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TESTO
Se sei disposto a dimenticare ciò che hai fatto per gli altri
e a ricordare ciò che gli altri hanno fatto per te.
Se sei pronto a non tener conto di ciò che la vita ti deve,
ma a prendere nota di ciò che tu devi alla vita.
Ma soprattutto, se riesci a capire che tu sei negli altri
e gli altri sono in te e che la cosa più importante della vita
non è ciò che riuscirai a prendere da essa,
ma ciò che riuscirai a darle....
Allora avrai imparato a vivere.
Il valore della vita non sta in ciò che fai,
ma in ciò che riesci ad amare di ciò che fai;
puoi fare tante cose, ma se non riesci ad amarle,
il tuo fare non serve a nulla,
e la tua vita non vale nulla.
Il valore della tua vita non sta in ciò che hai,
ma in ciò che sei;
perché in realtà nessuno non ha niente.
L'unica cosa che si può avere è se stessi,
se hai te stesso, hai tutto il mondo
e la tua vita vale più del mondo.
Il valore della tua vita non sta in ciò che pensi:
puoi pensare tutto il bene del mondo,
ma se non ti adoperi per farne almeno un po'
è come se pensassi il male,
e la tua vita non vale nulla.
Il valore della tua vita si misurerà
quando starai per perderla;
se lascerai il mondo un pochino migliore di come l'hai trovato
...allora sarà grande.
...Sai vivere quando...
pur vivendo in questo mondo complicato resti semplice,
pur vivendo in questo mondo ingiusto resti giusto,
pur vivendo in questo mondo disonesto resti onesto,
pur vivendo in questo mondo falso resti autentico,
pur vivendo in questo mondo sporco resti pulito.
Ma soprattutto, sai vivere quando
pur vivendo in questo mondo con poco amore riesci ad amare
ma ancor di più sai vivere
se, nonostante tutto, amerai lo stesso questo mondo.
viverevitasenso della vitaamoreimpegnoresponsabilitàottimismointerioritàesteriorità
inviato da Pat, inserito il 21/02/2006
PREGHIERA
582. Signore, fammi incontrare qualcuno da amare 1
Signore quando vado ad incontrare
una persona importante mi preparo,
mi vesto elegante.
Fa' che tutte le volte che incontro qualcuno
io abbia la consapevolezza di incontrare te.
Signore, quando mi sento solo e depresso
donami la forza di andare incontro a qualcuno
che è più scoraggiato di me.
Quando ho voglia di rinchiudermi nel mio io,
di tagliare i ponti con tutti,
perché "tanto non c'è niente da fare",
donami la forza di voler ricominciare,
di donare a tutti un sorriso.
Quando nessuno mi cerca,
donami l'entusiasmo di cercare qualcuno
che si sente solo e abbandonato.
Quando sono stato tradito da un amico
e ho paura di soffrire ancora,
ricorda al mio cuore quante volte ti ho tradito,
quante volte mi sono allontanato
e quale tenerezza tu mi hai donato
ogni volta che ho riconosciuto di aver sbagliato strada.
Quando ritengo di saper bastare a me stesso
e di non aver bisogno di nulla e di nessuno,
Signore fammi comprendere che senza di te
io non posso far nulla e che invece in te,
e solo in Te, io posso tutto.
Quando gli altri mi sembrano lontani,
fa' che io sappia farmi per loro prossimo;
quando gli altri sono tristi fa' che io sappia donare la tua gioia;
quando gli altri mi raccontano solo male e ingiustizie
e mi mettono nel cuore e nella mente pensieri di violenza e di morte,
Tu Signore fammi essere strumento della tua pace.
Fa' o Signore che io abbia l'entusiasmo di creare occasioni di festa,
spazi di incontri veri e creativi,
luoghi in cui ciascuno sappia riconoscere l'altro,
ritrovare se stesso e sperimentare il bisogno di te,
il desiderio di risentire la tua parola che salva, che fa rinascere,
la tua parola che soffia nel cuore,
il tuo Santo Spirito e che fa nuove tutte le cose
testimonianzaaperturaottimismopositivitàmissioneimpegno
inviato da Rita Pistoia, inserito il 07/02/2006
PREGHIERA
padre Stefano dell'abbazia di Sant'Antimo
Basta! Sono stanco morto, stanco di pensare troppo.
Come un uccello folle la mia testa gira e rigira a vuoto,
e si imbatte nelle griglie dei mille perché della mia vita.
Ci sono troppe domande, e sempre nessuna risposta!
Perché questa vita stereotipata con i minuti che spingono le ore, le ore che spingono i giorni,
i giorni che spingono i mesi, e poi, tutto ricomincia automaticamente?
Qual è il senso della mia vita?
Sarà per lo studio? E poi? Per la laurea? E poi? Per il lavoro? Per il denaro? Per le vacanze? Per la pensione? E poi? E poi? Per il nulla quando si pensava di avere raggiunto il tutto!
Signore, siamo giovani bulimici di avere e anoressici di essere! Appena sono nato, piccolo pargolo,
mi hanno colmato con il prezzo dei loro giocattoli;
mi hanno nutrito sempre preoccupati se ero sazio abbastanza;
mi hanno vestito con magliette e scarpe alla moda;
mi hanno dato tutto perché non mi mancasse niente...
...e adesso sono vuoto, privo di senso,
con una vita piena di avere e povera di essere!
Tu mi hai detto Signore, «una cosa ti manca: vai,
vendi quello che hai e dallo ai poveri
e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi!».
