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RACCONTO

41. Gli animali dell'eremita   2

Si racconta di un vecchio anacoreta eremita: una di quelle persone che per amore a Dio si rifugiano nella solitudine del deserto, del bosco o delle montagne per dedicarsi solamente alla orazione e alla penitenza. Molte volte si lamentava di essere sempre occupatissimo.

La gente non capiva come fosse possibile che avesse tanto da fare nel suo ritiro. Ed egli spiegò:
«Devo domare due falconi, allenare due aquile, tenere quieti due conigli, vigilare su un serpente, caricare un asino e sottomettere un leone.»

«Non vediamo nessun animale vicino alla grotta dove vivi. Dove sono tutti questi animali?»

Allora l'eremita diede una spiegazione che tutti compresero.

«Questi animali li abbiamo dentro di noi.
I due falconi, si lanciano sopra tutto ciò che gli si presenta, buono e cattivo.
Devo allenarli perché si lancino solo sopra le buone prede...
Sono i miei occhi.

Le due aquile con i loro artigli feriscono e distruggono.
Devo allenarle perché si mettano solamente al servizio e aiutino senza ferire...
Sono le mie mani.

E i conigli vanno dovunque gli piaccia, tendono a fuggire gli altri e schivare le situazioni difficili.
Gli devo insegnare a stare quieti anche quando c'è una sofferenza, un problema o qualsiasi cosa che non mi piaccia...
Sono i miei piedi.

La cosa più difficile è sorvegliare il serpente anche se si trova rinchiuso in una gabbia con 32 sbarre.
E' sempre pronto a mordere e avvelenare quelli che gli stanno intorno appena si apre la gabbia, se non lo vigilo da vicino, fa danno...
E' la mia lingua.

L'asino è molto ostinato, non vuole fare il suo dovere.
Pretende di stare a riposare e non vuole portare il suo carico di ogni giorno...
E' il mio corpo.

Finalmente ho necessità di domare il leone, vuole essere il re, vuole essere sempre il primo,
È vanitoso e orgoglioso...
Questo è... il mio cuore.»

conversionedominio di sépenitenzalinguaorgogliolotta spiritualeimpegno

5.0/5 (2 voti)

inviato da Qumran, inserito il 03/05/2010

TESTO

42. La nave della vita   1

Antoine de Saint-Exupéry, Il Piccolo Principe

Se vuoi costruire una nave non devi per prima cosa affaticarti a chiamare la gente a raccogliere la legna e a preparare gli attrezzi; non distribuire i compiti, non organizzare il lavoro.
Ma invece prima risveglia negli uomini la nostalgia del mare lontano e sconfinato.
Appena si sarà risvegliata in loro questa sete si metteranno subito al lavoro per costruire la nave.

progettoricerca di sensomotivazioniinteriorità

inviato da Maria Carmela Moretti, inserito il 13/12/2009

TESTO

43. Poesia del pane   1

Gianni Rodari

Se io facessi il fornaio vorrei cuocere un pane così grande da sfamare tutta la gente che non ha da mangiare. Un pane più grande del sole, dorato, profumato come le viole.
Un pane così verrebbero a mangiarlo dal Brasile, dall'India, dall'Africa, da tutto il mondo, i poveri, i bambini, i vecchietti, gli uccellini.
Sarà una data da studiare a memoria: un giorno senza fame, il più bello della storia.

amorecondivisionepanegenerositàdonodonare

inviato da Forner Fortunato, inserito il 10/12/2009

PREGHIERA

44. Preghiera strampalata   3

Adolfo Rebecchini

Signore, tutti urlano!
Aiutami...
Ad abbassare il tono della mia voce.
A trovare il silenzio dentro e fuori di me.
Ad ascoltare le parole appena sussurrate.
A sentire il profumo di un fiore appena sbocciato.
A discernere il bene dal male.
Ad usare sempre parole buone.
A benedire e non a maledire.
A comprendere i sogni e i desideri nascosti nel cuore della gente.
Ad inginocchiarmi davanti al tuo Santissimo Corpo.
Ad essere un uomo dalle mani dure ma dal cuore buono.
A riconoscere sempre i miei errori.
A togliere l'orgoglio dalla mia vita.
A portare ogni giorno la mia croce.
A riconoscerti nel volto di ogni persona.
Ad amare mia moglie di un amore eterno e sempre nuovo.
Ad accettare che i miei figli non sono "cosa mia".
Ad essere in ogni luogo espressione della tua felicità.
Aiutami, Signore, a riconoscere sempre la tua voce.
Amen.

