da Giuseppe Impastato S.I., inserito il 28/12/2016

PREGHIERA

19. Guarda quanto ti amo

Padre Antonio Merico

Ciascuno di noi crede in te, Signore Gesù,
perché, prima di noi hanno creduto i tuoi discepoli che,
per bocca di Pietro,
ti professarono come il Cristo, il Figlio del Dio Vivente.

Il cammino del discepolato non è semplice,
tuttavia è la strada maestra per seguirti,
senza giudicare il tuo disegno e le tue scelte
sulla nostra vita e sul modo di agire nel mondo.

L'invito alla tua sequela
comporta il rinnegare noi stessi,
l'accogliere le difficoltà di ogni giorno,
il seguirti sulla via che conduce a te.

E' difficile, talvolta, Signore Gesù,
accettare tutto ciò che ci chiedi,
perché i nostri dubbi, le nostre fragilità
ci impediscono di seguirti sulla via della perfezione.

La sequela, non per logica umana e di potere,
ma per amore e donazione a te Signore Gesù,
ci offre la possibilità di aprirci all'amore che salva
e di sentirci dire: "guarda quanto ti amo".

discepolatosequelaessere cristiani

inviato da Titti Scianaro, inserito il 05/09/2016

PREGHIERA

20. Osiamo dire "Padre"   2

Alssandro Pronzato

Osiamo dire "Padre", anche se... ci deludi, se le cose vanno male e tu non intervieni. Anche se il male ci colpisce a tradimento e tu non fai nulla per impedirlo. Ci ostiniamo a invocarti come "Padre" anche se gridiamo e tu non rispondi, ci perdiamo e tu non ci lanci un segnale, anche se abbiamo bisogno di un abbraccio e tu ti neghi.

Continuiamo a chiamarti "Padre" anche se molti di noi sperimentano la tua assenza, anche se le nostre domande rimangono senza risposta. Abbiamo esaurito tutte le parole per dire la nostra fame, la sete, la disperazione, la paura, la solitudine. Ci resta quell'unica parola da spendere: "Padre" e tuttavia ci sembra che quella parola non funzioni più, sia come una moneta fuori corso, una chiave fuori uso.

O forse, non basta dire "Padre", ma bisogna dirlo nel modo appropriato. Probabilmente non abbiamo esaurito tutte le parole. Ne conserviamo altre nel nostro vocabolario di figli diventati troppo sapienti. E tu aspetti che ce ne liberiamo. Che disimpariamo a parlare da adulti, e ritroviamo il balbettio del bambino che a stento riesce a farfugliare un'unica parola.

Tu aspetti pazientemente che tiriamo fuori dal cuore quell'unica parola-balbettamento per dire la nostra fede: "Abbà..."

Allora sapremo semplicemente che ci sei. Che quella parola unica ha avuto il potere, non di attirare la tua attenzione, ma di ferirti. La scoperta fondamentale non è quella della potenza del padre, ma della sua debolezza, della sua vulnerabilità. Tutto certo resterà come prima. Problemi, fastidi, interrogativi, incidenti, incomprensioni, delusioni, macigni che non si spostano...ma se ne sarà andata la paura.

Sì. Tu sei un Padre che non si stanca di aspettare che i figli crescano fino a diventare piccoli. Si decidano a imparare tutto ciò che bisogna imparare fino ad arrivare a sapere una parola sola.

Dio Padrepaternitàrapporto con Diofiduciadisperazionefedesperanzaabbandono

inviato da Qumran2, inserito il 05/09/2016

PREGHIERA

21. Porte strettissime

don Valentino Porcile

Questa sera portiamo a te, Gesù, e deponiamo nelle tue mani, uno per uno, coloro per i quali la vita è una porta strettissima.
Chi è povero. Chi soffre. Chi non sta bene. Chi semplicemente sente il bisogno di respirare un po'.
Scusami, sai, ma per certe porte ti devi un po' sforzare tu, Signore. Ad allargarle, a renderle meno strette. A renderle più umane.
Tu come uomo sai cosa vuol dire. Tu come Dio sai cogliere il punto in cui dobbiamo sforzarci e il punto in cui non riusciamo e ci vuoi tu.
Tu, buon Dio, aiuti chi ha bisogno di te. Lo hai promesso. In tanti vogliono vederti all'opera e sentirti accanto. Siamo certissimi che tu, almeno tu, le promesse le mantieni.
Noi a te ci affidiamo, di te ci fidiamo.

povertàsofferenzafiduciafede

inserito il 25/08/2016

TESTO

22. Sentire il Natale - Auguri di Natale

Diego Goso

Mi dispiace se non lo sentite il Natale, quest'anno. Io lo sento.

Lo sento perché sono stato un po' di tempo vicino al Presepe e mi sono ricordato che è bello, che è vero, che puro.

Forse alcuni non lo sentono perché non sentono più Cristo nella loro vita: e quindi cosa puoi voler festeggiare a Natale, l'amicizia degli uomini? Suvvia...

Mi dispiace se non lo sentite il Natale, quest'anno. Io lo sento.

Lo sento perché amo la vita, amo chi ha deciso di camminare con me. Amo chi in questa vita ci è entrato gattonando. Amo chi ci è entrato da pochissimo e non gattona ancora. Amo perché ho delle persone vere intorno. Che mi sopportano, mi aiutano, mi capiscono anche quando mi rendo incomprensibile. Amo la vita perché è una vita passata con loro.

Mi dispiace se non lo sentite il Natale, quest'anno. Io lo sento.

Anche nella gioia superficiale dei regali. Che ho preparato con attenzione pensando a quanta più gente potessi. E alla fine mi sono voltato a guardare il mucchio che è già in distribuzione e si sta rimpicciolendo: sono riuscito a trovare qualcosa per dire con un gesto che ti voglio bene. Lo so che non è essenziale, ma i malati dell'essenziale io proprio non li sopporto: l'hamburger è buono con le patatine di contorno, così ci capiamo tutti.

Mi dispiace se non lo sentite il Natale quest'anno. Io lo sento.

Perché sono fortunato ad ascoltare le confessioni dei miei parrocchiani: e sono commosso nel vedere che c'è tanto di grande in questo mondo, anche dietro il passeggiare incerto di una anziana signora che pensa di valere poco mentre è un gigante di umanità. Proprio come il Bambinello del Presepe: sembra nulla, eppure è Tutto.

Mi dispiace se non lo sentite il Natale quest'anno. Io lo sento. E se aprite il cuore siete ancora in tempo anche voi.

nataleauguri

inviato da Qumran2, inserito il 25/08/2016

RACCONTO

23. Dio è come lo zucchero   7

Mancavano cinque minuti alle 16. Trenta bambini, tutti della quinta elementare, quel pomeriggio, erano eccezionalmente irrequieti, agitati, emozionati, chiassosi, rumorosi. Alle ore 16 in punto arrivò la maestra per iniziare l'esame scritto di catechismo: i promossi sarebbero stati ammessi alla prima comunione, esattamente una settimana dopo. Immediatamente un silenzio generale piombó nella sala dove erano seduti i bambini in attesa delle domande.

Prima domanda: "Chi mi sa dire con parole sue chi è Dio?", cominciò a dettare la maestra.
Seconda domanda: "Come fate a sapere che Dio esiste, se nessuno l'ha mai visto?".

Dopo venti minuti, tutti avevano consegnate le risposte. La maestra lesse ad una ad una le prime ventinove; erano piú o meno ripetizione di parole dette e ascoltate molte volte: "Dio è nostro Padre, ha fatto la terra, il mare e tutto ciò che esiste" Le risposte erano esatte, per cui si erano guadagnati la promozione alla Prima Comunione.

Poi chiamò Ernestino, un piccolo vispo bambino biondo, lo fece avvicinare al suo tavolo e gli consegnò il suo foglietto, dicendogli di leggerlo ad alta voce davanti a tutti i suoi compagni. Ernestino, temendo una pesante umiliazione davanti a tutta la classe, con la conseguente bocciatura, cominciò a piangere. La maestra lo rassicurò e lo incoraggiò. Singhiozzando Ernestino lesse:

"Dio è come lo zucchero che la mamma ogni mattina scioglie nel latte per prepararmi la colazione. Io non vedo lo zucchero nella tazza, ma se la mamma non lo mette, ne sento subito la mancanza. Ecco, Dio è così, anche se non lo vediamo. Se lui non c'è la nostra vita è amara, è senza gusto".

Un applauso forte riempì l'aula e la maestra ringraziò Ernestino per la risposta così originale, semplice e vera. Poi completò: "Vedete bambini, ciò che ci fa saggi non è il sapere molte cose, ma l'essere convinti che Dio fa parte della nostra vita".

Se la nostra vita è amara, forse è perché manca lo zucchero...

rapporto con Diopreghierainterioritàfede

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inviato da Qumran2, inserito il 08/02/2016

PREGHIERA

24. Quando avrò conosciuto Dio   2

Aminah de Angelis Corsini, Solo perché mi ami, Assisi, Tipografia Metastasio

Quando avrò conosciuto
cosa c'è dietro la siepe
quando avrò saputo
la storia delle stelle,
non sarà perché
ho studiato tanto,
ma vorrà dire che tu o Dio
avrai aperto la tua mano
per sollevarmi
oltre la siepe oltre le stelle.
Oggi io so una cosa soltanto:
che nella sconfinata
sabbia del mare
un granello sono io
e tu riesci a vedermi
e a saper di me
tutto quello che io non so.

ricerca di Dio

5.0/5 (2 voti)

inviato da Natale Berbenni, inserito il 07/02/2016

TESTO

25. Dio ci vuole leggeri come i bambini

Luigi Pozzoli, Elogio della piccolezza, Edizioni Paoline, Milano 2002

Dio non vuole gente che abbia delle virtù, ma fanciulli che egli possa prendere come si solleva un bambino, in un momento, perché è leggero e ha grandi occhi; non è una santità a basso prezzo, ma una «piccola via», per collegare la santità allo spirito d'infanzia evangelico, che è spirito di semplicità, di fiducia, di abbandono incondizionato alle iniziative di Dio. C'è un complotto dei «grandi» contro l'infanzia forse? Basta leggere il vangelo per rendersene conto. Leggeri, come quella lunga schiera di piccoli che attraversano la storia senza che la storia parli di essi: sono uomini e donne che hanno nel cuore le parole della leggerezza, che sono capaci di solitudine e silenzio, che sono guariti da ogni smania di apparire e da ogni pretesa di sapere. Ancora la domanda: perché Dio si è convertito al fascino della piccolezza? Perché la piccolezza è libertà. Chi è evangelicamente piccolo, non solo è leggero, ma anche libero. È il bambino che può dire tutto quello che vuole, non l'adulto. Potremmo dire: i bambini sono «pericolosi» perché non hanno il buon senso di tenersi per sé la verità. Allo stesso modo i piccoli del vangelo sono le persone più libere. E si potrebbe facilmente dimostrare che le persone grandi e «pesanti», attaccate al potere e alle cose, non sono libere. Nessuno è più libero di Gesù, perché nessuno è più povero di lui. È povero di beni, è povero di legami familiari, è povero di successi umani. Per questo, non avendo nulla da difendere è libero anche di fronte alla morte.

piccolezzalibertàsantitàsemplicitàbambiniinfanziapovertàricchezza

5.0/5 (1 voto)

inviato da Padre Franco Naldi Ofm, inserito il 06/02/2016

TESTO

26. Giuseppe, uomo semplice, uomo santo   1

P. Luciano Lazzeri, Atma-o-jibon.org

Giuseppe è nominato solo una volta dopo i Vangeli dell'infanzia, quando la gente parlò di Gesù come del figlio del falegname. Come a dire: suo padre è solo un falegname. Giuseppe non è un martire che ha versato il sangue a causa di Gesù, ma è il santo che ha attraversato la lotta della fede, dal momento dell'annuncio dell'angelo alla sua scomparsa dalla scena. La fede è resistenza al silenzio di Dio, fiducia in lui al di là di ogni evidenza dei sensi, quando le apparenze la contraddicono, o perfino si sforzano di distruggerla. Questo, credo costituisca la grandezza di Giuseppe. Questo credo sia il cammino di ogni credente che procede fianco a fianco di quei fratelli e sorelle che Dio premia con la palma dei martirio.

fedefiducia in Dioaffidamentosan Giuseppesantitàsemplicità

5.0/5 (1 voto)

inviato da Qumran2, inserito il 06/02/2016

RACCONTO

27. La storia del re folle   1

Paolo Coelho, Efficacemente.com

Un potente stregone, con l'intento di distruggere un regno, versò una pozione magica nel pozzo dove bevevano tutti i sudditi. Chiunque avesse toccato quell'acqua, sarebbe diventato matto.

Il mattino seguente l'intera popolazione andò al pozzo per bere. Tutti impazzirono, tranne il re, che possedeva un pozzo privato per sé e per la famiglia, al quale lo stregone non era riuscito ad arrivare. Preoccupato, il sovrano tentò di esercitare la propria autorità sulla popolazione, promulgando una serie di leggi per la sicurezza e la salute pubblica. I poliziotti e gli ispettori, che avevano bevuto l'acqua avvelenata, trovarono assurde le decisioni reali e decisero di non rispettarle.

Quando gli abitanti del regno appresero il testo del decreto, si convinsero che il sovrano fosse impazzito, e che pertanto ordinasse cose prive di senso. Urlando si recarono al castello chiedendo l'abdicazione. Disperato, il re si dichiarò pronto a lasciare il trono, ma la regina glielo impedì, suggerendogli: - Andiamo alla fonte, e beviamo quell'acqua. In tal modo saremo uguali a loro -. E così fecero: il re e la regina bevvero l'acqua della follia e presero immediatamente a dire cose prive di senso. Nel frattempo, i sudditi si pentirono: adesso che il re dimostrava tanta saggezza, perché non consentirgli di continuare a governare?

La calma regnò nuovamente nel paese, anche se i suoi abitanti si comportavano in maniera del tutto diversa dai loro vicini. E così il re poté governare sino alla fine dei suoi giorni.

Vuoi essere un re tra i folli o preferisci inseguire i tuoi sogni?
Questa storia trasmette due messaggi:

Il fatto che tu sia l'unico a pensarla così non fa necessariamente di te un pazzo.

Arrenderci o inseguire i nostri sogni è una nostra scelta.

conformismounicitàcoraggiopauradeterminazionesognivolontà

5.0/5 (1 voto)

inserito il 03/02/2016

PREGHIERA

28. E' giunta la mia ora?

Giuseppe Impastato S.I.

Ho detto a tanti: "Io vi battezzo",
vi immergo nella fornace d'amore
della vita di Dio.
Ho consegnato loro il tuo nome,
li ho inseriti nella tua famiglia
con la dignità di figli,
li ho resi tuoi profeti sacerdoti e re.

Ho versato lacrime gioiose
con i miei fratelli che lontano da te
avevano sperato grandezza e dignità.
Ho parlato loro del tuo amore
e ho osato dire: "Io ti assolvo",
ti rinnovo, ti rendo puro,
ti ridò dignità novità freschezza.

Mi hanno dato del pane e del vino;
collocàtili sul tuo altare
tremando ho detto: "Dio eterno,
è tuo corpo questo pane,
è tuo sangue questo vino".
Venite a Gesù, voi affamati di eternità,
voi che anelate a trasformarvi in Dio.

Anch'io cerco te, Dio, mio tutto.
Non è giunta l'ora tanto agognata
che tu mi immerga nel tuo amore?
Attendo con ansia che tu mi dica:
"Figlio mio amato!"
Desidero il tuo abbraccio,
bramo contemplarti goderti toccarti
sentire il brivido di essere tuo, mio Dio.

sacerdotemorteattesa

5.0/5 (4 voti)

inviato da Giuseppe Impastato S.I., inserito il 17/06/2015

TESTO

29. Poesia per il papà

Luisella Carratù

Il mio papà...
che si sveglia presto per andare al lavoro...
che tifa per me quando gioco a calcio...
che mi accompagna a scuola e con lui arrivo sempre in ritardo...
che sa tutto dei computer e sa aggiustare ogni cosa...
che aiuta la mamma...
che mi telefona di continuo per saper come sto...
che mi aspetta fino a tardi...
che mi ha insegnato ad andare in bicicletta ed anche a nuotare...
che nasconde gli sbadigli per stare un po' con me...
che mi sa consolare...

A lui ho rubato il suo tempo,
a lui ho preso tutti i suoi pensieri,
a lui ho sequestrato tutto il suo amore...

Lui non tiene niente per sé,
e tutto quello che è suo è anche mio...

Lui mi ha dato la vita,
e ogni giorno dà la sua vita per me...

Lo stringo forte al cuore, il mio papà,
vorrei dargli anch'io qualcosa, ma...
so solo dire: "Ti voglio bene, papà!".

paternitàpadrefigligratuità

5.0/5 (1 voto)

inviato da Luisella Carratù, inserito il 16/06/2015

RACCONTO

30. La concordia

Apoftegmi dei Padri del deserto

Vivevano in una stessa cella due fratelli assai celebrati per la loro umiltà e pazienza. Un po' alla volta, passando gli anni, si erano accomodati il loro nido eremitico in modo perfetto. La cella l'avevano fatta di vinchi e tutta intonacata; attorno poi avevano piantato un bell'orto con rigagnoli d'acqua derivati da una sorgente vicina, che lo mantenevano fresco tutto l'anno e così ricco di erbaggi e di frutti da averne anche da regalare agli altri eremiti. Non mancavano neppure piccole aiuole di fiori e di erbe odorifere che servivano ad adornare il piccolo altare dell'oratorio.

Un giorno un vecchio monaco che aveva sentito parlare delle grandi virtù di questi due fratelli, volle accertarsene di persona: «Andrò a vedere», disse, «se sarà tutto oro o se vi sarà anche del piombo».

Accolto con molta riverenza e fatta orazione, chiese di vedere il giardino. «Venite venite», dissero i due, e vo lo accompagnarono. «Bello bello!», faceva il vecchio arricciando il naso: «anche troppo bello per degli eremiti...» E, preso un bastone, si mise a menarlo con gran furia a destra e a manca, sbattendolo sui cavoli, l'insalata, i cetrioli, i fiori. Pareva impazzito. I due stavano lì a mani giunte a guardarlo, ed ebbero appena il fiato di dire: «O Dio!», ma non aggiunsero altro.

Più tardi, prostratisi ai piedi di quel santo Padre che nel frattempo s'era seduto all'ombra a tergersi il sudore, gli dissero: «Padre, se ti piace, vorremmo andare a cogliere un poco di quel cavolo che c'è rimasto, e così lo cuoceremo e lo mangeremo tutti e tre insieme». Il vecchio non credeva ai propri orecchi: tutto stupefatto, li abbracciò e disse: «Rendo grazie a Dio, perché veramente lo Spirito Santo abita in voi».

fraternitàconcordiapace interiorepazienzaumiltà

5.0/5 (1 voto)

inviato da Il Patriota Cosmico, inserito il 09/06/2015

TESTO

31. I diritti dei genitori di adolescenti

Tom Mcmahon, Teen tips, Pocked books Child care, 2008, p. 17

Noi abbiamo il diritto ad essere trattati con rispetto.
Noi abbiamo il diritto di sapere dove sono i nostri ragazzi e chi sono i loro amici.
Noi abbiamo il diritto di dire no senza sentirci colpevoli.
Noi abbiamo il diritto di decidere un coprifuoco e rinforzarlo con restrizioni e perdite di diritti.
Noi abbiamo il diritto di vietare l'uso di alcolici, droghe e sigarette.
Noi abbiamo il diritto ad essere normativi quando le spiegazioni logiche e la ragione non sortiscono effetto.
Noi abbiamo il diritto di sbagliare e cambiare opinione.
Noi abbiamo il diritto di fare domande e aspettarci risposte su argomenti importanti che influenzano direttamente la vita dei nostri figli.
Noi abbiamo il diritto di conoscere e consultare gli adulti che influenzano la vita dei nostri figli.
Noi abbiamo il diritto di sapere cosa succede nella nostra casa e di conoscere gli ospiti presenti.
Noi abbiamo il diritto di assegnare ai nostri figli compiti da svolgere in casa.
Noi abbiamo il diritto di avere norme famigliari e rinforzarle quando lo riteniamo opportuno.

adolescenzaadolescentigenitorifigli

5.0/5 (1 voto)

inviato da Qumran, inserito il 05/05/2015

TESTO

32. Perché sia sempre Natale   2

Ragazzi della Piccola Fraternità di S. Zenetto (Verona)

La poesia-preghiera è stata composta, in preparazione al Natale, dai ragazzi della 'Piccola Fraternità' di S. Zenetto (Verona) e rispecchia il cammino di questa Piccola Fraternità per quest'anno, che ha come parole chiave quelle suggerite dal Papa: permesso, grazie, scusa. Alla composizione ha contribuito ciascuno, con la propria sensibilità. La poesia è semplice, scaturita da persone semplici, ma che sanno farsi guidare dallo Spirito Santo. Ci mostra che anche disabili intellettivi, inseriti nella vita della Chiesa, sanno stimolarci ed aiutarci nel nostro cammino.

Guerre, crisi, famiglie distrutte:
quante notizie brutte!

Ma io, cosa posso fare?
Gesù me lo insegna:
bisogna amare!

Amare...non è solo una parola,
ma regola da vivere
in famiglia, sul lavoro, a scuola.

Nelle persone che mi mette accanto
Gesù è presente;
chiedo permesso e lo riconosco,
così non sarò più invadente.

A volte costa fatica chiedere scusa
e dare il perdono,
ma rende il cuore
più leggero e buono.

Spesso ciò che ricevo
lo do per scontato:
se imparo a dire "Grazie"
riconosco i doni che Dio mi ha dato.

Ecco le tre parole
che il Papa ci ha consigliato
per assomigliare alla famiglia
in cui Gesù è nato;

piccoli segni d'amore
per rivivere la nascita
di nostro Signore!

natalesanta famigliapregareamareringraziarescusarsi

5.0/5 (4 voti)

inviato da Maria Paola Nicolai, inserito il 06/12/2014

PREGHIERA

33. Ecco io sono con voi   1

Charles de Foucauld

Sempre con noi mediante la santa Eucaristia,
sempre con noi mediante la tua grazia,
sempre con noi mediante la tua provvidenza
che ci protegge senza interruzione,
sempre con noi mediante il tuo amore...
O mio Dio, quale felicità! Quale felicità!
Dio con noi. Dio in noi.
Dio nel quale ci muoviamo e siamo...
O mio Dio, che cosa ci manca ancora?
Quanto siamo felici!
«Emmanuele, Dio-con-noi»,
ecco per così dire la prima parola del Vangelo...
«Io sono con voi fino alla fine del mondo»,
ecco l'ultima.
Quanto siamo felici! Quanto sei buono...
La santa Eucaristia è Gesù, è tutto Gesù!
Nella santa Eucaristia tu sei tutto intero,
completamente vivo, o mio beneamato Gesù,
così pienamente come lo eri
nella casa della Santa Famiglia di Nazareth,
nella casa di Maddalena a Betania,
come lo eri in mezzo ai tuoi apostoli...
Allo stesso modo tu sei qui,
o mio Beneamato e mio tutto...
E facci questa grazia, o mio Dio,
non a me soltanto ma a tutti i tuoi figli,
in te, per mezzo di te e per te:
«Dacci il nostro pane quotidiano»,
dallo a tutti gli uomini,
questo vero pane che è l'Ostia santa,
fa' che tutti gli uomini l'amino,
lo venerino, l'adorino,
e che il loro culto universale
ti glorifichi e consoli il tuo Cuore.
Amen

eucaristiapresenza realeadorazione eucaristicaadorazione

4.0/5 (3 voti)

inviato da Qumran, inserito il 18/09/2014

TESTO

34. Saranno veramente figli di Dio   1

R. Meynet, Rileggendo le invocazioni del Padre nostro nel racconto della passione di Luca

Se i discepoli restano con Gesù nelle sue prove;
se vincono di giorno in giorno la tentazione di estendere il regno del dominio
e di cedere al potere di calpestare;
se si sottraggono al potere del Maligno
e resistono al desiderio di restituire male per male,
ma perdonano come Gesù guarisce dalla spada;
se come lui sanno ricevere il loro pane dalla mano di Dio che ogni giorno li fortifica,
questo vuol dire
che la volontà di Dio si compie sulla terra come in cielo;
che il Regno di Dio viene per mezzo loro;
che allora il suo Nome è santificato
e che essi possono, sulla scorta del loro maestro, ardire pronunciarlo.
Saranno veramente i Figli
di Colui che fa sorgere il sole sui cattivi e sui buoni
e fa cadere la pioggia sui giusti e sugli ingiusti.
Ammessi alla tavola regale,
condivideranno con Gesù l'eredità del Padre che è nei cieli.

padre nostrotentazioneforzaperdono

5.0/5 (1 voto)

inviato da Maria Colombo LGE, inserito il 21/06/2014

TESTO

35. I tre setacci   7

Nell'antica Grecia Socrate aveva una grande reputazione di saggezza. Un giorno venne qualcuno a trovare il grande filosofo, e gli disse:
- Sai cosa ho appena sentito sul tuo amico?
- Un momento - rispose Socrate. - Prima che me lo racconti, vorrei farti un test, quello dei tre setacci.
- I tre setacci?
- Sì. - continuò Socrate. - Prima di raccontare ogni cosa sugli altri, è bene prendere il tempo di filtrare ciò che si vorrebbe dire. Lo chiamo il test dei tre setacci. Il primo setaccio è la verità. Hai verificato se quello che mi dirai è vero?
- No... ne ho solo sentito parlare...
- Molto bene. Quindi non sai se è la verità. Continuiamo col secondo setaccio, quello della bontà. Quello che vuoi dirmi sul mio amico, è qualcosa di buono?
- Ah no, al contrario!
- Dunque, - continuò Socrate, - vuoi raccontarmi brutte cose su di lui e non sei nemmeno certo che siano vere. Forse puoi ancora passare il test, rimane il terzo setaccio, quello dell'utilità. E' utile che io sappia cosa mi avrebbe fatto questo amico?
- No, davvero.
- Allora, - concluse Socrate, - quello che volevi raccontarmi non è né vero, né buono, né utile; perché volevi dirmelo?

pettegolezzidicerieverità

3.7/5 (3 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 14/04/2014

PREGHIERA

36. Signore, fa' ch'io possa vederti negli ammalati   1

Madre Teresa di Calcutta, Something Beautiful for God

Signore amatissimo, fa' ch'io possa vederti oggi e ogni giorno nella persona dei tuoi malati, e servirti curandoli.
Se ti nascondi sotto la figura sgradevole del collerico, dello scontento, dell'arrogante, fa' ch'io possa ancora riconoscerti e dire: "Gesù, mio paziente, quanto è dolce servirti".
Signore, dammi questa fede che vede chiaro, e allora il mio compito non sarà mai monotono, sempre la gioia zampillerà quando mi presterò ai capricci e risponderò ai desideri di tutti i poveri sofferenti...
O Dio, poiché sei Gesù il mio paziente, degnati anche di essere per me un Gesù che ha pazienza, indulgente con i miei errori e che tiene conto dell'intenzione, perché la mia intenzione è di amarti e di servirti nella persona di ogni tuo malato.
Signore aumenta la mia fede (Lc 17,5), benedici i miei sforzi e il mio compito, ora e sempre.

malatoservizio ai malatipazienza

4.8/5 (5 voti)

inviato da Maria Grazia Lucca, inserito il 21/02/2014

RACCONTO

37. Ma Gesù è morto o vivo?   7

«Ma Gesù è morto o vivo?», chiese la piccola Lucia alla nonna. A dire il vero, era un po' che le frullava in testa questa domanda, il parroco era arrivato alla scuola materna e aveva spiegato a lungo che Gesù era stato crocifisso e sepolto.

La nonna capì molto bene la domanda della sua nipotina, andò ad aprire il vangelo, le lesse alcuni fatti: le donne erano andate al sepolcro il mattino dopo il sabato e avevano trovato il sepolcro vuoto! E proprio lì stava un angelo ad annunciare che Gesù era vivo! È risorto, è glorificato dal Padre che non l'ha lasciato nella tomba! E Lucia era piena di gioia.

Qualche giorno dopo, la nonna si recò con Lucia alla messa domenicale. C'era in mezzo all'altare un prete e tra i banchi poca gente, un po' triste e un po' annoiata. Anche le canzoni che una donna dal primo banco intonava erano basse, lente, cantate da pochi e senza convinzione. Allora Lucia, dopo essersi guardata ben bene in giro, disse alla nonna: «Ma loro lo sanno che Gesù è risorto?»

risortorisurrezioneresurrezionegioiapasqua

4.5/5 (14 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 25/03/2013

TESTO

38. Fiori di campo   1

don Luigi Verdi

"Guardate come crescono i gigli dei campi" (Mt 6,28). Matteo non scrive come sono belli, ma come crescono i gigli dei campi. Un fiore di serra ha tutto prestabilito: seme, calore, acqua, concime. Ad un fiore di campo il seme lo porta il vento, prende acqua e calore quando viene. La differenza è che un fiore di serra prende la vita come qualcosa di dovuto, un fiore di campo come un dono. Essere come i gigli dei campi vuol dire aprirsi alla bellezza del creato, vivere la vita come un miracolo che si ripete. È riuscire a dire ogni giorno al tuo compagno di viaggio: "È meraviglioso che tu esista".

provvidenzavitadono di Dio

5.0/5 (1 voto)

inviato da Don Maurizio Mariani, inserito il 06/03/2013

TESTO

39. La giustizia   1

Tonino Lasconi

La giustizia è la volontà e la capacità di dare agli altri, a iniziare dall'altro, ciò che loro spetta.
La giustizia è non pensare mai, non dire mai non fare mai: "Tutto mio!", ma: "Tutto nostro! ".
La giustizia è accogliere gli altri ed essere per gli altri non come una minaccia, ma come un dono.

giustiziadonoaperturacomunità

inviato da Emilia Cocozza, inserito il 20/09/2012

TESTO

40. Il canto dell'essenziale   2

Se basta una parola, non fare un discorso.
Se basta un gesto, non dire una parola.
Se basta uno sguardo, tralascia il gesto.
Se basta il silenzio, tralascia anche lo sguardo.
Fermati prima che ti si dica: Basta!
Blocca il discorso prima che ti si dica: Basta!
Lascia il posto prima che ti si dica: Basta!
Se basta il poco, non affogare nel troppo.
Questo è il canto dell'essenziale,
della sobrietà, dell'ascesi autentica.
Purtroppo è un metodo ignorato dal nostro parlare spesso eccessivo;
è una lezione inascoltata nella comunicazione odierna protesa all'eccesso;
è una proposta rigettata nell'agire quotidiano sempre sopra le righe.
Ti basti l'essenziale nel pensare e nel fare,
nel parlare e nel vedere.

essenzialitàsemplicitàumiltàtranquillitàsobrietàsilenzio

3.5/5 (2 voti)

inviato da Maurizio Gasperi, inserito il 20/09/2012

TESTO

41. Decalogo della bontà   2

attribuito a Papa Giovanni XXIII

1. Essere buono è dimenticare se stessi per pensare agli altri.

2. Essere buono è perdonare sempre, pensando che la debolezza umana è più grande della cattiveria.

3. Essere buono è avere pietà della debolezza altrui, pensando che noi non siamo diversi dagli altri e che, nelle loro condizioni, forse saremmo stati peggiori.

4. Essere buono è chiudere gli occhi davanti all'ingratitudine.

5. Essere buono è dare anche quando non si riceve, sorridendo a chi non comprende o non apprezza la nostra generosità.

6. Essere buono è sacrificarsi, aggiungendo al peso delle nostre pene di ogni giorno, quello delle pene altrui.

7. Essere buono è tenere ben stretto il proprio cuore, per riuscire a soffocare le sofferenze e a sorridere costantemente.

