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TESTO
Tonino Bello, Maria donna dei nostri giorni
La frase si trova in un testo del Concilio, ed è splendida per dottrina e concisione. Dice che, all'annuncio dell'angelo, Maria vergine "accolse nel cuore e nel corpo il Verbo di Dio".
Nel cuore e nel corpo.
Fece largo, cioè, nei suoi pensieri ai pensieri di Dio, ma non si sentì per questo ridotta al silenzio.
Offrì volentieri il terreno vergine del suo spirito alla germinazione del Verbo; ma non si considerò espropriata di nulla. Gli cedette con gioia il suolo più inviolabile della sua vita interiore; ma senza dover ridurre gli spazi della sua libertà. Diede stabile alloggio al Signore nelle stanze più segrete della sua anima, ma non ne sentì la presenza come violazione di domicilio.
Santa Maria, donna accogliente aiutaci ad accogliere la Parola nell'intimo del cuore. A capire, cioè, come hai saputo fare tu, le irruzioni di Dio nella nostra vita. Egli non bussa alla porta per intimarci lo sfratto, ma per riempire di luce la nostra solitudine.
Non entra in casa per metterci le manette, ma per restituirci il gusto della vera libertà.
Lo sappiamo: è la paura del nuovo a renderci spesso inospitali nei confronti del Signore che viene. I cambiamenti ci danno fastidio. E siccome lui scombina sempre i nostri pensieri, mette in discussione i nostri programmi e manda in crisi le nostre certezze ogni volta che sentiamo i suoi passi, evitiamo di incontrarlo, nascondendoci dietro la siepe, come Adamo tra gli alberi dell'Eden. Facci comprendere che Dio, se gusta i progetti, non ci rovina le festa; se disturba i nostri sonni, non ci toglie la pace.
E una volta che l'avremo accolto nel cuore, anche il nostro corpo brillerà della sua luce.
Mariafiduciaabbandonoprogetto di Dio
inviato da Mariangela Molari, inserito il 10/05/2002
TESTO
"Mi ami tu?": è l'ultima domanda di Gesù a Pietro, Pietro era triste al pensiero di aver rinnegato tre volte Gesù, prima della sua crocifissione. Ed ecco il Risorto sta dinanzi a lui. Gesù non lo condanna per il suo rinnegamento. Non prende l'atteggiamento del forte. Non tira sulla corda della cattiva coscienza già attaccata al collo di Pietro.
Nel Cristo vi sono viscere d'umanità: Lui pure durante la sua vita terrena ha percorso cammini d'oscurità.
A Pietro, Cristo dice solo queste tre parole: "Mi ami tu?" e Pietro risponde: "Signore, tu sai che ti amo". Una seconda volta Gesù riprende: "MI ami tu?". E Pietro di nuovo: "Ma lo sai che ti amo". Una terza volta Gesù insiste: "Mi ami più di tutti costoro?" E Pietro scosso: "Signore, tu conosci ogni cosa, tu sai che ti amo":
Da quel giorno ad ogni essere umano sulla terra, il Cristo instancabilmente domanda: "Mi ami tu?".
Vi sono giorno in cui ci turiamo le orecchie: la domanda ci è insopportabile. Essa è intollerabile per colui che non ha mai sperimentato l'amore umano, per chi esperimenta solo l'abbandono, o la ferita ricevuta nell'innocenza della sua infanzia.
Essa è intollerabile per noi tutti quando ci rivela quella parte di solitudine che nessuna intimità umana può colmare, quella parte di solitudine nella quale Dio ci aspetta. E quando la rivolta si esaspera, la domanda ci appare come una condanna poiché per amare non basta un atto della volontà.
Lo sappiamo abbastanza? Il Cristo non obbliga mai ad amarlo. Ma Lui, il Vivente, rimane al fianco di ciascuno, come un povero, come un oscuro. E' presente anche negli eventi più squallidi, nella fragilità dell'esistenza. Il suo amore è presenza non d'un solo istante ma di sempre. Quell'amore d'eternità apre un aldilà al nostro vivere. Senza quell'altrove, senza quell'aldilà, l'uomo non ha più speranza... e svanisce il gusto di procedere. Di fronte a quell'amore d'eternità, lo sentiamo, la nostra risposta concreta non può essere fuggitiva, per un periodo soltanto, con la possibilità di ritornare sulle nostre decisioni in seguito. La nostra risposta non può neppure essere uno sforzo della volontà; taluni vi si infrangerebbero. Essa è innanzitutto un abbandonarsi.
