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TESTO Raccolti dalla voce del pastore

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IV Domenica di Pasqua (Anno A) (21/04/2002)

Vangelo: Gv 10,1-10 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. 2Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. 3Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. 4E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. 5Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». 6Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.

7Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. 8Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. 9Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. 10Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza.

Sono tante, infinite le "voci" che affollano la nostra vita. Ogni giorno ascoltiamo mille pareri, mille punti di vista, mille diverse considerazioni. E se apriamo un giornale, o se guardiamo un telegiornale, o – ancor più – se navighiamo su internet, veniamo quasi sommersi dalle "voci", dalle notizie e dai commenti che incontriamo: tanto che ci rassegniamo a sfogliare, o a fare lo zapping, o a cliccare qua e là, con distrazione e senza mai approfondire più di tanto.

Ci troviamo così ad essere sempre indecisi e disorientati davanti alle tante "voci" che affollano la nostra vita. Pensiamo alla tragica guerra di queste settimane: chi ha davvero ragione, Sharon o Arafat? Ha ragione lo stato di Israele o l'autorità nazionale palestinese? Hanno ragione i generali israeliani che intendono combattere il terrorismo con la guerra o i guerriglieri palestinesi che per difendere i loro diritti si sono asserragliati nella Basilica della Natività a Betlemme? Chi ha davvero ragione? Forse tutti; o forse nessuno. E noi siamo ogni giorno più confusi davanti a queste "voci" così diverse...

Siamo appunto come le pecore del discorso di Gesù che leggiamo nel Vangelo di domenica (Gv 10,1-10): dispersi e confusi dalle "voci" dei tanti pastori che cercano di portarci nel loro ovile. Siamo dispersi e confusi, al punto da sentire in noi il desiderio di una "voce" che riconduca ad unità la nostra vita, di una "voce" familiare ed amica, che parli al nostro cuore, risvegliando quella speranza di un tempo che ormai ci sembra troppo lontana...

Anche la folla che ascoltava Pietro nel giorno di Pentecoste sentiva questo desiderio di unità (At 2,14.36-41; prima lettura di domenica). E quando videro quel pescatore predicare insieme ai suoi amici pensarono di essere di fronte all'ennesima "voce" che si aggiungeva alle tante "voci" già sentite: tanti profeti ed invasati erano infatti già comparsi in quegli anni inquieti. Ma il discorso di Pietro era diverso: non annunciava miracoli straordinari o disastri imminenti, e neanche predicava a favore della pace o contro la guerra, a favore degli invasori romani o contro la loro tirannia; semplicemente il discorso di Pietro raccontava la storia di quel Gesù che era stato crocifisso ma che Dio aveva costituito "Signore e Cristo" (At 2,36).

Proprio il racconto di quella storia trafisse il cuore della gente che ascoltava: perché quella storia parlava di un uomo che "oltraggiato non rispondeva con oltraggi, e soffrendo non minacciava vendetta, ma rimetteva la sua causa a colui che giudica con giustizia" (1Pt 2,23; seconda lettura di domenica); quella storia cioè parlava di un uomo che aveva attraversato con coraggio la dispersione e la confusione della sua vita, che aveva saputo attraversare anche la tragedia di una morte ingiusta e violenta; quella storia parlava di un uomo che, in ultimo, aveva trovato l'unità della sua vita nella giustizia buona del Padre. Appunto il racconto di quella storia trafisse il cuore della gente che ascoltava: perché proprio di una storia simile aveva bisogno la gente. Erano tutti stufi ormai di quei discorsi sulle leggi da osservare, sulle opere buone da compiere, sui valori da custodire. Erano tutti stanchi di belle parole: avevano bisogno della storia di un uomo che fosse stato capace di raccogliere in unità la dispersione della vita. E la trovarono nella storia di Gesù, il Crocifisso diventato Signore.

Così può accadere anche per noi, nella dispersione e nella confusione dei nostri giorni. Anche noi possiamo trovare nella storia di Gesù quella "voce" del pastore che ci dà luce e sicurezza, che orienta i nostri pensieri e le nostre scelte, che ci conduce ad una vita vera ed abbondante ("io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" – Gv 10,10). E possiamo incontrare la storia di Gesù qui, oggi, nella celebrazione domenicale dell'Eucaristia, senza andare in capo al mondo o alla scuola di chissà quale maestro. Adesso, in questa settimana pasquale, possiamo imparare da Gesù a raccogliere in unità i nostri giorni dispersi.

Ma siamo capaci di tacere per ascoltare la sua voce?

 

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