8. Essere buono vuol dire accettare il fatto poco simpatico che più doneremo, più ci sarà domandato.

9. Essere buono è acconsentire a non avere più nulla riservato a noi stessi, tranne la gioia della coscienza pura.

10. Essere buono è riconoscere con semplicità che davvero buono è solo Dio.

bontàgenerositàmisericordiamagnanimitàsacrificiosorrisogratuità

5.0/5 (1 voto)

inviato da Don Giuseppe Ghirelli, inserito il 23/08/2012

PREGHIERA

42. Preghiera di inizio campo estivo   1

Signore, eccoci qui davanti a te.
Oggi comincia per noi un'esperienza nuova.
Non sappiamo cosa ci riserverà.
Insieme ai nostri zaini e borse, portiamo con noi la nostra storia personale,
i nostri sogni, la voglia di stare insieme e di fare nuove amicizie.
Vogliamo soprattutto conoscerti, Signore,
perché mai come in questo tempo della nostra vita sei così misterioso...
Solo se ti conosciamo possiamo sceglierti come riferimento forte
capace di aiutarci a trovare la strada giusta per noi.
Facci sperimentare che tu, in tanti modi, sei accanto a noi e parli alla nostra vita.
La tua parola entri dentro di noi e ci insegni a dire un "grande sì",
così come hanno fatto tutte quelle persone che hanno scelto di seguirti donando la loro vita a te.
Signore, benedici queste giornate,
i nostri animatori, la vita di ciascuno di noi.
Rendici testimoni di fraternità e di amicizia,
col coraggio di dire a quanti incontreremo che tu sei il bene,
la gioia, il perdono, l'amore che non abbandona mai.
Amen.

campo scuolagrestanimatorieducatori

inviato da Pierluigi Ruggiero, inserito il 23/08/2012

PREGHIERA

43. Nella malattia   2

Signore, la malattia ha bussato alla mia porta;
mi ha sradicato dalle mie consuetudini e dal mio lavoro,
mi ha trapiantato in un altro mondo: il mondo dei malati.
E' un'esperienza dura, una realtà difficile da accettare.
Eppure mi ha tolto da tante illusioni;
mi ha fatto toccare con mano, più delle parole
la fragilità e la precarietà della vita.
Ho scoperto cosa vuol dire dipendere,
aver bisogno di tutto e di tutti.
Ho provato la solitudine e l'angoscia
ma anche l'affetto e le premure di tanti.
Signore, anche se è difficile ti dico:
"Sia fatta la tua volontà in cielo e in terra".
Ti prego, benedici i miei cari e chi mi assiste.
Se vuoi, dona a chi soffre la guarigione.
Ho fiducia di te, Signore, Padre dei viventi.

malattiasofferenzafiducia in Dioaccettazionedolore

4.5/5 (4 voti)

inviato da Maurizio Gasperi, inserito il 12/08/2012

TESTO

44. La parrocchia che sogniamo

Azionecattolica.it

Dire parrocchia per noi non significa dire le sue attività pastorali: sogniamo una comunità radicata su un territorio e significativa per esso, in dialogo con tutti e non chiusa sulle proprie iniziative, dove il parroco si sentirà il parroco di tutte le persone e le famiglie che abitano nel quartiere o nel paese. Una parrocchia che ha la sua più alta visibilità nella sua liturgia; che sa andare verso tutti nei luoghi di tutti; che ha nei suoi laici una delle sue risorse più preziose in ordine alla comunicazione del Vangelo negli ambienti e nei luoghi della vita: dove tutti i laici che frequentano l'Eucaristia della domenica si sentono responsabili di testimoniare e annunciare il Vangelo e di far vivere la loro parrocchia con lo stesso affetto con cui si impegnano per la loro famiglia.

chiesacomunitàannunciotestimonianzaparrocchialaici

inviato da Anna Barbi, inserito il 05/08/2012

TESTO

45. Cuore Trafitto

Amici della Zizzi, Commento al Vangelo Giovanni 19-31-37

La nostra salvezza è venuta dal cuore trafitto di Gesù. La salvezza del nostro prossimo deve passare attraverso le ferite che infliggeranno al nostro cuore.

Vi siete mai domandati perché ci sono così tanti divorzi? Perché molte persone iniziano a fare volontariato e poi smettono o cambiano direzione? Perché in tanti lasciano la fede? Il motivo alla base di tutto è la paura di farsi male.

Quando tra marito e moglie si crea un malinteso, o non sono d'accordo su qualcosa bisognerebbe parlarne, ma ciò provoca dolore, turbamento, doversi dire cose spiacevoli ed in molti casi si evita. Così accade che da una piccola cosa si vengano a creare brutte situazioni dalle quali è poi difficile uscirne. Se nella rete di un pescatore si forma un piccolo nodo, se non lo si leva subito, darà origine a due piccoli nodi, che a loro volta creeranno quattro piccoli nodi e poi otto ed in men che non si dica diverranno una matassa talmente intricata che la soluzione più veloce diventerà il taglio della rete.

Ma la soluzione c'è ed è molto semplice, ogni nodo che si forma lo si deve togliere con minuziosa pazienza.

In un rapporto, qualunque esso sia, si deve imparare a soffrire per il bene dell'altro e tanto maggiore e duratura è questa sofferenza, maggiore è il bene che all'altro deriverà.

Oggigiorno l'egoismo imperversa e una persona possa sacrificarsi per il prossimo è cosa assai rara da trovare, ma vedete che alone di amore che crea attorno, un alone nel quale anche chi soffre per gli altri troverà la sua pace e la sua gioia.

Gesù morendo sulla Croce ha sofferto ed è nata la fede. Dio soffrendo ogni giorno per noi che siamo suoi figli crea attorno a noi protezione e speranza.

Non facciamo così noi genitori verso i figli? Non siamo disposti a disposti a soffrire, a sacrificarci, a farci trafiggere il cuore per dargli un'opportunità in più?

famigliamatrimoniodivorzioseparazioneamoreproblemisoluzionedoloresacrificio

inviato da Riccardo Ripoli, inserito il 19/06/2012

PREGHIERA

46. Angelus

Paul Claudel

E' mezzogiorno. Vedo la chiesa aperta. Bisogna entrare.
Madre di Gesù Cristo, io non vengo a pregare.
Non ho nulla da offrire e niente da chiedere.
Vengo solamente, o Mamma, a guardarti.
Guardarti, piangere di felicità, sapere
che sono tuo figlio e che tu sei là.
Non dire nulla, guardare il tuo viso
e lasciar cantare il cuore col suo linguaggio.
Perché tu sei bella, perché tu sei immacolata,
la creatura come uscita da Dio
al mattino del suo splendore originale
perché tu sei la madre di Gesù Cristo,
che è la verità nelle tue braccia.

mariamadonnaangelus

inviato da Qumran2, inserito il 31/05/2012

TESTO

47. Vi lascio la pace, vi do la mia pace   1

Amici della Zizzi, Commento al Vangelo

Quanti significati si danno alla parola "pace".
Fare pace con qualcuno, essere in pace con le persone, pace nel senso di pazientare.
Sono tutte interpretazioni, sfaccettature annacquate di una stessa realtà. Ognuno applica la pace secondo il proprio comodo ed interesse.
Avete presente quando due bambini piccoli litigano per un gioco ed i genitori intervengono obbligandoli a fare pace? Le espressioni su quei volti sono come a dire: "Grrr... faccio pace con te perché mi obbligano, ma appena posso t'accoppo...". Poi per fortuna sono bimbi e non portano rancore.
Ma noi come facciamo? Talvolta per buona creanza o per quieto vivere siamo costretti dalle circostanze a fare pace con qualcuno, ma la vera pace nasce dal cuore, non il contrario.
Se non sentiamo un impeto di rappacificarsi con la persona che a nostro avviso ci ha fatto un torto, non è vera pace.
Come si può pensare di essere perdonati da Dio se non siamo noi i primi a perdonare dal profondo della nostra anima?
La pace, quella vera, ti porta a vivere meglio senza rancori, vendette, accidie.
Se il mondo conoscesse e mettesse in pratica la pace che Gesù ci ha insegnato, non ci sarebbero più guerre.
Prendiamo queste parole del Vangelo per fare le pulizie di primavera dentro di noi. Facciamo mentalmente la lista delle persone contro le quali abbiamo qualcosa e cominciamo a perdonarle dentro di noi, per poi andare con cuore puro e sincero a perdonarle con il nostro sguardo, il nostro sorriso, le nostre parole.
Forse non cambieremo il mondo, ma daremo un insegnamento ai nostri interlocutori che magari lo riporteranno in giro come un buon virus.

paceperdono

inviato da Riccardo Ripoli, inserito il 08/05/2012

TESTO

48. Tutti i fiori sono belli   2

Santa Teresa di Lisieux

Per tanto tempo mi sono chiesta perché il Buon Dio aveva delle preferenze, perché non tutte le anime ricevono un livello uguale di favori, e mi meravigliavo che avesse prodigato favori straordinari ai Santi che lo avevano offeso, come San Paolo, Sant'Agostino e che Egli costringeva, per dire così, ad accogliere i suoi favori; oppure leggendo la vita dei Santi che Nostro Signore ha voluto accarezzare dalla culla alla tomba, senza lasciare sul loro cammino alcun ostacolo che impedisse loro di innalzarsi fino a lui, e prevenendo le loro anime con tali favori che esse non hanno mai potuto offuscare lo splendore immacolato della loro veste di Battesimo, mi domandavo perché i poveri selvaggi, per esempio, morivano in così grande numero prima di aver persino sentito il nome di Dio... Gesù si è degnato di farmi Lui da istruttore, su questo mistero. Mi ha messo davanti agli occhi il libro della natura e io ho capito che tutti i fiori che Egli ha creato sono belli, che lo splendore della rosa e il candore del Giglio non tolgono il profumo della viola o la semplicità incantevole della margherita... Ho capito che se tutti i fiorellini volessero essere rose la natura perderebbe il suo abito di primavera, i campi non sarebbero più brillanti di fiorellini...

rapporto con Diovocazioneunicità

4.0/5 (2 voti)

inviato da Paola Berrettini, inserito il 08/05/2012

TESTO

49. Decalogo della parola   4

Pino Pellegrino, Marino Gobbin, Omelie per un anno, Vol. 1 - Anno A, Elledici 2004

1. Prima di parlare controlla che il cervello sia inserito.
2. Non parlare di te: lascia che siano gli altri a scoprirlo.
3. Regala parole buone: la scienza sta ancora cercando una medicina più efficace delle parole buone.
4. Non dire tutto ciò che pensi, ma pensa a tutto ciò che dici.
5. Adopera ragioni forti con parole dolci.
6. Quando parli, pensa all'insalata: è buona se ha più olio che aceto.
7. Non basta parlare: bisogna comunicare. Chi parla difficile non comunica.
8. Ascolta! Ascoltare è la forma più raffinata di parlare.
9. Quando senti altrui mancamenti, serra la lingua tra i denti.
10. Parla per ultimo: sarai ricordato per primo.

parlarepredicaresaggezzacomunicarecomunicazioneascoltodolcezzabontàumiltà

4.3/5 (4 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 07/05/2012

TESTO

50. Il miracolo   2

Kahlil Gibran

In un campo ho veduto una ghianda: sembrava così morta, inutile.
E in primavera ho visto quella ghianda mettere radici e innalzarsi, giovane quercia verso il sole.
Un miracolo, potresti dire: eppure questo miracolo si produce mille migliaia di volte nel sonno di ogni autunno e nella passione di ogni primavera.
Perché non dovrebbe prodursi nel cuore dell'uomo?

attesasperanzarinascitacambiamentoconversionefiducia

4.8/5 (4 voti)

inviato da Cinzia Novello, inserito il 02/05/2012

TESTO

51. Parola di Dio o Corpo di Cristo?

Cesario di Arles, Sermo 78, 2

Vi domando, fratelli e sorelle, che cosa vi sembra più importante: la Parola di Dio, o il Corpo di Cristo? Se volete rispondere bene, dovete senza dubbio dire che la Parola di Dio non è da meno del Corpo di Cristo. E allora, se poniamo tanta cura quando ci viene consegnato il Corpo di Cristo perché nulla di esso cada per terra dalle nostre mani, non dovremmo porre altrettanta attenzione perché la Parola di Dio, che ci è offerta, non sfugga dal nostro cuore, cosa che avverrebbe se stiamo pensando ad altro? Colui che avrà ascoltato con negligenza la Parola di Dio non sarà meno colpevole di colui che, per la propria negligenza, avrà fatto cadere a terra il Corpo di Cristo.

sacra scritturaparola di Diobibbiavangeloeucaristiaascolto

3.5/5 (2 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 28/04/2012

RACCONTO

52. La parte più importante della Messa   6

P. Félix Jiménez

Un catechista chiese un giorno a un gruppo di giovani in preparazione per la Cresima: "Qual è la parte più importante della Messa?"

La maggioranza rispose: "La Consacrazione". Ma uno disse: "La parte più importante è il rito di congedo".

Il catechista stupito chiese: "Perché dici questo?" Ed egli rispose: "La Messa serve a nutrirci con la Parola, il Corpo e il Sangue del Signore. Però la messa inizia quando termina, quando usciamo nelle strade per andare a fare e dire quello che hanno detto i discepoli di Emmaus: Abbiamo riconosciuto il Signore nella frazione del pane, ed è vivo e vive per sempre e per noi".

messamissioneeucaristiaemmausmandatotestimonianza

4.8/5 (6 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 26/04/2012

PREGHIERA

53. Tacere davanti a te   2

Jean Galot, Amarti senza vederti

Tacere davanti a te, offrirti il mio silenzio
in omaggio d'amore.
Tacere davanti a te per poter dire l'inesprimibile
al di là delle parole.
Tacere per liberare il fondo del mio spirito,
l'essenza della mia anima
Tacere per lasciar battere il cuore più forte
nella tua intimità,
e per prendere il tempo di guardarti meglio,
più libero e più sereno.
Tacere per sognare di te, della tua presenza,
della tua grande bontà,
e per scoprirti nella tua realtà
più bello del mio sogno.
Tacere per lasciare che lo Spirito d'amore gridi in me
"Abba" al Padre,
e dirti "Signore" con la sua voce divina
dagli accenti ineffabili.
Tacere, lasciarti rivolgermi la tua parola
in tutta libertà,
sforzarmi di ascoltare il tuo linguaggio segreto
e di meditarlo.
Tacere e cercarti non più con le parole
ma con tutto il mio essere,
e trovarti veramente quale tu sei, Gesù,
nella tua divinità.

silenziopreghiera

5.0/5 (2 voti)

inviato da Mariolina De Benedetto, inserito il 09/04/2012

ESPERIENZA

54. Non dire che sei uno sfigato   5

Alex Zanardi, Luigiaccattoli.it

Una volta ero a Budrio, dove c'è il laboratorio che mi fa le protesi. Alla fine vado in un bar, si parla come al solito di auto, di Ferrari, tutti giù a offrirmi caffè. E vedo un uomo, alla finestra, con una bambina in braccio, che piange. Allora mi avvicino e mi accorgo che la bambina è senza gambe.

L'uomo mi vede e fa: No guardi, non creda, sto piangendo di gioia, sa. Perché Alice è nata senza gambe e oggi, a tre anni, le hanno potuto mettere le prime protesi e quando sono arrivato mi han detto: beh, dove sono le scarpe? E io son corso a comprarle, non l'avevo mai fatto, e adesso piango perché Alice ha le prime scarpe.

Allora sono andato nel bagno del bar e mi sono detto: Sandro, tu hai avuto trentatré anni alla grande, Montecarlo, Indianapolis, la Formula Uno. Hai una moglie, un figlio, degli amici, i soldi, la casa e la barca. Se adesso dici che sei sfigato ti sputo addosso.

Alex Zanardi, bolognese, campione di automobilismo che ha gareggiato e vinto anche dopo l'amputazione delle gambe a seguito di un incidente avuto nel 2001.

sofferenzaaccettazionefortunasfortunaottimismodeterminazione

5.0/5 (5 voti)

inviato da Michela Ceccato, inserito il 09/04/2012

PREGHIERA

55. Ogni guerriero della luce   1

Paulo Coelho, Manuale del guerriero della luce

Ogni guerriero della luce ha avuto paura di affrontare un combattimento.
Ogni guerriero della luce ha tradito e mentito in passato.
Ogni guerriero della luce ha imboccato un cammino che non era il suo.
Ogni guerriero della luce ha sofferto per cose prive di importanza.
Ogni guerriero della luce ha pensato di non essere guerriero della luce.
Ogni guerriero della luce ha mancato ai suoi doveri spirituali.
Ogni guerriero della luce ha detto "sì" quando avrebbe dovuto dire "no".
Ogni guerriero della luce ha ferito qualcuno che amava.
Perciò è un guerriero della luce: perché ha passato queste esperienze, e non ha perduto la speranza di essere migliore.

coraggioconversionecambiamentocrescita

5.0/5 (1 voto)

inviato da Cinzia Novello, inserito il 09/04/2012

TESTO

56. La gioia di un genitore   2

Amici della Zizzi

Che gioia grande per un genitore l'essere in perfetta sintonia con il proprio figlio.
Che gioia grande quando un figlio difende l'operato di un genitore e si immedesima talmente in lui da portare avanti gli stessi principi e valori.
Questo non significa un'identità, un appiattimento, un essere accondiscendente su tutto, è qualcosa che va al di là di ogni significato della parola amore. Vuol dire che un genitore ha saputo trasmettere al proprio figlio l'essenza della vita.

Che gran dolore quando questo non accade. Quando vediamo i nostri figli ribellarsi a noi, quando vediamo che vanno contro quelli che per noi sono principi basilari da sempre. Quando vediamo un figlio che ruba, che risponde male ad un rimprovero, che non studia.
Gran dolore non significa "non amore", anzi, forse è in quei momenti che un genitore ama maggiormente il proprio figlio. E' lui il "malato" per cui pregare, è lui che va sostenuto e cercato di capire, è lui che va amato più di ogni altra cosa con i suoi errori, debolezze, mancanze, affinché senta nel suo cuore quanto sia grande la forza dell'amore, che va al di là di forme ed atteggiamenti sbagliati.

Ecco, noi spesso ci comportiamo come questi figli nei confronti di Dio. Ci ribelliamo, andiamo contro i Suoi principi, ma il Signore continua ad amarci, continua ad avere la speranza che possiamo rinsavire, che possiamo tornare sulla retta via. Al Signore non interessa quanto abbiamo sbagliato o quanto sbaglieremo, a Lui interessa che prima o poi si capisca di aver sbagliato, si alzi gli occhi al cielo e si dica "perdonami" con il cuore e con l'anima prima che con le parole.

Tutti noi sbagliamo, ma nessuno di noi potrà mai fare errori tanto grandi da non poter essere perdonato da Dio, così come faremmo noi per nostro figlio.

genitorifigliadozionepadreperdonoerrorigioiarapporto con Diofigliol prodigopadre misericordioso

5.0/5 (2 voti)

inviato da Riccardo Ripoli, inserito il 08/04/2012

PREGHIERA

57. Popolo di perdonati   2

Don Angelo Saporiti

Signore Gesù,
spesso mi sono chiesto che razza di Chiesa è la tua?
Davanti a tanta gente che viene in chiesa solo per farsi vedere,
o per abitudine, o per sentirsi a posto con la coscienza,
malignando e spettegolando sugli altri
qualche volta ho pensato anche io come tanti:
basta, me ne vado, non vengo più,
meglio credere solo in Dio, ma non nella Chiesa.
E non mi accorgevo che ragionando in questo modo,
stavo anche io giudicando, stavo lanciando pietre contro altri tuoi figli,
stavo uccidendo i miei fratelli e le mie sorelle.
Ma tu, Signore, nella tua bontà
hai fermato la mia mano.
Ogni volta che giudicavo, ogni volta che pensavo di andarmene,
tu, Signore, mi hai sempre messo davanti i miei sbagli,
le mie falsità, le mie imperfezioni, i miei tradimenti,
la mia fede fragile, il mio peccato quotidiano...
Ti prego, Signore,
fa' che ogni volta che vorrei lanciare una pietra contro la Chiesa
o contro qualcuno della mia comunità,
fammi capire che la tua Chiesa
è un popolo di perdonati, non di giusti o di perfetti.
Fammi capire che la Chiesa
non è un tribunale,
ma una casa abitata da gente perdonata.
Fammi capire, Signore,
che tu non vuoi una Chiesa di ghiaccio,
ma una Chiesa con un cuore caldo
capace di accogliere senza ferire,
di amare senza pretendere,
di perdonare senza rinfacciare,
di dire la verità senza far piangere.
Questa è la Chiesa che tu vuoi
e che anche io
ogni giorno mi impegnerò a costruire
con il tuo aiuto e la tua grazia.
Amen.

chiesaperdonogiudiziocomunitàpopolo di Dio

5.0/5 (3 voti)

inviato da Don Angelo Saporiti, inserito il 07/04/2012

PREGHIERA

58. Parafrasi del Padre nostro (2009)

Padre nostro,
non solo mio, ma di tutti;
ogni uomo oggi può dire
di avere un padre vero,
che lo ama;
che sei nei cieli,
perché se sei lì,
allora sei veramente dappertutto,
anche qui, adesso con me, in me;
sia santificato il tuo nome,
dovunque i tuoi figli,
uomini e donne,
possono vivere liberi;
venga il tuo regno
e senza paura
lo possiamo accogliere;
sia fatta la tua volontà
così da non essere in balìa
di nessun potere umano;
come in cielo così in terra
quando Gesù è tra noi
allora tu fai della terra il cielo.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
anche se noi lo promettiamo
agli altri sempre domani;
e rimetti a noi i nostri debiti
quando ci dimentichiamo
che ti dobbiamo tutto;
come noi li rimettiamo
ai nostri debitori
sperando che tu
non lo prenda troppo sul serio...;
e non ci indurre in tentazione
di questo siamo sicuri;
ma liberaci dal male
e di questo facci sicuri!
Amen.

padre nostro

4.5/5 (2 voti)

inviato da Padre Roberto Geroldi, inserito il 07/04/2012

PREGHIERA

59. Signore, da chi andremo?   1

Don Angelo Saporiti, Commento sulla fiducia in Dio

Signore da chi vuoi che andiamo?
Dove troveremo quello che ci dai tu?
Chi ci potrà accogliere senza riserve,
a braccia aperte, sempre, come fai tu?
I soldi ci possono dare il benessere,
ma non ci possono dare la passione della vita.
La legge può condannare o assolvere,
ma solo tu Signore sai cosa c'è veramente nel cuore.
La vita di coppia può dare gioia e unione,
ma nessun affetto può spegnere la sete d'approvazione
e la ricerca infinita d'amore che ci portiamo dentro.
Lo psicologo può curare le mie ferite,
ma solo tu, Signore, mi puoi dire:
"Io ti perdono, va' in pace, tutto è cancellato".
Tu solo mi dici: "Va bene così, figlio mio.
Non ti preoccupare, ci sono io.
Non aver paura. Fidati di me".
Ma da chi vuoi che andiamo, Signore?
Solo tu hai parole di vita eterna.

fedesequeladiscepolorapporto con Dioamore di Dioricerca

4.5/5 (2 voti)

inviato da Don Angelo Saporiti, inserito il 08/01/2012

PREGHIERA

60. Guardare i segni

Don Angelo Saporiti, Commento sui segni della storia

Anche tu, Gesù, domandi a noi,
di restare svegli e di tenerci pronti
per cogliere i segni.
I tuoi segni
non sono solo quelli del cielo e della terra.
Sono quelli che si trovano
nella storia di tutti giorni.
Quando vediamo che marito e moglie non si rispettano più,
vuol dire che il matrimonio è in pericolo.
Quando vediamo che le nostre giornate sono sempre tristi,
vuol dire che ci stiamo lasciando andare.
Quando vediamo che non ricerchiamo momenti di silenzio,
di preghiera, di ricarica dell'anima,
vuol dire che il nostro cuore sta inaridendo.
Quando non riusciamo mai a fermare il nostro cervello
che sembra un fiume di pensieri in piena,
vuol dire che abbiamo bisogno di una sosta mentale.
Quando il nostro corpo si ribella e inizia
a mandarci messaggi di malattia,
vuol dire che la nostra vita interiore sta soffrendo.
Quando nostro figlio urla sempre e non è capace di relazionarsi con noi o con altri compagni,
vuol dire che ci sta dicendo che ha un problema.
Tu, Gesù, ci domandi
di restare svegli e di tenerci pronti
per cogliere i segni
di una speranza mai estinta
di una luce che brilla anche nelle situazioni più disperate.
A noi essere gli scopritori dei tuoi segni.
A noi essere i testimoni del tuo grande amore.
Amen.

segnisperanzavegliareinterioritàeducarestanchezzaspiritualità

5.0/5 (2 voti)

inviato da Don Angelo Saporiti, inserito il 13/12/2011

TESTO

61. Natale, il segreto del nulla

Don Angelo Saporiti, Commento al Natale

"Un albero il cui tronco si può a malapena abbracciare nasce da un minuscolo germoglio. Una torre alta nove piani incomincia con un mucchietto di terra. Un viaggio di mille miglia ha inizio sotto la pianta dei tuoi piedi".

Questa frase di Lao Tzu, filosofo cinese del sesto secolo prima di Cristo, mi fa pensare al segreto nascosto nella festa del Natale: nasce un bambino in un paesello minuscolo e pressoché sconosciuto, nasce e ha inizio una nuova storia per tutta l'umanità. Una storia di liberazione, di gioia, di meraviglia, di luce. Una storia così travolgente e affascinante da coinvolgere uomini e donne di ogni epoca. Una storia così irresistibile, da attirare anche noi, oggi. Tutto inizia da un bimbo fragile e inerme. Eppure questa inconsistente "nullità" di un neonato è diventata albero robusto, torre di pietra alta millenni, viaggio di popoli verso Dio e dimora stabile di Dio dentro l'umanità. Ogni cosa, anche la più grande, ha inizio da un "nulla" da uno "zero". Nella lingua ebraica "zerà" vuol dire sia "zero", sia "seme". In altre parole: noi siamo zero, ma nel nostro niente è nascosto il nostro tutto, proprio come in un seme. Che questo Natale sia segnato dalla disponibilità del sentirci "nulla", per essere invasi dal "tutto" di Dio.

nataleumiltàsperanza

5.0/5 (1 voto)

inviato da Don Angelo Saporiti, inserito il 09/12/2011

TESTO

62. Incarnazione, spazi dilatati   1

Giuseppe Impastato S.I.

Da quel beato
e luminoso giorno
in cui l'amore
ha scelto te
come suo tempio
e ha chiesto di vivere in te
dimensioni umane,
immergendosi nel tuo cuore,
non puoi più dire
"io amo"
se non crei spazi dilatati
a misura dell'infinità
del cuore di Dio.

incarnazioneNataleamore di Dio

5.0/5 (2 voti)

inviato da Giuseppe Impastato S.I., inserito il 08/11/2011

TESTO

63. A Natale tutto cambia...

Giuseppe Impastato S.I.

Fratello, se a Natale non riesci a cantare a squarciagola:
"Osanna, Pace agli uomini da Dio amati",
se non ti viene di alzare con gratitudine le mani al cielo
per lodare benedire ringraziare,
se hai difficoltà a stringere le mani a chi ti sta accanto
solo perché è un prediletto da Dio,
se non avverti la spinta a gettarti in ginocchio per adorare Dio
e temi di rovinare la striscia dei pantaloni,
se non avverti la fame di giustizia e di verità
che vibra attorno a te oggi in questo mondo,
se non ardi dal desiderio che ci sia pace e amore
anche per le creature dell'Africa e dell'Asia,
se non brami occhi puri e cuore limpido
per vedere il mondo che Dio ama e salva,
è tempo che tu smetta di illuderti.
Tu non attendi più un Messia e un Salvatore.
Dillo pure: mi bastano le varie assicurazioni,
la carta di credito, il libretto di assegni,
le multi-proprietà, gli investimenti che rendono,
le giuste conoscenze, le amicizie influenti,....
Fratello, puoi andare in chiesa per Natale,
ma se a Gesù non hai spalancato la tua vita,
non celebrerai il vero Natale.
Fratello, se a Natale sai dire solo:
"Auguri di Buon Natale",
"buone feste",
"buona fine e buon principio"
il Natale è per te un giorno di vacanza,
non un giorno di festa e di gioia piena.

Nataleconversioneaperturachiusura

5.0/5 (3 voti)

inviato da Giuseppe Impastato S.I., inserito il 08/11/2011

ESPERIENZA

64. Alzati e fatti riconoscere   1

Anthony De Mello, Il canto degli uccelli. Frammenti di saggezza nelle grandi religioni, p. 119

Per dire la verità così com'è ci vuole molto coraggio se si appartiene a un'istituzione.
Per sfidare l'istituzione stessa ci vuole ancora più coraggio. Fu questo che fece Gesù.

Quando Kruscev pronunciò la famosa denuncia dell'epoca staliniana, si dice che qualcuno, in parlamento, abbia esclamato: "Dov'eri tu, compagno Kruscev, quando tutte queste persone innocenti venivano massacrate?".
Kruscev smise di parlare, girò lo sguardo nella sala e disse: "Per favore, si alzi chi ha detto questo".
Ci fu grande tensione nella sala. Nessuno si alzò.
Allora Kruscev disse: "Bene, ora hai la risposta, chiunque tu sia. Io ero allora nella stessa identica posizione in cui tu ora ti trovi".

Gesù si sarebbe alzato.

coraggiotestimonianzacoerenza

5.0/5 (3 voti)

inserito il 08/11/2011

TESTO

65. Danza lenta   1

David Weatherford

Hai mai guardato i bambini in un girotondo?
O ascoltato il rumore della pioggia quando cade a terra?
O seguito mai lo svolazzare irregolare di una farfalla?
O osservato il sole allo svanire della notte?
Faresti meglio a rallentare. Non danzare così veloce.
Il tempo è breve. La musica non durerà.
Percorri ogni giorno in volo?
Quando dici "Come stai?", ascolti la risposta?
Quando la giornata è finita, ti stendi sul tuo letto,
con centinaia di questioni successive che ti passano per la testa?
Faresti meglio a rallentare. Non danzare così veloce
Il tempo è breve. La musica non durerà.
Hai mai detto a tuo figlio, "lo faremo domani",
senza notare nella fretta, il suo dispiacere?
Hai mai perso il contatto con una buona amicizia,
che poi è finita perché tu non avevi mai avuto tempo
di chiamare e dire "Ciao"?
Faresti meglio a rallentare. Non danzare così veloce.
Il tempo è breve. La musica non durerà.
Quando corri così veloce,
per giungere da qualche parte,
ti perdi la metà del piacere di andarci.
Quando ti preoccupi e corri tutto il giorno,
è come un regalo mai aperto... gettato via.
La vita non è una corsa. Prendila piano,
ascolta la musica, prima che la canzone sia finita.

vitalentezzainterioritàconsapevolezzavivere l'attimotempovalore del temposaggezza

inviato da Stefano Foschi, inserito il 08/11/2011

TESTO

66. Il volto di Dio   1

S. Agostino, Commento alla I Lettera di S. Giovanni (In Io. Ep. tr. 7, 10)

Quale volto ha l'amore? quale forma, quale statura, quali piedi, quali mani? Nessuno lo può dire. Esso tuttavia ha i piedi, che conducono alla Chiesa; ha le mani, che donano ai poveri; ha gli occhi, coi quali si viene a conoscere colui che è nel bisogno...

amorecaritàchiesapoveriDio

5.0/5 (1 voto)

inviato da Qumran2, inserito il 20/10/2011

RACCONTO

67. I quattro figli e il giudizio frettoloso   1

Un uomo aveva quattro figli. Egli desiderava che i suoi figli imparassero a non giudicare le cose in fretta, per questo, invitò ognuno di loro a fare un viaggio, per osservare un albero, che era piantato in un luogo lontano. Il primo figlio andò là in Inverno, il secondo in Primavera, il terzo in Estate, e il quarto, in Autunno. Quando l'ultimo rientrò, li riunì, e chiese loro di descrivere quello che avevano visto.

Il primo figlio disse che l'albero era brutto, torto e piegato.

Il secondo figlio disse invece che l'albero era ricoperto di gemme verdi e promesse di vita.

Il terzo figlio era in disaccordo; disse che era coperto di fiori, che avevano un profumo tanto dolce, ed erano tanto belli da fargli dire che fossero la cosa più bella che avesse mai visto.

L'ultimo figlio era in disaccordo con tutti gli altri; disse che l'albero era carico di frutta, vita e promesse.

L'uomo allora spiegò ai suoi figli che tutte le risposte erano esatte poiché ognuno aveva visto solo una stagione della vita dell'albero. Egli disse che non si può giudicare un albero, o una persona, per una sola stagione, e che la loro essenza, il piacere, l'allegria e l'amore che vengono da quella vita può essere misurato solo alla fine, quando tutte le stagioni sono complete.

Se rinunci all'inverno perderai la promessa della primavera, la ricchezza dell'estate, la bellezza dell'Autunno. Non lasciare che il dolore di una stagione distrugga la gioia di ciò che verrà dopo. Non giudicare la tua vita in una stagione difficile. Persevera attraverso le difficoltà, e sicuramente tempi migliori verranno quando meno te lo aspetti! Vivi ogni tua stagione con gioia.

frettagiudizionon giudicareperseveranzadifficoltàsperanzafiducia

4.7/5 (3 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 16/10/2011

RACCONTO

68. Il segreto della bilancia   4

Un uomo gravemente ammalato fu accolto in una comunità e messo in una grande stanza insieme a molti altri ammalati. Ma poco dopo essere deposto sul suo giaciglio, chiamò a gran voce il superiore. "In che luogo mi avete portato?", protestò. "Le persone che ho dintorno ridono e scherzano come bambini! Non sono certe ammalate come me!".

"A dire la verità lo sono molto più di lei!", rispose il superiore, "ma hanno scoperto un segreto, che oggi pochissimi conoscono o che, pur conoscendolo, non ci credono più."
"Quale segreto?" domandò l'uomo.