Donami, Signore, la forza per diventare come Francesco:
povero nel suo saio ed estraneo a qualsiasi moda;
pellegrini tranquillo lungo la strada verso l'eternità;
lontano dalla gabbia dorata di una vita comoda;
irradiazione di gioia cibandosi di nulla;
felice, pur essendo privo di tutto;
pazzo, dopo l'incontro con Te senza il quale non si può Essere;
pazzo come lui, per essere me stesso e felice.
vitasenso della vitainterioritàricerca di sensoesterioritàgiovinezzaricerca
inviato da Maddalena Rotolo, inserito il 07/02/2006
PREGHIERA
584. A proposito della pace...
Anno 2000
tempo di paura o primavera d'amore?
Atomo:
trionfo della libertà o patibolo dell'umanità?
Signore, aiutaci!
Detentori ormai di una particella della tua potenza,
eccoci davanti a Te,
deboli, fragili, più poveri che mai,
vergognosi delle nostre coscienze rattoppate e dei nostri cuori a brandelli.
Signore, abbi pietà di noi!
Noi abbiamo costruito chiese,
ma la nostra è una guerra senza fine;
noi abbiamo costruito ospedali,
ma noi, per i nostri fratelli, abbiamo accettato la fame.
Perdono, Signore,
per la natura calpestata, per le foreste assassinate, per i fiumi inquinati...
Perdono per la bomba atomica, il lavoro a catena,
la macchina che divora l'uomo e le bestemmie contro l'Amore.
Noi sappiamo che Tu ci ami,
e che a questo amore noi dobbiamo la vita.
Strappaci dall'asfissia dei cuori e dei corpi.
Che i nostri giorni non siano più deturpati dall'invidia e dall'ingratitudine,
dalle terribili schiavitù del potere.
Donaci la felicità di amare il nostro dovere.
Nel mondo mancano milioni di medici: ispira i tuoi figli a curare;
nel mondo mancano milioni di maestri: ispira i tuoi figli a insegnare;
la fame tormenta i tre quarti della terra: ispira i tuoi figli a seminare;
da cent'anni gli uomini hanno fatto quasi cento guerre: insegna ai tuoi figli ad amarsi.
Perché, Signore,
non vi è amore senza il tuo Amore.
Fa' che ogni giorno, e per tutta la vita,
nella gioia, nel dolore, noi siamo fratelli,
fratelli senza frontiere.
Allora i nostri ospedali saranno anche le tue cattedrali,
e i nostri laboratori i testimoni della tua grandezza.
Nel cuore dei proscritti di un tempo risplenderanno i tuoi tabernacoli.
Allora, non accettando altre tirannie che quella della tua Bontà,
la nostra civiltà martoriata dall'odio, dalla violenza e dal denaro,
rifiorirà nella pace e nella giustizia.
Come l'alba diventa aurora, e poi giorno,
voglia il tuo Amore che i figli del 2000
nascano dalla speranza,
crescano nella pace,
si estinguano infine nella luce,
per ritrovarti, Signore,
tu che sei la Vita.
pacegiustiziaingiustiziadolorecaritàamoresolidarietàimpegnomondialitàfame nel mondo
inviato da Maddalena Rotolo, inserito il 07/02/2006
TESTO
585. Lettera a Massimo, ladro zingaro ammazzato
A Molfetta, durante una tentata rapina un metronotte, per legittima difesa, sparò e uccise il ladro, uno zingaro. Il Vescovo, Monsignor Tonino Bello, saputa la notizia si recò al cimitero e rimase contristato dalla solitudine del morto: non c'era nessuno alle sue esequie e scrisse una lettera ad un uomo che non l'avrebbe mai letta, a Massimo, il ladro zingaro ammazzato.
Ho saputo per caso della tua morte violenta, da un ritaglio di giornale. Mi hanno detto che ti avrebbero seppellito stamattina, e sono venuto di buon'ora al cimitero a celebrare le esequie per te.
Ma non ho potuto pronunciare l'omelia. Perché alla mia messa non c'era nessuno. Solo don Carlo, il cappellano, che rispondeva alle orazioni. E il vento gelido che scuoteva le vetrate.
Sulla tua bara, neppure un fiore. Sul tuo corpo, neppure una lacrima. Sul tuo feretro, neppure un rintocco di campana.
Ho scelto il Vangelo di Luca, quello dei due malfattori crocifissi con Cristo, e durante la lettura mi è parso che la tua voce si sostituisse a quella del ladro pentito: «Gesù, ricordati di me!...».
Povero Massimo, ucciso sulla strada come un cane bastardo, a 22 anni, con una spregevole refurtiva tra le mani che è rotolata nel fango con te!
Povero randagio. Vedi: sei tanto povero, che posso chiamarti ladro tranquillamente, senza paura che qualcuno mi denunzi per vilipendio o rivendichi per te il diritto al buon nome.
Tu non avevi nessuno sulla terra che ti chiamasse fratello. Oggi, però, sono io che voglio rivolgerti, anche se ormai troppo tardi, questo dolcissimo nome.
Mio caro fratello ladro, sono letteralmente distrutto.
Ma non per la tua morte. Perché, stando ai parametri codificati della nostra ipocrisia sociale, forse te la meritavi. Hai sparato tu per primo sul metronotte, ferendolo gravemente. E lui si è difeso. E stamattina, quando sono andato a trovarlo in ospedale, mi ha detto piangendo che anche lui strappa la vita con i denti. E che, con quei quattro luridi soldi per i quali rischia ogni notte la pelle, deve mantenere dieci figli: il più grande quanto te, il più piccolo di un anno e mezzo.
