TESTO Commento su Luca 22,14-23,56 (forma breve: Luca 23,1-49)
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Domenica delle Palme (Anno C) (01/04/2007)
Vangelo: Lc 22,14-23,56 (forma breve: Lc 23,1-49)
14Quando venne l’ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, 15e disse loro: «Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, 16perché io vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio». 17E, ricevuto un calice, rese grazie e disse: «Prendetelo e fatelo passare tra voi, 18perché io vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non verrà il regno di Dio». 19Poi prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me». 20E, dopo aver cenato, fece lo stesso con il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi».
21«Ma ecco, la mano di colui che mi tradisce è con me, sulla tavola. 22Il Figlio dell’uomo se ne va, secondo quanto è stabilito, ma guai a quell’uomo dal quale egli viene tradito!». 23Allora essi cominciarono a domandarsi l’un l’altro chi di loro avrebbe fatto questo.
24E nacque tra loro anche una discussione: chi di loro fosse da considerare più grande. 25Egli disse: «I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno potere su di esse sono chiamati benefattori. 26Voi però non fate così; ma chi tra voi è più grande diventi come il più giovane, e chi governa come colui che serve. 27Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve.
28Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove 29e io preparo per voi un regno, come il Padre mio l’ha preparato per me, 30perché mangiate e beviate alla mia mensa nel mio regno. E siederete in trono a giudicare le dodici tribù d’Israele.
31Simone, Simone, ecco: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano; 32ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli». 33E Pietro gli disse: «Signore, con te sono pronto ad andare anche in prigione e alla morte». 34Gli rispose: «Pietro, io ti dico: oggi il gallo non canterà prima che tu, per tre volte, abbia negato di conoscermi».
35Poi disse loro: «Quando vi ho mandato senza borsa, né sacca, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?». Risposero: «Nulla». 36Ed egli soggiunse: «Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così chi ha una sacca; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. 37Perché io vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: E fu annoverato tra gli empi. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo compimento». 38Ed essi dissero: «Signore, ecco qui due spade». Ma egli disse: «Basta!».
39Uscì e andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. 40Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione». 41Poi si allontanò da loro circa un tiro di sasso, cadde in ginocchio e pregava dicendo: 42«Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». 43Gli apparve allora un angelo dal cielo per confortarlo. 44Entrato nella lotta, pregava più intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadono a terra. 45Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. 46E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione».
47Mentre ancora egli parlava, ecco giungere una folla; colui che si chiamava Giuda, uno dei Dodici, li precedeva e si avvicinò a Gesù per baciarlo. 48Gesù gli disse: «Giuda, con un bacio tu tradisci il Figlio dell’uomo?». 49Allora quelli che erano con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero: «Signore, dobbiamo colpire con la spada?». 50E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio destro. 51Ma Gesù intervenne dicendo: «Lasciate! Basta così!». E, toccandogli l’orecchio, lo guarì.
52Poi Gesù disse a coloro che erano venuti contro di lui, capi dei sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani: «Come se fossi un ladro siete venuti con spade e bastoni. 53Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete mai messo le mani su di me; ma questa è l’ora vostra e il potere delle tenebre».
54Dopo averlo catturato, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano. 55Avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno; anche Pietro sedette in mezzo a loro. 56Una giovane serva lo vide seduto vicino al fuoco e, guardandolo attentamente, disse: «Anche questi era con lui». 57Ma egli negò dicendo: «O donna, non lo conosco!». 58Poco dopo un altro lo vide e disse: «Anche tu sei uno di loro!». Ma Pietro rispose: «O uomo, non lo sono!». 59Passata circa un’ora, un altro insisteva: «In verità, anche questi era con lui; infatti è Galileo». 60Ma Pietro disse: «O uomo, non so quello che dici». E in quell’istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. 61Allora il Signore si voltò e fissò lo sguardo su Pietro, e Pietro si ricordò della parola che il Signore gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte». 62E, uscito fuori, pianse amaramente.
63E intanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo deridevano e lo picchiavano, 64gli bendavano gli occhi e gli dicevano: «Fa’ il profeta! Chi è che ti ha colpito?». 65E molte altre cose dicevano contro di lui, insultandolo.
