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TESTO Il Signore è vicino a chi lo cerca (290)

don Remigio Menegatti   Parrocchia di Illasi

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IV Domenica di Quaresima - Laetare (Anno C) (18/03/2007)

Vangelo: Lc 15,1-3.11-32 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 15,1-3.11-32

1Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». 3Ed egli disse loro questa parabola:

11Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. 12Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. 13Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. 14Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. 16Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. 17Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; 19non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. 20Si alzò e tornò da suo padre.

Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. 22Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. 23Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.

25Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; 26chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. 27Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. 28Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. 29Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. 30Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. 31Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; 32ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

Per comprendere la Parola di Dio alcune sottolineature

La prima lettura (Gs 5, 9a. 10 -12) racconta la festa di pasqua celebrata al momento dell'arrivo nella terra promessa. Dio mantiene il suo impegno: il lungo cammino dell'esodo ha portato un popolo di schiavi ad entrare nella terra che Dio aveva giurato da dare ad Abramo e alla sua discendenza. Una terra ricca di frutti, come era stato annunciato, tanto che non c'è più bisogno della manna. Il popolo ringrazia il Signore per i doni della terra, riconoscendo che è lui, l'Altissimo, all'origine della loro vita e la provvidenza che li sostiene.

Il vangelo (Lc 15, 1-3.11-32) racconta un altro esodo: il figlio che si allontana da casa e poi vi ritorna, maturando in questa avventura il suo legame con il padre. Il famoso brano del Padre misericordioso è parabola che racconta la bontà di Dio, che continua ad accompagnare i suoi figli; non più dall'Egitto alla terra d'Israele, ma dal peccato alla salvezza. La festa della Pasqua è anche festa del perdono e della scoperta del vero volto di Dio: un Padre buono.

Salmo 33
Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore,

ascoltino gli umili e si rallegrino.

Celebrate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore e mi ha risposto

e da ogni timore mi ha liberato.

Guardate a lui e sarete raggianti,
non saranno confusi i vostri volti.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,

lo libera da tutte le sue angosce.

Il salmo riesce ad esprimere bene i sentimenti tanto del popolo che attraversa il Giordano ed entra nella terra promessa, quanto del figlio che, tornato a casa, scopre il vero volto del padre.

La lode continua, canto di festa che non cessa, desidera raccontare i benefici del Signore per condividere anche con gli umili il motivo profondo della festa. In questo modo la lode a Dio coinvolge altri, e li stimola ad unirsi nel rendere grazie al Signore, riconoscendo e annunciando anche altri prodigi da lui compiuti.

Chi partecipa alla lode è invitato a rivolgersi con fiducia al Signore – "guardate a lui" – nella certezza che Dio non si smentisce nella bontà – "non saranno confusi i vostri volti" –. Anche chi si sente abbandonato e solo, piccolo e insignificante – "questo povero" che grida – può manifestare a Dio la sua invocazione nella certezza di non rimanere deluso perché "il Signore lo ascolta, lo libera da tutte le sue angosce".

Un commento per ragazzi

Per tanti ragazzi il viaggio è l'occasione di avventura, di solito per raggiungere mete felici, dove trascorrere i giorni lieti delle vacanze. C'è invece chi viaggia per lavoro, con orari e interessi davvero meno entusiasmanti, e non vede l'ora di arrivare perché il viaggio è solo un tempo sottratto al riposo o al lavoro stesso. C'è gente che del viaggio ne ha fatto una professione, per conoscere posti nuovi e interessanti organizzando vacanze da sogno dove portare altri a divertirsi e riposare. Alcuni pensano che cambiando continuamente posto si superano i problemi della vita.

Ci sono film e romanzi ambientati all'interno di un viaggio. Per molte persone infatti il viaggiare è uno dei simboli della vita; c'è una partenza e una meta, un senso attorno a cui far ruotare tutte le esperienze: gli incontri, le scoperte, le maturazioni. Ci sono comunità che per aiutare persone a ritrovare se stesse e uscire da "strade" sbagliate – come il tunnel della droga – attuano viaggi allo scopo di ritrovarsi, le motivazioni, e la forza di tornare a vivere bene con se stessi, anche indipendentemente dal luogo dove ci si trova.

All'origine del popolo Ebreo c'è un "viaggio": sia quello di Abramo verso una terra sconosciuta ma sognata e desiderata, perché oggetto della promessa, sia quello del popolo che esce dall'Egitto e va verso quella stessa terra, finalmente posseduta. All'inizio e alla conclusione del viaggio di questi ex schiavi c'è una festa: la pasqua. In partenza con l'uccisione dell'agnello, all'arrivo anche con l'offerta dei prodotti della terra.

Anche il giovane protagonista della parabola si mette in viaggio: una prima volta per allontanarsi dal padre e cercare lontano la felicità che non trova in casa. Una seconda volta per tornare proprio al genitore da cui aveva preso le distanze – l'eredità pretesa subito era un segnale ben chiaro del suo poco amore – e a quella casa che all'inizio sembrava una prigione, mentre alla fine invece si veste a festa.

Una festa perché lui è finalmente "felice come una pasqua", perché si è liberato dalla schiavitù, non degli Egiziani, ma dalle sue paure e chiusure.

Voleva essere libero e si è reso schiavo, imprigionato con le sue stesse mani, così generose nell'usare per sé e per altri i soldi frutto del sudore di altri. Dalla situazione limite – affamato e custode dei maiali – si è rialzato, trovando la forza di tornare, sicuro che il padre l'avrebbe accolto, almeno come servo. Il viaggio che segna la sua maturazione e liberazione dal male si conclude solo quando vede il padre corrergli incontro, abbracciarlo, baciarlo, fermare la sua confessione, ordinare la festa e consegnare i segni della sua libertà e dignità: il vestito più bello, i sandali, l'anello con lo stemma della sua famiglia.

Una quaresima come un viaggio: dal peccato alla salvezza, dalla chiusura alla gioia di donarsi, dall'egoismo all'amore vero. Un viaggio che percorriamo con una cartina che insegna i sentieri: la Parola di Dio. In cammino ci servono delle energie supplementari, che ci vengono fornite dal Pane eucaristico. Non siamo soli in questo percorso di salvezza: la comunità condivide la fatica e la gioia del cammino. Ci sono dei suggerimenti che chiediamo a chi è esperto della vita: la preghiera ci lega a colui che costituisce la meta della nostra vita: il Padre che ci accoglie e fa festa e Cristo, il Figlio che rivela un volto inatteso di Dio. Un Padre che continua a correre incontro a noi, ad abbracciarci e a darci il bacio del perdono, a rivestirci della veste nuziale – quella del battesimo – e mettere al dito l'anello con cui esprimiamo il diritto di essere figli e le scarpe perché non più, e mai più, schiavi.

Un suggerimento per la preghiera

O Dio, tu sei anche per noi un "Padre buono e grande nel perdono" perché continui a operare la salvezza di cui parla la Parola del tuo Figlio. Ti chiediamo: "accogli nell'abbraccio del tuo amore, tutti i figli che tornano a te con animo pentito; ricoprili delle splendide vesti di salvezza, perché possano gustare la tua gioia nella cena pasquale dell'Agnello." È Gesù, il Figlio che hai dato a noi come fratello che ci invita ogni domenica alla festa che anticipa e prepara il grande banchetto nella tua casa.

Libri di don Remigio Menegatti

 

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