TESTO Commento su Marco 10,46-52
mons. Vincenzo Paglia Diocesi di Terni
Giovedì della VIII settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (31/05/2007)
Vangelo: Mc 10,46-52
Gerico, per chi giunge dalla Transgiordania, è la città attraverso la quale si entra in Israele. E' la penultima tappa del cammino di Gesù prima di giungere a Gerusalemme. Fuori dalle mura della città (è a dire, fuori dalla vita e dalla considerazione) c'è un cieco, Bartimeo, che chiede l'elemosina. Sente che sta passando Gesù e, con tutta la voce che ha, urla la sua disperazione. La folla, crudele come spesso accade, si intromette per tacitarlo. E magari anche i discepoli si uniscono alla folla, lasciandosi trascinare dall'atteggiamento della maggioranza. Del resto i poveri e i deboli danno sempre fastidio. Ma per Bartimeo però non c'è altra speranza. Per questo non cessa di urlare, e grida ancor più forte pwer farsi sentire dal giovane profeta di Nazareth. Gesù ode il suo urlo, ascolta questa preghiera, si ferma e lo fa' chiamare. Bartimeo, sentito che Gesù lo chiama, balza in piedi e si mette a correre verso di lui, anche se ancora non vede. Per muoversi gli basta ascoltare quella parola: obbedisce ad essa e arriva a Gesù. Non vede ancora, ma quella voce amica gli parla al cuore e subito il cieco sente tornargli la vista. Beati gli occhi di Bartimeo che appena si sono aperti hanno visto il volto buono di Gesù! Non aspetta neppure un istante e, come hanno fatto i primi discepoli, anche Bartimeo si mette a seguirlo. La sua storia è quella di ogni discepolo.