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TESTO Dio perdona perché ama; noi amiamo perché siamo perdonati.

padre Tino Treccani

XI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (17/06/2001)

Vangelo: Lc 7,36-8,3 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 36uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. 37Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; 38stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo. 39Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!».

40Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». 41«Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. 42Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». 43Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». 44E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. 45Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. 46Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. 47Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco». 48Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». 49Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». 50Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».

1In seguito egli se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio. C’erano con lui i Dodici 2e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; 3Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni.

Forma breve (Lc 7,36-50):

In quel tempo,36uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. 37Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; 38stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo. 39Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!».

40Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». 41«Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. 42Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». 43Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». 44E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. 45Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. 46Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. 47Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco». 48Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». 49Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». 50Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».

8:1 Un po' di tempo dopo egli se ne andava per le città e i villaggi predicando e annunziando la buona novella del regno di Dio. Vi erano con lui i Dodici

2 e anche alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria di Màgdala, dalla quale erano usciti sette demòni,

3 Giovanna moglie di Cusa, amministratore di Erode, Susanna e molte altre. Esse li servivano con i loro beni.

L'episodio della peccatrice perdonata che si trova solamente nel Vangelo di Luca (7,36-50), sempre inquietò gli specialisti: i gesti della prostituta (v. 38) provocarono il perdono di Gesù, o sono segnali della gratitudine per il perdono ricevuto? La maggior parte degli specialisti credono che la peccatrice si comportò così perché lei notò in Gesù la misericordia di Dio che perdona. Infatti, l'amore di Dio precede l'amore umano. Dio ama e, perciò, perdona. Noi, perché perdonati, rispondiamo con gesti di amore e di gratitudine.

Infatti, il programma liberatore di Gesù consiste, fra le altre cose, nel proclamare "l'anno di grazia del Signore" (cf. 4,19) per i poveri ed gli emarginati. Inoltre, la misericordia è la sintesi del "discorso della pianura" (6,20-49). In Lc 7,34 Gesù è accusato di essere ghiottone ed ubriacone, amico di usurai e di peccatori. In base a questi dati, possiamo credere che la prostituta percepì che qualche cosa di nuovo stava succedendo nella sua vita, a causa della pratica di Gesù.

a. Due ospiti strani (vv. 36-39)

Il fariseo che invita Gesù ad un pasto è una persona influente nella città. Per essere fariseo (la parola significa "separato"), acquisì status di devoto e osservante della Legge. In circostanze normali, non avrebbe mai permesso la presenza di una prostituta in casa, perché lei è ritualmente persona impura. È, perciò, un'ospite indesiderata.

L'ospite desiderato è Gesù. Ma il fariseo si scandalizza per il fatto che il Maestro si lascia toccare, profumare e baciare da una che usava questa "arte" per vivere. Per il fariseo, Gesù starebbe accettando il gioco pericoloso della prostituta, vedendo i suoi gesti come una seduzione spudorata. Due ospiti erano entrati nella sua casa, ognuno con la sua fama: uno era il profeta; l'altro, la prostituta; uno, come suo "invitato", l'altra nemmeno tollerata, ma "invitata", dalla pratica di Gesù, a provare l'amore del Padre.

b. la gratitudine che risponde all'amore gratis (vv. 40-50)

In quel tempo era abitudine, durante i banchetti proporre enigmi per il divertimento degli ospiti e delle persone che, anche se non invitate, venivano per "apprezzare" il grande evento. Cosa di orientali e, da parte del fariseo, ostentazione del potere. Gesù prese l'iniziativa, mostrando che sta a suo agio, e provoca la "pietà" di Simone con una storiella (vv. 40-43). La conclusione è molto evidente, nonostante la cautela (io "penso... ") del fariseo: chi è stato maggiormente perdonato, dimostrerà gratitudine maggiore.

Il fariseo trascurò i principali gesti di benvenuto: offrire acqua per lavare i piedi, il bacio cordiale di benvenuto, l'olio da versare sulla testa dell'ospite (vv. 44-46). La prostituta fece tutto questo perché "accolse" nella sua vita colui che manifesta la misericordia di Dio e non discrimina le persone. Ciò che lei sta facendo sono gesti di gratitudine per il fatto che Gesù si è solidarizzato con gli emarginati e peccatori, vivendo con loro (cf. 7,34).

