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24 novembre 2024
XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B) - CRISTO RE
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PREGHIERA
1. Signore, insegnami a invecchiare!
Signore, insegnami a invecchiare! Convincimi che la società non compie alcun torto verso di me se mi va esonerando da responsabilità, se non mi chiede più pareri, se ha indicato altri ad occupare il mio posto.
Che io colga, in questo graduale distacco dalle cose, unicamente la legge del tempo e avverta in questo avvicendamento di compiti la tua mirabile Provvidenza che, nel succedersi delle stagioni, rinnova continuamente la vita.
Fa', o Signore, che io riesca ancora utile alla comunità umana, contribuendo con l'ottimismo e la preghiera alla gioia e al coraggio di chi è in turno nelle responsabilità, guardando con fiducia al mondo in trasformazione, senza rimpianti sul passato, affinché la mia uscita dall'attività sia semplice e naturale, come un felice tramonto di sole.
Perdona se solo oggi, giunto quasi alla sera della mia lunga giornata, riesco a capire quanto tu mi hai amato e aiutato.
Che almeno ora abbia viva e penetrante la percezione del destino di gioia che mi hai preparato e verso il quale mi hai incamminato dal primo giorno di vita.
Signore, aiutami.
vecchiaiaanzianisenso della vitaumiltàgratitudine
inserito il 11/02/2022
TESTO
VIETATO LAMENTARSI
Legge n° 1 sulla tutela della salute e del benessere.
I trasgressori sono soggetti ad una sindrome da vittimismo con conseguente abbassamento del tono dell'umore e della capacità di risolvere i problemi.
La misura della sanzione è raddoppiata qualora la violazione sia commessa in presenza di bambini.
Per diventare il meglio di sé bisogna concentrarsi sulle proprie potenzialità e non sui propri limiti quindi:
smettila di lamentarti e agisci per cambiare in meglio la tua vita.
Il cartello è realizzato dallo psicologo e psicoterapeuta italiano Salvo Noè, che lo ha donato a Papa Francesco al termine dell'Udienza generale di mercoledì 14 giugno 2017.
lamentarsilamentoimpegnoottimismopessimismovittimismopotenzialità
inviato da Qumran2, inserito il 21/08/2017
TESTO
Prometti a te stesso
di essere così forte che nulla potrà disturbare la serenità della tua mente.
Prometti a te stesso
di parlare di bontà, bellezza, amore ad ogni persona che incontri;
di far sentire a tutti i tuoi amici che c'è qualcosa di grande in loro;
di guardare il lato bello di ogni cosa e di lottare perché il tuo ottimismo diventi realtà.
Prometti a te stesso
di pensare solo al meglio, di lavorare solo per il meglio, di aspettarti solo il meglio,
di essere entusiasta del successo degli altri come lo sei del tuo.
Prometti a te stesso
di dimenticare gli errori del passato per guardare a quanto di grande puoi fare in futuro;
di essere sereno in ogni circostanza, di regalare un sorriso ad ogni creatura che incontri;
di dedicare così tanto tempo a migliorare il tuo carattere, da non avere tempo per criticare gli altri.
Prometti a te stesso
di essere troppo nobile per l'ira, troppo forte per la paura, troppo felice per lasciarti vincere dal dolore.
vitaserenitàforza interioreottimismosperanza
inviato da Edda Guastalla, inserito il 21/08/2017
RACCONTO
4. Il foglio e il punto nero 2
Mons. Gianfranco Ravasi, Avvenire, 5/1/2011
Un maestro indù mostrò un giorno ai suoi discepoli un foglio di carta con un punto nero nel mezzo. «Che cosa vedete?», chiese. «Un punto nero!» risposero. «Nessuno di voi è stato capace di vedere il grande spazio bianco!», replicò il maestro.
