Quando hai bisogno, Qumran ti dà una mano, sempre.
Ora Qumran ha bisogno di te.
- Clicca qui per sapere il perché.
Hai cercato a due a due tra i ritagli medi
Hai trovato 119 ritagli
TESTO
L'amicizia è fresca e buona
come un sorso d'acqua
dopo una lunga corsa:
è l'unica che desideri veramente.
L'amicizia è un ponte fra due rive:
se non sai nuotare e hai paura dell'acqua,
senza di lei non puoi passare oltre.
L'amicizia è un fiore rosso
nel davanzale di casa tua:
chi lo vede e gode per i suoi colori,
capisce che dentro c'è un cuore che batte.
L'amicizia è un venticello di tramontana
quando fa caldo e l'afa ti toglie il respiro,
lei è balsamo e rigenera la vita
con la sua frescura.
L'amicizia è una luce che scorgi
in una notte nera e disperata:
quando ti appare ritorna il sorriso.
L'amicizia è una mano sullla spalla,
quando cammini solo e il peso ti sovvrasta:
il suo calore scalda le vene e mette ali ai piedi.
L'amicizia è un libro bianco sulla tua tavola:
ci puoi scrivere, inventare storie e perfino sfogarti,
è sempre aperto e pronto per accoglierti.
L'amicizia è un'oasi verde nel deserto,
è una tenda per il pellegrino errante,
è una porta spalancata, un lampo di speranza.
L'amicizia va a braccetto con l'amore:
quando li separi e non l'intendi,
l'una diventa possesso e l'altro tornaconto.
L'amicizia vera nasce dal cuore di Dio,
quando ti illudi di viverla senza Lui,
al primo ostacolo si spezza
come un cristallo infranto ed è rovina.
L'amicizia è dono,
è gratuita come l'aria che respiri,
e come l'acqua che sorseggi.
L'amicizia è gioia,
colora la tua vita di faville.
L'amicizia è pace,
porta calma fra i marosi.
L'amicizia è Dio che ti vuole bene
e niente più.
inviato da P. Gianni Fanzolato, inserito il 11/02/2005
TESTO
Baldovino di Ford, arcivescovo di Canterbury, 1190
Quando si alza la voce del Verbo, si conficca nel cuore come frecce da combattimento che dilaniano, come chiodi profondamente piantati, e penetra più che una spada a due tagli; poiché non esiste potenza né forza che possa portare colpi così sensibili, e lo spirito umano non può concepire una punta così sottile e penetrante. Tutta la saggezza umana, tutta la delicatezza del sapere naturale sono ben lontani dal raggiungere la sua acutezza.
inviato da Luca Peyron, inserito il 08/12/2004
ESPERIENZA
Nel 1863 vennero a visitare Don Bosco due signori inglesi, uno dei queli era ministro della regina Vittoria. Entrando nella sala dove più di duecento giovani stavano studianto in perfetto silenzio, i due signori si meravigliarono e chiesero a Don Bosco il segreto di quel magnifico comportamento. Don Bosco rispose che il segreto era non nei castighi o nella disciplina, ma nella confessione e nella comunione frequente.
«Peccato, rispose il ministro inglese, che noi non abbiamo questi strumenti».
E Don Bosco aggiunse: «Se non si usano i sacramenti, allora bisogna usare la forza».
«E' vero, concluse il ministro, o religione o bastone; lo dirò a Londra».
inviato da PLB, inserito il 06/11/2004
TESTO
Un matrimonio fa di due vite separate una sola,
dona a due vite senza scopo un'attività
e raddoppia lo sforzo di ognuno per compierla;
offre a due esseri che si interrogano
un motivo di vita
e qualcosa per cui vivere,
potrà dare nuova felicità
al levarsi del sole,
una nuova fragranza ai fiori,
una nuova bellezza alla terra
e un nuovo mistero alla vita.
inviato da Antonella Longo, inserito il 29/07/2004
RACCONTO
Un giorno un uomo "single" venne a sapere che Dio stava per venire a trovarlo. «Da me?», si preoccupò. «Nella mia casa?». Si mise a correre affannato attraverso tutte le camere, salì e scese per le scale, si arrampicò fin sul tetto, si precipitò in cantina. Vide la sua casa con altri occhi, adesso che doveva venire Dio.
