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TESTO
Mons. Giuseppe Pecoraro, Cieli di luce, edizioni O.DI.PA, Palermo 1990, pag.75
Quando parli con Dio, non parlare solo di te stesso;
quando ti è possibile, parla insieme agli altri con Dio;
e quando parli con gli uomini, ricordati che anche Lui è presente e ti ascolta.
inviato da Giuseppe Impastato S.I., inserito il 23/06/2020
RACCONTO
Apoftegmi dei Padri del deserto
Vivevano in una stessa cella due fratelli assai celebrati per la loro umiltà e pazienza. Un po' alla volta, passando gli anni, si erano accomodati il loro nido eremitico in modo perfetto. La cella l'avevano fatta di vinchi e tutta intonacata; attorno poi avevano piantato un bell'orto con rigagnoli d'acqua derivati da una sorgente vicina, che lo mantenevano fresco tutto l'anno e così ricco di erbaggi e di frutti da averne anche da regalare agli altri eremiti. Non mancavano neppure piccole aiuole di fiori e di erbe odorifere che servivano ad adornare il piccolo altare dell'oratorio.
Un giorno un vecchio monaco che aveva sentito parlare delle grandi virtù di questi due fratelli, volle accertarsene di persona: «Andrò a vedere», disse, «se sarà tutto oro o se vi sarà anche del piombo».
Accolto con molta riverenza e fatta orazione, chiese di vedere il giardino. «Venite venite», dissero i due, e vo lo accompagnarono. «Bello bello!», faceva il vecchio arricciando il naso: «anche troppo bello per degli eremiti...» E, preso un bastone, si mise a menarlo con gran furia a destra e a manca, sbattendolo sui cavoli, l'insalata, i cetrioli, i fiori. Pareva impazzito. I due stavano lì a mani giunte a guardarlo, ed ebbero appena il fiato di dire: «O Dio!», ma non aggiunsero altro.
Più tardi, prostratisi ai piedi di quel santo Padre che nel frattempo s'era seduto all'ombra a tergersi il sudore, gli dissero: «Padre, se ti piace, vorremmo andare a cogliere un poco di quel cavolo che c'è rimasto, e così lo cuoceremo e lo mangeremo tutti e tre insieme». Il vecchio non credeva ai propri orecchi: tutto stupefatto, li abbracciò e disse: «Rendo grazie a Dio, perché veramente lo Spirito Santo abita in voi».
fraternitàconcordiapace interiorepazienzaumiltà
inviato da Il Patriota Cosmico, inserito il 09/06/2015
RACCONTO
Si racconta di un vecchio anacoreta eremita: una di quelle persone che per amore a Dio si rifugiano nella solitudine del deserto, del bosco o delle montagne per dedicarsi solamente alla orazione e alla penitenza. Molte volte si lamentava di essere sempre occupatissimo.
La gente non capiva come fosse possibile che avesse tanto da fare nel suo ritiro. Ed egli spiegò:
«Devo domare due falconi, allenare due aquile, tenere quieti due conigli, vigilare su un serpente, caricare un asino e sottomettere un leone.»
«Non vediamo nessun animale vicino alla grotta dove vivi. Dove sono tutti questi animali?»
Allora l'eremita diede una spiegazione che tutti compresero.
«Questi animali li abbiamo dentro di noi.
I due falconi, si lanciano sopra tutto ciò che gli si presenta, buono e cattivo.
Devo allenarli perché si lancino solo sopra le buone prede...
Sono i miei occhi.
Le due aquile con i loro artigli feriscono e distruggono.
Devo allenarle perché si mettano solamente al servizio e aiutino senza ferire...
Sono le mie mani.
E i conigli vanno dovunque gli piaccia, tendono a fuggire gli altri e schivare le situazioni difficili.
Gli devo insegnare a stare quieti anche quando c'è una sofferenza, un problema o qualsiasi cosa che non mi piaccia...
Sono i miei piedi.
La cosa più difficile è sorvegliare il serpente anche se si trova rinchiuso in una gabbia con 32 sbarre.
