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PREGHIERA

1321. Sono un povero

Gianni Fanzolato

Sono un povero, Signore,
ma mi è rimasto il sorriso
che regalo a chi incontro triste
o a chi ha perduto la gioia di sorridere.

Sono un povero, Signore,
ma do volentieri una carezza
a chi non si sente amato in questo mondo
ai senza voce, agli ultimi, ai poveri e migranti.

Sono un povero, Signore,
ma tu m'hai fatto ricco di perdono,
non costa niente offrirlo a chi mi ha offeso,
ma come riempie il cuore di pace il perdonare.

Sono un povero, Signore,
ma tu mi hai insegnato compassione;
rido con chi ride, piango con chi piange,
porto con gioia la mia e la croce di chi soffre.

Sono un povero, Signore,
ma stringo contento la mano del vicino,
do una pacca sulla spalla a chi scorgo solo,
perdo il mio tempo con chi cerca un po' di calore.

Sono povero, Signore,
ma mi hai lasciato un cuore
per pregare, ascoltare la tua voce,
parlare di te e dei fratelli che mi hai dato.

Sono povero, Signore,
ma la tua grazia mi basta,
mi da la gioia vera e ali per volare,
colora di luce l'orizzonte e senso al camminare.

Sono povero, Signore,
ma ho Te, mangio il tuo Pane,
respiro il tuo alito di vita che fortifica,
mi aspetti sempre quando decido di lasciarti.

"Non sei più povero, sarai il più ricco
se mi ami e darai il tuo amore a chi ti vive accanto".

povertàamoresolidarietàcarità

inviato da P. Gianni Fanzolato, inserito il 23/09/2005

PREGHIERA

1322. Preghiera del cieco nato

Bollettino Parrocchia S. Bertilla, Spinea (VE)

Non c'è peggior cieco, Signore, di chi non vuol vedere. E ne è passato del tempo perché anch'io mi accorgessi di non vederci.

Non è facile, Signore, ammettere di essere ciechi quando tutt'attorno fanno a gara per dimostrare di avere la vista più acuta, di scorgere il futuro, di indovinare ciò che è nascosto, di cogliere quanto è in profondità.

Solo quando mi sono reso conto di essere immerso nella notte, solo quando ho percepito con smarrimento e angoscia di non poter venirne fuori con le mie sole forze, solo allora ho inteso la tua voce, ho avvertito la tua presenza e tu mi hai potuto aprirmi gli occhi.

Allora ho gettato uno sguardo nuovo su di me e sulla realtà che mi circonda. Ho raccontato la mia storia ma non ho trovato gente disposta a credermi.

Anzi, ho visto crescere attorno a me l'irritazione e l'imbarazzo, la repulsione e il rifiuto.

Non importa, Signore, quello che conta veramente è l'averti incontrato e credere in te perché questo ha cambiato la mia vita.

conversione

inviato da Ester Da Ponte, inserito il 23/09/2005

TESTO

1323. Domande e risposte, scienza e vita

Tiziano Terzani, Un altro giro di giostra, ed. Longanesi 2004

Nessuno ha più risposte che contano, perché nessuno pone più le domande giuste. Tanto meno la scienza, che in Occidente è stata asservita ai grandi interessi economici e messa sull'altare al posto della religione. Così lei stessa è diventata l' "oppio dei popoli", con quella sua falsa pretesa di saper prima o poi risolvere tutti i problemi. La scienza è arrivata a clonare la vita, ma non a dirci che cos'è la vita. La medicina è riuscita a rimandare la morte, ma non a dirci cosa succede dopo la morte. O sappiamo forse davvero che cosa permette ai nostri occhi di vedere e alla nostra mente di pensare?

fedescienzavita

inviato da Centro Giovani Diocesi Di Pinerolo, inserito il 23/09/2005

PREGHIERA

1324. Avanzo sulla mia strada

San Patrizio

Avanzo sulla mia strada
con la forza di Dio come unico appoggio
con la potenza di Dio per proteggermi
con la saggezza di Dio per orientarmi,
l'occhio di Dio per guidarmi,
l'orecchio di Dio, testimone del mio parlare.
Cristo davanti a me, dietro a me,
Cristo in me e ai miei fianchi, Cristo attorno e dappertutto,
Cristo alla mia sinistra e Cristo alla mia destra,
Cristo con me al mattino e con me alla sera,
Cristo in ogni cuore che penserà a me,
Cristo in ogni sguardo che si poserà su di me,
Cristo in ogni orecchio che mi ascolterà.

