TESTO Commento su Luca 5,27-32
mons. Vincenzo Paglia Diocesi di Terni
Sabato dopo le Ceneri (24/02/2007)
Vangelo: Lc 5,27-32
27Dopo questo egli uscì e vide un pubblicano di nome Levi, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!». 28Ed egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì.
29Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla numerosa di pubblicani e di altra gente, che erano con loro a tavola. 30I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?». 31Gesù rispose loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; 32io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano».
Gesù esce ancora di casa; non è legato a delle abitudini protettive. Gesù non vive per se stesso: vuole incontrare tutti per annunciare la gioia che nasce dal Vangelo. Gesù esce per strada e, mentre cammina, incontra un pubblicano di nome Levi. È un pubblico peccatore, e potrebbe essere da tutti considerato non adatto al Vangelo. Per Gesù non c'è nessuno inadatto al Vangelo, neppure il più grande dei peccatori. Appena lo vede, Gesù lo chiama ed egli, subito, come hanno fatto i primi discepoli, si alza, lascia il suo banco e si mette a seguire Gesù. Quel che conta nel seguire Gesù non è il punto dove uno si trova, bensì la prontezza nell'ascolto della chiamata per seguire il Vangelo. Levi, divenuto discepolo, non è più la stessa persona di prima. Ora vuole che anche i suoi amici (pubblicani e peccatori, che tutti dovevano evitare) incontrino Gesù, come lui lo ha incontrato. E costoro che forse più di altri sentono il bisogno di essere amati, intuiscono la preziosità dell'amore del Signore e gli si avvicinano. Davvero Gesù è venuto a cercare i poveri e i peccatori. Ed essi gioiscono della sua compagnia.