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24 novembre 2024
XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B) - CRISTO RE
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TESTO
Rabindranath Tagore, Gitanjali n. 11
Lascia queste nenie, canti e dir rosari!
Chi adori in questo solitario e scuro angolo di del tempio dalle porte chiuse?
Apri gli occhi e guarda! il tuo Dio non ti è innanzi.
Egli è là dove il contadino ara la dura zolla e lo spaccapietre lavora.
Egli è con loro, al sole e alla pioggia, e le sue vesti sono coperte di polvere.
Levati quel manto sacro e scendi come lui sul suolo polveroso!
Liberazione? dove si può trovare questa liberazione?
Il nostro maestro s'è preso lietamente sulle spalle i vincoli del creato e s'è unito a noi per sempre.
Esci dalle tue meditazioni e lascia in un canto i fiori e l'incenso!
Che male c'è se le tue vesti diventano lacere e sporche?
Va incontro a lui e stagli accanto nel lavoro, con il sudore della tua fronte.
preghierapovertàimpegnopresenza di Dioconcretezza
inviato da Edda Guastalla, inserito il 07/04/2012
TESTO
Vive ed opera nel mondo,
ma non appartiene al mondo.
È figlio di uomini,
ma ha l'autorità di renderli figli di Dio.
È povero,
ma ha il potere di comunicare ai fratelli ricchezze infinite.
È debole,
ma rende forti i deboli col pane della vita.
È servitore,
ma davanti a lui si inginocchiano gli Angeli.
È mortale,
ma ha il compito di trasmettere l'immortalità.
Cammina sulla terra,
ma i suoi occhi sono rivolti al cielo.
Collabora al benessere degli uomini,
ma non li distoglie dalla meta finale che è il Paradiso.
Può fare cose che neppure Maria e gli Angeli possono compiere:
celebra la S. Messa e perdona i peccati.
Quando celebra ci sovrasta di qualche gradino,
ma la sua azione tocca il cielo.
Quando assolve rivela la potenza di Dio
che perdona i peccati e ridona la vita.
Quando insegna propone la Parola di Gesù:
«Io sono la Via, la Verità e la Vita».
Quando prega per noi il Signore lo ascolta,
perché lo ha costituito "Pontefice", cioè ponte di collegamento fra Dio e i fratelli.
Quando lo accogliamo
diventa l'amico più sincero e fedele.
È l'uomo più amato e più incompreso;
il più cercato e il più rifiutato.
È la persona più criticata,
perché deve confermare con il suo esempio l'autenticità del messaggio.
È il fratello universale,
il cui mandato è solo quello di servire, senza nulla pretendere.
Se è santo, lo ignoriamo;
se è mediocre, lo disprezziamo.
Se è generoso, lo sfruttiamo;
se è "interessato", lo critichiamo.
Se siamo nel bisogno, lo assilliamo;
se vengono meno le necessità, lo dimentichiamo.
E solo quando ci sarà sottratto comprenderemo
quanto ci fosse indispensabile e caro.
sacerdotesacerdoziopreteanno sacerdotalepresbitero
inviato da Qumran2, inserito il 30/01/2012
TESTO
Una porta si chiude da qualche parte sulla terra, quella di un povero alloggio dove brilla il fieno in una mangiatoia.
Nello stesso istante una porta si schiude nel cielo, quella di una stella che trafigge la notte.
Porta doppia e unica, solstiziale.
Il sole è appena entrato nella fase ascendente del suo ciclo.
Un bambino che è appena nato crescerà e illuminerà il mondo.
La fede è un bambino che non concede riposo, che non si adatta a nessuna abitudine, soprattutto all'indolenza, alla tiepidezza, e che prova ripugnanza per ogni compromesso.
E' un bambino ribelle, tanto vulnerabile quanto temerario, tanto meditabondo quanto avventuroso.
Un bambino nato in piena notte e destinato per sempre alla prova della notte, eppure incessantemente mosso dal desiderio della luce.
Un bambino più leggero di una pagliuzza - basta un nonnulla a farlo volar via, svanire -, ma anche pesante quanto il mondo.
Un bambino da portare in braccio, giorno dopo giorno, fino allo stremo delle forze, fino all'ultimo respiro.
Questa è la Natività: un invito a farsi carico del Bambino dalla genealogia misteriosa e stupefacente, ad assicurare di salvarlo dalla furia delle tempeste, siano esse dentro o fuori. E' assumersi la responsabilità affidata a Giuseppe, il primo a cui spettò.