rapporto con Diointeriorità

inviato da Stefania Raspo, inserito il 23/09/2005

TESTO

1325. Mangi il pane e non ti tieni in piedi

Mons. Ravasi, Avvenire, 24.02.2005

Mangi il pane e non ti tieni in piedi, bevi l'acqua e non ti disseti, tocchi le cose e non le senti al tatto, annusi il fiore e il suo profumo non arriva alla tua anima. Se però l'amato è accanto a te, tutto, improvvisamente, risorge, e la vita ti inonda con tale forza che ritieni il vaso d'argilla della tua esistenza incapace a sostenerla.

Queste due frasi delle Variazioni sul Cantico dei cantici (Interlogos 1994) del teologo greco-ortodosso Christos Yannaras illustrano in modo nitido la forza dell'amore vero. Tutto ciò che il giorno prima non aveva sapore, colore, profumo, dopo che ci si è innamorati, si trasforma e trasfigura. È come la superficie di un lago che in un giorno nuvoloso è simile a una lastra metallica grigia e che, col sole, si muta in una tavolozza di colori, rispecchiando l'azzurro del cielo e il verde delle sponde.

Se non si conosce l'amore nel senso pieno e assoluto del termine, si può essere allegri ma non veramente felici, si può godere ma non si conosce la gioia, si può agire ma non creare. È la scoperta di una pienezza che l'amato ti dona in modo unico, come cantava anche Rita Pavone in una canzone degli anni Sessanta: «Come te non c'è nessuno. Tu sei l'unico al mondo».

L'amore non è solo unicità, è anche tensione verso l'infinito: per questo non si può avere l'amore ma essere nell'amore; non è un possesso, ma una tensione vitale. Yannaras scriveva ancora: «Se esci dal tuo Io, sia pure per gli occhi belli di una zingara, sai cosa domandi a Dio e perché corri dietro a Lui».

In ogni amore genuino c'è lo slancio verso l'Amore infinito, totale, assoluto. È per questo che l'amore è grazia ed è definizione di Dio.

amoreamare

inviato da Danisa, inserito il 23/09/2005

PREGHIERA

1326. Prima della lettura delle Sacre Scritture   1

Lancelot Andrewes

Apri i miei occhi Signore,
perché io veda le meraviglie della tua Legge.
Togli il velo dal mio cuore
mentre leggo le Scritture.
Sii benedetto, Signore, perché mi insegni i tuoi decreti.
Parola del Padre, fammi dono della tua parola;
tocca il mio cuore e illumina i miei sensi;
apri le mie labbra e riempile della tua lode.
La potenza del tuo Santo Spirito
sia nel mio cuore e sulle mie labbra
perché io proclami degnamente
e con rettitudine
le tue parole.
Tu, che come carbone ardente
toccasti le lebbra del profeta
purificandole dal peccato,
ora tocca anche queste
di me peccatore; liberami da ogni sozzura
e rendimi capace di proclamare i tuoi insegnamenti.

Lancelot Andrewes, Vescovo inglese del XVII secolo

Parola di DiobibbiaSacra Scrittura

inviato da Anna, inserito il 23/09/2005

PREGHIERA

1327. All'inizio della giornata

San Tommaso d'Aquino, Adattamento di una preghiera recitatata ogni giorno davanti al Crocifisso.

Dio di misericordia, fa' che io desideri ardentemente ciò che ti piace,
lo ricerchi con prudenza,
lo riconosca nella verità e lo compia perfettamente a lode e gloria del tuo nome.
Aiutami a mettere ordine nella mia vita, fammi conoscere ciò che vuoi io faccia
perché lo compia bene per l'utilità e la salvezza della mia anima.
Fa', o Signore, che io venga incontro a te su una strada sicura,
diritta e senza asperità,
che conduca alla mèta e non mi perda tra prosperità o avversità.
Che io ti possa ringraziare nella gioia e cercare pazientemente nella sofferenza.
Allontana da me lo spirito di esaltazione o di abbattimento.

