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PREGHIERA

21. La vita in brutta copia   1

Signore, perché la vita è solo in brutta copia?

Perché non mi concedi un'altra possibilità in modo da presentare un compito finalmente decente, ben ripulito, quasi perfetto, dopo avere eliminato gli errori più marchiani, aggiustato la punteggiatura, calibrato gli aggettivi, restaurato grammatica e sintassi, sistemato accenti e doppie, rappezzato i verbi?

Sarebbe bello, all'esame finale, quello di riparazione, presentarti una vita in bella copia con una scrittura elegante e un foglio immacolato, dopo aver rimediato agli sbagli e alle dimenticanze e alle sfasature più grossolane della prova precedente.

Ma, questi, sono pensieri futili e perfino pericolosi. Devo convincermi, piuttosto, che la vita è bella in brutta copia. E tu gradisci l'improvvisazione, la spontaneità, la freschezza, l'inesperienza. Devo imparare a vivere "di getto", a dipingere la mia parete a fresco, ad affidarmi all'ispirazione del momento e non al suggeritore dell'esperienza. Devo imparare a scrivere magari con qualche sgarro le molte incertezze, e diverse frasi illeggibili (ma che tu sai interpretare bene ugualmente).

Devo affrontare il rischio di una vita "improvvisata" nel migliore dei modi, inventata giorno per giorno come cosa nuova, mai vista. Quanto agli errori, devo ricordare che sono stati cancellati una volta per sempre su quella collina, in un meriggio di sangue, allorché tu sei stato costretto a "improvvisare" una morte che non conoscevi.

Signore, toglimi ogni illusione a riguardo: tu non mi concedi una nuova edizione - riveduta e migliorata - (si dice sempre così) della vita che sto conducendo, anche perché mi servirebbe, probabilmente, per commettere altri errori. Signore, rendimi cosciente che Tu esigi da me addirittura la perfezione... in brutta copia.

vitaviveresenso della vitasbagliare

1.0/5 (1 voto)

inviato da Don Welman Minoia, inserito il 01/01/2006

PREGHIERA

22. Una luce

Quella notte Gesù ti hanno posto sulla fredda roccia. Dopo aver coperto quel tuo corpo martoriato, hanno posto un macigno all'entrata della tomba.
In quel momento l'uomo aveva smesso di credere in Dio!

Tu avevi guarito molti lebbrosi, ridato la vista ad un povero cieco, avevi sfamato migliaia di persone, avevi ridato perfino la vita al tuo amico Lazzaro... e ti hanno inchiodato sul legno della croce.
C'erano molte persone che stavano a guardare la tua umana agonia, che ti hanno visto soffrire e portare quel peso sulla via del Calvario. Alla tua morte non solo il cielo si è oscurato, ma anche il cuore di ogni uomo si è riempito del vuoto più assoluto.
Tutti ti hanno abbandonato quel pomeriggio, pochi ti sono stati vicini senza temere.

Cosa è successo nella tomba in quella notte Gesù?
Nessuno lo sa, e nessuno vorrà mai saperlo. Voler spiegare con la nostra mente umana quell'evento è presunzione.
Ma come poteva l'uomo pensare di chiudere in una tomba la Vita? Come è possibile coprire la Luce con le tenebre? Come è possibile voler chiudere tra i confini della fredda roccia l'Infinito Amore?

Tu Gesù sei il seme che, piantato per terra, muore e porta frutto. La tua morte ha portato alla nostra salvezza, ha portato alla vittoria della vita sulla morte.
Sei rinato a vita nuova per poter vivere ogni giorno e in ogni momento nel nostro cuore, in ognuno di noi.
La tomba abitata dalle tenebre, con la tua risurrezione è illuminata dalla vita, una luce che da speranza ad ogni uomo.

speranzaPasquafiduciarisurrezione

inviato da Antonio Ruffato, inserito il 29/09/2005

PREGHIERA

23. Preghiera del cieco nato

Bollettino Parrocchia S. Bertilla, Spinea (VE)

Non c'è peggior cieco, Signore, di chi non vuol vedere. E ne è passato del tempo perché anch'io mi accorgessi di non vederci.

