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TESTO Contro la smania di dimostrare

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IV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (03/02/2002)

Vangelo: Mt 5,1-12a Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 1vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:

3«Beati i poveri in spirito,

perché di essi è il regno dei cieli.

4Beati quelli che sono nel pianto,

perché saranno consolati.

5Beati i miti,

perché avranno in eredità la terra.

6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,

perché saranno saziati.

7Beati i misericordiosi,

perché troveranno misericordia.

8Beati i puri di cuore,

perché vedranno Dio.

9Beati gli operatori di pace,

perché saranno chiamati figli di Dio.

10Beati i perseguitati per la giustizia,

perché di essi è il regno dei cieli.

11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi.

In una canzone dell'album "La mia generazione ha perso", Giorgio Gaber ironizza sulla "smania di dimostrare", su quella ossessiva preoccupazione per la propria immagine che spesso inquina anche i rapporti di amore.

Effettivamente la "smania di dimostrare" si affaccia con frequenza nella nostra vita, non soltanto nei rapporti di amore. Spesso infatti ci accade di alzare la voce, di spararla grossa, di manipolare la realtà, nell'ostinato tentativo di affermare noi stessi. Si tratta certo di una strategia che portiamo avanti con prudenza, senza scoprirci troppo, senza esagerare: e tuttavia è una strategia innegabile e diffusa.

A tale comune comportamento corrisponde a volte una malattia altrettanto comune: l'ansia da prestazione. Il desiderio di sempre apparire, di dimostrare in ogni caso qualcosa, di fare comunque una bella figura, conduce - alla fine - ad una perenne insoddisfazione di sé. E si diventa così ansiosi, al punto da non riuscire neppure nelle azioni più normali e quotidiane.

Proprio contro questa "smania di dimostrare" Gesù proclama le Beatitudini, come leggiamo nel Vangelo della prossima domenica (Mt 5,1-12). Egli infatti dichiara beati i poveri in spirito, gli afflitti, i miti, i misericordiosi, i puri di cuore... in quanto sono persone che non hanno nulla da dimostrare. Essi non sono certo incapaci, o ingenui, o sulle nuvole; ma si accontentano di sapere che "grande è la vostra ricompensa nei cieli". Si fidano cioè più della promessa di Dio che delle proprie buone intenzioni: e questo a loro basta per vivere bene.

Perché comunque essi sanno che già su questa terra - e non soltanto nei cieli - "il Signore Dio è fedele: rende giustizia agli oppressi, dà il pane agli affamati, ridona la vista ai ciechi, rialza chi è caduto, ama i giusti, protegge lo straniero" (cfr Sal 145). Già su questa terra infatti è possibile scorgere i segni della fedeltà di Dio, e vivere di conseguenza, senza avere altro da difendere o da dimostrare: "chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto - già su questa terra! - e avrà in eredità la vita eterna" (Mt 19,29).

Dunque già oggi il discepolo di Gesù può conoscere il volto paterno e promettente di Dio: per questo grande è la sua ricompensa. E se a noi tale ricompensa sembra ancora troppo lontana, significa che siamo ancora dominati dalla "smania di dimostrare" e che non abbiamo ancora avuto il coraggio di uscire dalla mentalità comune.

Così invece fecero i discepoli in quel tempo, quando Gesù salì sulla montagna: "gli si avvicinarono", uscendo dalla folla. E divennero beati, nonostante la loro debolezza.

 

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