conoscenzavolontà di Diodiscernimentobuongiornonuovo giorno

inviato da Anna, inserito il 23/09/2005

PREGHIERA

1328. Preghiera allo Spirito Santo

Simone il Nuovo Teologo, 949-1022

Vieni, luce vera,
vieni, vita eterna,
vieni, mistero nascosto,
vieni, tesoro senza nome,
vieni, realtà ineffabile,
vieni, felicità senza fine,
vieni, luce senza tramonto,
vieni, risveglio di coloro che sono addormentati,
vieni, resurrezione dei morti,
vieni, Onnipotente, che sempre crei, ricrei e trasformi col tuo solo volere.
Vieni, tu che sempre stai immobile ed in ogni istante tutto interamente ti muovi e vieni a noi distesi nelle tenebre, o tu che sei sopra tutti i cieli.
Vieni, gioia eterna, vieni, tu che hai desiderato e che desideri la mia anima miserabile.
Vieni, tu il solo dal solo, perché tu lo vedi, io sono solo.
Vieni, tu che mi hai separato dal tutto e mi hai fatto solitario in questo mondo.
Vieni, tu che sei divenuto tu stesso il mio desiderio, che mi hai fatto desiderare te, che sei l'assolutamente inaccessibile.
Vieni, mio respiro e mia vita, vieni, consolazione della mia povera anima.
Vieni, mia gioia, mia gloria, mia delizia senza fine.

Spirito Santo

5.0/5 (1 voto)

inviato da Anna, inserito il 23/09/2005

PREGHIERA

1329. Il buon giardiniere

Signore,
taglia, pota, strappa e monda
tutto ciò che mi impedisce di vederti,
di ascoltarti, di riconoscerti e di amarti.
Anche se il taglio mi farà male,
tu continua: insieme vedremo meglio.

Se tu strappi,
va' fino alla radice,
quella che fa il male.
Tu solo puoi riuscirci.
Non dimenticare di annaffiare la pianta.
Sii per me, Signore,
il buon Giardiniere.

Ricorda anche di mettere il concime:
il tuo Amore.
lo credo che tu puoi trasformare
un virgulto selvaggio
in una pianta rigogliosa e splendida.
Poiché hai già fatto per me tante meraviglie
io non smetto di ringraziarti.

Perdona, Signore, le mie riserve
mentre aspetto di vedere la tua Luce.
Spero di essere pronto
quando vorrai raccogliermi.

rapporto con Dioaffidamentoconversione

inviato da Anna, inserito il 23/09/2005

TESTO

1330. L'Ascensione

Mons. Luigi Giussani

La giornata di oggi è l'inizio del nostro destino di uomini, ciò per cui ognuno di noi, l'umanità è stata fatta. Questo destino di felicità, armonia esuberante di tutto il cosmo per il Primo di noi si è già avverato. Egli è già nella felicità che sarà di tutti con il corpo nella scadenza che Dio fisserà. Il mistero dell'Ascensione segna questo inizio. Gli Apostoli senza capirlo bene, con un'adesione fedele, rimasero pieni di gioia. Con il cuore pieno, nella lontananza, anche noi sappiamo che è gioia. È mistero, ma mistero di gioia. Questo destino, il mistero di oggi, è ciò per cui Egli compì la Sua missione, restò nel silenzio, nel nascondimento di trent'anni, in quella lunga tensione, nella lotta con gente cattiva e ignorante, nella Sua morte. In ogni momento della Sua vita era questo giorno la componente ultima, visse per questo giorno, per porre così la parola fine. Destino Suo e per ognuno di noi, per ogni nostro corpo, per ogni nostra anima, così intero sarà questo mistero di Ascensione.

Ci sconcerta, è quasi un peso, quando la nostra coscienza si lascia così facilmente andare. Ogni volta che ci alziamo la mattina dovrebbe riapparirci questo mistero. Egli ascese al cielo per porre l'inizio al compimento del Suo regno. Per tutti si avveri questo regno. Nel primo svegliarsi - peso, disagio, lavoro da riprendere - ci deve venire in mente il destino di questa fatica, che razionalizzi la sensazione iniziale con cui ci svegliamo. «Mando voi fino agli estremi confini della terra». Andandosene come fenomeno umano, ha lasciato il compito a noi (per questo gli Atti chiamano a uno a uno per nome gli Apostoli), il compito di essere Sua carne, Sua parola, Sua presenza. Esiste con certezza la proclamazione della felicità dell'uomo - «Io sarò con voi fino alla fine dei tempi» -, miracolo di resurrezione, di tempra che si crea all'improvviso. Il corpo mistico di Cristo in noi continua.