E' sempre pronto a mordere e avvelenare quelli che gli stanno intorno appena si apre la gabbia, se non lo vigilo da vicino, fa danno...
E' la mia lingua.
L'asino è molto ostinato, non vuole fare il suo dovere.
Pretende di stare a riposare e non vuole portare il suo carico di ogni giorno...
E' il mio corpo.
Finalmente ho necessità di domare il leone, vuole essere il re, vuole essere sempre il primo,
È vanitoso e orgoglioso...
Questo è... il mio cuore.»
conversionedominio di sépenitenzalinguaorgogliolotta spiritualeimpegno
inviato da Qumran, inserito il 03/05/2010
PREGHIERA
4. Preghiera per quando non preghiamo
Matteo Salvatti, Insegnaci a Pregare, raccolta di preghiere
Signore,
Tu ci insegni a pregare con perseveranza,
a scegliere la parte migliore,
ci insegni a ricordarci di pregare più volte di quanto non respiriamo.
Purtroppo spesso, troppo spesso, la preghiera è invece ai margini della nostra vita.
Le riserviamo un posto di convenienza, di circostanza.
Nelle nostre giornate il tempo che vi dedichiamo è irrisorio. Perdonaci ancora.
Tu, o Gesù, eri in continuo dialogo con il Padre.
Signore, aiutaci a pregare.
Signore, fa' che la nostra vita diventi preghiera.
Fa' che la nostra preghiera non sia solo preghiera parolaia, ma fatta di fatti.
Fa' al tempo stesso che la nostra vita non sia vuoto attivismo, ma anche orazione.
Signore, perdonaci quando ci dimentichiamo dell'essenziale.
Insegnaci ad amare la preghiera, ad amare te che nei la fonte e l'essenza.
Amen.
inviato da Matteo Salvatti, inserito il 11/10/2009
RACCONTO
Vita di Antonio, Atanasio
Un giorno il santo padre Antonio, mentre sedeva nel deserto, fu preso da sconforto e da fitta tenebra di pensieri e diceva a Dio: "O Signore, io voglio salvarmi, ma i pensieri me lo impediscono. Che posso fare nella mia afflizione?".
Ora, sporgendosi un po', Antonio vede un altro come lui, che sta seduto e lavora, poi interrompe il lavoro, si alza in piedi e prega, poi di nuovo si mette seduto ad intrecciare corde, e poi ancora si alza e prega. Era un angelo del Signore, mandato per correggere Antonio e dargli forza. E udì l'angelo che diceva: "Fa' così e sarai salvo". All'udire queste parole, fu preso da grande gioia e coraggio: così fece e si salvò.
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inviato da Luca Peyron, inserito il 07/09/2008
PREGHIERA
Antica Orazione Mozarabica
Signore Dio,
noi dovremmo onorarti in ogni tempo
e lodarti senza interruzione,
ma poiché la nostra debolezza
ci impedisce di renderti sempre questo culto,
concedici almeno di celebrare con più cura
la festa della domenica.
inviato da Luciano Morini, inserito il 01/01/2006
RACCONTO
7. La preghiera dell'alfabeto 3
Un contadino povero, nel rincasare la sera tardi dal mercato, si accorse di non avere con sé il suo libro di preghiere. Al suo carro si era staccata una ruota in mezzo al bosco ed egli era angustiato al pensiero che la giornata finisse senza aver recitato le preghiere.
Allora pregò in questo modo: «Ho commesso una grave sciocchezza, Signore. Sono partito di casa questa mattina senza il mio libro di preghiere e ho così poca memoria che senza di esso non riesco a formulare neppure un'orazione. Ma ecco che cosa farò: reciterò molto lentamente tutto l'alfabeto cinque volte e tu, che conosci ogni preghiera, potrai mettere insieme le lettere in modo da formare le preghiere che non riesco a ricordare».
Disse allora il Signore ai suoi angeli: «Di tutte le preghiere che oggi ho sentito, questa è senz'altro la più bella, perché è nata da un cuore semplice e sincero».
inviato da Martina Bresolin, inserito il 01/07/2005
RACCONTO
Storia Zen
Un giorno due monaci camminavano per una strada di campagna mentre pioveva a dirotto. Ad una svolta della via, videro a un tratto una ragazza, giovane e bella, che esitava nel superare una vasta pozzanghera.
