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TESTO Commento su Giovanni 10,27-30

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IV Domenica di Pasqua (Anno C) (29/04/2007)

Vangelo: Gv 10,27-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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27Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. 28Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. 29Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. 30Io e il Padre siamo una cosa sola».

Lectio

Nella prima lettura troviamo questi elementi:

- la Parola di Dio (4 volte: ascoltata, annunziata, glorificata, si diffonde)

- la vita eterna (2 volte: rifiutata da alcuni giudei, accolta tramite la fede dai pagani)

- la moltitudine (riferita alla città, alla regione, alle genti di tutta la terra)

- la gioia (i pagani si rallegravano, i discepoli erano pieni di gioia).

Nel salmo responsoriale l'elemento dominante è quello della gioia:
Servite il Signore nella gioia,
presentatevi a lui con esultanza.
Varcate le sue porte con inni di grazie,
i suoi atri con canti di lode.

Ma è anche presente:
il popolo come gregge, che appartiene a Dio
la bontà e fedeltà di Dio, per ogni generazione.
Nella seconda lettura i temi che emergono con forza sono:

- la moltitudine (immensa, di ogni nazione, razza, popolo e lingua)

- l'Agnello-pastore che guida alle "fonti" delle acque della vita = vita eterna

- la gioia (espressa in termini di assenza del negativo: non più fame, né sete, né lacrime).
Nel Vangelo:
- la moltitudine dei credenti come gregge (le mie pecore)
- la Parola di Dio (ascoltano la mia voce)
- Gesù come pastore (ed esse mi seguono)
- la vita eterna (io do loro la vita eterna).
Alcuni possibili concetti da sviluppare:

- il Pastore guida il gregge verso la vita eterna, verso la gioia

- il Pastore guida il gregge con la sua Parola (= verità e amore)

- il gregge è la moltitudine degli uomini che ha fame e sete di verità e amore (= di gioia)

- il pastore è anche pecora (agnello), ma possiede e regge le pecore in unità col Padre.

Ma l'uomo di che cosa vive? - Omelia

In un racconto scritto da Lev Tolstoj nel 1881 dal titolo: "Cosa fa vivere gli uomini", un giovane impaurito, senza vestiti, intirizzito dal freddo in mezzo alla neve dell'inverno russo, viene aiutato da un povero calzolaio e portato in casa sua. Il giovane sembra essere una persona per bene ma il calzolaio non riesce a farsi dire nulla sul motivo per cui si trovava in quelle condizioni. Il giovane dice di non dover andare da nessuna parte e di non saper fare alcun lavoro. Così il calzolaio, dopo averlo vestito e fatto mangiare quel poco che c'era in casa, gli insegna il mestiere del calzolaio.

In breve tempo il giovane diventa più bravo del suo maestro e fa la fortuna di quella povera famiglia che lo aveva soccorso ed ospitato. Alla fine del racconto si scopre che il giovane è in realtà un angelo che aveva disobbedito ad un comando di Dio e, per questo motivo, era stato mandato sulla terra finché non avesse compreso cosa fa vivere gli uomini. "Quando l'avrai saputo, tornerai in cielo", gli disse Dio.

«E continuavo a vivere e ad aspettare che Dio mi rivelasse questo [racconta l'angelo]. E il sesto anno vennero due bambine gemelle e una donna, e io riconobbi le bambine. La madre era rimasta vedova due giorni prima di partorirle. Io ero stato incaricato di andare a prendere la sua anima. Lei mi supplicò di poter crescere le sue figlie perché non c'era nessun altro che potesse averne cura. Fu così che disobbedii a Dio. Poi seppi come eran sopravvissute quelle bambine. Lo seppi e pensai: "la madre mi aveva pregato per le sue figlie, e io le avevo creduto, pensavo che dei bambini non potessero vivere senza padre e madre, invece, una donna ch'è a loro estranea le ha nutrite e cresciute". E quando questa donna si commosse davanti a me per quelle figlie non sue e si mise a piangere, io vidi in lei il Dio vivente e capii che cosa fa vivere gli uomini. E sorrisi».
Dunque, cosa fa vivere gli uomini? L'angelo conclude così:

«Ho conosciuto che ogni uomo è vivo non per la cura che egli può avere di sé, ma perché è l'amore che lo fa vivere. Ho capito adesso che agli uomini sembra di poter vivere per tutte le cure che hanno di sé, ma in realtà sono vivi soltanto perché è l'amore che li fa vivere. Chi è nell'amore, è in Dio e Dio è in lui, perché Dio è amore».