"Questo!", rispose un anziano dal letto confinante. Estrasse dal comodino una piccola bilancia, prese un sassolino e lo depose su un piatto; subito l'altro si alzò. "Che stai facendo?", chiese l'uomo.

"Ti sto mostrando il segreto! Questa bilancia rappresenta il legame che esiste fra uomo e uomo. Il sassolino è il tuo dolore che ora ti abbatte. Ma mentre abbatte te, solleva l'altro piatto della bilancia permettendo ad un altro di gioire. Gioia e dolore si tengono sempre per mano. Ma bisogna che il dolore sia offerto, non tenuto per sé; allora fa diventare come bambini e fa fiorire il sorriso anche in punto di morte".

"Nessuna scienza giustifica quello che tu dici!", fu la riflessione dell'uomo. "Appunto per questo c'è in giro tanto dolore vissuto con amarezza. Qui non è questione di scienza ma di fede. Perché non entri anche tu nella bilancia dell'amore?".

L'uomo accettò la strana proposta. E fu così che, quando guarito, rivisse istanti di gioia, non poté non pensare alla sofferenza degli altri. E si sentì legato agli uomini di tutto il mondo da un sottile filo d'oro.

Per molti rimarrà solo una bella fiaba. Ma se un domani dovessi incontrare un ammalato che sa sorridere, un infelice capace di gioire, un handicappato che ha fiducia nella vita, ricordatelo: probabilmente hai incontrato qualcuno che conosce il segreto della bilancia...

doloregioiaaccettazionecondivisioneofferta

inviato da Gloria Salvi, inserito il 08/07/2011

TESTO

69. Il digiuno che piace al Signore   7

Digiuna dal giudicare gli altri:
scopri Cristo che vive in loro.
Digiuna dal dire parole che feriscono:
riempiti di frasi che risanano.
Digiuna dall'essere scontento:
riempiti di gratitudine.
Digiuna dalle arrabbiature:
riempiti di pazienza.
Digiuna dal pessimismo:
riempiti di speranza cristiana.
Digiuna dalle preoccupazioni inutili:
riempiti di fiducia in Dio.
Digiuna dal lamentarti:
riempiti di stima per quella meraviglia che è la vita.
Digiuna dalle pressioni e insistenze:
riempiti di una preghiera incessante.
Digiuna dall'amarezza:
riempiti di perdono.
Digiuna dal dare importanza a te stesso:
riempiti di compassione per gli altri.
Digiuna dall'ansia per le tue cose:
compromettiti nella diffusione del Regno.
Digiuna dallo scoraggiamento:
riempiti di entusiasmo nella fede.
Digiuna da tutto ciò che ti separa da Gesù:
riempiti di tutto ciò che a Lui ti avvicina.
Spirito Santo, che hai condotto Gesù nel deserto,
dove Egli ha digiunato per quaranta giorni e quaranta notti,
per l'intercessione di Maria SS.,
Madre di Gesù e Madre mia,
aiutaci a digiunare così come tu vuoi.

digiunoquaresimapenitenzadesertopace interioreumiltà

4.5/5 (2 voti)

inviato da Paola Rivella, inserito il 10/03/2011

TESTO

70. Gli altri

Giovanni Argenziano

E' bello incontrare gli altri,
dopo non sei più lo stesso.
E' bello incontrare gli altri:
si apre l'orizzonte della tua vita.
E' bello incontrare gli altri,
per dire grazie a Dio.
E' bello incontrare gli altri:
la vita non è più un enigma
ma un canto che non finirà di stupirti!

incontroprossimorapporto con gli altri

inviato da Giovanni Argenziano, inserito il 08/03/2011

TESTO

71. Chiamati ad amare i figli con il cuore di Dio   1

Bartolino Bartolini, Il mio primo libro di preghiera, Elledici

I vostri bambini sono figli di Dio. Dio Padre li ama di un amore infinito ed eterno.
Egli, l'Invisibile, vuole comunicare a loro il suo amore attraverso il vostro amore.

Dio non ha occhi,
ha solo i vostri occhi per contemplare
i vostri bambini e farsi riconoscere da loro.

Dio non ha mani,
ha solo le vostre mani per accarezzarli,
e far sentire a loro il calore della sua tenerezza.

Dio non ha braccia,
ha solo le vostre braccia per stringerli al pettoe far sentire il suo cuore che batte per loro.

Dio non ha labbra, ha solo le vostre labbra per baciarli
e trasmettergli l'infinita dolcezza del suo amore.

Dio non ha bocca,
ha solo la vostra bocca per sorridere
e comunicare la sua gioia.

Dio non ha voce,
ha solo la vostra voce per parlare con loro
e dire quanto è grande il suo amore per loro.

Voi, genitori cristiani, siete chiamati
ad amare i vostri figli con il cuore di Dio.

genitorifigli

5.0/5 (1 voto)

inviato da Qumran2, inserito il 21/02/2011

RACCONTO

72. Il funerale della volpe

Gianni Rodari

Una volta le galline trovarono la volpe in mezzo al sentiero. Aveva gli occhi chiusi, la coda non si muoveva. - È morta, è morta - gridarono le galline. - Facciamole il funerale.

Difatti suonarono le campane a morto, si vestirono di nero e il gallo andò a scavare la fossa in fondo al prato. Fu un bellissimo funerale e i pulcini portavano i fiori. Quando arrivarono vicino alla buca la volpe saltò fuori dalla cassa e mangiò tutte le galline.

La notizia volò di pollaio in pollaio. Ne parlò perfino la radio, ma la volpe non se ne preoccupò. Lasciò passare un po' di tempo, cambiò paese, si sdraiò in mezzo al sentiero e chiuse gli occhi. Vennero le galline di quel paese e subito gridarono anche loro: - È morta, è morta! Facciamole il funerale.

Suonarono le campane, si vestirono di nero e il gallo andò a scavare la fossa in mezzo al granoturco. Fu un bellissimo funerale e i pulcini cantavano che si sentivano in Francia. Quando furono vicini alla buca, la volpe saltò fuori dalla cassa e mangiò tutto il corteo.

La notizia volò di pollaio in pollaio e fece versare molte lacrime. Ne parlò anche la televisione, ma la volpe non si prese paura per nulla. Essa sapeva che le galline hanno poca memoria e campò tutta la vita facendo la morta. E chi farà come quelle galline vuol dire che non ha capito la storia.

informazionenotiziaesperienzaimpararestoltezza

inviato da Paola Berrettini, inserito il 11/02/2011

TESTO

73. I dieci comandamenti del bambino   5

p. Gianni Fanzolato

1° Non avrai altri bambini che noi oggi:
rispettaci, difendici, amaci: solo così saremo gli uomini del domani.

2° Non deturpare il nostro nome di bambini:
lasciaci giocare, sorridere e sognare; permettici di essere bambini.

3° Siamo noi bambini la festa della famiglia e del mondo,
perché siamo nati dal cuore stesso di Dio e siamo il futuro: santificaci col tuo amore.

4° Amando noi, onorerai Dio che è nostro Padre e Madre;
anche noi domani saremo Padre e Madre, se ci avrai trasmesso valori da vivere.

5° La vita è vita dal concepimento alla morte: dopo inizia la definitiva:
rispetta la nostra vita fin dal seno materno e continua a generarci, permettendo di nascere, vivere e cantare.

6° Non c'è niente al mondo di più bello, semplice e puro di un bambino;
difendi la nostra trasparenza col tuo affetto vero e non sporcarti della nostra innocenza.

7° Non rubarci la nostra spontaneità, il nostro sorriso, la nostra allegria con i tuoi idoli:
lasciaci essere bambini e non voler bruciare le tappe per noi: c'è tempo.

8° Non dire che ci vuoi bene finché ci saranno bambini soldati, minatori, schiavi del sesso e fonte di guadagni, piccoli lavoratori senza diritti e difesa: quante bugie su di noi.

9° Non desiderare di arricchirti, aver prestigio, potere e forza, magari calpestandoci, sfruttandoci, non trovando tempo da perdere con noi per giocare insieme: troppo in fretta diventeremo grandi.

10° Non desiderare l'ideale di noi, magari additandoci il figlio del vicino perché migliore: amaci come siamo, nel reale, perché così Dio ama anche te: solo così potremo cambiare insieme.

bambinicomandamentiinnocenzarispettoinfanziadieci comandamenti

inviato da Gianni Fanzolato, inserito il 08/01/2011

RACCONTO

74. La ragione dell'asino   7

Bruno Ferrero, Tante storie per parlare di Dio

Una volta gli animali fecero una riunione.
La volpe chiese allo scoiattolo:"Che cos'è per te Natale?"
Lo scoiattolo rispose: "Per me è un bell'albero con tante luci e tanti dolci da sgranocchiare appesi ai rami".
La volpe continuò: "Per me naturalmente è un fragrante arrosto d'oca. Se non c'è un bell'arrosto d'oca non c'è Natale".
L'orso l'interruppe: "Panettone! Per me Natale è un enorme profumato panettone!".
La gazza intervenne: "Io direi gioielli sfavillanti e gingilli luccicanti. Il Natale è una cosa brillante!".
Anche il bue volle dire la sua: "E' lo spumante che fa il Natale! Me ne scolerei anche un paio di bottiglie".
L'asino prese la parola con foga: "Bue sei impazzito? E' il Bambino Gesù la cosa più importante del Natale. Te lo sei dimenticato?".
Vergognandosi, il bue abbassò la grossa testa e disse: "Ma questo gli uomini lo sanno?".

Solo l'asino conosce la risposta giusta alla domanda fondamentale: «Ma che cosa si festeggia a Natale?».
Anche noi oggi vogliamo chiederci: "Qual è l'elemento essenziale del Natale?" Proviamo a dire il nostro parere.

natale

3.5/5 (2 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 28/12/2010

TESTO

75. Il mistero cristiano

Lettera a Diogneto, capitolo V

I cristiani né per regione, né per voce, né per costumi sono da distinguere dagli altri uomini. Infatti, non abitano città proprie, né usano un gergo che si differenzia, né conducono un genere di vita speciale. La loro dottrina non è nella scoperta del pensiero di uomini multiformi, né essi aderiscono ad una corrente filosofica umana, come fanno gli altri. Vivendo in città greche e barbare, come a ciascuno è capitato, e adeguandosi ai costumi del luogo nel vestito, nel cibo e nel resto, testimoniano un metodo di vita sociale mirabile e indubbiamente paradossale. Vivono nella loro patria, ma come forestieri; partecipano a tutto come cittadini e da tutto sono distaccati come stranieri. Ogni patria straniera è patria loro, e ogni patria è straniera. Si sposano come tutti e generano figli, ma non gettano i neonati. Mettono in comune la mensa, ma non il letto. Sono nella carne, ma non vivono secondo la carne. Dimorano nella terra, ma hanno la loro cittadinanza nel cielo. Obbediscono alle leggi stabilite, e con la loro vita superano le leggi. Amano tutti, e da tutti vengono perseguitati. Non sono conosciuti, e vengono condannati. Sono uccisi, e riprendono a vivere. Sono poveri, e fanno ricchi molti; mancano di tutto, e di tutto abbondano. Sono disprezzati, e nei disprezzi hanno gloria. Sono oltraggiati e proclamati giusti. Sono ingiuriati e benedicono; sono maltrattati ed onorano. Facendo del bene vengono puniti come malfattori; condannati gioiscono come se ricevessero la vita. Dai giudei sono combattuti come stranieri, e dai greci perseguitati, e coloro che li odiano non saprebbero dire il motivo dell'odio.

cristianicristianesimotestimonianzavita cristianapersecuzione

inviato da Anna Barbi, inserito il 24/11/2010

ESPERIENZA

76. Parlare dell'aborto in assemblea di classe   1

C. D'Esposito, Rivista "Vita Francescana", maggio 1975

PAOLO (anni 15): Io dico che l'aborto è lecito, quando si sa che il bambino nascerà deforme. A che serve farlo nascere? Io non vorrei vivere, se fossi deforme.

PROF.: (Eh già, bello e viziato come sei...) Paolo, ma allora lo scopo della vita è essere belli?

PAOLO: No, certo, non è essere belli. Ma nemmeno brutti!

MANUELA (anni 15; meditabonda e sagace): Lui vuol dire che lo scopo della vita è essere felici.

PROF.: E mi sai dire qual è lo scopo dell'aborto? Rendere felice la madre?

GIORGIO (interdetto): Lo scopo dell'aborto...

PROF.: La madre è più felice, dopo?

Vorrei dire a Paolo che il suo è un ragionamento fatto coi piedi. Se chi è deforme non ha diritto di vivere, allora dovremmo uccidere i gobbi, i paralitici, i pazzi.

MANUELA (indignata): Che c'entra! Quelli, ormai, sono nati. Sono vivi, sono interi. Prima di nascere non siamo nemmeno interi.

PROF.: fammi capire: essere uomini significa essere interi?

GIORGIO: Senta, non riattacchiamo con la filosofia.

PROF. (divertita): Io lo facevo per Paolo. Pensa a lui, che ragiona con i piedi. Se si sloga un piede, non è più Paolo. Vi do un suggerimento; facciamo fuori Paolo

GIORGIO (rassegnato): Vi saluto, gente. Parla la professoressa, quindi l'assemblea è finita.

PROF.: Ascolta, Giorgio: un uomo e una donna si sposano, pur sapendo di essere gravemente malati. Incoscienti, no? E fanno pure di peggio: questi criminali, questi irresponsabili, fanno pure cinque figli.

GIORGIO (atterrito): Cinque figli? Ma saranno tutti malati!

PROF.: Tutti malati, è evidente. Chi sordo, chi cieco, chi demente; uno sfacelo, uno spettacolo vergognoso; se ci fosse Hitler li infilerebbe nei forni. E così si perderebbe il sesto figlio.

GIORGIO (stravolto): Il sesto, professoressa?

PROF.: Che è Ludwig van Beethoven. E non dire: è bene inventata; perché è vera.

abortovitasenso della vita

inviato da Angela Muscarella, inserito il 14/08/2010

TESTO

77. La voce di Dio   1

Cristina Carmagnola

Ho sentito Dio che gorgogliava,
in un limpido ruscelletto nel bosco.
Ho sentito Dio che pigolava,
come un piccolo pulcino giallo affamato.
Ho sentito Dio che rideva,
come ride un bimbo che vede una farfalla colorata.
Ho sentito Dio che russava,
nell'operaio stanco, ma soddisfatto del suo lavoro.
Ho sentito Dio che cantava,
come una mamma canta una dolce ninnananna.
Ma l'ho sentito piangere,
con le lacrime di un popolo distrutto dalla guerra.
L'ho sentito gridare "Papà, aiuto!!",
sulle labbra arse di un bimbo inseguito dai soldati.
E l'ho sentito disperato,
nei richiami speranzosi di un papà che cerca il suo bambino.
Ho sentito Dio tuonare forte,
come il cuore di coloro che scappano e si nascondono,
e come il temporale, che cela il loro pianto.
Ho sentito Dio chiedere "Perché?",
con la voce stanca e spenta di un uomo privato di tutto,
anche della libertà.
L'ho sentito stupirsi,
in un bambino che si accorge con tristezza infinita che,
dove c'è ciò che si legge nelle ultime frasi,
le prime non troveranno mai posto.
Spero, un giorno, di sentirlo dire "basta!",
nella mia voce, nella voce di te che leggi,
nella voce del mondo... nella sua voce.

doloresofferenzapresenza di Dio

inviato da Cristina Carmagnola, inserito il 14/08/2010

TESTO

78. Donne e uomini

Maurizio di Gesù Bambino, L'ostrica perlacea. Diario di una malattia, Mimep-Docete, Pessano con Bornago, 1998

Chi ho trovato sulla Via Crucis? Semplicemente uomini sempre in atto di condannare e di percuotere, ma donne sempre pronte a compatire e consolare. È stupefacente, ma è così. Infatti le donne sembrano fare da contrappunto all'atteggiamento degli uomini! Basti osservare l'ordine di comparsa. La Madonna, la Veronica, le pie donne, Maria e le donne sotto la Croce, nella deposizione, presso il sepolcro, nella resurrezione. Con la loro presenza sembrano controbilanciare l'opera di distruzione voluta ed eseguita dagli uomini. Perfino la moglie di Pilato agisce con maggior sapienza e prudenza degli uomini! Gli uomini giudicano, condannano, impongono la croce, colpiscono… Nel mio piccolo soffrire, ho potuto godere di cure che, senza esagerazione, posso dire materne, da parte di alcune donne, che pure con me non hanno alcun legame di parentela. Allora è proprio una questione di cuore!

amoreuomodonnavia crucispassione

5.0/5 (1 voto)

inviato da Luca Peyron, inserito il 14/08/2010

PREGHIERA

79. Preghiera al catechista   1

Tonino Lasconi

O catechista,
mio catechista,
non farmi diventare
antipatico Gesù.

Mio catechista,
da quello che sento dire,
Gesù dovrebbe essere stato
grandissimo, fortissimo,
ganzissimo,
ma quando me ne parli tu,
mi annoio,
non riesco ad interessarmi,
non rimango affascinato.

Anzi, mio catechista,
a essere sincero,
quando mi parli di Gesù
mi viene da pensare
a una persona lontana,
noiosa,
che non gli sta bene niente
di quello che piace a me..

O catechista,
mio catechista,
ti prego: fa' di tutto
per farmi conoscere Gesù.

Se è vero che ha cambiato
la storia,
che dopo di lui niente
è più come prima,
Gesù deve essere stato,
davvero,
grandissimo, fortissimo,
ganzissimo.

Mio catechista,
io non so cosa devi fare
per riuscire in quello
che ti chiedo.
Ma so che ci devi riuscire.

Perché se Gesù
è grande, è unico,
come sento dire,
io non posso annoiarmi
a sentire parlare di lui.

O catechista,
mio catechista, ti prego:
fammi innamorare di Gesù.

catechistacatechismoeducatore

1.0/5 (1 voto)

inviato da Stefano Foschi, inserito il 11/08/2010

TESTO

80. Riappacificati con la morte

Carlo Maria Martini

Io, mi sono più volte lamentato col Signore perché morendo non ha tolto a noi la necessità di morire. Sarebbe stato così bello poter dire: Gesù ha affrontato la morte anche al nostro posto e morti potremmo andare in Paradiso per un sentiero fiorito. E invece Dio ha voluto che passassimo per questo duro colle che è la morte ed entrassimo nell'oscurità che fa sempre un po' paura. Ma qui sta l'essenziale: mi sono riappacificato col pensiero di dover morire quando ho compreso che senza la morte non arriveremmo mai a fare un atto di piena fiducia in Dio. Di fatto in ogni scelta impegnativa noi abbiamo sempre delle "uscite di sicurezza". Invece la morte ci obbliga a fidarci totalmente di Dio. Ciò che ci attende dopo la morte è un mistero che richiede un affidamento totale: desideriamo essere con Gesù e questo nostro desiderio lo esprimiamo ad occhi chiusi, alla cieca, mettendoci in tutto nelle sue mani.

mortefedefiduciaaffidamentoaccettazionesperanzavita eterna

5.0/5 (1 voto)

inviato da Matteo Salvatti, inserito il 26/06/2010

RACCONTO

81. Il cuore

Martin Buber, Storie e leggende chassidiche, Mondadori

Rabbi Mendel soleva dire che tutti gli uomini che gli avevano chiesto di pregare Dio per loro gli passavano nella mente quando diceva la tacita preghiera delle Diciotto Benedizioni (preghiera che si recita tre volte al giorno stando in piedi).

Un giorno un tale si stupì che ciò fosse possibile, poiché il tempo non bastava certo. Rabbi Mendel rispose: "Una traccia della pena di ognuno rimane incisa nel mio cuore. Nell'ora delle preghiera io apro il mio cuore e dico: Signore del mondo, leggi ciò che è scritto qui!".

preghieraintercessionecomunione

1.0/5 (1 voto)

inviato da Elena Calvini, inserito il 26/06/2010

RACCONTO

82. Battista il tartarughino misterioso   2

Ero assopito nei miei pensieri quando incontrai, per la prima volta, un semplice e carino tartarughino. Mi colpì subito, era diverso dagli altri perché era misterioso. Facemmo subito amicizia e la prima cosa che feci lo battezzai Battista, e con tutte le mie capacità cercai di scoprire il mistero che ogni tanto lo faceva entrare nel suo guscio.

Non mi fermai alla sua apparente sicurezza perché capì che aveva tanto bisogno di tenerezza.

Mi armai di tanto buon senso e pazienza e cominciai a portarlo nel mondo della fantasia e dei sogni, nonostante la realtà fosse ben diversa. Lo portai nel mio mondo fatto di tenerezza e magia e cercai di fargli assaporare quella dolcezza che non si vede se non con gli occhi del cuore.

Tutto faceva sperare al meglio, anche perché iniziammo la terapia dello scioglimento che consiste a fare esercizi nel dire ciò che si prova senza vergogna e paura. Una cosa per lui molto difficile e molto più faticosa di un duro allenamento di sport.

Con il tempo siamo diventati molto complici, io e Battista, anche se a volte si chiude completamente e non mi lascia entrare nel suo guscio. Pensa che non potrà mai più migliorare e che non potrà dare più di tanto. Quindi i suoi "ti voglio bene" timidi non sa quanto gli giovano.

Battista non sa che grazie a lui ho scoperto me stesso: lui è il mio specchio e mi ha dato la possibilità di conoscermi.

Alla fine la terapia serve a tutti e due e anche se verranno momenti di pausa, credo in lui e so che un giorno mi mostrerà senza paura tutta la sua tenerezza e allora si potrà dire che il nostro è un rapporto magico e speciale.

amiciziainterioritàtimidezzaaperturaaprirsi agli altrichiusura

5.0/5 (1 voto)

inviato da Chianese Raffaella, inserito il 26/06/2010

PREGHIERA

83. Vocazione   1

Antonio Scardella

Una voce misteriosa, flebile, un giorno si sentì: "Vieni e seguimi".
Era una voce indistinta, ma dolcissima, suadente, melodiosa.
"Ho bisogno di te, vieni: le mie mani sono inchiodate alla croce, non riesco a benedire e a perdonare. I miei piedi sono distrutti dai chiodi non riesco ad andare incontro ai miei figli; ho bisogno delle tue mani e dei tuoi piedi.
Il mio amore vuole inondare di dolcezza il cuore e il corpo dei salvati; ho bisogno del tuo amore e delle tue labbra per scendere ancora sulla terra.
Voglio dire ancora molte cose ai miei amici, prestami le tue parole, donami la tua intelligenza, perché sono ancora tanti i tesori che devo svelare loro. Ho bisogno di te, io il Creatore e il Signore!".
"Signore, sono povero e insignificante, sono peccatore e incoerente; non so parlare, e non so amare; che cosa te ne fai tu di me?".
"Non aver paura, non sei tu che devi amare, sono io che amo per te, che parlo attraverso te, che perdono, che scendo, che salvo, tu prestami solo il tuo cuore, il tuo mondo, al resto penserò io".
"Eccomi signore! Manda me".

vocazionechiamata

1.0/5 (1 voto)

inviato da Antonella Fontana, inserito il 09/12/2009

TESTO

84. Sai invecchiare?   1

Non è tanto l'eta, ma certi pensieri a farti vecchio.
Come quando ricordi disgrazie e torti subiti,
dimenticando gioie gustate e doni ricevuti.
Quando ti danno fastidio giochi e corse di bambini
il cinguettio di ragazzine e il bacio dei giovani.
Sei vecchio quando continui a dire
che bisogna tenere i piedi per terra,
e cancelli dalla tua vita la fantasia,
il rischio, la poesia la musica.
Quando non gusti piu i canti degli uccelli,
l'azzurro del cielo, il sapore del pane,
la freschezza dell'acqua, la bellezza dei fiori.
Sei vecchio quando pensi che sia finita per te
la stagione della speranza e dell'amore.
Sei vecchio quando pensi alla morte
come al calar della tomba,
invece che come al salire verso il cielo.
Se invece ami, speri e ridi, allora Dio
allieta la tua giovinezza anche se hai novant'anni.

vecchiaiagiovinezzasperanza

2.0/5 (1 voto)

inviato da Giovanna Pirronitto, inserito il 07/12/2009

PREGHIERA

85. Aiutami a dire il mio "sì"

Padri della Chiesa

Benedetta sii tu Maria!
Dio si è innamorato della tua bellezza
e ti ha scelta come Madre del suo Figlio.
Benedetta sii tu Maria!
Il tuo "sì" ha reso possibile
questo dolce abbassarsi di Dio verso l'uomo.
Il Creatore e la Creatura si sono abbracciati
e da quel momento niente li potrà separare.
Benedetta sii tu Maria!
In te vediamo l'immagine dell'umanità redenta,
che riceve il dono di Dio:
l'uomo riceve l'abbraccio di Dio
e, attraverso il suo "sì"
rimane per sempre avvolto
da questo abbraccio meraviglioso
che è la vita divina.
Benedetta sii tu Maria!
Aiutami a dire sempre
con te il mio "sì",
non solo nelle grandi occasioni,
ma nella realtà della vita quotidiana
dove Cristo è presente.

Mariamadonnadisponibilitàannunciazione

inviato da Lucia, inserito il 25/11/2009

TESTO

86. I dieci comandamenti laici   1

1. Domina la tua lingua. Dì sempre meno di quello che pensi.

2. Rifletti... prima di fare una promessa e di non rispettarla dopo, non importa quanto ti costa compierla.

3. Mai.... Non lasciarti mai sfuggire l'occasione di dire qualcosa di incoraggiante ad una persona, o qualcosa di buono su di lei.

4. Interessati... alle persone che ti circondano, alle loro famiglie, ai loro focolari, ai loro sogni. Stai con coloro che ridono sanamente e conforta quelli che piangono.

5. Sii allegro. Ridi delle buone storie ed impara a raccontarle. Trasmettere allegria è un dono che tutti possiamo fare.

6. Conserva... una mente aperta per tutte le cose. Ricorda che non ci sono verità assolute. E che è una virtù poter divergere pur conservando l'amicizia di chi si oppone alle nostre idee.

7. Lascia... che le tue virtù parlino da sé e rifiuta di parlare delle debolezze e degli errori altrui. Condanna la mormorazione, soprattutto quella malintenzionata.

8. Fa'... attenzione alla suscettibilità dei molti. E' più facile ferire che riparare dopo.

9. Non... fare caso alle chiacchiere sulla tua persona. Vivi in modo che nessuno possa dare loro credito e finiranno per essere dimenticate.

10. Non... essere eccessivamente geloso dei tuoi diritti. Ma lavora, abbi pazienza, conserva la calma, credi in te stesso, sii fermo e riceverai la tua ricompensa.

"Il passo del tempo deve essere una conquista e non una perdita".

comandamentivitasapienza

inviato da Don Stefano Rocca, inserito il 11/10/2009

TESTO

87. Lavorare per il cielo

San Giovanni Maria Vianney

Molti sono i cristiani, figli miei, che non sanno assolutamente perché sono al mondo... "Mio Dio, perché mi hai messo al mondo?". "Per salvarti". "E perché vuoi salvarmi?". "Perché ti amo".

Com'è bello conoscere, amare e servire Dio! Non abbiamo nient'altro da fare in questa vita. Tutto ciò che facciamo al di fuori di questo, è tempo perso. Bisogna agire soltanto per Dio, mettere le nostre opere nelle sue mani... Svegliandosi al mattino bisogna dire: "Oggi voglio lavorare per te, mio Dio! Accetterò tutto quello che vorrai inviarmi in quanto tuo dono. Offro me stesso in sacrificio. Tuttavia, mio Dio, io non posso nulla senza di te: aiutami!".

Oh! Come rimpiangeremo, in punto di morte, tutto il tempo che avremo dedicato ai piaceri, alle conversazioni inutili, al riposo anziché dedicarlo alla mortificazione, alla preghiera, alle buone opere, a pensare alla nostra miseria, a piangere sui nostri peccati! Allora ci renderemo conto di non aver fatto nulla per il cielo.

Che triste, figli miei! La maggior parte dei cristiani non fa altro che lavorare per soddisfare questo "cadavere" che presto marcirà sotto terra, senza alcun riguardo per la povera anima, che è destinata ad essere felice o infelice per l'eternità. La loro mancanza di spirito e di buon senso fa accapponare la pelle!

Vedete, figli miei, non bisogna dimenticare che abbiamo un'anima da salvare ed un'eternità che ci aspetta. Il mondo, le ricchezze, i piaceri, gli onori passeranno; il cielo e l'inferno non passeranno mai. Stiamo quindi attenti!

I santi non hanno cominciato tutti bene, ma hanno finito tutti bene. Noi abbiamo cominciato male: finiamo bene, e potremo un giorno congiungerci a loro in cielo.

salvezzascopo della vita

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inviato da Parrocchia S. Giovanni M. Vianney - Roma, inserito il 26/06/2009

PREGHIERA

88. Atto d'amore   1

San Giovanni Maria Vianney, Curato d'Ars

Ti amo, mio Dio, e il mio desiderio
è di amarti fino all'ultimo respiro della mia vita.
Ti amo, o Dio infinitamente amabile,
e preferisco morire amandoti,
piuttosto che vivere un solo istante senza amarti.
Ti amo, Signore, e l'unica grazia che ti chiedo
è di amarti eternamente.
Ti amo, mio Dio, e desidero il cielo,
soltanto per avere la felicità di amarti perfettamente.
Mio Dio, se la mia lingua non può dire ad ogni istante: ti amo,
voglio che il mio cuore te lo ripeta ogni volta che respiro.
Ti amo, mio divino Salvatore, perché sei stato crocifisso per me,
e mi tieni quaggiù crocifisso con te.
Mio Dio, fammi la grazia di morire amandoti
e sapendo che ti amo.

amare Diorapporto con Dio

inviato da Parrocchia S. Giovanni M. Vianney - Roma, inserito il 26/06/2009

TESTO

89. Del buon uso delle tentazioni

S. Giovanni Maria Vianney

Come il buon soldato non ha paura di combattere, così il buon cristiano non deve aver paura della tentazione. Tutti i soldati sono bravi quando sono all'interno della loro guarnigione: è sul campo di battaglia che si nota la differenza tra i coraggiosi e i vili.

La più grande delle tentazioni è di non averne alcuna. Si potrebbe arrivare a dire che bisogna essere contenti di avere delle tentazioni: è il momento del raccolto spirituale, durante il quale facciamo provviste per il cielo. E' come nel tempo della mietitura: ci si leva di buon mattino, ci si dà un gran daffare, ma non ci si lamenta, perché si raccoglie molto.

Il demonio tenta solamente le anime che vogliono uscire da una situazione di peccato e quelle che sono in stato di grazia. Le altre gli appartengono già: non ha alcun bisogno di tentarle.

Se fossimo profondamente compresi della santa presenza di Dio, sarebbe molto facile per noi resistere al nemico. Sarebbe sufficiente il pensiero "Dio ti vede!" per non peccare mai.

C'era una santa che, dopo esser stata tentata, si lamentava con il Signore dicendogli: «Dov'eri dunque, amatissimo Gesù, durante quella tremenda tempesta?». E il Signore: «Ero al centro del tuo cuore e mi rallegravo di vederti combattere».

tentazionetentazionipeccatolotta spirituale

5.0/5 (1 voto)

inviato da Qumran2, inserito il 18/06/2009

TESTO

90. Se sapessi che è l'ultima volta   2

Vittorio Peri, Pregare è dire Amen

Se sapessi che è l'ultima volta
ti guarderei mentre ti addormenti,
ti rimboccherei le coperte più strettamente,
e ringrazierei il Signore per la tua vita preziosa.

Se sapessi che è l'ultima volta
ti accompagnerei fino alla porta quando esci;
ti darei un bacio e un abbraccio,
e ti chiamerei indietro per un altro ancora.

Se sapessi che è l'ultima volta
spegnerei il televisore per udire la tua voce,
per ricordarne il tono e l'accento.

Se sapessi che è l'ultima volta
che stiamo insieme, vorrei regalarti
ogni istante per renderti felice.