È questa la legge che fa riempire di cronaca nera i giornali e le televisioni: un solo delitto ha più peso di mille atti di generosità e d'amore, secondo i parametri dell'informazione. Anche noi siamo pronti a cogliere la pagliuzza nell'occhio dell'altro e ignoriamo la luminosità sorridente di tanti sguardi. È normale elencare tutte le amarezze dell'esistenza e ignorare la quiete e le gioie che pure accompagnano la maggior parte dei nostri giorni. Il nostro pensiero si fissa con più facilità sui punti neri del cielo della storia che non sulle distese di azzurro e di luce. Certo, non si deve essere così ottimisti o ingenui da ignorare il male che pure costella le vicende umane, ma non è giusto considerare come marginali la meraviglia delle albe e dei tramonti, lo stupore del sorriso dei bambini, il fascino dell'intelligenza, il calore dell'amore. Il sì è più forte del no.
E in questa linea vorremmo aggiungere un'altra nota. Ce la offre Pirandello nel suo dramma Il piacere dell'onestà (1918) quando il protagonista dichiara: «È molto più facile essere un eroe che un galantuomo. Eroi si può essere una volta tanto; galantuomini si dev'essere sempre».
Anche nel bene può, quindi, vigere la stessa legge: il punto più luminoso dell'eroismo attira tutta l'attenzione, facendo dimenticare che è ben più mirabile il tenue filo di luce che percorre tutte le giornate di un genitore dedicato alla sua famiglia, forse con un figlio disabile. C'è un eroismo quotidiano che non fa suonare le trombe davanti a sé, ma che ha in sé una grandezza ben più gloriosa.
benemaleottimismopessimismopositivitànegativitàimpegnoresponsabilità
inviato da Qumran2, inserito il 15/07/2017
RACCONTO
Storia Zen
C'era una volta un vecchio saggio seduto ai bordi di un'oasi all'entrata di una città del Medio Oriente.
Un giovane si avvicinò e gli domandò: "Non sono mai venuto da queste parti. Come sono gli abitanti di questa città?"
L'uomo rispose a sua volta con una domanda: "Come erano gli abitanti della città da cui venivi?"
"Egoisti e cattivi. Per questo sono stato contento di partire di là".
"Così sono gli abitanti di questa città", gli rispose il vecchio saggio.
Poco dopo, un altro giovane si avvicinò all'uomo e gli pose la stessa domanda: "Sono appena arrivato in questo paese. Come sono gli abitanti di questa città?"
L'uomo rispose di nuovo con la stessa domanda: "Com'erano gli abitanti della città da cui vieni?"
"Erano buoni, generosi, ospitali, onesti. Avevo tanti amici e ho fatto molta fatica a lasciarli!"
"Anche gli abitanti di questa città sono così", rispose il vecchio saggio.
Un mercante che aveva portato i suoi cammelli all'abbeveraggio aveva udito le conversazioni e quando il secondo giovane si allontanò si rivolse al vecchio in tono di rimprovero: "Come puoi dare due risposte completamente differenti alla stessa domanda posta da due persone?
"Figlio mio", rispose il saggio, "ciascuno porta nel suo cuore ciò che è. Chi non ha trovato niente di buono in passato, non troverà niente di buono neanche qui. Al contrario, colui che aveva degli amici leali nell'altra città, troverà anche qui degli amici leali e fedeli. Perché, vedi, ogni essere umano è portato a vedere negli altri quello che è nel suo cuore."
conviverearmoniapaceviolenzaconflitticomunitàamiciziainterioritàesterioritàottimismopessimismosperanzabontà
inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 08/06/2017
RACCONTO
6. La vita non ti strapperà mai tutte le corde 1
C'era una volta un grande violinista di nome Paganini. Alcuni dicevano che era strano. Altri che era angelico. Traeva dal suo violino note magiche. Una sera, il teatro dove doveva esibirsi era affollatissimo. Paganini fu accolto da un'ovazione. Il maestro impugnò il violino e cominciò a suonare nel silenzio assoluto. Brevi e semibrevi, crome e semicrome, ottave e trilli sembravano avere ali e volare al tocco delle sue mani. Improvvisamente, un suono diverso sospese l'estasi della platea. Una delle corde del violino di Paganini si ruppe. Il direttore si fermò. L'orchestra che accompagnava il violinista tacque. Il pubblico ammutolì. Ma Paganini non smise di suonare. Guardando la partitura, continuò a intessere melodie deliziose con il suo violino. Ma dopo qualche istante un'altra corda del violino si spezzò. Il direttore dell'orchestra si fermò. L'orchestra tacque nuovamente. Paganini non si fermò. Come se niente fosse, ignorò le difficoltà e continuò la sua deliziosa melodia. Il pubblico non si accorse di niente. Finché non saltò, con un irritante stridio, un'altra corda del violino. Tutti, attoniti, esclamarono: «Oh!». L'orchestra si bloccò. Il pubblico rimase con il fiato sospeso, ma Paganini continuò. L'archetto correva agile traendo suoni celestiali dall'unica corda che restava del violino. Neppure una nota della melodia fu dimenticata. L'orchestra si riprese e il pubblico divenne euforico per l'ammirazione. Paganini aggiunse altra gloria a quella che già lo circondava. Divenne il simbolo dell'uomo che sfida l'impossibile.