Non è facile, Signore, ammettere di essere ciechi quando tutt'attorno fanno a gara per dimostrare di avere la vista più acuta, di scorgere il futuro, di indovinare ciò che è nascosto, di cogliere quanto è in profondità.

Solo quando mi sono reso conto di essere immerso nella notte, solo quando ho percepito con smarrimento e angoscia di non poter venirne fuori con le mie sole forze, solo allora ho inteso la tua voce, ho avvertito la tua presenza e tu mi hai potuto aprirmi gli occhi.

Allora ho gettato uno sguardo nuovo su di me e sulla realtà che mi circonda. Ho raccontato la mia storia ma non ho trovato gente disposta a credermi.

Anzi, ho visto crescere attorno a me l'irritazione e l'imbarazzo, la repulsione e il rifiuto.

Non importa, Signore, quello che conta veramente è l'averti incontrato e credere in te perché questo ha cambiato la mia vita.

conversione

inviato da Ester Da Ponte, inserito il 23/09/2005

TESTO

24. Oggi come ieri   1

Henry Scott Holland

La morte non è niente.
Sono soltanto nascosto nella stanza accanto.
Io sono sempre io e tu sei sempre tu.
Ciò che eravamo prima l'uno per l'altro,
lo siamo ancora.
Chiamami col mio vecchio nome,
che ti è familiare;
parlami nello stesso modo affettuoso
che hai sempre usato.
Non cambiare il tono di voce,
non assumere un'aria di tristezza.
Ridi come sempre facevi ai piccoli scherzi
che tanto ci piacevano
quando eravamo insieme.
Prega, sorridi, pensami!...
Il mio nome sia sempre
la stessa parola familiare di prima:
pronuncialo senza traccia di tristezza.
La vita conserva tutto il significato
che ha sempre avuto.
E' la stessa di prima,
c'è una continuità che non si spezza.
Perché dovrei essere fuori dalla tua mente,
solo perché sono fuori dalla tua vista?
Ti sto aspettando, solo per un attimo,
in un posto qui vicino,
proprio dietro l'angolo.
Il tuo sorriso è la mia pace.

mortealdilàvita eternaparadisodefunti

5.0/5 (1 voto)

inviato da Antonella Longo, inserito il 29/07/2004

TESTO

25. Servire una comunità

Ignazio di Antiochia, a Policarpo

Abbi l'ansia dell'unità;
niente è più importante di questo.
Porta pazienza con tutti
perché anche il Signore porta pazienza con te.
Prega incessantemente:
chiedi uno spirito di comprensione
maggiore di quello che hai.
Sii instancabile nella preghiera.
Crea il dialogo con il singolo come fa Dio.
Porta su di te i problemi di tutti, come un atleta:
dove c'è più sofferenza ci sarà più guadagno.
Se ami tanto chi è buono, non c'è da dirti grazie:
ma sono i più malati che devi curare con dolcezza.
Sei di carne e spirito per trattare con dolcezza i problemi
che percepisci:
i problemi che non percepisci cerca di capirli pregando.
Non impressionarti di chi sembrava fedele e poi tradisce:
sta saldo sotto i colpi come fa l'incudine.
È proprio di un atleta resistere sotto i colpi.
È soprattutto in vista di Dio che bisogna
che sopportiamo tutti, affinché anche Lui sopporti noi.
Diventa più zelante di quello che sei.
Nulla si faccia senza la tua approvazione.
Ma tu non far nulla senza quella di Dio.