Se sapessi, o Signore,
che questo è l'ultimo mio giorno
distribuirei ogni mio avere
per presentarmi a te
ricco soltanto di amore.

riconoscenzagratitudineattenzioneamoreaffettomortesenso della vitavita

4.0/5 (2 voti)

inviato da Paola Ferrazzani, inserito il 17/06/2009

TESTO

91. Bontà

Ogni giorno lungo i sentieri della vita c'è sempre qualcuno che ne elemosina un tantino, perché la bontà è la sola cosa che riempie, dà pace, non mette in imbarazzo nessuno e non si esaurisce in chiacchiere.
Per essere buoni basta togliere la scorza dell'animo, acquietare i litigi e la rabbia, sotterrare l'orgoglio, aprire la porta e dire: "Entra in questa casa, è tua".
Bontà è mettere l'altro al primo posto, è ricordarsi che non vale la pena essere cattivi, per quel poco che si vive.
E' un po' di perdono la bontà, è andare verso gli ultimi; non usare violenza, farsi un po' piccoli, magari un po' ingenui, un po' poeti.
Bontà è essere puri di cuore, ignorando la partita doppia.
Bontà è far scoprire il cuore agli uomini, è far ritornare il sorriso sul viso di un bimbo.

amorebontàsemplicitàaccoglienzaumiltà

inviato da Forner Fortunato, inserito il 17/06/2009

TESTO

92. Facile e difficile   1

Facile è occupare un posto nell'agenda telefonica.
Difficile è occupare il cuore di qualcuno.
Facile è giudicare gli errori degli altri.
Difficile è riconoscere i nostri propri errori.
Facile è ferire chi ci ama.
Difficile è curare questa ferita.
Facile è perdonare gli altri.
Difficile è chiedere perdono.
Facile è esibire la vittoria.
Difficile è assumere la sconfitta con dignità.
Facile è sognare tutte le notti.
Difficile è lottare per un sogno.
Facile è pregare tutte le notti.
Difficile è trovare Dio nelle piccole cose.
Facile è dire che amiamo.
Difficile è dimostrarlo tutti i giorni.
Facile è criticare gli altri.
Difficile è migliorarne uno.
Facile è pensare di migliorare.
Difficile è smettere di pensarlo e farlo realmente.
Facile è ricevere.
Difficile è dare.

perdonoamoredarepreghieraumiltàconversionecambiamentonon giudicareconcretezza

5.0/5 (1 voto)

inserito il 12/06/2009

TESTO

93. Il segreto dell'amore

Thomas Merton, Nessun uomo è un'isola, Garzanti

Non basta all'amore di essere partecipati, bisogna che sia partecipato liberamente, perché nella costrizione non vi può mai essere felicità. Un amore disinteressato che si riversa su un oggetto egoista non dà una felicità completa: non perché l'amore abbia bisogno, per amare, di ricambio o di ricompensa, ma perché riposa nella felicità dell'amato. E se questi riceve l'amore egoisticamente, l'amante non è soddisfatto, perché vede che il suo amore non è riuscito nell'intento di rendere felice l'amato, non ha risvegliato in lui la capacità di amare senza egoismo.

Di qui il paradosso che l'amore disinteressato può riposare completamente solo in un amore perfettamente ricambiato: perché sa che la sola vera pace si trova in un amore che non cerca se stesso. Un tale amore accetta di non essere amato disinteressatamente per amore di colui che ama e, nel far così, perfeziona se stesso.

Il dono dell'amore è il dono della potenza e della capacità di amare e quindi darlo in pieno vuol dire anche riceverlo. Così lo si può conservare solo se lo si dona e lo si può donare perfettamente solo se lo si riceve.

amorefelicitàgratuitàdisinteressereciprocità

5.0/5 (1 voto)

inviato da Giovanna Martinetti, inserito il 11/06/2009

TESTO

94. L'educazione dei figli

Carlo Maria Martini, Sette dialoghi con Ambrogio Vescovo di Milano

L'educazione dei figli è impresa per adulti disposti a una dedizione che dimentica se stessa: ne sono capaci marito e moglie che si amano abbastanza da non mendicare altrove l'affetto necessario.

Il bene dei vostri figli sarà quello che sceglieranno: non sognate per loro i vostri desideri.

Basterà che sappiano amare il bene e guardarsi dal male e che abbiano in orrore la menzogna.

Non pretendete dunque di disegnare il loro futuro: siate fieri piuttosto che vadano incontro al domani con slancio, anche quando sembrerà che si dimentichino di voi.

Non incoraggiate ingenue fantasie di grandezza, ma se Dio li chiama a qualcosa di bello e di grande non siate voi la zavorra che impedisce loro di volare.

Non arrogatevi il diritto di prendere decisioni al loro posto, ma aiutateli a capire che decidere bisogna e non si spaventino se ciò che amano richiede fatica e fa qualche volta soffrire: è più insopportabile una vita vissuta per niente.

Più dei vostri consigli li aiuterà la stima che hanno di voi e che voi avete di loro; più di mille raccomandazioni soffocanti, saranno aiutati dai gesti che videro in casa: gli affetti semplici, certi ed espressi con pudore, la stima vicendevole, il senso della misura, il dominio della passione, il gusto per le cose belle e l'arte, la forza anche di sorridere.

E tutti i discorsi sulla carità non mi insegneranno di più del gesto di mia madre che fa posto in casa per un vagabondo affamato e non trovo gesto migliore per dire la fierezza di essere uomo di quando mio padre si fece avanti a prendere le difese di un uomo ingiustamente accusato.

I vostri figli abitino la vostra casa con quel sano trovarsi bene che ti mette a tuo agio e ti incoraggia anche ad uscire di casa, perché ti mette dentro la fiducia in Dio e il gusto di vivere bene.

genitorifiglieducareeducazione

inviato da Daniela Filippino, inserito il 11/06/2009

TESTO

95. Non dire ave Maria   1

Silvia Neuhold

Non dire Ave Maria,
se non provi gioia nel sentire la parola di Dio.
Non dire Piena di grazia,
se non riconosci i doni che Dio ti ha fatto.
Non dire il Signore è con te,
se non senti che Dio ti è vicino.
Non dire benedetto,
se non credi di poter essere santo.
Non dire Madre di Dio,
se non ti comporti da figlio
Non dire prega per noi,
se non ti preoccupi del tuo prossimo.
Non dire peccatori,
se guardi la pagliuzza nell'occhio del tuo vicino.
Non dire morte,
se non credi che sia la porta della vita nuova.

ave mariamariamadonna

5.0/5 (1 voto)

inviato da Silvia Neuhold, inserito il 05/06/2009

PREGHIERA

96. Signore, aiutami!   2

Mahatma Gandhi

Signore, aiutami a dire la verità davanti ai forti
e a non mentire per avere l'applauso dei deboli.
Se mi dai fortuna, non togliermi la ragione.
Se non ho fortuna, dammi la forza per trionfare sul fallimento.
Se mi dai successo, non togliermi l'umiltà.
Se mi dai l'umiltà, non togliermi la dignità.
Se sarò in difetto con la gente,
dammi il coraggio di chiedere scusa
e se la gente mancherà con me
dammi il coraggio di perdonare.
Signore, se mi dimentico di te,
non ti dimenticare di me.

veritàumiltàperdono

inviato da Maria Coppola, inserito il 05/06/2009

TESTO

97. Aver paura

Gina Sertorio, Un mondo nuovo. Poesie, Di Stefano Editore

E' assurdo aver paura della morte.
E' come dire che hai paura del vento
e della stessa aria impenatrabile.
E' come dire di aver paura della vita.
Dio, quando mi creò, mi colmò di mille doni
ma il mondo ladro mi derubò d'ogni cosa
e sono arrivata a Dio completamente spoglia.
Lui solo pensò a rivestirmi.

Tratte dal libro di poesie di Gina Sertorio (di Genova) morta in un incidente stradale a 19 anni.

pauravitamorterapporto con Dio

inviato da Forner Fortunato, inserito il 05/06/2009

TESTO

98. Giudicare   1

Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di Matteo

Come Dio ci perdonerà i nostri peccati nella misura in cui noi avremo perdonato gli altri, così anche lui ci giudicherà nella misura in cui avremo giudicato gli altri.

Non dobbiamo, quindi, né insultare né ingiuriare coloro che peccano, ma dobbiamo avvertirli. Non bisogna dirne male e diffamarli, ma consigliarli. Dobbiamo correggerli con l'amore, e non insorgere contro di loro con arroganza.

"Ma se uno cade nella fornicazione - mi domandi - non gli si dovrà dunque dire che la fornicazione è un male e non si dovrà correggerlo con energia per il suo peccato?".

Correggilo, certo, però non come se tu fossi un nemico che chiede giustizia, ma comportandoti come un medico che prepara il rimedio per guarire il malato.

correzionefraterna

inviato da Qumran2, inserito il 02/06/2009

PREGHIERA

99. Ti adoro, anche se...   2

Padre Augusto Gianola, Missionario PIME in Amazzonia

Signore, ti adoro,
anche se non so che cosa vuol dire.
Ti ringrazio, anche se solo a parole.
Ti chiedo perdono, anche se senza una lacrima.
Ti offro tutto, anche se non ho niente.
Ti voglio amare, anche se ne sono assolutamente incapace.

adorazionepeccatoumiltàinadeguatezza

3.0/5 (1 voto)

inviato da Don Maurizio Memini, inserito il 02/06/2009

PREGHIERA

100. Gesù Eucarestia

Salvatore Vigliotta

Gesù Eucarestia...
...speranza di Credo.
Fisso il mio sguardo in te
o mio Gesù Eucaristia
e con fiducia e con tutto il cuore
ti offro la mia miseria.
Aiutami, sorreggimi e difendimi
nel servizio eucaristico;
pietà per i tuoi figli ammalati
e dona il tuo amore
unica speranza
che aiuta a vivere.
Rendimi semplice e fiducioso,
cammina con me o Gesù
in questo mondo pieno d'insidie.
Proteggi il Santo Padre
e dona pace e amore
a tutti i sacerdoti e i consacrati;
dona a tutti la grazia
di servire i fratelli nella carità.

O Maria, Madre eucaristica,
donna innamorata
di Dio e di tutta l'umanità,
splendore di tutti i tuoi figli,
armonia dell'universo,
a te affido il mio
cammino ministeriale;
vieni ad abitare nel mio cuore
e sussurrami il canto del "Magnificat"
affinché m'innamori
ogni giorno di più
della Santa Eucarestia
......e tu o mio Gesù
fammi sentire la tua voce:
"credi in me"..
...affinché io possa irradiare
un po' del tuo amore
nel servire gli ammalati.

Spirito Santo
fa' che il tuo fuoco
riscaldi il mio cuore
fino a diventare
donazione totale all'eucarestia
per farmi prossimo all'ammalato
diventando samaritano del III° millennio.

Gesù Eucarestia
mi abbraccio a te
oggi e sempre
e ti lodo e ti amo
in tutti i Tabernacoli del mondo.
....Quando ti ricevo
io rispondo: Amen!
Quell' Amen vuol dire proprio:
si, io credo, che tu sei veramente
il corpo di Cristo Risorto.

comunioneeucaristia

inviato da Antonio Esposito, inserito il 02/06/2009

TESTO

101. Mai dire mai

Un assistente sociale invitava tutti quelli che si lamentavano dei propri fallimenti a leggere un poster che teneva appeso nel suo ufficio:
- Fallito in commercio nel 1832 e nel 1833.
- Sconfitto per la Camera dei deputati nel 1832.
- Eletto all'assemblea nel 1834.
- Morta la fidanzata nel 1835.
- Esaurimento nervoso nel 1836.
- Sconfitto come presidente della Camera dei deputati nel 1838.
- Sconfitto come membro dell'assemblea elettorale nel 1840.
- Sconfitto per il Congresso nel 1843, nel 1846 e poi ancora nel 1848.
- Sconfitto per il Senato nel 1855.
- Sconfitto come vicepresidente nel 1856.
- Sconfitto per il Senato nel 1858.
- Eletto presidente degli Stati Uniti nel 1860.
Abramo Lincoln

speranzaperseveranzacoraggio

inviato da Lucio, inserito il 19/05/2009

PREGHIERA

102. Oggi ci interpelli e ci chiami...

Carlo Maria Martini

Signore, oggi con la tua risurrezione
ci interpelli e ci chiami ad essere persone
contente e riconciliate,
capaci di vivere in pienezza
e di morire con sensatezza,
capaci di dare la nostra testimonianza
davanti a tutti gli uomini,
capaci di dire all'umanità:
"Non temere donna, perché piangi?
Ora sai dove conduce il cammino,
ora sai che il Signore è con te".
Donaci di seminare intorno a noi
questa speranza della risurrezione
e di dilatare ovunque la vita
secondo la tua parola.
Fa' che l'annuncio della tua risurrezione
nella nostra vita tocchi la vita di tanti altri.
E attraverso quello squarcio di serenità
che tu apri oggi
nelle nostre preoccupazioni quotidiane,
penetri intorno a noi la certezza
della tua vita e della tua speranza. Amen.

risurrezionetestimonianzasperanza

inviato da Cesarina, inserito il 12/04/2009

TESTO

103. La preghiera   1

Carlo Carretto, Lettere dal deserto

La preghiera è il sunto del nostro rapporto con Dio. Potremmo dire che noi siamo ciò che preghiamo. Il grado della nostra fede è il grado della nostra preghiera; la forza della nostra speranza è la forza della nostra preghiera; il calore della nostra carità è il calore della nostra preghiera. Né più né meno.

preghierafedesperanzacarità

inviato da Qumran2, inserito il 25/01/2009

TESTO

104. Dire messa

Thomas Merton

Se avete paura dell'Amore... non dite mai messa. La messa farà riversare sulle vostre anime un torrente di sofferenza interiore che ha un'unica funzione: di spaccarvi in due, affinché tutta la gente del mondo possa entrare nel vostro cuore.

Se avete paura della gente, non dite mai messa. Perché quando cominciate a dir messa, lo Spirito di Dio si sveglia come un gigante dentro di voi e infrange le serrature del vostro santuario privato e chiama tutta la gente del mondo affinché entri nel vostro cuore.

Se dite messa condannate la vostra anima al tormento di un Amore che è così vasto e così insaziabile che non riuscirete mai a sopportarlo da soli. Quell'amore è l'Amore del cuore di Gesù che arde dentro il vostro miserabile cuore e fa cadere su di voi l'immenso peso della sua pietà per tutti i peccati del mondo.

messacaritàamoresacerdoziopretesacerdotecomunitàservizioeucaristia

inviato da Luca Peyron, inserito il 07/09/2008

TESTO

105. Sulla morte   2

Dietrich Bonhoeffer, Resistenza e resa

Non c'è nulla che possa sostituire l'assenza di una persona a noi cara.
Non c'è alcun tentativo da fare, bisogna semplicemente tenere duro e sopportare.
Ciò può sembrare a prima vista molto difficile, ma è al tempo stesso una grande consolazione, perché finché il vuoto resta aperto si rimane legati l'un l'altro per suo mezzo.
E' falso dire che Dio riempie il vuoto; Egli non lo riempie affatto, ma lo tiene espressamente aperto, aiutandoci in tal modo a conservare la nostra antica reciproca comunione, sia pure nel dolore.
Ma la gratitudine trasforma il tormento del ricordo in una gioia silenziosa.
I bei tempi passati si portano in sé non come una spina, ma come un dono prezioso.
Bisogna evitare di avvoltolarsi nei ricordi, di consegnarci ad essi; così come non si resta a contemplare di continuo un dono prezioso, ma lo si osserva in momenti particolari e per il resto lo si conserva come un tesoro nascosto di cui si ha la certezza.
Allora sì che dal passato emanano una gioia e una forza durevoli.

morteparadisovita eternadefuntimemoriaricordiaffetto

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inserito il 20/04/2008

PREGHIERA

106. Preghiera degli sposi   3

Elisa P.

Hai chiamato i nostri cuori per nome.
Hai messo i nostri passi sulla stessa strada.
Hai disegnato il nostro cammino fino a te,
ed oggi la tua presenza avvolge in un tenero abbraccio
il nostro amore.
Hai messo un "sì" sulle nostre labbra per annunciare
l'infinita meraviglia del tuo agire.
Adesso da un angolo del cielo
veglia sulla nostra unione,
rafforza quei passi e guidaci su quella strada.
Dacci forza quando l'amore quotidiano perderà il suo entusiasmo.
Parla ai nostri cuori quando il silenzio si farà sentire.
Dacci parole per chi vive nel silenzio.
Dacci gioia per chi vive nel dolore.
Dacci speranza per chi non la conosce.
La nostra casa sia aperta come lo è la tua oggi.
I nostri figli siano il tuo sogno più bello
e noi capaci di realizzarlo come tu vuoi.
Accompagna chi ci ha portato fin qui,
dona loro la certezza che il nostro amore
è parte del loro,
che la nostra gioia è frutto dei loro sacrifici.
Regala al nostro stare insieme,
tutti i giorni che hai stabilito per noi
e quando chiamerai a te uno di noi,
l'uno possa dire all'altro un altro "sì".

sposimatrimoniocoppiaamorefamiglia

5.0/5 (2 voti)

inviato da Marina Malaguti, inserito il 13/04/2008

TESTO

107. L'amore è... voler amare   2

Charles de Foucauld

L'amore consiste non nel sentire che si ama, ma nel voler amare; quando si vuol amare, si ama; quando si vuol amare sopra ogni cosa, si ama sopra ogni cosa. Se accade che si soccomba a una tentazione, è perché l'amore è troppo debole, non perché esso non c'è: bisogna piangere, come san Pietro, pentirsi, come san Pietro, umiliarsi, come lui, ma sempre come lui dire tre volte: «Io ti amo, io ti amo, tu sai che malgrado le mie debolezze e i miei peccati io ti amo».

volontàamareamoregenerositàcostanzafedeltàdebolezzaforza

1.0/5 (1 voto)

inviato da Chiara, inserito il 11/11/2007

PREGHIERA

108. I soliti fessi   1

Tonino Lasconi

Signore, noi siamo i "soliti fessi".
Quelli che "al dunque" non si tirano indietro.
Quelli che non sanno mai trovare la scusa per dire "Non sono potuto venire"
Quelli che dicono: "Ormai ci siamo impegnati, non possiamo tirarci indietro".
Quelli che si ritrovano "sempre gli stessi" a lavorare, a sgobbare.
Quelli che devono inghiottire amari bocconi perché gli altri oltre a non lavorare ti prendono anche in giro.
Signore, è duro.
Siamo sempre in tanti ad avere idee, a progettare, a programmare.
Ma poi, a lavorare, chi scappa di qua, chi fugge di là, chi non può,
chi non si ricorda...
E noi siamo i "soliti fessi".
Ci arrabbiamo, diciamo che questa è l'ultima volta; che non ci cascheremo mai più... Ma sappiamo che non è vero.
Perché non siamo soli. Ci sei tu. Tu non hai mai tagliato la corda.
Aiutaci a stare in tua compagnia: anche tu ci sei sempre!

impegnoresponsabilità

inviato da Chiara Ardit, inserito il 20/08/2007

TESTO

109. Diventare amati

Henri J. M. Nouwen, Sentirsi amati

Diventare amati vuol dire accettare di essere pane nelle mani di Gesù: pane benedetto, spezzato e dato. Queste parole riassumono la mia vita di sacerdote, perché ogni giorno, quando mi riunisco intorno alla mensa con i membri della mia comunità, prendo il pane, lo benedico, lo spezzo e lo do. Queste parole riassumono anche la mia vita di cristiano perché, come cristiano, sono chiamato a diventare il pane per il mondo: pane che è benedetto, spezzato e dato. La cosa più importante, comunque, è che queste parole riassumono la mia vita di essere umano, perché in ogni momento della mia vita, da qualche parte, in qualche modo, il prendere, il benedire, lo spezzare, il dare, sono eventi che accadono. Queste parole sono diventate le più importanti della mia vita (...) perché, tramite loro, sono entrato in contatto con i modi per divenire l'Amato di Dio.

sacerdoziooffertaoffertorio

inviato da Qumran2, inserito il 19/08/2007

PREGHIERA

110. Insegnami, Signore, a dire grazie

Jean-Pierre Dubois-Dumée

Grazie per il pane, il vento, la terra e l'acqua.
Grazie per la musica e per il silenzio.
Grazie per il miracolo di ogni nuovo giorno.
Grazie per i gesti e le parole di tenerezza.
Grazie per le risate e per i sorrisi.
Grazie per tutto ciò che mi aiuta a vivere, nonostante le sofferenze e lo sconforto.
Grazie a tutti quelli che amo e che mi amano.
E che questi mille ringraziamenti
si trasformino in un'immensa azione di grazie
quando mi rivolgo a te,
fonte di ogni grazia e roccia della mia vita.
Grazie per il tuo amore senza confini.
Grazie per il pane dell'Eucarestia.
Grazie per la pace che viene da te.
Grazie per la libertà che tu ci dai.
Con i miei fratelli io proclamo la tua lode
per la nostra vita che è nelle tue mani
e per le nostre anime che ti sono affidate.
Per i favori di cui tu ci inondi
e che non sempre sappiamo riconoscere.
Dio buono e misericordioso,
che il tuo nome sia benedetto, sempre.

ringraziamentogratitudinecreato

inviato da Anna Mela, inserito il 07/06/2007

PREGHIERA

111. Preghiera per gli insegnanti   1

Ti prego, Signore per gli insegnanti, per tutti gli insegnanti.
Fa' che si convincano che i pensieri veri, i pensieri grandi
- quelli che devono propormi -
sono come l'acqua buona:
vengono o dall'Alto o dal profondo;
fa' che mi aiutino a distinguere
tra ciò che vale e ciò che appare.

Dammi, Signore, insegnanti
a cui la scienza non abbia inaridito il cuore;
insegnanti maestri di vita,
non solo professionisti d'istruzione,
insegnanti sapienti e pazienti:
noi alunni non siamo melanzane che maturiamo
tutti alla stessa ora.

Signore, dammi insegnanti che quando parlano delle foglie
non si limitino a dire che sono aghiformi o lanceolate...
ma dicano anche che sono colorate
e che con il loro colore rallegrano il mondo;
insegnanti che di tanto in tanto si lascino sfuggire un sorriso.
Vivere per tante ore con facce oscure
è la peggiore delle torture!

Signore, questa preghiera
è un sogno, ma anche una speranza;
la speranza che il nuovo anno scolastico
mi regali insegnanti "nuovi".
Perché il regalo duri fino a giugno,
continuerò ad affidarli a te.
Amen!

insegnantiinsegnamentoeducazioneeducatori

inviato da Qumran2, inserito il 04/06/2007

RACCONTO

112. Sei enormemente magnifica!   3

Così scrive una tredicenne nel suo diario personale.

Il mio papà dice che sono enormemente magnifica.
Io mi chiedo se lo sono davvero.

Per essere enormemente magnifica...
Sara dice che bisogna avere bellissimi, lunghi capelli ricci come i suoi.
Io non li ho.

Per essere enormemente magnifica...
Gianni dice che bisogna avere denti bianchi e perfettamente dritti come i suoi.
Io non li ho.

Per essere enormemente magnifica...
Jessica dice che non devi avere quelle piccole macchie marroni sulla faccia che si chiamano lentiggini.
Io le ho.

Per essere enormemente magnifica...
Marco dice che bisogna essere la più intelligente della classe.
Io non lo sono.

Per essere enormemente magnifica...
Stefano dice che bisogna saper dire le battute più buffe della scuola.
Io non lo so fare.

Per essere enormemente magnifica...
Laura dice che bisogna vivere nel quartiere più carino della città e nella casa più graziosa.
Io non lo faccio.

Per essere enormemente magnifica...
Mattia dice che bisogna indossare solo i vestiti più carini e le scarpe più alla moda.
Io non li indosso.

Per essere enormemente magnifica...
Samantha dice che bisogna provenire da una famiglia perfetta.
Non è il mio caso.

Ma ogni sera, quand'è ora di dormire, papà mi abbraccia forte e dice:
«Tu sei enormemente magnifica e io ti voglio bene!».
Papà deve sapere qualcosa che i miei amici non sanno…

Anche Dio, in ogni istante, ti abbraccia forte e dice:
"Tu sei enormemente magnifica, magnifico e io ti voglio bene!"
Dio deve sapere qualcosa di te che gli altri non sanno.

stimaamorefiduciaamore di Dioaccettazioneinterioritàesteriorità

5.0/5 (2 voti)

inviato da Liliana Belloro, inserito il 07/04/2007

PREGHIERA

113. Buon Natale   1

L. Bozzoli

Signore Gesù,
anche a te vogliamo dire oggi: Buon Natale!
Soprattutto a te.
Perché tu vieni ancora a nascere tra noi,
povero e indifeso, come allora,
eppure sempre atteso come la parola più alta
dell'infinito amore del nostro Dio.
Buon Natale, Gesù:
possa rinnovarsi il miracolo della luce
che ha illuminato l'oscurità di quella notte.
Buon Natale:
possa riecheggiare l'augurio di pace
che gli angeli hanno cantato nel cielo di Betlemme.
E ci sia dato di accoglierti
con la semplicità dei pastori,
e di godere, pieni di stupore,
della predilezione che Dio riserva
ai poveri e agli umili.
Fa' che anche noi, accogliendoti nelle nostre mani,
possiamo contemplare il volto umano di Dio
presente in ogni creatura:
volto da onorare nei poveri
con gesti di tenerezza e di pietà,
volto da custodire in noi come un tesoro nascosto;
con la passione di dire a tutti:
Buon Natale: il Signore è nato anche per te.

nataleincarnazionenatività

inviato da Rosy, inserito il 21/12/2006

TESTO

114. Il "Decalogo" della Domenica   2

Francesco Lambiasi

lo sono il giomo del Signore, Dio tuo. lo sono il Signore dei tuoi giorni.

1. Non avrai altri giorni uguali a me.
Non fare i giorni tutti uguali. La domenica sia per te, fratello o sorella cristiana, il giorno libero da tutto per diventare il giorno libero per Dio e per tutti.

2. Non trascorrere la domenica invano,
drogandoti di televisione, alienandoti nell'evasione, caricandoti di altra tensione.

3. Ricordati di santificare la festa,
non disertando mai l'assemblea eucaristica: la domenica è la pasqua della tua settimana, il sole l'eucaristia e il cuore è Cristo risorto.

4. Onora tu, padre, e tu, madre, il grande giomo
con i tuoi figli! Ma non imporlo mai, neanche ai minori, e non ricattarli. Contagia loro la tua gioia di andare a messa: questo vale molto più di cento prediche.

5. Non ammazzare la domenica
con il doppio lavoro, soprattutto se remunerativo: non violarla né svenderla, ma vivila "gratis et amore Dei" e dei fratelli.

6. Considera il giorno del Signore "il momento di intimità
fra Cristo e la chiesa sua sposa", come ha detto il Papa; se sei sposato o sposata, coltiva la tua intimità con il tuo coniuge.

7. Non rubare la domenica a nessuno,
né alle colf, né alle badanti, né ai tuoi dipendenti. E non fartela rubare da niente e da nessuno, né dal denaro, né dal culturismo, né dai tuoi datori di lavoro.

8. Non dire falsa testimonianza
contro il giorno del Signore. Non vergognarti di dire ai tuoi amici non credenti che non puoi andare da loro in campagna o con loro allo stadio perché non puoi rinunciare alla messa.

9. Non desiderare la domenica degli "altri",
i ricchi, i gaudenti, i bontemponi. Desidera di condividere la domenica con gli ultimi, i poveri, i malati.

10. Non andare a messa solo perché è festa,
ma fa' festa perché vai a messa.

domenica

5.0/5 (2 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 16/12/2006

TESTO

115. La messa

S. Giovanni Maria Vianney

L'assistenza alla messa è la più grande azione che noi possiamo fare.
Non è sufficiente essere presenti con il corpo alla Messa, ma bisogna assistervi con l'intenzione di capirla e seguirla attentamente.
Che bellezza! Dopo la consacrazione Dio è qui come in Paradiso... Se l'uomo capisse questo morirebbe d'amore.
Per dire la Messa bisognerebbe essere come dei Serafini.

messaeucaristia

inviato da Pisoni Don Luigi, inserito il 17/11/2006

TESTO

116. Mettere impegno nella decisione   4

Paulo Coelho

Carlos Castañeda dice: "Il grande potere dell'essere umano sta nella sua capacità di prendere decisioni". Ogni decisione che prendiamo ci permette di modificare il futuro e il passato.

Scegliere, però, significa impegnarsi. Quando si compie una scelta, ci si deve ricordare che il cammino da percorrere sarà molto diverso da quello immaginato. Scegliere significa dire: "Bene, io so dove voglio arrivare." Da quel momento in poi, bisogna prestare attenzione al mondo, perché una decisione scatena una serie di eventi inaspettati.

Impegnati con la tua decisione, sia essa nel campo affettivo, professionale o spirituale. Tutto ciò di cui la tua decisione ha bisogno è la tua volontà di andare avanti. Del resto, essa stessa ti prenderà per mano e ti mostrerà il cammino migliore.

decisioneperseveranzaimpegnoresponsabilitàmissionevocazione

4.0/5 (1 voto)

inviato da Qumran2, inserito il 06/10/2006

TESTO

117. La grazia per superare le prove

Paulo Coelho

Il monaco cistercense Marcos García, che vive a Burgos, in Spagna, diceva: «A volte Dio toglie una certa benedizione perché la persona possa comprenderlo al di là dei favori e delle richieste. Egli sa fino a che punto può mettere alla prova un'anima - e non si spinge mai oltre».

«In questi momenti, non dobbiamo mai dire: "Dio mi ha abbandonato". Lui non ci abbandona mai. Siamo noi che, a volte, possiamo abbandonarlo. Se il Signore ci pone di fronte a una grande prova, ci dà sempre anche la grazia sufficiente - più che sufficiente, direi - per superarla».

«Quando ci sentiamo lontani dal suo volto, dobbiamo domandarci: "Siamo in grado di saper approfittare di ciò che egli ha messo nel nostro cammino?"».

graziadifficoltàprovadoloresofferenzatentazionerapporto con Dio

inviato da Qumran2, inserito il 10/09/2006

PREGHIERA

118. In Te posso dire: Abbà, Padre

San Bernardo

O Spirito Santo,
anima dell'anima mia,
in te solo posso esclamare: Abbà, Padre.

Sei tu, o Spirito di Dio,
che mi rendi capace di chiedere
e mi suggerisci che cosa chiedere.

O Spirito d'amore,
suscita in me il desiderio di camminare con Dio:
solo tu lo puoi suscitare.

O Spirito di santità,
tu scruti le profondità dell'anima nella quale abiti
e non sopporti in lei neppure le minime imperfezioni:
bruciale in me, tutte, con il fuoco del tuo amore.

O Spirito dolce e soave,
orienta sempre tu la mia volontà verso la tua,
perché la possa conoscere chiaramente,
amare ardentemente e compiere efficacemente. Amen

Spirito Santo

inviato da Ester Da Ponte, inserito il 25/08/2006

ESPERIENZA

119. Io scelgo tutto!

S. Teresa di Lisieux, Storia di un'anima

Un giorno Leonia, pensando di essere troppo grande per giocare con la bambola, venne da noi due con un paniere pieno di vestiti e di pezzetti belli di stoffa per farne altri; su queste ricchezze stava distesa la bambola. «Prendete, sorelline, scegliete, vi do tutto». Celina allungò la mano e prese un pacchetto di gale che le piacevano. Io riflettei un attimo, poi anch'io allungai la mano e dissi: «Io scelgo tutto!», e presi il paniere senza tanti complimenti; quelli che assistevano alla scenetta trovarono la cosa molto giusta, e la stessa Celina non si sognò di protestare (bisogna dire che i giocattoli non le mancavano, il suo padrino la colmava di regali, e Luisa trovava il modo di procurarle tutto quello che desiderava). Questo minimo tratto della mia infanzia è il riassunto di tutta la vita mia; più tardi, quando la perfezione mi apparve, capii che, per diventare una santa, bisognava soffrir molto, cercar sempre il più perfetto e dimenticar se stessi; capii che ci sono molti gradi nella perfezione, e che ciascun'anima è libera di rispondere agli inviti di Nostro Signore, di far poco o molto per lui, insomma di scegliere tra i sacrifici che egli chiede. Allora, come ai giorni della mia prima infanzia, esclamai: «Dio mio, scelgo tutto. Non voglio essere una santa a metà, non ho paura di soffrire per Voi, temo una cosa sola, cioè di conservare la mia volontà: prendetela, perché scelgo tutto quello che Voi volete...».

santità

inviato da Debora Cavallone, inserito il 14/07/2006

ESPERIENZA

120. Anticipo di Paradiso

Una bambina ricoverata al "Bambin Gesù" un giorno accoglie la proposta del cappellano dell'ospedale: "Anna vuoi dedicarti ad offrire le tue sofferenze e le tue preghiere a Gesù per la conversione dei paccatori?". "Sì, lo voglio", e da quel giorno raccontò il frate che la bambina sembrava pervasa da uno nuovo ardore e non perdeva occasione per rinnovare l'offerta del suo sacrificio con tutto il suo cuore.
Ma un bel giorno Anna chiamò P. Maurizio e gli disse:
"P. Maurizio vieni, ti devo dire una cosa!".
"Cosa c'è Anna!".
"Sai oggi ho visto Gesù".
"E cosa ti ha detto".
"Che bello! Mi ha dato una carezza, mi ha sorriso e poi mi ha detto grazie Anna ed è sparito".
Qualche giorno dopo Anna entrò per sempre in quella luce di cui ebbe anticipo già sulla terra ed il suo sorriso non avrà più fine.

preghierasacrificiooffertadolorecroce

inviato da Ivan Fattori, inserito il 03/05/2006

PREGHIERA

121. Nelle tue mani, o Dio

Mi abbandono, o Dio, nelle tue mani.
Gira e rigira quest'argilla,
come creta nelle mani del vasaio.
Dalle una forma e poi spezzala, se vuoi.
Domanda, ordina, cosa vuoi che io faccia?
Innalzato, umiliato, perseguitato,
incompreso, calunniato, sconsolato,
sofferente, inutile a tutto,
non mi resta che dire,
sull'esempio della tua Madre:
«Sia fatto di me secondo la tua parola».
Dammi l'amore per eccellenza,
l'amore della croce,
ma non delle croci eroiche
che potrebbero nutrire l'amor proprio,
ma di quelle croci volgari,
che purtroppo porto con ripugnanza...
Di quelle croci che si incontrano
ogni giorno nella contraddizione,
nell'insuccesso, nei falsi giudizi,
nella freddezza, nel rifiuto
e nel disprezzo degli altri,
nel malessere e nei difetti del corpo,
nelle tenebre della mente
e nel silenzio e aridità del cuore.
Allora solamente Tu saprai che Ti amo,
anche se non lo saprò io,
ma questo mi basta.

n.d.r. autore incerto: sembra sia la preghiera che Robert Kennedy lesse nel giorno del funerale del fratello John Kennedy.

