TESTO Fedeli in Dio fedele
Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe (Anno A) (30/12/2001)
Vangelo: Mt 2,13-15.19-23
13I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».
14Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, 15dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
Dall’Egitto ho chiamato mio figlio.
19Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto 20e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino». 21Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. 22Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea 23e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».
Certamente tutti, almeno una volta, abbiamo partecipato alla celebrazione di un matrimonio cristiano. Anzi, molti di voi hanno vissuto in prima persona questa celebrazione.
Tutti quindi abbiamo presente quel gesto semplice ma intenso con cui gli sposi si scambiano il reciproco consenso. E soprattutto abbiamo presenti le parole che si dicono l'uno all'altro, mentre si tengono per mano: "Io prendo te e prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita".
"Prometto di esserti fedele sempre, tutti i giorni della mia vita": parole grosse, forti, impegnative; parole che nel giorno del matrimonio sono segnate dall'emozione di chi inizia con speranza una nuova vita; ma anche parole che, in seguito, saranno segnate dalla fatica della quotidianità, di una vita che non ha solo gioia e salute, ma ha pure dolore e malattia, come ci ricordava molto bene il Siracide nella prima lettura.
"Prometto di esserti fedele sempre, tutti i giorni della mia vita". Come si fa ad essere fedeli sempre?
Oggi davanti a questa prospettiva di fedeltà c'è molta rassegnazione: si sa, il matrimonio spesso va in crisi, ed è difficile affrontare queste crisi. È difficile perché le cause sono molteplici e complesse; ma è difficile anche perché ci si rende conto della fragilità umana, così distante da quell'ideale di fedeltà proposto nel matrimonio cristiano. Oggi potremmo dire che davanti al matrimonio si è più realisti: certo, ci si sposa con entusiasmo, con passione, sognando una splendida vita insieme; ma anche ci si sposa con riserva, coscienti appunto delle proprie debolezze, e quindi senza ipotecare troppo il futuro, perché non si sa mai quello che potrà accadere...
Ha quindi ancora senso oggi parlare di "fedeltà per tutta la vita"? Hanno ancora senso le raccomandazioni di fedeltà che Paolo fa agli sposi nella seconda lettura di oggi? Oppure dobbiamo proprio rassegnarci a vivere alla giornata, senza prospettive troppo lunghe, senza formulare promesse troppo impegnative?
La famiglia di Gesù forse può aiutarci a dare risposta a queste domande. E lo può fare con la trasparenza della sua vicenda, così vicina alla complessità delle nostre vicende famigliari, ma anche così particolare, così lontana dalla crisi di molte famiglie.
La vicenda di Giuseppe, Maria e Gesù è infatti molto vicina al travaglio che anche noi sperimentiamo: non c'è pace per questa famiglia, costretta subito ad emigrare in un paese straniero. E tuttavia è una vicenda particolare, perché non è guidata dal semplice amore umano, ma è sostenuta dalla fede nella parola del Signore. "Giuseppe prese con sé il bambino e sua madre, e fuggì in Egitto, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore... Giuseppe andò ad abitare a Nazareth, perché si adempisse ciò che era stato detto dai profeti..." La vicenda di Giuseppe, Maria e Gesù è sostenuta dal Signore, da Dio: alla sua Parola, soltanto al compimento della sua Parola essi affidano il loro fragile cammino.
Così può accadere in ogni matrimonio cristiano, in ogni famiglia cristiana, come pure nella vita di qualsiasi credente: certo, la fragilità e la debolezza segnano sempre la nostra storia; e bisogna essere realisti, senza idealizzare troppo il matrimonio, la famiglia, o la stessa vita di fede. Eppure è possibile essere fedeli sempre, per tutta la vita. Ed è possibile nel momento in cui sappiamo riconoscere che le promesse di Dio sono più grandi, e possono sostenere le nostre deboli promesse: nel momento in cui apriamo gli occhi sul Bambino di Betlemme e riconosciamo in lui, nella sua umanissima fragilità, la forza di Dio. È possibile essere fedeli sempre nel momento in cui abbiamo imparato la fedeltà di Dio.
Fedeli sempre: appunto come Giuseppe e Maria, che nel silenzio hanno custodito la Parola del Signore; appunto come Gesù, che dalla mangiatoia di Betlemme alla croce del Calvario si è fidato solo della fedeltà del Padre: dentro e al di là di ogni umana debolezza, fino alla fine.