ascensionepasquaimpegnovita eternaparadisomorte

inviato da Giovanni Vacca, inserito il 23/09/2005

TESTO

1331. Raccomandazioni ai missionari

San Giovanni Bosco

1. Cercate anime non denari.
2. Usate carità e somma cortesia con tutti.
3. Prendete cura degli ammalati, dei fanciulli, dei vecchi e dei poveri e guadagnerete la benedizione di Dio e la benevolenza degli uomini.
4. Fate che il mondo conosca che siete poveri negli abiti, nel vitto, nelle abitazioni e voi sarete ricchi in faccia a Dio e diverrete padroni del cuore degli uomini.
5. Fra di voi amatevi, consigliatevi, correggetevi ma non portatevi mai né invidia, né rancore, anzi il bene di uno sia il bene di tutti, le pene e le sofferenze di uno considerate come pene e sofferenze di tutti e ciascuno studi di allontanarle o almeno mitigarle.
6. Ogni mattino raccomandate a Dio le occupazioni della giornata.

missionemissionari

inviato da Paolo De Cillia Sdb, inserito il 23/09/2005

TESTO

1332. Desiderio e peccato

André Louf, Generati dallo Spirito

Il peccato non è mai nel desiderio preso in sé, che è sempre fondamentalmente buono. Ora, se il male provvisorio consiste quaggiù nel travestimento o nella distorsione del desiderio, sarà importante sbarazzare quest'ultimo dal suo travestimento, raddrizzare questa distorsione che lo snatura. Se una tale operazione potesse riuscire - non lo è mai interamente -, ciò che resta allora del desiderio si confonderebbe con il bene. Or dunque, il bene che si nasconde dietro il desiderio apparentemente "cattivo", questo bene merita sempre di essere preso in considerazione e onorato nel suo giusto valore. Di più: ciò che vi è di bene in questo desiderio merita di essere esaudito, in tutta la misura in cui è ancora possibile.

Lo Spirito è la fonte e l'ordine dei nostri desideri, perché è Amore. Non ci sono desideri essenzialmente cattivi o che sarebbero unicamente il risultato di un'azione diabolica. Se i desideri si presentano a volte sotto forme un po' strane o spingono a comportamenti che con tutta evidenza hanno qualche legame con il cosiddetto peccato, è semplicemente perché non sono bene "a posto", è perché sono "male ordinati" (direbbe Bernardo). Ora, l'insieme dei desideri non può essere ordinato e messo a posto - potremmo dire anche: "strutturato" - se non dall'amore. Solo un amore vero ordina i desideri. E se la maggior parte delle persone, per non dire all'incirca tutte, soffrono di desideri che ritengono "disordinati", è perché noi siamo degli esseri più o meno feriti, degli handicappati dell'amore.

Ogni desiderio può diventare pericoloso unicamente nella misura in cui non è stato ordinato da un grande amore o non è stato sufficientemente esaudito nel più profondo dell'essere umano.

peccatodesiderio

inviato da Giovanni Vacca, inserito il 23/09/2005

PREGHIERA

1333. Preghiera di un giovane in Montagna   1

Grazie Signore
per le gioie che ricevo dalla montagna,
per la fatica che è scuola,
per la soddisfazione che si ha
quando si raggiunge la cima,
per quel senso di contemplazione
che prende poi a guardarsi intorno
a sprofondare nell'orizzonte.

Grazie Signore
perché la montagna mi ricorda
che ho bisogno degli altri.

Ti prego, Signore, perché il far montagna
non sia un altro possibile momento di egoismo.

Ti prego perché
la cordialità, l'amicizia, la disponibilità
che qui in montagna
diventano un fatto spontaneo,
lo siano nella vita quotidiana.

Ti ricordo gli amici scomparsi
e chi ha chiuso la giornata terrena sui monti.

E se dono vuoi concedermi,
Signore Misericordioso,
questa grazia Ti chiedo:
finché Ti piace tenermi in vita
fammi camminare per le mie montagne.

Amen

montagnacamminoroutestradaaltruismo

inviato da Antonella Gamerro, inserito il 23/09/2005

TESTO

1334. Chiamati alla Speranza   2

Primo Mazzolari

Quanta disperazione nei cuori
per le difficoltà della vita,
per l'incomprensione degli altri,
per quello che vediamo attorno a noi,
per le ingiustizie che si compiono
e di cui tante volte siamo vittime!

Sperare in Dio
non è come sperare negli uomini,
che non possono neppure sorreggere
il nostro desiderio
e la nostra piccola fiducia.

