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TESTO Lo Spirito della concordia e della pace

padre Gian Franco Scarpitta  

VI Domenica di Pasqua (Anno C) (13/05/2007)

Vangelo: Gv 14,23-29 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

27Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. 28Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. 29Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate.

La prima Lettura, tratta dal cap. 15 degli Atti degli Apostoli, riferisce della convocazione del primo Concilio della storia della Chiesa, avvenuto a Gerusalemme intorno all'anno 50 d. C, in seguito al fomentarsi di alcune dispute nella comunità cristiana di Antiochia, costituita quasi interamente da cristiani convertiti dal paganesimo di cui si erano fatti evangelizzatori Paolo e Barnaba. Era avvenuto infatti che alcuni cristiani provenienti da Gerusalemme avevano obbligato i nuovi fratelli di origine pagana a farsi circoncidere e a rispettare la legge di Mosè. Tale infatti era sempre stata, fino ad allora, la consuetudine dei primi discepoli di Gesù: fino a quel tempo essi (fra l'altro tutti di matrice ebraica) mentre professavano la loro fede nel Risorto si erano sempre cimentati nell'osservanza delle prescrizioni della Legge di Mosè ivi compresa la circoncisione. Il primitivo cristianesimo insomma seguiva la Legge di Mosè.

A detta di Paolo però (concetto che lo stesso apostolo ripeterà nelle sue Lettere) in Cristo la circoncisione e l'incirconcisione non contano più nulla ma quello che vale è la grazia scaturita dal sacrifico di Cristo ragion per cui occorreva che si smettessero tutte le tassatività della Legge mosaica e ci si sentisse vincolati al solo Cristo Risorto Salvatore. Pertanto lo stesso Paolo chiedeva che i nuovi convertiti ex pagani fossero "lasciati in pace" e a loro non fosse imposta la circoncisione. Tale pensiero è quello che oggi ci appartiene.

Riunitosi appositamente a Gerusalemme, il collegio degli apostoli pose fine al problema dichiarando che i nuovi arrivati dal paganesimo potevano anche astenersi da tale pratica mosaica perché vivessero tranquilli. A loro tuttavia veniva raccomandato di non consumare carni immolate agli idoli e a non seguire altre prescrizioni rituali pagane, questo per non suscitare confusione.

Il Concilio di Gerusalemme, con questa deliberazione, apriva ufficialmente le porte all'evangelizzazione anche ad altri popoli differenti dal giudaismo per cui adesso la Chiesa si organizzava nell'annuncio a raggio più vasto.

Protagonista di tale emendamento (la prima enciclica della Chiesa) era stato però lo Spirito Santo così come si legge espressamente anche nel testo ("Abbiamo deciso lo Spirito Santo e noi....") che etra intervenuto su una questione spinosa che si era conclusa felicemente anche se i risvolti in negativo si verificheranno sempre e saranno denunciati dallo stesso Paolo; è lo Spirito infatti che in tutto il libro degli Atti prende decisioni importanti, suggerisce, anima ed esorta gli apostoli orientandoli al meglio e sempre lo stesso Spirito conduce tutti verso la verità per cui tutti sono indirizzati verso il bene e il giusto.

A ragione Gesù chiama questo Spirito Santo lo Spirito Consolatore in grado di insegnare ogni cosa e ricordare quanto egli stesso aveva detto poiché nello Spirito Santo si trova il giusto orientamento e si è indotti alle scelte secondo Dio.

Lo Spirito Santo è altresì l'artefice della concordia e della pace, quella che Gesù da ai suoi discepoli in modo differente dal mondo: "Non come la da' il mondo io la do a voi": vale a dire la pace vera e duratura le cui caratteristiche siano quelle della concordia e della giustizia, quindi del rispetto della dignità e dei diritti della persona umana e delle etnie perché ci si trovi in accordo sintonico nonostante le differenze e le disparità e le diversità siano occasioni di incontro anziché di divisione. La pace è sempre stato l'obiettivo di tutti i popoli in tutte le epoche ma mai come nel nostro secolo si era avvertita l'urgenza di una stabilità e di una comunione di intenti che favorisse le aggregazioni ed evitasse i sanguinosi conflitti e le fratture esistenti in tutti gli ambiti del mondo.

In questi tempi di vivaci dibattiti e lotte intestine che conducono alla divisione e alla tensione anche nell'ambito della stessa comunità ecclesiale occorrerebbe che anche noi siamo sensibili allo Spirito Santo che continua a decidere in noi come nel primo Concilio per orientarci verso il giusto e rifuggire l'esiziale della nostra convivenza.

Lo Spirito stesso della verità, che tuttavia non ammette preclusioni da parte nostre e ostinazioni su quanto è vero dal nostro solo punto di vista, ma che vuole apertura e sensibilità a partire dai cuori.

Lo stesso Spirito che come nel caso di Gerusalemme ci invita alla sola riscoperta di Cristo quale primato nella nostra vita e criterio fondamentale di convivenza, che prescinde da ogni secondarietà e superficialità quanto a leggi e a prescrizioni tassative ma impone il radicale cambiamento dell'uomo e dell'intera struttura sociale.

 

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