vitasilenziodelicatezzaascoltoserenitàtranquillitàumiltà

4.3/5 (4 voti)

inviato da Adolfo Rebecchini, inserito il 07/12/2009

TESTO

45. Trucco di bellezza (per la tua anima)   1

- Per avere labbra attraenti, pronuncia parole di tenerezza.
- Per avere occhi preziosi, cerca quello che c'è di buono nella gente.
- Per avere una silhouette snella, condividi il tuo cibo con chi soffre la fame.
- Per avere bei capelli, lascia che un bambino passi le sue dite tra di essi una volta al giorno.
- Per avere una buona posa, cammina sapendo che non cammini mai sola.
- La gente, molto più che le cose, deve essere restaurata, rivissuta, reclamata e redenta; non rifiutare mai nessuno.
- Ricorda sempre che una mano che ti aiuta la trovi sempre all'estremo del tuo braccio.
- Man mano che invecchi, scoprirai di avere due mani, una per aiutare te stesso e l'altra per aiutare gli altri.
- La bellezza di una persona non sta nei vestiti che porta, la figura che ha o come si pettina.
- La bellezza di una persona deve essere cercata nei suoi occhi che sono la porta di accesso al suo cuore, il posto dove risiede l'amore.
- La bellezza di una persona non sta nei tratti del suo viso, la sua vera bellezza si riflette nella sua anima. Sta nell'attenzione che dà con amore, nella passione che mostra.
- La bellezza di una persona aumenta col passare degli anni.

bellezzainterioritàesteriorità

inviato da Don Stefano Rocca, inserito il 11/10/2009

TESTO

46. Solitudine

Madeleine Delbrel, Noi delle Strade

A noi gente della strada sembra che la solitudine non sia l'assenza del mondo, ma la presenza di Dio. E' l'incontrarlo dovunque che fa la nostra solitudine. Essere veramente soli è, per noi, partecipare alla solitudine di Dio. Egli è così grande che non lascia posto a nessun altro, se non in lui. Il mondo intero è come un faccia a faccia con lui dal quale non possiamo evadere.

Incontro della sua causalità viva dove le strade si intersecano accese di movimento.
Incontro con la sua orma sulla terra.
Incontro della sua Provvidenza nelle leggi scientifiche.

Incontro del Cristo in tutti questi «piccoli che sono suoi»: quelli che soffrono nel corpo, quelli che sono presi dal tedio, quelli che si preoccupano, quelli che mancano di qualcosa. Incontro con il Cristo respinto, nel peccato dai mille volti. Come avremmo cuore di deriderli o di odiarli, questi infiniti peccatori ai quali passiamo accanto?

Solitudine di Dio nella carità fraterna: il Cristo che serve il Cristo; il Cristo in colui che serve, il Cristo in colui che è servito.

L'apostolato come potrebbe essere per noi una dissipazione o uno strepito?