«Impossibile! Povero me!», si lamentava. «Non posso ricevere visite in questa indecenza. E' tutto sporco! Tutto pieno di porcherie. Non c'è un solo posto adatto per riposare. Non c'è neppure aria per respirare». Spalancò porte e finestre.
«Fratelli! Amici!», invocò. «Qualcuno mi aiuti a mettere in ordine! Ma in fretta!». E cominciò a spazzare con energia la sua casa. Attraverso la spessa nube di polvere che si sollevava, vide uno che era venuto a dargli aiuto. In due era più facile. Buttarono fuori il ciarpame inutile, lo ammucchiarono e lo bruciarono. Si misero in ginocchioni e strofinarono vigorosamente le scale e i pavimenti. Ci vollero molti secchi d'acqua, per pulire tutti i vetri. Stanarono anche la sporcizia che si annidava negli angoli più nascosti.
«Non finiremo mai!», sbuffava l'uomo. «Finiremo!», diceva l'altro, con calma. Continuarono a lavorare, fianco a fianco, per tutto il giorno. E, finalmente, la casa pareva messa a nuovo, lustra e profumata di pulito.
Quando scese il buio, andarono in cucina e apparecchiarono la tavola. «Adesso», disse l'uomo, «può venire il mio Visitatore! Adesso può venire Dio. Dove starà aspettando?». «Io sono già qui!», disse l'altro, e si sedette al tavolo. «Siediti e mangia con me!».
Dio non ci lascia mai soli nel compito di «far pulizia» nella nostra casa-anima. E' con noi, dalla nostra parte. Ci incoraggia con la sua parola, ci affianca e agisce con la sua grazia. Il sacramento della Riconciliazione è opera contemporaneamente di Dio e del cristiano, che si incontrano per star bene insieme e «mangiare alla stessa tavola».
confessionericonciliazionepeccatorapporto con Diomisericordia di Dioattesaperdonoperdono di dio
inviato da Cecilia Leone, inserito il 28/07/2004
RACCONTO
66. Ho fatto colazione con Dio 3
Traduzione dallo spagnolo di un racconto di Te-La Gitana
Un bambino voleva conoscere Dio. Sapeva che era un lungo viaggio arrivare dove abita Dio, ed è per questo che un giorno mise dentro al suo cestino dei dolci, marmellata e bibite e cominciò la sua ricerca.
Dopo aver camminato per trecento metri circa, vide una donna anziana seduta su una panchina nel parco. Era sola e stava osservando alcune colombe. Il bambino gli si sedette vicino ed aprì il suo cestino. Stava per bere la sua bibita quando gli sembrò che la vecchietta avesse fame, ed allora le offrì uno dei suoi dolci.
La vecchietta riconoscente accettò e sorrise al bambino. Il suo sorriso era molto bello, tanto bello che il bambino gli offrì un altro dolce per vedere di nuovo questo suo sorriso.
Il bambino era incantato! Si fermò molto tempo mangiando e sorridendo, senza che nessuno dei due dicesse una sola parola. Al tramonto il bambino, stanco, si alzò per andarsene, però prima si volse indietro, corse verso la vecchietta e la abbracciò. Ella, dopo averlo abbracciato, gli dette il più bel sorriso della sua vita.
Quando il bambino arrivò a casa sua ed aprì la porta, la sua mamma fu sorpresa nel vedere la sua faccia piena di felicità, e gli chiese: "Figlio, cosa hai fatto che sei tanto felice?". Il bambino rispose: "Oggi ho fatto colazione con Dio!".
E prima che sua mamma gli dicesse qualche cosa aggiunse: "E sai cosa, ha il sorriso più bello che ho mai visto!".
Anche la vecchietta arrivò a casa raggiante di felicità. Suo figlio restò sorpreso per l'espressione di pace stampata sul suo volto e le domandò: "Mamma, cosa hai fatto oggi che ti ha reso tanto felice?". La vecchietta rispose: "Oggi ho fatto colazione con Dio, nel parco!". E prima che suo figlio rispondesse, aggiunse: "E sai? E' più giovane di quel che pensavo!".
rapporto con Diovedere Dioricerca di Dio
inviato da Cecilia Leone, inserito il 16/12/2003
TESTO
Ogni volta nasce un bimbo,
non importa il colore,
ebreo, cristiano, indù o musulmano,
Dio sorride dall'alto di gioia nel cuore.