No, non sono amareggiato per la tua morte violenta. Ma per la tua squallida vita.
Prima che giustamente ti uccidesse il metronotte, ti aveva ingiustamente ucciso tutta la città. Questa città splendida e altera, generosa e contraddittoria. Che discrimina, che rifiuta, che non si scompone. Questa città dalla delega facile. Che pretende tutto dalle istituzioni. Che non si mobilita dalla base nel vedere tanta gente senza tetto, tanti giovani senza lavoro, tanti minori senza istruzione. Questa città che finge di ignorare la presenza, accanto a te che cadevi, di tre bambini che ti tenevano il sacco!
Prima che giustamente ti uccidesse il metronotte, ti avevano ingiustamente ucciso le nostre comunità cristiane. Che, sì, sono venute a cercarti, ma non ti hanno saputo inseguire. Che ti hanno offerto del pane, ma non ti hanno dato accoglienza. Che organizzano soccorsi, ma senza amare abbastanza. Che portano pacchi, ma non cingono di tenerezza gli infelici come te. Che promuovono assistenza, ma non promuovono una nuova cultura di vita. Che celebrano belle liturgie, ma faticano a scorgere l'icona di Cristo nel cuore di ogni uomo. Anche in un cuore abbrutito e fosco come il tuo, che ha cessato di batter per sempre.
Prima che giustamente ti uccidesse il metronotte, forse ti avevo ingiustamente ucciso anch'io che, l'altro giorno, quando c'era la neve e tu bussasti alla mia porta, avrei dovuto fare ben altro che mandarti via con diecimila miserabili lire e con uno scampolo di predica.
Perdonaci, Massimo.
Il ladro non sei solo tu. Siamo ladri anche noi perché prima ancora che della vita, ti abbiamo derubato della dignità di uomo.
Perdonaci per l'indifferenza con la quale ti abbiamo visto vivere, morire e seppellire.
Perdonaci se, ad appena otto giorni dall'inizio solenne del l'anno internazionale dei giovani, abbiamo fatto pagare a te, povero sventurato, il primo estratto conto della nostra retorica.
Addio, fratello ladro.
Domani verrò di nuovo al camposanto. E sulla tua fossa senza fiori, in segno di espiazione e di speranza, accenderò una lampada.
caritàsolidarietàamoresolitudinesofferenzaingiustiziapovertàipocrisiasocietà
inserito il 07/02/2006
TESTO
586. La partenza di Francesco di Assisi
Christian Bobin, Francesco e l'Infinitamente piccolo
Tanta poca immaginazione fa veramente disperare dell'uomo.
Credono di maturare perché hanno dei figli.
Credono di amare perché non osano più tradire la moglie.
Non avranno fatto altro che invecchiare.
Non avranno fatto altro che essere vecchi.
Guardami, me ne vado per i cammini dell'infanzia.
Ti devo un po' di soldi, quelli che ti ho preso per lanciarli a Dio.
Tu che conosci il prezzo delle cose, tu che delle cose non conosci che il prezzo, guarda, mi tolgo i vestiti.
...posso dunque andarmene nudo come una pietra, nudo come un filo d'erba, nudo come la prima stella nel cielo buio.
Abramo si è levato. Gli era stato domandato infinitamente. Gli era stato richiesto di abbandonare la famiglia, il paese, gli amici.
Si domanda sempre infinitamente a chi desidera con un desiderio infinito.
E Abramo si è levato, è partito.
E Mosè, e Davide, e tutti si sono levati, e nel gesto del levarsi han perduto i loro abiti di lingua, i loro abiti d'amicizia, i loro abiti di saggezza, e tutti hanno ricevuto l'infinito nel cuore messo a nudo.
A sua madre che insisteva perché rientrasse a casa, vergognosa di vederlo girovagare con una dozzina di fannulloni, Cristo ha risposto: dov'è la mia vera famiglia, chi sono i miei cari?
E sua madre non ha capito. Allora come potresti capire tu?
Ritorno alla mia vera famiglia.
Ritorno fra quanti son partiti senza più sapere chi fossero, dove andassero.
Oh padre io commerciante, oh padre mio che vorresti impedirmi di crescere, sai quanta violenza occorre per gioire di vera dolcezza?
Non sposo una chimera.
Non è la purezza che voglio. La purezza lascia l'impuro al di fuori di lei, e io non voglio più un di fuori, non voglio più saperne di una chiesa coi suoi angeli nel coro e i suoi diavoli sulla strada, il viso schiacciato contro le vetrate come dei poveri a Natale alle finestre del fornaio.
Voglio solo la vita nuda e fraterna.
Oh padre io ragionevole, padre mio ragionatore, ti hanno insegnato che c'era un posto per ogni cosa, hai dunque creduto che ci fosse anche un rango per ciascuno, e io vengo a dirti che non è così: non saremo in un certo ordine che in paradiso.
Nell'attesa di quel giorno che verrà, che necessariamente verrà, che indubbiamente verrà, nell'attesa di quel giorno in cui saremo pigiati in grembo a Dio come soldi in fondo a una tasca, voglio entrare in tutti i giardini chiusi, scavalcare tutti i muri di pietra, andare ovunque, in disordine.
Ieri sognavo principesse e cavalieri.
Oggi ho trovato qualcosa che è più grande del mio sogno.
L'amore ha risvegliato la mia vita assopita.
Ho trovato la vita e parto incontro a lei, mi batterò per lei e servirò il suo nome.