solitudinepresenza di Dio

inviato da Maria Rosa Sabella, inserito il 11/10/2009

TESTO

47. Se posso vivere il Natale

Matteo Salvatti

Ho immaginato il mio Natale ideale. Ho sognato che non ci fossero più i malvagi. Ho sperato che venissero annientati gli antipatici. Ho implorato che svanissero i maleducati. Ho pregato che non esistessero gli ipocriti. Ho chiesto l'eliminazione dei tirchi. Ho voluto che scomparissero i superbi. Ho deciso che si dissolvessero i tristi. Ho preferito che si dileguassero gli invidiosi. Mi sono accorto che quel Natale non avrei potuto festeggiarlo, perché tra gli esclusi c'ero anch'io. Poco alla volta ho accettato di inglobare almeno una categoria, ma io non c'ero mai. Alla fine, quando ho ripristinato tutti, sono ricomparso. Perché i miei silenzi erano malvagie approvazioni con i malvagi, i miei atteggiamenti erano antipatici con gli antipatici, i miei battibecchi erano maleducati con i maleducati, i miei giudizi erano ipocriti con gli ipocriti, la mia avarizia si manifestava proprio con i tirchi e la mia vanità creava in continuazione la superbia negli altri. Se qualcuno era triste io non ero stato in grado di renderlo felice, se qualcuno era invidioso ero stato io a renderlo tale.

Riflettendo in silenzio ho, d'improvviso, vissuto il più bel Natale della mia esistenza: osservavo la gente con occhi diversi, perché avevo compreso che, se io c'ero, in fondo, qualcuno, nonostante i miei difetti, aveva accettato di non cancellarmi da quel giorno. E la mia riconoscenza verso tutti era grande davvero.

Natale

inviato da Matteo Salvatti, inserito il 06/08/2009

RACCONTO

48. La fede   4

Bruno Ferrero, La vita è tutto ciò che abbiamo

I campi erano arsi e screpolati dalla mancanza di pioggia. Le foglie pallide e ingiallite pendevano penosamente dai rami. L'erba era sparita dai prati. La gente era tesa e nervosa, mentre scrutava il cielo di cristallo blu cobalto.

Le settimane si succedevano sempre più infuocate. Da mesi non cadeva una vera pioggia.

Il parroco del paese organizzò un'ora speciale di preghiera nella piazza davanti alla chiesa per implorare la grazia della pioggia.

All'ora stabilita la piazza era gremita di gente ansiosa, ma piena di speranza. Molti avevano portato oggetti che testimoniavano la loro fede. Il parroco guardava ammirato le Bibbie, le croci, i rosari. Ma non riusciva a distogliere gli occhi da una bambina seduta compostamente in prima fila. Sulle ginocchia aveva un ombrello rosso.

fedefiduciasperanzafiducia in Dio

5.0/5 (4 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 17/07/2009

TESTO

49. Preti che illuminano   2

Madre Teresa di Calcutta

Voi dovete essere la radiosità di Gesù stesso. Il vostro sguardo deve essere il suo, le vostre parole le sue. La gente non cerca i vostri talenti, ma Dio in voi. Conducetela a Dio, mai verso voi stessi. Se non la conducete a Dio significa che cercate voi stessi e la gente vi amerà soltanto per voi, non perché le ricorderete Gesù. Il vostro desiderio deve essere di "offrire soltanto Gesù" nel vostro ministero, piuttosto che voi stessi. Ricordate che soltanto la vostra comunione con Gesù porta alla comunicazione di Gesù. Come Gesù era strettamente unito al Padre tanto da essere il suo splendore e la sua immagine, cosi, con la vostra unione con Gesù, voi diventate la sua radiosità, una trasparenza di Cristo, affinché quelli che vi hanno visto in certo qual modo avranno visto lui.

Per poter essere veramente sacerdoti secondo il Cuore di Gesù avete bisogno di pregare molto e di tanta penitenza. Un sacerdote ha bisogno di unire il proprio sacrificio al sacrificio di Cristo se vuole veramente essere una cosa sola con lui sull'altare.