Rimanere dinanzi a Lui, con o senza parole, significa sapere dove riposare il nostro cuore, significa rispondergli da poveri. In questo consiste la molla segreta dell'esistenza, il rischio del Vangelo.
"Anche se talvolta io non so più se ti amo o no, o Cristo, tu sai tutto, tu sai che ti amo".
Grandi felicità sono offerte a colui che corre il rischio di un tale amore, senza calcolarne troppo le conseguenze. Quando ricerchiamo in primo luogo la felicità per noi stessi, essa a breve o lunga scadenza ci abbandona. Quanto più ardentemente la inseguiamo, tanto più lontano se ne fugge da noi.
Cercatore appassionato del suo amore d'eternità, chiunque tu sia saprai dove riposare il tuo cuore? Attraverso le tue stesse ferite, egli apre la porta della pienezza: la lode del suo amore. Abbandonati, donati. In questo consiste la guarigione delle ferite, e non solo delle tue: già, in Lui, ci guariamo reciprocamente.
felicitàgioiapeccatoconversioneamore di Dio
inviato da Mariangela Molari, inserito il 10/05/2002
TESTO
3263. La gioia è la prima testimonianza del vangelo
Oscar Battaglia, La Madre del mio Signore
E' molto bello che nel vangelo di Giovanni la prima presentazione di Maria avvenga a una festa di nozze, in un momento di gioia intensa e partecipata. Se il messaggio di Gesù è un "vangelo", cioè un lieto annuncio, non poteva esserci momento più significativo per proclamarlo. Non meraviglia che la prima a capirlo e a viverlo così sia proprio sua madre. Era abituata a gustare e a condividere la gioia umana più profonda e autentica (con Elisabetta, con il Magnificat, con i pastori, con Simeone e Anna) perché viveva vicino alla sorgente di quella gioia, Gesù.
Chi pensa e vive la propria fede cristiana come un peso schiacciante e un impegno severo che non lascia spazio a manifestazioni di gioia e a distrazioni festose, non ha capito il vangelo. La fede è prima di tutto pace, gioia e festa con Dio Padre e con i fratelli. Il volto del cristiano deve essere il riflesso del Dio della gioia. Maria insegna a tutti a condividere e a comunicare la gioia di vivere. E' la prima e la più semplice testimonianza del vangelo che il Signore ci chiede.
gioiaMariafelicitàtestimonianzanozze di cana
inviato da Mariangela Molari, inserito il 10/05/2002
RACCONTO
Racconta una antica leggenda che un bambino che stava per nascere disse a Dio:
- Mi dicono che mi stai per mandare sulla terra però come vivrò così piccino e indifeso come sono?
- Tra molti angeli ne ho scelto uno per te, che ti sta aspettando e avrà cura di te.
- Però dimmi: qui nel cielo non faccio altro che cantare e sorridere; questo basta per essere felice.
- Il tuo angelo ti canterà, ti sorriderà tutti i giorni e tu sentirai il suo amore e sarai felice.
- Ma che farò quando vorrò parlare con te?
- Il tuo angelo ti unirà le manine e ti insegnerà il cammino perché tu possa avvicinarti a me, benché io ti sarò sempre a fianco.
In quell'istante, una grande pace regnava nel cielo però già si udivano voci della terra e il bambino premuroso ripeteva soavemente:
- Dio mio se già me ne devo andare, dimmi il suo nome... come si chiama il mio angelo?
- Il suo nome non importa, tu la chiamerai "mamma".
inviato da Luca Mazzocco, inserito il 10/05/2002
TESTO
3265. I 10 comandamenti del Beato Piamarta
I - Al ragazzo fai incontrare Cristo nel dialogo dell'amicizia, mettigli in mano il vangelo. Non ci sarà bisogno d'altro.
II - Tutta la città è in peccato mortale se un solo orfanello è costretto a dormire nella sala di attesa della stazione oppure sotto i ponti.
III - Per salvare un'anima, siate disposti a trattare anche col diavolo.
IV - Fate del bene a quanti più potete e vi capiterà tanto più spesso di incontrare dei visi che vi mettono allegria.
V - L'educatore non è un domatore da circo o un guardiano di cavalli, ma un padre con un cuore di madre.
VI - Una creatura è capace di miracolo se le fai il dono della fiducia.
VII - La follia cristiana appartiene all'ordine teologale, perché è un atto di fede.
VIII - Il vostro parlare sia sì, sì, no, no. Il resto viene dal maligno.
