TESTO Commento su Gen 4,9-11
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Lunedì della VI settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (12/02/2007)
Brano biblico: Gen 4,9-11
Dalla Parola del giorno
Allora il Signore disse a Caino [...]: «Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo! Ora sii maledetto lungi da quel suolo che per opera della tua mano ha bevuto il sangue di tuo fratello.
Come vivere questa Parola?
Con le prime pagine della Bibbia, la vita fa il suo ingresso trionfale: la Parola creatrice si propaga come un'eco di gioia, e la vita erompe in una pienezza di armonia. Poi lo stacco violento del primo "no", seguito da quell'inesorabile allontanarsi dalla "casa paterna". La vita è soffocata, ma pulsa ancora, finché l'uomo non introduce nel mondo la morte. Aveva spinto la mano verso l'albero della conoscenza del bene e del male. Ora stacca il frutto dall'albero della vita. È infranto l'ultimo baluardo! Il sangue, che per l'orientale rappresenta la sede della vita di cui Dio solo è Signore, viene sparso in un gesto fratricida. Immediata la reazione di Dio che riassume l'orrore della stessa natura: "Maledetto... lungi da quella terra". Vita violentemente e prepotentemente strappata che diviene fonte di maledizione. Peccato che si protrae lungo i secoli, nelle mille sfaccettature di un persistente disprezzo della vita. Ci sarebbe da assumere l'atteggiamento disperato di Caino se un altro sangue non fosse venuto a intridere la nostra terra. Questa volta vita donata, offerta, riconsegnata al Padre in un gesto di obbedienza e di amore che nulla e nessuno potrà mai più cancellare. La lettera agli Ebrei, con un'immagine ardita, ci fa penetrare nel santuario dei cieli per renderci spettatori di questo silenzioso dialogo d'amore. Nel segno del sangue è la vita del Verbo incarnato. Vita ricevuta dal Padre, come quella di ogni uomo, vita accolta e vissuta nell'amore e nell'amore riconsegnata al Padre. Ed ecco dissigillarsi la sorgente delle benedizioni che prendono nuovamente a scorrere sovrabbondanti là dove aveva abbondato l'orrore del peccato.
Oggi, nella mia pausa contemplativa, mi esporrò al torrente delle benedizioni che sgorga dalla Trinità. Mi unirò quindi al Figlio per contrapporre a ogni violazione della vita l'offerta della mia, sbriciolata in un quotidiano e spicciolo dono.
Mio Dio, ogni volta che mi affaccio sul tuo mistero è un abisso d'amore che mi si spalanca dinanzi e quasi mi travolge in una pienezza di gioia che stenta a trovare parole per esprimersi. Ti prego, trasforma la mia vita in un rendimento di grazie, in un canto di lode le cui note si prolunghino oltre il tempo.
La voce di un medico, teologo, musicista e missionario tedesco.
Chi non conosce il sollievo che si sperimenta quando la straordinaria luce del "dover-aiutare" illumina la propria notte del "dover-distruggere", non sa quanto possa essere ricca la vita
Albert Schweitzer