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TESTO Commento su At 3,6

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Mercoledì fra l'Ottava di Pasqua (11/04/2007)

Brano biblico: At 3,6 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

Non possiedo né oro né argento, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!

Come vivere questa Parola?

Pietro e Giovanni si stanno recando al tempio per pregare. Fuori, presso la porta "Bella", giace uno storpio che sta mendicando. La gente passa incurante. Quasi lo calpesta, o, al più, getta uno spicciolo... È quanto la società riserva agli emarginati di ogni tempo. A loro non è concesso di entrare nei luoghi frequentati dalla "gente dabbene". Devono quasi chiedere scusa di "esistere" e quindi di disturbare con lo spettacolo della loro indigenza e delle loro menomazioni. Oggi, si cerca di prevenire questo "sconcio"...eliminandoli prima della nascita. Ma non deve essere così per chi si proclama cristiano, per chi ha fatto suoi i sentimenti di Cristo e va ai fratelli nel suo nome. Ecco allora i due apostoli fermarsi e prestare tutta la loro rispettosa attenzione a quel "figlio di Dio". Sono ben consapevoli della loro stessa indigenza: non hanno "né oro, né argento" da offrire. Nulla di quanto la società dell'opulenza presenta come desiderabile, anzi indispensabile per una pienezza di vita. Non dimostrano tuttavia complessi di inferiorità o di subita rassegnazione, ben consapevoli dell'immensa ricchezza che Dio ha posto nelle loro mani con la fede in Cristo. Un bene che è loro affidato perché lo gestiscano, non in proprio, ma a favore dei fratelli, operando "nel nome" di Gesù, cioè in unione a Lui. Un dono che dagli apostoli, dai primi cristiani è passato di mano in mano fino a noi. Ne siamo consapevoli? Sappiamo metterlo a disposizione perché i molti "storpi" (non solo e non principalmente a livello fisico) di oggi, possano ritrovare la forza di riprendere la strada, di entrare nel "tempio" per lodare e benedire Dio?

Oggi, nella mia pausa contemplativa, proverò a individuare gli "storpi" che incontro abitualmente negli ambienti in cui vivo. Mi chiederò: cosa posso offrire loro perché, nel nome di Gesù, anch'essi possano ritrovare il senso e il gusto della vita?

Togli, Signore, dalla mia mente, dal mio cuore, dalle mie labbra il facile giudizio di condanna. Che nessuno sia da me tenuto fuori a mendicare un po' di comprensione, il perdono, l'aiuto per rilanciare la propria vita. Ma fa' che, come Pietro e Giovanni, anch'io sia pronto a condividere quello che tu stesso mi hai donato.

La voce di un vescovo

Hai notato, Signore, che a una distanza infinita da Te anche a me tocca essere uomo-Dio? Profondamente umano per capire gli uomini e, al tempo stesso, impregnato di essenza divina, poiché sarebbe inutile dirigermi agli uomini con aneliti semplicemente terreni.
Hèlder Camara

 

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