Sorride quando sulla terra
Due cuori si incontrano
E sfidando l'egoismo
Si giurano amore eterno
E diventano riflesso sulla terra
Del Dio che è trino, ma uno per l'amore.
Come sorride Dio quando quaggiù
C'è qualcuno che offre il suo dolore,
sorride a quella donna ammalata,
a quel figlio schiavo della droga,
a quel padre stanco e senza lavoro,
ma fiducioso che Dio è Provvidenza.
Ogni volta qualcuno si stringe la mano,
si perdona di cuore, si fa la pace vera,
c'è un uomo che porta speranza,
e un altro che semina la gioia,
Dio dall'alto acconsente e sorride.
Ma Dio sorride anche quando
ci vede troppo indaffarati,
sempre di corsa, con l'ansia nel cuore
eternamente insoddisfatti e alla ricerca.
Dio ci sussurra piano all'orecchio:
"Tranquilli" e stringendoci, ci sorride.
Come ride di gusto Dio
Sulle nostre manie,
sulla mode che passano,
sui cultori dell'effimero,
come sorride
sui soldi accumulati e i cuori ingombri,
sulle storie strappalacrime e inventate,
sui concorsi di bellezza e gli idoli e stravaganze.
Sorride perché sa che tutto si riduce in polvere.
Quante volte trattiene il sorriso
e scoppia in lacrime
sugli orrori, i massacri e le vendette,
sui bambini deturpati e gli anziani abbandonati,
sull'uomo che perde la dignità
e distrugge i valori.
Ma poi, guardando quaggiù
si ricorda che siamo suoi figli
e chiudendo un occhio per amore
continua a sorriderci e la vita non finisce,
perché in fondo è l'uomo il vero sorriso di Dio.
rapporto con Dioamore di Diosperanza
inviato da Padre Gianni Fanzolato, inserito il 27/10/2003
RACCONTO
Bruno Ferrero, L'importante è la rosa
Giorgio, un ragazzo di tredici anni, passeggiava sulla spiaggia insieme alla madre.
Ad un tratto le chiese: "Mamma, come si fa a conservare un amico quando finalmente si è riusciti a trovarlo?".
La madre meditò qualche secondo, poi si chinò e prese due manciate di sabbia. Tenendo le palme rivolte verso l'alto, strinse forte una mano: la sabbia le sfuggì tra le dita, e quanto più stringeva il pugno, tanto più la sabbia sfuggiva.
Tenne invece ben aperta l'altra mano: la sabbia vi restò tutta.
Giorgio osservò stupito, poi esclamò: "Capisco".
Dietro un'immaginetta della Madonna, dimenticata in un santuarietto di montagna, ho trovato la "Preghiera dell'accoglienza". Eccola:
Signore, aiutami ad essere per tutti un amico,
che attende senza stancarsi,
che accoglie con bontà,
che dà con amore,
che ascolta senza fatica,
che ti ringrazia con gioia,
Un amico che si è sempre certi di trovare
quando se ne ha bisogno.
Aiutami ad essere una presenza sicura,
a cui ci si può rivolgere
quando lo si desidera,
ad offrire un'amicizia riposante,
ad irradiare una pace gioiosa,
la tua pace, o Signore.
Fa' che sia disponibile e accogliente
soprattutto verso i più deboli e indifesi.
Così senza compiere opere straordinarie,
io potrò aiutare gli altri a sentirti più vicino,
Signore della tenerezza.
inviato da Maria Teresa Zanfini, inserito il 12/08/2003
RACCONTO
Racconta una storia di due amici che camminavano nel deserto. In qualche momento del viaggio cominciarono a discutere, ed un amico diede uno schiaffo all'altro. Addolorato, ma senza dire nulla, scrisse nella sabbia:
Il mio migliore amico oggi mi ha dato uno schiaffo.
Continuarono a camminare, finché trovarono un'oasi, dove decisero di fare un bagno. L'amico che era stato schiaffeggiato rischiò di affogare, ma il suo amico lo salvò. Dopo che si è ripreso, scrisse in una pietra:
Il mio migliore amico oggi mi ha salvato la vita.
L'amico che aveva dato lo schiaffo e aveva salvato il suo migliore amico domandò: «Quando ti ho ferito hai scritto nella sabbia, e adesso lo fai in una pietra. Perché?».
