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TESTO

1701. Voi siete un miracolo   1

Leo Buscaglia, Vivere amare capirsi

Abbiamo paura di vivere la vita, e perciò non facciamo esperienze, non vediamo. Non sentiamo. Non rischiamo! Non prendiamo a cuore nulla! Non viviamo... perché la vita significa essere coinvolti attivamente. Vivere significa sporcarvi le mani. Vivere significa buttarvi con coraggio. Vivere significa cadere e sbattere il muso. Vivere significa andare al di là di voi stessi... tra le stelle!

Ma dovete decidere voi, per voi stessi. "Cosa significa per me la vita?" Sono convinto che se ogni giorno dedicassimo a pensare alla vita e a vivere e ad amare lo stesso tempo... no, un quarto del tempo che dedichiamo a preparare i pasti, saremmo incredibili!

Ma la vita ha un modo meraviglioso per risolvere questo problema. Per me è sempre affascinante perché, quando la vita non viene vissuta, esplode in noi. E' come cercare di bloccare il coperchio di una pentola che bolle. Succederà qualcosa, ne sono convinto. Finirete per piombare nella paura, nella sofferenza, nella solitudine, nella paranoia o nell'apatia. Tutti segni del fatto che non state vivendo! Quindi, se avvertite uno di questi sintomi, rimboccatevi le maniche e dite: "Ora devo vivere". Nell'attimo in cui incominciate a lasciarvi coinvolgere nella vita, il vapore fuoriesce, e siete salvi. Non è facile: ma la vita ci fa sapere che deve essere vissuta. Meraviglioso!

Perché c'è la morte? Io non so perché c'è la morte. Perché c'è la sofferenza? Vorrei che non ci fosse, ma non so perché c'è. Se passassi la vita a cercare le risposte a questi interrogativi, non vivrei mai.

Però a quelli che vengono da me dico che so qualcosa della vita. C'è una cosa chiamata gioia, perché io l'ho provata. E c'è una cosa chiamata follia meravigliosa, perché l'ho vissuta. E so che c'è una cosa chiamata amore perché ho amato. E so che c'è una cosa chiamata estasi perché ho conosciuto l'estasi. E so anche - perché ho conosciuto gente che ne ha fatto l'esperienza - che c'è una cosa chiamata rapimento. Oh, mi piace questa parola, "rapimento"! Cercate il rapimento! Mi rifiuto di morire fino a quando non avrò imparato che cos'è!

Perché uno si comporti così, bisogna che faccia molte scelte. Una delle più importanti è "scegliere se stesso".
Scegliete voi stessi.

Finitela di odiarvi. Finitela di buttarvi giù. Abbracciatevi e dite: "Sai, va bene così! Starai perdendo i capelli, ma sei tutto ciò che ho!".

Quando vi riconciliate con le vostre debolezze, ce l'avete fatta! Non sono enormi, sono soltanto una piccola parte di voi.

Dovete scegliere voi stessi. Sono sicuro che coloro che si tolgono la vita, che non vivono, sono soprattutto coloro che non hanno rispetto per se stessi. Non so quando è stata l'ultima volta che qualcuno ha detto questo, ma voglio sottolinearlo: Voi siete un miracolo.

senso della vitaricerca di sensosuicidiomortevitaprogettostuporeaccettazione di séottimismosperanza

inviato da Emilio Centomo, inserito il 05/05/2002

TESTO

1702. Preghiera di un pupazzo di stracci   1

Gabriel Garcia Marquez

Se per un istante Dio dimenticasse che io sono un pupazzo di stracci e mi regalasse un poco di vita, forse non direi tutto quello che penso ma in definitiva penserei tutto quello che dico.

Darei valore alle cose, non per ciò che valgono, ma per quello che significano.

Dormirei poco, sognerei di più, sapendo che per ogni minuto che chiudiamo gli occhi perdiamo sessanta secondi di luce.

Andrei quando gli altri si fermano, starei sveglio quando gli altri dormono.

Ascolterei quando gli altri parlano, e come gusterei un buon gelato di cioccolata.

Se Dio mi concedesse un poco di vita, vestirei leggero, mi appiattirei al sole, lasciando scoperto non solo il mio corpo ma anche la mia anima.
Dio mio, se avessi un cuore...

Scriverei il mio odio sul ghiaccio e aspetterei il sorgere del sole.