Infatti, nella notte della Natività, è chiesto a ognuno di noi di dare il cambio a Giuseppe.
La fede vive in un'infanzia perpetua, sicura della sua forza e della sua resistenza; richiede sempre vigilanza e lavoro.
nataleGesù Bambinoresponsabilità
inviato da Marcello Rosa, inserito il 30/01/2012
PREGHIERA
84. Parafrasi del Padre nostro (2008)
Padre nostro,
mio e di ogni uomo,
non ti vediamo
ma ti sentiamo presente
accanto a noi.
Fa' che la nostra vita
manifesti la tua bontà.
Venga il tuo regno in mezzo a noi
nella libertà e nell'amore,
nella fraternità e nel diritto,
nella giustizia e nella verità.
Aiutaci a compiere la tua volontà
come il Figlio tuo Gesù,
l'ha realizzata.
Dacci ogni giorno il pane
di cui abbiamo vero bisogno.
Perdona i nostri lamenti
e i peccati che nel mondo
offendono la tua bontà.
Dacci la forza di perdonare.
Non lasciarci soli nella prova,
ma liberaci dal male
che minaccia la vita
soprattutto dei piccoli,
dei poveri,
e che sale dal profondo
di noi stessi.
inviato da Padre Roberto Geroldi, inserito il 22/01/2012
PREGHIERA
85. Grazie per questo anno (versione lunga) 1
Eccoci, Signore, davanti a te.
Col fiato grosso, dopo aver tanto camminato.
Ma se ci sentiamo sfiniti,
non è perché abbiamo percorso un lungo tragitto,
o abbiamo coperto chi sa quali interminabili rettilinei.
È perché, purtroppo, molti passi,
li abbiamo consumati sulle viottole nostre, e non sulle tue:
seguendo i tracciati involuti della nostra caparbietà faccendiera,
e non le indicazioni della tua Parola;
confidando sulla riuscita delle nostre estenuanti manovre,
e non sui moduli semplici dell'abbandono fiducioso in te.
Forse mai, come in questo crepuscolo dell'anno,
sentiamo nostre le parole di Pietro:
"Abbiamo faticato tutta la notte,
e non abbiamo preso nulla".
Ad ogni modo, vogliamo ringraziarti ugualmente.
Perché, facendoci contemplare la povertà del raccolto,
ci aiuti a capire che senza di te,
non possiamo far nulla. Ci agitiamo soltanto.
Ma ci sono altri motivi, Signore, che, al termine dell'anno,
esigono il nostro rendimento di grazie.
Ti ringraziamo, Signore,
perché ci conservi nel tuo amore.
Perché continui ad avere fiducia in noi.
Grazie, perché non solo ci sopporti,
ma ci dai ad intendere che non sai fare a meno di noi.
Grazie, Signore, perché non finisci di scommettere su di noi.
Perché non ci avvilisci per le nostre inettitudini.
Anzi, ci metti nell'anima un cosi vivo desiderio di ricupero,
che già vediamo il nuovo anno
come spazio della speranza e tempo propizio
per sanare i nostri dissesti.
Spogliaci, Signore, di ogni ombra di arroganza.
Rivestici dei panni della misericordia e della dolcezza.
Donaci un futuro gravido di grazia e di luce
e di incontenibile amore per la vita.
Aiutaci a spendere per te
tutto quello che abbiamo e che siamo.
E la Vergine tua Madre ci intenerisca il cuore.
Fino alle lacrime.
ringraziamentofine annogratitudine
inviato da Qumran2, inserito il 31/12/2011
TESTO
don Primo Mazzolari, Il Vangelo del reduce, 1945
"E Maria diede alla luce il suo figliuolo e lo fasciò e lo pose a giacere in una greppia".
La stalla fu la prima chiesa e la greppia il primo tabernacolo, dopo il seno purissimo di Maria. Ogni cosa può diventare un ostensorio del suo amore. Anzi, le più umili, le più spregiate ne rispettano meglio il mistero, lasciandone trasparire e conservandone il divino incanto.
nataleeucaristiapoveripovertàincarnazione
inviato da Paola Berrettini, inserito il 24/12/2011
TESTO
87. Il significato dell'Avvento 9
Avvento è essere convinti
che il Signore viene ogni giorno,
ogni momento nel qui
e nell'ora della storia,
viene come ospite velato.
E, qui, saperlo riconoscere:
nei poveri, negli umili, nei sofferenti.