L'altro amico rispose: «Quando qualcuno ci ferisce dobbiamo scriverlo nella sabbia, dove i venti del perdono possono cancellarlo. Ma quando qualcuno fa qualcosa di buono per noi, dobbiamo inciderlo nella pietra, dove nessun vento possa cancellarlo».
amiciziaascoltodisponibilitàperdono
inviato da Qumran2, inserito il 27/06/2003
ESPERIENZA
Alcune settimane fa due giovani sono venuti alla nostra casa dandomi molto denaro per nutrire la gente. A Calcutta prepariamo pasti per 9.000 persone al giorno. Volevano che il denaro fosse speso per nutrire questa gente.
Chiesi loro:
«Dove avete trovato così tanto denaro?»
Ed essi risposero:
«Ci siamo sposati due giorni fa. Prima del matrimonio abbiamo deciso che non avremmo avuto abiti da matrimonio, e neppure feste. Diamo a voi il nostro denaro.»
Per un indù di alto ceto sociale questo è uno scandalo. Molti furono sbalorditi nel vedere che una famiglia così elevata non avesse abiti e festeggiamenti per il matrimonio. Poi chiesi loro:
«Perché avete fatto questo?»
Ed ecco la strana risposta che mi diedero:
«Ci amiamo a tal punto che volevamo donare qualcosa ad un altro per cominciare la nostra vita insieme con un sacrificio.»
Mi ha colpito moltissimo vedere come queste persone fossero affamate di Dio. Un modo per concretizzare l'amore l'uno per l'altra era di fare questo grandissimo sacrificio. Sono sicura che voi non capite che cosa significhi questo. Ma nel nostro paese, in India, sappiamo che cosa significhi non avere abiti e feste per il matrimonio. Tuttavia questi due giovani hanno avuto il coraggio di comportarsi così. Questo è davvero amore in azione.
famigliacoppiasposimatrimonioamorecaritàsolidarietàcondivisione
inviato da Anna Lianza, inserito il 30/04/2003
ESPERIENZA
Bernadette Soubirous, Racconto dell'apparizione della Madonna di Lourdes
La prima volta che andai alla Grotta, vi andai per raccogliere legna con due altre bimbe. Quando arrivammo al mulino, tutte insieme seguimmo il corso del canale e ci trovammo davanti alla Grotta. Le mie due compagne, non potendo più proseguire il cammino, attraversarono l'acqua che si trovava di fronte alla Grotta ed io rimasi sola dall'altra parte; domandai loro se volevano aiutarmi a gettare qualche pietra nel canale per poter passare senza levarmi le calze, ma esse mi dissero di fare come loro.
Allora andai un po' più lontano per vedere se potevo passare a piedi asciutti, ma invano e mi decisi a togliermi le calze. Mi ero appena levata la prima calza, che udii un rumore, come un soffio di vento impetuoso. Volsi lo sguardo verso la prateria gli alberi immobili e molto calmi.
"Mi sarò ingannata", pensai, e mi accinsi a togliermi l'altra calza. Ma udii di nuovo il medesimo rumore; alzai il capo verso la Grotta e vidi una signora vestita di bianco, che benevolmente mi guardava.
Rimasi sorpresa e sbigottita e, credendola un'illusione, mi stropicciai gli occhi, ma invano. Io vedevo sempre la medesima Signora. Allora cercai nelle tasche e ne trassi il mio rosario. Volli farmi il segno della croce, ma la mia mano non giunse alla fronte e ne rimasi anche più sgomenta.
La Signora prese in mano il rosario, che pendeva al suo braccio, e si fece il segno della croce. Io tentai di farlo per la seconda volta, vi riuscii e subito in me scomparve ogni sentimento di paura. Mi inginocchiai, ed alla presenza della Bella Signora, recitai il rosario. Quando ebbi finito, Ella mi accennò di andarle vicino ma io non osai, ed ella disparve. Allora mi levai l'altra calza, attraversai l'acqua di fronte la Grotta e raggiunsi le compagne.
rosarioMariaapparizioneLourdes
inviato da Anna Lianza, inserito il 15/04/2003
PREGHIERA
72. Signore, aiutami a capire 1
Don Valentino Salvoldi, Non si muore, si nasce due volte. L’ora della nostra nascita, Edizioni Messaggero, 2007
Signore, aiutami a capire
che non devo continuare
a piangere coloro che vivono presso di te.
Essi hanno già ciò a cui aspiro,
vedono e toccano
ciò che per me è pura speranza.