E' stata però pubblicata in "Piccolo Breviario" di P. Lippini, Edizioni Studio Domenicano, nel 1992, come preghiera di Sant'Agostino.

abbandono in Diocroceaccettazione

inviato da Suor Irina Mandro, inserito il 02/05/2006

PREGHIERA

122. La preghiera del creato   1

Kahlil Gibran

Se ascoltate i boschi e le montagne nella quiete della notte,
li sentirete dire in silenzio:
«Dio nostro, è nostra volontà ciò che tu vuoi.
E' nostro desiderio ciò che tu desideri.
E il tuo comando trasforma le nostre notti,
che sono le tue notti,
in giorni che sono i tuoi giorni.
Non possiamo chiederti nulla, perché conosci i nostri bisogni,
prima ancora che essi nascano:
il nostro bisogno sei tu; e nel darci te stesso, ci dai tutto.»

creatocreazionenaturavolontà di Dio

5.0/5 (2 voti)

inviato da Fiorella Corticelli Sarti, inserito il 26/02/2006

TESTO

123. L'umanità di Dio

Edward Schillebeeckx, Cerco il tuo volto, ed. Dehoniane

Alla mia età, dopo lunga e laboriosa ricerca, che non è ancora terminata, vorrei dire sommessamente che la bontà di Dio ha l'ultima parola nella nostra vita, la quale è di fatto un miscuglio di senso e di non senso, di salvezza e non salvezza, di disperazione e speranza. E' seguendo il modo di vivere di Gesù per gli uomini, sanzionato da Dio, che noi abbiamo il senso della nostra esistenza.
Il Dio che ci trascende è un Dio umano, un Dio che ama gli uomini, che si preoccupa della loro storia. L'umanità di Dio si incontra con l'umanità degli uomini e la eleva.

Dioumanitàamore di Diorapporto con Diomisericordia di Diosenso della vitaricerca di sensoincarnazionesperanza

inviato da Stefania Raspo, inserito il 25/02/2006

TESTO

124. Camminare

Nel silenzio della notte,
addormentato sul suo nido di paglia,
il bambino sogna.

I primi sono già in cammino!
Al di là dei loro dubbi e delle difficoltà
hanno creduto alla luce che,
anche se piccola, fora la notte.
Pionieri di speranza, infaticabili, camminano.
La stella li guida.

E poi, altri si alzano,
come se, infine,
le tenebre facessero posto alla fiducia!
Eccoli fuori, presi dall'amore,
pronti a danzare la vita attorno alla terra tutta,
in gioiosa farandola acclamano alle stelle.

All'arrivo dei magi, il bambino sorride:
l'umanità si è risvegliata!
venite, vorrebbe dire,
il mio sogno è proprio cominciato...

Natalere magiepifania

inviato da Maddalena Rotolo, inserito il 21/02/2006

PREGHIERA

125. Invitati al banchetto

Bollettino parrocchia S.Bertilla di Spinea (VE)

So di non essere degno del banchetto che hai preparato: e chi può dire di essersi meritato un posto alla tua tavola?

So di esser stato raccolto ai crocicchi delle strade: mi hai mandato a cercare assieme alla folla dei poveri, dei peccatori e degli emarginati.

So bene di non essere presentabile al tuo cospetto: con il mio passato, con la mia sporcizia, con la mia infedeltà: non sono certo un invitato attraente.

Ma tu mi chiedi solamente di lasciarmi trasformare dal tuo amore, dalla tua misericordia e di indossare la veste nuziale che mi è stata preparata.

Rifiutarla significa non accogliere il tuo invito, il tuo dono, la tua benevolenza, il regalo che con tanta gioia per me hai preparato.

rapporto con Diomisericordia di Diobanchetto

inviato da Ester Da Ponte, inserito il 21/02/2006

PREGHIERA

126. La preghiera nella sofferenza   1

Adele Caramico Stenta

Mi chiedevo... ma quanto avrà sofferto Gesù sulla Croce?
Mi chiedevo... ma come avrà fatto a sopportare tutto?
Mi chiedevo... tante cose ed anche ora, in mezzo alla sofferenza, mi chiedo ancora dove sia un senso a tutto questo.
Ecco, assimilata alla tua Croce ora comprendo che ogni sofferenza non è inutile.
Il mattino mi sveglio grata di aver potuto riaprire gli occhi alla luce, e poi...
Una fatica ed un offrire continuo fino alla sera.
Ogni ora che passa è un'ora in più che il Signore concede.
Cosa dire ancora?
Come Paolo anch'io vorrei poter dire che non sono io che vivo ma è Cristo che vive in me... ma sono troppo fragile per riuscire ad avere una fede così grande.
Signore, questa croce è pesante, portala tu insieme a me ed insieme ce la faremo.
Amen.

sofferenzaoffertacrocesacrificio

inviato da Adele Caramico Stenta, inserito il 06/02/2006

PREGHIERA

127. Preghiera di una madre

Anna Marinelli

Signore, ti ringrazio d'avermi resa madre
perciò cooperatrice del tuo divino disegno
di paternità universale.
Ma ora, Signore, che il figlio da tempo è svezzato
e gli anni corrono come lampi nel cielo,
ora dammi forza e grazia
per continuare la mia missione di madre.
Dammi forza nelle mani quando stanca, a sera tardi,
ho ancora da stirare;
forza nelle gambe, quando mi trascino
da una stanza all'altra per qualcosa ancora
da sistemare.
Dammi braccia grandi come ali di aquila
per abbracciare tutti all'unisono,
perché nessuno provi la cocente sensazione del rifiuto
o della dimenticanza.
Rendi i miei occhi capaci di scrutare
le ansie di ognuno, anche le più nascoste,
e ispirami la parola che solleva e conforta.
Fa' che il sorriso non si spenga mai
sulle mie labbra e il mio cuore materno sia faro
e punto di riferimento sicuro
nei momenti della prova.
Ch'io sappia essere sempre
oasi, rifugio e riva
quando la piccola barca della loro vita
sarà scossa dalle prime tempeste.
Dammi, oggi e sempre, o Padre Nostro,
il pane dell'amore incessante,
che non conosca misura, sconfinato e immenso
come deve essere quello di una madre,
dammi la forza di dire sempre SI
anche quando vorrei risparmiarmi,
e la forza di dire NO
quando è giusto disapprovare,
perché la vita, una madre, non la dà soltanto
al momento del travaglio, ma la continua a dare
giorno dopo giorno, come pane quotidiano,
condito d'amore.
Dammi, o Signore,
la forza di educare i figli secondo la tua legge,
che è legge d'amore e di misericordia,
affinché, varcando quel dì beato,
la soglia del tuo cielo, io ti possa mostrare orgogliosa
i figli che mi hai dato, e con essi lodarti e benedirti
insieme a tutto il creato.

preghiera di una madre

5.0/5 (2 voti)

inviato da Anna Marinelli, inserito il 06/02/2006

PREGHIERA

128. Quando ti dico "ti amo"

Daniele Pasini

Amore non è possesso
Amore è desiderare il vero bene
Amore non si pronuncia
se non è ispirato dall'amore di Dio.
Voglio dirti "ti amo"
perché sei importante e speciale
ogni volta che t'incontro
perché te come tutti gli altri
siete dono particolare,
ognuno con una diversa qualità!
Non te lo dico per desiderare
un abbraccio.
Non te lo dico per avere
un consenso.
Te lo dico perché desidero
che i tuoi occhi brillino d'amore
per donarlo agli altri
con l'ascolto,
nel dolce silenzio amico,
e perché desidero donarti il mio cuore
che non può essere esclusivo
in quanto sempre sovrabbonda...
E prima che giunga un qualsiasi peccato
voglio approfittarne,
sia con la parola che con l'azione
per dimostrare a tutti,
- da quelli che conosco
a quelli che "capitano" -
che voglio amare
e voglio poterlo dire
a chi ha un cuore così puro
da saper accogliere nel giusto
una parola così bella!

amoregratuitàamicizia

5.0/5 (1 voto)

inviato da Luisa Mugheddu, inserito il 05/02/2006

TESTO

129. Siamo amati

Ernesto Olivero

Gesù ci ama.
Anche se ci mette alla prova
non ci abbandona.
Egli fa della nostra vita
un banco di prova continuo:
speranze perse, difficoltà da superare,
dolori da accettare.
Ma più la nostra disperazione è forte
e più lui ci ama.
Basta che noi gli diciamo "sì",
anche nei momenti più neri,
nei momenti in cui, umanamente parlando,
ci sembra impossibile
che esistano speranze.
Ognuno di noi,
quando crede di essere in crisi,
quando si sente scartato, non desiderato,
deve dire "sì" a Gesù
sicuro che egli lo ricompenserà
già su questa terra,
con il centuplo di amore.

sofferenzadolorefedefiduciaabbandonoamore di Dio

inviato da Luana Minto, inserito il 06/01/2006

TESTO

130. Chi siamo davvero

Maurice Zundel, Quale uomo e quale Dio

Nessuno accetta di essere trattato da oggetto, questo vuol dire che ognuno vuol essere trattato da soggetto, vuol dire che ognuno vuol essere riconosciuto in questo essenziale (che di solito egli ignora), nella sua dignità (che spesso è il primo a non rispettare).

Ritroviamo qui un dato essenziale: l'uomo nel suo valore specifico e nell'inviolabilità della sua coscienza, è una esigenza d'essere più che un essere realmente esistente. Come dire che è chiamato a farsi - invece di subirsi - e che questo cambiamento comporta tutte le tappe possibili comprese tra lo zero e l'infinito.

identitàuomovalorerispettocrescitainterioritàdignità

inviato da Luca Peyron, inserito il 05/01/2006

TESTO

131. La necessità del silenzio

Madeleine Delbrel, Noi delle strade

Non c'è solitudine senza silenzio.

Il silenzio è talvolta tacere, ma è sempre ascoltare. Un'assenza di rumore che fosse vuota della nostra attenzione alla parola di Dio non sarebbe silenzio. Una giornata piena di rumori, piena di voci, può essere una giornata di silenzio se il rumore diventa per noi l'eco della presenza di Dio, se le parole sono per noi messaggi e sollecitazioni di Dio.

Quando parliamo di noi stessi, quando parliamo tra noi, usciamo dal silenzio.

Quando ripetiamo con le nostre labbra gli intimi suggerimenti della Parola di Dio nel profondo di noi stessi, lasciamo il silenzio intatto.

Il silenzio non ama la confusione delle parole. Sappiamo parlare o tacere, ma non sappiamo accontentarci delle parole necessarie. Oscilliamo senza posa tra un mutismo che affossa la carità e una esplosione di parole che svia la verità.

Il silenzio è carità e verità. Esso risponde a colui che chiede qualcosa, ma non dà che parole cariche di vita. Il silenzio, come tutti gli impegni della vita, ci induce al dono di noi stessi e non ad un'avarizia mascherata. Ma esso ci tiene uniti per mezzo di questo dono. Non ci si può donare quando ci si è sprecati. Le vane parole di cui rivestiamo i nostri pensieri sono un continuo sperpero di noi stessi.

"Vi sarà chiesto conto di ogni parola". Di tutte quelle che bisognava dire e che la nostra avarizia ha frenato. Di tutte quelle che bisognava tacere e che la nostra prodigalità avrà seminato ai quattro venti della nostra fantasia o dei nostri nervi.

silenziopreghieraascolto

inviato da Don Welman Minoia, inserito il 01/01/2006

TESTO

132. Non dire non posso

Monaco nel mondo

È una parola che pronunciamo con troppa leggerezza.
È una parola micidiale.
È una parola che spesso liquida i problemi senza lasciarceli neppure affrontare.
È una parola che molto spesso uccide la nostra carità.
Ho ricevuto una lettera da un lebbrosario: è di una nostra sorella che vive tra i lebbrosi.
Scriveva:
"Oggi ho avuto tanta forza da una scena che Dio mi ha messo sotto gli occhi: ho visto un povero lebbroso che non camminava più, un lebbroso che si trascinava senza gambe. L'ho visto aiutare un bambino poliomielitico a camminare. Il piccolo era aggrappato alle sue spalle e lui si trascinava carponi intorno alla capanna per farlo camminare. La scena mi ha fatto piangere".
Ha commosso anche me e ho chiesto perdono a Dio per tutte le volte che davanti ad una carità ho detto: non posso.
Ci siamo tanto abituati a quelle due parole che le portiamo in noi costantemente. È un cliché preparato al nostro egoismo.
Quando è che in realtà "non possiamo"?
Se non possiamo fare noi, possiamo almeno trovare chi farà per noi.
se non possiamo fare oggni, possiamo fare domani.
Se non possiamo fare tutto, possiamo almeno fare qualcosa.
È tremendo dire: non posso!
È una ghigliottina della carità cristiana.
Bisogna bandire quelle parole.
Quando non posso veramente, posso almeno calarmi nel bisogno del fratello e versare una lacrima con lui.

caritàsolidarietàdisponibilitàimpegno

5.0/5 (1 voto)

inviato da F. Carlo, inserito il 08/12/2005

ESPERIENZA

133. Vita!

- Non sapevo vivere. Nulla viveva in me, anche se affermavo il contrario. Ho chiesto perdono al Signore perché Lui mi aveva donato la vita, ma io non sapevo accoglierla. Ebbene, sei mesi dopo, un bel giorno, ho capito improvvisamente e ho visto che il Signore mi aveva risuscitato. E da quel giorno è iniziato un cammino di pace, un cammino di vita in cui nulla oppone più resistenza (Giovanni, 19 anni).

- Ho cominciato a lavorare nelle discoteche e l'ho fatto per cinque anni. Ho conosciuto droga, alcolici, sesso, omosessualità. Sono stata distrutta, tradita, ingannata. Ero diventata l'ombra di me stessa. Un giorno, nel momento in cui stavo per suicidarmi, il Signore è venuto a prendermi tra le sue braccia e per la prima volta mi sono fatta dire: "Io ti amo" e ho voluto vivere di nuovo (Anna, 21 anni).

- Ti è mai capitato di aver voglia di morire? Per molto tempo tutte le mattine guardavo dalla finestra dicendo a me stessa: "Ora mi butto!". Oggi non voglio più morire, perché ho scoperto che Gesù è vivo! Questa è la mia preghiera, il mio grido "Gesù è vivo!" (Viviana, 17 anni).

- Ho 19 anni e ho capito, dopo un tentato suicidio a 17 anni - che è fallito - che non potevo rimanere a non far niente della mia vita... Ora sono pronta, moralmente e fisicamente, a dare due o tre anni della mia vita per aiutare coloro che hanno bisogno senza ricevere nulla in cambio. E il fatto di non ricevere nulla in cambio (diciamo materialmente) è molto importante per me. Non credo che potrei costruire la mia vita, o perlomeno una parte di essa, senza offrire un po' della mia gioventù, allo scopo di dare il massimo di me stessa (Giusy).

senso della vitaviverevita

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 23/09/2005

TESTO

134. Desiderio e peccato

André Louf, Generati dallo Spirito

Il peccato non è mai nel desiderio preso in sé, che è sempre fondamentalmente buono. Ora, se il male provvisorio consiste quaggiù nel travestimento o nella distorsione del desiderio, sarà importante sbarazzare quest'ultimo dal suo travestimento, raddrizzare questa distorsione che lo snatura. Se una tale operazione potesse riuscire - non lo è mai interamente -, ciò che resta allora del desiderio si confonderebbe con il bene. Or dunque, il bene che si nasconde dietro il desiderio apparentemente "cattivo", questo bene merita sempre di essere preso in considerazione e onorato nel suo giusto valore. Di più: ciò che vi è di bene in questo desiderio merita di essere esaudito, in tutta la misura in cui è ancora possibile.

Lo Spirito è la fonte e l'ordine dei nostri desideri, perché è Amore. Non ci sono desideri essenzialmente cattivi o che sarebbero unicamente il risultato di un'azione diabolica. Se i desideri si presentano a volte sotto forme un po' strane o spingono a comportamenti che con tutta evidenza hanno qualche legame con il cosiddetto peccato, è semplicemente perché non sono bene "a posto", è perché sono "male ordinati" (direbbe Bernardo). Ora, l'insieme dei desideri non può essere ordinato e messo a posto - potremmo dire anche: "strutturato" - se non dall'amore. Solo un amore vero ordina i desideri. E se la maggior parte delle persone, per non dire all'incirca tutte, soffrono di desideri che ritengono "disordinati", è perché noi siamo degli esseri più o meno feriti, degli handicappati dell'amore.

Ogni desiderio può diventare pericoloso unicamente nella misura in cui non è stato ordinato da un grande amore o non è stato sufficientemente esaudito nel più profondo dell'essere umano.

peccatodesiderio

inviato da Giovanni Vacca, inserito il 23/09/2005

TESTO

135. Chiamati alla Speranza   2

Primo Mazzolari

Quanta disperazione nei cuori
per le difficoltà della vita,
per l'incomprensione degli altri,
per quello che vediamo attorno a noi,
per le ingiustizie che si compiono
e di cui tante volte siamo vittime!

Sperare in Dio
non è come sperare negli uomini,
che non possono neppure sorreggere
il nostro desiderio
e la nostra piccola fiducia.

Sperare vuol dire resistere
a quello che ogni giorno vediamo
di brutto nella vita.
Che cosa vuol dire questo,
se non ci fosse dietro Qualcuno
che prende il posto della nostra tristezza?

Sperare vuol dire guardare al di là
di questa breve giornata terrena;
vuol dire pensare
ad una giornata che viene,
perché Dio si è impegnato
a far camminare il mondo nella giustizia,

perché il male non può trionfare,
perché Cristo
ha preso l'impegno del bene;
e voi sapete che Cristo
lo ha difeso in questi secoli
nonostante tutte le nostre bestemmie.

disperazionesperanza

5.0/5 (1 voto)

inviato da Giorgio Musso, inserito il 23/09/2005

TESTO

136. Pensieri vari sulla preghiera, l'amore, l'impegno   1

Madre Teresa di Calcutta

Voi ed io siamo stati creati per cose più grandi. Non siamo stati creati solo per attraversare questa vita senza uno scopo. E quello scopo più grande consiste nell'amare e nell'essere amati.

Non ci viene chiesto di essere bravi, ma di essere fedeli.

Iniziate e finite la giornata con la preghiera. Andate da Dio come bambini. Se trovate difficile pregare, potete dire: "Vieni, Spirito Santo, guidami, proteggimi, sgombera la mia mente affinché possa pregare".

La preghiera non richiede di interrompere il lavoro, ma di proseguire il lavoro come se fosse una preghiera. Quel che conta è essere con Lui, vivere in Lui, nella sua volontà.

Più ci svuotiamo, più lasciamo a Dio spazio per riempirci.

Talvolta la nostra anima deve essere un cristallo trasparente attraverso il quale scorgere Dio. Talvolta il nostro cristallo è coperto da polvere e sporcizia. Se glielo consentiremo, Dio ci aiuterà ad eliminare la polvere: se quella è la nostra volontà, sarà fatta la sua volontà.

Quando non abbiamo nulla da dare, diamogli quel nulla.

Se davvero apparteniamo totalmente a Dio, dobbiamo essere a sua disposizione e dobbiamo confidare in Lui. Ieri è passato. Il domani non è ancora arrivato. Abbiamo solo l'oggi: cominciamo.

La gente mi chiede quale consiglio abbia da dare alle coppie sposate che faticano a tenere in vita la loro relazione. Rispondo sempre: "Pregate e perdonate"; e alle madri sole senza alcun sostegno: "Pregate e perdonate".

L'importante è il dono di noi stessi, il grado di amore che mettiamo in ciascuno dei nostri gesti. Non sappiamo fare grandi cose, soltanto piccole cose con grande amore.

preghieradonarsiimpegnocoppiafamigliarapporto con Dio

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 17/09/2005

TESTO

137. Vivere da innamorati...

Tonino Bello

Innamorarsi di Gesù Cristo, come fa chi ama perdutamente una persona e imposta tutto il suo impegno umano e professionale su di lei, attorno a lei raccorda le scelte della sua vita, rettifica i progetti, coltiva gli interessi, adatta i gusti, corregge i difetti, modifica il suo carattere, sempre in funzione della sintonia con lei. Cosa non fa ad esempio un uomo per la sua donna, perché ha impostato la sua vita su di lei?

Osservando la vita di tanti nostri amici, dei nostri compagni di studi, ci accorgiamo come l'amore totalizzante investe non soltanto l'aspetto della loro affettività, ma trascina nel suo vortice i giorni, le notti, il riposo, il lavoro, la gioia, il dolore, le delusioni, le speranze. E' un investimento totale.

Quando parlo di innamoramento di Gesù Cristo voglio dire questo: un investimento totale della nostra vita. Per noi il Signore non è una fascia, una frangia, un merletto, sia pure notevole, che si aggiunge al panneggio della nostra esistenza.

L'amore per Cristo, se non ha il marchio della totalità, è ambiguo. Il Part-time, il servizio a ore, magari col compenso maggiorato per lo straordinario, con Cristo non è ammissibile; un servizio a ore saprebbe di mercificazione...

Innamorarsi di Gesù Cristo vuol dire: conoscenza profonda di lui, dimestichezza con lui, frequenza diuturna nella sua casa, assimilazione del suo pensiero, accoglimento senza sconti delle esigenze più radicali del Vangelo. Vuol dire ricentrare davvero la vita intorno al Signore Gesù, perché la nostra esistenza, come diceva Dietrich Bonhoeffer, diventi "una esistenza teologica".

amoresequelaGesù Cristoradicalità

inviato da Giovanni Vacca, inserito il 21/06/2005

PREGHIERA

138. Dal più piccolo fiore

S. Teresa di Lisieux

Sì, mio amato, ecco come si consumerà la mia vita...
Non ho altro mezzo per provarti il mio amore che gettare fiori,
vale a dire non lasciarmi sfuggire alcun piccolo sacrificio,
alcuno sguardo, alcuna parola;
approfittare di tutte le cose più piccole
e compierle per amore.

Voglio soffrire per amore
e gioire per amore,
e così getterò dei fiori
davanti al tuo trono;
non ne incontrerò nessuno
senza sfogliarlo per te...

Poi, mentre getto i miei fiori, canterò
(si può forse piangere compiendo un gesto così gioioso?),
canterò anche quando mi sarà dato
di cogliere i miei fiori in mezzo alle spine,
e il mio canto sarà tanto più melodioso
quanto più le spine saranno lunghe e pungenti.

amoreofferta a Diosacrificiooffertaoffertorio

inserito il 19/06/2005

TESTO

139. Se per te il Natale

Se per te il Natale
è solo un giorno di felicità
fatta di cose,
non dire: «Oggi è Natale».

Se non fai silenzio dentro di te
per accogliere Cristo che viene,
non dire: «E' Natale per me».

Se continui a dividere
buoni e cattivi, ricchi e poveri,
non dire: «Gesù è nato per tutti noi».

Se, ascoltando
l'annuncio di Betlemme,
non pensi che la guerra e la fame
uccidono ancora,
non dire: «Pace a ogni uomo».

Ma se hai capito
che la pace di Cristo viene
quando tu porti giustizia
nel tuo piccolo mondo;

se hai capito
che i primi nel tuo cuore
devono essere i "poveri",
e che devi giocare la tua vita
ogni giorno per gli altri,

allora puoi davvero gridare:
«Vi annuncio una gioia
grande come il mondo:
oggi a Betlemme
è nato il Salvatore».

Nataleinterioritàesteriorità

inviato da Brigida, inserito il 13/04/2005

TESTO

140. Buon Natale, amico mio

Tonino Bello

Buon Natale, amico mio: non avere paura.

La speranza è stata seminata in te. Un giorno fiorirà. Anzi, uno stelo è già fiorito. E se ti guardi attorno, puoi vedere che anche nel cuore del tuo fratello, gelido come il tuo, è spuntato un ramoscello turgido di attese.

E in tutto il mondo, sopra la coltre di ghiaccio, si sono rizzati arboscelli carichi di gemme. E una foresta di speranze che sfida i venti densi di tempeste, e, pur incurvandosi ancora, resiste sotto le bufere portatrici di morte.
Non avere paura, amico mio.

Il Natale ti porta un lieto annunzio: Dio è sceso su questo mondo disperato. E sai che nome ha preso? Emmanuele, che vuol dire: Dio con noi.

Coraggio, verrà un giorno in cui le tue nevi si scioglieranno, le tue bufere si placheranno, e una primavera senza tramonto regnerà nel tuo giardino, dove Dio, nel pomeriggio, verrà a passeggiare con te.

Clicca qui per il biglietto di auguri creato da Avvenire

Natalepaurasperanza

inviato da Luigi Spilla, inserito il 13/04/2005

TESTO

141. Dio è Padre

Gianni Fanzolato

Anche se lo chiami Dio,
o se preferisci Allah,
chiamalo pure col nome
che più t'aggrada,
ma quello che li riassume tutti
e che non puoi dimenticare mai
è Padre
che significa amore, vita, misericordia...

E quando ti prende la tentazione
di accaparrarlo per te,
ricordati che è nostro,
vuol dire di tutti,
nessuno, nessuno escluso.

Sta nei cieli,
ma preferisce il cuore dell'uomo.
Lo trovi facilmente nel volto di quel bimbo,
in quella donna che soffre,
nell'uomo della strada,
nei fatti e avvenimenti della storia.
Ama vivere con noi,
e quando lui è qui,
la terra si trasforma in cielo.

Il suo nome viene santificato
quando tu vivi con dignità
la tua figliolanza con lui
e sei il riflesso luminoso del suo amore.
Solo se tu fai spazio nel tuo cuore
perché il Padre entri con la sua grazia,
allora il suo regno è una travolgente realtà.
Permettere che Dio faccia irruzione
nella tua storia,
è desiderare che si compia il suo disegno,
che si realizzi il suo piano d'amore,
che si faccia la sua volontà.

Il pane che devi chiedergli sempre
è quello che tu hai impedito
fosse presente nella mensa del povero.
Pensare all'Altro e agli altri
ti aumenterà la fame di quel pane
che appaga la la sete e la fame più struggente,
quella dello spirito.

Se è Padre è misericordia,
ci ama per quello che siamo,
è il suo amore che ci perdona e trasforma.

Ma il miracolo del perdono
avviene solo in chi ha imparato da lui
a perdonare di cuore il fratello che sbaglia.

Già che ci ama
ci salva dalla tentazione
di allontanarci da lui,
ci fa sentire la nostalgia
della casa paterna,
e il nostro cuore sarà libero dal male
e ricco solo di bene.

Padre nostro

inviato da P. Gianni Fanzolato, inserito il 07/01/2005

PREGHIERA

142. Angelo buono

Adolfo Rebecchini

Angelo caro, stammi vicino,
aiuta me che son piccino.
Sono un bambino un po' capriccioso
fammi essere poco noioso.

Angelo mio ti voglio pregare
aiuta il mio piede a non inciampare.
Se la strada in salita mi fa scoraggiare
sostienimi sempre e fammi rialzare!

Angelo buono, paziente e sincero,
aiuta me a dire sempre il vero.
A volte son pigro e dico bugie,
dammi una mano a non fare pazzie.

Angelo santo del paradiso
ad ogni bambino dona un sorriso.
Ai genitori dai pure una mano
perché si tengan sempre per mano.

Angelo del cielo che sei amico mio
aiutami sempre a ricordarmi di Dio.
Se a volte mi scordo pure di Lui,
scusami tanto davanti a Lui.

Angelo custode
che vegli su di me
aiutami ad essere
un po' come te.

angelo custode

5.0/5 (1 voto)

inviato da Adolfo Rebecchini, inserito il 08/12/2004

TESTO

143. L'umiltà vera

San Francesco di Sales, Filotea

Spesso diciamo che non siamo nulla, anzi che siamo la miseria in persona, la spazzatura del mondo; ma resteremmo molto male se ci prendessero alla lettera e se ci considerassero in pubblico secondo quanto diciamo. E' proprio il contrario: fingiamo di fuggire e di nasconderci solo perché ci inseguano e ci cerchino; dimostriamo di voler essere gli ultimi, seduti proprio all'ultimo angolino della tavola, ma soltanto per passare con grande onore a capotavola. L'umiltà vera non finge di essere umile, a fatica dice parole di umiltà; perché è suo intendimento non solo nascondere le altre virtù, ma soprattutto vorrebbe nascondere se stessa; se le fosse lecito mentire, o addirittura scandalizzare il prossimo, prenderebbe atteggiamenti arroganti e superbi per potercisi nascondere e vivere completamente ignorata e nascosta... O evitiamo di dire parole di umiltà, oppure diciamole con profonda convinzione, profondamente rispondente alle parole. Non abbassiamo gli occhi senza umiliare il cuore; non giochiamo a fare gli ultimi se non intendiamo esserlo per davvero... L'uomo sinceramente umile sarebbe contento se fosse un altro, anziché lui stesso, a dire di lui che è un miserabile, un nulla, un buono a nulla; o, per lo meno se sa che si dice, non si oppone, ma approva di cuore. Perché se è vero che ne è convinto, è naturale che sia contento di vedere condivisa la propria opinione.

umiltàpiccolezzaorgoglio

inviato da Anna Barbi, inserito il 07/12/2004

TESTO

144. Etica

Clive Staples Lewis, Il cristianesimo così com'è, Adelphi

Alcuni dicono che comportarsi bene, se non significa fare ciò che giova a un determinato individuo in un determinato momento, significa tuttavia fare ciò che giova all'insieme del genere umano; e che quindi in questo non c'è niente di misterioso. Gli esseri umani, in fin dei conti, non sono privi di senno, e capiscono che si può essere veramente sicuri o felici soltanto in una società nella quale ognuno agisca correttamente; per questo cercano di comportarsi bene. Ora, è verissimo che sicurezza e felicità possono derivare soltanto dall'onestà, equità e gentilezza reciproca degli individui, classi e nazioni. E' una delle verità più importanti del mondo. Ma come spiegazione del nostro modo di sentire riguardo al giusto e all'ingiusto, alla ragione e al torto, è fuor di proposito. Se io chiedo: "Perché dovrei essere altruista?" e voi rispondete: "Perché giova alla società", io posso ribattere: "Perché dovrei curarmi di ciò che giova alla società, quando non giova a me personalmente?"; e voi allora dovrete dire: "Perché bisogna essere altruisti", il che ci riporta al punto di partenza. Dite una cosa vera, ma non fate un passo avanti.

spiritonichilismomoraleeticavalorialtruismo

inviato da Luca Peyron, inserito il 22/09/2004

PREGHIERA

145. Preghiera di un padre   2

Grazie Signore per avermi donato i miei figli,
grazie per avermi fatto provare la gioia di una vita che nasce,
di un bimbo che sorride e dona amore,
di una luce che illumina un mondo grigio.
Grazie Signore per le notti in bianco,
per le preoccupazioni ed i dolori,
perché ho capito cosa vuol dire amare.
Aiutami o Signore ad imparare a far camminare i miei figli,
in un mondo privo di valori veri.
Aiutami o Signore ad essere un buon padre,
non perfetto, ma un buon padre.
Grazie Signore per ogni ora che passo con loro
e li vedo crescere e cambiare, piangere e amare.
Grazie Signore, ti sento vicino come un padre al figlio.

paternitàfamigliapadrefigligenitori

inserito il 07/08/2004

TESTO

146. Tu appartieni al Signore   1

Rendine grazie al Signore! Offri a Gesù la tua mente e la tua intelligenza; chiedigli che le riempia con i suoi pensieri. Chiedigli perdono per non averla saputa usare come Lui desiderava.

Offri i tuoi occhi al Signore, chiedi perdono per i peccati commessi con gli occhi e supplicalo perché ti aiuti a guardare con i suoi occhi.

Le hai ricevute per ascoltare. Pensa alle volte che non le hai usate bene, perché quello che hai ascoltato ti può avere allontanato da Dio; chiedigli perdono e offrigliele, perché ti conceda la grazia di poterlo ascoltare in ogni momento della tua vita.