Sperare vuol dire resistere
a quello che ogni giorno vediamo
di brutto nella vita.
Che cosa vuol dire questo,
se non ci fosse dietro Qualcuno
che prende il posto della nostra tristezza?

Sperare vuol dire guardare al di là
di questa breve giornata terrena;
vuol dire pensare
ad una giornata che viene,
perché Dio si è impegnato
a far camminare il mondo nella giustizia,

perché il male non può trionfare,
perché Cristo
ha preso l'impegno del bene;
e voi sapete che Cristo
lo ha difeso in questi secoli
nonostante tutte le nostre bestemmie.

disperazionesperanza

5.0/5 (1 voto)

inviato da Giorgio Musso, inserito il 23/09/2005

TESTO

1335. Pensieri vari sulla preghiera, l'amore, l'impegno   1

Madre Teresa di Calcutta

Voi ed io siamo stati creati per cose più grandi. Non siamo stati creati solo per attraversare questa vita senza uno scopo. E quello scopo più grande consiste nell'amare e nell'essere amati.

Non ci viene chiesto di essere bravi, ma di essere fedeli.

Iniziate e finite la giornata con la preghiera. Andate da Dio come bambini. Se trovate difficile pregare, potete dire: "Vieni, Spirito Santo, guidami, proteggimi, sgombera la mia mente affinché possa pregare".

La preghiera non richiede di interrompere il lavoro, ma di proseguire il lavoro come se fosse una preghiera. Quel che conta è essere con Lui, vivere in Lui, nella sua volontà.

Più ci svuotiamo, più lasciamo a Dio spazio per riempirci.

Talvolta la nostra anima deve essere un cristallo trasparente attraverso il quale scorgere Dio. Talvolta il nostro cristallo è coperto da polvere e sporcizia. Se glielo consentiremo, Dio ci aiuterà ad eliminare la polvere: se quella è la nostra volontà, sarà fatta la sua volontà.

Quando non abbiamo nulla da dare, diamogli quel nulla.

Se davvero apparteniamo totalmente a Dio, dobbiamo essere a sua disposizione e dobbiamo confidare in Lui. Ieri è passato. Il domani non è ancora arrivato. Abbiamo solo l'oggi: cominciamo.

La gente mi chiede quale consiglio abbia da dare alle coppie sposate che faticano a tenere in vita la loro relazione. Rispondo sempre: "Pregate e perdonate"; e alle madri sole senza alcun sostegno: "Pregate e perdonate".

L'importante è il dono di noi stessi, il grado di amore che mettiamo in ciascuno dei nostri gesti. Non sappiamo fare grandi cose, soltanto piccole cose con grande amore.

preghieradonarsiimpegnocoppiafamigliarapporto con Dio

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 17/09/2005

TESTO

1336. Nostalgia dei valori

Antoine de Saint-Exupéry

Se vuoi costruire una nave non chiamare la gente che procura il legno, che prepara gli attrezzi necessari, non distribuire compiti, non organizzare il lavoro.
Prima invece sveglia negli uomini la nostalgia del mare lontano e sconfinato.
Appena si sarà svegliata in loro questa sete, gli uomini si metteranno subito al lavoro per costruire la nave.

senso della vitaricerca di sensointerioritàvalori

inviato da Don Giosuè Lombardo, inserito il 07/09/2005

RACCONTO

1337. Giuseppe e il pastore

Quella notte d'inverno, fredda e rigida, Giuseppe cercava disperatamente qualcosa che potesse riscaldare sua moglie e il figlio appena nato. Era andato di casa in casa, aveva bussato a tutte le porte, ma nessuno gli aveva dato un po' di carbone o una fascina di legna. Camminò fino ad essere esausto. Quando oramai credeva inutile ogni ricerca scorse in un campo un bagliore di fuoco. Corse verso di esso. Un gregge di pecore si riscaldava intorno alla fiamma mentre un vecchio pastore lo sorvegliava.

Quando il pastore, che era un vecchio scorbutico, vide avvicinarsi il forestiero afferrò il lungo bastone ferrato e glielo scagliò contro.

