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ESPERIENZA

1. Grazie mamma e papà per non avermi abortito!   1

Elisa Bertoli, www.gingergeneration.it

Quando si discute di aborto, non ci si chiede mai cosa sceglierebbe il bimbo concepito. Intervistiamo Federica, 21 anni, venuta al mondo dopo che sua madre ha avuto il coraggio di non abortire.

Non ci si ricorda mai che, quando si discute di aborto, si parla prima di tutto di persone. Che magari sono talmente piccole da stare nel palmo di una mano, ma che, per citare il film "Juno", "hanno già le unghie". Loro in questi dibattiti non hanno voce, nonostante si discuta della loro vita e della loro morte. Ma provate a pensarci: cosa risponderebbe secondo voi un feto se gli si potesse chiedere di scegliere tra la venuta al mondo e la soppressione nel grembo della mamma? Secondo me vorrebbe nascere, nonostante tutto.
Tuttavia si sa che una mamma per il proprio bimbo desidera sempre il massimo, e il timore che egli non lo potrà avere, o la paura di non riuscire a portare avanti la gravidanza in una situazione che non è delle migliori, le impedisce di sentire una vocina che chiede semplicemente un po' di amore. E questo succede soprattutto se si sente sola e tutti, invece di aiutarla, le dicono che quella dell'aborto è "la soluzione più giusta, veloce e indolore" (non sanno queste persone che le donne in tanti casi ne portano il segno per tutta la vita). Ma ci sono anche mamme che, trovandosi in grandi difficoltà, riescono a chiedere aiuto e a vincere le proprie paure, perché si accorgono di non essere sole. E ci sono anche papà (già, perché dei papà non si parla mai!) che sono pronti a combattere con loro per avere la gioia di vedere finalmente quel bimbo. Sono grata a queste mamme (e a questi papà), perché, se una di loro non avesse avuto questo coraggio, anch'io non avrei mai potuto conoscere Federica!
Federica ha ventuno anni, abita sul Lago d'Orta. Studia informatica a Milano, svolge servizio civile presso la Croce Rossa Italiana, è animatrice in oratorio e per parecchie ore la settimana lavora in una pizzeria come cameriera. Ha due sorelle più grandi: Elena di ventisette anni e Maura di ventidue. Quando sua madre scoprì di essere in dolce attesa per la terza volta, non passava un momento facile: assieme al marito correva continuamente da un ospedale all'altro per far curare Elena, molto spesso malata, e al tempo stesso doveva accudire Maura, di soli otto mesi.

Come ha reagito tua madre alla notizia?
Aveva molta paura: Elena non stava ancora bene e Maura era molto piccola. Inoltre le condizioni economiche non erano delle migliori, lei aveva appena ripreso a lavorare dopo la seconda maternità... Insomma, una paura dietro l'altra!

Così ha pensato di abortire?
Sì, ha cominciato a tener presente la possibilità di abortire.

E come hanno reagito alla notizia invece tuo padre, i familiari, gli amici? Cosa le consigliavano?
Le persone esterne alla famiglia che le erano accanto le consigliavano di abortire, "tanto è solo una goccia di sangue". Mia madre nel frattempo macinava tutto questo dentro di sé senza parlarne con mio padre, senza sapere quindi cosa ne pensasse. Un giorno però il ginecologo le ha detto che era ora di prendere una decisione e così, capendo che non poteva decidere da sola, ha preso il coraggio tra le mani e ne ha parlato con lui. La risposta è stata decisa: le ha detto subito che non era proprio il caso di abortire. Anche perché erano cattolici praticanti e le ha chiesto con quale coraggio, commettendo un tale gesto, avrebbero poi potuto ancora andare in chiesa e ricevere l'Eucaristia.

Così il supporto di tuo padre è stato fondamentale per lei?
Sì, mio padre le ha assicurato che si sarebbero fatti forza a vicenda e che sarebbero andati avanti comunque. Mia madre ha capito allora che il sostegno del compagno nella coppia è fondamentale e che non sempre le persone che ci stanno vicino ci consigliano ciò che è meglio per noi... Ed eccomi qui!

E tu, quanto sei grata loro per aver avuto il coraggio di accogliere la tua vita, nonostante tutto?
Moltissimo! Ora posso dire di essere molto fortunata: sono cresciuta in una bella famiglia, mi sono stati insegnati valori importanti. E poi i miei genitori mi hanno fatto capire che la famiglia è il dono più grande e che bisogna rispettare la vita: essa non è "solo una goccia di sangue".

