TESTO Commento su Giovanni 3,16-21
mons. Vincenzo Paglia Diocesi di Terni
Mercoledì della II settimana di Pasqua (18/04/2007)
Vangelo: Gv 3,16-21
Dio esprime il suo amore principalmente con la venuta del suo Figlio. Mai Dio era stato così vicino agli uomini come quando si è fatto uguale a loro. Quale prova potrebbe essere più grande della sua amicizia per essi e della grande considerazione per il loro destino, a volte molto più grande di quella che gli uomini stessi dimostrano per sé e per i propri simili. C'è una forma di falso amore per sé che in realtà è solo autoconservazione ed egoismo, l'esatto contrario del modo di essere del Figlio che ha considerato la propria vita un valore solo se spesa per gli altri e non conservata per sé. E' questo amore, smisurato e gratuito, che getta come una nuova luce sull'esistenza degli uomini e delle donne, ne rivela gli angoli bui, le durezze di cuore, rivela il giudizio angusto che spesso immiserisce la nostra esistenza, rendendoci incapaci di portare i frutti buoni dell'amore e della misericordia. Il Figlio infatti non viene a condannare il mondo, non vuole schiacciarlo, anzi, la sua luce ne rivela la bellezza e le miserie, perché coscienti del nostro bisogno e non più accecati dal buio dell'egoismo cerchiamo in lui la via della vita vera.