Libera il Paganini che c'è dentro di te. lo non so quali problemi ti affliggano. Può essere un problema personale, coniugale, familiare, non so che cosa stia demolendo la tua stima o il tuo lavoro. Una una cosa so: di sicuro non tutto è perduto. Esiste ancora, almeno, una corda e puoi continuare a suonare. Impara a scoprire che la vita ti lascerà sempre un'ultima corda. Quando sei sconfortato, non ti ritirare. È rimasta la corda della perseveranza intelligente, del «tentare ancora una volta». La vita non ti strapperà mai tutte le corde. È sempre la corda dimenticata quella che ti darà il miglior risultato: la tua fede, la tua forza interiore, la tua speranza, coloro che ti amano.
incidentiimprevistidiffIcoltàperseveranzapotenzialitàfedefiduciaottimismoresilienza
inviato da Qumran2, inserito il 16/02/2017
PREGHIERA
7. Preghiera per la terza età 2
Giacomo Perico S.I. (1911-2000), Resta con noi, Signore, pag.13-15, San Paolo 2001
Signore, insegnami a invecchiare!
Convincimi che la comunità
non compie alcun torto verso di me,
se mi va esonerando da responsabilità,
se non mi chiede più pareri,
se ha indicato altri a subentrare al mio posto.
Togli da me l'orgoglio dell'esperienza fatta
e il senso della mia indispensabilità.
Che la fermezza della mia fede
si irradi attorno a me umilmente e discretamente.
Che io colga,
in questo graduale distacco dalle cose
unicamente la legge del tempo,
e avverta, in questo avvicendamento di compiti,
una delle espressioni più interessanti
della vita che si rinnova
sotto la guida della tua Provvidenza.
Fa', o Signore,
che io riesca ancora utile al mondo
contribuendo con l'ottimismo e con la preghiera
alla gioia e al coraggio
di chi è di turno nelle responsabilità,
vivendo uno stile di contatto umile e sereno
con il mondo in trasformazione,
senza rimpianti sul passato,
facendo delle mie sofferenze umane
un dono di riparazione sociale.
Che la mia uscita dal campo d'azione sia semplice e naturale,
come un felice tramonto di sole.
Perdona se solo oggi, nella tranquillità,
riesco a capire quanto tu mi abbia amato e soccorso.
Che almeno ora io abbia viva e penetrante
la percezione del destino di gioia che mi hai preparato
e verso il quale mi hai incamminato
dal primo giorno di vita.
Signore, insegnami ad invecchiare così.
anzianiterza etàvecchiaiainvecchiare
inviato da Giuseppe Impastato S.I., inserito il 28/12/2016
RACCONTO
8. Ascolta l'eco della tua vita!
C'era una volta un ragazzo che viveva in un piccolo villaggio sulle montagne e ogni mattina conduceva al pascolo il suo gregge di capre.