Dipingerei sulle stelle una poesia di Benedetti con un sogno di Van Gogh, e una canzone di Serrat sarebbe la serenata che dedicherei alla luna.

Annaffierei con le mie lacrime le rose, per sentire il dolore delle spine e il bacio incarnato dei petali.
Dio mio, se avessi un poco di vita...

Non lascerei passare un solo giorno senza dire alla gente che amo, che la amo.

Convincerei ogni donna o uomo che sono i miei preferiti e vivrei innamorato dell'amore.

Agli uomini dimostrerei quanto si sbagliano a pensare che si smette di innamorarsi quando si invecchia, senza sapere che si invecchia quando si smette di innamorarsi.

A un bambino darei ali, ma lascerei che imparasse a volare da solo.

Ai vecchi insegnerei che la morte non arriva con la vecchiaia, ma con il dimenticare.
Tante cose ho appreso da voi uomini...

Ho appreso che ognuno vuole vivere in cima alla montagna, senza sapere che la vera felicità sta nel modo di salire la scarpata.

Ho appreso che quando un neonato stringe con il suo piccolo pugno, per la prima volta, il dito di suo padre, lo tiene intrappolato per sempre.

Ho appreso che un uomo ha il diritto di guardarne un altro dall'alto in basso soltanto quando deve aiutarlo ad alzarsi.

Sono tante le cose che ho potuto imparare da voi, ma alla fine non potranno servirmi molto, perché, quando mi riporrete dentro la valigia, purtroppo io starò morendo...

vitaprogettofuturorinasceresperanza

inviato da Michela De Santis, inserito il 04/05/2002

TESTO

1703. Per ricordarvi di me

Verrà il giorno in cui il mio corpo giacerà su un lenzuolo bianco, rincalzato con cura sotto i quattro angoli di un materasso in un ospedale.

A un certo momento, un medico dichiarerà che il mio cervello ha cessato di funzionare e che la mia vita si è fermata a tutti gli effetti.

Allora non cercate di prolungare la mia vita artificialmente con l'aiuto di una macchina. E non chiamate quel letto il mio letto di morte; chiamatelo il letto di vita e lasciate che tutte le parti del mio corpo vengano utilizzate perché altri possano vivere meglio.

Date i miei occhi a un uomo che non ha mai visto un'aurora, il viso di un bambino e l'amore negli occhi di una donna. Date il mio cuore a una persona che per esso ha patito infinite sofferenze.

Date i miei reni a chi è legato a una macchina per sopravvivere.

Togliete dal mio corpo tutte le ossa, i muscoli e i nervi e studiate il modo di utilizzarli per far camminare un bimbo minorato.

Esplorate ogni angolo del mio cervello. Prendete le mie cellule, se necessario, e conservatele; forse un giorno serviranno affinché un ragazzo privo della parola possa urlare quando gli lanciano il pallone e una bimbetta sorda possa sentire il ticchettio della pioggia sui vetri.

Bruciate quel che resta di me e spargete le ceneri al vento; serviranno a far crescere i fiori.

Se dovete seppellire qualcosa, seppellite i miei difetti, le mie debolezze e tutti i pregiudizi contro i miei simili.
Date i miei peccati al diavolo, la mia anima a Dio.

Se vorrete ricordarvi di me, fatelo con una buona azione e con una parola di conforto per qualcuno che ha bisogno di voi.

Se farete tutto ciò, io vivrò per sempre.

donazione degli organimorte

inviato da Francesco Sessa, inserito il 04/05/2002

PREGHIERA

1704. Eccomi fuori combattimento

Louis Joseph Lebret

Signore, questa volta non ne posso più.
Da mesi mi sono intestardito
a compiere tutto il mio dovere professionale,
ad accontentare diligentemente
tutti coloro che mi chiedevano
piccoli e grandi favori.
Mi ci sono ostinato.
E' così desolante
lasciare incompleto un lavoro
che in realtà non sarà mai completato.
È normale che uno si ostini
a tener duro, spossandosi.
Eccomi dunque, Signore,
per un certo tempo o per sempre,
non so, fuori combattimento.
Sia fatta la tua volontà.
So che siamo sempre dei servi inutili,
l'essenziale è amarti
e continuare ad amare
intensamente i propri fratelli
quando pare impossibile
poter essere utili per loro.
Tu solo sai ciò che è meglio
e io mi affido a te, Signore.