Avvento significa in definitiva:
allargare lo spessore della carità!
Tanti auguri scomodi, allora!
avventonatalepoveriincarnazionericonoscere Gesùcarità
inviato da Laura Alessi, inserito il 13/12/2011
PREGHIERA
88. Come vorrei che tu venissi 1
Come vorrei che tu venissi tardi,
per avere ancora tempo di annunciare
e di portare la tua carità agli altri.
Come vorrei che tu venissi presto,
per conoscere subito, alla fonte, il calore della carità.
Come vorrei che tu venissi tardi,
per poter costruire nell'attesa,
un regno di solidarietà, di attenzione ai poveri.
Come vorrei che tu venissi presto,
per essere subito in comunione piena e definitiva con te.
Come vorrei che tu venissi tardi,
per poter purificare nell'ascesi,
nella penitenza, nella vita cristiana la mia povera esistenza.
Come vorrei che tu venissi presto,
per essere accolto, peccatore, nella tua infinita misericordia.
Come vorrei che tu venissi tardi,
perché è bello vivere sapendo che tu ci affidi
un compito di responsabilità.
Come vorrei che tu venissi presto,
per essere nella gioia piena.
Signore, non so quello che voglio,
ma di una cosa sono certo:
il meglio è la tua volontà.
Aiutami ad essere pronto a compiere
in qualsiasi tempo e situazione
la tua volontà d'amore per noi,
adesso e al tempo della mia morte. Amen.
avventonataleattesavenutavolontà di Diovitamorteresponsabilità
inviato da Qumran2, inserito il 09/12/2011
TESTO
89. Beata te che hai creduto 5
...Non è facile credere!
Non è cosi, Maria?
Non è cosi anche per te?
Non c'è fatica più grande sulla terra della fatica di credere, sperare, amare: tu lo sai.
Aveva ragione tua cugina Elisabetta a dirti: «Beata te che hai creduto!»
Si, Maria, beata te che hai creduto.
Beata te che mi aiuti a credere, beata te che hai avuto la forza di accettare tutto il mistero della Natività e di avere avuto il coraggio di prestare il tuo corpo ad un simile avvenimento che non ha limiti nella sua grandiosità e nella sua inverosimile piccolezza.
Nell'incarnazione gli estremi si sono toccati e l'infinitamente lontano si è fatto l'infinitamente vicino, e l'infinitamente potente si è fatto l'infinitamente povero.
Maria, capisci cosa hai fatto?
Sei riuscita a star ferma sotto il peso di un mistero senza confini.
Sei riuscita a non tremare davanti alla luce dell'Eterno che cercava il tuo ventre come casa per riscaldarsi.
Sei riuscita a non morire di paura davanti al ghigno di Satana che ti diceva che era cosa impossibile che la trascendenza di Dio potesse incarnarsi nella sporcizia dell'umanità.
Che coraggio, Maria!
Solo la tua umiltà poteva aiutarti a sopportare simile urto di luce e di tenebra.
crederefedenataleincarnazioneMaria
inviato da Qumran2, inserito il 09/12/2011
TESTO
Da quando
Pane di cielo
è spezzato e donato
di comunione abbiamo fame.
Da quando
Sangue divino
è versato e offerto
di autentico amore
sete insaziabile ci ha presi.
Da quando
una luce indicò il vagito di un Bimbo
acuta nostalgia di Dio
e desiderio di incontrarlo
lacera i nostri giorni.
E se senti proclamare:
"Beati voi poveri..."
ti afferra dentro la tristezza
di non essere tu
un Uomo come lui...
inviato da Giuseppe Impastato S.I., inserito il 08/11/2011
TESTO
Il luccicar dell'oro
è tenebra
da quella beata
e luminosa notte
in cui Dio
nudo
si è presentato a noi
manifestando il volto di Dio.
E nei palazzi
tremano i potenti
perché un piccolo
bimbo
figlio di un carpentiere
ha scelto
gli esclusi
per essere
il Dio con noi…
Nataleincarnazionepovertàdebolezzaforza
inviato da Giuseppe Impastato S.I., inserito il 08/11/2011
PREGHIERA
Signore Dio,
Padre buono
dalle viscere materne
colme di misericordia,
abbi pietà:
di noi
crocifissi
sul legno dell'anoressia
e della bulimia,
di noi inchiodati
dalla droga e dall'alcool,
di noi con il costato
squarciato
dall'ansia
di non essere amati,
di noi
sepolti dal danaro,
dal successo,
dal consumo,
dal sesso senza amore.