Un mattino, mentre era su un sentiero nuovo in una valle stretta, gli sembrò di udire rumore di passi e belati di altri animali. Il ragazzo pensò che ci doveva essere nelle vicinanze un pastore come lui e ne fu felice: gli sarebbe tanto piaciuto avere un amico. Facendo imbuto con le mani davanti alla bocca, gridò: «Chi è là?». Udì una voce che gli rispondeva: «Chi è là? Chi è là? Chi è là?». Le grida venivano da più parti. C'erano tanti pastori sulla montagna? Allora gridò più forte: «Fatevi vedere!». Le voci risposero: «fatevi vedere! Fatevi vedere! Fatevi vedere!». Ma non apparve nessuno. Il ragazzo gridò ancora: «Perché non venite fuori?». Da tutte le direzioni le voci risposero «Venite fuori! Venite fuori!». Il giovane pastore pensò che volessero prenderlo in giro e si rattristò. Allora urlò in tono arrabbiato: «Chi fa così è proprio scemo!». Per tutta la montagna rimbombò: «Scemo! Scemo! Scemo!». Allora il povero pastore tornò in fretta al villaggio. Ora aveva paura a tornare sulla montagna: magari quei pastori avrebbe potuto tendergli un tranello e fargli del male!
Il giorno dopo la madre gli chiese: «Che cos'hai, figlio mio? Perché non vuoi portare le capre al pascolo?». Il ragazzo le raccontò tutto. La madre comprese che non c'era nessuno sulla montagna, soltanto l'eco rimandava al ragazzo le parole che lui stesso aveva gridato.
«Non ti preoccupare, figlio mio», gli disse «Quei pastori non ti vogliono fare alcun male. Hanno solo paura di te e vorrebbero amici. Domani, quando sarai tra le rocce, augura loro il buongiorno e aggiungi qualche frase amichevole! Sono sicura che te la ricambieranno».
Il giorno dopo, quando raggiunse la gola tra i monti, il ragazzo inspirò profondamente e gridò: «Buongiorno!». L'eco rispose: «Buongiorno! Buongiorno! Buongiorno!». Rassicurato, il giovane gridò ancora: «Vorrei essere vostro amico!». L'eco rimbalzo tra le rocce: «Amico! Amico! Amico!».
E' quasi una legge della vita.
Gli altri ti restituiscono sempre l'eco delle tue parole...
comunicazionecomportamentoparolepositivitànegativitàottimismopessimismorapporto con gli altrigentilezzavolgarità
inviato da Qumran2, inserito il 02/02/2016
TESTO
La prima grande porta della storia si è aperta in cielo: la porta del cuore di Dio.
Si è spalancata sull'umanità e mille portenti son piovuti dall'alto, inondando il mondo;
è scesa la luce, i colori dell'arcobaleno, bellezza e grazia e l'uomo capolavoro di Dio
ma tanto Dio ha aperto la porta, quanto l'uomo ha fatto di tutto per chiuderla.
Per riaprire la porta del cuore di Dio c'è solo una chiave possibile, che diventa porta:
"Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo" e il salmo centodiciotto:
"E' questa la porta del Signore, per essa entrano i giusti", e Sant'Ignazio di Antiochia:
"Egli è la porta del Padre, attraverso la quale entrano i profeti, gli apostoli e la Chiesa".
Ma Cristo si è fatto via e porta, perché Dio ha trovato in Maria un cancello aperto.
Il messaggio e la proposta di Dio sono caduti nell'umiltà della sua serva e dalla porta
del suo cuore è scaturito il Santo dei santi, il primogenito dei morti, Signore dei signori.
Io sono la via, la chiave, la porta, chi vuole essere felice deve passare attraverso di me.
La porta santa di Gesù ha scatenato una valanga di porte aperte a Dio e all'amore.
Sono i cuori che palpitano per Dio e aprono la loro casa all'accoglienza e al dono.
Mille portoni che lasciano passare lo Spirito del Cristo vivo e lo riversano nei fratelli
provocando quell'effetto domino di porte che si aprono verso la vera porta di Dio.
Mi sono accorto allora che la porta santa è lo stesso mio cuore spalancato da Gesù:
sarà porta santa se lascio entrare i bambini della strada, i barboni della stazione,
i fratelli emigranti nei quali Gesù si è identificato, i giovani che cercano estasi,
ma che hanno sete di valori e di speranza, gli anziani e le persone sole, se lascio entrare Gesù.