Ma il peccato di Simone non consiste nell'avere dimenticato le regole dell'ospitalità. È più grave. Lui non è capace di ricevere Gesù come rivelazione della misericordia di Dio agli emarginati. Lui si sente "separato" e "pio". La sua pietà non collima con la proposta di Gesù. Pensa di non avere bisogno del perdono di Dio. E così credendo non l'ottiene. Perciò, l'espressione: "Quello a cui si perdona poco ama poco" (v. 47b), suona così: "Chi non sente il bisogno di essere perdonato, non è perdonato, e diventa esempio classico di ingratitudine e chiusura all'amore di Dio". In questo senso, tutti sono, di fronte a Dio, ugualmente debitori di un debito impagabile. Ma quello che è impossibile del punto di vista umano, è possibile a causa dell'amore gratuito di Dio. E la risposta delle persone può essere solamente la gratitudine che risponde all'amore gratuito.

L'esclamazione degli ospiti rivela chi è Gesù: "Chi è costui che perdona anche i peccati? " (v. 49). Gesù è colui che venne ad inaugurare l'"anno di grazia del Signore" (4,19), e, a partire da questo fatto, tutti sono invitati. Chi si considera "separato", "giusto" o "devoto" si auto-esclude dalla salvezza e dal perdono gratuiti di Dio (cf. la parabola del fariseo e del pubblicano, Lc 18,9-14).

c. Gli emarginati partecipano dell'annuncio del Lieto Annuncio di Regno di Dio (8,1-3)

L'inizio del capitolo 8 è collegato all'episodio che abbiamo appena visto. La prostituta è simbolo di tutti gli emarginati che, con Gesù, costruiscono la nuova società.

Per la mentalità di quei tempi (e chissà, anche per il nostro), era scandaloso vedere un maestro aiutato da donne - e che tipo di donne! - nell'annuncio delle sue proposte. La proposta di Gesù è la Buona Novella del Regno di Dio nelle città e nei campi, ossia, per tutti (8,1). Le donne che aiutano Gesù sono persone riabilitate nella loro dignità ("... erano state guarite da spiriti cattivi e malattie", v. 2) e, soprattutto, donne nelle quali Gesù scoprì grandi potenzialità in prospettiva del Regno di Dio.

Aiutando Gesù ed i discepoli coi beni che possedevano, quelle donne rivelano uno dei pilastri sui quali, secondo Luca, il Regno viene costruito: la condivisione. Infatti, il Gesù di Luca valorizza molto l'economia di sopravvivenza presente nei villaggi, basata sullo scambio e la condivisione. L'elemosina - molta cara a Luca (cf. 11,41; 12,33) - non consiste nel dare degli spiccioli a chi ha necessità; al contrario, è condivisione di tutto ciò che si è e si ha. E lì, il Regno mette radici.



Per riflettere

Amore, perdono, coerenza, misericordia, condivisione, uguaglianza, mi sembrano alcuni dei temi che emergono dal Vangelo di oggi. Ma ciò che più mi impressiona è l'atteggiamento di Gesù nei confronti di Simone e, di riflesso, della prostituta. Premia la fede di lei e le dà la pace. Ciò causa lo stupore dei commensali e direi anche il nostro. Non c'è bisogno di ritornare ai tempi di Gesù, ai costumi della società in cui viveva per lasciarci colpire da tanta e tale "novità".

Ma c'è sempre il rischio di soffermarci su un aspetto eclatante, quasi miracolistico e perdiamo così la profondità del gesto di Gesù. Nelle nostre relazioni umane siamo sempre ammalati di "supposizioni", ancor più quando i nostri interlocutori, sono "altro", diversi dalle nostre religiosità, buoni costumi, buone pratiche di pietà. Sarebbe come se, in una nostra liturgia, una prostituta affranta venisse a battersi il petto davanti all'intera assemblea. Immaginiamo cosa ne sarebbe, se la prostituta di esempio fosse una ben conosciuta. Le supposizioni del celebrante, degli uomini presenti, delle donne. Immancabilmente, il nostro "separarci" dal resto, ci farebbero emettere il tremendo giudizio: "è una peccatrice!"

Gesù ha voluto far capire a Simone, sorridendo e raccontando la storiellina, che chi aveva bisogno di perdono era proprio lui, il padrone di casa, l'anfitrione della cena che, nelle sue supposizioni, si era dimenticato di compiere ciò che da pio fariseo, costumava fare con gli invitati. Forse ha invitato Gesù per tendergli un tranello; e Gesù lo smaschera dicendogli che lui, proprio lui, Simone, non sa amare. Proprio perché sa solo giudicare, perché non sa vedere altro nella sua vita ed in quella degli altri, che riti, abluzioni fredde, senza cuore.