Sono immersi in quell'Amore
nel quale desidero perdermi.
Sono vivi nella bellezza
che non svanisce più,
immersi nella gioia
che nessun male offusca.
Fa', Signore, che i miei cari
mi conducano a te;
mi mandino scintille e lucciole
per guidarmi verso il regno di luce.
Rivestita di luce, ombra del Divino,
inondata di gioia, riflesso del tuo Amore,
per tutta l'eternità proclamerò
con loro la tua Misericordia.
Scarica la raccolta completa di preghiere e testi di don Valentino Salvoldi
defuntianimemorteeternitàparadisovita eterna
inviato da Immacolata Chetta, inserito il 01/04/2003
RACCONTO
Gabriele Mandel, Saggezza islamica
C'era una volta un re che aveva tre figli e un anello. Sì: un anello d'oro e pietre preziose così bello, che se ne parlava perfino di là dalle frontiere, al punto che lo si riteneva magico, benedetto, simbolo del potere, e chissà che altro. Ognuno dei figli del re sperava di ricevere in eredità quell'anello, e spesso litigavano fra di loro per questo. Allora il re, sentendosi oramai prossimo a morire, decise di far fare dal gioielliere di corte altri due anelli in tutto simili al suo; e vennero così ben lavorati che proprio non se ne poteva distinguere uno dagli altri. Quando il re morì, ognuno dei tre prìncipi ricevette un anello, ma subito cominciarono a litigare gridando: «L'autentico è il mio. Questo è l'anello benedetto!».
Non venendo a capo di niente, decisero di rivolgersi a un maestro sufi che albergava in una grotta sul monte, uomo saggio, un mago che conosceva i segreti delle cose. Giunsero da lui e, mostrandogli gli anelli, chiesero: «Quale di questi è l'autentico?».
Il venerabile sufi guardò gli anelli, li rigirò a lungo fra le mani, poi, restituendoli, disse: «Non lo so, ma lo posso chiedere alla terra. La terra sa tutto e mi darà la risposta». E posato un orecchio a terra, rimase a lungo in ascolto. Poi si alzò e disse: «Ha risposto così: di' ai tre prìncipi che io non so a chi appartiene l'anello benedetto, ma io so che tutti e tre appartengono a me. Litigano per un poco d'oro e di pietre, e io nel mio ventre ne ho a profusione. Ma perché litigano, dal momento che anche loro verranno nel mio ventre?».
I vecchi maestri sufi dicono che il re simbolizza Dio, e i tre anelli simbolizzano la religione ebraica, la religione cristiana e la religione musulmana.
religioneebraismocristianesimoislamismotolleranzaconvivenzadialogo interreligiosoreligiosità
inviato da Anna Lianza, inserito il 01/04/2003
PREGHIERA
Tertulliano, Alla moglie
Condividiamo la stessa speranza,
lo stesso ideale,
lo stesso modo di vivere,
lo stesso atteggiamento di servizio.
Ambedue fratelli e servi dello stesso Signore,
senza divisione nella carne e nello spirito,
insieme preghiamo,
insieme ci inginocchiamo
e insieme facciamo digiuno.
Istruiamoci l'un l'altro,
l'un l'altro esortiamoci,
sosteniamoci a vicenda.
Insieme stiamo nella santa assemblea,
insieme alla mensa del Signore,
insieme nella prova,
nella persecuzione, nella gioia.
Nulla nascondiamo l'un l'altro,
non ci evitiamo l'un l'altro,
l'un l'altro non siamo di peso.
Volentieri facciamo visita agli ammalati,
volentieri assistiamo i bisognosi,
senza malavoglia facciamo elemosina
senza fretta partecipiamo al sacrificio,
senza sosta assolviamo ogni giorno i nostri impegni.
Ignoriamo i segni di croce furtivi,
rendiamo grazie senza reticenze,
benediciamo senza vergogna nella voce.
Salmi e inni recitiamo
A voci alternate
Ed insieme gareggiamo
Nel cantare le lodi al nostro Dio.
Vedendo e sentendo questo,
Cristo gioisce e ci manda la sua pace.
Là dove sono i due sposi,
ivi è anche Cristo.
inviato da Luisa Lagravinese, inserito il 26/03/2003
RACCONTO
75. Il segreto della felicità 3
Bruno Ferrero, A volte basta un raggio di sole
Un giovane domandò al più saggio di tutti gli uomini il segreto della felicità. Il saggio suggerì al giovane di fare un giro per il palazzo e di tornare dopo due ore.