La mia porta santa è il sorriso e la gioia dipinti nei miei occhi, perché ho trovato la pace,
è ottimismo cristiano e abbandono all'amore di Dio che mi fa essere aperto all'altro,
focolare dove trovano riparo e calore chi ha sofferto il gelo e l'indifferenza,
il grazie perché Gesù buon pastore ha fasciato e guarito le mie piaghe, amandomi.
La porta santa di San Pietro e tutte le porte sante del mondo saranno Cristo.
Se passando ci sentiremo lavati, purificati e convertiti per essere pietre vive.
Se sentiremo l'abbraccio del Cristo, il suo calore, la sua pazzia d'amore per noi.
Saremo porta e via dove i fratelli troveranno la pace nell'unica porta del cuore di Dio.
porta santagiubileoaccoglienzaapertura
inviato da P. Gianni Fanzolato, inserito il 02/01/2016
RACCONTO
Leggenda araba
C'era una volta un vecchio, così vecchio che non ricordava neppure di essere stato giovane. E forse non lo era mai stato. In tutto il tempo che era stato in vita, ancora non aveva imparato a vivere. E, non avendo imparato a vivere, non riusciva neppure a morire.
Non aveva speranze né turbamenti; non sapeva né piangere né sorridere. Nulla esisteva al mondo che potesse addolorarlo e stupirlo. Trascorreva i suoi giorni inoperosi sulla soglia della sua capanna, guardando con occhi indifferenti il cielo, quello zaffiro immenso che Allah pulisce ogni giorno con la soffice bambagia delle nuvole. A volte qualcuno si fermava ad interrogarlo. Così carico d'anni qual era, la gente lo credeva molto saggio e cercava di trarre qualche consiglio dalla sua secolare esperienza.
«Che cosa dobbiamo fare per conquistare la gioia?» gli chiedevano i giovani. «La gioia è un'invenzione degli stolti», rispondeva lui.
Passavano uomini dall'animo nobile, apostoli bramosi di rendersi utili: «In che modo possiamo sacrificarci, per giovare ai nostri fratelli?» gli domandavano. «Chi si sacrifica per l'umanità è un pazzo», rispondeva il vecchio con un ghigno sinistro.
«Come possiamo indirizzare i nostri figli sulla via del bene?», domandavano i padri e le madri. «I figli sono serpi», rispondeva il vecchio. «Da essi non ci si può aspettare che morsi velenosi».
Anche gli artisti e i poeti, nella loro ingenuità, si recavano talvolta a consultare quell'uomo. «Insegnaci ad esprimere quell'anelito che abbiamo nel cuore!», gli dicevano. «Fareste meglio a tacere», sogghignava il vegliardo.
Le convinzioni malvagie di colui che non sapeva né vivere né morire, poco a poco si diffondevano nel mondo. L'Amore, la Bontà, la Poesia, investiti dal ventaccio del Pessimismo (poiché tale era il nome del Vecchio), si appannavano e inaridivano. L'esistenza umana veniva sommersa in una gora di stagnante malinconia.
Alla fine Allah si rese conto dello sfacelo che il Pessimismo operava nel mondo, e decise di porvi riparo. «Poveretto», pensò, «scommetto che nessuno gli ha mai dato un bacio». Chiamò un bambino e gli disse: «Va' a dare un bacio a quel povero vecchio».
Subito il bambino obbedì: mise le braccia intorno al collo del vecchio e gli scoccò un bacio sulla faccia rugosa. Il vegliardo fu molto stupito - lui che non si stupiva di niente. Difatti, nessuno mai gli aveva dato un bacio. E così il Pessimismo aperse gli occhi alla vita, e morì sorridendo al bambino che lo aveva baciato.
pessimismoottimismofiduciasorrisotenerezza
inviato da Il Patriota Cosmico, inserito il 16/06/2015
TESTO
Beato chi decide di perdere:
come chicco di frumento sotto terra
darà abbondanti frutti.
Beato chi porge l'altra guancia:
spezzerà la catena della violenza.
Beato chi non ricorre a metodi sleali per fare carriera:
sarà ricompensato dalla sua virtù.
Beato chi non si scoraggia:
rimarrà giovane come il suo ottimismo.
