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TESTO Commento su Giovanni 21,1-14

mons. Vincenzo Paglia  

Venerdì fra l'Ottava di Pasqua (13/04/2007)

Vangelo: Gv 21,1-14 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Gli apostoli che avevano abbandonato le loro reti per diventare pescatori di uomini (Lc 5,10), tornano a essere pescatori di pesci. E ora, quando Gesù appare, senza che lo riconoscano, si ripete la scena dell'inizio. Anche questa volta hanno pescato invano per tutta la notte. È l'esperienza di un lavoro senza frutti, l'esperienza di pensieri, di preoccupazioni e di agitazioni che non approdano a nulla. Senza la luce del Vangelo è difficile operare e dare frutti. Ma con Gesù che si avvicina, sorge l'alba di un nuovo giorno. È il risorto, ma non se ne sono accorti, non l'hanno riconosciuto. Sebbene stanchi e, comprensibilmente, sfiduciati gli danno tuttavia retta e gettano le reti dall'altra parte. E la pesca è abbondante, oltre ogni misura. E Gesù continua a mangiare con i discepoli come faceva prima di morire. Ma c'è un accento particolare. Gesù prende Pietro in disparte e gli chiede: "Mi ami tu più di costoro?" Non lo rimprovera del tradimento, desidera sapere se l'ama ancora. Non è tanto questione di purificare la memoria, quanto di rinnovare l'amore. Quel che Gesù vuole è che il sentimento di colpa non inaridisca l'amore. Per questo non glielo chiede una volta sola, ma tre volte. E per tre volte, dopo la risposta affermativa dell'amore, Gesù affida a Pietro l'incarico della cura del suo gregge. L'unica forza, l'unica energia che ci sostiene è l'amore per il Signore. E chi ama Dio ama e serve i fratelli.

 

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