comunitàservizioaccoglienzaparrocosacerdozio

inviato da Don Roberto Rossi, inserito il 12/08/2003

PREGHIERA

26. Preghiera di quaresima

Averardo Dini

Tra le sabbie del mio deserto,
sotto il sole infuocato del mio tempo,
cerco un pozzo che abbia acqua pulita,
capace di togliere la sete d'infinito che è dentro di me.
So che esiste da qualche parte
perché sono inquietato dal mistero
e devo trovarlo prima che scenda la notte.
Attingo acqua dal pozzo del denaro ed ho sempre più sete;
al pozzo del piacere e sento prosciugarmi la gola.
Attingo acqua al pozzo del successo
e mi sento annebbiare la vista,
al pozzo della pubblicità e mi ritrovo come uno schiavo.
Sono forse condannato a morire di sete,
inappagato cercatore di certezze assolute?
Ma se scavo dentro di me,
sotto la sabbia alta del mio peccato;
se scavo nei segni del tempo,
sotto la sabbia ammucchiata
dal vento arruffato del quotidiano,
trovo la sorgente di un'acqua viva e pura,
che disseta in eterno,
tanto che chi ne beve non ha più sete
perché è generata e filtrata
dal tuo amore, o Signore, generoso e gratuito,
era già promessa nei tempi antichi
ed ora è sgorgata in abbondanza nel segno della tua Parola.
Mi disseto a questa sorgente,
custodita dalla mia Chiesa,
che per questo si fa ogni giorno fontana del villaggio
per salvare tutti gli assetati del mondo.
Amen.

fededesertoricerca di sensoricerca di Diorapporto con Dioquaresima

inviato da Anna Lianza, inserito il 01/04/2003

TESTO

27. Cos'è il morire?

Bishop Brent

Cos'è il morire? Me ne sto sulla riva del mare, una nave apre le vele alla brezza del mattino e parte per l'oceano. E' uno spettacolo di rara bellezza e io rimango ad ossservarla fino a che svanisce all'orizzonte e qualcuno accanto a me dice: "E' andata!". Andata! Dove? E' sparita dalla mia vista: questo è tutto.
Nei suoi alberi, nella carena e nei pennoni essa è ancora grande come quando la vedevo, e come allora è in grado di portare a destinazione il suo carico di esseri viventi.
Che le sue misure si riducano fino a sparire del tutto è qualcosa che riguarda me, non lei, e proprio nel momento in cui qualcuno accanto a me dice, "E' andata!" ci sono altri che stanno scrutando il suo arrivo, e altri voci levano un grido di gioia: "Eccola che arriva!".
E questo è il morire.

morteparadisovita eternaeternitàdefunti

5.0/5 (1 voto)

inviato da Anna Lianza, inserito il 01/04/2003

PREGHIERA

28. Spirito di sconfinata apertura   1

Jean Galot

Spirito di Dio, vieni ad aprire sull'infinito le porte del nostro spirito e del nostro cuore. Aprile definitivamente e non permettere che noi tentiamo di richiuderle. Aprile al mistero di Dio e all'immensità dell'universo.
Apri il nostro intelletto agli stupendi orizzonti della Divina Sapienza.
Apri il nostro modo di pensare perché sia pronto ad accogliere i molteplici punti di vista diversi dai nostri.
Apri la nostra simpatia alla diversità dei temperamenti e delle personalità che ci circondano.
Apri il nostro affetto a tutti quelli che sono privi di amore, a quanti chiedono conforto.
Apri la nostra carità ai problemi del mondo, a tutti i bisogni della umanità.
Apri la nostra mente alla collaborazione con tutti coloro che si adoperano per un medesimo fine.

Spirito Santoaperturadisponibilità

inviato da Immacolata Chetta, inserito il 16/12/2002

TESTO

29. Come leggere la Bibbia

Dietrich Bonhoeffer

Credo che solo la Bibbia sia la risposta a tutte le nostre domande, e che noi dobbiamo solo interrogarla con assiduità e con un po' di umiltà, per avere la risposta. Non si può semplicemente leggere la Bibbia come altri libri. Si deve essere pronti a interrogarla realmente: solo così essa si fa capire.

Solo se noi aspettiamo una risposta ultima, essa la dà. Ciò dipende dal fatto che nella Bibbia Dio parla a noi. E su Dio non si può semplicemente riflettere per conto proprio, ma lo si deve interrogare. Solo se noi lo cerchiamo egli risponde. Naturalmente si può leggere anche la Bibbia come ogni altro libro, dunque dal punto di vista della critica del testo o in altri modi. Non c'è assolutamente niente in contrario. Solo che questo non è l'uso che svela l'essenza della Bibbia, ma ci dà solo la superficie.