Parto. Che puoi fare per impedirmelo?
Ti lascio fino all'ultimo dei miei vestiti. Si trattengono le persone con tutto ciò che si dona loro.
Ti ho reso quanto mi hai dato, tranne la vita.
Ma la vita mi viene da qualcosa di superiore a te.
La vita mi viene dalla vita stessa, ed è verso di lei che vado, verso la mia amica dagli occhi di neve, mia piccola fonte, mia sola sposa.
La vita, nient'altro che la vita.
La vita, tutta la vita.
vocazionepartenzastradacoraggiovitachiamata
inviato da Cristina Ardigò, inserito il 06/02/2006
PREGHIERA
587. Maria, Madre della speranza 1
Giovanni Paolo II, a Fatima
Maria,
Madre della speranza,
a Te con fiducia ci affidiamo.
Con te intendiamo seguire Cristo,
Redentore dell'uomo:
la stanchezza non ci appesantisca
né la fatica ci rallenti,
le difficoltà non spengano il coraggio
né la tristezza la gioia del cuore.
Tu Maria,
Madre del Redentore
continua a mostrarti Madre per tutti,
veglia sul nostro cammino
e aiuta i tuoi figli,
perché incontrino, in Cristo,
la via di ritorno al Padre comune!
Amen.
inviato da Anna Piccirillo Da Mugnano Di Napoli, inserito il 06/02/2006
PREGHIERA
Amore non è possesso
Amore è desiderare il vero bene
Amore non si pronuncia
se non è ispirato dall'amore di Dio.
Voglio dirti "ti amo"
perché sei importante e speciale
ogni volta che t'incontro
perché te come tutti gli altri
siete dono particolare,
ognuno con una diversa qualità!
Non te lo dico per desiderare
un abbraccio.
Non te lo dico per avere
un consenso.
Te lo dico perché desidero
che i tuoi occhi brillino d'amore
per donarlo agli altri
con l'ascolto,
nel dolce silenzio amico,
e perché desidero donarti il mio cuore
che non può essere esclusivo
in quanto sempre sovrabbonda...
E prima che giunga un qualsiasi peccato
voglio approfittarne,
sia con la parola che con l'azione
per dimostrare a tutti,
- da quelli che conosco
a quelli che "capitano" -
che voglio amare
e voglio poterlo dire
a chi ha un cuore così puro
da saper accogliere nel giusto
una parola così bella!
inviato da Luisa Mugheddu, inserito il 05/02/2006
PREGHIERA
589. Ho bisogno di te, Signore!
Sono qui, in questa stanza buia; la mia unica compagnia è il respiro incessante del male che mi tormenta, che già mi ha fatto perdere la strada del bene, che già ha riempito il mio cuore del desiderio di vendetta, di falsità, di ipocrisia, di sfruttare il mio prossimo per raggiungere i miei obiettivi.
Ma, poi, penso a te, amore dell'anima mia; e i raggi del sole, a poco a poco, illuminano questa stanza e riesco a sentire il calore di ogni tua carezza. Sono debole ed è per questo che ho bisogno di te. Ho bisogno della tua carne, che è vero cibo, e del tuo sangue, che è vera bevanda.
Solo nuterndomi del tuo corpo, che è pane di vita, conoscerò il vero significato del perdono e avrò il coraggio di combattere le ingiustizie di questo mondo.
Solo bevendo il tuo sangue potrò urlare la tua misericordia, potrò avere le braccia protese e le mani aperte per i malati, per gli spenti nell'anima, per i bambini violati, per i giovani traditi nelle loro attese.
Fammi capire che l'energia per la mia vita è il tuo santissimo corpo e il tuo santissimo sangue. Fammi capire che solo mangiando questo pane vivo potrò abbandonarmi al tuo amore e, così, quando ti incontrerò, sarà Paradiso per sempre
Eucaristiamalattiadolorecrocesofferenza
inviato da Margherita Di Palma, inserito il 01/01/2006
TESTO
590. Maria come fiocco di neve
Angelo, Rover di 19 anni
Maria,
buona madre,
come fiocco di neve,
hai viaggiato tutta la notte,
cercando un'improbabile alloggio,
proprio tu che sentivi
il Cristo muoversi in te.
Nell'aria della sera ho sentito
il tuo profumo,
nello zaino la tua fatica,
nello sguardo dei miei anni,
la tua dolcezza.
Le tue mani affaticate,
hanno sorretto le mie pene,
il tuo cuore,
è stato pieno della mia ansia.
Ti ringrazio, Maria,
perché mi hai fatto gustare
il piacere delle piccole cose,
della neve fresca
che si sgretolava sotto i miei piedi,
della gelida carezza del vento,
del fuoco che si è fuso con la mia anima.
Ti ringrazio, perché mi hai dato
qualcuno con cui parlare,
qualcuno a cui pensare.
Ti ringrazio, per le gioie,
ma ancor più per i dolori,
per le speranze,
ancor più per le delusioni,
la sete, la fame,
il freddo, la stanchezza.
Ti dono tutti i momenti
di dolce struggimento
passati davanti ad un fuoco
e le lacrime penose
della mia anima.
Ti ringrazio perché
negli altri
ho ritrovato Dio.
inviato da Maria Palma Mignini, inserito il 01/01/2006
PREGHIERA
Da bambino ho fatto un sogno.
Ho sognato che i soldati Ti stavano inchiodando alla croce
E io, passando di la, ti guardavo incuriosito.