sacerdotepretecelibatoeucaristiaanno sacerdotale

inviato da Luca Peyron, inserito il 26/06/2009

TESTO

50. Il sacerdote e noi

Se predica per più di dieci minuti: "Non finisce mai!"
Se fa una predica breve: "Ha solo improvvisato qualcosa"
Se parla della contemplazione di Dio: "Sta delirando!"
Se abborda problemi terreni: "Si sta immischiando in politica!"
Se tratta temi sociali: "È di sinistra!"
Se tratta temi morali: "È di destra!"
Se rimane nella parrocchia: "Non s'impegna con la realtà!"
Se esce: "Non lo si trova mai in parrocchia!"
Se si lascia i capelli lunghi: "'Sti preti rivoluzionari!"
Se li mantiene corti: "Quanto è antiquato!"
Se battezza e sposa tutti quanti: "Spreca i sacramenti!"
Se chiede un minimo di preparazione: "Fa il difficile!"
Se non organizza incontri o pellegrinaggi: "In questa parrocchia non succede mai nulla!"
Se lo fa: "È un iperattivo incorreggibile!"
Se fa riparazioni nella Chiesa: "Butta via i soldi!"
Se non li fa: "Ha lasciato rovinare tutto!"
Se crea un Consiglio parrocchiale: "Si lascia dominare da chiunque!"
Se non lo fa: "È un individualista!"
Se è bello: "Che spreco!"
Se non lo è: "Non ha trovato nessuna da sposare!"
Se pratica sport: "È un vanitoso!"
Se non lo fa: "Dovrebbe rimettersi in forma!"
Se è amabile con la gente: "Ha problemi affettivi!"
Se è riservato: "È un represso!"
Se è giovane: "Non ha esperienza!"
Se è vecchio: "Dovrebbe andare in pensione!"
Ma se dovesse andarsene o morire: "Era davvero insostituibile!"

pretepresbiterosacerdoteparroco

inviato da P. Juan Pablo Esquivel, inserito il 11/06/2009

TESTO

51. La morte non esiste   3

don Oreste Benzi, commento a Giobbe per la commemorazione di tutti i fedeli defunti

Nel momento in cui chiuderò gli occhi a questa terra, la gente che sarà vicino dirà: è morto. In realtà è una bugia. Sono morto per chi mi vede, per chi sta lì. Le mie mani saranno fredde, il mio occhio non potrà più vedere, ma in realtà la morte non esiste perché appena chiudo gli occhi a questa terra mi apro all'infinito di Dio. Noi lo vedremo, come ci dice Paolo, faccia a faccia, così come Egli è (1Cor 13,12). E si attuerà quella parola che la sapienza dice al capitolo 3: Dio ha creato l'uomo immortale, per l'immortalità, secondo la sua natura l'ha creato. Dentro di noi, quindi, c'è già l'immortalità, per cui la morte non è altro che lo sbocciare per sempre della mia identità, del mio essere con Dio. La morte è il momento dell'abbraccio col Padre, atteso intensamente nel cuore di ogni uomo, nel cuore di ogni creatura.

morteimmortalitàrapporto con Diovita eternasperanzaparadiso

5.0/5 (2 voti)

inviato da Federica Cassetta, inserito il 05/06/2009

PREGHIERA

52. Signore, aiutami!   2

Mahatma Gandhi

Signore, aiutami a dire la verità davanti ai forti
e a non mentire per avere l'applauso dei deboli.
Se mi dai fortuna, non togliermi la ragione.
Se non ho fortuna, dammi la forza per trionfare sul fallimento.
Se mi dai successo, non togliermi l'umiltà.
Se mi dai l'umiltà, non togliermi la dignità.
Se sarò in difetto con la gente,
dammi il coraggio di chiedere scusa
e se la gente mancherà con me
dammi il coraggio di perdonare.
Signore, se mi dimentico di te,
non ti dimenticare di me.

veritàumiltàperdono

inviato da Maria Coppola, inserito il 05/06/2009

TESTO

53. Ti chiedi

Mariangela Forabosco

Ti chiedi: Chi ascolta l'urlo di dolore della madre
che, straziata, abbraccia la bara del figlio esploso nel treno di Madrid?
Non temere!
Quell'urlo straziante si è unito all'urlo di dolore del Crocifisso,
è penetrato nel sepolcro nero della morte,
è stato mutato in un perenne canto di vita.

Ti chiedi: Chi mai potrà asciugare le lacrime del bambino violato,
dell'adolescente incompreso, del ragazzo in fuga, del genitore provato?
Non temere!
Non c'è pianto, ormai, non c'è lacrima
che non passi per quel Volto sfregiato di Crocifisso,
che non scenda nella muta tomba,
che non venga amorevolmente asciugata dal Risorto.