Solo se finalmente osiamo rimetterci alla Bibbia, come se qui realmente parlasse a noi quel Dio che ci ama e che non vuol lasciarci soli con le nostre domande, avremo gioia nella lettura della Bibbia.

BibbiaSacra ScritturaParola di Diorapporto con Dioascolto

inviato da Eleonora Polo, inserito il 14/12/2002

TESTO

30. Il tempo presente   4

Blaise Pascal, Pensieri (n.172)

Noi non ci atteniamo mai al tempo presente. Anticipiamo il futuro come troppo lento a venire, come per affrettarne il corso; oppure ricordiamo il passato per fermarlo come troppo rapido; così imprudenti che erriamo nei tempi che non sono nostri, e non pensiamo affatto al solo che ci appartiene, e così vani, che riflettiamo su quelli che non sono più nulla, e fuggiamo senza riflettere quel solo che esiste. Il fatto è che il presente, di solito, ci ferisce. Lo dissimuliamo alla nostra vista perché ci affligge; se invece per noi è piacevole, rimpiangiamo di vederlo fuggire. Tentiamo di sostenerlo per mezzo dell'avvenire, e ci preoccupiamo di disporre le cose che non sono in nostro potere, per un tempo al quale non siamo affatto sicuri di arrivare.

Ciascuno esamini i propri pensieri: li troverà sempre tutti occupati dal passato e dal futuro. Il presente non è mai il nostro fine: il passato ed il presente sono i nostri mezzi, solamente il futuro è il nostro fine. In questo modo non viviamo mai, ma speriamo di vivere; e, disponendoci sempre ad essere felici, è inevitabile che non lo siamo mai.

presentepassatofuturofelicitàtemporicerca di sensosenso della vitavalore del tempo

4.0/5 (3 voti)

inviato da Eleonora Polo, inserito il 11/12/2002

RACCONTO

31. Tukaram e la canna da zucchero

Tukaram era un grande devoto e di natura assai nobile. Nonostante sua moglie fosse una bisbetica, riuscì con la sua calma e la sua pazienza ad andarci d'accordo. Quando c'è l'abitudine di rintuzzare parola per parola, di render pane per focaccia, dente per dente e occhio per occhio, allora si va in discordia e nascono le difficoltà. Tukaram invece era davvero la personificazione della tolleranza.

Aveva una piccola fattoria di mezzo acro, che coltivava per mantenere la sua famiglia. Dietro l'insistenza dei vicini, una volta piantò della canna da zucchero in quel piccolo appezzamento di terreno. Quando il raccolto fu maturo, molti passanti, approfittando della mite natura di Tukaram, coglievano un paio di canne per succhiarne il contenuto.

Alla fine, Tukaram raccolse ciò che era rimasto, ne fece delle fascine e, mentre le stava portando a casa col carro, gli si fecero attorno i ragazzi del villaggio, che gli chiesero un pezzo di canna per ciascuno. E Tukaram, la cui generosità era ben nota a tutti, permise loro di servirsene.

Giunto a casa, sul carro era rimasta solo una canna. A quella vista, sua moglie si infuriò e gli fece una solenne lavata di capo, accusandolo di non essere adatto alla vita di famiglia.

In preda all'ira, la donna brandì l'unica canna rimasta e si mise a picchiare con essa Tukaram.

La canna si spezzò in tre parti, due delle quali caddero a terra, mentre le rimase in mano la terza. Tukaram, con gran calma, osservò: "Per tutto il tragitto mi sono chiesto come fare per distribuire in famiglia l'ultima canna rimasta! Sono felice che tu mi abbia risolto il problema: tu puoi mangiare il pezzo che ti è rimasto in mano; gli altri due caduti per terra dalli ai due ragazzi".