Succede lo stesso in ognuno di noi: io sono il puro, il pio, il giusto. Non ho peccati, non devo niente a nessuno. Questo ce lo diciamo nel cuore, perché sulle labbra, al contrario, ci diciamo sempre dei poveri peccatori, ecc. ecc... Perché c'è una Legge ed io la osservo scrupolosamente e la trasgredisco altrettanto scrupolosamente. In questa costruzione mentale non c'è spazio per il perdono. Sì, è vero, spesso ci difendiamo dicendo che condanniamo il peccato ma che perdoniamo il peccatore; ma il nostro cuore ha tutt'altre supposizioni. Chi sono queste donne che un tempo osavano baciare i piedi di Gesù ed oggi osano chiedere uguaglianza di ministeri dentro la Chiesa? Cosa vogliono queste donne, liberate da spiriti immondi, un tempo, e che oggi sono l'asse portante della Chiesa? Basta vederle nel campo della pastorale. Non penso di esagerare se penso all'equazione: su un uomo che si dedica alla pastorale ci sono almeno dieci donne che fanno altrettanto e, forse, meglio. Ci spaventa una teologia al femminile. La pastorale al femminile è eterna, funziona bene ed è ben accettata, purché rimanga sottomessa alle decisioni maschili.

Senza entrare nella problematica dei ministeri ordinati, penso ad alcuni interrogativi: che posto occupano nelle nostre liturgie e nelle comunità cristiane le persone emarginate? Como siamo capaci di andare incontro a loro? E soprattutto, siamo capaci di reintegrarle affinché siano agenti nella costruzione del Regno? Dai versetti del vangelo di oggi, sembra che proprio queste persone siano capaci di una grande fede e una fede che salva. Non è certo una fede che viene dalla religione della Legge che cerca di "comprare la salvezza" mediante le buone opere. La gratuità di Dio è questa "altra" che ci scombussola, ci confonde nelle nostre supposizioni. Non è commercio. È condivisione. Come i commensali, sotto sotto, ci diciamo spesso: "Chi è costui che perdona anche i peccati?" Sì, perché crediamo più comodamente al perdono teorico di Dio e, non avendo imparato la lezione, noi non siamo capaci di perdono, perché ci mettiamo al suo posto.

La conclusione è quella di Gesù: amiamo poco, quindi perdoniamo poco; non ci sentiamo amati perché bastiamo a noi stessi, siamo autonomi nell'auto-giudizio della nostra religiosità. Non abbiamo bisogno dell'amore di Dio, manifestato dagli esclusi, dagli emarginati. E proprio coloro che escludiamo dal nostro convivio, dai nostri incontri, dalla nostra incapacità di accoglienza, proprio costoro ci precedono, ci stanno davanti nella costruzione del Regno di Dio.

Amiamo una religione teorica, un mosaico di tante belle e buone teorie: bisogna fare così, bisogna fare cosà, Dio è questo e la Madonna è quello e dimentichiamo il "grembo" in cui il Dio vivente si fa carne: la nostra storia, le persone, il tempo di oggi. Perché oggi si compie la salvezza, oggi il Regno di Dio bussa alla nostra porta e ci interroga, ci mette dubbi sui nostri modi di interpretare la sua realtà. Oggi ci dice che la religione non è un indice di precetti, bensì una proposta di amore e perdono concreti, tra di noi, prima ancora di doverli a Lui. La fede è fidarci della sua misericordia e metterla poi in pratica tra di noi. È fede denunciare certe artimagne dei politici, è fede credere che l'invito alla salvezza è fatto a tutti, non solo ai giusti ed ai puri, agli osservanti ed ossequienti. È fede credere che i peccatori e le prostitute ci precedono nel Regno dei cieli. Ma allora io chi sono? Mi sono sempre sforzato di vivere i comandamenti, i precetti, di essere un buon cristiano, di andare a messa e recitare le preghiere... Sono semplicemente uno che ha bisogno di essere amato per imparare ad amare. Uno che deve imparare dal Maestro l'arte e la grazia della misericordia, uno che deve lasciarsi toccare dai segni attuali del Regno di Dio.

Cerco di immaginarmi la scena: il Maestro Gesù, riconoscente alle carezze affettuose di una donna pentita, legge il cuore del fariseo Simone; la donna che bacia i piedi di Gesù ed i commensali con gli occhi sgranati e curiosi di sapere dove va a finire sì curioso spettacolo. Nessun spettacolo; o meglio, è solo il denudare la nostra coerenza di cristiani, per evitare che la religione diventi un pretesto per fare il ghetto dei separati, cioè di coloro che devono niente a nessuno, nemmeno a Dio!

 

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