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TESTO Commento Giovanni 14,15-16.23b-26

Suor Giuseppina Pisano o.p.

Pentecoste (Anno C) - Messa del Giorno (27/05/2007)

Vangelo: Gv 14,15-16.23b-26 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 14,15-16.23-26

15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre,

23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

"La gloria del Signore sia per sempre;
gioisca il Signore delle sue opere.
A lui sia gradito il mio canto;

la mia gioia è nel Signore." ( sl.103)

Sono alcuni versetti del salmo responsoriale di questa domenica, solennità di Pentecoste; versetti che danno il tono ad una liturgia, che conclude il lungo tempo di Pasqua, durante il quale, celebrando il mistero di Cristo, che ha vinto la morte, abbiamo celebrato il mistero stesso della vita, una vita rinnovata nel Risorto, una vita che, finalmente liberata, può cantare di gioia.

"Mandi il tuo Spirito, recita sempre il salmo, e rinnovi la faccia della terra."; è il desiderio profondo che tutti i credenti in Cristo, portano nel cuore, perché questa terra, ancora attraversata da lacerazioni, distruzioni, violenze, e ingiustizie d' ogni genere, sia trasformata, e le situazioni di conflitto e di dolore, risanate dall'azione potente dello Spirito, che rinnova i cuori ed ispira gesti di pace.

Ho riletto, in questi giorni, una lettera che Dietrich Bonhoeffer, indirizzò dal carcere, nel quale era in attesa dell'esecuzione, in quel periodo buio della Storia, ai genitori, proprio il giorno di Pentecoste, nel lontano 1943, e ne cito alcune righe, che, a me, sembra vadano dritte al cuore del Mistero:

"...dobbiamo dunque celebrare divisi anche la Pentecoste, che è, in modo tutto particolare, una festa della comunità. Da ieri sera recito ogni tanto, tra me e me, l'inno di Pentecoste di Paul Gerhardt, con i suoi bei versi: «Tu sei uno Spirito di gioia...», «Dona serenità e forza...»...

Ancora una volta, il singolare racconto del miracolo delle lingue, mi ha fatto molto riflettere: che debba finire la confusione babilonese delle lingue, a causa della quale gli uomini, parlando ciascuno la propria lingua, non sanno più comprendersi, e che essa debba essere vinta dal linguaggio di Dio, che ogni uomo comprende, e grazie al quale, soltanto, gli uomini possono tornare a comprendersi, anche tra di loro..e che, proprio la Chiesa debba essere il luogo dove questo accade..."

Il dono dello Spirito, è dono di comunione, quella comunione profonda, che soddisfa il bisogno vitale dell'uomo di comunicare e di entrare in relazione con gli altri uomini e con Dio; un bisogno di unità, che significa ' famiglia umana ' e che significa, anche, e soprattutto, familiarità con Dio, come da figli a Padre.

Il "miracolo delle lingue " è, assieme all'irrompere improvviso di un rombo, di vento che si abbatte gagliardo, sulla casa dove si trovavano i discepoli, l'immagine più suggestiva e significativa, di questa solenne teofania, in cui Dio si rivela e si comunica come Amore sostanziale, che vivifica e unisce.

Nel vento impetuoso, di cui Luca parla, ecco apparire lingue di fuoco che, come recita il testo:

"... si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, come lo Spirito dava loro il potere d'esprimersi...Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua. Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore..."

È bello questo stupore crescente, questa gioia incontenibile, nel comprendersi a vicenda, pur nella diversità delle lingue d'origine; è il frutto dell' Amore, è il dono dello Spirito, che abbatte ogni barriera ed incomprensione, e guida tutti gli uomini per una via, che tutti conduce, verso l'unico Dio e Padre: il Dio di Gesù Cristo, Redentore dell'uomo, il quale ci ha impetrato questo dono:" Io pregherò il Padre, recita il Vangelo di oggi, ed Egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre."

Durante l'ultima cena coi suoi, ripetutamente, Gesù aveva parlato dello Spirito promesso, tracciandone, quasi, il profilo; lo Spirito, infatti, è il nuovo Maestro dell'umanità credente, perché è Colui che guida alla Verità tutta intera attingendo dalle parole di Cristo; lo Spirito è sostegno e forza, che guida nel cammino, talvolta aggrovigliato e oscuro, della vita e della storia, nella quale il credente è chiamato testimoniare, con forza ed umiltà, la sua fede nel Figlio di Dio, e ad operare, come Lui, nel segno dell'amore, verso qualunque uomo, senza discriminazioni di sorta.

Con l'Ascensione di Cristo al Padre, lo Spirito, in tutta la sua potenza e con la ricchezza dei suoi doni, è pienamente effuso sugli uomini; ora, l'antica promessa di cui Ezechiele parlava: " Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne..." (Ez.36,26-27), è giunta a compimento, ora, è compito dell'uomo, accogliere questo Spirito, in un cuore colmo di desiderio e disposto a riamare.

Amare: è questa la condizione, perché lo Spirito venga su di noi e, in noi, prenda dimora:" Se uno mi ama, sono le parole stesse di Gesù, osserverà la mia parola, e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. ..".

Da questo momento, l'uomo, non solo reca in sè immagine di Dio, ma, in Cristo e nello Spirito, è, anche, sua dimora; e questo dimorare di Dio nell'uomo, e dell'uomo in Dio, è il fondamento di quel linguaggio nuovo, il "linguaggio di Dio", di cui Bonhoeffer parla; un linguaggio di pace, di verità, di comunione; un linguaggio che non mette " contro", ma si fa solidale, nella costruzione della pace, nella realizzazione della giustizia, e si fa', altresì, guida verso i valori autentici di una vita, che meriti di esser definita umana.

Vivere dello Spirito, e vivere nello Spirito, è vivere da risorti, creature nuove che, rinate dalle macerie del peccato, si dispongono a intraprendere il cammino verso la santità, alla quale Dio ci chiama.

Vivere nello Spirito, è vivere nella libertà più autentica, che ci fa essere consapevoli d'esser figli di quel Dio, che in Gesù Cristo, possiamo, ormai chiamare, affettuosamente: "Abbà!"

È quel che, magistralmente, Paolo ci ricorda, nel passo delle lettera ai Romani, che in questo giorno, la liturgia proclama:

"..se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto a causa del peccato, ma lo spirito è vita a causa della giustificazione. E se lo Spirito, di colui, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti, darà la vita anche ai vostri corpi mortali, per mezzo del suo Spirito che abita in voi. Così, dunque, fratelli noi siamo debitori, ma non verso la carne, per vivere secondo la carne...se, con l'aiuto dello Spirito, voi fate morire le opere del corpo, vivrete. Infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli, di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo:«Abbà, Padre!». Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio."

Siamo figli di Dio: è questa certezza, la sorgente e la forza della speranza viva, di cui ci facciamo portatori, in ogni stagione della Storia, implorando che, sempre, su ogni uomo e sull'umanità intera scenda la ricchezza e la potenza dello Spirito.

Sr Maria Giuseppina Pisano o.p.
mrita.pisano@virgilio.it

 

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