Ti chiedi: Chi potrà placare la paura della gente per la ragnatela di violenza
che, viscida e insidiosa, avviluppa l'umanità?
Non temere!
La paura è trasudata in sangue nella notte del Getsemani,
urlata al Cielo dalla Croce, rinchiusa da una pietra nel sepolcro,
vinta per sempre dall'esultante coraggio della vita.

Ti chiedi: Chi potrà mai raccogliere i lamenti degli ultimi,
il dolore violento dell'anima e del corpo, le sofferenze di ogni creatura?
Non temere!
Ogni minimo tuo dolore, tutto il dolore
è stato fatto proprio dalla carne martoriata del Cristo crocifisso,
è stato fasciato dal suo sudario,
è trasfigurato per sempre dalla luce immortale del Risorto!

dolorepaurapiantovitacrocifissorisorto

5.0/5 (1 voto)

inviato da Mariangela Forabosco, inserito il 02/06/2009

TESTO

54. Chiostri interiori

Chiara Lubich

Non c'è cuore di un uomo, credo, e tanto meno di donna, che almeno una volta, specie durante la giovinezza, non abbia sentito l'attrattiva del chiostro.

Non è l'attrattiva per una forma claustrale di vita, ma per cosa che pare sia concentrato proprio lì, fra quattro mura, e si fa sentire, sonoro, anche da lontano.

Eppure anche la mia casa può avere il profumo del chiostro; anche le pareti del mio abitato possono divenire regno di pace, fortezze di Dio in mezzo al mondo.

Non è tanto il chiasso esterno della radio aperta a tutto spiano, dell'inquilino accanto, e lo strepito delle macchine, o l'urlo degli strilloni, che tolgono l'incanto alla mia casa; è piuttosto ogni rumore dentro di me che fa del mio abitato una piazza senza protezione di mura, perché senza protezione di amore. Il Signore è dentro di me. Egli vorrebbe muovere i miei atti, permeare della sua luce il mio pensiero, accendere la mia volontà, darmi la legge insomma del mio stare e del mio andare.

Ma c'è il mio io, a volte, che non lo lascia vivere. Se quello cessa di disturbare, Iddio stesso prenderà possesso di tutto il mio essere e saprà dare anche a queste mura l'importanza di un'abbazia e a questa stanza la sacralità di una chiesa, al mio seder a mensa la dolcezza di un rito, alle mie vesti il profumo di un abito benedetto, al suono della porta o del telefono la nota gioiosa di un incontro con i fratelli, che rompe, eppur continua il colloquio con Dio.

Allora sul silenzio di me parlerà un Altro e sullo spegnersi mio si accenderà una luce. Ed essa brillerà molto lontano, oltrepassando e quasi consacrando queste mura che proteggono un membro di Cristo, un tempio dello Spirito Santo. E altra gente verrà alla casa mia per cercare con me il Signore e, nella nostra comune ricerca amorosa, s'accrescerà la fiamma, s'alzerà il tono della melodia divina. E il cuor mio pur stando in mezzo al mondo, non chiederà più altro. Cristo sarà il mio chiostro, il Cristo del mio cuore, Cristo in mezzo ai cuori

preghierarumoresilenzioamorevita interioreinterioritàrapporto con Dio

5.0/5 (1 voto)

inviato da Luca, inserito il 29/05/2009

TESTO

55. Cerca bene!   2

Tonino Lasconi, La cresima e oltre

Quando incontri gente,
anche della tua età,
anche tra i tuoi amici,
incapace di accettare idee e proposte nuove,
e allergica ai grandi ideali e progetti,
appesantita dalle abitudini,
chiusa ai sogni,
stai attento: lì non c'è il vento.

Quando incontri gente,
anche della tua età,
anche tra i tuoi amici,
incapace di distinguere il bene dal male,
incolonnata dietro a quello che fanno tutti,
con il cuore infreddolito
dall'egoismo e dal menefreghismo,
indifferente al bene degli altri,
calcolatrice e diffidente,
dura e intransigente,
stai attento: lì non c'è il fuoco.