abbandonoumiltàpiccolezzaservizio

inviato da Luca Mazzocco, inserito il 04/05/2002

TESTO

1705. Dio viene dal futuro   3

Tonino Bello

C'è nella storia, una continuità secondo ragione, che è il futurum. E' la continuità di ciò che si incastra armonicamente, secondo la logica del prima e del poi. Secondo le categorie di causa ed effetto. Secondo gli schemi dei bilanci, in cui, alle voci di uscita, si cercano i riscontri corrispondenti nelle voci di entrata: finche tutto non quadra.
E c'è una continuità secondo lo Spirito, che e l'adventus.

E' il totalmente nuovo, il futuro che viene come mutamento imprevedibile, il sopraggiungere gaudioso e repentino di ciò che non si aveva neppure il coraggio di attendere.

In un canto che viene eseguito nelle nostre chiese e che è tratto dai salmi si dice: "Grandi cose ha fatto il Signore per noi: ha fatto germogliare i fiori tra le rocce!". Ecco, adventus è questo germogliare dei fiori carichi di rugiada tra le rocce del deserto battute dal sole meridiano.

Promuovere l'avvento, allora, è optare per l'inedito, accogliere la diversità come gemma di un fiore nuovo. Cantare, accennandolo appena, il ritornello di una canzone che non è stata ancora scritta, ma che si sa rimarrà per sempre in testa all'hit-parade della storia.

Mettere al centro delle attenzioni pastorali il povero, è avvento. E' avvento, per una madre, amare il figlio handicappato più di ogni altro. E' avvento, per una coppia felice e con figli, mettere in forse la propria tranquillità, avventurandosi in operazioni di "affidamento", con tutte le incertezze che tale ulteriore fecondità si porta dietro, anzi, si porta avanti.

E' avvento, per un giovane, affidare il futuro alla non garanzia di un volontariato, alla non copertura di un impegno sociale in terre lontane, alla gratuità e "inutilità" della preghiera perché la sua testimonianza sia forte in questi tempi di confusione.

E' avvento, per una comunità, condividere l'esistenza del terzo mondiale e sfidare i benpensanti che si chiudono davanti al diverso, per non permettere infiltrazioni inquinanti al proprio patrimonio culturale e religioso.

E' avvento, per una congregazione religiosa o per un presbitero Diocesano, allentare le cautele della circospezione mondana per tutelarsi il sostentamento, facendo affidamento sulla "insostenibile leggerezza" della Provvidenza di Dio.

Per Antonella, mia amica, è avvento abbandonare le lusinghe della carriera sportiva e, dopo aver frequentato l'Isef, farsi suora di clausura. Per Karol Tarantelli è avvento perdonare l'assassino di suo marito. Per Madre Teresa di Calcutta avvento è abbandonare la clausura e "farsi prossimo" sulle strade del mondo.

"Ecco come è avvenuta la nascita di Gesù": per promuovere l'avvento, Dio è partito dal futuro.

avventotestimonianzasolidarietàprovvidenzafuturofedefiduciacoppiafamiglia

5.0/5 (3 voti)

inviato da Emilio Centomo, inserito il 04/05/2002

TESTO

1706. I cristiani nel mondo

Lettera a Diogneto, autore anonimo del II secolo

I cristiani non si distinguono dagli altri uomini né per territorio, né per lingua, né per costumi. Non abitano città proprie, né usano un gergo particolare, né conducono uno speciale genere di vita. Ma pur vivendo in città greche o barbare - come a ciascuno è toccato - e uniformandosi alle abitudini del luogo nel vestito, nel vitto e in tutto il resto, danno l'esempio di una vita sociale mirabile, o meglio - come dicono tutti - paradossale. Abitano nella propria patria come pellegrini; partecipano alla vita pubblica come cittadini ma da tutto sono staccati come stranieri, ogni nazione è la loro patria e ogni patria è una nazione straniera. Si sposano come tutti e generano figli, ma non espongono i loro nati. Hanno in comune la mensa, ma non il letto. Vivono nella carne ma non secondo la carne. Dimorano sulla terra, ma sono cittadini del cielo. Obbediscono alle leggi vigenti, ma con la loro vita superano le leggi.

testimonianzaessere cristiani

inviato da Emilio Centomo, inserito il 04/05/2002

RACCONTO

1707. La grotta azzurra   1

Bruno Ferrero, Il canto del grillo

Era un uomo povero e semplice. La sera, dopo una giornata di duro lavoro, rientrava a casa spossato e pieno di malumore. Guardava con astio la gente che passava in automobile o quelli seduti ai tavolini del bar.