Beato chi sposa la povertà:
genererà figli innamorati della vita.
Scarica la raccolta completa di preghiere e testi di don Valentino Savoldi.
beatitudinisaggezzaumiltàottimismomitezza
inviato da Don Valentino Salvoldi, inserito il 16/06/2015
RACCONTO
12. Quanto pesa un bicchiere d'acqua? 27
Siamo all'Università di Berkley, in California. Un professore della Facoltà di Psicologia fa il suo ingresso in aula, come ogni martedì. Il corso è uno dei più gremiti e decine di studenti parlano del più e del meno prima dell'inizio della lezione. Il professore arriva con il classico quarto d'ora accademico di ritardo. Tutto sembra nella norma, ad eccezione di un piccolo particolare: il prof. ha in mano un bicchiere d'acqua.
Nessuno nota questo dettaglio finché il professore, sempre con il bicchiere d'acqua in mano, inizia a girovagare tra i banchi dell'aula. In silenzio. Gli studenti si scambiano sguardi divertiti, ma non particolarmente sorpresi. Sembrano dirsi: "Eccoci qua: oggi la lezione riguarderà sicuramente l'ottimismo. Il prof. ci chiederà se il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto. Alcuni diranno che è mezzo pieno. Altri diranno che è mezzo vuoto. I nerd diranno che è completamente pieno: per metà d'acqua e per l'altra metà d'aria! Tutto così scontato!".
Il professore invece si ferma e domanda ai suoi studenti: "Secondo voi quanto pesa questo bicchiere d'acqua?". Gli studenti sembrano un po' spiazzati da questa domanda, ma in molti rispondono: il bicchiere ha certamente un peso compreso tra i 200 e i 300 grammi. Il professore aspetta che tutti gli studenti abbiano risposto e poi propone il suo punto di vista: "Il peso assoluto del bicchiere d'acqua è irrilevante. Ciò che conta davvero è per quanto tempo lo tenete sollevato". Felice di aver catturato l'attenzione dei suoi studenti, il professore continua: "Sollevatelo per un minuto e non avrete problemi. Sollevatelo per un'ora e vi ritroverete un braccio dolorante. Sollevatelo per un'intera giornata e vi ritroverete un braccio paralizzato".
Gli studenti continuano ad ascoltare attentamente il loro professore di psicologia: "In ognuno di questi tre casi il peso del bicchiere non è cambiato. Eppure, più il tempo passa, più il bicchiere sembra diventare pesante. Lo stress e le preoccupazioni sono come questo bicchiere d'acqua. Piccole o grandi che siano, ciò che conta è quanto tempo dedichiamo loro. Se gli dedichiamo il tempo minimo indispensabile, la nostra mente non ne risente. Se iniziamo a pensarci più volte durante la giornata, la nostra mente inizia ad essere stanca e nervosa. Se pensiamo continuamente alle nostre preoccupazioni, la nostra mente si paralizza." Il professore capisce di avere la completa attenzione dei suoi studenti e decide di concludere il suo ragionamento: "Per ritrovare la serenità dovete imparare a lasciare andare stress e preoccupazioni. Dovete imparare a dedicare loro il minor tempo possibile, focalizzando la vostra attenzione su ciò che volete e non su ciò che non volete. Dovete imparare a mettere giù il bicchiere d'acqua".
stresspreoccupazioniserenitàtranquillitàfaticaconcentrazione
inviato da Qumran2, inserito il 06/08/2013
TESTO
Se tu credi,
che un sorriso è più forte di una lacrima,
se tu credi alla potenza di una mano offerta,
se tu credi che quello che unisce gli uomini
è più forte di quello che divide,
se tu credi che l'essere diversi
costituisce una ricchezza e non un pericolo,
se tu preferisci la speranza al sospetto,
se credi che devi fare il primo passo anziché gli altri,
allora la pace verrà.