Renditi conto del fatto che puoi parlare e che questo è un dono di Dio. Chiedi perdono a Gesù per tutte le volte che hai usato la bocca per dire parole cattive, per condannare, per giudicare e chiedigli di riempire la tua bocca di parole di lode, di ringraziamento e di bontà.

Non dorme mai. Straordinario regalo di Dio. E' il motore che dà impulso alla tua vita. E' possibile che ci siano racchiusi desideri negativi. Chiedi a Gesù di avere misericordia di te e che ti aiuti. Affidagli il tuo cuore perché lui ne faccia uno strumento di lode per la sua gloria.

Dio te le ha date perché, anche attraverso di esse, tu possa manifestare la sua gloria in tutto ciò che fai. Non sempre hai saputo usarle... però, ora... hai capito e allora stendi le tue mani davanti a te, benedicile e chiedi al Signore che possano essere strumento di benedizione. Ed usale per fare il bene.

Tu sei la sua casa! E' la più bella dimora di Dio. Gli uomini si costruiscono case e le abitano, ma lui desidera vivere in te. Anche per questo ti ha fatto a sua immagine e somiglianza, tu sei il suo capolavoro!

Invitalo, allora, a prendere pieno possesso della sua dimora in te, perché ne faccia il suo Tempio Santo secondo il suo piano d'amore. Affidati veramente al Signore; ripeti più volte il nome di Gesù, sarà Lui a trionfare sulla tua mente e sul tuo cuore. Gesù vincerà le tue inclinazioni negative perché è il tuo Salvatore.

affidamentorapporto con Diotestimonianzaimpegnoresponsabilità

inviato da Daniela Rizzello, inserito il 29/07/2004

TESTO

147. Incommensurabile

Lino, malato di lebbra

Vivere è più che lottare:
è dare come un albero dà i suoi frutti:
i passeri i loro canti;
il ruscello quanto dà ai prati.
Vivere è più che credere
È dare uno scopo e dire, ad alta voce,
che si porta una croce.
Vivere è raccogliere all'infinito
Come raccolgono i colori dalla luce
In una fonte qui per terra!
Chi ha dato del suo agli altri
E ha diviso il suo essere
Ha visto che nel cesto del suo cuore
Si è moltiplicato il pane
E sempre ne rimane in resto.
Io stesso tendo le mani a Dio ed esclamo:
"Signore,
guarda ciò che la vita ha fatto di me!"
E tuttavia, ogni volta
Che mi siedo di fronte al foglio
Nuoto tra le rocce difficili di questa mia vita
E strappo una stella o un diamante
Mentre nella superficie
Mi crescono dolori
E una desolazione di pianto.

vitacrocesofferenzasperanzaimpegnomalattiadolore

inviato da Lidia Pautasso, inserito il 29/07/2004

TESTO

148. Risorgerò nel mio popolo

Oscar Arnulfo Romero

Spesso hanno minacciato di uccidermi. Come cristiano devo dire che non credo nella morte senza resurrezione: se mi uccidono, risorgerò nel popolo salvadoregno. Lo dico senza superbia, con la più grande umiltà. In quanto pastore ho l'obbligo, per divina disposizione, di dare la mia vita per coloro che amo ossia per tutti i salvadoregni, anche per coloro che potrebbero assassinarmi. Se le minacce giungessero a compimento, fin d'ora offro a Dio il mio sangue per la redenzione del Salvador.

Il martirio è una grazia di Dio che non credo di meritare. Ma se Dio accetta il sacrificio della mia vita, il mio sangue sia seme di libertà e segno che la speranza sarà presto realtà. La mia morte, se Dio l'accetta, sia per la libertà del mio popolo e sia una testimonianza di speranza per il futuro.

Può dire anche, se mi uccideranno che perdono e benedico quelli che lo faranno. Dio voglia che si convincano di perdere il loro tempo.

Morirà un vescovo, ma la Chiesa di Dio, ossia il popolo, non perirà mai.

sacrificiooffertamortemartiriofederisurrezioneresurrezione

inviato da Massimo Di Lullo, inserito il 29/07/2004

TESTO

149. Corri presto, Maria!

Romano il Melode, Inno XL

Corri presto, Maria, a radunare i miei discepoli.
Ho in te una tromba dalla voce potente:
suona un canto di pace
alle orecchie timorose dei miei amici nascosti,
svegliali tutti come dal sonno
perché mi vengano incontro
con le fiaccole accese.
Va' a dire loro:
«Lo sposo si è destato, uscendo dalla tomba,
e trascinando ogni cosa dalla morte alla vita.
Scacciate, apostoli, la tristezza mortale,
poiché si è ridestato
Colui che offre agli uomini caduti
la risurrezione.»

Pasquaresurrezionerisurrezionemariasperanza

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 29/07/2004

PREGHIERA

150. Ho fatto bene ogni cosa

Averardo Dini, La Parola pregata

Non penso mai, Signore,
che la gente, al termine della mia vita,
possa dire la stessa cosa
che ha detto di te, vedendo le tue opere:
"Ha fatto bene ogni cosa".
E nemmeno mi aspetto
che, quando giungerò davanti alla porta del cielo,
tu mi dica: "Vieni, servo fedele".
Sarebbe già tanto che la gente potesse dire:
"Ha sbagliato poche volte",
e che tu mi accogliessi dicendomi:
"Vieni lo stesso, anche se qualche volta
mi hai fatto fare brutta figura!".
Ho tanti difetti, Signore,
e non sono pochi i miei peccati.
Spesso faccio anche il sordo
quando la tua parola mi scomoda troppo.
Tocca anche me, Signore,
con la mano della tua grazia,
affinché mi cada di dosso
lo sporco e il difettoso che c'è
così che sia sempre meno indegno di te
giacché sento dentro di me
la tristezza per non essere giunto alla tua perfezione.
Tocca anche me, Signore, con la tua mano amorosa,
perché possa arrivare almeno ad una sufficienza.
Sarebbe già tanto per me! Amen.

grazia di DioRapporto con Diomisericordiapiccolezzaumiltà

inviato da Anna Lollo, inserito il 29/07/2004

TESTO

151. Sulla confessione

M.A. Albanese, Gesù di cognome si chiamava Dio

La confessione è quando vai a dire i peccati al sacerdote. Quando hai detto i peccati, ti ripulisci. I peccati stanno nel cuore, non si vedono, però li senti (Anni nove, 1990).

Significa comunicare con Dio e poi lavare i peccati del nostro cuore. A me danno fastidio. Quando faccio un peccato, mi pento sempre. Prima, non ci penso (Anni nove, 1990).

Tutte le persone nascono con il cuore macchiato per il peccato originale. Poi si battezzano e la macchia si leva. Per gli altri peccati, serve il prete (Anni otto, 1989).

Quando fai qualche peccato, come se una voce ti dicesse: -Perché l'hai fatto? Il sacerdote ti libera dalla voce (Anni nove, 1990).

(testi raccolti dai bambini alla scuola elementare)

confessionericonciliazionesenso di colparapporto con Dio

inviato da Eleonora Polo, inserito il 28/07/2004

PREGHIERA

152. Al Padre

Dag Hammarskjold

Tu, che io non conosco
ma a cui appartengo.
Tu, che non comprendo,
ma da cui ricevo il mio destino -
abbi pietà di noi, così che davanti a te
nell'amore e nella fede,
nella giustizia e nell'umiltà,
possiamo seguirti
con abnegazione e coraggio
e incontrarti nel silenzio.

Non so chi - o che cosa - ha posto la domanda,
non ricordo neppure
quando ho risposto,
ma ad un certo punto
ho risposto sì a Qualcuno
e da quell'ora
ho avuto la certezza
che l'esistenza ha un senso
e che perciò la mia vita
nell'abbandono di sé
ha uno scopo.

Da quel momento ho saputo
che cosa vuol dire
non guardare indietro
e non essere
con ansietà
solleciti per il domani.

rapporto con Diovocazionechiamataresponsabilitàimpegnoabbandono in Dio

inviato da Carlo Bellini, inserito il 28/07/2004

TESTO

153. L'amore secondo i bambini   3

1. L'amore è quando esci a mangiare e dai un sacco di patatine fritte a qualcuno senza volere che l'altro le dia a te. (Gianluca, 6 anni)

2. Quando nonna aveva l'artrite e non poteva mettersi più lo smalto, nonno lo faceva per lei anche se aveva l'artrite pure lui. Questo è l'amore. (Rebecca, 8 anni)

3. L'amore è quando la ragazza si mette il profumo, il ragazzo il dopobarba, poi escono insieme per annusarsi. (Martina, 5 anni)

4. L'amore è la prima cosa che si sente, prima che arrivi la cattiveria. (Carlo, 5 anni)

5. L'amore è quando qualcuno ti fa del male e tu sei molto arrabbiato, ma non strilli per non farlo piangere. (Susanna, 5 anni)

6. L'amore è quella cosa che ci fa sorridere quando siamo stanchi. (Tommaso, 4 anni)

7. L'amore è quando mamma fa il caffè per papà e lo assaggia prima per assicurarsi che sia buono. (Daniele, 7 anni)

8. L'amore è quando mamma dà a papà il pezzo più buono del pollo. (Elena, 5 anni)

9. L'amore è quando il mio cane mi lecca la faccia, anche se l'ho lasciato solo tutta la giornata. (Anna Maria, 4 anni)

10. Non bisogna mai dire "Ti amo" se non è vero. Ma se è vero bisogna dirlo tante volte. Le persone dimenticano. (Jessica, 8 anni)

amoreaffettoaffettività

5.0/5 (2 voti)

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 30/03/2004

RACCONTO

154. Una persona disgustosa

Su un aereo di British Airway, durante un volo tra Johannesburg e Londra, una signora bianca di circa cinquant'anni si siede al fianco di un negro.
Chiama la hostess per lamentarsi:
"Qual è il problema, signora?", domanda la hostess.

"Ma come, non vede?", risponde la signora. "Mi hanno dato un posto al fianco di un negro. Non posso rimanere al fiando di una persona immonda. Datemi un altro posto".

"Per favore, stia calma", dice la hostess. "Quasi tutti i posti sono occupati. Vado a vedere se ci sono dei posti in prima classe o in classe affari".

La hostess torna dopo qualche minuto. "Signora, come sospettavo, non ci sono posti liberi in classe turistica. Ho parlato con il comandante e mi ha confermato che non ce ne sono neppure in classe affari. Per fortuna abbiamo un posto in prima classe".

Prima che la signora potesse rispondere, la hostess continuò: "È ben difficile che la nostra compagnia aerea dia un posto in prima classe a qualcuno che ha il biglietto per la classe turistica, però, viste le circostanze, il comandante ha considerato che sarebbe scandaloso che qualcuno fosse obbligato a stare seduto al fianco di una persona così disgustosa".

Nel dire ciò, la hostess fissò l'uomo di colore e disse: "Mi faccia il favore di prendere le sue cose, il posto in prima classe è già pronto".

Tutti i passeggeri all'intorno, che erano stati spettatori della scena, si alzarono in piedi e applaudirono per la decisione della compagnia aerea.

discriminazionerazzismoapartheid

4.0/5 (1 voto)

inviato da Don Paolo Benvenuto, inserito il 22/12/2003

PREGHIERA

155. Preghiera di un anziano

Signore, Dio buono e fedele,
ormai anziano voglio abbandonarmi a te,
voglio sperare nella vita eterna,
voglio credere che ti incontrerò nella mia morte.
Tu che eri all'inizio e sarai alla fine della mia vita,
ascolta la mia preghiera:
donami giorni di pace e di serenità
e canterò la tua misericordia e il tuo amore,
dimentica i miei peccati che mi rattristano
e saprò che tu sei più grande del mio cuore:
nella malattia rendimi forte,
nella solitudine visitami,
nella debolezza tienimi per mano.
Accetta l'offerta degli anni che ho vissuto
e degli anni che mi restano da vivere,
trasfigurali in un canto d'amore,
accoglili come un'umile preghiera.
Benedici quelli che mi amano e mi pensao,
benedici quelli che mi stanno vicino
e fa' che tutti un giorno viviamo insieme.
Quando sarà la mia ultima ora,
dammi la forza per dire il mio ultimo "sì":
tu mi verrai incontro per abbracciarmi e sarà festa,
festa di resurrezione e di vita per sempre!
Amen.

anzianitàvecchiaia

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 16/12/2003

TESTO

156. Amare   3

Michel Quoist, Amare

Amare
è volere l'altro libero e non sedurlo, e liberarlo dai suoi lacci, se vive prigioniero.
Così che lui possa dire: "Ti amo", senza essere spinto da desideri ribelli.

Amare
è entrare nell'altro, se ti apre le porte del suo giardino segreto, ben aldilà dei suoi cammini di ronda, e dei fiori e dei frutti colti sui suoi prati, là dove meravigliandoti potrai mormorare: sei "tu" mio caro, il mio unico.

Amare
è con tutte le tue forze volere il bene dell'altro, prima del proprio, far di tutto perché l'amato cresca, e poi sbocci, diventando ogni giorno l'uomo che deve essere, e non quello che tu vorresti modellare a immagine dei tuoi sogni.

Amare
è dare il tuo corpo e non prendere il suo, ma accogliere il suo, quando egli si offre per essere condiviso, ed è raccogliere, arricchirsi, per offrirsi all'amato, più di mille carezze e folli abbracci, la tua vita tutta intera raccolta, nelle braccia del tuo "io".

Amare
infine, è tutto questo e molte altre cose ancora, poiché è aprirti all'amore infinito, è lasciarti amare, e, trasparente a questo amore che viene, senza mai mancare a se stesso.
E', oh sublime avventura, permettere a Dio d'amare, colui che tu, liberamente, decidi d'amare.

amorematrimonioamarecoppiasposi

5.0/5 (1 voto)

inviato da Don Luciano Cantini, inserito il 05/09/2003

RACCONTO

157. Scrivilo sulla pietra   4

Racconta una storia di due amici che camminavano nel deserto. In qualche momento del viaggio cominciarono a discutere, ed un amico diede uno schiaffo all'altro. Addolorato, ma senza dire nulla, scrisse nella sabbia:
Il mio migliore amico oggi mi ha dato uno schiaffo.

Continuarono a camminare, finché trovarono un'oasi, dove decisero di fare un bagno. L'amico che era stato schiaffeggiato rischiò di affogare, ma il suo amico lo salvò. Dopo che si è ripreso, scrisse in una pietra:
Il mio migliore amico oggi mi ha salvato la vita.

L'amico che aveva dato lo schiaffo e aveva salvato il suo migliore amico domandò: «Quando ti ho ferito hai scritto nella sabbia, e adesso lo fai in una pietra. Perché?».

L'altro amico rispose: «Quando qualcuno ci ferisce dobbiamo scriverlo nella sabbia, dove i venti del perdono possono cancellarlo. Ma quando qualcuno fa qualcosa di buono per noi, dobbiamo inciderlo nella pietra, dove nessun vento possa cancellarlo».

amiciziaascoltodisponibilitàperdono

4.5/5 (2 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 27/06/2003

TESTO

158. La pace come cammino

Tonino Bello

A dire il vero non siamo molto abituati a
legare il termine pace a concetti dinamici.
Raramente sentiamo dire:
"Quell'uomo si affatica in pace",
"lotta in pace",
"strappa la vita coi denti in pace"...

Più consuete, nel nostro linguaggio,
sono invece le espressioni:
"Sta seduto in pace",
"sta leggendo in pace",
"medita in pace" e,
ovviamente, "riposa in pace".

La pace, insomma, ci richiama più la vestaglia
da camera che lo zaino del viandante.
Più il comfort del salotto che i pericoli della strada.
Più il caminetto che l'officina brulicante di problemi.
Più il silenzio del deserto che il traffico della metropoli.
Più la penombra raccolta di una chiesa che una riunione di sindacato.
Più il mistero della notte che i rumori del meriggio.

Occorre forse una rivoluzione di mentalità per capire
che la pace non è un dato, ma una conquista.
Non un bene di consumo, ma il prodotto di un impegno.
Non un nastro di partenza, ma uno striscione di arrivo.

La pace richiede lotta, sofferenza, tenacia.
Esige alti costi di incomprensione e di sacrificio.
Rifiuta la tentazione del godimento.
Non tollera atteggiamenti sedentari.
Non annulla la conflittualità.
Non ha molto da spartire con la banale "vita pacifica".

Sì, la pace prima che traguardo, è cammino.
E, per giunta, cammino in salita.
Vuol dire allora che ha le sue tabelle di marcia e i suoi ritmi,
i suoi percorsi preferenziali ed i suoi tempi tecnici,
i suoi rallentamenti e le sue accelerazioni. Forse anche le sue soste.

Se è così, occorrono attese pazienti.
E sarà beato, perché operatore di pace,
non chi pretende di trovarsi all'arrivo senza essere mai partito, ma chi
parte.

Col miraggio di una sosta sempre gioiosamente intravista,
anche se mai - su questa terra s'intende - pienamente raggiunta.

paceimpegnoresponsabilità

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 30/04/2003

TESTO

159. Maturare insieme

Kahlil Gibran

Non troverai mai persone assolutamente
congeniali con cui vivere:
neanche una su un milione a cui
tu possa sempre dire ogni cosa.
Ma questo che importanza ha?
Il rapporto può essere dolce comunque.
Ciò che ordinariamente si definisce
"comprensione" può essere "asservimento".
La cosa veramente grandiosa è
il maturare della consapevolezza.

conviverematrimoniofamigliacoppiasposiaccettazione

inviato da Anna Lianza, inserito il 01/04/2003

TESTO

160. Dove sei, mamma?

Linda, 16 anni

Dove sei, quando mi concepisci?
Dove sei, quando pensi di disfarti di me?
Dove sei quando sono in difficoltà
e ho bisogno di te?
Dove sei, quando la violenza e l'abuso feriscono la mia esistenza?
Dove sei, quando il mio affetto è ferito,
perché tu sei solo attenta
a chi ti distoglie
dalla tua vocazione di mamma?
Dove sei, quando sbagliamo percorso
e quindi cerchiamo conforto
nel sesso, nella droga, nell'anoressia
che avvolgono la nostra vita
perché qualcosa è mancato?
Ci sei mancata tu.
Ti voglio dire "Buon Natale"
In questa culla del presepe,
dove c'è una mamma che puoi imitare:
è la Mamma di Gesù.

mammamadreeducareeducazioneaffettoadolescenza

inviato da Claudio Guazzarotto, inserito il 16/03/2003

TESTO

161. Profeti di un futuro non nostro   1

Oscar Arnulfo Romero

Ogni tanto ci aiuta il fare un passo indietro e vedere da lontano.
Il Regno non è solo oltre i nostri sforzi, è anche oltre le nostre visioni.
Nella nostra vita riusciamo a compiere solo una piccola parte
di quella meravigliosa impresa che è l'opera di Dio.
Niente di ciò che noi facciamo è completo.
Che è come dire che il Regno sta più in là di noi stessi.
Nessuna affermazione dice tutto quello che si può dire.
Nessuna preghiera esprime completamente la fede.
Nessun credo porta la perfezione.
Nessuna visita pastorale porta con sé tutte le soluzioni.
Nessun programma compie in pieno la missione della Chiesa.
Nessuna meta né obbiettivo raggiunge la completezza.
Di questo si tratta:
Noi piantiamo semi che un giorno nasceranno.
Noi innaffiamo semi già piantati, sapendo che altri li custodiranno.
Mettiamo le basi di qualcosa che si svilupperà.
Mettiamo il lievito che moltiplicherà le nostre capacità.
Non possiamo fare tutto,
però dà un senso di liberazione l'iniziarlo.
Ci dà la forza di fare qualcosa e di farlo bene.
Può rimanere incompleto, però è un inizio, il passo di un cammino.
Una opportunità perché la grazia di Dio entri
e faccia il resto.
Può darsi che mai vedremo il suo compimento,
ma questa è la differenza tra il capomastro e il manovale.
Siamo manovali, non capomastri,
servitori, non messia.
Noi siamo profeti di un futuro che non ci appartiene.

futuropresenteimpegnoresponsabilitàseminaresperanzapazienzaattesafiduciafedecollaborazionepastorale

inviato da Corradini Don Lorenzo, inserito il 17/12/2002

PREGHIERA

162. Ho paura di dire di sì   2

Michel Quoist

Ho paura di dire di si, o Signore. Dove mi condurrai?
Ho paura di avventurarmi, di firmare in bianco,
ho paura del sì che reclama altri sì.
Eppure non sono in pace: mi insegui, o Signore,
sei in agguato da ogni parte.
Cerco il rumore perché temo di sentirti,
ma ti infiltri in un silenzio.
Signore, mi hai afferrato e non ho potuto resisterti.
Sono corso a lungo, ma tu mi inseguivi. Mi hai raggiunto.
Mi sono dibattuto, hai vinto.
I miei dubbi sono spazzati, i miei timori svaniscono.
Perché ti ho riconosciuto senza vederti,
Ti ho sentito senza toccarti, ti ho compreso senza udirti.

Clicca qui per la versione lunga.

fedefiduciaabbandonovocazionemissionechiamatarapporto con Diopaura

3.0/5 (1 voto)

inviato da Cettina Giuffrida, inserito il 17/12/2002

PREGHIERA

163. Amore del Padre e del Figlio

Cardinal Désiré Mercier

O Spirito Santo, Amore del Padre e del Figlio,
ispirami sempre ciò che devo pensare,
ciò che devo dire e come devo dirlo.
Ciò che devo tacere, ciò che devo scrivere,
come devo agire e ciò che devo fare,
per cercare la tua gloria, il bene delle anime
e la mia santificazione.
O Gesù è in te tutta la mia fiducia.

Spirito Santoispirazionevolontà di Dioprogetto di Dio

5.0/5 (1 voto)

inviato da Immacolata Chetta, inserito il 16/12/2002

TESTO

164. Elemosina

David Maria Turoldo

L'elemosina non è quella che facciamo noi, quella che intendiamo noi, no! "Elemosyné", cioè l'elemosina, è amore che trabocca. In realtà vuol dire questo. E' come un vaso pieno il cui contenuto si riversa. L'elemosina è la partecipazione misericordiosa alla condizione dell'altro. Solo allora tu, in questa maniera, entri nella sfera di Dio, perché Dio è l'esser per l'altro.

elemosinacaritàcondivisionesolidarietà

inviato da Elena Mencarelli, inserito il 15/12/2002

TESTO

165. La Scrittura

S. Giovanni Crisostomo

Si sente dire: "Non è mio compito leggere la Scrittura. Tocca a coloro che hanno rinunciato a questo mondo". Ebbene, io vi dico che avete più bisogno delle Scritture voi che non i monaci. Quanto ad essi, ciò che li salva è il loro genere di vita! Voi, al contrario, siete nel pieno della mischia, siete esposti senza tregua a nuove ferite.

Perciò voi avete bisogno della Scrittura: un bisogno continuo per attingervi la forza...

Molti mi diranno: "E gli affari... e il lavoro?". Bel pretesto, in verità! Voi discutete con i vostri amici... andate allo spettacolo... assistete agli incontri sportivi... Allora? Quando si tratta della vita spirituale pensate che sia cosa senza importanza?

Ah, dimenticavo! Vi è un'altra scusa: "Noi non abbiamo libri!". Questo pretesto merita solo una bella risata!

BibbiaSacra ScritturaParola di Diospiritualitàvita spirituale

inviato da Eleonora Polo, inserito il 14/12/2002

TESTO

166. Il Natale visto da Gandhi   2

Mahatma Gandhi

Non si dovrebbe celebrare la nascita di Cristo una volta all'anno, ma ogni giorno, perché Egli rivive in ognuno di noi. Gesù è nato e vissuto invano se non abbiamo imparato da lui a regolare la nostra vita sulla legge eterna dell'amore pieno. Là dove regna senza idea di vendetta e di violenza, il Cristo è vivo. Allora potremmo dire che il Cristo non nasce soltanto un giorno all'anno: è un avvenimento costante che può avverarsi in ognuna delle nostre vite. Quando la legge suprema dell'amore sarà capita e la sua pratica sarà universale, allora Dio regnerà sulla terra come regna in cielo. Il senso della vita consiste nello stabilire il Regno di Dio sulla terra, cioè nel proporre la sostituzione di una vita egoista, astiosa, violenta e irragionevole con una vita di amore, di fraternità, di libertà, di ragione. Quando sento cantare "gloria a Dio e pace in terra agli uomini di buona volontà" mi chiedo oggi come sia reso gloria a Dio e dove ci sia pace sulla terra. Finché la pace sarà una fame insaziata, finché noi non saremo riusciti a rinascere come uomini illuminati dallo Spirito, a instaurare con le persone rapporti autentici di comunione da cui siano estranei i sorrisi forzati, l'invidia, la gelosia, la falsa cortesia, la diplomazia, finché non avremo come senso della vita la ricerca della verità su noi stessi, del giusto, del bello, finché non saremo capaci di spogliarci dell'inautentico, di ciò che abbiamo di troppo a spese di coloro che non hanno niente, finché continueremo a calpestare i nostri sogni più belli e più profondi, il Cristo non sarà mai nato.

Quando la pace autentica si sarà affermata, quando avremo sradicato la violenza dalla nostra civiltà, solo allora noi diremo che "Cristo è nato in mezzo a noi". Allora non penseremo tanto ad un giorno che è un anniversario, ma ad un evento che può realizzarsi in tutta la nostra vita. Se dunque si augura un "buon Natale" senza dare un senso profondo a questa frase, tale augurio resta una semplice formula vuota.

Nataleregno di Dio

5.0/5 (2 voti)

inviato da Elena Mencarelli, inserito il 14/12/2002

PREGHIERA

167. Signore, ho peccato

P. Maior

Signore, ho peccato,
ho fatto quello che è male
ai tuoi occhi,
ho mancato alla legge dell'amore.
Tu conosci la mia debolezza,
il bene mi attrae ma il male mi trascina.
Tu che conosci il mio presente
e il mio futuro,
aiutami a dire ogni giorno
il sì della verità,
ad evitare il no della facilità.
Sono qui davanti a te, o Signore,
povero e senza valore,
debole e sconvolto
nel corpo e nello spirito.
Il peccato mi ha reso triste,
l'amicizia con te si è indebolita,
la comunicazione con gli altri
si è resa difficile.
Sono qui davanti a te,
perché tu mi ami ancora;
nel peccato non mi abbandoni,
e mi dai il tuo perdono.
Ridonami, o Signore,
la gioia della speranza
e mostrami il cammino
sicuro che porta a te.

pentimentosperanzapeccatoperdono di Dio

inviato da Anna Lianza, inserito il 11/12/2002

TESTO

168. Non lasciatevi sfuggire nulla   2

La vita è un viaggio. Si arriva passo dopo passo. E se ogni passo è meraviglioso, se ogni passo è magico, lo sarà anche la vita. E non sarete mai di quelli che arrivano in punto di morte senza aver vissuto. Non lasciatevi sfuggire nulla. Non guardate al di sopra delle spalle degli altri. Guardateli negli occhi. Non parlate "ai" vostri figli. Prendete i loro visi tra le mani e parlate "con" loro. Non abbracciate un corpo, abbracciate una persona. E fatelo ora. Sensazioni, impulsi, desideri, emozioni, idee, incontri, non buttate via niente. Un giorno scoprirete quanto erano grandi e insostituibili.
Ogni giorno imparate qualcosa di nuovo su voi stessi e sugli altri.
Ogni giorno cercate di essere consapevoli delle cose bellissime che ci sono nel nostro mondo. E non lasciate che vi convincano del contrario.
Guardate i fiori. Guardate gli uccellini. Sentite la brezza. Mangiate bene e apprezzatelo. E condividete tutto con gli altri.
Uno dei complimenti più grandi è dire a qualcuno: "Guarda quel tramonto".

vitatempovalore del tempoattenzione alle piccole coseaffettoconsapevolezzanaturacreato

4.0/5 (2 voti)

inviato da Corradini Don Lorenzo, inserito il 11/12/2002

TESTO

169. Imparare la tristezza del Natale   1

Alessandro Pronzato, Vangeli scomodi

Tre righe in tutto. Per raccontarci l'avvenimento più straordinario della storia del mondo, Luca impiega tre righe. Un Dio che viene a "piantare la propria tenda in mezzo a noi". E l'evangelista ce lo riferisce in tre righe. Probabilmente la sua penna deve aver lottato parecchio per resistere alla tentazione di dire di più.

Tre righe in cima alla pagina. Quindi tutto un foglio bianco. E noi ci precipitiamo a imbrattarlo con le nostre parole.

Può sembrare un'idea bizzarra quella di aprire la serie dei "Vangeli scomodi" con il racconto della natività, con una pagina che pare autorizzare esclusivamente la tenerezza, la dolcezza e i pensieri più consolanti.

Eppure proprio queste tre righe di Luca, se riusciamo a spazzare via le nebbie di un equivoco sentimentalismo, risultano terribilmente scomode. Infatti costituiscono una spietata condanna per il nostro Natale gonfio di retorica, per il nostro Natale zeppo di cattiva poesia, per il nostro Natale ricco di cianfrusaglie multicolori e commozione a buon mercato.

Tre righe. E noi, invece, abbiamo imbastito un copione mastodontico e interminabile, imbottito di pacchianerie.
Gli abbiamo rovesciato sopra tonnellate di sentimentalismi.

Il silenzio è l'elemento naturale per la discesa della Parola sulla terra.

E noi abbiamo pensato di rompere quel silenzio che ci impacciava con gli scoppi di milioni di tappi champagne.

nataleincarnazione

5.0/5 (1 voto)

inviato da Foggi Silvana, inserito il 11/12/2002

TESTO

170. Non aspettare mai domani

Non aspettare mai domani per dire a qualcuno che l'ami. Fallo subito. Non pensare: "Ma mia madre, mio figlio, mia moglie... lo sa già". Forse lo sa. Ma tu ti stancheresti mai di sentirtelo ripetere?

Non guardare l'ora, prendi il telefono: "Sono io, voglio dirti che ti voglio bene". Stringi la mano della persona che ami e dillo: "Ho bisogno di te! Ti voglio bene, ti voglio bene, ti voglio bene...".

L'amore è la vita. Vi è una terra dei morti e una terra dei vivi. Chi li distingue è l'amore.

amoreamiciziaaffettotenerezzapresentevalore del tempo

inviato da Corradini Don Lorenzo, inserito il 10/12/2002

TESTO

171. Pregare con le parole

La preghiera è una sinfonia,
non si può fare una sinfonia con un solo strumento.
Non si può pregare chiedendo solo aiuto.
Pregare è...
Lodare Dio con l'entusiasmo dei pastori
che hanno visto Gesù nella mangiatoia.
Ringraziare Dio con la gioia del lebbroso
risanato da Gesù.
Raccontare a tutti le meraviglie
che Dio compie per noi, suo popolo.
Riconoscersi peccatore con la commozione del figlio
che abbraccia il padre che lo perdona.
Riconoscere con la fermezza di Pietro
che Gesù è il nostro salvatore.
Interrogare Gesù su che fare nella vita
come lo interroga il giovane ricco.
Dire di sì all'invito di Dio
Con Maria che si dichiara serva del Signore.
Invocare Dio e chiedergli aiuto
con la fede del lebbroso che supplica Gesù.

preghierarapporto con Dio

inviato da Federico Bernardi, inserito il 03/12/2002

ESPERIENZA

172. Aiutare gli altri a vincere, questa è la cosa più importante   1

Qualche anno fa, alle paraolimpiadi di Seattle, nove atleti, tutti mentalmente o fisicamente disabilli erano pronti sulla linea di partenza dei 100 metri. Allo sparo della pistola, iniziarono la gara, non tutti correndo, ma con la voglia di arrivare e vincere.

Mentre correvano, un piccolo ragazzino cadde sull'alsfalto, fece un paio di capriole e cominciò a piangere. Gli altri otto sentirono il ragazzino piangere. Rallentarono e guardarono indietro. Si fermarono e tornarono indietro, ciascuno di loro. Una ragazza con la sindrome di Down si sedette accanto a lui e cominciò a baciarlo e a dire: "Adesso stai meglio?" Allora, tutti e nove si abbracciarono e camminarono verso la linea del traguardo. Tutti nello stadio si alzarono, e gli applausi andarono avanti per parecchi minuti.