Risuscitaci
come hai fatto con Gesù,
in una natura nuova
di figli,
che lasciano
il sepolcro dei bisogni
e camminano
redenti
verso di te,
ricercando
il loro
desiderio profondo.
povertà interioreesterioritàinterioritàbisogno di amore
inviato da Fernando Filanti, inserito il 06/11/2011
TESTO
S. Agostino, Commento alla I Lettera di S. Giovanni (In Io. Ep. tr. 7, 10)
Quale volto ha l'amore? quale forma, quale statura, quali piedi, quali mani? Nessuno lo può dire. Esso tuttavia ha i piedi, che conducono alla Chiesa; ha le mani, che donano ai poveri; ha gli occhi, coi quali si viene a conoscere colui che è nel bisogno...
inviato da Qumran2, inserito il 20/10/2011
PREGHIERA
94. Restami vicino, o Signore!
Elizabeth Ruth Obbard, Pensieri Eucaristici, Centro Eucaristico
Gesù, è facile scoraggiarmi
quando lotto per la santità
e mi sembra di non migliorare.
Fa' che io ponga
la mia fiducia in te
e non nei miei poveri mezzi.
La tua vita sembrò
un fallimento sulla croce,
ma tu sei venuto
per amarci fino alla fine.
Donando te stesso
nel pane e nel vino,
hai indicato il modo in cui
vuoi che ci amiamo a vicenda.
Signore Gesù Cristo,
accoglimi nel tuo splendore;
colmami del tuo Spirito,
purifica il mio cuore.
vicinanzaamoredonoaccoglienzafiducia
inviato da Cesarina Volontè, inserito il 01/08/2011
TESTO
Fratel Carlo Carretto, Meditazioni quotidiane di Carlo Carretto
Se tu bevi quel vino che Dio stesso ti offre, sei nella gioia. Non è detto che tale gioia sia sempre facile, libera dal dolore e dalle lacrime, ma è gioia. Ti può capitare di bere quel vino della volontà di Dio nelle contraddizioni e nelle amarezze della vita, ma senti la gioia. Dio è gioia anche se sei crocifisso. Dio è gioia sempre. Dio è gioia perché sa trasformare l'acqua della nostra povertà nel vino della Risurrezione. E la gioia è la nostra riconoscente risposta. Sì, il discepolo di Gesù deve vivere nella gioia, deve diffondere la gioia, deve "ubriacarsi" di gioia. E questo sarà sempre il suo vero apostolato.
inviato da Angela Magnoni, inserito il 10/07/2011
TESTO
La povertà senza amore, ti rende orgoglioso.
L'intelligenza senza amore, ti rende perverso.
La giustizia senza amore, ti rende implacabile.
La diplomazia senza amore, ti rende ipocrita.
Il successo senza amore, ti rende arrogante.
La ricchezza senza amore, ti rende avaro.
La docilità senza amore, ti rende servile.
La bellezza senza amore, ti rende ridicolo.
L'autorità senza amore, ti rende tiranno.
Il lavoro senza amore, ti rende schiavo.
La semplicità senza amore, ti sminuisce.
La preghiera senza amore, ti rende introverso.
La legge senza amore, ti schiavizza.
La politica senza amore, ti rende egoista.
La fede senza amore, ti trasforma in fanatico.
La croce senza amore, diventa una tortura.
La vita senza amore, è priva di gioia.
inviato da Padre Pier Luca Bancale, inserito il 27/06/2011
PREGHIERA
Monastero di Baggiovara, Diocesi di Modena-Nonantola, Preghiera della Novena di Pentecoste 2011 "Eucarestia e lavoro"
Gesù Signore,
tu che fosti lavoratore
con il giusto Giuseppe,
tu che conoscesti la fatica
e il sudore del lavoro,
tu che sai quanto sia doloroso
esserne senza,
tu che conosci le umane paure
dell'incerto domani,
guarda a noi tuoi poveri figli
angustiati dal lavoro che manca.
Tu che per starci sempre vicino
ti sei fatto pane e vino,
santi doni, nostra consolazione,
soccorri i nostri bisogni,
insegnaci ad amare il nostro lavoro,
dona di capire che è tuo dono,
dona di trovare in esso santificazione,
dona speranza a chi non lo trova,
dona forza quand'esso è fatica,
dona gioia al giusto compenso,
dona pace a chi teme il futuro.