Ricordo ancora i volti delle persone che accorrevano.
Ricordo la curiosità e la paura e che provavo in quel momento:
Volevo guardare ma non volevo essere visto.
Più il tempo passava...
Più i soldati avanzavano con il loro lavoro...
...e il vicolo del mio paese si riempiva sempre più di gente.
Da allora ne è passato di tempo!
Una cosa, però, è sempre rimasta impressa nella mia mente:
Disteso sulla croce, c'eri tu che mi chiedevi aiuto.
Perché chiamassi me, io non lo so!
Del resto, lì vicino, c'erano tante altre persone:
grandi e piccoli che, come me, ti stavano a guardare...
Ricordo che per un attimo i nostri sguardi si sono incrociati.
I tuoi occhi, anche se sofferenti, mi incoraggiavano...
...sollecitavano un mio intervento in tua difesa...
Però, anch'io come Pietro, mi sono tirato indietro.
Anch'io ho preferito farmi gli affari miei; a non immischiarmi con Te...
...e andare a giocare un po' più in là, lontano dal tuo sguardo.
Insegnami, Signore, a non nascondermi mai da te,
ad accettare, sempre, anche le situazioni più difficili
e a non scappare mai davanti ai problemi.
Nella vita non farmi mai accontentare delle scorciatoie
e non farmi cercare quelle strade troppo facili
che portano alla gioia di un solo momento.
Insegnami a scegliere sempre
non tanto ciò che voglio io
ma solo ciò che è giusto ai tuoi occhi.
In famiglia fammi essere un bravo sposo,
un padre giusto e generoso con i miei figli,
un buon cristiano con chiunque mi incontra.
Fammi rimanere sempre vicino a te,
unica fonte di vera pace
e di vera gioia.
crocesofferenzadolorecrocifissorapporto con Gesùsacrificioredenzione
inviato da Adolfo Rebecchini, inserito il 31/12/2005
PREGHIERA
592. Signore, perché mi hai detto di amare? 2
Signore, perché mi hai detto di amare tutti gli uomini,
miei fratelli?
Ho cercato, ma torno a te sgomento...
Signore, ero tanto tranquillo a casa mia,
avevo ordinato la mia vita, mi ero sistemato.
La mia casa era arredata e mi ci trovavo bene.
Solo, andavo d'accordo con me stesso.
Al riparo dal vento, dalla pioggia, dal fango.
Sarei rimasto puro, chiuso nella mia torre.
Ma nella mia fortezza, Signore, hai scoperto una falla,
Mi hai costretto a socchiudere la porta,
Come una raffica d'acqua in viso, mi ha destato il grido degli uomini;
Come un vento burrascoso, mi ha scosso un'amicizia;
Come s'infiltra un raggio di sole, la tua grazia mi ha inquietato
...ed imprudentemente ho lasciato socchiusa la porta.
Signore, ora son perduto!
Fuori gli uomini mi spiavano.
Non sapevo che fossero tanto vicini; in questa casa, in questa via, in quest'ufficio;
il vicino, il collega, l'amico.
Non appena ho socchiuso, li ho visti, con la mano tesa, lo sguardo teso, l'anima tesa che
chiedevano come mendicanti alle porte delle chiese.
I primi sono entrati in casa mia, Signore. Vi era pure un po' di posto nel mio cuore.
Li ho accolti, li avrei curati, li avrei accarezzati, le mie pecorelle, il mio piccolo gregge.
Saresti rimasto contento, Signore, ben servito, ben onorato, con decoro, con finezza.
Fin lì, era ragionevole...
Ma quelli che seguivano, Signore, gli altri uomini, non li avevo veduti; i primi li nascondevano.
Erano più numerosi, erano più miserabili, mi hanno aggredito senza dar l'allarme.
È stato necessario restringersi, fare posto in casa mia.
Ora, son venuti da ogni dove, a ondate successive, che si sospingevano l'un l'altra,
si urtavano.
Son venuti da ogni dove, dalla città tutta, dalla nazione, dal mondo;
innumerabili, inesauribili.
Non son più isolati, ma a gruppi, in catena, legati gli uni agli altri, mescolati, saldati,
come pezzi di umanità.
Non son più soli, ma carichi di pesanti bagagli;
bagagli d'ingiustizia, bagagli di rancore e di odio, bagagli di sofferenza e di peccato...
Trascinano il Mondo alla loro sequela, con tutto il suo materiale arrugginito e contorto,
o troppo nuovo e mal messo, mal impiegato.
Signore, mi fanno male! Sono ingombranti, sono invadenti.
Hanno troppa fame, mi divorano!
Non posso più far nulla; quanto più entrano e tanto più
spingono la porta e tanto più la porta si apre... Ah, Signore! La mia porta è spalancata!
Non ne posso più! E' troppo per me! Non è più una vita!
E la mia situazione?
E la mia famiglia?
E la mia tranquillità?
E la mia libertà?
Ed io?
Ah! Signore, ho perso tutto, non sono più mio;
Non c'e più posto per me a casa mia.