Quanto le difficoltà familiari si sono fatte sentire nella tua vita? Ti è mai mancato qualcosa?
Non mi hanno mai fatto mancare nulla. Certo, magari non avevo i pantaloni o la maglia firmati, ma l'amore e la gioia che mi donavano i miei genitori e che mi donano tuttora mi rendono molto più ricca. Non mi sono mai sentita una figlia non voluta: ho sempre ricevuto tanto amore sia dalle mie sorelle sia dai miei genitori.

Alla luce della tua esperienza, cosa ti senti di dire alle ragazze che si trovano ora in una situazione simile a quella vissuta da tua madre?
Alle ragazze che stanno pensando di abortire, vorrei dire che questa non è l'unica soluzione, che dentro di loro c'è una vita e che non hanno il diritto di buttarla via, perché è stata donata loro con amore, è stata generata da amore. Ragazze, oggi ci sono tante associazioni che aiutano le giovani mamme in difficoltà, ci sono tante persone che vogliono solo aiutarvi, provate ad ascoltarle! E poi ci sono anche molte famiglie che cercano un figlio con fatica senza riuscirci. Pensate a loro, e pensate se qualcuno decidesse della vostra vita senza chiedervi un parere, non credo vi piacerebbe!

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4.5/5 (2 voti)

inviato da Elisa Bertoli, inserito il 10/07/2011

TESTO

2. Farmaco d'immortalità   2

Suor M. Gioia Agnetta

Farmaco d'immortalità: l'Eucaristia

Composizione JHS non è una formula chimica, ma sigla che marca il Pane Eucaristico, Pane di frumento, consacrato nella Messa, dallo Spirito Santo di Dio, nelle mani del sacerdote e divenuto Corpo e Sangue vivo di Cristo Gesù; destinato ad essere mangiato dai battezzati convocati in Assemblea alla Celebrazione e conservato per gli invitati assenti.

JHS tre lettere dell'alfabeto latino, iniziali di tre parole:
Jesus = Gesù;
Hominum = degli uomini;
Salvator = Salvatore.
Gesù Salvatore degli uomini.

Come si presenta: allo sguardo appare un dischetto bianco di pane e nel calice un po' di vino. In effetti è il corpo e il sangue del Signore Gesù, vivo e presente per noi. Apparenza umile, silenziosa. Solo chi possiede la parola del Signore può capire il silenzio dell'Eucaristia.

Indicazioni: Anemia spirituale, perdita del gusto delle cose di Dio, disorientamento nella guida della propria vita e della propria famiglia, indifferenza, idolatria. Facilità di giudizio di condanna su tutto e su tutti, irascibilità, indebolimento della decisionalità a partire dal Vangelo. Disidratazione, sterilità di opere, causate dal poco bere linfa della Vite di cui si è tralci. Farmaco indicato non appena le conoscenze e le informazioni del proprio credo appaiono dei fantasmi, come numerose piante di un bosco nel quale si esita ad addentrarsi; difficoltà di dialogo, senso di emarginazione, di orfanezza, percezione di isolamento. Nausea per il sacro.

Controindicazioni: Nessuna, per nessuno al mondo, nonostante una Bimillennaria sperimentazione del suo Principio Attivo; l'JHS è risultato l'unico farmaco omopato-compatibile

Posologia: Bambini: ½ ora / 45 minuti alla settimana sotto vigile osservazione e gustosa scorta dei genitori a Messa.

Adulti: la cura va da 1 ora alla settimana (Messa-Domenicale), a un'aggiunta di ½ ora al giorno. Il dosaggio si intensifica con 1 ora al giorno, quando l'attrazione di Gesù interessa le pulsazioni del cuore, si rende sintomatico l'invaghimento per Dio e si sta bene con lui. La frequenza battiti in consonanza a quelli del cuore di Cristo, i pensieri a quelli di lui, e così i sogni e progetti, sono test di dosaggio equo. N.B. Il farmaco agisce solamente se si combina alla volontà di volere guarire.

Effetti indesiderati - Reazioni negative possono apparire non in chi assume il farmaco ma in parenti e amici che possono definire l'assenza (del paziente, di mezz'ora o di un'ora) un danno per la famiglia. Derisioni e insulti, attribuzione di bigottismo e di debolezza. Altri effetti indesiderati da JHS: Assuefazione, indifferenza o nei casi più gravi, acquisizione del magico.