IX - Dio è il padrone dell'impossibile.
X - Due ore di preghiera sono troppe per chi è oberato di impegni e di attività educativa? E allora non c'è che un rimedio: farne almeno tre.
inviato da Don Angelo, inserito il 09/05/2002
TESTO
Alla radice di ogni guerra sta la paura: non tanto la paura che gli uomini hanno gli uni degli altri, quanto la paura che essi hanno di tutto. Non è soltanto che non si fidino gli uni degli altri: non si fidano neppure di se stessi. Se dubitano che qualcuno possa voltarsi ed ucciderli, ancor più dubitano di poter essi stessi voltarsi ed uccidere. In nulla possono riporre la loro fiducia perché hanno cessato di credere in Dio.
Porrete fine alle guerre chiedendo agli uomini di fidarsi di uomini che evidentemente non meritano fiducia? No. Insegnate loro ad amare Dio e ad aver fiducia in Lui; allora essi saranno in grado di amare gli uomini in cui non possono avere fiducia ed oseranno far pace con loro, fidandosi non di loro ma di Dio.
Perché soltanto l'amore - che significa umiltà - può scacciare il timore che sta alla radice di ogni guerra.
Se gli uomini volessero davvero la pace, la chiederebbero a Dio ed Egli la darebbe loro. Ma perché Egli dovrebbe dare al mondo una pace che in realtà il mondo non desidera? Perché quella pace che il mondo sembra desiderare non è affatto pace.
Per alcuni, pace significa semplicemente libertà di sfruttare altri senza pericolo di rappresaglie o di interferenze. Per altri, pace significa la possibilità di derubarsi continuamente a vicenda. Per altri ancora significa facoltà di divorare i beni della terra senza essere costretti a interrompere i propri piaceri per nutrire coloro che vengono affamati dalla loro avidità. E per la grande maggioranza, pace significa semplicemente l'assenza di ogni violenza fisica che possa gettare una ombra su vite dedite alla soddisfazione dei propri appetiti animali di comodità e di piacere.
Molti uomini come questi hanno domandato a Dio ciò che essi credevano fosse la «pace» e si sono chiesti perché le loro preghiere non fossero state esaudite. Essi non potevano comprendere che in realtà erano esaudite. Dio ha lasciato loro ciò che desideravano, perché la loro idea di pace era soltanto un'altra forma di guerra.
Così, invece di amare ciò che tu credi sia la pace, ama gli altri uomini e ama soprattutto Dio. E invece di odiare coloro che credi fomentatori di guerra, odia gli appetiti e il disordine della tua anima, che sono le cause della guerra.
inviato da Don Angelo, inserito il 09/05/2002
TESTO
La vita è come una partita in cui ciascun giocatore sfrutta come meglio può le carte che gli sono toccate.
Chi insiste a giocare non con le carte che ha ricevuto ma con quelle a cui sostiene di aver diritto, è destinato a fallire nella vita.
Non ci vien chiesto se vogliamo giocare. Su questo non c'è scelta, tutti devono partecipare. Sta a noi decidere come.
vitatalentiabbandonorassegnazione
inviato da Don Angelo, inserito il 09/05/2002
TESTO
Nel monastero non vigeva la regola del "non parlare" bensì quella del "non parlare a meno che ciò che vuoi dire valga più del silenzio".
inviato da Don Angelo, inserito il 09/05/2002
TESTO
3269. Il coraggio della verità 1
Primo Mazzolari, Il coraggio di credere
Come se il problema centrale della vita religiosa fosse affollare le chiese. Siamo ancora ammalati di clientelismo: la prima prova della fede è il coraggio della verità e della giustizia.
inviato da Don Angelo, inserito il 09/05/2002
TESTO
I bambini sono formidabili imitatori: si comportano come i genitori, nonostante tutti gli sforzi per insegnare loro le buone maniere.
inviato da Don Angelo, inserito il 09/05/2002
PREGHIERA
Dio mio,
alle volte devo fare
un pezzo di strada con qualcuno,
ascoltare, incoraggiare,
aprirgli gli occhi
sul tuo mondo meraviglioso.
Egli, talvolta,
non ne percepisce neppure il fascino,
per qualcosa che tristemente ha perduto
o sogna qualcosa di impossibile.
Signore,
aiutaci a fidarci di te,
della tua provvidenza.
Guardandoci, fa' che ci sentiamo privilegiati,
appagati e pieni di gratitudine.