"Quelli sì che stanno bene", brontolava l'uomo, pigiato nel tram, come un grappolo d'uva nel torchio. "Non sanno cosa vuol dire tribolare... Tutte rose e fiori, per loro. Avessero la mia croce da portare!".

Il Signore aveva sempre ascoltato con molta pazienza i lamenti dell'uomo. E, una sera, lo aspettò sulla porta di casa.

"Ah, sei tu, Signore?" disse l'uomo, quando lo vide. "Non provare a rabbonirmi. Lo sai bene quant'è pesante la croce che mi hai imposto". L'uomo era più imbronciato che mai.

Il Signore gli sorrise bonariamente."Vieni con me. Ti darò la possibilità di fare un'altra scelta", disse.

L'uomo si trovò all'improvviso dentro una enorme grotta azzurra. L'architettura era divina. Ed era tempestata di croci: piccole, grandi, tempestate di gemme, lisce, contorte.

"Sono le croci degli uomini", disse il Signore,"scegline una". L'uomo buttò con malagrazia la sua croce in un angolo e, fregandosi le mani, cominciò la cernita.

Provò una croce leggerina. ma era lunga e ingombrante. Si mise al collo una croce da vescovo, ma era incredibilmente pesante di responsabilità e sacrificio.

Un'altra, liscia e graziosa in apparenza, appena fu sulle spalle dell'uomo cominciò a pungere come se fosse piena di chiodi.

Afferrò una croce d'argento, che mandava bagliori, ma si sentì invadere da una straziante sensazione di solitudine e abbandono. La posò subito. Provò e riprovò, ma ogni croce aveva qualche difetto.

Finalmente, in un angolo semibuio, scovò una piccola croce, un po' logorata dall'uso. Non era troppo pesante, né troppo ingombrante. Sembrava fatta apposta per lui. L'uomo se la mise sulle spalle con aria trionfante. "Prendo questa!", esclamò. Ed uscì dalla grotta.

Il Signore gli rivolse il suo sguardo dolce dolce. E in quell'istante l'uomo si accorse che aveva ripreso proprio la sua vecchia croce: quella che aveva buttato via entrando nella grotta. E che portava da tutta la vita.

"Come in un sogno mattutino, la vita si fa sempre più luminosa a mano a mano che la viviamo, e la ragione di ogni cosa appare finalmente chiara" (Ricther).

accettazione di sésofferenzacrocedolore

5.0/5 (2 voti)

inviato da Luca Mazzocco, inserito il 03/05/2002

TESTO

1708. Un amico fedele   1

S. Giovanni Crisostomo

Un amico fedele
è un balsamo nella vita,
è la più sicura protezione.
Potrai raccogliere tesori d'ogni genere
ma nulla vale quanto un amico sincero.
Al solo vederlo, l'amico suscita nel cuore
una gioia che si diffonde in tutto l'essere.
Con lui si vive una unione profonda
che dona all'animo gioia inesprimibile.
Il suo ricordo ridesta la nostra mente
e la libera da molte preoccupazioni.
Queste parole hanno senso
solo per chi ha un vero amico;
per chi, pur incontrandolo tutti i giorni,
non ne avrebbe mai abbastanza.

amicizia

inviato da Luca Mazzocco, inserito il 03/05/2002

TESTO

1709. La Pace a tutti i costi

don Primo Mazzolari, Tu non uccidere

Ci siamo accorti che non basta essere custodi della pace e neanche uomini di pace nel nostro intimo, se lasciamo che altri ne siano i soli testimoni. Come cristiani dobbiamo essere in prima linea nello sforzo comune verso la pace. Davanti per vocazione non per paura. Quando fa buio la lampada non la si mette sotto la tavola.

