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TESTO Pasqua, vero esodo

don Romeo Maggioni   Home Page

Domenica di Pasqua - Risurrezione del Signore (Anno C) (08/04/2007)

Vangelo: Gv 20,1-9 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 2Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». 3Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. 4Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 5Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. 6Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, 7e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. 8Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 9Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

Nel cuore della Veglia Pasquale la Liturgia canta l'inno al Cero: "Questa è la notte in cui hai liberato i figli di Israele, nostri padri, dalla schiavitù dell'Egitto, e li hai fatti passare illesi attraverso il mar Rosso. Riconosciamo nella colonna dell'Esodo gli antichi presagi di questo lume pasquale che un fuoco ardente ha acceso in onore di Dio".

La Pasqua è l'autentico esodo. Qui Gesù invera quell'antico esodo di Israele nel suo passaggio dalla morte alla vita, dalla terra al cielo, e pone le premesse per l'esodo della Chiesa, dal peccato alla grazia, per giungere al compimento finale della gloria.

Proprio questa categoria dell'esodo ci fa penetrare a fondo nel mistero pasquale che celebriamo nella Chiesa.

1) L'ESODO DI GESU'

Dice il vangelo di Luca che alla Trasfigurazione Gesù parlava con Mosè ed Elia "del suo esodo che avrebbe portato a compimento in Gerusalemme" (Lc 9,30). Andava poi ripetendo: "C'è un battesimo che devo ricevere, e come sono angosciato finché non sia compiuto" (Lc 12,50). Con la sua morte e risurrezione Gesù compie il suo passaggio definitivo verso la vera terra promessa, cioè alla destra del Padre. Ma lo compie come primogenito, come primizia dei risorti: "poi alla sua venuta quelli che sono di Cristo" (1Cor 15,23). Il suo esodo è paradigma del nostro esodo; in quanto capo del Corpo attua per noi e conduce la Chiesa al passaggio ultimo verso la risurrezione e la vita eterna.

Essenzialmente l'esodo di Gesù s'è attuato per una precisa ed eroica obbedienza all'iniziativa del Padre. "Dall'Egitto ho chiamato mio figlio" (Mt 2,15): l'antica liberazione di Israele era stata iniziativa di Dio cui al Sinai e nel deserto era poi stato chiamato ad aderire tra tentazioni e prove. Gesù rifà l'itinerario di Israele, anche lui tra tentazioni e prove, ma, al contrario del primo, dice di sì al Padre, fino al Getsemani: "Non la mia ma la tua volontà", fino alla croce: "Tutto è compiuto". Egli infatti è la vite vera che finalmente dà soddisfazione al Vignaiuolo portando molti frutti. Egli compie in sé l'esodo dell'obbedienza a Dio, quello che dall'alleanza accolta e corrisposta porta alla comunione piena con Lui nella Gerusalemme celeste.

Gesù è anche il nuovo Mosè che guida l'esodo del suo popolo per farne il vero popolo di Dio: "Voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui; voi che un tempo eravate non popolo, ora invece siete il popolo di Dio; voi un tempo esclusi dalla misericordia, ora invece avete ottenuto misericordia" (1Pt 2,9-10). E' lui, Gesù, che invera i segni dell'acqua, della manna, del serpente innalzato, dell'agnello...: "Io sono il pane vivo, l'acqua che disseta, il pastore buono, la strada, la vite, la luce, la risurrezione e la vita...: IO SONO", identificandosi con Jahvè stesso che salva. "La legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità ci sono venute da Cristo" (Gv 1,17).

2) L'ESODO DELLA CHIESA

Vi è nella Bibbia l'ultimo libro, l'Apocalisse, che costituisce come la cronaca teologica di quell'itinerario difficile di esodo che la Chiesa compie nella storia verso il compimento del Regno di Dio. Una lotta drammatica si svolge tra la donna e il drago (cf. cap. 12), con persecuzioni e prove, fino a quando, per l'opera dell'Agnello, questa donna diviene la sposa pronta per le nozze eterne con l'Agnello che l'ha salvata. "Poi la morte e gl'inferi furono gettati nello stagno di fuoco. Questa è la seconda morte" (20,14). Ma i redenti, segnati col sigillo di Dio, come su un mare di cristallo, "accompagnando il canto con le arpe divine, cantavano il cantico di Mosè, servo di Dio, e il cantico dell'Agnello" (15,2-3). E' un esodo che si sta attuando nell'oggi della Chiesa e nel mondo, e in ogni singolo credente, per l'opera permanente di salvezza che Cristo risorto porta avanti tra i suoi.

I suoi atti salvifici si incanalano fino a noi nei segni sacramentali della Pasqua. E' sempre Cristo che battezza, è sempre Cristo che rinnova l'eterna alleanza, è sempre Cristo che sfama e sostiene nel deserto il popolo in cammino verso la terra promessa. Più precisamente: è unendoci al suo personale esodo - che nella Liturgia viene reso presente e attualizzato - che noi possiamo ottenere progressi e risultati in quel lungo passaggio anche nostro verso Dio. "Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova" (Rm 5,4). Questa vita nuova, oggi, è rinnovamento del cuore, crescita in divinità, in attesa di un rinnovamento anche del corpo con la risurrezione della carne.

Lo sbocco finale è appunto questo: "Quando questo corpo corruttibile si sarà vestito d'incorruttibilità e questo corpo mortale d'immortalità, si compirà la parola della Scrittura: La morte è stata ingoiata per la vittoria. Dov'è, o morte, la tua vittoria? Siano rese grazie a Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo" (1Cor 15,54-57). Ci sarà "un nuovo cielo e una nuova terra", e "tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate" (Ap 21,1-4). Quel medesimo destino di glorificazione di Cristo sarà anche della sua Sposa, la Chiesa, per la quale "ha dato se stesso per lei per renderla tutta gloriosa, senza macchia né ruga ma santa e immacolata" (Ef 5,26).

La Pasqua sacramentale di oggi è quindi memoria dell'antico esodo, presenza dell'esodo di Cristo, per aggregare ognuno di noi al cammino verso l'esodo definitivo, dove alla fine "Dio sarà tutto in tutti" (1Cor 15,28).

Ma è un cammino frenato e ritmato dalla nostra pigra libertà, cui Dio lega la nostra stessa salvezza personale. La Pasqua diventa così un impegno morale. Da qui l'esortazione di Paolo: "Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra" (II lett.). I sacramenti pasquali della conversione ne sono il segno più tangibile e l'autentica verifica.

 

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