Persone che erano presenti raccontano ancora la storia. Perché? Perché dentro di noi sappiamo che: la cosa importante nella vita va oltre il vincere per se stessi. La cosa importante in questa vita è aiutare gli altri vincere, anche se comporta rallentare e cambiare la nostra corsa.

amorecompetitivitàaiutarsi

5.0/5 (1 voto)

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 03/12/2002

PREGHIERA

173. Perché accendiamo candele in chiesa   1

Signore,
io non so pregare, non so che dire,
non ho molto tempo.
Il lume che offro
è un pezzo del mio tempo,
un po' del mio bene,
un po' di me stesso,
che io lascio qui, davanti a te, Signore...
Questo lume è la mia preghiera.
Che io continuo andandomene...

preghieracandela

inviato da Mariangela Molari, inserito il 29/11/2002

TESTO

174. Un Cristo senza croce, una croce senza Cristo

Centro Missionario Diocesano, Verona

Amico, io vado in cerca di una croce.
Vedi, ho un Cristo senza croce,
l'ho acquistato presso un antiquario.
Mutilato e bellissimo. Ma non ha croce.
Per questo mi si è affacciata un'idea.
Forse tu hai una croce senza Cristo.
Quella che tu solo conosci.
Tutti e due siete incompleti.
Il mio Cristo non riposa perché gli manca una croce.
Tu non sopporti la croce, perché le manca Cristo.
Un Cristo senza croce, una croce senza Cristo.
Ecco la soluzione: perché non li uniamo e li completiamo?
Perché non dai la tua croce vuota a Cristo?
Ci guadagneremo tutt'e due. Vedrai.
Tu hai una croce solitaria, vuota, gelata, paurosa, senza senso:
una croce senza Cristo.
Ti capisco: soffrire è illogico.
Non comprendo come hai potuto sopportare così a lungo.
Una croce priva di Cristo è una tortura,
il principio logico della disperazione.
Hai il rimedio tra le mani. Non soffrire più solo.
Su, dammi questa croce vuota e solitaria. Dammela.
Ti darò in cambio questo Cristo mutilato,
senza riposo, né croce.
La tua croce non è più solamente tua;
è anche e nello stesso tempo la croce di Cristo.
Su, prendi la tua croce, amico; la tua croce con Cristo.
Non sarai più solo a soffrire.
La porterete in due, il che vuol dire dividerne il peso.
E finirai per abbracciare e amare la tua croce,
una volta che Cristo sarà in essa.

crocedoloresofferenzasolitudine

inviato da Eleonora Polo, inserito il 28/11/2002

TESTO

175. Evangelizzare la vita ordinaria

Josemaría Escrivà, Omelia "Amare il mondo appassionatamente", 8-X-1967

Dovete (invece) comprendere adesso - con una luce tutta nuova - che Dio vi chiama per servirlo nei compiti e attraverso i compiti civili, materiali, temporali della vita umana: in un laboratorio, nella sala operatoria di un ospedale, in caserma, dalla cattedra di un'università, in fabbrica, in officina, sui campi, nel focolare domestico e in tutto lo sconfinato panorama del lavoro, Dio ci aspetta ogni giorno. Sappiatelo bene: c'è un qualcosa di santo, di divino, nascosto nelle situazioni più comuni, qualcosa che tocca a ognuno di voi scoprire.

Non vi è altra strada, figli miei: o sappiamo trovare il Signore nella nostra vita ordinaria, o non lo troveremo mai. Per questo vi posso dire che la nostra epoca ha bisogno di restituire alla materia e alle situazioni che sembrano più comuni, il loro nobile senso originario, metterle al servizio del Regno di Dio, spiritualizzarle, facendone mezzo e occasione del nostro incontro continuo con Gesù Cristo.

quotidianitàsantitàsecolarità

inviato da Eleonora Polo, inserito il 28/11/2002

PREGHIERA

176. Preghiera per abbellire la faccia

O Signore,
intervieni con urgenza
per colorare le facce scure,
lagnose, troppo sicure.
Ma a che serve esser tristi?
I salici piangenti
non hanno mai avuto fortuna!
Ti prego, Signore,
dammi il mio buon umore quotidiano;
liberami dai mugugni e dai sospiri;
non permettere mai che mi dia
troppe preoccupazioni per quella cosa
ingombrante che si chiama "io".
Fa' che il riso sia
il mio modo di fare il segno della croce;
che l'allegria sia la benzina
dell'anima mia.
E così un giorno
(il più lontano possibile, per favore!)
ti sentirò dire:
«Ero il tuo bambino,
ero la tua moglie,
ero il tuo marito...
tu mi hai rallegrato col tuo sorriso:
entra nella gioia eterna del mio paradiso!»

sorrisoottimismobuon umore

inviato da Patrizia Traverso, inserito il 27/11/2002

TESTO

177. Le dieci ricette per farmi felice   1

1. Non mi buco in continuazione il dito per controllare il tasso di zucchero nel sangue.
2. Ricarico le mie riserve emotive guardando un tramonto, la luna piena, il volto di un bimbo, un fiore.
3. Non dico mai: "le rane gracidano", ma dico: "le rane cantano".
4. Non voglio essere perfetto: potrei diventare nevrotico.
5. Quando mi osservo nello specchio, non mi guardo: "mi sorrido".
6. Uso il contagocce per dire "io".
7. Saluto sempre per primo.
8. Mi immagino mentre sbraito, mi agito, urlo... Non sono forse un tantino ridicolo?
9. Mi riempio il cervello di parole-vitamine: "ce la farò"; "sono piccolo, ma non basso"; "non sono bello, ma luminoso"; "finché vivo, voglio ardere"...
10. Penso: le avversità ci sono sempre, ma Dio anche. Perciò sono sempre in vantaggio!

accettazione di séumiltà

5.0/5 (1 voto)

inviato da Patrizia Traverso, inserito il 27/11/2002

PREGHIERA

178. Preghiera di un giovane incerto

Signore,
tu mi chiami ed io ho paura di dire "sì",
tu mi vuoi, ed io cerco di sfuggirti,
tu mi domandi di invadere la mia vita,
ed io mi rifiuto.
E' anche perché io non vedo chiaro
tutto quello che tu attendi da me.
Tu attendi un dono completo.
Io, a volte sono pronto a farlo,
ma poi mi "riprendo" ed esito,
considerando troppo quello che devo abbandonare.
Intanto tu aspetti...
Sono incerto,...
Signore dammi la forza di non rifiutarti.

vocazioneprogetto di Dioindecisionepauraabbandono in Dio

inviato da Dario P., inserito il 25/11/2002

RACCONTO

179. Le tentazioni

Paulo Coelho, I racconti del maktub

Uno straniero incontrò il Padre Superiore nel monastero di Sceta. "Voglio rendere la mia vita migliore", disse. "Ma non riesco a trattenermi dall'avere dei pensieri peccaminosi". Il Padre notò che il vento stava soffiando forte fuori, e disse allo straniero: "Fa piuttosto caldo qui. Mi chiedo se tu potessi trattenere un po' di vento là fuori e portarlo qui per rinfrescare la stanza". "E' impossibile", rispose lo straniero. "E' impossibile anche tenere se stessi dal pensare cose che offendono Dio", rispose il monaco. "Ma, se sai come dire di no alle tentazioni, non ti causeranno alcun danno".

peccatotentazionedebolezzaaccettazione di sé

inviato da Anna Lianza, inserito il 24/11/2002

RACCONTO

180. Il messaggio del petalo di rosa

Baba Bedi [Guru Baba Nanak]

Il Maestro dei Maestri, il Grande Guru, traboccava di ricchezza interiore. E siccome la sua anima traboccava, suo scopo e suo desiderio era di riversare sugli altri l'abbondanza della sua saggezza, disperdendo le tenebre dell'ignoranza. Ma difficilmente qualcuno accetta di essere l'oggetto si cui si riversa uno straripamento. Anzitutto, perché tutti credono di essere già tanto colmi da averne d'avanzo; e poi, essere "straripati", ossia disturbati, non manca di suscitare un po' di sgomento.

Avvenne così che un giorno il Grande Guru si recò a visitare il luogo di ritiro dove parecchi monaci Sufi vivevano in grande concentrazione spirituale. L'arrivo del Maestro suscitò grande subbuglio.

"Misericordia", dicevano i monaci, "costui vorrà ancora farci imparare qualcosa? Abbiamo già il nostro da fare a non dimenticare quello che sappiamo. E poi, qui dentro siamo già in troppi. Ognuno vuol dire la sua e si finisce col non capirci niente. Facciamogli dunque comprendere, con qualche segno che non lo offenda, che il nostro convento è al completo, che non c'è posto per lui". Perciò il Capo dei Sufi gli fece portare una coppa ricolma di latte, volendo significargli: questo luogo è già sovraffollato di maestri spirituali, non c'è posto per te.

Quando la coppa gli venne presentata, il Grande Guru la osservò, poi sorrise, e, colto un petalo di rosa, lo depose a galleggiare sul latte.

Il messaggio voleva significare che come il petalo di rosa galleggiava sul latte senza farlo straripare dalla ciotola, così anche in quel luogo la sapienza del Maestro poteva trovar posto senza sconvolgere le coscienze.

Il messaggio fu compreso, e le porte del romitaggio vennero spalancate di fronte all'ospite sacro.

La saggezza è come l'orizzonte: più ci si avvicina ad esso, più retrocede (Inayat Khan).

saggezzaintelligenzaprofonditàsuperficialità

5.0/5 (1 voto)

inviato da Andrea Zamba, inserito il 24/11/2002

RACCONTO

181. Il monaco giocoliere   1

Paulo Coelho, I racconti del maktub

La Madonna, con il Bambino Gesù fra le braccia, aveva deciso di scendere in Terra per visitare un monastero.

Orgogliosi, tutti i monaci si misero in una lunga fila, presentandosi ciascuno davanti alla Vergine per renderle omaggio.

Uno declamò alcune poesie, un altro le mostrò le miniature che aveva preparato per la Bibbia e un terzo recitò i nomi di tutti i santi. E così via, un monaco dopo l'altro, tutti resero omaggio alla Madonna e al Bambino.

All'ultimo posto della fila ne rimase uno, il monaco più umile del convento, che non aveva mai studiato i sacri testi dell'epoca. I suoi genitori erano persone semplici, che lavoravano in un vecchio circo dei dintorni, e gli avevano insegnato soltanto a far volteggiare le palline in aria.

Quando giunse il suo turno, gli altri monaci volevano concludere l'omaggio perché il povero acrobata non aveva nulla di importante da dire e avrebbe potuto sminuire l'immagine del convento. Ma anche lui, nel profondo del proprio cuore, sentiva un bisogno immenso di offrire qualcosa a Gesù e alla Vergine.

Pieno di vergogna, sentendosi oggetto degli sguardi di riprovazione dei confratelli, tirò fuori dalla tasca alcune arance e cominciò a farle volteggiare: perché era l'unica cosa che egli sapesse fare.

Fu solo in quell'istante che Gesù Bambino sorride e cominciò a battere le mani in braccio alla Madonna.

E fu verso quel monaco che la Vergine tese le braccia, lasciandogli tenere per un po' il bambinello.

umiltàsemplicitàdonare gioia

3.0/5 (1 voto)

inviato da Immacolata Chetta, inserito il 24/11/2002

TESTO

182. Dio si rivela...   2

Fratel Carlo Carretto, Ogni giorno un pensiero

Fin quando senti un contrasto tra il tuo lavoro e la tua preghiera vuol dire che non sei ancora arrivato alla contemplazione. Perché Dio non è detto che si rivela mentre sei in ginocchio, Dio può rivelarsi mentre guidi la macchina, Dio può rivelarsi mentre stai riposando o stai giocando.

rivelazioneDiopreghierarapporto con Diocontemplazioneincarnazione

5.0/5 (1 voto)

inviato da Chicco Ambrosino, inserito il 22/11/2002

TESTO

183. C'è sempre qualcosa da dire sui preti

Se il prete una volta parla dieci minuti più a lungo: è un parolaio.
Se durante una predica parla forte: allora urla.
Se non predica forte: non si capisce niente.
Se possiede un'auto personale: è capitalista, è mondano.
Se non ha un'auto personale: non è capace di adattarsi ai tempi.
Se visita i suoi fedeli fuori parrocchia: allora gironzola dappertutto.
Se frequenta le famiglie: non è mai in casa.
Se rimane in casa: non visita le famiglie.
Se parla di offerte e chiede qualcosa: non pensa ad altro che a far soldi.
Se non organizza feste, gite, incontri: nella parrocchia non c'è vita.
Se in confessionale si concede tempo: è interminabile.
Se fa in fretta: non è capace di ascoltare.
Se comincia la Messa puntualmente: il suo orologio è avanti.
Se ha un piccolo ritardo: fa perdere tempo a un sacco di gente.
Se abbellisce la Chiesa: getta via i soldi inutilmente.
Se non lo fa: lascia andare tutto alla malora.
Se parla da solo con una donna: c'è sotto qualcosa.
Se parla da solo con un uomo: eh!
Se prega in Chiesa: non è un uomo d'azione.
Se si vede poco in Chiesa: non è un uomo di Dio.
Se si interessa agli altri: è un impiccione.
Se non si interessa: è un egoista.
Se parla di giustizia sociale: fa della politica.
Se cerca di essere prudente: è di destra.
Se ha un po' di coraggio: è di sinistra.
Se è giovane: non ha esperienza.
Se è vecchio: non si adatta ai tempi.
Se muore: non c'è nessuno che lo sostituisce!

preteparrocosacerdotepresbitero

inviato da Anna Barbi, inserito il 22/11/2002

TESTO

184. Solitudine e isolamento   1

Carlo Maria Martini, Vita di Mosè

E' noto che esiste una differenza tra isolamento e solitudine. L'isolamento come tale ha un carattere negativo: è l'uomo che vive disperatamente solo, magari in mezzo alla gente, ove comunque si sente non compreso e fallito; al contrario, la solitudine per ogni uomo, anche per l'uomo moderno, è un valore fondamentale. Ciò vuol dire che c'è un momento in cui l'uomo giunge a riconoscere che niente lo soddisfa davvero, che tutti i suoi metodi, tutte le sue esperienze, tutte le sue speranze lo hanno soddisfatto solo fino a un certo punto: rimane ancora un vuoto, un vuoto che soltanto Dio può colmare. È un'esperienza che non si fa quando ancora le cose si accavallano una sull'altra e si continua a sperare che ciascuna di esse riempia quel vuoto. Ma quando sopravviene lo scacco, allora ci si viene a trovare in quello stato di attesa e di vigilanza che fu lo stato di Mosè per 40 anni.

Ed ecco la solitudine di Mosè. Egli lascia che tutta la delusione, il dolore, la rabbia vengano a galla; non maschera né sopprime tutte queste cose, ma anzi le affronta, perché non ha più paura di guardare nella sua vita.

solitudineisolamentosilenziosenso della vitaricerca di sensofelicitàrapporto con Dio

inviato da Eleonora Polo, inserito il 16/11/2002

TESTO

185. Gesù risorge anche oggi

L. Cammaroto

Credevo che avessero ucciso Gesù,
e oggi l'ho visto dare un bacio a un lebbroso.
Credevo che avessero cancellato il suo nome,
e oggi l'ho sentito sulle labbra di un bambino.
Credevo che avessero crocefisso le sue mani pietose,
e oggi l'ho visto medicare una ferita.
Credevo che avessero trafitto i suoi piedi,
e oggi l'ho visto camminare nelle strade dei poveri.
Credevo che l'avessero ammazzato una seconda volta con le bombe,
e oggi l'ho sentito parlare di pace.
Credevo che avessero soffocato la sua voce fraterna,
e oggi l'ho sentito dire:
"Perché, fratello?" a uno che picchiava.
Credevo che Gesù fosse morto nel cuore degli uomini
e seppellito nella dimenticanza,
ma ho capito che Gesù risorge anche oggi
ogni volta che ogni uomo ha pietà di un altro uomo.

essere cristianitestimonianzasolidarietàcaritàamoreGesù CristoPasqua

5.0/5 (1 voto)

inviato da Mariangela Molari, inserito il 26/10/2002

TESTO

186. Essere presenza

Cardinale Pironio

"Essere presenza", Signore, è parlare di te senza nominarti.
Tacere nel momento in cui è necessario che siano i gesti al posto della parola.
Essere luce che illumini il linguaggio del silenzio e voce che, anche se sorge della vita, non parla.
È dire agli altri che gli stiamo vicini, pur essendo grande la distanza che ci separa.
È intuire la speranza degli altri e semplicemente riempirla.
È soffrire insieme con quello che soffre al di dentro e mostrargli che Dio guarisce le nostre piaghe.
È ridere con quello che ride e gioire del fratello perché ama.
È gridare con tutta la forza dello Spirito, la verità che è Dio soltanto che ci salva.
È vivere esposto e senza armi, affidandosi ciecamente alla Sua Parola.
È condurre il "deserto" ai fratelli, dividendo il tuo mistero e annunciandogli che tu li ami.
È sapere ascoltare il tuo linguaggio nel silenzio.
È "vedere" al loro posto quando la loro fede sembra spegnersi.
"Essere presenza", o Signore, è sapere aspettare il tuo tempo senza fretta e nella quiete.
È dare tranquillità con una pace molto profonda.
È vivere la tensione dello sconcerto in una Chiesa che, siccome cresce, cambia.
È aprire se stesso ai "segni dei tempi", pur rimanendo fedele alla tua Parola.
È alla fine, essere pellegrino in un cammino pieno di fratelli, che gridano nel silenzio che tu sei vivo e ci tieni stretti nelle tue mani.

testimonianzasolidarietàsperanzapresenza

inviato da Anna, inserito il 30/09/2002

RACCONTO

187. La scelta   3

Bruno Ferrero, Il segreto dei pesci rossi

Un uomo si sentiva perennemente oppresso dalle difficoltà della vita e se ne lamentò con un famoso maestro di spirito: "Non ce la faccio più! Questa vita mi è insopportabile".

Il maestro prese una manciata di cenere e la lasciò cadere in un bicchiere pieno di limpida acqua da bere che aveva sul tavolo, dicendo: "Queste sono le tue sofferenze".

Tutta l'acqua del bicchiere s'intorbidì e s'insudiciò. Il maestro la buttò via.

Il maestro prese un'altra manciata di cenere, identica alla precedente, la fece vedere all'uomo, poi si affacciò alla finestra e la buttò nel mare.

La cenere si disperse in un attimo e il mare rimase esattamente com'era prima.

"Vedi?" spiegò il maestro. "Ogni giorno devi decidere se essere un bicchiere d'acqua o il mare".

Troppi cuori piccoli, troppi animi esitanti, troppe menti ristrette e braccia rattrappite.
Una delle mancanze più serie del nostro tempo è il coraggio. Non la stupida spavalderia, la temerarietà incosciente, ma il vero coraggio che di fronte ad ogni problema fa dire tranquillamente: "Da qualche parte certamente c'è una soluzione ed io la troverò".

ottimismofiduciasperanzasofferenzacoraggio

5.0/5 (1 voto)

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 30/09/2002

TESTO

188. Due modi di pregare   2

Charles de Foucauld, Meditazioni sul santo Vangelo, 245

Ci sono due modi di pregare: lasciar gridare il proprio cuore, lasciarlo chiedere a Dio con semplicità di bambino ciò che esso desidera; una qualche grazia per sé o per un altro, il ristoro da un qualche dolore per sé o per il prossimo: si lancia in tutta semplicità questo grido verso il Padre celeste e lo si fa seguire sempre da questa frase: "Non la mia volontà, ma la tua".

L'altro modo di pregare è quello di dire semplicemente la frase finale, e cioè: "Padre, sia fatta in questa circostanza la tua volontà, qualunque essa sia!".

Tali due preghiere sono perfette, divine. Gesù ci dà l'esempio della prima sulle sponde del Cedron e nel Getsemani.

Ci dà l'esempio della seconda nel "Padre nostro", che raccoglie tutto quanto in queste poche parole...

Questi due generi di preghiera sono ugualmente perfetti, poiché Dio ci dà l'esempio di ambedue: lo Spirito Santo, secondo le circostanze, ha ispirato a Gesù sia l'una sia l'altra.

preghierafedefiduciaabbandonovolontà di Dio

5.0/5 (1 voto)

inviato da Anna Barbi, inserito il 27/09/2002

PREGHIERA

189. Ch'io riesca a inginocchiarmi

Veniero Scarselli, Eretiche grida

Fa' Dio
ch'io riesca finalmente a inginocchiarmi
sull'umile pietra del mondo
davanti al tuo Mistero.
Con tutta la mia mente ignuda
come una povera pagina bianca;
fa' ch'io possa dire stupito
col cuore gonfio di te: "Sono proprio io
colui che tanto a lungo hai cercato?"

fedefiduciaprovvidenzaumiltàpiccolezzarapporto con Dio

5.0/5 (1 voto)

inviato da Barbara, inserito il 24/09/2002

TESTO

190. Amare costa   2

Costa dire "hai ragione".
Costa dire "perdonami".
ed anche dire "ti perdono" costa.

Costa la confidenza, costa la pazienza.
Costa fare una cosa
che non hai voglia di fare
ma che lui o lei vuole.
Costa cercare di capire.
Costa tenere il silenzio.

La fedeltà costa
e sorridere al cattivo umore
e trattenere le lacrime che fanno soffrire.

A volte costa impuntarsi,
a volte cedere.
Costa dir sempre "è colpa mia".

Costa confidarsi
e ricevere confidenze.
Costa sopportare i difetti,
costa cancellare le piccole ombre,
costa condividere i dolori.

Costa la lontananza
e costano i distacchi.
Costano le nubi passeggere.
Costa avere opinioni differenti,
costa dir sempre di "sì".

Eppure a questo prezzo si genera l'amore.
Gli spiccioli non servono.
Ci vuole un legno pesante
come la Croce.

amorematrimoniocoppiasacrificiocrocefedeltàfamiglia

inviato da Anna Barbi, inserito il 18/09/2002

TESTO

191. Non dire Padre...   1

Non dire: PADRE
se ogni giorno non ti comporti da figlio.
Non dire: NOSTRO
se vivi soltanto del tuo egoismo.
Non dire: CHE SEI NEI CIELI
se pensi solo alle cose terrene.
Non dire: VENGA IL TUO REGNO
se lo confondi con il successo materiale
Non dire: SIA FATTA LA TUA VOLONTA'
se non l'accetti anche quando è dolorosa.
Non dire: DACCI OGGI IL NOSTRO PANE QUOTIDIANO
se non ti preoccupi della gente che ha fame.
Non dire: PERDONA I NOSTRI DEBITI
se non sei disposto a perdonare gli altri.
Non dire: NON CI INDURRE IN TENTAZIONE
se continui a vivere nell'ambiguità.
Non dire: LIBERACI DAL MALE
se non ti opponi alle opere malvagie.
Non dire: AMEN
se non prendi sul serio le parole del
PADRE NOSTRO.

preghieracoerenzaPadre Nostrorapporto con Dio

inviato da Sara Accorti, inserito il 28/08/2002

TESTO

192. Euforia serale

Felice d'avere tutta una vita alle spalle.
Felice di sorprendermi in vita ogni mattina.
Felice di poter respirare, essere saggio e sereno.
Felice finora di non esser troppo ammalato.
Felice di aver tempo di pregare Dio.
Felice di non esser attaccato a grandi cose.
Felice di vedere tanta gente che mi vuol bene e mi cura.
Felice di aver vissuto un'epoca straordinaria.
Felice di vedere una Chiesa trasformata.
Felice di sapere che ci sarà un seguito.
Felice di arrivare alla fine e dire:...si avvicina.
Felice di rientrare al porto dopo una lunga traversata.
Felice di non aver che una preoccupazione, morire bene.
Felice di non essere solo a condividere.

gratitudinefelicitàgioia

inviato da Rovaris Pinuccio, inserito il 21/08/2002

TESTO

193. La tua, la mia messa

Chiara Lubich

Quando soffro e il mio soffrire è tale
che mi impedisce ogni attività,
mi ricordo della messa.
Tu nella messa, Signore Gesù,
oggi come allora,
non lavori, non predichi:
ti sacrifichi per amore.
Nella vita
si possono fare tante cose,
dire tante parole,
ma la voce del dolore,
del dolore offerto per amore,
è la parola più forte,
quella che ferisce il cielo.
Quando soffro,
immergo il mio dolore nel tuo:
dico la mia messa;
e lascio scorrere la mia sofferenza
a beneficio dell'umanità:
come hai fatto tu, mio Signore!

sofferenzacrocedoloreMessasacrificioofferta

5.0/5 (2 voti)

inviato da Luca Mazzocco, inserito il 15/06/2002

PREGHIERA

194. Mi hai fatto proprio bene!   2

Card. Anastasio Ballestrero

Signore, nel realizzare il tuo disegno eterno, mi hai chiamato all'esistenza in quel contesto di dati che sono la mia storia.
Perché così e non in altro modo?
Ti sei forse sbagliato? No.
Tu non mi hai creato per sbaglio, né per distrazione, né per contrattempo. Al momento giusto, all'ora tua, secondo il tuo disegno e la tua volontà, secondo la tua scelta, tu mi hai formato.
Sono fatto bene per essere santo.
Se dicessi di no mi parrebbe di mancarti di riguardo, di dire che neppure a te riescono le cose come le vuoi, che anche a te capitano gli infortuni.
Signore, sono fatto bene per te.
Alle volte perdonami se te lo dico, mi trovo fatto un po' meno bene per me.
Ma confesso, sia pure con un po' di fatica, che è più importante essere fatto bene per te che per me.
I miei limiti non devono essere motivo di cruccio per la mia superbia, né motivo di malumore quando gli altri li vedono.
Signore, ti benedico e ti ringrazio che mi hai fatto come mi hai fatto.
Gli altri possono dire quello che vogliono. Io ho solo da dirti: grazie.
Ho solo da benedirti, ho solo da sentire una riconoscenza eterna perché mi hai fatto come mi hai fatto.
E quando gli altri trovano che sono uno sgorbio, più che una cosa buona, io, Signore, credo a te.
Alle volte mi prende la voglia di vedere come te la caverai con questa povera creatura che io sono.
E penso che la vita eterna sarà beata anche per questo: perché là capirò quello che adesso non capisco e mi spiegherò ciò che adesso è un mistero.

vocazioneprogetto di Diorapporto con Diostima di séaccettazione di sé

5.0/5 (1 voto)

inviato da Stefania Raspo, inserito il 14/06/2002

ESPERIENZA

195. Il segreto è ringraziare

Pierfausta era una donna meravigliosa: tutto servizio e generosità. Ma la sua formazione era stata piuttosto austera e l'aveva tanto intimidita. Temeva sempre di sbagliare. Specialmente temeva di non piacere abbastanza al Signore. L'espressione più abituale nei riguardi della sua coscienza era: Signore, abbi pietà! In ogni cosa si sentiva mancante. Persino il suo comportamento lo lasciava capire: dolce viso era piuttosto reclinato. I suoi occhi guardavano più alle cose che in alto.

Scoprì la preghiera di ringraziamento e capì anche i limiti della sua vita ascetica, portata avanti fin qui con tante mortificazioni e pratiche pie. Scoprì che tutto è un dono, anche il lavoro, le relazioni sociali, le cose e le persone. Fece una ricerca nei salmi e nella Bibbia dove le avevano detto che ricorreva tante volte l'espressione: Benedetto sei tu, Signore! Era come dire grazie, per ogni situazione. Forse avrà ancora detto: Abbi pietà! Ma la sua continua parola, ripetuta interiormente e a volte ad alta voce, divenne: Benedetto sei tu, Signore!

gratitudineloderapporto con Dio

inviato da Stefania Raspo, inserito il 11/06/2002

RACCONTO

196. Le tre pipe   3

Bruno Ferrero, Il canto del grillo

Un vecchio saggio indiano dava questo consiglio agli irruenti giovani della sua tribù: «Quando sei ve­ramente adirato con qualcuno che ti ha mortalmente offeso e decidi di ucciderlo per lavare l'onta, prima di partire siediti, carica ben bene di tabacco una pipa e fumala.

Finita la prima pipa, ti accorgerai che la mor­te, tutto sommato, è una punizione troppo grave per la colpa commessa. Ti verrà in mente, allora, di an­dare a infliggergli una solenne bastonatura.

Prima di impugnare un grosso randello, siediti, carica una seconda pipa e fumala fino in fondo. Alla fine penserai che degli insulti forti e coloriti po­trebbero benissimo sostituire le bastonate.

Bene! Quando stai per andare a insultare chi ti ha offeso, siediti, carica la terza pipa, fumala, e quan­do avrai finito, avrai solo voglia di riconciliarti con quella persona».

I monaci di un convento trovavano molta difficoltà ad andare d'accordo. Spesso scoppiavano dispute, anche per motivi futili. Invitarono allora un maestro di spirito che affermava di conoscere una tecnica ga­rantita per portare l'armonia e l'amore in ogni gruppo. A loro il maestro rivelò il suo segreto: «Ogni volta che sei con qualcuno o ce l'hai con qualcuno, devi dire a te stesso: io sto morendo e anche questa persona sta morendo. Se pensi veramente a queste parole, ogni amarezza scomparirà».

perdonopazienzacomunitàconviverepace interiore

inviato da Luca Mazzocco, inserito il 03/06/2002

PREGHIERA

197. E dunque anche Tu ateo?   1

David Maria Turoldo

E dunque anche Tu ateo?
Fu questa la tua vera Notte, Signore,
la tua discesa agl'Inferi
avanti che ti accogliesse nel suo ventre la terra.
Credere in Lui e dubitare di Lui,
dire a tutti che ti ama,
e consumarti di amore,
e sentire che sei abbandonato.
"Padre, Abbà, papà!..."
Ora invece appena:
"Dio"; sia pure "tuo Dio"!
Alla fine, dunque non più padre?
O, perfino, che non esista?
Ma come poi avresti potuto dire:
"Nelle tue mani rimetto lo spirito"?
Avresti vinto per un atto di fede senza speranza?
Pur perduto dentro l'abisso del Nulla
ancora credevi?
Resurrezione, non altro è la risposta.
Ma Tu non sapevi!
Come noi non sappiamo.
E compatta
ancora sale sul mondo
la Notte.

paurasolitudinesofferenzacrocedolorepasquamorterisurrezioneVenerdì Santo

5.0/5 (1 voto)

inviato da Mariangela Molari, inserito il 02/06/2002

TESTO

198. Cercare senza stancarci

Romano Battaglia

Bisogna cercare senza stancarci. Bisogna camminare lungo le vie della vita con la tenerezza di un bambino e la forza di un gigante. Bisogna soffermarci ad ammirare il cielo della sera e ascoltare i sospiri del vento che passa leggero tra i rami dei pini. Bisogna cercare perché anche la voce del mare può avere un suono diverso per dire qualcosa. Bisogna cercare perché in ogni palpito lieve del mondo si può trovare l'infinito.

stuporericerca di senso

inviato da Mariangela Molari, inserito il 27/05/2002

RACCONTO

199. La vera religione

Carlo Maria Martini

Due giovani decisero la data del loro matrimonio. Si erano messi d'accordo con il parroco per tenere un piccolo ricevimento nel cortile della parrocchia, fuori della chiesa. Ma si mise a piovere, e non potendo tenere il ricevimento fuori, i due chiesero al prete se era possibile festeggiare in chiesa.

Ora, il parroco non era affatto contento che si festeggiasse all'interno della chiesa, ma i due dissero: "Mangeremo un po' di torta, canteremo una canzoncina, berremo un po' di vino e poi andremo a casa".

Il parroco si convinse. Ma essendo gli invitati dei bravi italiani amanti della vita, bevvero un po' di vino, cantarono una canzoncina, poi bevvero un altro po' di vino, cantarono qualche altra canzone, e poi ancora vino e altre canzoni, e così dopo una mezz'ora in chiesa si stava festeggiando alla grande. Tutti si divertivano da morire, godendosi la festa. Ma il parroco, tesissimo, passeggiava avanti e indietro nella sacrestia, turbato dal rumore che gli invitati stavano facendo.
Entrò il cappellano che gli disse: "Vedo che è molto teso".

"Certo che sono teso! Senti che rumore stanno facendo, proprio nella casa del Signore! Per tutti i Santi!".
"Ma Padre, non avevano davvero alcun posto dove andare!".

"Lo so bene! Ma è assolutamente necessario fare tutto questo baccano?".

"Bè, in fondo, Padre, non dobbiamo dimenticare che Gesù stesso ha partecipato una volta ad un banchetto di nozze".

Il parroco risponde: "So benissimo che Gesù Cristo ha partecipato ad un banchetto di nozze, non devi mica venirmelo a dire tu! Ma lì non avevano il Santo Sacramento!".

Ci sono occasioni in cui il Santo Sacramento diventa più importante di Gesù Cristo. Quando l'adorazione diventa più importante dell'amore, allora la Chiesa diventa più importante della vita. Quando Dio diventa più importante del vicino, e così via. Questo è il grande pericolo. Gesù ci voleva richiamare proprio a questo: prima le cose più importanti! "L'uomo è più importante del Sabato!".

religiositàdogmatismo

1.0/5 (1 voto)

inviato da Emilio Centomo, inserito il 27/05/2002

TESTO

200. Ti voglio bene!

Giorgio Basadonna

Quando dirai: "Ti voglio bene!"
dirai: "Ti do la mia vita, ho bisogno di te,
sono troppo ricco, non posso pensare solo a me".

Quando ti sentirai dire: "Ti voglio bene!"
sarà l'invito a sciogliere le vele
nel grande mistero buio e luminoso
che approda a rive inesplorate.

Quando nascerà l'amore, abbi paura e trema:
non è l'avventura facile e rosea
di un sentimento che esplode
ma la partenza di un nuovo cammino.