Opponendo guerra a guerra, violenza a violenza non si fa che moltiplicare le rovine. Invece di uno saremo in due a buttar giù, non importa se per ragioni o con animi opposti. Perché non ammazzo chi non è d'accordo con me, non vuol dire che io sia d'accordo con lui. Non l'ammazzo perché sono certo che la mia verità ha tanta verità da superare l'errore dell'altro. La verità non ha bisogno della mia violenza per vincere. Il cristiano è contro ogni male, non fino alla morte del malvagio, ma fino alla propria morte, dato che non c'è amore più grande che quello di mettere la propria vita a servizio del bene del fratello perduto. Vince chi si lascia uccidere, non chi uccide. La storia della nostra redenzione si apre con la strage degli Innocenti e si chiude con il Calvario.

Un cristiano deve fare la pace anche quando venissero meno le ragioni della pace. Al pari della fede, della speranza e della carità, la pace è vera beatitudine, quando non c'è tornaconto o interesse o convenienza, vale a dire quando incomincia a sembrare follia davanti al buon senso della gente ragionevole.

Tutti si battono e si sputano addosso e aizzano gli uomini, i tuoi figli, gli uni contro gli altri. Tutti si armano pieni di superbia. Tutti fanno come se la pace e la guerra fossero in loro potere.

paceperdononon violenzagiustiziaamare i nemiciconflitti

inviato da Gianmarco Marzocchini, inserito il 03/05/2002

TESTO

1710. Attendere Qualcuno   1

Primo Mazzolari

La vita di ognuno è un'attesa.
Il presente non basta a nessuno.
In un primo momento, pare che ci manchi qualcosa.
Più tardi ci si accorge che ci manca Qualcuno.
E lo attendiamo.

avventorapporto con DiofelicitàDio

4.0/5 (1 voto)

inviato da Gianmarco Marzocchini, inserito il 03/05/2002

PREGHIERA

1711. Ti amo fratello   1

Angela Natilla

Ti amo fratello/sorella
per le piccole attenzioni d'ogni giorno
e ti amo per quello che sei
e in ricchezza e in povertà mi doni.

Ti amo fratello/sorella
anche se sei distante
perché non amo di te
la tua presenza fisica,
amo invece il camminarti a fianco
come amo di te
il fatto che tu mi cammini a fianco.

Ti amo fratello/sorella
perché sei dono di Dio
al mio piccolo cuore
che ti riscalda
e ti ripara dal freddo in nome Suo
anche quando, a volte,
Lo senti meno vicino
o senti vacillare la tua forza
oppure ti ritrovi tu più debole e stanco.

Ti amo fratello/sorella
per le cose minuscole
che sollevano la mia e la tua solitudine
e ti amo perché ti fai bagnare gli occhi di lacrime
quando vedi i miei,
offuscati e socchiusi, annebbiare la fiducia costruita a fatica.

Ti amo fratello/sorella
per il sorriso pacato e forte
delle tue labbra,
come ti amo per il tuo viso preoccupato e affaticato
che mi permetti di vedere.

Ti amo fratello/sorella
per il sole e la luna
che in te fai baciare,
per il cielo e la terra
che fai incontrare,
per il dolore e la gioia
che non allontani
e stringi forte
con le tue mani ed il tuo corpo:
respiro ristretto della tua anima.

Ma sopra le maree ed ogni cielo
che all'orizzonte si perde ad occhio umano, io ti amo
perché sei mio fratello/sorella
e, come tale,
l'altra parte di me che mi abita,
ti amo come tu ami me
e con i nostri corpi protesi in alto
noi siamo l'eredità più bella
lasciata da nostro Padre in terra.

amiciziacomunionefratellanza

inviato da Polda, inserito il 03/05/2002

PREGHIERA

1712. Un cuore mendicante   1

Rabindranath Tagore

Mi hai fatto povero
tra il sorriso delle stelle,
mi hai dato un cuore
mendicante per le strade...

Passai ramingo di porta in porta
e, quando la mia borsa si riempiva,
tu mandavi a derubarmi.

Al termine della lunga mia giornata
vengo a lagnarmi alla soglia
della tua ricca casa:
ecco la mia sporta vuota!