Non temere nulla, dice Dio, hai guadagnato tutto,
perché mentre gli uomini entravano in casa tua,
io tuo Padre,
io, tuo Dio,
mi sono infiltrato tra loro.
accoglienzasolidarietàamoreimpegnoresponsabilitàpovertàricchezza
inserito il 31/12/2005
ESPERIENZA
593. Jacques Fesch: la drammatica storia di un giovane moderno 1
Chi è Jacques Fesch? E' un giovane moderno, che a 24 anni commette un terribile delitto, epilogo di una vita vuota e senza ideali, piena di egoismo e di capricci. Ecco una veloce cronaca del delitto. Il 24 febbraio 1954 Jacques entra al mattino nel negozio di un cambiavalute e ordina un quantitativo d'oro. L'uomo si fida perché sa che alle spalle del giovane c'è un opadre facoltoso che può pagare. Nel pomeriggio dello stesso giorno Jacquaes torna per prelevare l'oro e approfittando di un momento di disattenzione del cambiavalute lo colpisce alla testa con il calcio della pistola del padre. Il cambiavalute reagisce urlando. Jacques fugge e si nasconde in un palazzo vicino fino a che è riconosciuto da un polizziotto accorso sul posto. All'ingiunzione di fermarsi Jacques spara e uccide l'agente di polizia. Intervengono poi altri agenti che lo catturano.
Perché questo delitto assurdo? Jacques voleva aprire una propria attività e chiede un grosso prestito al padre che glielo rifiuta. Sa che il figlio ha le mani bucate! Allora Jacques decide di compiere una rapina: di procurarsi i soldi con l'inganno.
Che cosa accade in carcere? Viene raggiunto dal cappellano ma egli lo rifiuta dicendo: "Io non ho la fede e non ho bisogno di lei!". Passano i giorni, chiuso tra quattro pareti, solo con la sua disperazione. Ma una notte: "Era una sera, nella mia cella... Nonostante tutte le catastrofi che da alcuni mesi si erano abbattute sulla mia testa, io restavo ateo. Ora quella sera, ero a letto con gli occhi aperti e soffrivo realmente per la prima volta nella mia vita per le conseguenze del mio delitto; ed è allora che un grido mi scaturì dal petto, un appello di soccorso: "Mio Dio, Mio Dio aiutami!". E instantaneamente, come un vento violento, che passa senza che si sappia dove viene, lo Spirito del Signore mi prese alla gola! Ho creduto e non capivo più come avessi fatto prima a non credere. La grazia mi ha visitato e una grande gioia s'è impossessata di me e soprattutto una grande pace". Quella notte Jacques udì una voce che gli diceva: "Tu ricevi le grazie della tua morte!". Una frase per lui incomprensibile, il cui senso capirà più tardi.
Inizia una nuova vita in Cristo. Il cambiamento di questo giovane è qualche cosa di straordinario: è una testimonianza di quanto Dio può operare. "Ora veramente ho la certezza di cominciare a vivere per la prima volta. Ho la pace e ho dato un senso alla mia vita, mentre prima non ero che un uomo morto!". Jacques organizza la vita in prigione come la vita in un monastero: si dà un orario per la preghiera, legge libri religiosi e la Bibbia, scrive lettere per dare conforto ai suoi famigliari, che stanno vivendo una grossa crisi, vuole soprattutto poter vivere per riparare il male fatto.
Arriva il giorno del processo: il 3 aprile 1957 si apre il processo che si conclude con la sua condanna a morte. In quel momento capisce la frase: "Tu ricevi le grazie della tua morte!". Jacques dopo un iniziale smarrimento vive la sentenza e la condanna come una vocazione ad amare fino in fondo la croce di Gesù. Egli desidera prepararsi spiritulamente alla sua morte e desidera salutare da vero cristiano tutti coloro che lo hanno amato e coloro a cui ha fatto del male. Scrive alla moglie e alla sua piccola figlia di 6 anni, si mette in contatto, tramite il suo avvocato anche con la famiglia del gendarme che lui ha ucciso per chiedere il perdono. Nonostante il grande cambiamento di vita che stupisce lo stesso presidente della Repubblica a cui era stata inoltrata la domanda di grazia, la sentenza viene confermata per il 30 settembre.
Le ultime ore: l'attesa dell'incontro con Gesù. "Ancora soltanto qualche ora di lotta, prima di conoscere Colui che è l'Amore. Oggi sarò in cielo. Cara mamma, innanzi tutto ti devo dire un grosso grazie per tutto l'amore di cui mi hai circondato in questi ultimi mesi... Tu sai che Gesù ha detto nel suo vangelo: Ero carcerato e siete venuti a visitarmi. Con queste righe io ti affido la mia bambina e mia moglie. Proteggile assiduamente. Amale in Dio e sii certa che di lassù io vi proteggerò e veglierò su di voi...". Alle 5,30 del mattino del 30 settembre le guardie carcerarie che sono veute a prenderlo per l'esecuzione capitale, lo trovano in ginocchio e in preghiera accanto al letto rifatto. Si confessa e riceve l'Eucarestia. Abbraccia il crocefisso e si avvia verso la ghigliottina... Le ultime sue parole: "Signore non abbandonarmi, io confido in te!".
confessioneconversionecambiare vitapeccatomisericordia di Dio
inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 13/12/2005
ESPERIENZA
594. Dio, nella sofferenza ci ama in modo particolare.
Spesso sento rivolgermi questa domanda: "Dove trovi la forza di reagire nonostante la tua malattia?".
Nella mia malattia, ho da 10 anni una forma di sclerosi multipla progressiva, ho visto un disegno di Dio, un qualcosa di prezioso, perché Gesù ha scelto, per la redenzione del mondo, il dolore.
Nella sofferenza ho sempre abbracciato, con Amore, la croce che Gesù mi ha donato con la malattia è per questo che Lo ringrazio nel più profondo del cuore. Al mattino il mio primo pensiero è per Lui: "Gesù tu sei tutto il mio bene, la cosa più preziosa che io ho, ti offro la mia giornata, ma soprattutto la mia sofferenza, il mio corpo debilitato dalla malattia, mi rimetto alla Tua volontà".