"Solo ti chiedo un favore" concluse il saggio, consegnandogli un cucchiaino su cui versò due gocce d'olio. "Mentre cammini, porta questo cucchiaino senza versare l'olio".
Dopo due ore il giovane tornò e il saggio gli chiese: "Hai visto gli arazzi della mia sala da pranzo? Hai visto i magnifici giardini? Hai notato le belle pergamene?".
Il giovane, vergognandosi, confessò di non avere visto niente. La sua unica preoccupazione era stata quella di non versare le gocce d'olio.
"Torna indietro e guarda le meraviglie del mio mondo" disse il saggio.
Il giovane prese il cucchiaino e di nuovo si mise a passeggiare, ma questa volta osservò tutte le opere d'arte. Notò i giardini, le montagne, i fiori. Tornò dal saggio e riferi particolareggiatamente tutto quello che aveva visto.
"Ma dove sono le due gocce d'olio che ti ho affidato?" domandò il saggio.
Guardando il cucchiaino, il ragazzo si accorse di averle versate.
"Ebbene, questo è l'unico consiglio che ho da darti" concluse il saggio. "Il segreto della felicità consiste nel guardare tutte le meraviglie del mondo senza mai dimenticare le due gocce d'olio nel cucchiaino".
"Infine, fratelli, prendete in considerazione tutto quel che è vero, buono, giusto, puro, degno di essere amato e onorato; quel che viene dalla virtù ed è degno di lode" (San Paolo ai Filippesi 4,8). Senza mai dimenticare l'essenziale!
felicitàgioiapossessointerioritàesteriorità
inviato da Patrizia Traverso, inserito il 27/02/2003
TESTO
Franco Signoracci, La notte più bella
Ricordo bene quella notte, quando l'angelo entrò nel mio sogno.
Era l'ora più buia, quando il giorno trascorso è già dimenticato e l'alba nuova è ancora lontana. Io dormivo profondamente e nei miei sogni c'erano tante storie: immagini strane si mischiavano e si inseguivano tra di loro, come spesso accade. Poi, ad un tratto, anche nei miei sogni ci fu silenzio e buio, e apparve un puntino luminoso che diventava sempre più grande, come la lampada di una barca quando si avvicina di notte alla riva.
Capii subito che quello non era un sogno come gli altri: quella luce era un angelo! E l'angelo parlò.
E mi raccontò di Maria, del bambino, delle difficoltà che avremmo incontrato: "Non temere", mi disse, "starò sempre con voi!".
Mi svegliai di colpo: non ero spaventato, ma quella apparizione mi aveva turbato. Sentivo caldo nel chiuso della mia stanza; dovevo uscire a prendere aria, a pensare un poco a quelle parole. Infilai i sandali e andai a sedermi su di un sasso, poco lontano dalla casa, in una posizione elevata.
Sotto di me c'era tutto il paese addormentato. Sopra di me il cielo stellato e la luna, che tramontava all'orizzonte.
Pensavo di essere solo, poi mi accorsi che non lontano da me c'era un gregge di pecore, custodito da due pastori: i due uomini vegliavano accanto alle braci di un fuoco quasi spento. Poi, tra le case del paese, si aprirono alcune porte e vidi uomini uscire in silenzio: erano i pescatori, che partivano a notte fonda per andare al lago di Tiberiade. Vidi anche un altro uomo uscire dal villaggio, conduceva due asini che avevano anfore legate ai fianchi: andava a prendere l'acqua. Infine, mentre il cielo a oriente si faceva più chiaro, vidi uscire i primi contadini. "Ecco", pensai tra me, "per tutta questa gente, per tutti noi verrà il bambino!" E sentii una grande pace nel cuore.
NatalesognoGiuseppeincarnazione
inviato da Anna Barbi, inserito il 29/01/2003
TESTO
Perché il tempo possa cambiare,
c'è bisogno di uno spazio.
La svolta del tempo c'è stata.
Quando egli nacque.
Ma dove era lo spazio per lui?
Nelle locande non c'era posto.
Ma in un cuore,
che si aprì all'impossibile,
e lungo il cammino
che due percorsero insieme
sperando contro ogni speranza.
