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TESTO La quintessenza della nostra fede

padre Gian Franco Scarpitta   S. Vito Equense

Natività di S. Giovanni Battista (Messa del Giorno) (24/06/2007)

Vangelo: Lc 1,57-66.80 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 1,57-66.80

57Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. 58I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.

59Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccaria. 60Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». 61Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». 62Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. 63Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. 64All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. 65Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. 66Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.

80Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.

Etimologicamente Giovanni significa "Il Signore fa' grazia" che corrisponde anche a "il Signore ha misericordia" oppure "Dio fa' il dono." E il dono o grazia più importante che Dio posa farci è quello di manifestare se stesso nella nostra vita, mostrando il Suo amore nei nostri confronti e manifestando anche la sua salvezza. Il tutto si realizza in un evento che è anche una Persona: Gesù Cristo. In questo personaggio che si presenterà irsuto e in umilissime vesti di mantello nutrendosi di locuste e miele selvatico, Dio ci predispone appunto al dono del Salvatore Messia: per tutta la sua vita Giovanni infatti si dedicherà a preparare la via del Signore, ad introdurre gli uomini alla venuta di Gesù e all'accoglienza della sua parola; avrà un aspetto del tutto essenico, tipico dei profeti dell'Antica Alleanza e predicherà un battesimo di conversione per il perdono dei peccati auspicando che tutti ci si prepari alla salvezza definitiva.

La fede in Cristo salvatore non può mai avvenire in effetti se non dopo una profonda conversione del cuore, che prepari l'uomo all'accoglienza del dono mutando radicalmente le concezioni e il pensiero secondo una metamorfosi o trasformazione radicale: in vista della fede ci si deve convertire il che vuol dire cambiare radicalmente mentalità, costume, atteggiamento e stile di pensiero convincendosi della precarietà e dell'insufficienza del nostro stato attuale in vista dei parametri di Dio. "Convertitevi e credete al Vangelo" e il monito principale della predicazione di Gesù incentrata sul Regno di Dio, che comporta la necessità che si cambi aspetto e stile di vita prima di aver fede; e anche prima della venuta dello stesso Cristo tale monito si riscontra come necessario nelle parole di Giovanni Battista, che nella sua missione di annuncio del Salvatore costituisce per noi un elemento di grazia divina, perché ci prepara alla venuta di Colui che ci salverà predisponendo il nostro spirito all'ascolto della sua Parola.

Tutte le volte che la nostra fede vacilla lasciando il posto al dubbio e all'inquietudine specialmente nelle situazioni avverse e difficili, ciò è un segno di una mancata conversione previa: significa cioè che non ci si era convinti abbastanza della presenza e dell'agire di Cristo nella nostra vita, che tante volte richiede anche il nostre essere sacrificati con lui; così anche allorquando le situazioni di benessere e di prosperità inculcano indifferenza verso i valori spirituali o diventano una minaccia che essi siano messi in second'ordine, non si potrà che affermare di non aver vissuto appieno l'ottica della conversione.

Per questo motivo la figura di Giovanni Battista è di non secondaria importanza affinché la fede in Gesù sia sempre ravvivata e non si smorzi mai nella sua intensità: essa ci rammenta fra l'altro che convertirsi non è mai una presa di posizione definitiva né un processo che si possa realizzare una volta per tutte ma che richiede la costanza di un impegno che interessa tutta la nostra vita ragion per cui non possiamo mai presumere di essere a posto con la nostra coscienza, ma di dover sempre progredire di bene in meglio nella nostra vita spirituale.

La conversione a cui Giovanni ci invita è alla radice anche della qualità effettiva delle nostre opere, giacché è vero che le buone azioni sono la risultante di uno spirito convinto e ravveduto e le azioni di bene sono "frutti degni di penitenza", ossia azioni che rendono evidente che noi ci siamo convertiti. vi sono infatti opere buone che si realizzano seguendo motivazioni differenti, a volte anche avulse dalle nostre motivazioni evangeliche o dai moniti di perfezione cristiana; come pure attività di assistenza socuiale che si svolgono per pura professionalità e altre azioni di bene che mostrano null'altro che il nostro esibizionismo e la nostra autoesaltazione personale. Nello specifico cristiano il bene ci realizza nella consapevolezza di appartenere solo a Dio e di essere spronati null'altro che dall'amore con cui Egli ci ha prediletti e con il quale noi mostriamo a nostra volta di amare e prediligere gli altri instancabili nella carità.

Cosicché è innegabile che il Battista è la quintessenza della nostra fede.

 

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