pazienzaimperturbabilità

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 04/12/2002

PREGHIERA

32. Nostra signora del mondo senza voce

Helder Camara

Madre,
la Provvidenza
mi ha fatto incontrare una statua
nella quale tu resti perfetta e bella
ma tuo figlio è senza testa.
Mi si è consigliato
di toglierla dalla vista del pubblico.
Hanno perfino avuto il cattivo gusto
di suggerirmi di far scolpire
una testa per il bambino.
Non hanno capito, che,
in questa statua,
ricevevo un simbolo perfetto
di Nostra Signora del terzo mondo,
di Nostra Signora del mondo senza voce...
Non è forse esattamente così
che ho incontrato ad ogni istante
tuo figlio e nostro fratello,
il Cristo?
Quando vedo i bambini del mio popolo,
atrofizzati,
il ventre gonfio, la testa enorme,
e molto spesso vuota, arretrata,
come se mancasse,
incontro il Cristo!...
Conserverò la statua con il bambino deformata
come nella vita,
come nel nostro mondo,
dove l'egoismo genera mostri,
dove il ricco è sempre più ricco
e il povero sempre più povero,
dove le torture e gli arresti arbitrari continuano,
dove la violenza di destra e di sinistra,
ferisce la giustizia
e impedisce la pace,
dove l'uomo continua a decapitare l'uomo.

ingiustiziapovertàricchezzaviolenzasfruttamentogiustiziafame nel mondo

5.0/5 (1 voto)

inviato da Federico Bernardi, inserito il 03/12/2002

RACCONTO

33. L'illuminazione

Paulo Coelho, I racconti del maktub

Il discepolo si avvicinò al suo maestro: "Per anni sono stato alla ricerca dell'illuminazione", disse. "Sento che sono vicino a raggiungerla. Ho bisogno di sapere qual è il prossimo passo". "Come ti mantieni?", chiese il maestro. "Non ho ancora imparato ad essere autonomo; i miei genitori mi aiutano. Ma quello è solo un dettaglio". "Il tuo prossimo passo è guardare direttamente al sole per mezzo minuto", disse il maestro. Il discepolo obbedì. Quando passarono i trenta secondi, il maestro chiese di descrivere ciò che li circondava. "Non riesco a vedere. Il sole mi ha accecato la vista", disse il discepolo. "Un uomo che cerca solo la luce, evitando le proprie responsabilità, non troverà mai l'illuminazione. E uno che tiene i propri occhi fissi sul sole rimane cieco", fu il commento del maestro.

responsabilitàimpegnoquotidianità

inviato da Anna Lianza, inserito il 24/11/2002

RACCONTO

34. Il ricamo di Dio   2

Quando io ero piccolo mia madre era solita cucire tanto. Io mi sedevo vicino a lei e le chiedevo cosa stesse facendo. Lei mi rispondeva che stava ricamando. Osservavo il lavoro di mia madre da un punto di vista più basso rispetto a dove stava seduta lei, cosicché ogni volta mi lamentavo dicendole che dal mio punto di vista ciò che stava facendo mi sembrava molto confuso.

Lei mi sorrideva, guardava verso il basso e gentilmente mi diceva: "Figlio mio, vai fuori a giocare un po' e quando avrò terminato il mio ricamo ti metterò sul mio grembo e ti lascerò guardare dalla mia posizione".

Mi domandavo perché utilizzava dei fili di colore scuro e perché mi sembravano così disordinati visti da dove stavo io. Alcuni minuti dopo sentivo la voce di mia madre che mi diceva: "Figlio mio, vieni qua e siediti sul mio grembo".

Io lo facevo immediatamente e mi sorprendevo e mi emozionavo al vedere i bei fiori o il bel tramonto nel ricamo. Non riuscivo a crederci; da sotto si vedeva così confuso.

Allora mia madre mi diceva: "Figlio mio, di sotto si vedeva confuso e disordinato ma non ti rendevi conto che di sopra c'era un progetto. C'era un disegno, io lo stavo solo seguendo. Adesso guardalo dalla mia posizione e saprai ciò che stavo facendo".

Molte volte lungo gli anni ho guardato il cielo e ho detto: "Padre, che stai facendo?".
E Lui risponde: "Sto ricamando la tua vita".

Allora io replico: "Ma si vede così confuso, è tutto un disordine. I fili sembrano così scuri, perché non sono più brillanti?".

E Dio sembra dirmi: "Figliolo mio, occupati del tuo lavoro... e io faccio il mio. Un giorno ti porterò in cielo e ti metterò sul mio grembo e vedrai il disegno dalla mia posizione... E allora capirai...!!!".

