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TESTO Commento su Giovanni 6,52-59

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Venerdì della III settimana di Pasqua (27/04/2007)

Vangelo: Gv 6,52-59 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.

Come vivere questa Parola

La conclusione del discorso di Gesù sul pane di vita preannuncia il dono dell'Eucarestia. Il pane vivo che sostiene il cammino della chiesa e di ogni suo membro.

Nelle altre parti di questo discorso sul pane Gesù ha parlato di fede. Ora invita a mangiare la carne e a bere il sangue che egli dona sulla croce per la vita del mondo, che egli offre nell'Eucarestia, perché vuole che la comunità dei credenti continui a celebrare il memoriale della croce.

I suoi uditori sono sconcertati: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». In precedenza l'incredulità era passata attraverso un'altra domanda «Come può dire: Sono disceso dal cielo?».

Gesù insiste con forza: «se non mangiate... non avrete in voi la vita».

Egli annuncia frutti straordinari per coloro che partecipano alla mensa eucaristica: colui che rimane in Cristo e prende parte al suo mistero pasquale resta in Lui in un'unione intima e durevole. I discepoli di Gesù hanno come dono una vita in Cristo Signore che supera ogni attesa umana.

Gesù è il pane sia come parola di Dio che come vittima sacrificale. È pane che si fa dono per amore dell'umanità. A Cafarnao l'insegnamento di Gesù rivela gradualmente il mistero della sua persona e della sua vita: egli solo è datore di risurrezione e di vita eterna.

Nella pausa contemplativa di oggi verificherò come vivo la celebrazione eucaristica. È un momento atteso, desiderato o è semplicemente un rito a cui partecipo per abitudine?
Credo veramente alla risurrezione, alla vita eterna?

La fede nella vita che non muore quale atteggiamento promuove nei confronti dell'esistenza quotidiana?

Un testimone dei nostri giorni

Il cristiano è chiamato a rendere conto della sua fede, a tradurre la verità della risurrezione del Cristo nel quotidiano, confessandola non a parole, ma con la vita vissuta, con il suo impegno [...].

Il senso della risurrezione di Cristo dovrebbe essere familiare e naturale per il cristiano poiché la risurrezione costituisce la realtà fondamentale della fede.
Raimond Johanny

 

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