Ti vidi allora scendere
a prendermi per mano
e mi ritrovai seduto
accanto a te sul trono.

abbandonofedefiducia

5.0/5 (1 voto)

inviato da Maria Grazia Guidetti, inserito il 03/05/2002

PREGHIERA

1713. La vita in due

S. Giovanni Crisostomo

Grazie, Signore,
perché ci hai dato l'amore
capace di cambiare
la sostanza delle cose.
Quando un uomo e una donna
diventano uno nel matrimonio
non appaiono più come creature terrestri
ma sono l'immagine stessa di Dio.
Così uniti non hanno paura di niente.
Con la concordia, l'amore e la pace
l'uomo e la donna sono padroni
di tutte le bellezze del mondo.
Possono vivere tranquilli,
protetti dal bene che si vogliono
secondo quanto Dio ha stabilito.
Grazie, Signore,
per l'amore che ci hai regalato.

matrimoniocoppiafamiglia

inviato da Maria Grazia Guidetti, inserito il 03/05/2002

PREGHIERA

1714. Parafrasi del "Padre Nostro"   2

San Francesco d'Assisi

O santissimo Padre nostro:
creatore, redentore, consolatore e salvatore nostro.

Che sei nei cieli
negli angeli e nei santi,
illuminandoli alla conoscenza, perché tu, Signore, sei luce;
infiammandoli all'amore, perché tu, Signore, sei amore;
ponendo la tua dimora in loro e riempiendoli di beatitudine,
perché tu, Signore, sei il sommo bene, eterno,
dal quale proviene ogni bene e senza il quale non esiste alcun bene.

Sia santificato il tuo nome
si faccia luminosa in noi la conoscenza di te,
affinché possiamo conoscere l'ampiezza dei tuoi benefici,
l'estensione delle tue promesse,
la sublimità della tua maestà
e la profondità dei tuoi giudizi.

Venga il tuo regno
perché tu regni in noi per mezzo della grazia
e ci faccia giungere nel tuo regno,
ove la visione di te è senza veli,
l'amore di te è perfetto,
la comunione di te è beata,
il godimento di te senza fine.

Sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra
affinché ti amiamo con tutto il cuore sempre pensando a te;
con tutta l'anima, sempre desiderando te;
con tutta la mente, orientando a te tutte le nostre intenzioni
e in ogni cosa cercando il tuo onore;
e con tutte le nostre forze,
spendendo tutte le energie e sensibilità dell'anima e del corpo
a servizio del tuo amore e non per altro;
e affinché possiamo amare i nostri prossimi come noi stessi,
trascinando tutti con ogni nostro potere al tuo amore,
godendo dei beni altrui come dei nostri
e nei mali soffrendo insieme con loro
e non recando nessuna offesa a nessuno.

Il nostro pane quotidiano dà a noi oggi
il tuo Figlio diletto,
il Signore nostro Gesù Cristo,
dà a noi oggi:
in memoria, comprensione e reverenza dell'amore
che egli ebbe per noi e di tutto quello
che per noi disse, fece e patì.

E rimetti a noi i nostri debiti
per la tua ineffabile misericordia,
per la potenza della passione del tuo Figlio diletto
e per i meriti e l'intercessione della beatissima Vergine
e di tutti i tuoi eletti.

Come noi li rimettiamo ai nostri debitori
e quello che non sappiamo pienamente perdonare,
Tu, Signore, fa' che pienamente perdoniamo,
sì che, per amor tuo, amiamo veramente i nemici
e devotamente intercediamo presso di te,
non rendendo a nessuno male per male
e impegnandoci in te ad essere di giovamento a tutti.

E non ci indurre in tentazione
nascosta o manifesta, improvvisa o insistente.

Ma liberaci dal male
passato, presente e futuro.

Amen.

padre nostro

5.0/5 (1 voto)

inviato da Giovanni Ferroni, inserito il 03/05/2002

TESTO

1715. Dieci consigli per ben litigare   1

1. Litigare: tenendo l'altro al centro della propria attenzione.

2. Ascoltarsi: significa cercare di captare le parole e i sentimenti che si trovano dietro le parole. Significa recepire con tutta la propria persona quello che l'altro trasmette e lasciare che questi esprima pienamente, nella massima libertà e sincerità, quello che pensa e sente su un determinato argomento. Significa evitare di intervenire sempre, senza lasciare spazio al partner per dire la sua.

3. Capire bene: il messaggio che viene comunicato, in modo obiettivo, senza prenderlo come una critica o come mancanza di amore e di rispetto.

4. Focalizzare: correttamente il vero problema, ossia determinare con chiarezza qual è il vero nocciolo dell'argomento. Capita di iniziare a discutere o a litigare su una questione e da questa ne derivano in fila tante altre, fino a che non si parla più del primo oggetto del discorso.

