TESTO Grandi cose ha fatto il Signore per noi
don Marco Pratesi Il grano e la zizzania
V Domenica di Quaresima (Anno C) (25/03/2007)
Brano biblico: Is 43,16-21
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1Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. 2Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. 3Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e 4gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. 5Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». 6Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. 7Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». 8E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. 9Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. 10Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». 11Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».
Isaia si rivolge a Israele esiliato in Babilonia e dice: "Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche". Invito ben strano, se si pensa che il ricordare è uno dei doveri principali dell'Israelita, il quale non dovrà mai lasciar cadere il ricordo della storia del suo popolo. L'Antico Testamento è in fondo una grande, continua rilettura della storia della salvezza, e l'idea stessa di memoriale, celebrazione che attualizza il passato, vi è fondamentale.
A prima vista verrebbe da interpretare l'invito del profeta come una esortazione a dimenticare i dolori e le sofferenze del presente, l'esilio, viste non solo come sul punto di finire ma, in una anticipazione profetica, già passate. Il contenuto dell'esortazione sarebbe allora tutto sommato esiguo: "passerà, non pensiamoci". Qualcosa di simile a quelle consolazioni a buon mercato nelle quali tante volte ci produciamo nel volenteroso tentativo di consolare qualcuno che soffre.
Ma qui si dice altro. L'invito a dimenticare si riferisce ai fatti dell'Esodo e al passaggio del Mar Rosso dei quali, in un'apparente contraddizione, il profeta fa menzione. Israele si era abituato a riferirsi a quell'episodio come prototipo dell'intervento salvifico di Dio; ma proprio questo è da dimenticare! Nel senso che adesso Dio sta per intervenire con un nuovo intervento paragonabile a quello: il ritorno di Israele in patria. Come aveva aperto una strada nel mare, ne aprirà una nel deserto. Ci sarà un nuovo esodo.
La salvezza di Dio non sta mai solo nel passato, essa è qui, per noi, adesso. Il fare memoria del passato, cosa doverosa, non può portarci a perdere di vista che è nel presente che Dio sta costruendo qualcosa, magari sotto forma di piccolo, appena visibile germoglio. Fare memoria della storia della salvezza serve esattamente a questo: aiutarci a capire e a vedere l'opera di Dio ora.
Con ciò si apre anche il futuro. Colui che sa discernere l'azione di Dio nell'oggi (personale, ecclesiale, universale), passa da una prospettiva chiusa - non ci sono strade, non si va da nessuna parte - a una aperta - Dio sta aprendo una strada dove umanamente non c'è passaggio -. La storia quindi va da qualche parte, il futuro si apre, la speranza rinasce.
Le dimensioni di passato, presente e futuro sono indissolubilmente unite nella vita cristiana, l'una non potrebbe reggersi senza l'altra.
Tutto ciò trova la sua concentrazione massima - fonte e vertice - nella celebrazione eucaristica, memoriale liturgico della pasqua di Gesù. Il suo passaggio da questo mondo al Padre, passaggio attraverso la morte nell'amore, costantemente e sempre nuovamente letto alla luce di tutta la storia della salvezza, ci apre il presente come luogo della manifestazione di Dio, e il futuro come strada attraverso la quale egli senza sosta viene a noi.
I commenti di don Marco sono pubblicati dal Centro Editoriale Dehoniano - EDB nel libro Stabile come il cielo.