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TESTO Pentecoste. Natale della Chiesa

mons. Antonio Riboldi

Pentecoste (Anno C) - Messa del Giorno (27/05/2007)

Vangelo: Gv 14,15-16.23b-26 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 14,15-16.23-26

15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre,

23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

È davvero grande festa quella che oggi celebra la Chiesa, con la solennità di Pentecoste, il giorno in cui discese sugli Apostoli lo Spirito Santo. È il giorno in cui, possiamo affermare, nacque la Chiesa a cui con gioia apparteniamo. Così la descrive V. Fornari: "Benché Gesù Cristo, dopo la sua resurrezione si è fatto invisibile ai nostri occhi, nondimeno sentiamo che Egli vive con noi, perciocché sentiamo il suo respiro. Chiamo respiro di Gesù Cristo, l'effusione dello Spirito Santo. E la prima volta, che il genere umano sentì questo respiro potente, fu il giorno di Pentecoste".

Un respiro che non si è più allontanato dalla Chiesa e continua ad effondersi in ciascuno di noi, nel Battesimo, e ancora di più nella nostra Pentecoste, che è il sacramento della Cresima.

Un respiro così forte che ha permesso alla Chiesa, famiglia di Dio, sposa dello Spirito, di attraversare la storia dell'umanità, conservandone la giovinezza, come se, nonostante i momenti difficili, ogni giorno fosse Pentecoste, ossia 'respiro' di Gesù.

Sappiamo tutti come Gesù ha iniziato la storia della Sua Chiesa, chiamando a Sé dodici apostoli, espressione di povertà di spirito, generosità e docilità. Li aveva istruiti per anni, consegnando loro il tesoro della Parola, che forma i veri discepoli, e che loro un giorno avrebbero dovuto donare al mondo con coraggio, fino al martirio.

Gesù conosceva la loro debolezza, ma sapeva che, con la discesa dello Spirito Santo, non sarebbero più stati fragili. La loro debolezza si manifestò pienamente al momento della prova, quando Gesù fu arrestato e condotto alla crocifissione. Sembrava quasi che sulla croce fosse finita la storia stupenda della speranza e che sulla terra non fosse più possibile sentire il 'respiro di Gesù'.
La resurrezione del Maestro rimise al suo posto la speranza.

Ed è Gesù stesso che, salendo al Cielo, chiede agli apostoli di radunarsi in preghiera nel Cenacolo, in attesa del Consolatore. Ciò che fecero. Deve essere stata un'attesa difficile da descrivere.

Cosa sarebbe successo? Per loro, così timidi e paurosi, cosa avrebbe significato la venuta dello Spirito Santo? Quello che avvenne lo raccontano gli Atti degli Apostoli:

"Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello steso luogo. Venne all''improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue di fuoco che si dividevano e si posavano su ciascuno di loro. Essi furono pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere di esprimersi. Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo. Venuto quel fragore la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua" (At 2, 1-11).

In quella Pentecoste vediamo 'il natale della Chiesa', cui noi siamo felici di appartenere.

Una Chiesa che trasmette il respiro di Gesù, che è lo Spirito Santo, in modo inspiegabile, ma con forza, in tutto il mondo, nonostante persecuzioni, disagi, sofferenze, martiri. Chi o cosa può impedire il respiro di Gesù, che è lo Spirito Santo? Proprio nessuno.

Possiamo ignorare o ostacolare questo 'respiro', ma tutti sappiamo, per esperienza, quanto per noi tutto diventi allora complicato, se non doloroso.

Gli Apostoli, subito dopo la Pentecoste, divennero 'altro' e suscita meraviglia il grande coraggio che dimostrarono trasmettendo la Parola di Dio nelle piazze, nelle sinagoghe, ovunque.

Venivano arrestati, fustigati, messi in carcere. Ma nulla e nessuno li fermava. La paura era solo il ricordo di un tempo di naturale debolezza dell'uomo, incapace di coraggio, di sapienza, di gioia nella fede e nella testimonianza: i doni che solo lo Spirito può effondere.

E suscita davvero stupore vedere oggi, nonostante le resistenze degli uomini, come in tutto il mondo, quel coraggio, frutto dello Spirito, sia presente come 'vento gagliardo'.

Ci vuole il coraggio dello Spirito per andare, ovunque, a portare la Parola di Dio... anche là, dove si può conoscere la persecuzione. Mi scriveva una suora, che già opera in Asia, come, in questi giorni, alcune di loro stiano aprendo una missione in Mongolia, dove ci sono 300 cristiani...frutto dell'evangelizzazione di missionari di altri tempi! Cristiani senza sacerdoti, ma che hanno saputo conservare il tesoro della fede, la gioia di essere parte della Chiesa di Dio.