5. Non rifarsi al passato: non riportare, cioè, episodi che ormai fanno parte del "museo coniugale". E' inutile tirar fuori quello che può essere accaduto prima del matrimonio o prima dell'attuale litigio.

6. Riflettere bene: prima di replicare o lanciare accuse. Spesso la mancanza di riflessione è segno di mancanza di maturità, di poca obiettività e di una certa aggressività. Non si devono formulare accuse fondate solo su intuizioni, sospetti o sentito dire.

7. Dimostrare buona volontà: affermando il proprio desiderio di trovare qualche soluzione per uscire dalla situazione. Ciò significa discutere, cercare insieme ed essere disponibili ad accettare insieme una soluzione non propria. Si può sempre arrivare al compromesso.

8. Elencare le soluzioni e le alternative proposte, esaminarle insieme, non solo in base al sentimento, ed esprimere con sincerità ciò che si pensa a favore o contro questa o quell'altra soluzione. Tenere conto del bene di entrambi come coppia e come famiglia. Occorre per questo una buona dose di saggezza, di umiltà e di sacrificio.

9. Decidere insieme la soluzione: non significa arrendersi, ma cercare il bene migliore per tutti, anche se costa. In mancanza di unanimità, uno dei due deve delegare l'altro con la facoltà di decidere. Si può anche stabilire in quali situazioni deve decidere il marito o la moglie. A volte è necessario ricorrere a una terza persona o a un consultorio per verificarsi insieme.

10. Dimenticare e perdonare: questa deve essere la caratteristica del coniuge cristiano. Dimenticare ciò che è successo significa decidere di chiuderlo nel "museo coniugale" senza più tirarlo fuori. Perdonare con tutto il cuore, perché ci sono state e ci saranno ancora situazioni in cui anche noi possiamo sbagliare. Non rifiutare né di dare né di ricevere perdono.

famigliacoppiamatrimoniolitigiperdono

2.0/5 (1 voto)

inviato da Rossella Di Cosmo, inserito il 03/05/2002

PREGHIERA

1716. Preghiera dei genitori

Ti preghiamo Signore
di concederci vita
per poter vedere come crescono i nostri figli,
di concederci sapienza
per poter insegnare loro, senza tenerli sotto tutela,
di concederci saggezza
in modo che le nostre azioni non appesantiscano la loro vita, con dei pregiudizi,
di concederci amore
in modo che sappiamo condurli verso la meta
di concederci benedizione,
perché sappiamo dire di sì alla scelta che vorranno fare
soprattutto se tu Signore
chiamerai qualcuno dei nostri figli
ad una vita di speciale consacrazione
ed incontro con Cristo nostro Salvatore.
Amen.

genitorifiglimatrimoniofamigliaeducare

inviato da Rossella Di Cosmo, inserito il 03/05/2002

TESTO

1717. Decalogo del buon marito   2

Per essere un bravo papà... devi essere prima un buon marito: ecco il decalogo di un buon marito:

1. Esaminati seriamente: se tra queste qualità ce n'è una che ti appartiene (aggressivo, arrogante, autoritario, bugiardo, contestatore, egoista, impulsivo, prepotente, schiavizzante o violento) non saresti un buon marito; per esserlo dovresti subito riqualificarti.

2. Non essere prevenuto contro tua moglie; credile, stimala ed amala coma la creatura più amabile, non ti è stata donata dal caso, ma te la sei scelta coma la migliore compagna della tua vita.

3. Se tua moglie ti sembra non più quella di prima, esaminati bene con gran sincerità: forse tu sei cambiato.

4. Sei capofamiglia: ti deve interessare il benessere fisico, morale e spirituale di tua moglie, come fosse il tuo e dei tuoi figli; non permettere dunque che si sovraccarichi di lavoro e responsabilità. Condividi con lei tutti gli oneri della casa e quando te lo chiedesse anche quelli di sua specifica competenza.

5. Il legame matrimoniale è sacro per cui non puoi permettere che neppure l'ombra del sospetto venga a offuscare la tua fedeltà. Dinanzi a tuoi eventuali sbagli, comportati umilmente nel riconoscerli: il miglior modo per essere da lei perdonato è chiedergliene scusa.

