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TESTO Carta Costituzionale di Dio: povertà e amore

don Mario Campisi   home page

VI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (11/02/2007)

Vangelo: Lc 6,17.20-26 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 6,17.20-26

In quel tempo, Gesù, 17disceso con i Dodici, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone,

20Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:

«Beati voi, poveri,

perché vostro è il regno di Dio.

21Beati voi, che ora avete fame,

perché sarete saziati.

Beati voi, che ora piangete,

perché riderete.

22Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. 23Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.

24Ma guai a voi, ricchi,

perché avete già ricevuto la vostra consolazione.

25Guai a voi, che ora siete sazi,

perché avrete fame.

Guai a voi, che ora ridete,

perché sarete nel dolore e piangerete.

26Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti.

La pagina delle beatitudini è forse una delle pagine più conosciute, anche dai non cristiani. Essa resta sempre sconcertante ed enigmatica.

Le beatitudini sono il portone d'ingresso nel Regno. Se con un'operazione chirurgica si asportassero dal Vangelo le beatitudini, si ucciderebbe il Vangelo: come se da un organismo si asportassero il cuore o i polmoni.

La povertà è la discriminante di appartenenza o non appartenenza a Cristo. La povertà apre all'amore; la ricchezza chiude.

Le beatitudini certamente non sono una bella musica per le nostre orecchie; non sono neppure un codice di precetti; forse un paragone più appropriato tra gli ordinamenti umani è la Carta Costituzionale. Carta costituzionale del regno di Dio: povertà e amore.

E sono anche una proposta: se vuoi entrare nel Regno, ecco la condizione.

Chi sono i poveri?... In particolare i poveri nel nostro contesto italiano?

Oggi è raro trovare una famiglia senza macchina, senza televisore e lavatrice! Sono poveri gli operai, i contadini, i "borgatari"? Quando il Signore Gesù parlava, i poveri erano assai più poveri... Ma anche allora non tutti i poveri erano poveri...

Oggi la società ha un aspetto con strani risvolti; abbastanza spesso l'inquilino è più ricco del proprietario. Sprechi in tutte le classi. Il benessere in vece di appagare gli appetiti li ha esasperati. Le persone sono sempre più insoddisfatte e piene di complessi: complesso dello sfruttato; complesso del nemico. E' tutto un ginepraio di risentimenti politici e carrieristici, di invidie lavorative, frustrazioni a largo raggio. Da questa giungla escono gli incendiari che parlano di idealismo, gli assassini che si atteggiano a corifei politici.

In tale contesto sembra che non ci sia più posto per i poveri. Eppure i poveri ci sono: i poveri reali, di condizione: emarginati, pendolari, disoccupati, alcuni lavoratori occasionali, pensionati: tra loro non mancano i poveri beatificati da Cristo.

Poveri di Cristo o del Vangelo sono quelli che non adorano il denaro, che non calcolano il valore di una persona in base alle ricchezze, che sono contenti di vedere altri più fortunati, anche più ricchi, che sanno contentarsi, cercando di migliorare la loro condizione senza affannarsi, senza giocarsi la salute o l'onore, senza imbrogliare, che non fanno i furbi, che non approfittano di leggi... colabrodo per impinguarsi il portafogli, che non si sottraggono al fisco... e l'elenco potrebbe continuare.

Per essere poveri un altro elemento è indispensabile: non riporre il senso della vita sulla terra, saper guardare oltre la terra, insomma aver fede. I poveri hanno il senso della trascendenza, mirano in alto. La povertà diventa così indice di grandezza.

La povertà è fonte di serenità, di pace con sé e con gli altri. La povertà è principio di dignità. Il povero del vangelo non si sporca le mani per quattro euro o per quattro miliardi di euro. Non lecca i piedi a nessuno. Cammina a testa alta perché ha le carte in regola di fronte a tutti e può guardare a tutti negli occhi.

I cristiani hanno la vocazione della povertà, qualsiasi sia il conto in banca. Come? Semplice: come posso io realizzare nel mio caso la povertà di Cristo?

E poi grande coraggio. Andare contro corrente. In questa corsa sfrenata all'appartamento più bello, alla crociera di lusso, alla macchina più costosa, al residence in montagna o al mare, allo yacht, mostrare stima per i valori morali, le mani pulite, le mani tese verso i fratelli, il rapporto con Dio.

 

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