Cito questo racconto di Tolstoj nella domenica di Gesù buon pastore perché, nel suo ultimo libro (Benedetto XVI, Gesù di Nazaret, Rizzoli, 2007), nella sezione dedicata proprio a Gesù "il Pastore", il Papa si pone esattamente lo stesso interrogativo: «Ma l'uomo di che cosa vive?».

Cosa fa vivere gli uomini di oggi? Verso quali pascoli dirigono la propria vita?

Sembrerebbe che oggi l'uomo abbia bisogno, per vivere, di seguire i comportamenti dei "vip", le persone di successo. Oppure si dirige là dove tutti si dirigono, verso tutte le mode fra le quali spiccano quelle dei cellulari, dei vestiti e delle automobili. Ci illudiamo che la vita passi per il riconoscimento e l'ammirazione della nostra immagine esteriore da parte degli altri piuttosto che dalla sostanza del nostro uomo interiore e dal rispetto della coscienza dataci da Dio.

Sembrerebbe che oggi l'uomo, per vivere e per gioire della vita, abbia bisogno di soddisfare in qualsiasi modo il suo desiderio di divertirsi. Ci illudiamo che la libertà sia fare quello che ci piace mentre la medicina del nostro inguaribile desiderio di felicità sarebbe la libertà di fare quello che si deve, di essere responsabili nelle scelte fatte liberamente o perfino subite, in forza della libertà di sacrificarsi per amore di Dio e degli altri.

Sembrerebbe che oggi l'uomo, per vivere, abbia bisogno di possedere le persone che ama e non soffrire mai. Si illude che basti un lucchetto attaccato ad un lampione per tenere legata una vita. Quando questo poi non succede, o si deprime o diventa violento o cerca un altro lucchetto e un'altra illusione da attaccare a qualche altro lampione buttando la chiave.

Sembrerebbe che oggi l'uomo, per vivere, debba escludere la Parola di Dio e della Chiesa dalla sua vita. Ci illudiamo che la vita sia un diritto privato da rendere pubblico per affermare e realizzare se stessi a tutti i costi e non avere mai problemi. La verità oggettiva e il diritto degli altri al rispetto e all'aiuto sono cose che non ci interessano. Per questo l'occidente ha il primato degli omicidi, il primato dei suicidi, il primato della droga, il primato degli aborti, il primato dei divorzi, il primato dell'egoismo.
«Ma l'uomo di che cosa vive?». Papa Ratzinger risponde così:

«L'uomo vive della verità e dell'essere amato, dell'essere amato dalla Verità. Ha bisogno di Dio, del Dio che gli si avvicina e gli spiega il significato della vita, indicandogli così la via della vita. Certo, l'uomo ha bisogno di pane, ha bisogno del nutrimento del corpo, ma nel più profondo ha bisogno soprattutto della Parola, dell'Amore, di Dio stesso. Chi gli dà questo gli dà "vita in abbondanza"». (Ibidem, p. 323).

Ecco il messaggio di questa quarta domenica di pasqua ed il senso del titolo di Gesù "pastore":
Sei tu Signore che fai vivere gli uomini.
Sei tu l'amore che fa vivere gli uomini.

Sei tu, agnello immolato, che dai all'uomo il senso della vita
nell'amore che si sacrifica per l'amato.
Sei tu, pastore risorto, che dai senso alla vita dell'uomo
segnata dal bisogno spasmodico di amare ed essere amato.
Sei tu Signore che fai gioire gli uomini.

Sei tu, agnello di Dio che toglie i peccati del mondo, la verità di Dio e dell'uomo.

Sei tu, pastore di Dio e Dio-pastore, la via della gioia e l'eterna vita dell'amore.

Sei tu pastore-agnello, Parola di Dio fatta uomo, che conduce l'uomo a diventare Dio.

Solo per te, Signore, il fallimento dell'uomo nel suo peccato originale si è trasformato in compimento del progetto originale di Dio.

Signore, desidero la verità e l'amore vero. Perciò mi domando:
Io di che cosa vivo? Qual è il senso della mia vita?
Per chi vivo? Quale pastore seguo?
Quale gioia cerco? Verso quale pascolo vado?
Gioisco per la meravigliosa notizia di oggi:

Se io ti seguo, se io ti ascolto, se io ti riconosco e ti ricevo come Signore della mia vita...
Niente e nessuno potrà mai rapirmi dalla tua mano.
Niente e nessuno potrà impedirmi di gioire della vita.
Questo è ciò che tu vuoi perché mi ami.

Questo è ciò che io voglio perché ti amo.

Commento a cura di don Giampaolo Perugini

 

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