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TESTO O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra (301)

don Remigio Menegatti   Parrocchia di Illasi

Santissima Trinità (Anno C) (03/06/2007)

Vangelo: Gv 16,12-15 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 16,12-15

12Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. 13Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. 14Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. 15Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.

Per comprendere la Parola di Dio alcune sottolineature

La prima lettura (Pro 8, 22-31) parla della sapienza di Dio e la descrive mentre assiste il Signore nell'opera della creazione ed esprime la sua gioia profonda quando danza con i figli dell'uomo. Chi è questa "Sapienza di Dio"? La vediamo come simbolo del Cristo, "per mezzo del quale tutto è stato fatto" come dice Giovanni (Gv 1,3). I nostri fratelli orientali ci ritrovano anche i "lineamenti" dello Spirito santo, che aleggia sulle acque della creazione (Gen 1,2). Ciò che conta è che il Dio che si è rivelato non è isolato, ma una comunità di amore che da sempre – fin dalla creazione – opera in unità e per il bene dell'uomo.

Il vangelo (Gv 16,12-15) riporta la promessa – ripetuta cinque volte - con cui Gesù parla dello Spirito che intende mandare ai suoi discepoli perché li guidi alla verità nella sua pienezza, manifestando così la gloria del Cristo. Non si tratta di un'altra, nuova o diversa, rivelazione, bensì dell'unico "discorso d'amore" che il Padre vuol far giungere agli uomini attraverso il suo Figlio. Lo Spirito appare qui come un tutor che accompagna i credenti alla piena scoperta del volto di Dio.

Salmo 8
Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissate,
che cosa è l'uomo perché te ne ricordi

e il figlio dell'uomo perché te ne curi?

Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli,
di gloria e di onore lo hai coronato:
gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,

tutto hai posto sotto i suoi piedi;

Gli hai sottoposto tutti i greggi e gli armenti,
tutte le bestie della campagna;
gli uccelli del cielo e i pesci del mare,

che percorrono le vie del mare.

Il salmo sembra riprendere il tema della prima lettura, in cui si esalta il ruolo dello Spirito nella creazione del mondo. È soprattutto la risposta di fede dell'uomo che guarda il creato come una delle opere di Dio. Oltre ad esso infatti c'è la storia della salvezza. Il creato diventa così il primo messaggio con cui Dio parla a chiunque sia disposto a leggere l'universo con apertura di mente e di cuore per cercare la causa della sua esistenza.

Tra le creature un valore particolare lo riveste l'uomo: la prima delle opere delle mani di Dio – "poco meno degli angeli" – e quella che riesce a elevare la sua voce per lodare il Signore di tutto. A lui Dio affida il compito di collaboratore per realizzare pienamente il progetto d'amore racchiuso nella creazione; all'uomo ha sottoposto gli animali, dandogli potere sulle opere delle sue mani creatrici.

Un commento per ragazzi

Purtroppo una delle esperienze della vita da cui neppure i ragazzi sono esonerati è la morte. Succede di perdere un amico, di non poter più incontrare, ascoltare, dialogare con qualcuno che era diventato importante per noi. Rimane significativo per la nostra vita anche se non riusciamo a vederlo, a camminarci insieme, ascoltando le sue riflessioni. Allora diventano quanto mai preziosi i ricordi. E dal momento che questo amico era legato da uguali vincoli anche ad altri risulta importante condividere questi ricordi con gli amici comuni.

Certo, i primi cristiani hanno la certezza che Gesù è risorto, e quindi rimane in mezzo a loro; ma fanno anche esperienza che non è più come prima. Non odono più la sua voce, a volte faticano ad avvertire la sua presenza tra loro, pur essendo animati da una fede forte e sincera. Un modo per godere della sua presenza, e realizzare la missione che ha loro affidato, è richiamarsi l'un l'altro le sue parole. La liturgia non è altro che ripetere e ascoltare le parole del Maestro, raccontare le opere di Gesù, i suoi gesti potenti, la tenerezza del suo amore.

Scoprono anche che non si tratta solo di ricordi; esiste qualcosa di molto più grande della nostalgia a suscitare la memoria del falegname di Nazaret. C'è una forza che rende vivo il loro ricordo, come una brezza leggera che non fa danni, ma non puoi ignorare; come un vento che dirada la nebbia che altrimenti impedisce di vederlo presente nella comunità riunita a celebrare l'Eucaristia. È come un alito che non si sente, ma è fondamentale per avvertire che lui – il Maestro e Signore – è ancora vivo e li raduna. È una voce silenziosa che pure parla loro; una forza che manda ancora in missione se pure sono passati decenni dall'aprile dell'anno 30 d.C.

Di chi si tratta? Non è facile dirlo, ma pian piano emerge con chiarezza che è lo Spirito, la forza di Dio che accompagna il Creatore e fa sì che il Dio in cui credono i discepoli di Gesù non è un monarca assoluto e un potente, geloso della sua autorità. Dio appare invece una "famiglia", una piccola comunità di amore, cellula fondamentale di tutta la storia. Una famiglia che si apre per accogliere l'uomo che con lui appare l'opera più grande delle creazione e primo destinatario della storia della salvezza. L'uomo chiamato a diventare in questo modo anche collaboratore di Dio perché la sua opera l'amore – e l'annuncio di essa – arrivi a tutti i figli di Dio, anche quelli che ancora non lo conoscono.

Lo Spirito aiuta anche noi, a distanza di secoli, a "sentire" le parole di Gesù come nuove, vive, attuali. Non si tratta di un reperto archeologico preso da un museo, bensì di un seme che lungo il tempo è stato seminato nel cuore di altre persone nutrendole. Un seme giunto pure a noi. Non è una registrazione che "salva" la voce e le parole di un amico scomparso, bensì l'eco che ci ricorda come lui sia ancora vivo in mezzo a noi e ci insegna che noi siamo i destinatari di una bella notizia, coinvolti in un evento estremamente importante: siamo amati da Dio. Siamo chiamati a far parte di una famiglia in cui Dio è il Padre che dona il suo Figlio per rendere figli suoi – attraverso il suo amore che chiamiamo anche Spirito – tutti gli uomini, opera della sua creazione, fatti "poco meno degli angeli" e coronari "di gloria e di onore".

Un suggerimento per la preghiera

"Ti glorifichi o Dio, la tua Chiesa, contemplando il mistero della tua sapienza con la quale hai creato e ordinato il mondo" e anche noi ci uniamo a questo canto di gioia". Infatti scopriamo che "nel Figlio ci hai riconciliati e nello Spirito ci hai santificati" e ti chiediamo: "fa' che, nella pazienza e nella speranza, possiamo giungere alla piena conoscenza di te che sei amore, verità e vita". Lo chiediamo mossi dallo Spirito e invocandoti insieme con Cristo, tuo Figlio e nostro Signore.

Libri di don Remigio Menegatti

 

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