Nel tuo amore c'è tutto ciò
di cui abbiamo bisogno.
fiduciaprovvidenzaamore di Dio
inviato da Luca Mazzocco, inserito il 09/05/2002
RACCONTO
Antoine de Saint-Exupéry, Il Piccolo Principe, XXIII
"Buon giorno", disse il piccolo principe.
"Buon giorno", disse il mercante.
Era un mercante di pillole perfezionate che calmavano la sete. Se ne inghiottiva una alla settimana e non si sentiva più il bisogno di bere.
"Perché vendi questa roba?" disse il piccolo principe.
"E' una grossa economia di tempo" disse il mercante. "Gli esperti hanno fatto dei calcoli. Si risparmiano cinquantetrè minuti alla settimana".
"E che cosa se ne fanno di questi cinquantatrè minuti?".
"Se ne fa quel che si vuole..."
"Io", disse il piccolo principe, "se avessi cinquantatrè minuti da spendere, camminerei adagio adagio verso una fontana...".
tempoessenzialitàtecnicavalore del tempo
inviato da Don Angelo, inserito il 09/05/2002
TESTO
La vita è così... Sono cose che capitano. Succede...
Sì.
Succede che io stia bene e quell'altro languisce in un sanatorio. Succede che io rischi l'indigestione e l'indiano muore di fame.
Succede che io tenga il mio bravo conto in banca e il vicino di casa vada a impegnare una coperta al Monte di Pietà.
Succede che io mi preoccupi per scegliere la villeggiatura e la famiglia di fronte si disperi per il pagamento dell'affitto (due camere in otto).
Succede che io vada in ufficio con l'utilitaria - è più maneggevole della coupé - e lo scaricatore si presenti alle 6 di mattino sulla banchina del porto a vedere se qualcuno ha bisogno delle sue braccia.
Succede che i miei figli ricevano per Natale dei doni favolosi e quella bambina sarda scriva: "Caro Gesù Bambino, vorrei una mela...".
Succede.
Succede che io sia un buon cristiano e quegli altri no.
Succede che io faccia l'elemosina e quegli altri la ricevano.
Succede che io abbia (o mi illuda di avere) Cristo senza la Croce, e quegli altri la croce senza il Cristo.
Succede.
Il gioco della vita è bizzarro. "A chi tocca tocca" (purché tocchi sempre agli altri).
Ma ho già i miei fastidi, io! Perché occuparmi di quelli degli altri?
Che c'entro io?
C'entri, eccome! Dal momento che c'entra anche Dio.
Ecco, ora mi sembra sia possibile rispondere a una semplicissima domanda del catechismo: "Dov'è Dio?".
"Dio è all'altro capo della croce".
La mia croce. Proprio questa. E anche quella dell'altro.
Dovunque ci sia una croce, non c'è che da afferrarla con le mie mani. Da un lato qualsiasi. Dall'altro c'è sempre Lui.
D'ora in poi so dove trovarlo.
crocesofferenzasolidarietàingiustiziapovertà
inviato da Stefania Raspo, inserito il 09/05/2002
PREGHIERA
3274. Vogliamo venire dietro a te
Noi vogliamo venire dietro a te, Gesù.
vogliamo continuare a seguirti,
passo, passo,
sulla via della Croce
portando nel cuore ogni fratello come amico.
Noi vogliamo essere per te amici fedeli
ma tu, Signore Gesù,
non permettere che ci lasciamo afferrare
dalla paura e dalla stanchezza.
Infondici l'ardore del tuo Spirito
per aderire a te
e con te dare la vita
in forza di quell'amore più grande
che abbraccia ogni creatura.
Amen.
inviato da Stefania Raspo, inserito il 09/05/2002
TESTO
3275. Lo splendore della felicità
Quando si è visto
una volta sola
lo splendore della felicità
sul viso di una persona
che si ama,
si sa che per un uomo
non ci può essere
altra vocazione
che suscitare questa luce
sui visi che lo circondano.
felicitàgioiadonaredonare gioia
inviato da Stefania Raspo, inserito il 09/05/2002
TESTO
Grazie, figliola carissima, per avermi dato l'opportunità di fare ancora formine di sabbia, di andare in barca, di spingere in mare barchette giocattolo, di salire sulla giostra, e di accarezzare le caprette allo zoo. Grazie per avermi dato la scusa per fare in casa la marmellata e per cuocere torte di compleanno; grazie per aver riportato il divertimento nella mia esistenza...
Grazie per aver creduto che le mie torte di compleanno fossero magiche, i miei disegni sorprendenti e le mie storie le più belle del mondo.