Come non sentirsi davvero piccoli, di fronte a così grandi testimoni dello Spirito?

Ricordo sempre con commozione l'incontro con il Card. Xavier Ngyen Van Thuan. Era vescovo a Saigon, zona a rischio per un credente. Fu arrestato, confinato in una prigione di massima sicurezza, dove non era possibile parlare o annunciare il Vangelo. Ma ogni giorno, a sera, quando nessuno poteva sorprenderlo, versava una goccia di vino sul palmo della mano e con un pezzettino di pane celebrava la S. Messa. Riuscì lentamente ad attirare la simpatia e l'ammirazione dei suoi carcerieri, alcuni dei quali chiesero di essere battezzati. Si sentiva vescovo della sua Diocesi anche così... per 18 anni, se ricordo bene. Mi voleva a tutti i costi donare la croce che portava al collo: una croce fatta con il filo spinato e il legno del carcere. Davanti a lui, se da una parte mi sentivo confuso, dall'altra 'vedevo' le meraviglie che lo Spirito compie ovunque e in chiunque...basta gli concediamo la possibilità di manifestare il Suo respiro. Gli dissi: "Finché sulla terra ci sono cristiani, preti, vescovi, come lei, è sempre Pentecoste". Con semplicità mi rispose: "Ma ce ne sono tanti...basta pensare ai cristiani costretti alla clandestinità in Cina e in tante altre parti. Ogni giorno è sempre Pentecoste!" Per ciascuno di noi, il giorno della Pentecoste è stato il giorno della Cresima.

Non posso dimenticare quando, una seconda volta, lo Spirito scese su di me nell'ordinazione sacerdotale e quando scese in forma straordinaria e solenne nell'ordinazione episcopale. Incredibile come 'il respiro' di Gesù davvero diventi atmosfera dell'uomo 'spirituale' e speranza dell'umanità.

Proviamo a meditare ciò che dice Paolo, scrivendo ai Corinzi:

"Fratelli, nessuno può dire Gesù è il Signore, se non sotto l'azione dello Spirito Santo.

Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito. Vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore. Vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità di tutti" (1 Col 12,5-7).

Viene da chiederci: quali sono i 'carismi' che lo Spirito mi ha donato nella Cresima? Sono davvero 'manifestazione' della Presenza dello Spirito? Siamo felici di essere anche noi Chiesa?

Così il grande pontefice Paolo VI commentava lo straordinario intervento dello Spirito, ieri, oggi, sempre, nella Pentecoste della Chiesa: "Grande ora è questa che offre ai fedeli la sorte di concepire la vita cattolica, come una dignità e una fortuna, come una nobiltà e una vocazione. Grande ora è questa, che sveglia la coscienza cristiana dall'assopimento consuetudinario e indolente, in cui per molti era caduta e la illumina dei suoi nuovi diritti e doveri. Grande ora è questa, che non ammette che uno possa dirsi cristiano e conduca una vita moralmente molle e mediocre, isolata ed egoista, caratterizzata solo dall'osservanza stentata di qualche precetto religioso e non piuttosto trasfigurata dalla volontà positiva, eroica talvolta, umile e tenace sempre, di vivere la propria fede in pienezza di convinzioni e propositi. Grande ora è questa che bandisce dal popolo cristiano il senso della timidezza e della paura, il dèmone della discordia e dell'individualismo, la viltà degli interessi corporali soverchianti quelli spirituali. Grande ora è questa in cui la Pentecoste invade di Spirito Santo il corpo mistico di Cristo e gli dà il rinato senso profetico, secondo l'annuncio di Pietro, nella prima predica cristiana che l'umanità ascoltava: Profeteranno i vostri figli e le vostre figlie. E sui miei servi e le mie ancelle in quei giorni effonderò il mio Spirito e profeteranno" (5 giugno 1957).

Come sarebbe bello che tutto questo si avverasse oggi! E si avvererà se lo Spirito non troverà cuori sordi o ostili. Vorrei pregare con voi, oggi, con l'inno della Chiesa: "Vieni Spirito Santo, manda a noi dal cielo un raggio della tua Luce. Vieni, Padre dei poveri, vieni Datore dei doni, vieni Luce dei cuori. Consolatore perfetto, Ospite dolce dell'anima, dolcissimo Sollievo.

O Luce beatissima, invadi nell'intimo il cuore dei tuoi fedeli. Senza la tua forza, nulla è nell'uomo, nulla senza colpa. Piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido, drizza ciò che è sviato. Dona ai tuoi fedeli, che solo in Te confidano, i Tuoi santi doni..."

E che oggi possiamo davvero gustare la Presenza dello Spirito e che sia grande festa per la Chiesa e per tutti noi.

 

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