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TESTO Commento su Giovanni 8,1-11

Suor Giuseppina Pisano o.p.

V Domenica di Quaresima (Anno C) (25/03/2007)

Vangelo: Gv 8,1-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. 2Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. 3Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e 4gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. 5Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». 6Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. 7Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». 8E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. 9Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. 10Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». 11Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

«Neanche io ti condanno, vai, e d'ora in poi non peccare più»; si conclude con queste parole di Gesù, il passo del Vangelo di questa domenica, che, nei testi liturgici, ci fa ascoltare un altro inno alla misericordia di Dio, che perdona e fa rinascere a vita nuova.

Domenica scorsa, abbiamo contemplato l'abbraccio del Padre, che stringe a sé e riabilita, col suo amore, il figlio che era andato lontano da casa, e aveva sciupato, non solo il capitale, avuto in dono, ma anche anni della sua esistenza; oggi, il racconto di Giovanni, ci fa incontrare un'altra persona, che ha bisogno, non solo di perdono, ma anche, di veder ricostruita la sua esistenza.

Gesù è a Gerusalemme, è la sua ultima settimana di vita, qui, nella città santa, si compirà la sua missione di Redentore, col sacrificio della vita.

È l'alba, nota l'Evangelista, e il Maestro si reca al tempio per insegnare; qui, in questa " casa di preghiera", alcuni scribi e farisei gli conducono una donna, colta in adulterio, perché Gesù pronunci il suo giudizio su di lei.

Al centro del racconto, sembra esserci questa persona col carico del suo peccato, una donna infelice, umiliata, sotto lo sguardo di tutti, disprezzata, meritevole soltanto si esser eliminata, e, per di più con la violenza della lapidazione; in realtà, il centro del discorso è l'amore che perdona.

L'adultera, sicuramente non era sola, quando fu scoperta, ma, nell'antico Oriente, questa colpa veniva punita soltanto nella donna, non toccava minimamente il maschio; ora, questa poveretta, coperta di vergogna, attende, impaurita, che anche Gesù riaffermi la forza della legge mosaica; mentre i suoi accusatori, son certi di aver teso un tranello a quel giovane Rabbi, che, comunque decida, sbaglierà, o per aver violato la legge o per aver mancato di misericordia.

È la coscienza ipocrita, dell'uomo, che spia il comportamento dell'altro uomo, per coglierlo in fallo accusarlo, screditarlo e danneggiarlo; mentre il modo di guardare di Dio è completamente diverso: Dio, quando volge il suo sguardo sull'uomo, lo fa per salvarlo, per risanarlo, per ricrearlo come splendida immagine di Lui che è Padre, mai per coglierlo in fallo e annientarlo.

L'atteggiamento di Gesù, in questa particolare circostanza, riconferma l'infinita misericordia di Dio: "Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra", recita il testo; il Maestro distoglie lo sguardo e dalla donna, e da chi l'accusa; il suo modo di fare, sembra quello di chi prende le distanze dalla situazione; in effetti, lui sa, cosa passa nel cuore di tutti, conosce la perfidia degli scribi e dei farisei, falsi cultori della legge, e conosce la confusione e la paura della donna, per la quale c'è solo una condanna a morte, sotto una pioggia di sassi.

Gesù tace, e continua a scrivere sulla polvere del pavimento, quasi a ricordare quella frase del profeta Geremia che, così suona: "Sulla terra verrà scritto chi ti abbandona, perché hai abbandonato il Signore, sorgente d'acqua viva " (Gr.17,13).

Nel tempio, c'è un silenzio, che doveva pesare, quanto le pietre, che avrebbero dovuto colpire la donna; poi, rialzato il capo, Gesù disse: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei», e riprese a scrivere per terra.

"Chi di voi è senza peccato...": solo il giusto può giudicare, ma il Giusto ha come metro la misericordia.

" Chi di voi è senza peccato"; una frase sconcertante, con la quale, il Figlio di Dio dichiara che i peccati son tutti uguali, perché, tutti, indistintamente, costituiscono un " adulterio" nei confronti dell'amore di Dio.

In un'altra occasione, il Maestro aveva detto "Non giudicate, così, non sarete giudicati; infatti, col giudizio, con cui giudicate, sarete giudicati, e con la misura con cui misurate, vi sarà misurato. Perché osservi la pagliuzza che sta nell'occhio di tuo fratello, e non ti accorgi della trave che sta nel tuo?...Togli prima la trave dal tuo occhio, allora ci vedrai, per togliere la trave dall'occhio di tuo fratello." ( Mt. 7,1-5) )

Nessun uomo può farsi giudice dell'altro uomo, piuttosto, deve esaminare le profondità del proprio cuore, per presentarlo a Dio, affinché, Lui, lo risani e lo liberi dalla colpa.

"quelli, continua il testo, udito ciò, se ne andarono, uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi."

Ora, la donna è sola con Gesù, ora il Maestro può incontrare quello sguardo smarrito, ci son solo loro due; " restano in due -commenta Sant'Agostino-: la miseria e la misericordia..."; e la miseria è risolta nell'amore perché, la donna è risanata dall'incontro con Cristo, non giudice, ma il Salvatore dell'uomo.

Gli accusatori se ne vanno e la donna, inizierà una nuova vita:«...d'ora in poi non peccare più.».

Nell'anonima donna, sono simboleggiate tutte le nostre infermità morali; i nostri tradimenti a Dio, i nostri vagabondaggi lontano da Lui, forse, le nostre posizioni contro di Lui; siamo peccatori, ma sappiamo che, da qualche parte, Cristo ci attende, e, nell'incontro con lui, la nostra colpa è perdonata, e la sua misericordia ci dà energia nuova, per continuare nel cammino, in novità di vita; come ci ricorda il profeta Isaia, nel passo della prima lettura:

«Non ricordate più le cose passate,
non pensate più alle cose antiche!
Ecco, faccio una cosa nuova:

proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?»

In questi quaranta giorni, che ci conducono, ancora una volta, alla Pasqua, riceviamo la grazia di gustare una nuova primavera della vita, mediante una più profonda conoscenza di Cristo Signore, in confronto al quale, come dice Paolo, ogni altra cosa è "spazzatura".

Sicuramente, al termine di questo nuovo cammino quaresimale, la nostra vita, non sarà ancora giunta a quel traguardo di conformità a Cristo, cui ognuno è chiamato, tuttavia, quel che conta è, non fermarsi per via, ma, dimentichi del passato, e con lo sguardo verso il futuro, correre "verso la meta, per arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù".


Sr Maria Giuseppina Pisano o.p.
mrita.pisano@virgilio.it

 

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