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TESTO Omelia per il 5 novembre 2000 - 31a dom. T. Ordinario Anno B

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XXXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (05/11/2000)

Vangelo: Mc 12,28b-34 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 12,28-34

28Allora si avvicinò a lui uno degli scribi che li aveva uditi discutere e, visto come aveva ben risposto a loro, gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». 29Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; 30amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. 31Il secondo è questo: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Non c’è altro comandamento più grande di questi». 32Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; 33amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». 34Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

NESSO TRA LE LETTURE

"Ama il Signore tuo Dio..."; "ama il prossimo...". Questo è il messaggio della liturgia odierna e l'essenza dell'amore cristiano. Questo è il comandamento più grande di tutti (primo amore a Dio, secondo amore al prossimo), ci dice Gesù nel vangelo. Nella prima lettura, il popolo di Israele confessa la sua fede nel Dio unico e, a partire da essa, professa il suo amore totale ed esclusivo a Javeh. Gesù Cristo, nostro sommo sacerdote, manifesta ciò che insegna offrendo se stesso al Padre per la salvezza degli uomini e intercedendo nel cielo a nostro favore.
MESSAGGIO DOTTRINALE

Un amore "nuovo". La risposta di Gesù allo scriba che gli ha domandato quale tra i 613 comandamenti che esistevano al suo tempo era il primo e più importante, è tratta dall'Antico Testamento. La prima parte la prende dal Deuteronomio, corrispondente alla prima lettura di questa domenica; la seconda, dal libro del Levitico, riferita all'amore verso il prossimo (19,18). La novità dell'amore cristiano non si trova nel contenuto, già conosciuto e rivelato da Dio. La novità si fonda sull'unione indissolubile tra entrambi i comandamenti, facendo di essi uno solo: "Non esiste altro comandamento -(si faccia caso all'uso del singolare)- più grande di questi". L'amore a Dio e l'amore al prossimo non sono due puledri che corrono ciascuno per conto suo nello stadio della vita. Essi sono piuttosto, aggiogati al medesimo carro, sul quale l'uomo corre attraverso la storia e l'attraversa in marcia verso il suo destino e il suo fine nell'eternità. Affinché sia cristiano, questi due amori debbono giungere a costituire un unico amore inseparabile. Questo amore cristiano è "nuovo", inoltre, perché in esso si riassumono e strutturano tutti gli altri precetti esistenti nel mondo giudaico, come anche tutti i comandamenti, leggi e precetti dell'esistenza cristiana in ogni momento della storia. Il vincolo dell'amore è il vincolo della perfezione. E a partire dall'amore tutti i precetti si rivestono della bellezza e della perfezione stessa dell'amore. Il testo evangelico termina dicendo: "E nessuno osava fargli domande", per indicare che la risposta ha colpito nel segno, e che pertanto qualsiasi altra domanda sarebbe superflua. Noi cristiani, questo amore "nuovo", lo scopriamo nella croce di Cristo, dove il nostro sommo sacerdote si offre come vittima di amore al Padre per amore agli uomini peccatori (seconda lettura).

Un culto "nuovo". Lo scriba, facendosi eco delle parole di Gesù, replica: "L'amore per Dio e l'amore per il prossimo vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici" (vangelo). Un culto "nuovo" sembra insinuarsi in queste parole; un culto, dove gli olocausti e i sacrifici non valgono per se stessi, ma solo in quanto espressione di amore e in quanto predisposizione per l'amore sia a Dio sia al prossimo, o forse meglio, a Dio nel prossimo e al prossimo in Dio. In questo senso, non importa che il tempio di Gerusalemme scompaia, sia distrutto, perché, dove esiste l'amore vero, l'amore "nuovo", potrà continuare il culto "nuovo", nel quale le vittime non saranno gli animali (tori e capri) ma l'uomo, nella profondità del suo essere e della sua persona. Questo culto "nuovo" non ha bisogno di molti sacerdoti (nel tempio di Gerusalemme c'erano quotidianamente centinaia di sacerdoti che esercitavano il proprio ministero), ma di uno solo, Gesù Cristo, sommo ed eterno sacerdote davanti al Padre per redimere gli uomini. I sacerdoti della nuova alleanza non aumentano il numero, ma prolungano nel tempo l'unico sacerdozio di Gesù Cristo. Parafrasando sant'Agostino, il tempio "nuovo", in spirito e in verità, esige anche un culto "nuovo", in spirito e in verità; il culto "nuovo" reclama un cuore nuovo, che canti sì un cantico "nuovo" con le labbra, ma soprattutto con la vita.