Precauzioni - Non agitarsi prima dell'uso, prima di decidersi a fare questo passo. La notizia che l'assunzione del farmaco fa cambiar vita e può attivare la guarigione della memoria, della volontà, della capacità di giudicare e di progettare, di fraternizzare,... farla circolare nell'ambiente con cautela, ma senza prorogarla. La fede si rafforza donandola. Nel caso di un convincimento debole, frequentare opportune catechesi parrocchiali o gruppi e movimenti ecclesiali. Esporsi al rischio di far parte della comunità di fede a tutti gli effetti. Le forze del male non prevarranno.

Scadenza - Mt 28,20 - Il prodotto, in sé corruttibile, veicola e deposita germi positivi di incorruttibilità e di risurrezione. Viene confezionato ogni giorno e adempie la promessa di Gesù: "Sarò con voi sempre, fino alla fine del mondo".

eucaristiacorpocomunione

inviato da Suor M.Gioia Agnetta, inserito il 02/06/2009

ESPERIENZA

3. Al supermercato

Stavamo trascorrendo una piacevole giornata a casa dei miei genitori e sapendo che avrebbero dovuto fare la spesa, ci offriamo, io e mio marito, di andare al supermercato. Sono ormai le 19.00 quando arriviamo alla cassa e ci accorgiamo che ci sono alcune difficoltà per la famiglia che ci precede.

Non funzionano i collegamenti per il pagamento con il Bancomat e non hanno contanti sufficienti per coprire l'intera spesa. A questo si aggiunge il fatto che non possono reperirli a casa o allo sportello di una banca perché sono in bicicletta e non farebbero in tempo a tornare prima della chiusura. Interviene allora il direttore, ormai spazientito (stava già aspettando il ritorno di altre persone nella stessa situazione) che decide drasticamente di non consegnare la spesa senza possibilità di rimediare.

Bastano pochi secondi, guardo mio marito e comprendo che abbiamo lo stesso desiderio e la stessa idea. Proponiamo di pagare la loro spesa o di farsi accompagnare da noi alla banca più vicina. Mancano solo venti minuti alla chiusura ma sicuramente c'è il tempo necessario per andare e tornare. Accettano loro ed anche il direttore che rimane sorpreso e un po' stupito della nostra immediata disponibilità.

In auto mio marito raccoglie, da parte della signora che sta accompagnando, affermazioni di sincera gratitudine; la signora, quasi commossa, esprime la fiducia e la speranza, dopo questo gesto nei loro confronti, che "si può ancora fare e ricevere del bene in questo mondo".

Nel frattempo io attendo al supermercato, il loro ritorno e noto che il direttore ha cambiato completamente atteggiamento nei riguardi dei clienti esprimendo maggior gentilezza e comprensione. Addirittura quando mancano ormai pochi minuti alla chiusura, si avvicina ad una cassa dove un signore si trova nelle medesima situazione precedente e tranquillamente gli propone di portare a casa la spesa tornando il giorno seguente a pagare.

fraternitàsolidarietàesempio

inviato da Don Ambrogio Villa, inserito il 05/02/2006

RACCONTO

4. Mi butto   1

C'era una volta un pesciolino che viveva in un piccolo laghetto. Lì era nato e lì si era svolta da sempre la sua vita di pesciolino. Conosceva benissimo quel laghetto. C'erano i suoi amichetti pesciolini, i suoi genitori, i suoi parenti. Era un po' come una piccola famiglia. Conosceva benissimo quel laghetto, i suoi confini, l'esatta profondità dell'acqua in ogni suo punto, le rocce, il fondo scuro e melmoso tipico di ogni laghetto. Riusciva a nuotare persino ad occhi chiusi. C'era una cosa sola che non conosceva, perché i suoi gli avevano sempre impedito di avvicinasi: una piccola fessura, stretta e buia. Chissà perché gli avevano sempre impedito di avvicinarsi, chissà perché tutti si tenevano a debita distanza da questa fessura.

Il nostro amico pesciolino cresceva e, piano piano, diventava grande, proprio come i suoi genitori. Con lui cresceva anche la sua voglia di nuotare, di guizzare da una parte all'altra, di saltare fuori dall'acqua... ma purtroppo in quel laghetto non c'era tanto spazio per fare tutto questo, si rischiava di urtarsi uno con l'altro, di dare fastidio ai piccolini, di smuovere troppo il fondo melmoso. Con lui cresceva anche la curiosità per quella fessura misteriosa, della quale mai nessuno gli aveva fornito spiegazioni.