Quando dirai: "Ti voglio bene!"
è una ferita che si apre nel cuore, un fuoco che brucia
e distrugge sterpi morti e secchi.

Quando ti sentirai dire: "Ti voglio bene!"
sarà l'amore stesso di Dio
che bussa al tuo cuore
e ti invita al grande banchetto.

Quando nascerà l'amore, piega le ginocchia,
prega e ringrazia, chiedi di essere capace
di godere il dono stupendo di Dio.

Quando nascerà l'amore, apri le finestre e porte
accendi sole e stelle, inizia la vita nuova nel mondo,
diventa dono per tutti.

amorecoppiamatrimoniofamiglia

inviato da Mariangela Molari, inserito il 22/05/2002

PREGHIERA

201. Signore non sono capace

Michel Quoist

Credo, Signore, che sarei capace di compiere una volta, qualche atto straordinario. Un'azione che impegnerebbe tutto me stesso, se fossi sconvolto da una sventura, colpito da un'ingiustizia, se uno dei mie cari fosse in pericolo...

Ma ciò che mi umilia e spesso mi scoraggia, e che non sono capace di donare la mia vita pezzo a pezzo, giorno dopo giorno, ora dopo ora, minuto dopo minuto, donare, sempre donare... e darmi!

Questo non posso farlo e tuttavia è certamente ciò che tu mi chiedi...

Ogni giorno mille frammenti di vita da donare, in mille possibili gesti d'amore, che più non si vedono tanto sono abituali, e più non si notano tanto sono banali, ma di cui tu mi dici di aver bisogno per mettere insieme un'offerta e perché un giorno io possa dire in verità: Ai miei fratelli io ho donato tutta la mia vita.

E' ciò che desidero, Signore, ma non ne sono capace... non posso farlo, lo so, ed ho paura.

Figliolo, io non ti chiedo di riuscire sempre, ma di provarci sempre.

E soprattutto ascoltami, ti chiedo di accettare i tuoi limiti, di riconoscere la tua povertà e di farmene dono, perché donare la propria vita non vuol dire donare soltanto le proprie ricchezze, ma anche la propria povertà, i propri peccati.

Fa' questo, figliolo, e con i pezzi di vita sciupata, da te sottratti a tutti coloro che aspettano, colmerò i vuoti, dandoti in cambio la durata, perché nelle mie mani la tua povertà offerta, diventerà ricchezza per l'eternità.

fiduciadonarepiccolezzaumiltà

inviato da Molari Mariangela, inserito il 22/05/2002

RACCONTO

202. Ascoltare   1

Anthony De Mello

Quando un uomo, il cui matrimonio era in crisi, cercò il suo consiglio, il maestro disse: «Devi imparare ad ascoltare tua moglie.»
L'uomo prese a cuore questo consiglio e tornò dopo un mese per dire che aveva imparato ad ascoltare ogni parola che la moglie dicesse.
Il maestro gli disse sorridendo: «Ora torna a casa e ascolta ogni parola che non dice.»

ascoltomatrimoniocoppiafamiglia

4.0/5 (3 voti)

inviato da Emilio Centomo, inserito il 22/05/2002

PREGHIERA

203. Per resistere alla disperazione

Lucien Jerphagnon

Signore!
No, resisterò
alla disperazione che viene,
e non fuggirò.
Non andrò in qualche torre d'avorio,
lontano dagli uomini,
fuggendo col pensiero questo mondo.
Voglio restare in mezzo a questo mondo, così com'è,
a questo mondo ove si lotta.
Voglio restare al mio posto.
Non sono gran che, certo.
Che cosa può,
in mezzo a tutto questo caos,
la piccola luce di una coscienza,
debole chiarore che la notte assorbirà?
E tuttavia, mio Dio,
devo adempiere quello
per cui sono stato creato.
Devo rendere testimonianza,
e dire, e mostrare agli uomini
che esiste qualcosa di diverso dal buio,
di diverso dalle urla di paura,
di diverso da questi discorsi incendiari,
dalle invasioni.

missionevocazionecoraggiotestimonianzaimportanza del singolo

inviato da Luca Mazzocco, inserito il 21/05/2002

PREGHIERA

204. Pregare è dire a Dio

Michel Quoist

Sorgente, aspetto da te l'acqua viva,
tra le mie rive di tutti i giorni,
senza te, io sarei acqua stagnante, che imputridisce e muore.

Sole, aspetto da te la luce, di giorno per la mia strada,
senza te, non sarei che una barca dimenticata,
che dal porto non lascia mai il molo.

Brezza, aspetto da te il soffio, per prendere il volo,
senza te, non sarei che un uccello sporco, che si trascina nel fango.

...e da te, l'artista, attendo che tu faccia sprizzare dal mio legno
e dalle mie corde una vita misteriosa,
poiché senza te, non sarei che uno strumento inutile,
addormentato, immobile e muto, nello scrigno dei miei giorni.

...Ma io vengo davanti a te, eccomi o artista ineffabile,
e come violino ranicchiato, nelle tue braccia amorose,
raccolto e libero, sotto le tue dita che mi cercano,
io mi offro per sposarti in una stretta d'amore,
e il nostro fanciullo sarà musica, perché canti il mondo.

preghierarapporto con Dio

inviato da Mariangela Molari, inserito il 20/05/2002

TESTO

205. Il tuo nome

Tonino Bello

Vocazione è la parola che dovresti amare di più
perché è il segno di quanto tu sia importante agli occhi di Dio.
E' l'indice di gradimento presso di Lui, della tua fragile vita.
Si, perché se ti chiama vuol dire che ti ama.
Gli stai a cuore, non c'è dubbio.
In una turba sterminata di gente risuona un nome: il tuo! Stupore generale.
A te non ci aveva pensato nessuno. Lui si!
Davanti ai microfoni della storia, ti affida un compito su misura per Lui!
Si, per Lui, non per te. Più che una "missione" sembra una "scommessa".
Una scommessa sulla tua povertà.
Ha scritto "ti amo" sulla roccia, non sulla sabbia come nelle vecchie canzoni.
E accanto ci ha messo il tuo nome.
Forse l'ha sognato di notte, nella tua notte.
Alleluia!
Puoi dire a tutti: non si è vergognato di me!

Questo testo è conosciuto anche con il titolo "Vocazione, la parola che dovresti amare di più"

vocazionemissioneprogetto di Dio

inviato da Mariangela Molari, inserito il 11/05/2002

RACCONTO

206. Lo scricciolo e l'aquila   1

Andrea Panont

Un giorno tutti gli animali, piccoli e grandi, furono invitati a par­tecipare ad una gara di corsa.

Partecipò anche lo scricciolo, ma tutti lo deridevano per la sua piccolezza, la sua fragilità. "Che presuntuoso!". Lo tacciavano di presunzione perché, così piccolo e insignificante, ardiva partecipare a una gara così importante; ma lui, sorridente e spensierato, lasciava dire, lasciava ridere e deridere.

Un attimo prima dello sparo di partenza, si infilò inosservato tra le penne delle ali del più veloce di tutti gli uccelli: l'aquila.

Attese tutti al traguardo. Al traguardo tutti udirono la notizia: "Primo lo scricciolo, primo lo scricciolo!".

La vita terrena è uno stadio; è un tempo consentito da Dio per la corsa verso il traguardo dell'eternità, il Paradiso: vince la corsa non chi possiede ottimo scatto, mezzi velocissimi.

Dice il salmista: "Dio non apprezza l'agile corsa dell'uomo". E il salmo continua: "chi si fida dei carri e chi dei cavalli...", ma vince invece chi, facendosi piccolo, scompare e s'annida tra le mani di Dio.

Se non diventerete come bambini, non entrerete..., non ar­riverete.

E' bello pensare che nelle mani di Dio c'è posto per tutti: e chi si mette nelle mani di Dio, è già arrivato.

piccolezzaumiltàaffidarsiforza di Dio

inviato da Luca Mazzocco, inserito il 09/05/2002

PREGHIERA

207. Preghiera del cuore

A B C della preghiera

Ci siamo riuniti in gruppo
per un incontro di preghiera
libera, spontanea, improvvisata.
Forse ti abbiamo stancato, Signore.
Ti abbiamo dette tante parole.
Ciascuno di noi
ha fatto del suo meglio
per trovare parole difficili,
pensieri elaborati e d'effetto,
richieste le più impensabili.
Hai accettato la nostra preghiera
ma ci hai messo in crisi, Signore,
attraverso una riflessione di S.Agostino:
"Altra cosa è il lungo amore.
Non mettiamo nell'orazione molte parole
ma molta preghiera".
La preghiera dunque, non consiste
nel molto dire ma nel molto amare.
Più intenso è l'amore,
più vera e silenziosa è la preghiera.

preghiera

3.0/5 (1 voto)

inviato da Enrico Ozzella, inserito il 08/05/2002

TESTO

208. La scintilla della preghiera   2

Per accendere un fuoco basta una scintilla. Prima di avviare una preghiera prova a concentrarti sull'amore di Dio. Prova a dire con molta schiettezza a Dio un grazie di cuore per l'amore personale che ha per te. Ma fallo con responsabilità, con onestà. Non bastano le parole, ci vuole tutto il cuore. Prova a pregare così:

Padre io ti ringrazio per l'amore
personale che hai per me.
Ti ringrazio che mi hai amato
prima che nascessi.
Ti ringrazio che mi amerai
per tutta l'eternità.
Ti ringrazio che mi hai amato
quando non pensavo a te,
quando t'ignoravo,
quando ero indifferente a te,
quando ti offendevo.
Ti ringrazio che mi ameresti
anche se diventassi un Giuda.
Ti ringrazio che mi ami in questo
momento e mi accetti come sono.

Provate anche a riandare ad un momento speciale della vita in cui Dio vi ha fatto toccare con mano il suo amore. Facendo proprio col cuore quest'atto d'onestà verso Dio, che forse non avete mai fatto, o avete fatto raramente, avrete una preparazione eccezionale per affrontare una vera preghiera.

E' la scintilla buttata sulla stoppia: la fiammata non mancherà perché la preparazione migliore ad aprirci all'amore è proprio aprire il cuore e la mente a capire quanto Dio ci ha amati, e ci ama.

preghieraamore di Diodoni di Dio

5.0/5 (1 voto)

inviato da Luana Minto, inserito il 08/05/2002

RACCONTO

209. I giorni perduti   1

Dino Buzzati, Centottanta racconti

Qualche giorno dopo aver preso possesso della sontuosa villa, Ernest Kazirra, rincasando, avvistò da lontano un uomo che con una cassa sulle spalle usciva da una porticina secondaria del muro di cinta, e caricava la cassa su di un camion. Non fece in tempo a raggiungerlo prima che fosse partito. Allora lo inseguì in auto.

Lo sconosciuto scaricò la cassa dal camion e, fatti pochi passi, la scaraventò nel baratro, che era ingombro di migliaia e migliaia di altre casse uguali. Kazirra si avvicinò all'uomo e gli chiese: "Ti ho visto portare fuori quella cassa dal mio parco. Cosa c'era dentro? E cosa sono tutte queste casse?".

Quello lo guardò e sorrise: "Ne ho ancora tante sul camion, da buttare. Non sai? sono i tuoi giorni perduti. Li aspettavi vero? Sono venuti. Che ne hai fatto? Guardali, infatti, ancora gonfi. E adesso...". Kazirra guardò. Formavano un gruppo immenso. Scese giù per la scarpata e ne aprì uno. C'era dentro una strada d'autunno, e in fondo Graziella, la sua fidanzata che se ne andava per sempre. E lui neppure la chiamava. Ne aprì un secondo. C'era una camera d'ospedale, e sul letto suo fratello Giosuè che stava male e lo aspettava. Ma lui era in giro per affari.

Si sentì prendere da una certa cosa qui, alla bocca dello stomaco. Boccheggiò. Lo scaricatore stava diritto sul ciglio del vallone, immobile come un giustiziere. "Signore - gridò Kazirra - mi ascolti. Lasci che mi porti via almeno questi due giorni. La supplico. Io sono ricco. Le darò tutto quello che vuole".

Lo scaricatore fece un gesto con la destra, come per dire che era troppo tardi. Poi svanì nell'aria. E l'ombra della notte scendeva.

rimpiantitempovalore del tempoomissionioccasioni

inserito il 08/05/2002

TESTO

210. Se non riuscirai ad essere santo...

L. Boff

Udii un vecchio confratello ragionevole e buono, perfetto e santo, dire: "Se sentirai la chiamata dello Spirito, ascoltala e cerca di essere santo con tutta la tua anima, con tutto il tuo cuore e con tutte le tue forze.

Se, però, per umana debolezza non riuscirai ad essere santo, cerca allora di essere perfetto con tutta la tua anima, con tutto il tuo cuore e con tutte le tue forze.

Se, tuttavia, non riuscirai ad essere perfetto a causa della vanità della tua vita, cerca allora di essere buono con tutta la tua anima, con tutto il tuo cuore e con tutte le tue forze.

Se, ancora, non riuscirai ad essere buono a causa delle insidie del Maligno, cerca allora di essere ragionevole con tutta la tua anima, con tutto il tuo cuore e con tutte le tue forze.

Se, infine, non riuscirai ad essere santo, né perfetto, né buono, né ragionevole a causa del peso dei tuoi peccati, allora cerca di portare questo peso di fronte a Dio e affida la tua vita alla sua misericordia.

Se farai questo senza amarezza, con tutta umiltà e con giovialità di spirito a causa della tenerezza di Dio che ama gli ingrati e i cattivi, allora incomincerai a capire cosa sia ragionevole, imparerai ciò che è buono, lentamente aspirerai ad essere perfetto, e infine anelerai ad essere santo.

Se farai questo ogni giorno, con tutta la tua anima, con tutto il tuo cuore e con tutte le tue forze, allora io ti garantisco, fratello: sarai sulla strada di Francesco, non sarai lontano dal Regno di Dio!".

santitàpeccatoconversionemiglioramentomisericordia di Dio

inviato da Emilio Centomo, inserito il 08/05/2002

PREGHIERA

211. Agenda

poesia francese

Gli uomini sono folli, dice Dio,
Essi vogliono avere sempre più tempo.
Essi vogliono possedere il tempo.
Essi non sanno dire altro che:
Non perder tempo!
Poveri uomini che non hanno compreso
che, a volerlo guadagnare,
si può perdere il proprio tempo.

Quando li vedo, il piede sull'acceleratore
e l'occhio rivolto al quadrante dell'orologio,
io mi dico, mio Dio,
che il tempo di viver è impazzito
poiché è troppo pieno
di avvenimenti e di stanchezze,
di chiacchiere e trambusto,
d'agitazione e precipitazione.
Poveri uomini, passati troppo in fretta
dal quadrante solare al cronometro!
Essi misurano sempre meglio il tempo
ma non ne conoscono più il mistero.

Allora, ho riflettuto, dice Dio,
io voglio regalare loro un'agenda,
la mia agenda,
piena di appuntamenti importanti.
Ogni giorno un incontro con me...
qualche minuto d'ebbrezza
nel grigiore del tempo,
poiché io sono l'Eterno, colui che possiede il tempo.
Ogni giorno dei lunghi momenti
con la sposa o lo sposo,
insieme con gli amici, con i figli...

E' deciso, dice Dio,
offrirò loro la mia agenda
perché, dal più grande al più piccolo,
scoprano finalmente che solo il tempo passato ad amare
è tempo guadagnato.

tempovalore del tempoprogetto

inviato da Emilio Centomo, inserito il 08/05/2002

PREGHIERA

212. Eterno è il suo amore per noi

David Maria Turoldo

Poter dire anche noi, ognuno di noi:
egli si è degnato di chiamarci alla vita,
chiamando ciascuno per nome:
eterno è il suo amore per noi.

E ci ha dato una mente e un cuore,
e occhi e mani, e sensi;
e la donna ha dato a perfezione dell'uomo:
eterno è il suo amore per noi.

E pur se provati da mali e sventure,
potati come vigne d'inverno,
visitati dalla morte,...
almeno qualcuno riesca a dire:
eterno è il suo amore per noi.

Che tutti gli umiliati e offesi del mondo,
questo immenso oceano di poveri,
possano un giorno insieme urlare:
eterno è il suo amore per noi.

amore di Dio

inviato da Suor Cristina Giustozzi, inserito il 07/05/2002

TESTO

213. Scrivimi, ti prego

Basilio il Grande

Se mi ami, scrivimi,
ti prego; se sei imbronciato con me,
scrivimi lo stesso,
a dispetto del tuo broncio.

Sarà sempre per me una grande gioia
ricevere una lettera da un amico,
anche se un po' irritato.

Dunque, decìditi...
Esci dalla tua indolenza!
E non dire
che non hai nulla da scrivere.

Se non hai nulla da scrivermi, scrivimi
che non hai nulla da scrivermi:
per me sarà già qualcosa
di importante e di bello!

amicizia

inviato da Luca Mazzocco, inserito il 07/05/2002

TESTO

214. Lettera del Capo Indiano Sealth

Capo indiano Sealth della tribù Duwanish

Il grande capo che sta a Washington ci manda a dire che egli desidera acquistare la nostra terra. Come si può comprare o vendere il cielo - il calore della terra? La cosa ci sembra strana. Noi non siamo proprietari della purezza dell'aria, dello scintillio delle acque. Come si può comprare tutto questo da noi. Ogni angolo di questa terra è sacro per il mio popolo. Ogni lucente ago di pino, ogni spiaggia sabbiosa, ogni bruma nei boschi oscuri, ogni insetto ronzante è sacro nella memoria e nell'esperienza del mio popolo. Noi sappiamo che l'uomo bianco non capisce i nostri motivi. Una porzione di terra è eguale a qualsiasi altra per lui, perché egli è uno straniero che viene nella notte e prende dalla terra qualsiasi cosa di cui abbia bisogno. La terra no è sua sorella, ma sua nemica, e quando l'ha acquistata, l'abbandona. Egli lascia la tomba di suo padre e il luogo dove i suoi figli sono nati viene dimenticato.

Non ci sono posti quieti nella città dell'uomo bianco. Nessun posto dove sentire lo struscio delle foglie primaverili o il frusciare delle ali degli insetti. Ma forse io sono un selvaggio e non capisco. Ma che senso ha la vita se un uomo non può sentire il piacevole gridare del succiacapre o il gracidare della rana di notte attorno allo stagno?

I bianchi pure passeranno - forse più presto di altre tribù. Continuate a contaminare il letto dove vivete e una notte, quando i bufali saranno stati tutti massacrati, i cavalli selvaggi tutti domati, i più segreti angoli della foresta saranno appesantiti dal lezzo di molti uomini, e i panorami delle fertili colline sfigurati dalle linee dei fili che portano parole, soffocherete nei vostri rifiuti. Dove sarà la selva? Sparita. Dove sarà l'aquila? Sparita. Che senso avrà dire addio al rondone e alle cacce se non la fine della vita e l'inizio della sopravvivenza?

ecologianaturacreato

inviato da Emilio Centomo, inserito il 05/05/2002

TESTO

215. La Pace a tutti i costi

don Primo Mazzolari, Tu non uccidere

Ci siamo accorti che non basta essere custodi della pace e neanche uomini di pace nel nostro intimo, se lasciamo che altri ne siano i soli testimoni. Come cristiani dobbiamo essere in prima linea nello sforzo comune verso la pace. Davanti per vocazione non per paura. Quando fa buio la lampada non la si mette sotto la tavola.

Opponendo guerra a guerra, violenza a violenza non si fa che moltiplicare le rovine. Invece di uno saremo in due a buttar giù, non importa se per ragioni o con animi opposti. Perché non ammazzo chi non è d'accordo con me, non vuol dire che io sia d'accordo con lui. Non l'ammazzo perché sono certo che la mia verità ha tanta verità da superare l'errore dell'altro. La verità non ha bisogno della mia violenza per vincere. Il cristiano è contro ogni male, non fino alla morte del malvagio, ma fino alla propria morte, dato che non c'è amore più grande che quello di mettere la propria vita a servizio del bene del fratello perduto. Vince chi si lascia uccidere, non chi uccide. La storia della nostra redenzione si apre con la strage degli Innocenti e si chiude con il Calvario.

Un cristiano deve fare la pace anche quando venissero meno le ragioni della pace. Al pari della fede, della speranza e della carità, la pace è vera beatitudine, quando non c'è tornaconto o interesse o convenienza, vale a dire quando incomincia a sembrare follia davanti al buon senso della gente ragionevole.

Tutti si battono e si sputano addosso e aizzano gli uomini, i tuoi figli, gli uni contro gli altri. Tutti si armano pieni di superbia. Tutti fanno come se la pace e la guerra fossero in loro potere.

paceperdononon violenzagiustiziaamare i nemiciconflitti

inviato da Gianmarco Marzocchini, inserito il 03/05/2002

PREGHIERA

216. Preghiera dei genitori

Ti preghiamo Signore
di concederci vita
per poter vedere come crescono i nostri figli,
di concederci sapienza
per poter insegnare loro, senza tenerli sotto tutela,
di concederci saggezza
in modo che le nostre azioni non appesantiscano la loro vita, con dei pregiudizi,
di concederci amore
in modo che sappiamo condurli verso la meta
di concederci benedizione,
perché sappiamo dire di sì alla scelta che vorranno fare
soprattutto se tu Signore
chiamerai qualcuno dei nostri figli
ad una vita di speciale consacrazione
ed incontro con Cristo nostro Salvatore.
Amen.

genitorifiglimatrimoniofamigliaeducare

inviato da Rossella Di Cosmo, inserito il 03/05/2002

RACCONTO

217. Guardando dalle mura   3

«Chi sono io?» chiese un giorno un giovane a un anziano.

«Sei quello che pensi», rispose l'anziano «Te lo spiego con una piccola storia.»

Un giorno, dalle mura di una città, verso il tramonto si videro sulla linea dell'orrizzonte due persone che si abbracciavano.

- Sono un papà e una mamma -, pensò una bambina innocente.
- Sono due amanti -, pensò un nuomo dal cuore torbido.
- Sono due amici che s'incontrano dopo molti anni -, pensò un uomo solo.
- Sono due mercanti che han concluso un buon affare -, pensò un uomo avido di denaro.
- E' un padre che abbraccia un figlio di ritorno dalla guerra -, pensò una donna dall'anima tenera.
- Sono due innamorati -, pensò una ragazza che sognava l'amore.
- Chissà perché si abbracciano -, pensò un uomo dal cuore asciutto.
- Che bello vedere due persone che si abbracciano -, pensò un uomo di Dio.

«Ogni pensiero» concluse l'anziano, «rivela a te stesso quello che sei. Esamina di frequente i tuoi pensieri: ti possono dire molte più cose su te di qualsiasi maestro.»

conoscersinon giudicaregiudiziopensiericomportamenti

5.0/5 (1 voto)

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 30/04/2002

TESTO

218. Se (Lettera al figlio)   2

Rudyard Kipling

Se riesci a non perdere la testa, quando tutti intorno
la perdono, e se la prendono con te;
se riesci a non dubitare di te stesso, quando tutti ne dubitano,
ma anche a cogliere in modo costruttivo i loro dubbi;
se sai attendere, e non ti stanchi di attendere;
se sai non ricambiare menzogna con menzogna,
odio con odio, e tuttavia riesci a non sembrare troppo buono,
e a evitare di far discorsi troppo saggi;
se sai sognare - ma dai sogni sai non farti dominare;
se sai pensare - ma dei pensieri sai non farne il fine;
se sai trattare nello stesso modo due impostori
- Trionfo e Disastro - quando ti capitano innanzi;
se sai resistere a udire la verità che hai detto
dai farabutti travisata per ingannar gli sciocchi;
se sai piegarti a ricostruire, con gli utensili ormai tutti consumati,
le cose a cui hai dato la vita, ormai infrante;
se di tutto ciò che hai vinto sai fare un solo mucchio
e te lo giochi, all'azzardo, un'altra volta,
e se perdi, sai ricominciare
senza dire una parola di sconfitta;
se sai forzare cuore, nervi e tendini
dritti allo scopo, ben oltre la stanchezza,
a tener duro, quando in te nient'altro
esiste, tranne il comando della Volontà;
se sai parlare alle folle senza sentirti re,
o intrattenere i re parlando francamente,
se né amici né nemici riescono a ferirti,
pur tutti contando per te, ma troppo mai nessuno;
se riesci ad occupare il tempo inesorabile
dando valore a ogni istante della vita,
il mondo è tuo, con tutto ciò che ha dentro,
e, ancor di più, ragazzo mio, sei Uomo!

futuroimpegnovalorisenso della vitagenitorifiglieducatorieducare

inviato da Matteo Preto, inserito il 16/04/2002

RACCONTO

219. Un uomo, il suo fiume, il suo ponte   1

Paulo Coelho

Un uomo, dopo molti anni di lavoro e di meditazioni sul miglior modo per attraversare il fiume davanti alla sua casa, costruì una passerella. Si racconta però che gli abitanti del villaggio raramente osavano passarvi sopra, a causa della sua precarietà.

Un bel giorno, da quelle parti comparve un ingegnere che, con l'aiuto della gente del posto, costruì un ponte, la qual cosa mandò su tutte le furie il costruttore della passerella. Questi, infatti, da quel momento incominciò a dire a quanti avevano la pazienza di ascoltarlo che l'ingegnere aveva mancato di rispetto nei confronti del suo lavoro.

"Ma la passerella è ancora lì - rispondevano gli abitanti del villaggio - ed è un monumento ai suoi anni di fatica e di meditazione".
"Nessuno però la usa" ribatteva l'uomo, stizzito.

"Lei signore, è un cittadino rispettabile e noi siamo fieri di lei. Tuttavia, se la gente trova il ponte più bello e utile della sua passerella, che cosa ci possiamo fare?".
"Il ponte attraversa il mio fiume!".

"Ma signore, con tutto il rispetto che abbiamo per il suo lavoro, vorremmo dirle che il fiume non le appartiene. Può essere attraversato a piedi, in barca, a nuoto o in qualsiasi altro modo: se le persone preferiscono attraversarlo utilizzando il ponte, perché non rispettare la loro scelta? Infine, come possiamo aver fiducia di una persona che, invece di cercare di migliorare la sua passerella, passa tutto il tempo a criticare il ponte?".

fiduciarispettotolleranzalibertà interiore

inviato da Matteo Preto, inserito il 16/04/2002

TESTO

220. Beati noi giovani   2

Comunità di Taizé

Se avremo il coraggio dell'autenticità
quando falsità e compromesso
sono più comodi:
la verità ci renderà liberi.

Se costruiremo la giovinezza
nel rispetto della vita e nell'attenzione
dell'uomo in un mondo malato d'egoismo:
daremo testimonianza di amore.

Se, in una società deturpata
dall'odio e dalla violenza,
sapremo accogliere e amare tutti:
saremo costruttori e artigiani della pace:
"I giovani e la pace camminano insieme".

Se sapremo rimboccarci le maniche
davanti al male, al dolore, alla disperazione:
saremo, come Maria, presenza amica e discreta
che si dona gratuitamente.

Se avremo coraggio di dire in famiglia,
nella scuola, tra gli amici
che Cristo è la certezza:
saremo sale della terra.

giovinezzatestimonianzacoerenza

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 10/04/2002

RACCONTO

221. Lo steccato   3

C'era una volta un ragazzo con un brutto carattere.

Suo padre gli diede un sacchetto di chiodi e gli disse di piantarne uno nello steccato del giardino ogni volta che avesse perso la pazienza e litigato con qualcuno.

Il primo giorno il ragazzo piantò 37 chiodi nello steccato.

Nelle settimane seguenti, imparò a controllarsi e il numero di chiodi piantati nello steccato diminuì giorno per giorno: aveva scoperto che era più facile controllarsi che piantare i chiodi.

Finalmente arrivò un giorno in cui il ragazzo non piantò alcun chiodo nello steccato e andò dal padre a dirglielo.

Il padre allora gli disse di levare un chiodo dallo steccato per ogni giorno in cui non aveva perso la pazienza e litigato con qualcuno.

I giorni passarono e finalmente il ragazzo poté dire al padre che aveva levato tutti i chiodi dallo steccato.

Il padre portò il ragazzo davanti allo steccato e gli disse: "Figlio mio, ti sei comportato bene, ma guarda quanti buchi ci sono nello steccato. Lo steccato non sarà mai più come prima".

Quando litighi con qualcuno e gli dici qualcosa di brutto, gli lasci una ferita. Puoi piantare il chiodo nel cuore di una persona, e poi levarlo, ma rimarrà sempre una ferita. Non importa quante volte ti scuserai, la ferita rimarrà.

amiciziapassatomaleconseguenzeferiterabbia

5.0/5 (3 voti)

inviato da Matteo Preto, inserito il 09/04/2002

RACCONTO

222. La contadina e le candele   1

Anni fa una contadina, essendo il marito ammalato gravemente, fece voto di accendere ogni giorno, per un intero anno, un cero dinanzi all'effige della Santa Vergine.

Tutte le mattine, di buon'ora, correva fino alla piazza principale del paese dove si ergeva la chiesa parrocchiale e, recitato un Pater, Ave e Gloria, offriva la sua candela alla Madonna. Poi se ne tornava velocemente a casa per assistere il marito infermo. Dopo nove giorni, l'uomo si alzò dal letto guarito.

Il decimo giorno, la donna, avendo da lavare tutta la biancheria accumulatasi durante la malattia del marito, disse tra sé: "Oggi ho troppo lavoro da sbrigare. Vorrà dire che andrò in chiesa domani e accenderò due ceri".

L'indomani pioveva grosso un dito, perciò la donna si disse: "Oggi c'è troppa pioggia. Se uscissi, m'inzupperei tutta. Vorrà dire che andrò domani e accenderò tre ceri".

Di giorno in giorno, trovava sempre una scusa buona per non andarci. Però la brava donna si faceva premura di tenere il conto delle candele che avrebbe dovuto accendere.

E così un bel dì si accorse che erano già cinquanta. "Cinquanta candele?!? Ma se io, adesso, vado in chiesa ad accendere cinquanta candele mi prenderanno certamente per matta!".
Perciò decise di lasciar stare.

intercessionepreghiera di domandaingratitudinegratitudinereligiositàpreghierapigrizia

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 09/04/2002

RACCONTO

223. Acaz, Shara e Gesù   1

Ho letto in un libro che sotto la croce, mentre stavano tirando giù il corpo ormai privo di vita di Gesù, c'erano anche due bambini, Acaz e Shara; Acaz era il figlio della vedova di Nain; Shara era la figlia di Giairo, capo della sinagoga. Entrambi erano stati risuscitati da Gesù.

Mentre tiravano giù Gesù dalla croce, essi erano rimasti un po' in disparte. Alcuni dei suoi discepoli con Maria portarono il corpo di Gesù nel sepolcro, rotolarono la pietra e se ne andarono.

I due ragazzi li avevano seguiti, ma, partiti gli altri, loro non se n'erano andati. Erano rimasti lì, fuori del sepolcro. Si ricordavano che Gesù aveva detto che doveva risuscitare il terzo giorno e così rimasero lì ad aspettare. Si dicevano l'un l'altro: dobbiamo rimanere svegli, non ci possiamo addormentare, così quando Gesù risorge possiamo riabbracciarlo e dirgli che gli vogliamo bene.

Rimasero svegli venerdì, poi venerdì notte, poi tutto il sabato; poi, sopraffatti dalla fatica e dal sonno, si addormentarono e dormirono tutta la notte.

Al mattino del giorno dopo il sabato, si sentirono una mano sui capelli che li accarezzava. Si voltarono: era Gesù! Senza dire niente gli strinsero forte le gambe e cominciarono a baciargli i piedi, con dentro il cuore una gioia incontenibile.

Poco prima Gesù aveva detto alla Maddalena di non trattenerlo, perché doveva ancora salire al Padre. Ma ora rimaneva lì, e continuava ad accarezzare i capelli di Acaz e Shara, mentre loro non avrebbero mai voluto staccarsi da lui e continuavano a baciarlo... quei due bambini gli stavano quasi facendo venire la voglia di non partire più!

...e noi, che abbiamo appena fatto la Comunione e che abbiamo nel cuore Gesù risorto, riusciamo anche noi ad esprimergli la nostra gioia per averlo dentro di noi?

comunionerisurrezionefiduciasperanzafedePasqua

4.7/5 (3 voti)

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 08/04/2002

TESTO

224. Un'amicizia non qualunque

Anna Frank

Io non ho un'amica. Ho dei cari genitori e una sorella di sedici anni; conosco, tutto sommato, una trentina di ragazze di alcune delle quali potreste dire che sono mie amiche, ho un corteo di adoratori che mi guardano negli occhi e, se non possono fare altrimenti, in classe cercano di afferrare la mia immagine cercandosi di uno specchietto tascabile. Ho dei parenti... un buon ambiente familiare. No, apparentemente non mi manca nulla, salvo l'amica. Con nessuno dei miei conoscenti posso far altro che chiacchere, né parlare d'altro che dei piccoli fatti quotidiani. Non c'è modo di diventare più intimi, ecco il punto.

amiciziaconfidarsi

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 05/04/2002