66Appena fu giorno, si riunì il consiglio degli anziani del popolo, con i capi dei sacerdoti e gli scribi; lo condussero davanti al loro sinedrio 67e gli dissero: «Se tu sei il Cristo, dillo a noi». Rispose loro: «Anche se ve lo dico, non mi crederete; 68se vi interrogo, non mi risponderete. 69Ma d’ora in poi il Figlio dell’uomo siederà alla destra della potenza di Dio». 70Allora tutti dissero: «Tu dunque sei il Figlio di Dio?». Ed egli rispose loro: «Voi stessi dite che io lo sono». 71E quelli dissero: «Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? L’abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca».
1Tutta l’assemblea si alzò; lo condussero da Pilato 2e cominciarono ad accusarlo: «Abbiamo trovato costui che metteva in agitazione il nostro popolo, impediva di pagare tributi a Cesare e affermava di essere Cristo re». 3Pilato allora lo interrogò: «Sei tu il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». 4Pilato disse ai capi dei sacerdoti e alla folla: «Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna». 5Ma essi insistevano dicendo: «Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea, fino a qui».
6Udito ciò, Pilato domandò se quell’uomo era Galileo 7e, saputo che stava sotto l’autorità di Erode, lo rinviò a Erode, che in quei giorni si trovava anch’egli a Gerusalemme.
8Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto. Da molto tempo infatti desiderava vederlo, per averne sentito parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. 9Lo interrogò, facendogli molte domande, ma egli non gli rispose nulla. 10Erano presenti anche i capi dei sacerdoti e gli scribi, e insistevano nell’accusarlo. 11Allora anche Erode, con i suoi soldati, lo insultò, si fece beffe di lui, gli mise addosso una splendida veste e lo rimandò a Pilato. 12In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici tra loro; prima infatti tra loro vi era stata inimicizia.
13Pilato, riuniti i capi dei sacerdoti, le autorità e il popolo, 14disse loro: «Mi avete portato quest’uomo come agitatore del popolo. Ecco, io l’ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in quest’uomo nessuna delle colpe di cui lo accusate; 15e neanche Erode: infatti ce l’ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. 16Perciò, dopo averlo punito, lo rimetterò in libertà». 17[..]
18Ma essi si misero a gridare tutti insieme: «Togli di mezzo costui! Rimettici in libertà Barabba!». 19Questi era stato messo in prigione per una rivolta, scoppiata in città, e per omicidio.
20Pilato parlò loro di nuovo, perché voleva rimettere in libertà Gesù. 21Ma essi urlavano: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». 22Ed egli, per la terza volta, disse loro: «Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato in lui nulla che meriti la morte. Dunque, lo punirò e lo rimetterò in libertà». 23Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso, e le loro grida crescevano. 24Pilato allora decise che la loro richiesta venisse eseguita. 25Rimise in libertà colui che era stato messo in prigione per rivolta e omicidio, e che essi richiedevano, e consegnò Gesù al loro volere.
26Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù.
27Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. 28Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. 29Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato”. 30Allora cominceranno a dire ai monti: “Cadete su di noi!”, e alle colline: “Copriteci!”. 31Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?». 32Insieme con lui venivano condotti a morte anche altri due, che erano malfattori.
33Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. 34Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno». Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte.
35Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». 36Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto 37e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». 38Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
39Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». 40L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? 41Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». 42E disse: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno». 43Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».
44Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, 45perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. 46Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò.
47Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: «Veramente quest’uomo era giusto». 48Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto. 49Tutti i suoi conoscenti, e le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, stavano da lontano a guardare tutto questo.
50Ed ecco, vi era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, buono e giusto. 51Egli non aveva aderito alla decisione e all’operato degli altri. Era di Arimatea, una città della Giudea, e aspettava il regno di Dio. 52Egli si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. 53Lo depose dalla croce, lo avvolse con un lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia, nel quale nessuno era stato ancora sepolto. 54Era il giorno della Parasceve e già splendevano le luci del sabato. 55Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono il sepolcro e come era stato posto il corpo di Gesù, 56poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo come era prescritto.
La liturgia di oggi ci presenta due grandi scene: la prima di gioia, l'altra di dolore.
Prima scena: l'ingresso di Gesù in Gerusalemme, acclamato come re dai discepoli e da una folla entusiasta (Lc 19, 28-40). I cristiani oggi, con la medesima esultanza, si stringono al loro Signore, ormai vivo per sempre in mezzo a loro. Gesù entra nella Citta Santa per affrontare la sua passione. Tale ingresso, però, è un annuncio della vittoria strabiliante che Egli riporterà sulla morte. I fedeli si associano a Lui e rivivranno in questi giorni il suo dramma, con lo sguardo orientato verso il traguardo della risurrezione.
