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TESTO Commento Giovanni 3,1-8

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Lunedì della II settimana di Pasqua (16/04/2007)

Vangelo: Gv 3,1-8 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

C'era tra i farisei un uomo chiamato Nicodemo, un capo dei Giudei. Egli andò da Gesù di notte, e gli disse: Rabbì, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui.

Come vivere questa Parola?

E' notte a Gerusalemme. Un capo dei Giudei, un personaggio importante e rappresentativo, un uomo di cultura, va da Gesù. Ha scelto il buio, la calma delle ore notturne forse per avere più tempo, per fare un colloquio più disteso. L'iniziativa è di Nicodemo: è lui che viene da Gesù ed è lui che parla per primo. Gli esprime apprezzamento, lo chiama Rabbì perché ha visto i segni da Lui compiuti. Riconosce che Gesù è un grande personaggio, mandato da Dio, un maestro della Legge, una guida del popolo Tuttavia fa fatica a comprenderlo perché la sua fede, come quella del suo gruppo di cui si fa portavoce, parte solo dalle opere del Maestro, non raggiunge il Mistero della sua Persona. Gesù riserva a Nicodemo un dialogo paziente e si rivolge a lui spostando la questione dai segni alla condizioni per vedere il Regno di Dio. Bisogna rinascere dall'alto, dallo Spirito. Per vedere il Regno di Dio nella Persona di Gesù è richiesta l'acquisizione di un nuovo modo di essere, di una conversione che rigenera. Pur essendo uomo colto, Nicodemo non comprende, è prigioniero di quello che sa già e ribatte con due obiezioni: «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?» (v. 4). Siamo su due visioni opposte, le parole rispecchiano diversi alfabeti. Neppure l'evidente metafora del vento, con la quale Gesù tenta di esemplificare il suo messaggio, riesce ad essere chiara per questo capo dei Giudei, troppo prigioniero di una ristretta interpretazione della Legge. Il suo colloquio con Gesù sembra non averlo scalfito. Nicodemo scompare di scena. Ma alla fine, quando il Maestro non avrà altro segno che quello della sua passione, tornerà a onorare il suo corpo portando con sé una "mistura di mirra e aloe" per la sepoltura. Lo Spirito ha illuminato il suo cammino, che ormai va oltre i segni miracolosi e coglie il mistero del Figlio di Dio.

Anche noi, spesso, non siamo docili allo Spirito. Colpiti dalle cose, dai segni del potere, della violenza, del dolore non riusciamo a sperare una vita diversa. Delusi dai nostri tentativi volontaristici, dimentichiamo che la forza dello Spirito può rigenerarci in un attimo, purché ci sia in noi fiducia e abbandono.

Nella mia pausa contemplativa, pregherò così:

"Spirito Santo, anima della mia anima, illuminami traimi, guidami, fammi conoscere la tua volontà e fa' che la segua sempre".

La voce di una convertita

Noi abbiamo la superstizione del tempo. Se il nostro amore domanda tempo, l'amore di Dio si ride delle ore, e un'anima disponibile può essere sconvolta da lui in un istante.
Madeleine Delbrêl

 

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