TESTO Mistero che E', Mistero che fa...
padre Gian Franco Scarpitta S. Vito Equense
Santissima Trinità (Anno C) (03/06/2007)
Vangelo: Gv 16,12-15
«12Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. 13Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. 14Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. 15Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».
Quello della trinità è certamente uno degli "Arcana Celorum" di cui parla il documento del Concilio Vaticano II Dei Verbum, ossia uno dei misteri che appartengono solo a Dio, incomprensibili in se stessi e dei quali si può parlare solo nella misura in cui Dio ce lo concede.
Infatti parlare di Trinità vuol dire affermare che Dio è uno solo, unico e infinito; tuttavia vuol dire anche aggiungere che Egli in se stesso è anche una comunità di persone che interagiscono fra di loro vivendo una dinamica di comunione: Padre, Figlio e Spirito Santo; Persone uguali l'una a all'altra, ciascuna con le caratteristiche di infinità, onnipotenza, ecc, che tuttavia sono a anche distinte fra di loro. Come poter comprendere questa ambivalenza? Come spiegarla?
Forse può venirci in aiuto San Giustino Martire che in epoca antica difendeva questo asserto facendo riferimento al fuoco: "Vediamo ciò che avviene nel caso del fuoco, che non è diminuito se serve per accenderne un altro, ma rimane invariato; e ugualmente ciò che è stato acceso esiste per se stesso, senza inferiorità rispetto a ciò che è servito per comunicare il fuoco." Il fuoco infatti non crea un altro fuoco dal nulla, ma genera da se stesso un'altra fiamma che sostanzialmente è simile a quella originaria, può diventare anche vampa o comunque fiamma di dimensioni identiche e tuttavia si differenzia da essa. Così il Padre non crea il Figlio dal nulla, ma lo genera comunicando sin dall'eternità la stessa sostanza; lo Spirito Santo non è altro che il vincolo di amore fra il Padre e il Figlio procedente dall'Uno e dall'Altro.
Oppure potremmo fare ricorso alla similitudine che alcuni teologi fanno fra la mente e il pensiero da essa partorito: l'intelligenza rimane invariata quando produce un pensiero esteriore, quest'ultimo indipendente e tuttavia ad essa simile.
Tuttavia simili comparazioni non sono sufficienti a convincerci razionalmente del mistero di Dio Uno e tuttavia Tre, e neppure bastano le periodiche affermazioni della Scrittura che si riferiscono congiuntamente al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, come nel monito di Gesù al battesimo e all'evangelizzazione universale o le formule di benedizione finale di Paolo; e del resto è anche meglio così: se infatti Dio potesse essere circoscritto nei nostri ambiti mentali assai limitati, allora non sarebbe più Dio ma una cosa fra le tante altre; se potessimo appropriarci del mistero di Dio diventeremmo noi stessi pari a Lui nell'Entità, ma questo oltre che impossibile è anche sconveniente.
Tutto quello che possiamo dire della Trinità ( che come termine comunque non è riscontrabile nella Bibbia che di essa presenta soltanto l'idea) è appunto soltanto quanto lo stesso Signore Padre, Figlio e Spirito ci consente di affermare in virtù della sua rivelazione e della Parola stessa da Egli comunicata all'uomo; da parte nostra possiamo fare poi una specifica riflessione: un Dio che sia totalmente Amore deve avere sempre avuto qualcosa da amare, anche prima che esistessero gli elementi creati e le entità cosmiche, sicché deve per forza avere in se stesso Qualcuno a cui indirizzare in proprio amore. Ecco che allora in se stesso deve avere un Qualcuno che ama, un Qualcuno che è amato e un Qualcuno che è comunione e vincolo di amore: Padre e Figlio che si amano nello Spirito Santo. L'Amante, l'Amato, l'Amore, come affermava S. Agostino.
Inoltre noi affermiamo che se Dio è davvero onnipotente, certo lo deve essere da sempre in se stesso, anche indipendentemente dalle sue azioni e dai suoi interventi strabilianti; e allora è necessario che questo Dio sia Uno e Tre allo stesso tempo, poiché così Egli mostra in se stesso la sua onnipotenza.
Ma quello che è più importante è il fatto che la Trinità interessa tutta la nostra vita e che noi stessi ne siamo immersi e viviamo nel e del mistero trinitario: anche in noi vive la Trinità nella perfezione che ci ha conferito la grazia sacramentale del Battesimo e noi ne rechiamo l'immagine muovendoci tutti i giorni per volontà del Padre, sostenuti dal Figlio e animati dallo sprone dello Spirito Santo. Attraverso la nostra accettazione e configurazione a Gesù Cristo Figlio di Dio che per noi si è fatto uomo diventiamo partecipi della stessa vita divina, dello stesso amore che intercorre fra le Persone.
La trinità quindi non soltanto E' in se stessa ma realizza anche il nostro vivere e sollecita i nostri itinerari e inoltre ci coinvolge nonostante l'ineffabilità del suo mistero.
Nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo noi non possiamo che ritrovarci vincolati e coesi dall'amore anche fra di noi per vivere dello stesso amore divino che rechiamo agli altri.