Io non amo certo il dolore in sé, ma amo Gesù crocifisso e abbandonato che è in me e in ogni persona provata dalla sofferenza, per questo mi sento amata da Dio in modo particolare perché mi fa sentire simile a Suo Figlio.
Non è facile seguire Gesù, mi capita di attraversare momenti di buio dove non riesco più a trovare un rapporto così profondo con Lui.
E' con la preghiera che riesco, con fatica ma poi con gioia, a ritrovare la comunione spirituale con Lui e dirGli: "Donami la forza non solo di un rapporto con Te, ma il coraggio di amarti".
Gesù poteva scegliere mille modi per salvarci, ma ha scelto il dolore per redimerci.
Nei momenti difficili della vita, causati da una sofferenza, da una malattia ricordiamoci che tutto questo è un tesoro, una perla che la comunità e i famigliari stessi, non devono disprezzare ed emarginare.
Io credo, che Dio ci ama tutti di un amore infinito e ad uno ad uno. Gesù sulla croce ha gridato: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato". Un malato non va mai abbandonato, ma ognuno di noi diventi prossimo per l'altro.
amorerapporto con Diocrocesofferenzadoloreredenzionesacrificiosolitudinesolidarietà
inviato da Ercoli Lorena, inserito il 08/12/2005
PREGHIERA
595. Preghiera per la famiglia 1
Giovanni Paolo II, preghiera per il Sinodo dei Vescovi, 1980
Dio dal quale proviene ogni paternità in cielo e in terra,
Padre, che sei Amore e Vita,
fa' che ogni famiglia umana sulla terra diventi,
mediante il tuo Figlio, Gesù Cristo, «nato da Donna»,
e mediante lo Spirito Santo,
sorgente di divina carità,
vero santuario della vita e dell'amore
per le generazioni che sempre si rinnovano.
Fa' che la tua grazia
guidi i pensieri e le opere dei coniugi
verso il bene delle loro famiglie
e di tutte le famiglie del mondo.
Fa' che le giovani generazioni
trovino nella famiglia
un forte sostegno per la loro umanità
e la loro crescita
nella verità e nell'amore.
Fa' che l'amore, rafforzato dalla grazia
del sacramento del matrimonio
si dimostri più forte di ogni debolezza e di ogni crisi,
attraverso le quali, a volte, passano le nostre famiglie.
Fa' infine, te lo chiediamo
per intercessione della Santa Famiglia di Nazareth,
che la Chiesa in mezzo a tutte le nazioni della terra
possa compiere fruttuosamente
la sua missione nella famiglia
e mediante la famiglia.
Per Cristo nostro Signore,
che è la via, la verità e la vita nei secoli dei secoli.
Amen
inviato da Mariella Delvecchio, inserito il 08/12/2005
PREGHIERA
596. Non voglio essere una maschera vivente
Signore, voglio pregarti così,
senza tante "formule" o preghiere imparate a memoria.
Ti chiedo aiuto perché in questo mondo
è veramente difficile essere sé stessi,
avere un proprio stile...
pensare con la propria testa
ed essere "limpidi" davanti agli altri,
senza maschere!
Signore, aiutami a credere in te,
aiutami a capire che se Tu sei con me,
non ho bisogno di nessuna maschera per piacere agli altri,
per non soffrire,
per essere felice!
La Bibbia dice che "mi hai creato come un prodigio",
sono unico e speciale,
aiutami ad essere me stesso
con tutte le persone che incontro.
Aiutami ad essere ogni giorno... (ognuno dice il proprio nome)
Amen.
sinceritàmaschereidentitàaccettazione di sé
inviato da Errico Piselli, inserito il 08/12/2005
TESTO
A te che in questo momento stai soffrendo: ti chiedo di essere forte, di scoprire la luce che brilla nella tua anima. Sentiti avvolto dalla mia grazia che mai ti abbandona, il mio sguardo è su di te e ti amo infinitamente. Dalla croce pesante del tuo dolore grida il tuo amore verso di me, non perderti d'animo, colora la tua esistenza con i pastelli più incisivi, sappi scoprire la bellezza di essere un vero prodigio e non temere mai nulla, Io ti sono sempre vicino, ti sostengo e guido i tuoi passi dovunque tu andrai... a volte comprendo che ti senti solo e perso tra le mura di un ospedale o della tua casa, ma sappi che io sono seduto accanto a te, ti sussurro all'orecchio dolci parole, ti parlo come ad un amico, a un fratello, a un bimbo... sei una persona splendida per me e mai ti dimenticherò... sei nel mio cuore, ricco di amore e di tenerezza, a volte pensi che sia io a farti soffrire ma come potrei? ti ho fatto di poco inferiore agli angeli, di gloria e di onore ti ho coronato, come potrei farti tutto questo e come mi potrei dimenticare di te?
Figlio mio carissimo, da tempo ho fissato i miei occhi su di te, sei amabile e ricco di tenerezza, soffro con te e per te, vivo con te il dolore che ti consuma e ti stringe dentro l'anima, ma tu sii forte, sii tenace nella tua impresa e a tutti devi saper donare un sorriso, anche quando ti costa... vedo anche come vivi la terapia, il disagio per le tante prestazioni che devi subire, ma abbandonati a me e non temere mai nulla, come un bimbo stretto tra le braccia della sua tenerissima madre, tale sei tu, stretto nell'abbraccio del mio amore e mai ti abbandonerò, perché so che tu mi sai ascoltare, mi sai amare...figlio mio tenerissimo, ho un amore speciale per te, credimi, come la pupilla dei miei occhi, così voglio proteggerti e stringerti a me...