Il ramoscello di palma o di olivo - che portiamo a casa o regaliamo a qualcuno - non è un portafortuna, ma un segno - ricordo dell'esperienza di fede in Gesù che oggi abbiamo fatto e un richiamo a restargli fedeli.
Seconda grande scena: il racconto della passione del Signore secondo Luca. L'evangelista ha ricevuto questa storia da testimoni oculari, da persone ormai certe che il Crocifisso era risorto, lo avevano incontrato, e consideravano la tragedia finale della sua vita un immenso tesoro da non dimenticare. E' un dono, e anche un grande atto di saggezza, sostare in ascolto e in contemplazione davanti alla Passione del Signore. Per i credenti, infatti, la storia che Luca narra è una storia unica. Unica perché Colui che ha sofferto tali pene era innocente, come nessun altro mai. Unica perché non era un semplice uomo, ma il Messia, il Figlio stesso di Dio. Unica perché la passione non è stata da Lui subita, ma accettata per amore, in piena lucidità e totale libertà. Unica perché una morte così vergognosa non è stata e non poteva essere un fallimento definitivo, ma è sfociata nella risurrezione e nella vita gloriosa. Tutti aspetti sottolineati dal racconto di Luca. Il discepolo è invitato a contemplare con gratitudine e commozione questa storia di dolore e di amore, anzi a viverla seguendo Gesù attraverso la conversione e l'imitazione. Sosteremo in particolare davanti a due momenti.
Il primo si svolge sul monte degli Ulivi (Lc 22, 39-46) e mette in luce la "passione interiore" di Gesù. E' l'ora in cui Satana sferra l'attacco decisivo contro di Lui (cfr. Lc 4,13). Mai come in questo momento la tentazione è stata così forte. La tentazione di non ubbidire a Dio e di rifiutare il suo progetto. Ciò che opprime Gesù è il terribile problema: perché la morte violenta? Può essere questo il programma di Dio? Come è possibile che il disegno di Dio, il suo amore, la sua presenza si trovino nel dolore e nell'assurdo della morte? Quante volte il problema che angustia Gesù è anche il nostro! Gesù lotta contro la tentazione. Luca usa il termine "agonia" (v.44), che significa "angoscia", ma più propriamente "lotta", tensione sino allo spasimo. Gesù appare come l'atleta che ingaggia una lotta dura e "suda sangue" nello sforzo sovrumano del combattimento e vince, sostenuto dalla preghiera: "Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà". Nella preghiera Egli trova la forza per superare la tentazione, rimanendo fedele a Dio e accettando la passione. Una preghiera che rivela il suo rapporto intimo e personale con Dio: "Padre = Abbà" (v.42). Nella preghiera Egli viene come trasformato: rinuncia alla sua volontà per abbracciare in una resa incondizionata la volontà del Padre. Vince, così, la battaglia e si rivela veramente "Figlio di Dio", a Lui perfettamente unito nell'amore. Tale rapporto di Gesù col Padre è proposto al discepolo quale segreto per uscire vincitore da ogni prova. Tutta questa scena è in pratica un insegnamento sulla preghiera nel momento della tentazione. Il brano, nel quale domina la figura del Cristo orante e modello del discepolo, si apre e si chiude con la medesima esortazione di Gesù: "Pregate per non entrare in tentazione", cioè per non acconsentire alla tentazione (v. 40 e v.46). Quando preghiamo siamo uniti al Signore e abbiamo quindi la sua forza per resistere ad ogni assalto del Maligno. Pregare è ripetere l'invocazione del Padre nostro (cfr. Lc 11,4): "Non ci indurre in tentazione" = fa' che non cediamo alla tentazione di tradirti e di perdere la fede. Pregare è ripetere con Gesù al Padre, in ogni circostanza fosse pure drammatica: "Non sia fatta la mia ma la tua volontà".
Il secondo momento si ambienta sul Calvario (Lc 23, 33-46) e riguarda il culmine della passione di Gesù, cioè del suo spasimo fisico come della sua sofferenza interiore. Al discepolo che lo contempla il Maestro offre un esempio di sconfinato amore e fiducia, soprattutto attraverso la sua preghiera. Sulla croce Egli è più che mai la figura dell'Orante, espressa anche visivamente dalla posizione del Crocifisso con le braccia spalancate verso Dio e verso l'umanità intera. Invece del grido di abbandono (cfr. Mc 15, 34 e Mt 27, 46), Luca riporta tre parole di Gesù morente.