Preso da un'irrefrenabile curiosità il nostro amico pesciolino ci si volle avvicinare. Vista da vicino non era poi così stretta, e poi in fondo ad essa si intravedeva qualcosa di misterioso, che non si riusciva ad identificare precisamente. Fu così che decise di passarvi in mezzo. "Mi butto", pensò, e così fece. Iniziò a nuotare velocemente, perché aveva paura e tutt'intorno il buio si era fatto più pesto. Le pareti sembravano circondarlo, era proprio difficile nuotare in quelle condizioni. Fu preso dallo sconforto e dalla paura, ora sì rimpiangeva il piccolo laghetto nel quale, sebbene con qualche difficoltà, riusciva a nuotare più liberamente. La fatica era diventata davvero tanta e il nostro amico pesciolino era quasi sul punto di tornare indietro. Ma non appena fece per girare le pinne, un piccolo bagliore azzurro gli apparve dal fondo del canale. Era un azzurro fortissimo, che non aveva mai visto prima di allora. Allora ritrovò le energie che sembrava aver perduto e ricominciò a nuotare deciso. L'azzurro si faceva via via più forte e la distanza diminuiva sempre più. "Un altro piccolo sforzo ed è fatta", pensò. Alla fine, quasi accecato da un azzurro intensissimo, il nostro amico pesciolino arrivò alla fine del canale che sfociava nel mare. Lì era tutto meraviglioso, neanche nei libri di scuola aveva mai visto una cosa così. Poteva nuotare quanto voleva da una parte all'altra senza mai trovare un confine, il colore dell'acqua era bellissimo e il fondo molto limpido. E poi c'erano dei pescioni giganteschi, enormi, e degli altri piccoli, piccoli, piccoli ma con dei colori stupefacenti. E poi c'erano un sacco di piante strane, animali bizzarri con le chele, conchiglie enormi, pesci lunghi e stretti, larghi e piatti, alcune cose strane che sembravano volare nell'acqua.. "E' troppo bello - pensò - devo assolutamente convincere tutti a venire qui! Altro che il nostro laghetto".

Così si buttò nuovamente nel canale e con una gran forza ed entusiasmo riuscì a tornare nel laghetto. Che strano, questa volta il tragitto gli era sembrato molto più facile.

"Presto! Presto! Statemi tutti a sentire! Ho attraversato il canale e ho scoperto dove porta!".

"Impossibile! - disse il pesce più vecchio - quella fessura porta alla morte. Nessuno ci deve entrare! Quei pochi che l'hanno oltrepassata non sono mai tornati indietro. Lo dicevo io che tu eri un pesce un po' troppo esuberante! Tornate ai vostri lavori e non dategli retta."

"Ma no! Fidatevi! Io ci sono già passato, il canale porta al mare. Con tutta la fantasia che avete non riuscireste mai ad immaginare di quale colore meraviglioso è l'acqua e quanti pesci ci sono, grandi, piccoli, colorati, e poi il mare è vasto, sconfinato, si può nuotare in ogni direzione senza darsi fastidio, il fondo è limpido e molto profondo, e poi c'è un profumo meraviglioso!".

Ma gli altri pesci, forti delle loro comode certezze, insicuri e paurosi, non vollero dargli retta. "Io sto bene qui", "In fondo non ci è mai mancato niente", dicevano e, ad uno ad uno, si allontanavano.

Fu così che il nostro amico pesciolino, amareggiato e deluso, ma non per questo sconfortato, decise di fare ritorno da solo al mare. "Quando tornerò qui - pensava tra sé e sé, insieme ai pesci del mare mi crederanno!". Arrivato al mare cominciò a fare un sacco di nuove amicizie e a raccontare a tutti la sua storia. Gli rimanevano solo alcuni interrogativi ai quali non riusciva a dare risposta: dov'erano finiti i pesci che si erano avventurati precedentemente per il canale? da quali altri laghetti provenivano i pesci del mare? e perché adesso le sue squame, che nel laghetto gli erano sembrate sempre grigie e opache, sembravano brillare di una luce nuova?

realizzazionecoraggioabbandonoabbandono in Dio

inviato da Emanuele Meconcelli, inserito il 12/08/2003