6. Nell'educazione dei figli ambedue avete pari diritti e doveri; ma se capisci che in qualcosa lei ha più disposizioni di te, cedile umilmente la preferenza.

7. Nella gestione economica della casa ricorda che la donna è quasi sempre più capace dell'uomo. Ha bisogno però della tua fiducia.

8. Non cedere mai alla rabbia tentando di correggerla con violenza. La donna non va percossa neppure con un fiore. Nelle discussioni non rimettere in ballo il passato i cui errori vanno seppelliti nel dimenticatoio.

9. Non ti permettere di umiliare tua moglie in presenza di estranei o dei figli: guasteresti tutto e forse per sempre.

10. Non essere avaro di gesti di tenerezza anche in pubblico: una carezza o un piccolo dono è capace di farle dimenticare mille torti.

famigliacoppiafigligenitorimatrimoniopapàmarito

inviato da Rossella Di Cosmo, inserito il 03/05/2002

TESTO

1718. Angeli con un'ala soltanto   1

Tonino Bello

Voglio ringraziarti, Signore, per il dono della vita.

Ho letto da qualche parte che gli uomini sono angeli con un'ala soltanto: possono volare solo rimanendo abbracciati.

A volte nei momenti di confidenza oso pensare, Signore, che anche Tu abbia un'ala soltanto, l'altra la tieni nascosta... forse per farmi capire che Tu non vuoi volare senza me.

Per questo mi hai dato la vita, perché io fossi tuo compagno di volo.

Insegnami allora a librarmi con Te perché vivere non è trascinare la vita, non è strapparla, non è rosicchiarla: vivere è abbandonarsi come un gabbiano all'ebbrezza del vento; vivere è assaporare l'avventura della libertà, vivere è stendere l'ala, l'unica ala con la fiducia di chi sa di avere nel volo un partner grande come Te.

Ma non basta saper volare con Te, Signore: Tu mi hai dato il compito di abbracciare anche il fratello, e aiutarlo a volare. Ti chiedo perdono, perciò, per tutte le ali che non ho aiutato a distendersi: non farmi più passare indifferente davanti al fratello che è rimasto con l'ala, l'unica ala, inesorabilmente impigliata nella rete della miseria e della solitudine e si è ormai persuaso di non essere più degno di volare con Te: soprattutto per questo fratello sfortunato dammi, o Signore, un'ala di riserva.

viveresolidarietàamore

inviato da Suor Irina Mandro, inserito il 03/05/2002

PREGHIERA

1719. Preghiera per il servizio

Madre Teresa di Calcutta

Signore,
mettici al servizio dei nostri fratelli
che vivono e muoiono nella povertà
e nella fame di tutto il mondo.
Affidali a noi oggi;
dà loro il pane quotidiano
insieme al nostro amore
pieno di comprensione,
di pace, di gioia.
Signore,
fa di me uno strumento della tua pace,
affinché io possa portare
l'amore dove c'è l'odio,
lo spirito del perdono dove c'è l'ingiustizia,
l'armonia dove c'è la discordia,
la verità dove c'è l'errore,
la fede dove c'è il dubbio,
la speranza dove c'è la disperazione,
la luce dove ci sono ombre,
e la gioia dove c'è la tristezza.
Signore,
fa' che io cerchi di confortare
e di non essere confortata,
di capire, e non di essere capita,
e di amare e non di essere amata,
perché dimenticando se stessi ci si ritrova,
perdonando si viene perdonati
e morendo ci si risveglia alla vita eterna.

amoreserviziocondivisionedoloresofferenzacarità

inviato da Luca Mazzocco, inserito il 02/05/2002

PREGHIERA

1720. Telefono

Michel Quoist

Ho appena riagganciato;
Perché ha telefonato?
Ah! Sì, Signore... ci sono.
Fatto sta che ho parlato tanto e ascoltato ben poco.
Perdonami, Signore, ho fatto un monologo e non ho dialogato.
Ho imposto la mia idea e non ho scambiato.
Perché non ho ascoltato, non ho imparato nulla;
Perché non ho ascoltato, non ho portato nulla;
Perché non ho ascoltato, non ho comunicato.
Perdonami, Signore, perché ero in comunicazione,
Ed ora siamo tagliati.

ascoltopreghierarapporto con Dio

inviato da Luca Mazzocco, inserito il 02/05/2002

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