Nei giorni in cui sembra che nemmeno Dio si ricordi di te, invece di angustiarti ripeti con certezza: "Signore, io confido in te".

fedefiduciaprogettovocazionevitaprogetto di Dio

5.0/5 (1 voto)

inviato da Stefania Raspo, inserito il 29/08/2002

PREGHIERA

35. Dammi un cuore   2

San Tommaso d'Aquino

O Gesù che tanto mi ami,
ascoltami, te ne prego.
Che la tua volontà
sia il mio desiderio,
la mia passione, il mio amore.
Fa' che io ami quanto è tuo;
ma soprattutto che io ami te solo.
Dammi un cuore
così pieno d'amore per te,
che nulla possa distrarmi da te.
Dammi un cuore fedele e forte,
che mai tremi, né si abbassi.
Un cuore retto che non conosca
le vie tortuose del male.
Un cuore coraggioso,
sempre pronto a lottare.
Un cuore generoso,
che non indietreggia
alla vista degli ostacoli.
Un cuore umile e dolce come il tuo,
Signore Gesù.

supplica

5.0/5 (1 voto)

inviato da Luca Mazzocco, inserito il 11/05/2002

PREGHIERA

36. Il Perdono   1

Regola di Taizé

O Signore, per vivere te in mezzo agli uomini,
uno dei più grandi rischi da prendere
è quello di perdonare,
di dimenticare il passato dell'altro.
Perdonare e ancora perdonare,
ecco ciò che libera il passato
e immerge nell'istante presente.
Amare è presto detto.
Vivere l'amore che perdona,
è un'altra cosa.
Non si perdona per interesse,
non si perdona mai perché l'altro
sia cambiato dal nostro perdono.
Si perdona unicamente
per seguire te.
In vista del perdono oserei pregarti, o Gesù,
con la tua ultima preghiera:
Padre, perdona loro,
perché non sanno quello che fanno.
E questa preghiera
ne farà nascere un'altra:
Padre, perdona me,
perché così spesso anch'io non so ciò che faccio.
Fa' che sappia ricominciare sempre di nuovo
a convertire il mio cuore:
per essere testimone di un avvenire.

perdonoamare i nemiciamore

inviato da Suor Cristina Giustozzi, inserito il 07/05/2002

PREGHIERA

37. Preghiera per il buon umore   2

Tommaso Moro

Signore, donami una buona digestione
e anche qualcosa da digerire.
Donami la salute del corpo
e il buon umore necessario per mantenerla.
Donami, Signore, un'anima semplice
che sappia far tesoro
di tutto ciò che è buono
e non si spaventi alla vista del male
ma piuttosto trovi sempre il modo
di rimetter le cose a posto.
Dammi un'anima che non conosca la noia,
i brontolamenti, i sospiri, i lamenti,
e non permettere
che mi crucci eccessivamente
per quella cosa troppo ingombrante
che si chiama "io".
Dammi, Signore, il senso del buon umore.
Concedimi la grazia
di comprendere uno scherzo
per scoprire nella vita un po' di gioia
e farne parte anche agli altri.
Amen.

buon umoreserenitàdonaregioia

inviato da Sara D'Erasmo, inserito il 25/04/2002

TESTO

38. Dio, la luna

David Maria Turoldo, Il grande male

Dio, la luna!
Dio, che luna:
fra cipresso e cipresso
dalla punta di Montalbano.
E io a vederla dalla finestra
del mio monastero
di mille anni!

Una luna mia vista!
Monaci si affacciano al poggiolo:
monaci di mille anni, guardate!

Dio mai si ripete
le cose sono sempre nuove:
nuova è la luce, nuova
la notte, il giorno
questo giorno
mai vissuto sulla terra!

Questa non è una luna,
è un globo di luce
portato da invisibili
mani di angeli
in un cielo
da riempire di grida e di canti.

Che l'uomo non sbarchi
mai più sulla luna!

Almeno fin quando
sulla luna possono
sbarcare vampiri.

stuporecreazione

inviato da Giovanna, inserito il 17/04/2002

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