Consegnami il tuo cuore, la tua anima, la tua persona e lasciati abitare dalla mia grazia, solo così potrai essere la mia dimora, abiterò in te e farò di te un raggio della mia presenza..
Grazie di quanto ogni giorno mi regali, grazie di ogni sorriso nella sofferenza e grazie perché nonostante tanto dolore, sai guardare a me con grande amore e speranza...
Tuo Padre Dio
sofferenzaabbandono in Diodolorecroce
inviato da Don Gianni Mattia, inserito il 08/12/2005
PREGHIERA
598. Il desiderio di compiacerti
Signore mio Dio,
non ho alcuna idea di dove sto andando,
non vedo la strada che mi è innanzi,
non posso sapere con certezza dove andrò finire.
E non conosco neppure davvero me stesso
e il fatto che pensi di seguire la tua volontà
non significa che lo stia davvero facendo.
Sono però convinto
che il desiderio di compiacerti,
in realtà ti compiace.
E spero di averlo in tutte le cose.
Spero di non far mai nulla
senza un tal desiderio.
E so che se agirò così
la mia volontà mi condurrà per la giusta via,
quantunque possa non saperne nulla.
Avrò però sempre fiducia in te
per quanto mi possa sembrare di essere perduto
e avvolto nell'ombra della morte.
Non avrò paura,
perché tu sei sempre con me
e non mi lascerai mai solo
di fronte ai pericoli.
fiducia in Dioabbandono in Diofede
inviato da F. Carlo, inserito il 08/12/2005
PREGHIERA
Parla all'io cuore, Signore.
"Ti sto parlando. Ma perché hai paura?
Eppure non avevi paura di incontrare illustri sconosciuti
che potevano portarti a sfiorare i pantani della vita!
E hai paura di me, l'unico che hai conosciuto meglio di tutti?
Mi hai conosciuto. Non è forse vero?
Puoi forse dire che conosci i pensieri, i sogni e i palpiti di qualcun altro, come conosci i miei?
Sono tanti anni che li racconto personalmente a te.
Quali sogni conosci meglio dei miei?
Ti ho conosciuto, chi ti conosce meglio di me?
Forse qualcuno ha saputo intravedere i tuoi talenti anche quando non si vedevano,
soffocati com'erano da mille croste?
Forse qualcuno ha puntato su di te come ho fatto io, con determinazione e sicurezza?
Io sapevo di te quando tu neanche ti supponevi.
E allora, se io conosco così bene te e tu così bene me, perché hai paura?
Sono forse un fantasma?
Ti ha fatto compagnia un fantasma durante le notti di paura e solitudine?
E' forse un fantasma quello che, con le mani della provvidenza, ti ha mandato cibo, casa e vestiti per te e i tuoi figli?
Tu dici: - Può essere fantasia, autosuggestione tutto ciò?
E se fosse tutto una follia? -
Io ti rispondo: E' forse una follia andare insieme sul monte della felicità,
o era una follia affidarsi ciecamente a gente più cieca di te?
E' forse una follia la dimensione dello spirito sulla quale voglio farti volare,
o non è forse più follia restare terra terra quando invece il Padre nostro
ci ha fatto giganti spirituali con ali per volare?
Non aver paura, non è una follia. Solo resta tranquillo, seguimi, attaccati alle mie ali
e comincia a volare con me.
Quando ti vedrò sicuro nel volo, solo allora ti lascerò volare da solo!
Ma dovrai volare da solo, perché non posso fare la balia per sempre.
Devi diventare adulto e aiutarmi perché è per diffondere l'amore
che mi sono fatto conoscere da te, è per essere amato e per far conoscere agli altri,
attraverso il rapporto d'amore mio e tuo, che l'amore di Dio è una seria e concreta.
Perché vedano e, vedendo, ne abbiano voglia anche loro.
Per questo mi sono fatto conoscere da te".
rapporto con Dioconversioneevangelizzazionetestimonianzamissionecrescitainteriorità
inviato da Leo, inserito il 10/10/2005
PREGHIERA
600. Signore, io ti chiedo sempre perdono 1
Signore, io ti chiedo sempre perdono, ad ogni mancanza mi ricordo che tu soffri per questo mio peccato che potevo evitare.
Dico parolacce e la sera prima di addormentarmi ti chiedo di perdonarmi.
...Ma un mio amico mi offende e non riesco a dimenticare tale offesa...
Non aiuto in casa e sono menefreghista nei confronti dei miei genitori che fanno sacrifici per me. Scusa Signore per la mia indifferenza.
...Però un mio amico non mi aiutato in un compito ed ho deciso che d'ora in poi con me ha chiuso...
Signore, perdonami perché ti penso poco e dedico poco tempo alla preghiera e al dialogo con te.
...Però un mio ex compagno di classe non si fa più sentire e ho deciso di dimenticarlo perché non merita le mie attenzioni....
C'è qualcosa che non quadra Signore: ti chiedo di perdonarmi azioni che io stesso non sono capace di perdonare ad altri.... Ma è difficile...
Signore, dammi la forza di riuscire a perdonare perché il mio piccolo mondo possa essere un mondo di pace.
perdonopacemisericordiamisericordia di Dio
inviato da Lisa Gleria, inserito il 02/10/2005