Se lo sguardo di un bambino riesce ancora
a disarmare il tuo cuore,
se l'ingiustizia fatta agli altri ti suscita ribellione
come se l'avessi subita tu stesso,
se per te l'estraneo è un fratello che ti viene presentato,
se sai donare gratuitamente un po' del tuo tempo per amore,
se sai accettare che un altro ti renda un servizio,
se dividi il tuo pane e sai aggiungere un po' del tuo cuore,
se credi che il perdono va più lontano della vendetta,
allora la pace verrà.
Se puoi ascoltare gli infelici che ti fanno perdere tempo
e conservare il sorriso,
se sai accettare la critica ed approfittarne
senza respingerla e difenderti,
se sai accogliere un consiglio diverso dal tuo e adottarlo,
se ti rifiuti di versare sul petto altrui la tua colpa,
se per te la collera è una debolezza e non una prova di forza,
se tu preferisci essere abbandonato
anziché fare torto a qualcuno,
se tu rifiuti che dopo di te venga il diluvio,
se ti schieri dalla parte del povero e dell'oppresso
senza pretendere di essere un eroe,
se tu credi che l'amore è la sola forza della discussione,
se tu credi che la pace sia possibile,
allora la pace verrà.
inviato da Cinzia Novello, inserito il 06/03/2013
TESTO
Che Dio non mi permetta di perdere il romanticismo,
anche sapendo che le rose non parlano...
Che Dio non mi permetta di perdere l'ottimismo,
anche sapendo che il futuro che ci aspetta non è tanto allegro...
Che io non perda la voglia di vivere,
anche sapendo che la vita è, in molti momenti, dolorosa...
Che io non perda la voglia di avere grandi amici,
anche sapendo che, con il giro del mondo, anche loro vanno via dalle nostre vite...
Che io non perda la voglia di aiutare le persone,
anche sapendo che molte di loro sono incapaci di vivere, di vedere, riconoscere e compensare questo aiuto...
Che io non perda la voglia di amare,
anche sapendo che la persona che io più amo può non provare lo stesso sentimento verso di me...
Che io non perda la luce e la lucentezza degli occhi,
anche sapendo che molte cose che vedrò nel mondo oscureranno i miei occhi...
Che io non perda la forza,
anche sapendo che la sconfitta e la perdita sono due avversari estremamente pericolosi...
Che io non perda la ragione,
anche sapendo che le tentazioni della vita sono molte e attraenti...
Che io non perda il sentimento di giustizia,
pur sapendo che il pregiudicato possa essere io stesso...
Che io non perda il mio abbraccio forte,
anche sapendo che un giorno le mie braccia saranno fiacche...
Che io non perda la bellezza e la gioia di vedere,
anche sapendo che molte lacrime scorreranno dai miei occhi e finiranno nella mia anima...
Che io non perda l'amore per la mia famiglia,
anche sapendo che molte volte essa mi chiederà degli sforzi incredibili per mantenere la sua armonia...
Che io non perda la voglia di essere grande,
anche sapendo che il mondo è piccolo...
E soprattutto...
Che io non dimentichi mai che Dio mi ama infinitamente,
che un piccolo grano di allegria e di speranza dentro ciascuno è capace di cambiare e trasformare qualsiasi cosa, poi...
La vita è costruita sui sogni
e realizzata nell'amore!
vitasenso della vitagratuitàgenerositàimpegnovitalitàsperanzaottimismoforzavoglia di vivere
inviato da Qumran2, inserito il 20/09/2012
TESTO
La speranza non è ottimismo.
La speranza non è la convinzione che ciò che stiamo facendo avrà successo.
La speranza è la certezza che ciò che stiamo facendo ha un significato.
Che abbia successo o meno.
inviato da Qumran2, inserito il 12/08/2012
TESTO
16. Signore, che io non abbia paura dei peccati degli uomini
Signore, che io non abbia paura dei peccati degli uomini, ma che ami l'uomo anche con il suo peccato.
Che nessuno dica: "Il male è grande e noi siamo deboli e soli. Il mondo è cattivo e ci impedirà ogni opera di bene", perché tu ci insegni ad amare non casualmente e per brevi istanti, ma per sempre e fino alla fine la tua creazione, nel suo insieme, e in ogni granello di sabbia.