Amen.
lavorodisoccupazionesan giuseppe lavoratore
inviato da Angela Magnoni, inserito il 23/06/2011
PREGHIERA
Primo Mazzolari, Preghiere, La Locusta
La tua morte, o Gesù, è una storia di mani. Una storia di povere mani, che denudano, inchiodano, giocano a dadi, spaccano il cuore. Tu lo sai, tu lo vedi, o Signore. Prima di giudicare, però, pensiamoci.
Ci sono dentro anche le nostre mani. Mani che contano volentieri il denaro, mani che legano le mani agli umili, mani che applaudono le prepotenze dei violenti, mani che spogliano i poveri, mani che inchiodano perché nessuno contenda il nostro privilegio, mani che invano cercano di lavare le proprie viltà, mani che scrivono contro la verità, mani che trapassano i cuori. La tua morte è opera di queste mani, che continuano nei secoli l'agonia e la passione.
Se potessimo dimenticare queste mani, se ci fosse un'acqua per lavare queste mani. Per dimenticare le mie mani, ho bisogno di guardare altre mani, di sostituire le mie mani spietate con le mani misericordiose della Madonna, della Maddalena, di Giovanni, del Centurione che si batte il petto...
crocevenerdì santopassioneresponsabilitàingiustizia
inviato da Don Dino Lanza, inserito il 20/04/2011
TESTO
99. Il linguaggio del cagnolino 1
Rincasavo frettolosamente nel tardo pomeriggio, desideroso solo di una buona doccia e il solito riposino sul divano. Ero stressato e un po' nervoso per dei problemi sorti al lavoro. Giornata di metà autunno, con una pioggerellina che entrava nelle ossa. Lungo la strada del ritorno, ho incontrato i soliti poveri, ai quali ho dato i soliti spiccioli, ricambiato dai soliti cenni di ringraziamento, ma con la solita insoddisfazione che mi rimaneva dentro dopo quel piccolo gesto di carità. Era facile, troppo facile, mettere le mani in tasca e sentirsi a posto in coscienza. Stavo attraversando la strada che porta a casa mia, quando mi sono accorto che dietro di me camminava un cagnolino tutto bagnato, col pelo arruffato. Mi fermavo e lui si fermava. Camminavo e lui camminava. Davanti al portone di casa ho tentato di accarezzarlo, ma lui si allontanava per poi ritornare vicino. L'acqua che scendeva la vinse sulla curiosità ed entrai in casa. Affacciandomi alla finestra vidi il cagnolino seduto con la testa che guardava in su verso la mia finestra. Allora decisi che aveva fame, scesi e offrii un po' di pane e un po' di latte in una scodella. Ma non dette neanche uno sguardo al cibo, fissava i miei occhi, facendo due passi indietro e ritornando vicino a me. Per tre o quattro volte si allontanava da me e poi ritornava. Non conoscendo affatto il linguaggio canino, intuii però che dovevo seguirlo. E così feci. Mi condusse ai margini di un prato, vicino ad un cespuglio robusto. Si sdraiò davanti ad una cagnolina che stava allattando quattro cuccioli. La bellezza di quella scena mi riempì il cuore di tenerezza e gli occhi di lacrime. Prima, non ha voluto né acqua né cibo, voleva solo che fossi presente. Non conosco il linguaggio degli animali, chissà quante volte non ho capito quello delle persone!
solidarietàamiciziapresenzacomunioneaccoglienzaempatiaaperturacomunicazione
inviato da Don Mauro Manzoni, inserito il 17/03/2011
TESTO
Se tacete, tacete per amore.
Se parlate, parlate per amore.
Se correggete, correggete per amore.
Se perdonate, perdonate per amore.
Sia sempre in voi la radice dell'amore, perché solo da questa radice può scaturire l'amore.
Amate, e fate ciò che volete.
L'amore nelle avversità sopporta, nelle prosperità si modera, nelle sofferenze è forte, nelle opere buone è ilare, nelle tentazioni è sicuro, nell'ospitalità generoso, tra i veri fratelli lieto, tra i falsi paziente.
È l'anima dei libri sacri, è virtù della profezia, è salvezza dei misteri, è forza della scienza, è frutto della fede, è ricchezza dei poveri, è vita di chi muore.
L'amore è tutto.
Tratto dalla miniserie tv su S. Agostino.
amoreperdonocoppiamatrimoniosposifamigliasopportazionefortezzaletizia
inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 18/02/2011