E i pastori, che credettero
alla parola dell'angelo,
si unirono a loro.
Lo spazio crebbe.
C'è spazio nelle nostre locande?
C'è spazio
per una svolta del tempo?
Tutti noi abbiamo un cuore
e ognuno ha gli altri
per compagni di strada.
Speranza per il tempo
e per l'eternità.
Nataleincarnazioneaccoglienzadisponibilità
inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 10/01/2003
PREGHIERA
A te, Signore, amante della vita,
Amico dell'uomo,
innalzo la mia preghiera
per l'amico che mi hai fatto incontrare
sul cammino del mondo.
Uno come me, ma non uguale a me.
Fa' che la nostra
sia l'amicizia di due esseri
che si completano con i tuoi doni,
che si scambiano le tue ricchezze,
che si parlano con il linguaggio
che tu hai posto nel cuore.
Aiutaci a guardare con quello sguardo,
che comprende senza che l'altro chieda.
Aiutaci ad avere un cuore grande,
che sa partire prima che l'altro esprima.
Aiuta la nostra amicizia
Affinché non divenga chiusura;
dalle il respiro della vera libertà,
la forza di resistere nelle difficoltà,
il coraggio di andare oltre
il desiderio dell'egoismo.
La volontà di cedere per amore,
di amare anche oltre l'errore,
di giungere al sommo dell'amore: perdonare.
Perché soltanto quando si sa perdonare,
si può credere all'amore.
Fa' che le nostre mani
siano protese in un gesto di pace.
Fa' che le nostre parole
siano dolci ma anche forti.
Fa' che il nostro sorriso,
come le nostre lacrime,
non siano una maschera,
ma esprimano la profondità e la verità
dei sentimenti più sinceri e autentici.
inviato da Barbara, inserito il 17/12/2002
RACCONTO
79. Le cose non sempre sono quelle che sembrano
Due angeli viaggiatori si fermarono per passare la notte nella casa di una ricca famiglia. Era una famiglia di persone molto avare che si rifiutarono di far dormire i due angeli nella camera degli ospiti. Infatti concessero agli angeli solo un piccolo spazio fuori, nel duro e freddo pavimento del pergolato davanti alla casa. Mentre si preparavano come potevano un letto per terra il più vecchio degli angeli vide un buco nel muro e lo riparò. Quando l'angelo giovane gli chiese perché, lui rispose soltanto: "Le cose non sono sempre quello che sembrano".
La notte dopo la coppia di angeli cercò riparo nella casa di una molto povera ma, molto ospitale famiglia, dove furono accolti da un contadino e sua moglie. Dopo aver diviso con gli angeli il seppur poco cibo che avevano, i contadini cedettero agli angeli i propri letti, dove finalmente i viaggiatori si poterono riposare comodamente.
Quando il sole sorse, la mattina dopo, gli angeli trovarono l'uomo e sua moglie in lacrime. La loro unica mucca, la sola loro fonte di sostentamento, giaceva morta nel campo. Il giovane angelo ne fu infuriato a chiese al più vecchio come avesse potuto lasciare accadere una cosa del genere. "Al primo uomo, che pure aveva tutto, hai fatto un favore", lo accusò. "Questa famiglia seppure aveva pochissimo era pronta a dividere tutto, e tu hai lasciato morire la mucca!".
"Le cose non sono sempre quello che sembrano" replicò l'angelo. "Quando eravamo nel cortile della villa ho notato che c'era dell'oro nascosto nel muro e che si poteva scoprire grazie a quel piccolo buco. Siccome quell'uomo era così avaro e ossessionato dal denaro io ho riparato quel buco, così non avrebbe trovato anche quella ricchezza. Poi la notte scorsa quando dormimmo nel letto del contadino l'angelo della morte venne per sua moglie. Io invece di lei gli ho dato la mucca. Le cose non sono sempre quello che sembrano".
futuroprogetto di DiomisteroProvvidenza
inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 14/12/2002
TESTO
Molti giovani si accorgono a ventidue anni di sapere praticamente tutto quel che c'è da sapere, e vogliono che tutti sappiano che essi sanno. Quando raggiungono i trentadue anni si accorgono di aver ancora due o tre cosette da imparare; a quarantadue anni si gettano a capofitto ad imparare (cosa che io faccio ancora a settantatre).
inviato da Corradini Don Lorenzo, inserito il 11/12/2002