Non permetterci di scaricare addosso agli altri la nostra debolezza e la nostra pigrizia.
speranzaimpegnoottimismopessimismomisericordiaamore
inviato da Marta Gabellini, inserito il 12/08/2012
ESPERIENZA
17. Non dire che sei uno sfigato 5
Alex Zanardi, Luigiaccattoli.it
Una volta ero a Budrio, dove c'è il laboratorio che mi fa le protesi. Alla fine vado in un bar, si parla come al solito di auto, di Ferrari, tutti giù a offrirmi caffè. E vedo un uomo, alla finestra, con una bambina in braccio, che piange. Allora mi avvicino e mi accorgo che la bambina è senza gambe.
L'uomo mi vede e fa: No guardi, non creda, sto piangendo di gioia, sa. Perché Alice è nata senza gambe e oggi, a tre anni, le hanno potuto mettere le prime protesi e quando sono arrivato mi han detto: beh, dove sono le scarpe? E io son corso a comprarle, non l'avevo mai fatto, e adesso piango perché Alice ha le prime scarpe.
Allora sono andato nel bagno del bar e mi sono detto: Sandro, tu hai avuto trentatré anni alla grande, Montecarlo, Indianapolis, la Formula Uno. Hai una moglie, un figlio, degli amici, i soldi, la casa e la barca. Se adesso dici che sei sfigato ti sputo addosso.
Alex Zanardi, bolognese, campione di automobilismo che ha gareggiato e vinto anche dopo l'amputazione delle gambe a seguito di un incidente avuto nel 2001.
sofferenzaaccettazionefortunasfortunaottimismodeterminazione
inviato da Michela Ceccato, inserito il 09/04/2012
TESTO
Elizabeth Gilbert, Mangia, prega, ama
Sorridi con la faccia, sorridi con la mente e l'energia buona verrà da te e laverà via l'energia sporca.
sorrisodeterminazionebuon umoreottimismofiducia
inviato da Cinzia Novello, inserito il 09/04/2012
TESTO
19. Convertitevi e credete al Vangelo 1
K. Ware, Agenda Missionaria
Pentimento non è auto compassione o rimorso, ma conversione, incentrare la nostra vita sulla Trinità.
Non è guardare indietro con disgusto, ma avanti con speranza.
Non significa guardare in basso ai nostri errori, ma in alto all'amore di Dio.
Non significa guardare ciò che non siamo riusciti a essere, ma ciò che - per grazia divina - possiamo diventare.
conversionecredereottimismoveritàcambiamentosperanzamisericordia di Dio
inviato da Giuseppe Impastato S.I., inserito il 07/04/2012
PREGHIERA
20. Preghiera allo Spirito Santo 1
Don Angelo Saporiti, Commento sullo Spirito Santo
Vieni, Santo Spirito.
Porta vita nelle nostre comunità cristiane,
nei nostri gruppi di volontariato,
nei nostri circoli e associazioni parrocchiali.
Vieni a rinnovare le nostre messe troppo distanti dalla gente,
le nostre preghiere ammuffite e ipocrite,
i nostri consigli pastorali che assomigliano più a salotti per zitelle,
i nostri gruppi biblici così vecchi e statici,
vieni a rinnovare i nostri vescovi, i parroci, i catechisti...
Vieni Santo Spirito
e togli di mezzo ogni ostacolo che ci separa dall'amore fraterno,
fai sparire quei comportamenti di violenza che dividono i cuori,
annienta ogni gelosia, invidia, calunnia, rancore, odio, vendetta...
Metti nel nostro cuore un‘iniezione di bontà, di tenerezza,
di fiducia, di positività, di ottimismo.
Facci apprendere il linguaggio internazionale della pace
e del perdono reciproco.
Facci venire le lacrime agli occhi davanti alla bellezza di un tramonto
o al sorriso di un bambino.
Facci venire i brividi per una carezza di sollievo data o ricevuta.
Rendici persone umili, accoglienti, servizievoli e rispettose.
Regalaci la gioia di capire che l'unica nostra felicità
è nell'amare
come Dio ci ama.
Spirito SantoPentecostecomunitàchiesa
inviato da Don Angelo Saporiti, inserito il 21/01/2012