SUGGERIMENTI PASTORALI

Due legni per una croce. Nella croce di Cristo si uniscono per sempre il legno verticale, amore a Dio, e il legno orizzontale, amore al prossimo. Non esiste la croce senza l'unione di entrambe i legni. Non esiste l'amore cristiano senza l'unione di entrambi gli amori nell'unico mistero della croce. È importante questa affermazione, perché non è piccola la tentazione di separare ciò che Gesù Cristo ha unito per sempre. La tentazione di amare tanto esclusivamente Dio, da dimenticarci degli uomini; o la tentazione di amare tanto esclusivamente gli uomini, da dimenticarci di Dio. Questa tentazione, se non è vinta, porta con sé conseguenze abbastanza nocive. Per esempio, si lascia la preghiera perché "il donarsi agli altri e le attività in favore degli altri sono già preghiera". O si è giunti a tale "perfezione" nell'amore a Dio che si può con libertà mormorare e parlare male del prossimo con la coscienza tranquilla. Dato che è molto più difficile mantenere aggiogati insieme questi due amori che non separarli, dobbiamo vigilare molto attentamente sulle nostre attitudini e i nostri comportamenti nei confronti di Dio e nei confronti dei nostri fratelli. Se al termine di ogni giorno, ogni cristiano esaminasse la sua coscienza su questo amore "nuovo" e si proponesse di andare progredendo giorno dopo giorno nell'amore, l'esperienza vissuta del cristianesimo migliorerebbe in molti di noi. La cosa più significativa di questi due amori, verticale ed orizzontale, è che essi costituivano una croce, non una comoda poltrona. L'esperienza e la vita di Cristo ci dicono eloquentemente che l'amore cristiano, portato alle sue estreme conseguenze, termina con una croce. Da questa croce l'amore si apre ai quattro punti cardinali, si fa universale.

Amore ed Eucarestia. L'amore di Gesù Cristo per il Padre e gli uomini fino alla croce e alla resurrezione si rinnova ora dopo ora in ogni altare dove si celebra l'Eucarestia. L'amore verticale ed orizzontale di Gesù, il suo amore universale, non è passato alla storia, ma incrocia ora dopo ora e giorno dopo giorno la fine dei tempi. L'Eucarestia è l'amore redentore di Gesù reso eterno, al di là delle condizioni storiche della sua passione e morte. Nell'Eucarestia si ripete, sotto il velo del sacramento, la sua passione di amore nel cuore della storia. A questa luce si comprendono due urgenze pastorali: a) una catechesi generalizzata e permanente, dai bambini fino agli adulti, sulla ricchezza di significato e sui frutti stupendi dell'Eucarestia. Chi riesca a scoprire la profondità dell'amore di Gesù Cristo nell'Eucarestia, si innamorerà di essa sicuramente; b) il risvegliare nella coscienza dei cristiani il fatto che l'eucarestia di Gesù è inseparabile dall'eucarestia dei cristiani, cioè, che l'amore di Cristo a Dio e agli uomini nell'Eucarestia è un imperativo ineludibile affinché il cristiano giochi nella sua vita l'unica carta dell'amore a Dio e al prossimo. Il fare l'Eucarestia porta con sé, in forza del dinamismo della grazia, il farsi eucarestia.

 

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