«T'aiuto io, ragazza», disse uno dei due monaci, e senza esitare la prese tra le braccia e la depose dall'altro lato del pantano.
L'altro monaco non disse nulla. Ripresero la strada fino a che, a sera, non giunsero in un tempio a pregare. Terminata l'orazione, finalmente sbottò: «Fratello, sai bene che noi monaci non dobbiamo avere familiarità con donne; e soprattutto con quelle giovani e graziose. Perché dunque lo hai fatto?».
L'altro rispose: «Io quella ragazza l'ho lasciata laggiù. Non ti accorgi che tu la stai ancora portando con te?».
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inviato da Emilio Centomo, inserito il 08/05/2002
PREGHIERA
A B C della preghiera
Ci siamo riuniti in gruppo
per un incontro di preghiera
libera, spontanea, improvvisata.
Forse ti abbiamo stancato, Signore.
Ti abbiamo dette tante parole.
Ciascuno di noi
ha fatto del suo meglio
per trovare parole difficili,
pensieri elaborati e d'effetto,
richieste le più impensabili.
Hai accettato la nostra preghiera
ma ci hai messo in crisi, Signore,
attraverso una riflessione di S.Agostino:
"Altra cosa è il lungo amore.
Non mettiamo nell'orazione molte parole
ma molta preghiera".
La preghiera dunque, non consiste
nel molto dire ma nel molto amare.
Più intenso è l'amore,
più vera e silenziosa è la preghiera.
inviato da Enrico Ozzella, inserito il 08/05/2002
PREGHIERA
Signore, noi abbiamo ancora le mani insanguinate, dalle ultime guerre mondiali, così che non ancora tutti i popoli hanno potuto stringerle fraternamente fra loro;
Signore, noi siamo tanto armati che non lo siamo mai stati nei secoli prima d'ora, e siamo così carichi di strumenti micidiali da potere, in un istante, incendiare la terra e distruggere forse anche l'umanità;
Signore, noi abbiamo fondato lo sviluppo e la prosperità di molte nostre industrie colossali sulla demoniaca capacità di produrre armi di tutti i calibri, e tutte rivolte ad uccidere e a sterminare gli uomini nostri fratelli; così abbiamo stabilito l'equilibrio crudele dell'economia di tante Nazioni potenti sul mercato delle armi alle Nazioni povere, prive di aratri, di scuole e di ospedali;
Signore, noi abbiamo lasciato che rinascessero in noi le ideologie, che rendono nemici gli uomini fra loro: il fanatismo rivoluzionario, l'odio di classe, l'orgoglio nazionalista, l'esclusivismo razziale le emulazioni tribali, gli egoismi commerciali, gli individualismi gaudenti e indifferenti verso i bisogni altrui;
Signore, noi ogni giorno ascoltiamo e impotenti le notizie di guerre ancora accese nel mondo;
Signore, è vero! Noi non camminiamo rettamente;
Signore, guarda tuttavia ai nostri sforzi, inadeguati, ma sinceri, per la pace del mondo! Vi sono istituzioni magnifiche e internazionali; vi sono propositi per il disarmo e la trattativa;
Signore, vi sono soprattutto tombe che stringono il cuore, famiglie spezzate dalle guerre, dai conflitti, dalle repressioni capitali; donne che piangono, bambini che muoiono; profughi e prigionieri accasciati sotto il peso della solitudine e della sofferenza: e vi sono tanti giovani che insorgono perché la giustizia sia promossa e la concordia sia legge delle nuove generazioni;
Signore, tu lo sai, vi sono anime buone che operano il bene in silenzio, coraggiosamente, disinteressatamente e che pregano con cuore pentito e con cuore innocente; vi sono cristiani, e quanti, o Signore, nel mondo che vogliono seguire il Tuo Vangelo e professano il sacrificio e l'amore;
Signore, Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace.
paceperdononon violenzagiustizia
inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 10/04/2002