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TESTO Se uno mi ama

don Romeo Maggioni   Home Page

Pentecoste (Anno C) - Messa del Giorno (27/05/2007)

Vangelo: Gv 14,15-16.23b-26 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 14,15-16.23-26

15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre,

23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

Il giorno di Pentecoste è nata la Chiesa, il luogo del "Sacro", dove sono posti - e resi efficaci dall'azione dello Spirito - gli elementi oggettivi della salvezza operata da Gesù: la Parola di Dio, i sacramenti, i carismi e i ministeri e, tra questi, il ministero apostolico.

Lo Spirito porta poi a destinazione personale l'opera salvifica iniziata da Gesù, col costruire "il Santo", cioè operando la santificazione del singolo credente.

E' questo particolare agire interiore dello Spirito che le due letture proprie di questo Anno C mettono in luce. Lo Spirito è come "l'operaio" di Gesù, è il Paraclito, colui che sta al nostro fianco al posto di Gesù, lui che ha detto: "Non vi lascerò orfani. Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore (= paraclito, in greco) perché rimanga con voi per sempre" (Gv 14,16.18). "Prenderà infatti del mio e ve l'annunzierà" (Gv 16,14). "Egli vi insegnerà ogni cosa vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto".

Naturalmente all'azione dello Spirito deve corrispondere l'apertura della nostra libertà.

1) L'OPERA DELLO SPIRITO

Tre, fondamentalmente, sono le azioni dello Spirito in noi. Il primo lavoro è quello di inverare e attivare in noi la primordiale (creaturale) connessione che abbiamo con Cristo col renderci figli di Dio. "Predestinati ad essere conformi all'immagine del Figlio suo" (Rm 8,29), "quando venne la pienezza del tempo Dio mandò il suo Figlio.. perché noi ricevessimo l'adozione a figli. E che siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del Figlio suo che grida: Abbà, Padre" (Gal 4,6). "Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio" (II Lett.). E' lo "Spirito del Figlio suo": cioè colui che fa di noi un figlio proprio di Dio come Gesù e ci fa vivere della sua stessa vita. Il N.T. usa immagini per chiarire questo legame stretto con Cristo: membra del Corpo di cui Cristo è il Capo (cf. 1Cor 12); tralci della vite vera che è Cristo (cf. Gv 15); pietre vive di un edificio il cui fondamento è Cristo (cf. 1Pt 2,4-5).

Costituiti figli di Dio, lo Spirito opera in noi una graduale configurazione a Cristo sollecitando e rafforzando la nostra libertà a collaborarvi. San Paolo prega perché i suoi cristiani siano "potentemente rafforzati nell'uomo interiore mediante lo Spirito" (Ef 3,16). E' un cammino lungo che parte dall'aiuto di "grazie attuali", cioè puntuali a farci fare scelte giuste, e penetra poi dagli atti alle loro radici, cioè intelligenza, volontà e cuore caricandoli delle risorse divine chiamate fede, speranza e carità. Si attua così una graduale "trasfigurazione", proprio per l'opera dello Spirito: "Noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l'azione dello Spirito del Signore" (2Cor 3,18). Fino a una presenza sempre più invasiva che si potrebbe chiamare "inabitazione": "Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo e lui e faremo dimora presso di lui". "Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?" (1Cor 3,16).

Ma non è tutto. "Se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto a causa del peccato, ma lo Spirito è vita a causa della giustificazione" (II lett.). Chi col battesimo è morto al peccato, è cioè un uomo che non si fida più di se stesso ma ha accolto l'azione giustificatrice di Cristo, viene a possedere lo Spirito che è sorgente di vita piena, integrale. L'opera dello Spirito infatti giunge al suo compimento con la trasfigurazione anche del corpo, con una risurrezione simile a quella che lo stesso Spirito ha attuato in Gesù di Nazaret: "Se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà vita anche ai vostri copri mortali a causa del suo Spirito che abita in voi" (II lett.).

2) L'OPERA DELL'UOMO

Certo, lo Spirito non può nulla se l'uomo si chiude volutamente alla sua azione trasformante. "Se uno mi ama...", "Se mi amate..", dice Gesù. La prima condizione è rimanere nell'amore di Gesù: "Rimanete nel mio amore" (Gv 15,9). "E io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga sempre con voi". Apertura è quindi un cuore sincero che crede in Gesù e si apre alla fiducia e alla docilità allo Spirito. "Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo non gli appartiene" (Rm 8,9).

La verifica dell'amore vero sono le opere: "..osserverà la mia parola", "..osserverete i miei comandamenti". Si tratta di vivere secondo lo Spirito, rifiutando le opere della carne: "Quelli che vivono secondo la carne non possono piacere a Dio. Voi però non siete sotto il dominio della carne ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito abita in voi" (II lett.). E' lo Spirito ora a dominare i desideri e a dare forza per vivere il vangelo di Gesù: "Se vivrete secondo la carne, voi morirete; se invece con l'aiuto dello Spirito voi fate morire le opere del corpo, vivrete" (II lett.). "Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé" (Gal 5,22).

Una docilità infine che si traduce più che in opere.. in supplica e pentimento. "Infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio". Cioè - è il termine greco - coloro che sono "agiti" dallo Spirito più che dalla nostra capacità. Il punto vero della salvezza è la coscienza della propria insufficienza e quindi l'apertura e tutta la confidenza sulla forza di Dio. La coscienza della propria fragilità suscita il bisogno del perdono. Da qui il pentimento e la preghiera. Diceva di sé Péguy: "Io non sono l'uomo delle cime, sono l'uomo della pianura.., della povera gente che vive la grazia di Dio, .. e non ho per la mia salvezza altre armi che le sue, che sono la contrizione, la speranza, la preghiera". Anche gli apostoli nel Cenacolo erano gente fragile e spaventata: lo Spirito li ha trasformati.

E' lo Spirito che dà il linguaggio adatto per annunciare le opere di Dio. Verrebbe da dire: è lui che incultura la fede nel cuore del credente. Sant'Agostino diceva: Io vi parlo dall'esterno, e tutti sentono la stessa mia parola, ma è lo Spirito che fa intendere ad ognuno ciò di cui ha bisogno. Di fronte ad una cultura tanto difficile da interpretare.. crediamo all'azione dello Spirito, e con coraggio proclamiamo le opere di Dio con la fiducia di chi sa di essere semplicemente portavoce di colui che conosce tutte le lingue del mondo e che sa farsi capire da "ciascuno secondo la propria lingua nativa".

 

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