-"Padre, perdonali..." (v.34): appare qui nitidamente la relazione personale di Gesù con suo "Padre" (=Abba, cioè papà) e la sua magnanimità nel perdonare le offese. Lo aveva insegnato (Lc 6, 27-28.35-37) e ora lo pratica esistenzialmente. Nel momento del dolore più forte Gesù non si ripiega su se stesso, non pensa a se stesso, ma si preoccupa degli altri (anche se sono i suoi uccisori) e su di essi invoca il perdono proponendo l'attenuante della "seminfermità mentale": "...non sanno quello che fanno". Gesù ha implorato il perdono anche per noi, per certi nostri comportamenti? E quando avvertiamo la fatica e...l'impossibilità di perdonare, non basterebbe ogni volta guardare a Lui in croce e riascoltare la sua supplica al Padre?
Nella scena degli insulti si verifica una svolta imprevista: uno dei malfattori crocifissi con Gesù non si associa agli insulti, ma confessa la sua colpevolezza, riconosce l'innocenza di Gesù e si rivolge a Lui con una supplica che esprime pentimento e fede messianica: "Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno". Le parole del brigante manifestano una confidenza e una familiarità che sorprendono. E' l'unica volta che nel vangelo di Luca uno si rivolge a Gesù chiamandolo per nome invece che col titolo abituale di "Maestro" e "Signore". La risposta di Gesù supera ogni attesa: "In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso". L'espressione più importante è "con me". Gesù gli assicura la comunione piena con Lui al di là della morte, la partecipazione al suo destino. La croce di Gesù trasforma il mondo, producendo la conversione delle persone e assicurandoci la misericordia. Contemplare a fondo la Croce significa capire che ci troviamo di fronte a un atto supremo di misericordia e di perdono, e nel contempo prendere coscienza del proprio stato di peccatori. Significa, insieme al buon ladrone, esprimere pentimento e fiducia in Gesù ("Gesù, ricordati di me"). Così un'intera vita sciupata e perduta viene ricuperata e salvata a contatto con Lui.
Prima di spirare Gesù grida a gran voce: "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito". Gesù riprende, trasformandole, le parole del salmo 31,6. Si rivolge al Padre (=papà), gli offre la propria vita tutta trascorsa nel compiere la sua volontà fino al dono totale di sé nella morte. Nello stesso tempo chiede a suo Padre di accoglierlo con sé. La morte, che è per l'uomo estrema lacerazione e solitudine, è sentita da Gesù come incontro col Padre, come l'addormentarsi del figlio nelle braccia del suo papà. Come Gesù deve vivere e morire anche il cristiano. Non a caso in Atti 7, 59-60 sulle labbra di Stefano morente sotto i colpi della lapidazione ritroviamo le medesime espressioni di Gesù sulla croce, con l'unica differenza che Stefano si rivolge al Cristo glorificato: "Signore Gesù, accogli il mio spirito...Non imputare loro questo peccato."
"Non i chiodi tennero Gesù sulla croce, ma l'amore" (s. Caterina da Siena)
"Se gli angeli potessero invidiare gli uomini, lo farebbero per due motivi: primo, perché Dio ha patito per loro; secondo, perché gli uomini possono patire per Dio" (s. Francesco di Sales). Potremmo precisare: "patire col Figlio di Dio". Non soltanto riconoscere il suo "volto dolente" in ogni uomo che soffre. Ma, ogni volta che tu soffri, puoi scoprire accanto a te il Crocifisso che ti chiama: Soffri con me, stringiti a me, unisci la tua pena alla mia. Lascia che io ti associ al mio dolore e possa soffrire in te e con te. Così la tua sofferenza acquisterà l'efficacia redentiva della mia passione.
Lungo la settimana troverò il tempo per sostare ancora davanti alla tragica sequenza che il Vangelo oggi ci presenta e in particolare davanti ai due momenti sopra riportati. Contemplando, mi sentirò coinvolto e mi verrà da dire: tutto questo Gesù lo ha fatto per me, pensando a me! Lo ringrazierò. Gli chiederò anche che cosa si aspetta da me come risposta al suo amore.
"Ascolta chi è stato crocifisso, ascoltalo parlare al tuo cuore.
Ascoltalo, Lui che ti dice: Tu vali molto per me" (Giovanni Paolo II)