A volte, quando sono particolarmente giù, mi rincuori - proprio come facevo io a te.
E questo mi incoraggia e mi rallegra. Grazie per tenermi d'occhio, amore.
E' sempre una sorpresa scoprire di avere una figlia giovane come te. Grazie, cara, per non pensare che io sia vecchia. O, almeno, non così vecchia... La cosa più bella che mi hai dato è l'amicizia.
Grazie per i denti di leone appassiti, per i ciottoli bagnati, per le caramella già succhiate, per i baci appiccicosi. Grazie per amarmi...
Grazie per raccontarmi quando il tuo ragazzo ha dei problemi, anche se non c'è niente che io possa fare per aiutarlo. Grazie per telefonarmi avvertendo che sta sta iniziando un documentario alla tele e per chiedermi ricette in cucina. Grazie per i tuoi bigliettini di buon compleanno, che arrivano sempre puntuali. Grazie per darmi consigli. Grazie per lasciarmi entrare nella tua vita.
...Grazie per avermi mostrato, quando pensavo che i miei giorni di mamma fossero finiti, che la stagione migliore per noi sta iniziando adesso...
inviato da Stefania Raspo, inserito il 09/05/2002
PREGHIERA
Senza la luce di Dio nessun uomo si salva.
Essa fa muovere all'uomo i primi passi;
essa lo conduce al vertice della perfezione.
Perciò, se vuoi cominciare a possedere questa luce di Dio, prega;
se sei già impegnato nella salita della perfezione
e vuoi che questa luce in te aumenti, prega;
se sei giunto al vertice della perfezione
e vuoi ancora luce per poterti
in essa mantenere, prega;
se vuoi la fede, prega;
se vuoi la speranza, prega;
se vuoi la carità, prega;
se vuoi la povertà, prega;
se vuoi l'obbedienza, la castità, l'umiltà,
la mansuetudine, la fortezza, prega.
Qualunque virtù tu desideri, prega.
E prega leggendo nel libro della vita,
cioè nella vita del Dio-Uomo Gesù,
che fu tutta povertà, dolore,
disprezzo e perfetta obbedienza.
inviato da Luca Mazzocco, inserito il 09/05/2002
TESTO
La mia bambina ha una bambola,
la sua bambola ha tutto:
il letto, la carrozzina, i mobili della cucina
e chicchere e posate e scodelle,
e un armadio con i vestiti sulle stampelle in folla,
e un automobile a molla
con la quale passeggia per il corridoio quando le scarpe le fanno male.
La mia bambina ha una bambola
e la sua bambola ha tutto,
persino altre bamboline più piccine
anche loro con le loro scodelline, chiccherine, posatine...
E questa è una storiella divertente
ma solo un poco,
perché ci sono bambole che hanno tutto
e bambini che non hanno niente.
inviato da Stefania Raspo, inserito il 09/05/2002
TESTO
3279. Dalla parte degli ultimi
Se voi però avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall'altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri.
multiculturalitàpovertàingiustizia
inviato da Gianmarco Marzocchini, inserito il 09/05/2002
RACCONTO
3280. L'amore alla prova del tempo
Un signore organizzò un viaggio in Cina per conoscere parte dei suoi tanti misteri ed ammirare questo popolo così numeroso. Dopo pochi giorni che si trovava lì, s'innamorò follemente di una donna cinese. Poiché non conosceva la lingua, a malapena poteva comunicare con lei a gesti. Tutto il suo affetto passava attraverso le diverse espressioni, ma non attraverso la parola. Una volta tornato al suo paese, poiché non poteva capire le sue lettere, si mise a studiare la difficile lingua cinese. Così la sua relazione con la donna poteva continuare. Ci vollero mesi ed anni perché arrivasse a dominare la lingua. Fece un dottorato in lingua cinese, divenne un famoso sinologo, teneva conferenze sull'arte e la cultura cinese, viaggiava in tutto il mondo. Ma la lingua e la cultura cinese, i viaggi e la fama lo assorbirono così tanto che arrivò a dimenticare la donna della quale un tempo era stato innamorato. E soltanto in alcuni momenti del suo gran daffare ricordava con nostalgia quel primo amore per il quale aveva iniziato tutto e che aveva fatto cambiare direzione alla sua vita. Indubbiamente è molto importante riuscire ad andare in alto e ad innamorarsi, ma lo è anche riuscire a far sì che quell'amore scenda e sia presente nel quotidiano.
inviato da Filippa Castronovo, inserito il 09/05/2002