Giuseppe non fece una mossa per scansarlo, ma prima che lo raggiungesse il bastone deviò la traiettoria e cadde a terra innocuo. Giuseppe si avvicinò al pastore e disse gentilmente: «Ho bisogno di aiuto: per favore posso prendere alcuni carboni ardenti? Mia moglie ha appena messo al mondo un bambino e devo accendere un fuoco per riscaldarli». Il pastore avrebbe preferito rifiutare, ma vedendo che Giuseppe non aveva niente per trasportare le braci volle prendersi gioco di lui: "Prendine quanti ne vuoi," disse. Giuseppe, senza scomporsi, raccolse le braci a mani nude e le mise nel suo mantello come se fossero nocciole o mele. Il pastore disse meravigliato: «Che notte è mai questa?». Pieno di curiosità seguì Giuseppe e giunse così alla stalla dove c'erano Maria e il bambino adagiato sulla fredda paglia. Il suo cuore si intenerì. Per la prima volta provò il grande desiderio di offrire qualche cosa. Tirò fuori dallo zaino una morbida pelle di pecora e la offrì a Giuseppe perché vi avvolgesse il bambino. In quel momento i suoi occhi si aprirono e vide gli angeli e la gloria di Dio che circondava la mangiatoia dove il bambino sorrideva contento. Il pastore si inginocchiò tutto felice perché aveva capito che in quella notte il suo cuore si era aperto all'amore.

NataleamorecuoreGiuseppe

inviato da Anna Lianza, inserito il 13/07/2005

RACCONTO

1338. La preghiera dell'alfabeto   3

Anthony de Mello

Un contadino povero, nel rincasare la sera tardi dal mercato, si accorse di non avere con sé il suo libro di preghiere. Al suo carro si era staccata una ruota in mezzo al bosco ed egli era angustiato al pensiero che la giornata finisse senza aver recitato le preghiere.

Allora pregò in questo modo: «Ho commesso una grave sciocchezza, Signore. Sono partito di casa questa mattina senza il mio libro di preghiere e ho così poca memoria che senza di esso non riesco a formulare neppure un'orazione. Ma ecco che cosa farò: reciterò molto lentamente tutto l'alfabeto cinque volte e tu, che conosci ogni preghiera, potrai mettere insieme le lettere in modo da formare le preghiere che non riesco a ricordare».

Disse allora il Signore ai suoi angeli: «Di tutte le preghiere che oggi ho sentito, questa è senz'altro la più bella, perché è nata da un cuore semplice e sincero».

preghiera

4.5/5 (2 voti)

inviato da Martina Bresolin, inserito il 01/07/2005

RACCONTO

1339. Il monaco e la donna   1

Anthony de Mello

Due monaci buddisti, in cammino verso il monastero, incontrarono sulla riva del fiume una donna molto bella. Come loro, ella desiderava attraversare il fiume, ma l'acqua era troppo alta. Così uno dei due monaci se la pose sulle spalle e la portò all'altra sponda.

Il monaco che era con lui era scandalizzato. Per due ore intere lo rimproverò per la sua negligenza nel rispettare la santa regola: aveva dimenticato che era un monaco? Come aveva osato toccare una donna? E peggio, trasportarla attraverso il fiume? E cosa avrebbe detto la gente? Non aveva screditato la loro santa religione? E così via.

Il monaco rimproverato ascoltò pazientemente l'interminabile predica. Alla fine lo interruppe dicendo: «Fratello, io ho lasciato quella donna al fiume. Non sarà che tu te la stai ancora portando dietro?».

leggeregolecaritàmalizia

5.0/5 (1 voto)

inviato da Martina Bresolin, inserito il 01/07/2005

RACCONTO

1340. Coprendo il sole con una mano

Paulo Coelho

Un discepolo cercò il rabbino Nahman di Braslaw. "Non continuerò i miei studi dei Testi Sacri", disse. "Abito in una piccola casa con i miei fratelli e i genitori, e non trovo mai le condizioni ideali per concentrarmi su ciò che è importante".

Nahman indicò il sole e chiese al suo discepolo di mettersi la mano davanti al viso, in modo da occultarlo. Il discepolo lo fece. "La tua mano è piccola, eppure riesce a coprire completamente la forza, la luce e la maestosità dell'immenso sole. Nella stessa maniera, i piccoli problemi riescono a darti la scusa necessaria per non proseguire nella tua ricerca spirituale. Così come la mano può avere il potere di nascondere il sole, la mediocrità ha il potere di nascondere la luce interiore. Non incolpare gli altri per la tua incompetenza".

problemispiritualitàinterioritàrinunciaricerca di Diopigriziamediocrità

inviato da Giovanni Vacca, inserito il 01/07/2005

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