Quando incontri gente,
anche della tua età,
anche tra i tuoi amici,
volgare e sboccata,
litigiosa e violenta,
arrogante e prepotente,
incapace di amore generoso
e di amicizia pulita e sincera,
stai attento: lì non c'è la colomba.
Lì non c'è lo Spirito di Gesù.

Spirito Santoventofuococolomba

4.0/5 (1 voto)

inviato da Maria Gabriella Astolfo, inserito il 22/05/2009

PREGHIERA

56. O Dio, mandaci dei matti!

Louis Joseph Lebret

O Dio, mandaci dei matti,
di quelli che siano capaci di esporsi,
di quelli che siano capaci di scordarsi di loro stessi,
di quelli che sappiano amare con opere e non con parole,
di quelli che siano totalmente a disposizione del prossimo.

A noi mancano matti, o Signore,
mancano temerari, appassionati,
persone capaci di saltare nel vuoto insicuro,
sconosciuto e ogni giorno più profondo della povertà;
di quelli che sono capaci di guidare la gente
senza il desiderio di utilizzarla come sgabello per salire loro;
di quelli che non utilizzano il prossimo per i loro fini.

Ci mancano questi matti, o mio Dio!
Matti nel presente, innamorati di una vita semplice,
liberatori del povero, amanti della pace,
liberi da compromessi, decisi a non tradire mai,
disprezzando le proprie comodità o la propria vita,
totalmente decisi per l'abnegazione,
capaci di accettare tutti i tipi di incarichi,
di andare in qualsiasi luogo per ubbidienza,
e nel medesimo tempo liberi, obbedienti,
spontanei e tenaci, allegri, dolci e forti.

Dacci questo tipo di matti, o mio Signore.

disponibilitàprofeziasequelagenerosità

4.0/5 (2 voti)

inviato da Massimo Durante, inserito il 22/05/2009

TESTO

57. Dieci cose che Dio ti chiederà   2

Dio non ti chiederà che modello di auto usavi,
ti chiederà a quanta gente hai dato un passaggio.

Dio non ti chiederà i metri quadrati della tua casa,
ti chiederà quanta gente hai ospitato.

Dio non ti chiederà la marca dei vestiti nel tuo armadio,
ti chiederà quanta gente hai aiutato a vestirsi.

Dio non ti chiederà quanto era alto il tuo stipendio,
ti chiederà se hai venduto la tua coscienza per ottenerlo.

Dio non ti chiederà qual era il tuo titolo di studio,
ti chiederà se hai fatto il tuo lavoro al meglio delle tue capacità.

Dio non ti chiederà quanti amici avevi,
ti chiederà quanta gente ti considerava suo amico.

Dio non ti chiederà in che quartiere vivevi,
ti chiederà come trattavi i tuoi vicini.

Dio non ti chiederà il colore della tua pelle,
ti chiederà la purezza della tua anima.

Dio non ti chiederà perché hai tardato tanto a cercare la salvezza,
ti porterà con amore alla tua casa in Cielo, e non alle porte dell'inferno.

Dio non accusa:
ti chiede solo di predicare con l'esempio.

giudizioesempiomisericordiavita eternasenso della vitavitaimpegnoresponsabilità

3.0/5 (2 voti)

inviato da Don Antonio Sambataro, inserito il 19/05/2009

RACCONTO

58. Il sogno di Maria   2

Giuseppe, ho fatto un sogno che non riesco proprio a comprendere, ma credo che riguardava la nascita di nostro figlio.

La gente stava facendo i preparativi con sei settimane d'anticipo: decoravano le case, compravano vestiti nuovi, uscivano spesso a fare spese e compravano regali molto elaborati.

Era tutto molto strano, perché i regali non erano per nostro figlio: li avvolgevano in fogli vistosi, li legavano con dei nastri preziosi e poi li mettevano sotto un albero. Sì, Giuseppe, un albero dentro le case; quella gente aveva decorato un albero e i rami erano pieni di ciondoli brillanti e in cima all'albero c'era una figura – mi sembrò che fosse un angelo – veramente molto bella.

Dopo ho visto una tavola splendidamente imbandita con piatti deliziosi e tanti vini: tutto sembrava squisito e tutti erano contenti, ma noi non eravamo stati invitati.

Si vedeva che la gente era felice, sorridente e perfino emozionata quando si scambiavano i regali, ma...

Sai, Giuseppe? Non rimaneva alcun regalo per nostro figlio e mi dava l'impressione che nessuno lo conoscesse perché nessuno fece mai il suo nome. Non ti sembra strano che la gente si dia tanto da fare e spenda tanto nei preparativi per celebrare il compleanno di qualcuno che non nominano mai e che forse neppure conoscono? Ebbi la strana sensazione che se nostro figlio fosse entrato in quelle case si sarebbe sentito un intruso.

Tutto era così bello e la gente così contenta, ma io avevo una gran voglia di piangere perché nostro figlio era completamente ignorato.

Che tristezza per Gesù non essere desiderato nella sua festa di compleanno!

Sono contenta perché si è trattato solamente di un sogno, ma che terribile sarebbe se ciò divenisse realtà!...

natale

5.0/5 (2 voti)

inviato da Roberto Jori, inserito il 03/05/2009

TESTO

59. Dire messa

Thomas Merton

Se avete paura dell'Amore... non dite mai messa. La messa farà riversare sulle vostre anime un torrente di sofferenza interiore che ha un'unica funzione: di spaccarvi in due, affinché tutta la gente del mondo possa entrare nel vostro cuore.

Se avete paura della gente, non dite mai messa. Perché quando cominciate a dir messa, lo Spirito di Dio si sveglia come un gigante dentro di voi e infrange le serrature del vostro santuario privato e chiama tutta la gente del mondo affinché entri nel vostro cuore.

Se dite messa condannate la vostra anima al tormento di un Amore che è così vasto e così insaziabile che non riuscirete mai a sopportarlo da soli. Quell'amore è l'Amore del cuore di Gesù che arde dentro il vostro miserabile cuore e fa cadere su di voi l'immenso peso della sua pietà per tutti i peccati del mondo.

messacaritàamoresacerdoziopretesacerdotecomunitàservizioeucaristia

inviato da Luca Peyron, inserito il 07/09/2008

RACCONTO

60. Come spiegare la Risurrezione?

Un missionario viveva da tantissimi anni in Cina, Paese dalla cultura millenaria e profondamente religioso. Non aveva battezzato nessuno (non era lì a convertire...), ma era riuscito in qualche modo a stabilire una bellissima relazione con un vecchiettino cinese, con cui passava le ore e le giornate a chiacchierare del più e del meno, e a discutere delle cose di Dio. Era stupendo per entrambi potersi scambiare le proprie esperienze di fede, così diverse eppure così simili. Era bello poter scoprire, grazie all'altro, un altro volto di Dio, un altro colore del suo arcobaleno, un altro raggio della sua luce.

Un giorno il missionario arrivò a parlare della risurrezione... Come spiegare al suo amico il mistero della risurrezione di Gesù? Era facile raccontargli della vita di Gesù, del bene che aveva fatto, di come la gente semplice lo ricordasse proprio come un uomo buono che aveva fatto tanto bene. Ma come spiegargli la risurrezione? Provò, e riprovò, cercò esempi, metafore... ma il suo grande amico non riusciva a comprendere tale stupefacente mistero.

Finché un giorno il vecchio cinese disse al suo amico missionario: "Ascolta, da tanti giorni ti sforzi di spiegarmi quello che io non posso capire. Credo ci sia un unico modo perché io possa capire cos'è la risurrezione di Gesù: mostrami la tua risurrezione!".

risurrezioneresurrezionetestimonianzaannunciomissione

2.0/5 (1 voto)

inviato da Padre Stefano Giudici, inserito il 19/03/2008

Pagina 3 di 6